Laici Libertari Anticlericali Forum

Posts written by pincopallino2

view post Posted: 26/2/2024, 12:15 Torture, suicidi, abusi, beni spariti. Bergoglio decapita Francescani dell'Immacolata - Attualità
https://veritacommissariamentoffi.wordpres...ione-a-divinis/

PADRE STEFANO MANELLI E LA SOSPENSIONE A DIVINIS

Dal 1 Febbraio 2019 a P. Stefano Maria Manelli è stata comminata dal Commissario Apostolico Mons. Ardito Sabino la “sospensione a divinis” cioè una sanzione prevista dal canone 1333 del Codice di Diritto Canonico che gli vieta l’esercizio di tutti gli atti relativi al ministero sacerdotale.

La storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa.
Questa frase attribuita al “comunista” Karl Marx rappresenta bene il “ventennio fascista” di Padre Stefano Manelli al governo dei Francescani dell’Immacolata dal 1990 al 2013.
Idolatrato da alcuni e disprezzato da altri ha saputo nel corso degli anni entrare nel sistema della corruzione vaticana senza riuscire per questo ad evitare la deposizione e il commissariamento finale.
Vocazioni distrutte e vite disilluse di uomini, donne e famiglie a cui si aggiungono altri fattori di imputabilità come scandali finanziari e abusi sessuali.
La consumazione di questi delitti protratti in parte nel tempo e in parte ancora in atto, ha definitivamente siglato il fallimento del “progetto Manelli” sulla vita religiosa.
Dallo studio del Diritto pubblico e dei sistemi costituzionali comparati abbiamo imparato e insegnato che il dittatore si propone di costituire stabilmente un nuovo ordine.
Fu questa la velleità del Manelli che nel suo narcisismo patologico e le ossessioni paranoiche finì col prendere di mira la Chiesa stessa per fondare un “nuovo Ordine” sul nostalgico modello degli anni Cinquanta, quando da novello sacerdote la vita gli irrideva intorno.
Erano gli anni del baby boom nei quali Domenico Modugno allargava le braccia e cantava “Volare” per osannare a quella generazione che avrebbe egoisticamente succhiato ogni risorsa ai posteri.
Erano gli anni della corte di Pio XII e dei fasti vaticani.
Si sfruttò il bene e il male del Novecento ubriacandosi di sogni di vita e costruendo incubi per i giovani.
Il culmine fu raggiunto dal Manelli con l’esplicita critica al Vaticano II del 2009 attraverso il suo patrocinio a un convegno che in quella sede definì la grande assise vaticana un “conciliabolo pastorale”.
Benché il Manelli non ebbe mai il coraggio di far stampare l’integrità degli Atti, la Casa Mariana Editrice diffuse tuttavia il libello anticonciliare “Un discorso da fare” di Mons. Brunero Fiorello Gherardini mentre agli Istituti dei frati e delle suore venne pedissequamente e integralmente imposta la liturgia tridentina.
La parola d’ordine era: “lo vuole il Papa!” (Benedetto XVI ndr) cosa che si rivelò falsa.
In quegli anni il Manelli attribuì anche a San Pio da Pietrelcina la frase “tutte tenebre” riferita al Vaticano II liquidato come il Concilio dalle “quattro T”.
La menzogna ha sempre imperato nella retorica manelliana con il ricorso alla calunnia e ai santi, non quali intercessori ma come prova ad hominem delle sue fantasie.
Peccato che la “protezione speciale” di Padre Pio a più riprese ostentata dal Manelli su se stesso e la sua famiglia biologica sia ormai da tempo contraddetta dai fatti per l’evidente indignazione del santo stesso come riferito da una pia anima piemontese – in odore di santità – con dichiarazioni anche recenti.
Fondatore e sedicente “Padre Comune” di frati, suore e laici, Manelli volle realizzare un ideale restaurazionista di vita religiosa verso il quale nei fatti lui stesso ne fu costantemente distante.
La sua dottrina era condita inevitabilmente da pelagianesimo e montanismo e veniva così impartita all’interno della prassi formativa e la condotta conventuale dei suoi Istituti.
E’ curioso notare come la vita spesso sia come una ruota.
Ieri il Manelli si lamentava dei religiosi da lui definiti “rilassati”, oggi lui stesso ripete le stesse scelte che poco prima contestava ai cosiddetti “rilassati” specie se membri di altre congregazioni religiose, meglio ancora se Francescani e Conventuali in particolare.
A un mese dal commissariamento, con la complicità dei padri economi Abate e Longo – con i quali condivide ad oggi l’attesa di giudizio penale – Padre Manelli fece cambiare gli statuti delle due Associazioni pubbliche di Diritto privato alle quali facevano capo le temporalità dell’istituto.
Il controllo di cui fino a quel momento godeva il Superiore Maggiore pro tempore veniva ex novo attribuito “allo spirito di Padre Manelli” mentre la compagine associativa eliminava i religiosi e integrava laici amici, parenti e conoscenti di fiducia del padre Manelli.
Lo scopo era duplice:
Creare un nuova realtà canonica affrancata dal commissariamento e continuare a contare sugli appoggi di alti prelati e curiali corrotti grazie al “nervo della guerra” che è il denaro.
All’uopo Padre Manelli indusse allo scioglimento dai voti numerose suore e frati contando sul contingente appoggio di qualche vescovo disposto ad accogliere dei pii uomini o delle pie donne che volevano menare vita in comune continuando a portare un abito religioso molto simile a quello dei Francescani dell’Immacolata per indurre fedeli e “benefattori” in errore.
Il Santo Padre Francesco in persona indicò nel 2018 quattro punti sui quali Padre Stefano Manelli e il suo vice Padre Gabriele Pellettieri avrebbero dovuto assolutamente obbedire:


1) Collaborazione e obbedienza ai commissari;
2) Interruzione di contatti con le suore;
3) Fine della contaminazione ideologica ai frati;
4) Restituzione dei beni sottratti all’Istituto.



MANELLI CON L’EX VESCOVO OLIVERI AD ALBENGA

Mentre il cofondatore Padre Gabriele Pellettieri dalla Teano del Nord, cioè Monghidoro, rispondeva “obbedisco”, Padre Manelli tergiversava, temporeggiava e parlava di “obbedienza ingiusta”, proprio lui che esigeva un’obbedienza alla “luce dell’Immacolata” e parlava di “obbedienza del cadavere” (sic).
Visto il rifiuto delle proposte benevole dei commissari di ricomposizione pacifica della questione con la mediazione dell’avv. Artiglieri “il farfugliatore”, ad ottobre 2018 ci fu un incontro dei Commissari con il Cardinale Braz de Aviz e Mons. José Carballo.
Preso atto della somma di ammonizioni canoniche del padre Manelli, si passò al “cartellino rosso” consegnato brevi manu ad Albenga il 1 febbraio 2019.
Il Manelli, dopo la defenestrazione degli avvocati Artiglieri e Tuccillo, tipica dei sovrani tiranni che per paranoia uccidono i collaboratori, si fece redigere da un terzo soggetto una memoria difensiva molto approssimata con il solo scopo di guadagnare tempo in attesa che i suoi messi raggiungessero nuovi alleati, come le corti europee prima del Congresso di Vienna.
Se in quel contesto di XIX secolo il principe Joseph de Ligne poteva denunciare l’immobilismo dei congressisti presi da danze mondane coniando l’espressione “si le congrès danse, il ne marche pas, mutatis mutandis nel 2019 si può dire lo stesso delle pastoie vaticane.
L’officiale di Dicastero che seguiva la vicenda dei Francescani dell’Immacolata era il passionista Padre Diego Di Odoardo. Sostituito lo scorso anno per limiti di età da Padre Orlando Manzo barnabita, la condizione sanzionatoria per il padre Manelli si è ammorbidita.
Il Dicastero ha risposto a Padre Manelli ignorando il Commissario al quale era stato invece richiesto di redigere e firmare la sospensione a divinis.
Da fonti certissime sappiamo che alla recente richiesta del Commissario Mons. Ardito di una copia del testo di risposta al Manelli, il nuovo sottosegretario di Dicastero, Padre Pierluigi Nava ha effettivamente reagito. Al ricevimento della busta era scomparso al suo interno l’allegato della lettera “accomodatrice” al Manelli.
Furto o leggerezza di un Dicastero Vaticano?
Si tratta di fatti gravi che minano l’integrità morale degli uomini al servizio di Papa Francesco la cui posizione è stata chiara sin dall’inizio.


IL DELFINO GIOVANNI MANELLI

Padre Stefano Manelli è in stato di disobbedienza canonica formale, ha dei carichi pendenti civili e penali, c’è un’inchiesta canonica presso Dottrina della Fede per accuse sulle sua moralità, un decreto di sospensione a divinis del suo superiore diretto, numerose ammonizioni canoniche, ma continua a fare ciò che vuole.
Alcuni blog tradizionalisti lo presentano come il perseguitato di Papa Francesco agli arresti domiciliari nel convento di Albenga.
In realtà padre Manelli si muove come e quando vuole lui con il suo autista personale, continua a visitare e permanere nelle clausure femminili e ha recentemente celebrato a Roma le nozze del nipote omonimo.

Ognuno si chiede se dei suoi delitti si fosse macchiato un chierico qualunque, cosa sarebbe stato di costui.

La regola dei due pesi e delle due misure è presente in uno dei più corrotti dei dicasteri vaticani dove i soldoni delle Congregazioni religiose bloccano il corso della giustizia e della correzione come già successo anni fa con Maciel Degollado fondatore dei Legionari di Cristo, protetto dai Cardinali Sodano e Dziwisz che stavano compromettendo per questo la causa di canonizzazione di Giovanni Paolo II, il pontefice omologatore del Manelli ma criticato da quest’uomo cinico e ingrato ipercritico per alcune sue posizioni teologiche e il Giubileo del Duemila, proprio come l’Accusatore.

MLC

www.farodiroma.it/trisulti-la-mess...paola-rolletta/
Trisulti. La Messa con i nemici di Papa Francesco (di Paola Rolletta)
Di red -27/08/2020
Foto di archivio
“Chi lo ha detto che a Trisulti non si celebra la Messa? Guarda questa foto: sono frati che hanno fatto la richiesta, sono venuti dalla Campania e hanno celebrato la Messa in cappella”.

Benjamin Harnwell non resiste e mi mostra la foto dei frati che hanno celebrato la Messa nella cappella della certosa, domenica scorsa, quasi un anno dopo l’addio del vecchio priore cistercense, don Ignazio, l’unico monaco rimasto a Trisulti dopo che il Ministero dei beni culturali, nel 2018, ha affidato la gestione dell’importante sito religioso alla Dignitatis Humanae Institute, a seguito di una contestatissima gara le cui macroscopiche anomalie sono adesso all’esame del Consiglio di Stato. Il massimo organo della giustizia amministrativa dovrà pronunciarsi nelle prossime settimane (ma l’udienza non è stata ancora fissata) sull’annullamento della concessione disposto dallo stesso Ministero, convinto da circostanziate denunce giornalistiche a tornare sui suoi passi per le numerose irregolarità emerse nella documentazione inviata alla commissione giudicatrice dall’associazione ultracattolica, legata a Steve Bannon.

Padre Ignazio, nell’ottobre dello scorso anno, si è ritirato, suo malgrado, nell’abbazia cistercense di Valvisciolo, e da allora le messe a Trisulti sono state rarissime, un vero privilegio spesso ottenuto dietro il pagamento alla nuova gestione di un lauto compenso. Chi decide chi sì e chi no è Harnwell che evidentemente si sente onnipotente nella cittadella di Trisulti: è lui stesso, infatti, ad autorizzare di fatto le messe senza interpellare – come abbiamo appurato – il vescovo locale, che è l’unica autorità religiosa che abbia il potere di consentire la celebrazione della Messa nella diocesi.

Una conferma di questa prassi tutt’altro che in linea con le disposizioni del diritto canonico la dà anche la responsabile del Centro guide Cicerone, Francesca Casinelli, che, sentita al telefono, ribadisce candidamente: “Chiunque può celebrare la Messa. La chiesa non è stata sconsacrata. Basta richiederlo”. Ma a chi? Se poi si tratta di matrimoni e altre liturgie basta pagare.

La foto mostra sei frati, con la medaglietta della Madonna sul lato sinistro del saio cinerino, che posano sorridenti sulle scale della farmacia della Certosa, insieme a Benjamin Harnwell, un paio di giorni dopo l’arresto per frode e riciclaggio di denaro del suo mentore Bannon, prelevato dalle autorità di polizia sullo yacht del dissidente miliardario cinese Guo Wengui, negli Stati Uniti. Chissà se è lo stesso natante che il teorico del sovranismo in tutte le salse si vantava, ammiccando ai sostenitori confluiti in una sua kermesse, di aver acquistato con i soldi raccolti con una delle sue campagne di fundraising. Era una battuta, ma il comico inglese John Oliver ne ha fatto il cavallo di battaglia di un suo sketch di successo dopo il clamoroso arresto per truffa proprio sull’utilizzazione dei fondi destinati alla costruzione del grande Muro tra Stati Uniti e Messico.

Ma torniamo ai frati che dalla Campania sono arrivati a Trisulti per celebrare Messa grazie alla singolare dispensa concessa da Harnwell. La loro carta di identità rivela un altro aspetto inquietante della vicenda, che sembra offrire sempre nuove sorprese che vanno tutte nel senso di delineare i veri contorni della “manovra” anti papa Francesco (e non solo) di cui si intendono porre le basi nel prestigioso complesso abbaziale.

Si tratta, infatti, di frati fuoriusciti dall’Istituto dei Francescani della Immacolata, una congregazione commissariata dal 2013 sulla quale pesano inchieste per scandali finanziari e l’accusa di praticare una scarsa ortodossia cattolica. La storia ha riempito le cronache dei giornali sul tentativo illecito del fondatore, Stefano Manelli, di imporre a tutta la sua famiglia religiosa il rito antico di San Pio V, che la Santa Sede (a norma del motu proprio “Summorum pontificum” di Benedetto XVI) concede solo alle famiglie religiose che sono nate con questa caratteristica. Non si può – suggerisce il documento del papa emerito, che pure viene ora utilizzato come bandiera dai gruppi del conservatorismo cattolico – diventare tradizionalisti in corsa, “à la carte”, magari per ragioni di convenienza; non a caso si parla di un contenzioso che riguarda traffici economici di milioni di euro in denaro e proprietà immobiliari.

Prima del commissariamento – deciso da Bergoglio subito dopo la sua ascesa al soglio pontificio – il cardinale Raymond Leo Burke, amico del fondatore e superiore generale Stefano Manelli, era un assiduo frequentatore dell’Istituto dei frati dove celebrava la Messa con il rito tridentino. Anche l’altro cardinale tradizionalista Walter Bradmuller era solito celebrare la Messa in latino nella comunità dei Frati Francescani dell’Immacolata. Fino a che lo stesso papa Benedetto XVI aveva deciso di inviare un’ispezione. E oltre alla scarsa ortodossia, numerose denunce dall’interno della stessa congregazione hanno fatto saltare il tappo degli scandali finanziari che hanno portato al suo commissariamento da parte dell’attuale pontefice; per Stefano Manelli la “sospensione a divinis” – una sanzione prevista dal canone 1333 del Codice di Diritto Canonico che gli vieta l’esercizio di tutti gli atti relativi al ministero sacerdotale; e alle inchieste su irregolarità amministrative da parte della Procura della Repubblica di Avellino, un’indagine per truffa aggravata e falso ideologico, che portò al sequestro di 30 milioni di euro a due associazioni legate all’istituto, beni, tuttavia, dissequestrati successivamente dalla Cassazione.

Strano destino per la Certosa di Trisulti che, da centro propulsore del monachesimo occidentale, con questa messa “scismatica” celebrata all’insaputa del vescovo e della comunità, viene ridotta a un “doloroso ostello”.

Paola Rolletta

https://veritacommissariamentoffi.wordpres...R8ZIzYdGtWcDc48
LA MARCIA SU ROMA DELLA SETTA MANELLIANA
AGOSTO: 2020
L M M G V S D
1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
31
« Lug Set »
Ricerca
ricerca
ARTICOLI RECENTI
DOVE SONO I PADRI MANELLI E PELLETTIERI
STEFANO MANELLI E LA TRACOTANZA
Stefano Manelli chiede le dimissioni o è dimissionato dai Francescani dell’Immacolata?
MANELLI SFRATTA DA ROMA I FRATI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA
LA MARCIA SU ROMA DELLA SETTA MANELLIANA
COMMENTI RECENTI
Kyle O'Neil su I MANELLI: UN CASO CHE FA DISC…
maria su PADRE STEFANO MANELLI E I MANI…
Dott. Silvana Radoan… su PADRE STEFANO MANELLI E I MANI…
rosario su MANELLI DEVE RESTITUIRE 30 MIL…
maria su IL RELATIVISMO STORICO DI…

Padre Stefano Manelli vuole disporre per fine agosto 2020 del complesso conventuale di via Boccea, 590 per insediarvi religiosi fuoriusciti dai Francescani dell’Immacolata insieme a suoi nuovi adepti che continuano a seguirlo nella sua visione sul mondo e sulla Chiesa in contrasto con il pontificato di Papa Francesco e il Vaticano II.

Non posso tacere alle confidenze ricevute da un Frate Francescano dell’Immacolata perché “cercare la giustizia con fame e sete, questo è santità”.

La storia



Nel 2006 i Frati Minori della Custodia di Terra Santa decisero di lasciare la parrocchia Santa Maria di Nazaret e il loro collegio nel quartiere di Casalotti in via Boccea, 590.

Il mantenimento della grande struttura e l’impegno pastorale erano infatti sproporzionati alle nuove esigenze di apostolato e all’organico dei religiosi della Custodia concentrata soprattutto in Medio Oriente.

I Frati Francescani dell’Immacolata rilevarono i luoghi e la parrocchia grazie all’accoglienza dell’Ordinario del luogo, Mons. Gino Reali vescovo della diocesi suburbicaria di Porto Santa Rufina.

La stessa diocesi stipulò un contratto di comodato d’uso degli ambienti a titolo gratuito.

L’ecletticità dell’allora Fondatore e Ministro Generale Stefano Manelli avvicendò cinque parroci in sei anni di cui il nipote Fra’ Settimio Manelli fu impegnato per due mandati discontinui: guardiano, rettore e parroco.



Da zelante pastore e con creativo senso ecclesiologico, il Manelli jr. durante la Settimana Santa lasciava la parrocchia con il carrozzone dei suoi studenti e svolgeva i sacri riti presso la casa contemplativa delle Suore Francescane dell’Immacolata a Città di Castello (PG).

Pubblicità

Impostazioni sulla privacy
In quel momento ivi convergevano i tradizionalisti dell’asse Umbro-marchigiano per assistere il Venerdì Santo al teatrino in chiesa del catafalco e delle tamburellate per rappresentare il terremoto dell’Ora Nona.

In quel monastero degli orrori dove la Suor Maria Francesca Marcella Perillo si faceva flagellare a sangue e marchiava a fuoco il petto delle consorelle si recavano e si firmavano nel registro come visitatori e conferenzieri personaggi come Mons. Bernard Fellay superiore generale della Fraternità San Pio X (Lefebvriani) e il prof. Roberto De Mattei (nobiltà nera romana).



Ad inizio 2013 i Frati Francescani dell’Immacolata acquistarono l’ex Collegio di Terra Santa di via Boccea, 590 perché la situazione in Iraq e in Siria sollecitava liquidità ai Frati Minori della Custodia di Terra Santa per sovvenire a rifugiati e disastrati di guerra.



I Frati Minori proprietari non potevano tenersi un grande immobile a Roma in ozio redditizio e ne sollecitavano l’alienazione.

Il Padre Manelli all’inizio non era molto entusiasta dell’acquisto perché nel frattempo aveva sistemato gli studenti a Sassoferrato in un conventone sempre dei Frati Minori di cui l’allora padre Provinciale Ferdinando Campana, Provinciale delle Marche, non vedeva l’ora di affibbiarlo a qualche ingenua congregazione che avrebbe allievato la spesa manutentiva e ovviato il danno da prevedibile disuso.

L’Istituto dei Francescani dell’Immacolata era all’epoca in piena tridentinizzazione e dopo l’infelice convegno contro il Vaticano II del dicembre 2009, aveva innestato progressive retromarce mettendo l’acceleratore a tavoletta nel 2011.

Le Figlie di Maria Ausiliatrice della vicina università AUXILIUM di Casalotti avevano offerto formazione ai numerosi studenti e qualche monsignore avveduto si chiedeva come mai a Roma gli studenti dei Frati Francescani dell’Immacolata non andassero in una delle tante Università pontificie per una cattolica formazione al sacerdozio.

Manelli si intimorì, anche perché lo studio interno denominato S.T.I.M., chiuso “per volontà del Santo Padre”, non aveva una vera e propria struttura accademica, un corpo docenti decente e sufficiente, affiliazioni con facoltà in grado di rilasciare diplomi di laurea e soprattutto i permessi canonici affidati a un decreto degli anni Novanta ad experimentum del fu Mons. Antonio Forte, vescovo di Avellino, per il convento di Frigento (AV).

“Il Padre Comune” così si decise per la minore visibilità dello STIM nelle Marche dove la coppia Manelli jr. rettore e fra Paolo Siano vicario, marcarono l’apice della paranoia sul complotto pluto giudaico bolscevico massonico all’interno della Chiesa. Il primo a cadere sotto la mannaia della censura fu “L’Osservatore Romano”. In refettorio, al posto del Papa e del Vescovo, campeggiava il ritratto del “Padre Comune” Stefano Manelli con lo scudiero “Gabriele Pellettieri”. Due “semidei” onnipresenti come i ritratti dei tiranni.

La casa generalizia sita a Rocca di Papa stava però venendo a pezzi, anzi era stata messa in vendita, ma il Manelli con il suo fido avvocato Bruno Lucianelli, non si accontentò di mezzo milione di euro, ne voleva uno tutt’intero.

Da premettere che quella casa di via Palazzolo, 2 venne ceduta all’istituto dei Francescani dell’Immacolata da suore di una Congregazione locale fattesi anziane e che la lasciarono a condizione che rimanesse casa religiosa e non oggetto di asta immobiliare.

Nel tira e molla della negoziazione, in piena crisi del settore case, il padre padrone Manelli si decise di acquistare il complesso di Terra Santa di via Boccea, 590 a Casalotti.

Fino al 2013 tutti gli immobili dell’Istituto e le opere, appartenevano all’Associazione “Missione dell’Immacolata” con sede a Frigento (AV).

Il portafoglio dell’Associazione era talmente pieno di beni che la suora Consiglia Carmela De Luca consigliò (nomen omen) di non appesantirla troppo e di creare un’altra associazione ad hoc.

Questo rivelerà due cosette: la prima è l’ingerenza e il totale dominio delle suore dell’Immacolata nelle attività anche economiche dei frati, essendo la suora De Luca l’economa generale a vita.

La seconda cosa, un po’ più birbante, è la debolezza che avesse questa suorina per il superiore di Benevento, stimato “per come celebrava il rito tridentino”. La seconda associazione di cui stiamo parlando, infatti, creata appositamente per il complesso di via Boccea, ha la sua sede a Benevento dove P. Pietro Luongo, imputato con Maurizio Abate (P. Bernardino) e Stefano Manelli al processo penale per frode e falso ideologico, era padre guardiano! I conti tornano.

In quel di Benevento, inoltre, P. Manelli ha molti seguaci: figlie spirituali che invita ad avere tanti figli da mettere in convento; vecchie signore nubili dalle quali farsi prestare automobili e intestare terreni ed appartamenti; preti “leporini” della lobby gay in servizio alla Segreteria di Stato Vaticana per le protezioni e last but not least, un manipolo di tradizionalisti come il prof. Corrado Gnerre, uno dei tanti illusi che crede di essere più cattolico del Papa.

Il nome dato all’Associazione è “Missione del Cuore Immacolato”.

Di questa associazione facevano parte sei Frati francescani dell’Immacolata. Così come per l’Associazione “Missione dell’Immacolata”, solo i religiosi potevano esserne soci sotto il veto finale decisionale del Superiore Maggiore dei Frati Francescani dell’Immacolata.

La nascente e nullatenente associazione venne nel febbraio 2013 alimentata da bonifici in provenienza fattuale dei Frati Francescani dell’Immacolata. La neonata associazione aveva il conto corrente all’Unicredit di via dei Rettori a Benevento.

Con due assegni circolari di suddetta banca si pagò il complesso di via Boccea per 2.700.000 euro e ivi si trasferì la Curia Generalizia.

La negoziazione, stando alle testimonianze, venne fatta con P. Ferrario l’allora delegato per l’Italia della Custodia. Suor Consiglia De Luca, ricorda il frate minore, tentò anche di far dichiarare un prezzo inferiore, ma stavolta non ci riuscì così come era invece successo pochi anni prima per l’hotel “L’Abbazia” di Frigento, dove continua a nascondersi il P. Manelli credendo che nessuno sappia il suo segreto di Pulcinella.

C’è da chiedersi a questo punto perché tutte le temporalità dei Francescani dell’Immacolata venissero intestate a delle associazioni pubbliche di diritto privato.

E’ presto detto.

Manelli nelle sue fantapoesie faceva credere che questo significasse vivere secondo povertà francescana.

In realtà i frati e le suore si ritrovavano ad essere soci proprietari di beni da decine di milioni di euro!

Manelli persino nel suo commento alla “Traccia Mariana di Vita francescana”, un testo spirituale sulla vita religiosa privo di linguaggio canonico e da lui per primo non osservato, dichiara che i soci devono essere sempre frati e suore con i rispettivi economi generali come referenti.

L’11 luglio 2013 i Frati Francescani dell’Immacolata vengono commissariati e padre Manelli rimosso dall’incarico.


Dopo poco più di un mese, appena si rende conto della serietà di P. Volpi e della volontà di vederci chiaro su tutto si reca presso due notai; uno per associazione: il 29 e il 30 agosto 2013.

Lo scopo, facendo credere che è ancora il Superiore Generale, poiché ne conservava il titolo nominale ma non l’autorità, è lo scompaginamento societario: via i religiosi e dentro i laici.

Per l’Associazione “Missione del Cuore Immacolato” dell’immobile di Boccea tra i soci figura il cognato Antonio Allocca. Anche la cognata, Annamaria Sancioni, moglie di Pio Manelli, mamma di Manelli jr. è all’interno delle compagini associative.

Sono atti pubblici redatti per Avellino dal notaio Edgardo Pesiri e per Benevento dal notaio Elena Calice.

Il papà della signorina notaio, dopo mesi di inattività, beneficierà poco dopo dell’appalto per la costruzione di un albergo tra S. Giovanni Rotondo e Monte Sant’Angelo che il Manelli motiva come “luogo nel quale, essendo entro 30 Km da San Giovanni Rotondo, quando l’asteroide che sta per cadere sulla terra farà danno (sic), nessuna vittima lì ci sarà”.

Da premettere che anche la ditta di costruzioni della famiglia di Suor Consiglia Carmela De Luca, rifugiatasi in Francia, aveva ricevuto anni prima un appalto per la costruzione del convento delle suore a Frigento. Altro che gli scandali della Regione Lombardia!

Disponiamo inoltre di testimonianze su falsificazioni di testamenti a Fontanarosa (AV), luogo dove oggi si sono stanziati nell’ex convento delle suore, dei pii uomini adepti del Manelli che escono con l’abito religioso dei Frati Francescani dell’Immacolata pur essendo fuggitivi e ridotti allo stato laicale.

Il defunto Padre Fidenzio Volpi in una lettera circolare all’Istituto dell’8 Dicembre 2013 farà presente la sottrazione fraudolenta di beni ecclesiastici, patrimonio stabile di un Istituto religioso di Diritto Pontificio sottoposto alla disciplina ecclesiastica per le temporalità e non all’arbitro di P. Manelli. Sullo statuto modificato delle associazioni, infatti, non c’è più scritto come finalità le opere e le missioni dei Francescani dell’Immacolata, ma “lo spirito di padre Manelli”.

Volpi sarà denunciato in sede civile dai familiari di P. Stefano Manelli per queste sue rivelazioni.

E’ la vendetta di Stefano Manelli e la bile del nipote Settimio che ad ogni piè sospinto vuole querelare pure gli spaventapasseri dell’orto.

Volpi vorrebbe trattare in sede di mediazione civile ma poi viene insultato da Maria Guerini, un’inavvenente che poteva solo sposare la causa del tradizionalismo sul blog Chiesa e post Concilio, avverso a Papa Francesco e seguita a ruota da un certo don Camillo, amante di merletti e sottane che quando incontra i frati per strada si dice pentito poiché se la fa sotto. Entrambi infatti saranno subito querelati ma la morte prematura di P. Volpi interromperà il processo a loro carico mentre la famiglia Manelli continua a chiedere indennizzo agli eredi di Padre Volpi, ai Cappuccini di Milano e ai Francescani dell’Immacolata permettendosi anche di far scrivere sui soliti blog che la “Legge” ha dato ragione a Padre Manelli. (continua…)
view post Posted: 22/1/2024, 14:41 L'estinzione dei cappuccini. Chiudono uno dopo l'altro i conventi italiani - Attualità
Chiudono i conventi di Bari e Cesenatico?

www.borderline24.com/2023/09/03/ba...-via-abbrescia/
Bari, a rischio chiusura la parrocchia dei Cappuccini in via Abbrescia
I residenti si mobilitano. La parrocchia di via Abbrescia,.punto di riferimento per il quartiere, sarebbe a rischio chiusura
BARI, A RISCHIO CHIUSURA LA PARROCCHIA DEI CAPPUCCINI IN VIA ABBRESCIA

SAMANTHA DELL'EDERA
DOM 03 SETTEMBRE 2023

La parrocchia Immacolata di via Abbrescia è a rischio chiusura. Una decisione che sta causando non pochi malumori tra i parrocchiani e i residenti.

“In queste settimane – si legge in una lettera a firma degli “Amici della Parrocchia” – i Frati Cappuccini, in occasione del loro Capitolo Provinciale hanno affrontato la problematica in merito al futuro della Parrocchia Immacolata di Via Abbrescia. Da decenni e periodicamente, questo argomento di eventuale chiusura della Parrocchia viene affrontato e discusso”.

“Pare che ora, per due ordini di motivi, questo luogo cesserà di essere tale – continua la nota -Il primo è legato alle poche vocazioni ed alla presenza di pochi frati sul nostro territorio. Il secondo si riferisce alla presenza di un “bacino di utenza esiguo ed alla, conseguente, “poca partecipazione” dei fedeli alla vita parrocchiale”.

Sul futuro della parrocchia ci sono quindi molto punti interrogativi. “Non sappiamo per certo se qualche frate resterà in loco. Non sappiamo a chi sarà affidata la gestione della struttura conventuale – continua la nota – Non sappiamo neppure se, e quando sarà celebrata Messa durante i giorni della settimana. Le attività in corso con i bambini, i ragazzi e gli adulti saranno, probabilmente, portate a termine senza, però, dar corso a nuove iscrizioni ed a nuovi percorsi formativi”.

“Per una questione, sicuramente da parte nostra, affettiva, noi auspichiamo che la Parrocchia resti tale. Il nostro desiderio è che si facciano le giuste scelte per il bene sia dei frati che della comunità – si legge ancora – Affinché si facciano le giuste e ponderate scelte, ed anche noi tutti possiamo essere illuminati dallo Spirito Santo, abbiamo pensato di iniziare un percorso di preghiera che consisterà nel recarci in Chiesa ogni mattina alle 08.00 per la recita delle Lodi Mattutine al termine delle quali, ognuno tornerà alle proprie attività giornaliere”. Attività già iniziate dal 7 agosto.

“Ci preme sottolineare che il partecipare a questa iniziativa di preghiera non potrà e non dovrà essere considerata una protesta in quanto non lo è e non lo sarà mai.Non importa in quanti saremo nel nostro incontro di preghiera mattutino, ma se il numero dei partecipanti sarà importante, lo sarà agli occhi di chi dal di fuori vedrà la nostra comunità unita nella preghiera”, conclude la nota.

www.ilrestodelcarlino.it/cesena/cr...iudere-2fbd6461

16 nov 2023

"La chiesa dei Cappuccini non deve chiudere"

Già raccolte 3mila firme contro la possibile partenza dei frati. Anche l’ex sindaco Buda in campo: "È un luogo simbolo"

Continua a tenere banco il futuro della chiesa dei Cappuccini. Lo storico edificio di culto presente nel cuore del borgo marinaro sin dal tardo Medioevo, è infatti a rischio chiusura. I frati Cappuccini, qui presenti per almeno quattro secoli, a fine millennio hanno lasciato ed il loro posto dal 2000 è stato preso dai frati della Congregazione dei Fratelli di San Francesco, che ha sede a Nogarole Rocca, un paese con meno di 4mila abitanti in provincia di Verona. Tuttavia anche questi frati sarebbero in ritirata e quelli attualmente presenti a Cesenatico farebbero ritorno nella sede centrale della Congregazione. Apriti cielo, appena si è sparsa la voce, la scorsa estate in molti si sono attivati per mantenere aperta una chiesa che è parte integrante della città di Cesenatico, tant’è che oltre ai fedeli, anche chi non frequenta questo luogo di culto si oppone alla chiusura e firma una petizione, che di fatto è una supplica rivolta ai Fratelli di San Francesco e al vescovo della diocesi di Cesena-Sarsina, Douglas Regattieri. In città circolano le voci più disparate, c’è chi sostiene imminente la chiusura della chiesa, c’è chi sostiene di essere informato del fatto che chiuderà la prossima estate e chi addirittura annuncia la volontà di trasferire nel convento dei migranti e persone bisognose, cosa, quest’ultima, che ha causato parecchi malumori ai cittadini residenti nel centro storico. Una delegazione delle persone che si sono attivate per raccogliere le firme, è già partita alla volta di Nogarole Rocca per consegnare la supplica firmata da poco meno di 3mila persone, che sono veramente tante, se si considera il fatto che a Cesenatico ci sono meno di 26mila abitanti. Il sindaco di Cesenatico Matteo Gozzoli, il quale non ha mai fatto mistero di non essere un assiduo frequentatore dei luoghi di culto, si è attivato e ha espresso la sua contrarietà all’ipotesi di una chiusura della chiesa dei Cappuccini, facendosi anch’egli portavoce di un malcontento comune. Anche il suo predecessore, Roberto Buda, sindaco di Cesenatico dal 2011 al 2016, oggi a capo di una lista di minoranza e uomo di dichiarata area cattolica e praticante, interviene per sostenere la causa: "La chiesa dei frati Cappuccini è un luogo simbolo di Cesenatico ed anche io ho dato una mano a raccogliere le firme. Mi confesso in questa chiesa sin da quando ero bambino ed il solo pensiero di vedere chiuso quel portone mi fa male. I frati inoltre aiutano anche le persone indigenti e assieme alla Caritas e alla parrocchia di San Giacomo, sono un importante punto di riferimento. Dobbiamo tutti muoverci, perchè ci sono delle belle realtà nella nostra chiesa e una di queste è la gente che frequenta i frati".
view post Posted: 21/1/2024, 14:21 Abusi e pedofilia tra i Lefebvriani: tra l'8% ed il 9% i soggetti pericolosi - La stanza del peccato
vescovi-lefebvriani

www.settimananews.it/chiesa/galass...-vescovi-abusi/

Galassia lefebvriani: vescovi e abusi25 gennaio 2023/ 12 commenti
di: Lorenzo Prezzi
ordinazione

Disinvolte ordinazioni episcopali e crescenti denunce di abusi sessuali interessano l’area del tradizionalismo cattolico di mons. Lefebvre che, oltre alla Fraternità sacerdotale San Pio X fondata dal vescovo anticonciliare francese (1905-1991), è ornata da molti «satelliti» di minor consistenza con reciproche trasmigrazioni di preti e religiosi.

Proliferazione di ordinazioni
Uno dei quattro vescovi ordinati da mons. Lefebvre nel 1988, il britannico Richard Williamson, espulso dalla Fraternità nel 2012 per la sua opposizione ad ogni apertura verso la curia vaticana e il papa, ha provveduto a ordinare, per iniziativa propria, un quarto vescovo a garanzia del futuro della sua Comunità sacerdotale Marcel Lefebvre (una sessantina di preti). Ne ha dato notizia su Eleison Comment del 31 dicembre 2022.

Si tratta dell’italiano Giacomo Ballini, consacrato vescovo in segreto due anni fa (gennaio 2021) e ordinato prete nella Fraternità San Pio X nel 2011. Prima di consacrare Ballini, Williamson ha ordinato vescovi Jean-Michel Faure (2015), Miguel Ferreira da Costa (2016) e Gerardo Zendejas (2017).

La scelta, che colloca gli interessati nella situazione di scomunica, viene giustificata da Williamson in ragione della “sopravvivenza” della Chiesa e per la necessità della pastorale. La questione della «sopravvivenza» è una citazione diretta della giustificazione esibita da Lefebvre nel momento in cui decise di procedere alla consacrazione episcopale del 1988.

Così scrive su Eleison Comment: «Quello è stato il momento decisivo per l’arcivescovo per capire che la “verità cattolica” non sarebbe mai stata adeguatamente difesa dai modernisti al potere a Roma, e così ha proceduto a consacrare quattro dei suoi sacerdoti per garantire “l’operazione sopravvivenza”, la sopravvivenza stessa della tradizione cattolica».

Un preteso stato di necessità che si sta moltiplicando nei satelliti viciniori. Per esempio nella Fraternità San Pio V sorta nel 1983 negli USA che ha visto l’ordinazione di quattro vescovi: Clarence Kelly, Donald J. Sanborn, Daniel L. Dolan e Rodrigo Henrique da Silva. Così, nell’istituto «Mater boni consilii» dopo il fondatore, Michel Guérard des Lauriers, sono stati consacrati vescovi Franco Munari, Gunter Storck e Robert McKenna.

Un insensato scialo di ordinazioni che trova resistenza nella stessa Fraternità San Pio X e che richiama il caso grottesco del vescovo vietnamita P.-M. Ngô-Dinh Thuc (1897-1984) che ordinò vescovi oltre un centinaio di preti in ogni latitudine, per poi pentirsi e morire in comunione con Roma.

La necessità pastorale è la seconda giustificazione e risponde alla convinzione di «fortino assediato» di queste comunità marginali, spaventate dalla modernità, lontane dalla pratica della Scrittura e della teologia, politicamente orientate a destra (monarchica e autoritaria), spesso antisemite e travolte dall’ideologia complottista.

Dopo aver accusato le élites occidentali della pandemia (Covid) e annunciato il «collasso della civiltà», Williamson imputa loro la guerra russo-ucraina: «I leader occidentali hanno praticamente dichiarato guerra alla Russia… Le sanzioni erano progettate per ferire il popolo russo e per rovesciare il governo del Cremlino». L’eroica resistenza di Putin, a suo avviso, metterà in ginocchio l’Occidente.

Gli abusi
Il secondo capitolo è quello degli abusi. Coperti in ogni modo dai tradizionalisti cominciano, ad esplodere (cf. qui su SettimanaNews). Molte testimonianze hanno inchiodato Patrick Greche, della Fraternità San Pio X per violenze sessuali su bambini e adolescenti in Gabon, una delle loro missioni. Abusi in cui è coinvolto anche Damian C. sia in Gabon e in Nuova Zelanda.

In Francia è nata un’associazione delle vittime all’interno del mondo tradizionalista. Philippe Peignot è stato accusato di violenza su bambini e rilasciato per la prescrizione dei reati. 19 anni di reclusione per Christophe Roisnel per violenza su ragazzi all’interno di una scuola. Incarcerato anche Pierre de Maillard nell’ottobre del 2020. F. Abbet è stato condannato il Belgio a cinque anni di carcere e l’ex seminarista K. Sloniker ha subìto una condanna a vita per violenze su minori.

Scandali sono esplosi nelle Filippine e in diversi paesi dell’America Latina. Ripetuti scandali anche negli USA. Recentemente in Kansas. La Fraternità San Pio X si è rifiutata di aprire i propri archivi all’indagine della Commissione francese guidata da Jean-Marc Sauvé (CIASE).

La rigidità della dottrina e il rigore del tradizionalismo formativo non sono garanzie sufficienti di buona condotta.

www.settimananews.it/informazione-...ni-e-abusatori/
Lefebvriani e abusatori21 gennaio 2024/ Nessun commento
di: Lorenzo Prezzi
lefebvriani1

Un’indagine giornalistica durata alcuni mesi del quotidiano ginevrino Le Temps porta a identificare una sessantina di preti della Fraternità Sacerdotale San Pio X (lefebvriani) come «sacerdoti problematici» e potenziali abusatori.Se la stima si rivelasse giusta, si arriverebbe alla conclusione che 8-9% dei 700 preti della Fraternità costituirebbero un rischio per i minori. Una percentuale doppia o tripla rispetto a quella registrata fra il clero cattolico nelle varie indagini nazionali finora concluse.

Lavorando su dieci casi accertati di abuso e avvicinando genitori, studenti, documenti interni e giudiziari, i giornalisti del quotidiano hanno denunciato l’inadeguatezza della gestione dei casi di abuso, sia sul versante delle vittime che degli abusatori (cf. SettimanaNews, qui).

I predatori subiscono censure lievi (temporanee sospensioni dal ministero, esercizi spirituali, spostamenti ecc.), non vengono in nessun caso denunciati all’autorità civile né vengono seguiti con terapie adeguate.

Le vittime sono abbandonate a sé stesse, vengono espulse dalle comunità dei fedeli e non possono accedere ai risarcimenti se non imposti dai tribunali.

«La nostra analisi – scrive Le Temps – mostra che gli abusi descritti hanno avuto luogo in tutta Europa e nel mondo, sin dalla fondazione della Fraternità e fino al 2020».

Nel Livre noir de la Fraternité Sacerdotale Saint-Pio X se ne segnalano una decina, in parte già conclusi con condanne civili come quello relativo a p. F. Abbet, condannato da un tribunale belga a cinque anni di carcere, o di p. C. Roisnel condannato a 19 anni di reclusione, o dell’ex seminarista K. Sloniker con una condanna a vita per violenza sui minori.

Nel giugno scorso, un altro membro della Fraternità ha subìto una dura condanna per violenze su 27 giovani.

Philippe Peignot, accusato di abusi su cinque ragazzi, è stato condannato dal Dicastero per la dottrina della fede – talora la Fraternità si avvale delle competenze romane – nel 2014, ma l’anno successivo ha abbandonato la Fraternità e si è trovato libero.

Il prete non si tocca
Le Temps ha dato parola ad un uomo che, negli anni ’80, a otto anni, era stato sottoposto a sevizie nella scuola elementare gestita dalla Fraternità ad Ecône, sua sede storica. Le autorità scolastiche del cantone Vallese hanno disposto un’immediata visita di controllo all’istituzione.

Nel 2022 è nata in Francia un’associazione delle vittime nelle istituzioni tradizionaliste della Fraternità. Il suo portavoce, Beniamin Effa, denuncia le resistenze che incontra: «La Fraternità esercita una forte influenza sui fedeli» e deplora l’omertà ispirata dalla convinzione che «accusare un prete è più grave dell’aggressione commessa dal prete».

L’associazione ha chiesto alla Santa Sede di tener presente l’esigenza di trasparenza sugli abusi richiesta dalle vittime nei colloqui di riconciliazione con i lefebvriani.

La Fraternità afferma di aver fatto proprio l’indirizzo di “tolleranza zero” al suo interno e di piena collaborazione con le autorità civili sui casi sollevati nei tribunali. Essa si è, però, sottratta a tutte le indagini indipendenti come quella francese della Ciase o quella sostenuta dai vescovi svizzeri o altre avviate negli USA e altrove.

Per il superiore del distretto di Francia, Benoit de Jorna, i gesti denunciati «sono catastrofici, ma essi riguardano una proporzione infima dei preti. Un’insistenza eccessiva può far credere che il numero sia enorme e questo non è il caso. Non bisogna gonfiare le cose. Sono atti innominabili, ma non è necessario farci sopra delle conferenze». Per questo non hanno aperto i loro archivi alla commissione Ciase.

La Chiesa come societas perfecta non può ricorrere ad altre autorità, alla pura ragione naturale, incapace di cogliere il grande miracolo dell’indefettibilità della Chiesa. Alla fine, «il prete è un alter Christus e la deferenza riguardo a lui è giusta».
view post Posted: 21/1/2024, 12:48 Don Stefano Di Gualdo, in arte Ariel Levi - Attualità

Articolo de La Sicilia sulla richiesta i condanna a 9 mesi per don Di Gualdo (1 giugno 2023)

https://twitter.com/silerenonpossum/status...319973903286291

Silere non possum
@silerenonpossum
La Procura della Repubblica di Siracusa ha chiesto la condanna a 9 mesi di carcere per don Ariel Levi Di Gualdo, sacerdote della diocesi di San Marino-Montefeltro (ma sempre stato residente fuori).

Il sacerdote è a processo dopo che ha scritto diversi articoli omofobi contro il giornalista
@SimoneAlliva
.

Il Procuratore non ha neppure chiesto la sospensione condizionale della pena.

Il 03 luglio 23 la sentenza.

@espressonline


www.liberoquotidiano.it/articolo_b...-bergoglio.html

Falso Gänswein: spunta un nome. Benedetto XVI non celebra in unione con Bergoglio

Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

15 novembre 2022
Oggi non parliamo tanto di Codice Ratzinger, quanto di Codice penale. Avevamo pensato di allentare la tensione, di stendere un velo pietoso su una vicenda che mette in luce le evidenti difficoltà non solo di una persona, ma dell’intera chiesa bergogliana e dei nemici del vero Papa Benedetto: una cum, (conservatori legittimisti di Bergoglio), tradizional-sedevacantisti, (che non ritengono alcun pontefice valido da Pio XII), retro-marcisti, (quelli che hanno fatto retromarcia rispetto alle loro iniziali convinzioni), confundisti (quelli che non si capisce con chi stanno, e forse tengono solo per sé).

Eppure insistono.

Fa sorridere come, da questi ambienti, vengano proposte come grandi novità editoriali libri che parlano di questioni arcinote da un pezzo e che sono talmente risapute da far sbadigliare. La prossima pubblicazione su cosa verterà? Sulla notizia che papa Benedetto non ha rinunciato al munus petrino?

Ma il “dubbio ostinato” è un grave peccato per i cattolici, quindi occorre essere un poco più incisivi e riportare tutti a un maggior contatto con la realtà, anche se è imbarazzante. Soprattutto in un momento in cui il libro inchiesta bestseller “Codice Ratzinger”, già presentato in otto città italiane, da settembre, grazie alla volontaria iniziativa di fedeli e cittadini, viene attaccato in modo scomposto e superficiale, o con l’insulto e l’offesa personale all’autore (pazzo, imbecille, idiota, falsario, scrivano, diabolico, immorale, ebete), o con argomentazioni pleistoceniche già cassate da un pezzo, oppure con oblique allusioni, snobistici risolini e “originalissime” accuse di complottismo. (A proposito: l’inchiesta condotta qui su Libero e pubblicata da Byoblu, sarà presentata il 19 novembre a Cosenza, il 27 a Catania, il 3 dicembre a Pordenone, il 4 a Bologna, l’11 a Palermo, il 18 Pisa).


E così, adesso, vediamo i risultati di quella correttezza giornalistica-elementare che viene definita “complottismo” da persone che non sono in grado di contestare nel merito nemmeno uno dei fatti e documenti riportati dallo scrivente.

L’altro pomeriggio, sul canale Youtube Radio Domina Nostra, si è gettata luce QUI sulla grave vicenda della lettera falsa attribuita a Mons. Gänswein. La mattina dell’’8 novembre 2022, Don Minutella rende pubblica questa raccomandata da lui ricevuta su carta intestata dell’Arcivescovo nella quale si legge: “Il Papa emerito ha sempre celebrato la Santa Messa “in unione con il nostro Papa Francesco”, suo Successore, al quale ha promesso pubblicamente “devota e incondizionata obbedienza”. Lei è in grave errore, come prova la pena della dimissione dallo stato clericale che Le è stata irrogata e che la Chiesa molto raramente infligge. Il Santo Padre emerito assicura preghiere per il Suo ravvedimento”.

Se il teologo siciliano esprime alcuni dubbi, Don Ariel Levi di Gualdo, acerrimo nemico di don Minutella, subito dà l’esclusiva sul suo sito, e su Stilum Curiae QUI , trionfante: Gänswein conferma proprio quegli stessi concetti don Ariel stesso promana da tempo, e con toni molto accesi. Sul suo sito l’Isola di Patmos, Levi pubblica il pdf di questa lettera affermando di averla ricevuta poche ore prima da una “fonte di cui non avrebbe mai fatto il nome”.

Poche ore dopo, lo scrivente, su RomaIT, QUI illustra come la missiva sia palesemente falsa per via del mittente inesistente “Sg. Pe”: anche un ragazzino avrebbe capito che si trattava di un ovvio escamotage per non insospettire l’impiegato postale vaticano.


Subito viene deriso da Giovanni Marcotullio su Aleteia, QUI che gli dà dello “scriba complottista che nega l’evidenza”. I sedevacantisti di Radio Spada, in compenso, danno del “pattume” a papa Benedetto XVI, mentre il prete una cum Don Tullio Rotondo, fervente legittimista di Bergoglio, prende per buona la lettera, sia come documento che, soprattutto, come contenuto. QUI

Appena dopo, però, lo stesso Mons. Gänswein su Kath.net smentisce dicendo non solo che la lettera è un falso, (come documento fisico), ma è pure UNA MENZOGNA: ne segue che anche il suo contenuto è falso.

Papa Benedetto, quindi, NON celebra in unione con Francesco

e Don Minutella NON è in errore, né gli altri preti del Sodalizio Mariano.

Ancora su RomaIT, QUI lo scrivente produce ampia documentazione su come sia stato prodotto il fake, ovvero scaricando la firma da una lettera del 2014 di Mons. Gänswein presente sul web e ripassandola col pennarello.

Kath.net terminava, tuttavia, il suo pezzo con una strana considerazione: “Inoltre, il destinatario della lettera non deve essere automaticamente il falsario”. QUI A questa nota incomprensibile Marcotullio si attacca nell’aggiornamento del suo articolo, ventilando la possibilità che possa essere stato lo stesso don Minutella a falsificare la lettera. (E allora, perché don Ariel, che conosce il nome della fonte, non lo denuncia?)

Nel popolo fedele a Benedetto XVI, ci sono però diversi esperti di informatica che, scaricando liberamente il pdf dal sito di don Levi, hanno recuperato i dati del file e li inviano allo scrivente.


Emerge QUI al min. 44, che il pdf pubblicato da don Ariel è stato prodotto il 7 novembre alle 20.03 con una licenza Word intestata ad “Ariel S. Levi di Gualdo - presbìtero” almeno fin dal 2021. Il giorno 9, dopo i primi dubbi apparsi sulla stampa, sul link del sito L’Isola di Patmos questo pdf viene sostituito con un altro che reca stavolta, in giallo, la dicitura “copia dall’originale” ma che, nelle proprietà, riporta ancora “Ariel Levi di Gualdo – presbitero” come “autore”.

Don Levi non ha raccolto l’offerta di Marco Tosatti di difendersi, ha poi fatto sparire l’articolo dal suo sito e così ha risposto sui social a un signore che gli contestava: “Però don Ariel che vergogna, la falsa lettera a Mons. Gänswein !”. E lui: “Ci sono falsi buoni e falsi cattivi, menzogne buone e menzogne cattive, violenze verbali buone e violenze verbali cattive, insulti buoni e insulti cattivi, non le pare?”.

Basta così. A chiarire le idee a don Levi sui relativistici concetti di menzogna, ci penseranno gli inquirenti - se qualcuno presenterà denuncia - appurando le responsabilità finali e punendo il responsabile. L’art. c.p. 494 “sostituzione di persona” prevede fino a 12.000 euro di sanzione e a un anno di carcere.

La morale della vicenda? Coloro che davano del complottista al sottoscritto, (lo scriba imbecille, pazzo, diabolico, idiota di cui sopra) hanno avuto torto marcio, e non si sono nemmeno scusati con don Minutella (figuriamoci col sottoscritto) dimostrando una personalissima concezione di morale cristiana. Si è appurato che la lettera era falsa, sono emerse altre cosette interessanti, si è acclarato che papa Benedetto non hai mai ripreso don Minutella e non celebra affatto in comunione con Francesco, (dato che non è il legittimo pontefice) ma celebra in comunione con “se stesso indegno servo” come vuole la formula liturgica del Papa. QUI


E ora giudicate voi, da che parte sta la verità e da che parte la menzogna.

www.romait.it/ganswein-la-lettera-...-bergoglio.html
Gänswein: “la lettera a don Minutella è falsa”. Benedetto XVI non celebra una cum Bergoglio
10 Novembre 2022 Andrea Cionci
Mons. Gaenswein “la lettera è un falso e una menzogna. Pura fake news!”

Monsignor Georg Gänswein
Monsignor Georg Gänswein

Il giorno 7 novembre, don Minutella ha ricevuto per raccomandata una lettera, in versione italiana e tedesca, da un presunto Mons. Gaenswein, dove l’arcivescovo segretario di papa Benedetto XVI gli scriveva: “Il Papa emerito ha sempre celebrato la Santa Messa “in unione con il nostro Papa Francesco”, suo Successore, al quale ha promesso pubblicamente “devota e incondizionata obbedienza”. Lei è in grave errore, come prova la pena della dimissione dallo stato clericale che Le è stata irrogata e che la Chiesa molto raramente infligge. Il Santo Padre emerito assicura preghiere per il Suo ravvedimento”.


Lettera falsa di Mons. Ganswein a Don Minutella
Lettera falsa di Mons. Ganswein a Don Minutella
Sarebbe stato un brutto colpo per don Alessandro, che ha denunciato QUI l’accaduto il giorno 8, esprimendo fin da subito diversi dubbi sull’autenticità, anche se un pronunciamento del genere non avrebbe minimamente cambiato la realtà delle dimissioni nulle (se interpretate come abdicazione) di papa Benedetto.

Il fatto – gravissimo – è però che la lettera è un falso. Lo avevamo già capito al volo pubblicando, a caldo, un articolo su RomaIT QUI

Infatti, il mittente è un ridicolo “Sg. Pe” che avrebbe dovuto essere un “Segretario del papa emerito”. Abbiamo telefonato in Vaticano e questa sciocca sigla non esiste. Perché utilizzarla? Come avevamo intuito, dato che la lettera era una raccomandata, doveva essere consegnata a mano a un impiegato che si sarebbe insospettito per una intestazione farlocca della Segreteria di Stato, o di altro indirizzo istituzionale da cui scrive Mons. Gaenswein di solito, per una missiva inviata al notissimo don Minutella. Invece, un “Sg.Pe” poteva anche passare, ad esempio, per le innocue iniziali di un privato.

PUBBLICITÀ


Lettera falsa di Mons. Ganswein a Don Minutella
Ma siccome i bergogliani, gli una cum, e i tradizional-sedevacantisti hanno difficoltà a capire e ad accettare anche questa ovvia considerazione, ci hanno dato dei fanfaroni: leggete cosa scrive il bergoglianissimo Giovanni Marcotullio su Aleteia ove ha dato dello “scriba complottista” e dello “scrivano di don Minutella” al sottoscritto, reo di aver messo in dubbio l’autenticità della lettera e di voler “negare l’evidenza”. Da parte tradizional-sedevacantista, imperdibili i post Telegram dell’una cum Don Tullio Rotondo e le ironie del sedevacantista Piergiorgio Seveso che pubblica post dall’inacidito sarcasmo.

Post sulla lettera falsa di Mons. Ganswein a Don Minutella
Spiritosi. Peccato che questa mattina sul giornale tedesco Kath.net lo stesso Mons. Gaenswein abbia dichiarato, sdegnato, che la lettera è UN FALSO.

“Sono lieto di rispondere alla sua richiesta, e con fermezza: la lettera è un falso e una menzogna. Pura fake news!”. Della portata di questa dichiarazione tratteremo in seguito.


LEGGI ANCHE...
ALLERTA ALIMENTARE
Se ce l'hai nel freezer buttalo
ALLERTA ALIMENTARE
Oppela.
Dobbiamo ammettere che il segretario di papa Benedetto ci ha un po’ anticipato: per questa sera era già prevista una diretta con don Minutella nella quale daremo ampia dimostrazione di quello che tanti altri fedeli avevano già capito da soli e segnalato all’email dell’inchiesta [email protected].

Infatti, le firme di Mons. Gaenswein sono clamorosamente falsificate: già a occhio nudo, sul pdf pubblicato da don Ariel Levi di Gualdo sul suo sito “L’Isola di Patmos” QUI potete notare un rettangolo di un’altra sfumatura di bianco che le circonda, che diventa evidentissimo accentuando un poco il contrasto e scurendo l’immagine. Scaricate il file, traformatelo in jpg e divertitevi con la luminosità e il contrasto.

Lettera falsa di Mons. Ganswein a Don Minutella
Ma soprattutto, le firme sono IDENTICHE. Nonostante la prima, nella lettera italiana, sia vezzosamente inclinata, sono uguali: è solo distanziato un puntino della dieresi.

Lettera falsa di Mons. Ganswein a Don Minutella
Un lettore, Maurizio, bravissimo, ha pure trovato l’originale presente sul web, sul sito “effigi”, QUI da dove è stata rubata. Qui è pubblicata, in discreta definizione, la firma dell’arcivescovo in calce a una lettera del 2014 di ringraziamento a Julian Carron.

Le firme sono state non solo artatamente copiate, modificate appena per farle sembrare diverse, ma soprattutto sono state ripassate penosamente a mano con il pennarello, tanto da aver lasciato macchie di inchiostro sul retro.

Lettera falsa di Mons. Ganswein a Don Minutella
Quindi la LETTERA A NOME DI MONS. GAENSWEIN MANDATA A DON MINUTELLA E’ FALSA e non ci sono discussioni. E sarebbero gradite pubbliche scuse da parte di Giovanni Marcotullio e da tutti i commentatori sul sito di Marco Tosatti che hanno dileggiato lo scrivente.

Questa sera, su Radio Domina Nostra parleremo diffusamente di questa vicenda, anche e soprattutto delle ripercussioni sulla Magna Quaestio, ovvero la sede impedita del Santo Padre Benedetto XVI.

Il fatto che Mons. Gaenswein abbia rigettato le affermazioni di quella lettera, che abbia negato con fermezza di aver scritto cose simili a don Minutella, comporta conseguenze dirompenti. Infatti, don Minutella non è mai stato rimproverato da papa Ratzinger. Vi spiegheremo anche come e perché papa Benedetto celebra la messa in comunione con se stesso “indegno servo” e non con “papa Francesco”, perché, lo ribadiamo per la millesima volta, Bergoglio non è il papa.

Questa pagliacciata maldestra si è quindi completamente ritorta contro le forze di fatto stanno con l’antipapa Francesco: una cum, bergogliani, tradizionalsedevacantisti. Ne è sortita grande pubblicità alla questione, grande pubblicità a don Minutella e a “Codice Ratzinger” il bestseller edito da Byoblu presentato in tutta Italia grazie alla spontanea dedizione dei fedeli.

Questa pagliacciata maldestra si è quindi completamente ritorta contro le forze che, di fatto, stanno con l’antipapa Francesco: una cum, bergogliani, tradizionalsedevacantisti. Ne è sortita grande visibilità alla questione, ottima pubblicità a don Minutella e a “Codice Ratzinger” il bestseller edito da Byoblu presentato in tutta Italia grazie alla spontanea dedizione dei fedeli.

Complimenti all’ignoto artefice. Come vedete, non conviene mettersi contro il Vicario di Cristo, Colui che è considerato il Logos, la ragione che svela la verità.

( Per le prossime presentazioni di “Codice Ratzinger”, ecco le prossime date: 13 novembre, Gubbio, 19 Cosenza, 27 Catania, 3 dicembre Pordenone, 4 Bologna, 11 Palermo. Per info, su Twitter @cionciandrea o gruppo Facebook “Codice Ratzinger”).

https://isoladipatmos.com/spade-saranno-sg...levi-di-gualdo/

Ariel S. Levi di Gualdo

(breve biografia ufficiale con documenti collegati)

.


Padre Ariel S. Levi di Gualdo, immagine d’archivio, foto del mese di novembre 2020

Ariel S. Levi di Gualdo, iscritto agli atti civili Stefano Levi di Gualdo (Grosseto, 19 agosto 1963), riceve il Santo Battesimo al 5° giorno di vita nella cappella dell’Ospedale di S. Maria della Misericordia, ubicato nel capoluogo della Maremma toscana, è un presbitero e teologo cattolico tosco-romano.



(dall’ordinazione sacerdotale a seguire)

Padre Ariel S. Levi di Gualdo, nato da famiglia paterna romana e famiglia materna toscana, cresciuto tra Roma e la bassa Maremma toscana, è consacrato sacerdote a Roma da S.E. Mons. Luigi Negri il 1° maggio 2010 nella Chiesa di Santa Prisca all’Aventino per la Diocesi di San Marino Montefeltro. Dipende dalla giurisdizione canonica di S.E. Mons. Andrea Turazzi ed è un presbitero residente fuori Diocesi col benestare del Vescovo per motivi legati al sacro ministero e agli studi di ricerca. Alla sacra ordinazione assume il nome di Ariel (dall’ebraico biblico Leone di Dio), seguendo un’antica tradizione dei Padri della Chiesa, che mutando nome recidevano ogni legame con la vita precedente. Svolse quindi a Roma l’intero ciclo formativo e ivi ricevette i sacri ordini e cominciò a esercitare il sacro ministero. È specialista in teologia dogmatica e storia del dogma, con riconosciute competenze scientifiche in storia, filosofia e diritto. È abilitato al ministero di esorcista (2010) e alla postulazione delle cause dei santi (2011). Lingue parlate: inglese, francese, spagnolo; lettura e traduzione: tedesco, portoghese; Lettura e traduzione lingue antiche: ebraico, greco, latino.

.

Attività pastorali svolte nell’ultimo decennio

predicatore, confessore, direttore spirituale, consigliere privato di autorità ecclesiastiche e di autorità civili

.

Attività socio-culturali svolte nell’ultimo decennio

Fondatore della rivista di teologia ecclesiale e di aggiornamento pastorale L’Isola di Patmos, 2014
Direttore responsabile della rivista L’Isola di Patmos (Albo speciale dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, 2018)
Fondatore delle omonime Edizioni L’Isola di Patmos, 2018
.

Attività pubblicistica

È autore di alcune centinaia di articoli di carattere storico, filosofico, teologico, giuridico e socio-ecclesiale pubblicati principalmente sulla rivista L’Isola di Patmos



Libri (saggistica)

Erbe amare – Il secolo del Sionismo, Iª ed. esaurita Roma 2006, IIª ed. in distribuzione, Roma 2021, Edizioni L’Isola di Patmos, ISBN 9788894506617
E Satana si fece trino – Relativismo individualismo disubbidienza, analisi sulla Chiesa del terzo millennio. Iª ed. esaurita Roma 2011, IIª ed. in distribuzione, Roma 2019, Edizioni L’Isola di Patmos, ISBN 9788894463200
Quanta cura in cordibus nostris, Iª ed. esaurita Roma 2013, di prossima ristampa
Prete disoccupato, Iª ed. esaurita Roma 2013, di prossima ristampa
La setta neocatecumenale – L’eresia si fece Kiko e venne ad abitare in mezzo a noi, Iª ed. Roma 2019, IIª 2021, Edizioni L’Isola di Patmos, ISBN 9788894463286
La Chiesa è il coronavirus – Tra supercazzole e prove di fede, l’apostolato dei Padri de L’Isola di Patmos in tempo di pandemia. Co-autori Ivano Liguori, Ofm.capp. Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P., Iª ed. Roma 2020, IIª 2021, Edizioni L’Isola di Patmos, ISBN 9788894463231
L’aspirina dell’Islam moderato – Quando l’Europa inventa ciò che non esiste e nega il pericolo reale, Iª ed. Roma 2020, Edizioni L’Isola di Patmos, ISBN 9788894506600
Pio XII e la Shoah – Essere grati a chi ti ha salvato la vita è una umiliazione che alcuni non reggono, Iª ed. Roma 2021, Edizioni L’Isola di Patmos, ISBN 9788894463248
Libri (narrativa)

Nada te turbe – Romanzo storico, Iª ed. esaurita Roma 2010, IIª in distribuzione, Roma 2019, Edizioni L’Isola di Patmos, ISBN 9788894463262
Il cammino delle tre chiavi – romanzo fantastico, Iª ed. Roma 2021, Edizioni L’Isola di Patmos, ISBN 9788894506686

Partecipazione a programmi televisivi

Servizio Pubblico, condotto da Michele Santoro, stagione 2013/2014

Dritto e Rovescio, condotto da Paolo Del Debbio, ospite-opinionista nella stagione 2019/2020 e nella stagione 2020/2021

Domenica Live, condotto da Barbara D’Urso, stagione 2020/2021

Zona Bianca, condotto da Giuseppe Brindisi, ospite-opinionista nella stagione 2021

Tra le principali interviste recenti

Rodrigo Craveiro, Correio Braziliense, edizione del 23 febbraio 2013, edizione del 26 febbraio 2013, edizione del 27 febbraio 2013, edizione del 1° marzo 2013 (nella quale anticipò prima del conclave l’elezione al sacro soglio del Cardinale Jorge Mario Bergoglio), edizione del 14 marzo 2013, edizione del 21 giugno 2013, edizione del 7 ottobre 2013

Roberto Marchesini, La Nuova Bussola Quotidiana, edizione del 14 gennaio 2013

Stefano Filippi, La Verità, edizione del 9.12.2019

Francesco Boezi, Il Giornale, edizione del 5 luglio 2020; edizione del 12 dicembre 2019; edizione del 28 novembre 2020; edizione del 25 dicembre 2020;

Francesco Curridori, Il Giornale, edizione del 22 novembre 2020

.

Lectiones magistrales, video lezioni e video conferenze

Vedere archivio del Canale YouTube de L’Isola di Patmos

.

_____________________________________

NOTA

Su Ariel S. Levi di Gualdo circolano in rete notizie totalmente false diffuse da vari forum di discussione e finite poi in vari social network. A tutela della sua figura pubblica è stata divulgata questa biografia ufficiale per chiarire che certe notizie biografiche non sono attribuibili al diretto interessato che alla loro divulgazione è da sempre totalmente estraneo.

© Edizioni L’Isola di Patmos, febbraio 2021
view post Posted: 21/1/2024, 10:21 Amelia. Una rotonda per don Gelmini, prete stupratore, truffatore e bancarottiere - La stanza del peccato


https://umbria7.it/2024/01/il-comune-di-am...ierino-gelmini/

Il Comune di Amelia intitola la rotonda delle Nazioni a don Pierino Gelmini
La cerimonia nel giorno dell’anniversario della nascita del fondatore della Comunità Incontro
20 Gennaio 2024
DIEGO DIOMEDI
AMELIA – Nonostante il freddo la cerimonia di intitolazione della Rotonda delle Nazioni a don Pierino Gelmini, è stata caldissima. E, anzi, il vento ha reso ancora più suggestivo lo spettacolo degli Sbandieratori e Musici della città di Amelia. «La ricorrenza lo richiedeva – ha detto la sindaca Laura Pernazza – 99 anni dalla nascita del fondatore della Comunità Incontro. Questa amministrazione glielo doveva per lo straordinario lavoro svolto con passione a contrasto delle dipendenze.

All’evento hanno preso parte numerosi cittadini , le autorità locali, il questore di Terni Failla, il vice prefetto Silvia Riccetti, il comandante dei Carabinieri Antonio De Rosa, il comandante dei Vigili del Fuoco Terni Paolo Nicolucci, la comandante del nucleo operativo della Guardia di Finanza Maria Stella Ranaudo, l’ regionale Enrico Melasecche Germini, la consigliera regionale Eleonora Pace, la vice preside dell’Istituto Omnicomprensivo di Amelia Cinzia Bonomo, il vice presidente del comitato della Croce Rossa di Avigliano Umbro con una delegazione di volontari, la vice presidente dell’Ente Palio dei Colombi Teresa Quadraccia.

Non è mancato Mogol, l’amico di don Pierino Gelmini. La Comunità Incontro ha preso parte alla cerimonia con il presidente Giuseppe Lorefice, il direttivo al completo con il capo struttura Giampaolo Nicolasi insieme ad una delegazione dello staff multidisciplinare e dei ragazzi impegnati nel percorso terapeutico. Poi la benedizione da parte di Padre Sergio Prina Cerai.

http://qn.quotidiano.net/2007/08/05/29205-...a_pierino.shtml
La vera storia di don Pierino
"Quattro anni passati in carcere"Francesco Grignetti su La Stampa ricostruisce il passato del prete in lotta contro la droga che in giardino aveva una Jaguar: per due volte finì dietro le sbarre con accuse di truffa e bancarotta fraudolenta

Milano, 5 agosto 2007 - C’è stato un altro don Pierino prima di don Pierino. Un prete che ha sempre sfidato le convenzioni, ma che di guai con la giustizia ne ha avuti tanti, ed è pure finito in carcere un paio di volte. A un certo punto è stato anche sospeso «a divinis», salvo poi essere perdonato da Santa Romana Chiesa.

E’ il don Gelmini che non figura nelle biografie ufficiali. I fatti accadono tra il 1969 e il 1977, quando don Pierino era ancora considerato un «fratello di». Una figura minore che viveva di luce riflessa rispetto al più esuberante padre Eligio, confessore di calciatori, amico di Gianni Rivera, frequentatore di feste, fondatore delle comunità antidroga «Mondo X» e del Telefono Amico.

Anni che furono in salita per don Pierino e che non vengono mai citati nelle pubblicazioni di Comunità Incontro. Per forza. Era il 13 novembre 1969 quando i carabinieri lo arrestarono per la prima volta, nella sua villa all’Infernetto, zona Casal Palocco, alla periferia di Roma. E già all’epoca fece scalpore che questo sacerdote avesse una Jaguar in giardino.

Lui, don Pierino, nella sua autobiografia scrive che lì, nella villa dell’Infernetto, dopo un primissimo incontro-choc con un drogato, tale Alfredo, nel 1963, cominciò a interessarsi agli eroinomani. In tanti bussavano alla sua porta. «Ed è là che, ospitando, ancora senza tempi o criteri precisi, ragazzi che si rivolgono a lui, curando la loro assistenza legale e visitandoli in carcere, mette progressivamente a punto uno stile di vita e delle regole che costituiranno l’ossatura della Comunità Incontro».

All’epoca, Gelmini aveva un certo ruolo nella Curia. Segretario di un cardinale, Luis Copello, arcivescovo di Buenos Aires. Ma aveva scoperto la nuova vocazione. «Rinunciai alla carriera per salire su una corriera di balordi», la sua battuta preferita.

I freddi resoconti di giustizia dicono in verità che fu inquisito per bancarotta fraudolenta, emissione di assegni a vuoto, e truffa. Lo accusarono di avere sfruttato l’incarico di segretario del cardinale per organizzare un’ambigua ditta di import-export con l’America Latina. E restò impigliato in una storia poco chiara legata a una cooperativa edilizia collegata con le Acli che dovrebbe costruire palazzine all’Eur. La cooperativa fallì mentre lui rispondeva della cassa. Il giudice fallimentare fu quasi costretto a spiccare un mandato di cattura.

Don Pierino, che amava farsi chiamare «monsignore», e per questo motivo si era beccato anche una diffida della Curia, sparì dalla circolazione. Si saprà poi che era finito nel cattolicissimo Vietnam del Sud dove era entrato in contatto con l’arcivescovo della cittadina di Hué. Ma la storia finì di nuovo male: sua eminenza Dihn-Thuc, e anche la signora Nhu, vedova del Presidente Diem, lo denunciarono per appropriazione indebita. Ci fecero i titoloni sui giornali: «Chi è il monsignore che raggirò la vedova di Presidente vietnamita».

Dovette rientrare in Italia. Però l’aspettavano al varco. Si legge su un ingiallito ritaglio del Messaggero: «Gli danno quattro anni di carcere, nel luglio del ‘71. Li sconta tutti. Come detenuto, non è esattamente un modello e spesso costringe il direttore a isolarlo per evitare “promiscuità” con gli altri reclusi». Cattiverie.

Fatto sta che le biografie ufficiali sorvolano su questi episodi. Non così i giornali dell’epoca. Anche perché nel 1976, quando queste vicende sembravano ormai morte e sepolte, e don Pierino aveva scontato la sua condanna, nonché trascorso un periodo di purgatorio ecclesiale in Maremma, lo arrestarono di nuovo.

Questa volta finì in carcere assieme al fratello, ad Alessandria, per un giro di presunte bustarelle legate all’importazione clandestina di latte e di burro destinati all’Africa. Si vide poi che era un’accusa infondata. Ma nel frattempo, nessuna testata aveva rinunciato a raccontare le spericolate vite parallele dei due Gelmini. Ci fu anche chi esagerò. Sul conto di padre Eligio, si scrisse che non aveva rinunciato al lusso neppure in cella.

Passata quest’ennesima bufera, comunque, don Pierino tornò all’Infernetto. Sulla Stampa la descrivevano così: «Due piani, mattoni rossi, largo muro di cinta con ringhiera di ferro battuto, giardino, piscina e due cani: un pastore maremmano e un lupo. A servirlo sono in tre: un autista, una cuoca di colore e una cameriera».

Tre anni dopo, nel 1979, sbarcava con un pugno di seguaci, e alcuni tossicodipendenti che stravedevano per lui, ad Amelia, nel cuore di un’Umbria che nel frattempo si è spopolata. Adocchiò un rudere in una valletta che lì chiamavano delle Streghe, e lo ottenne dal Comune in concessione quarantennale. Era un casale diroccato. Diventerà il Mulino Silla, casa-madre di un movimento impetuoso di comunità.

Gli riesce insomma quello che non era riuscito al fratello, che aveva anche lui ottenuto in concessione (dal proprietario, il conte Ludovico Gallarati Scotti, nel 1974) un rudere, il castello di Cozzo Lomellina, e l’aveva trasformato, grazie al lavoro duro di tanti volontari e tossicodipendenti, in uno splendido maniero. Ma ormai la parabola di padre Eligio era discendente. Don Pierino, invece, stava diventando don Pierino.

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezion...24354girata.asp
3/8/2007 (7:42) - IL SACERDOTE NELLA BUFERA
Abusi, don Gelmini indagato

Alcuni ragazzi della comunità contro il prete anti-droga: molestati sessualmente
FRANCESCO GRIGNETTI
TERNI
L’indagine è segretissima e non c’è da meravigliarsi: dipende dall’altisonanza del nome coinvolto. Don Gelmini, il carismatico sacerdote antidroga, il mitico «don Pierino» che compare spesso e volentieri alla televisione a discettare dei valori che una volta c’erano e che ora non ci sono più, guru di tanti uomini politici, fondatore della Comunità Incontro, è indagato per abusi sessuali.

Lo accusano diversi ex ospiti della sua comunità. Per le strutture di Amelia, al Mulino Silla, in quasi trent’anni sono passati migliaia di giovani tossicodipendenti alla ricerca di una nuova vita. Molti ce l’hanno fatta. Il metodo spesso funziona. Ma secondo quanto risulta alla procura di Terni, non è tutto oro quel che luccica. Dietro il carisma di don Pierino, ci sarebbe un lato oscuro. Un’indicibile linea d’ombra che il sacerdote avrebbe oltrepassato ai danni di alcuni tra i più deboli (psicologicamente e fisicamente) e che ora sono diventati Grandi Accusatori.

C’è imbarazzo, però, negli uffici di giustizia ternani, retti dal procuratore capo Carlo Maria Scipio, a parlare di questa storia. Di più: c’è estrema cautela. E nessuna voglia di cavalcare il caso. Innanzitutto perché è evidente che quest’inchiesta che sporca il nome di don Gelmini si porterà dietro una valanga di polemiche politiche: il sacerdote è un eroe per il centrodestra, un’icona, un punto di riferimento per Berlusconi, Casini, Fini e tanti altri. Secondo, perché si tocca un mostro sacro per tante famiglie italiane, un campione della lotta alla droga, uno che viene addirittura osannato da chi è stato beneficiato. Non soltanto in Italia, peraltro. Il suo metodo comunitario è stato esportato in mezzo mondo. D’altra parte la piaga della droga colpisce dappertutto. E il suo metodo, appunto, funziona.

Terzo elemento di prudenza, che non sfugge alla valutazione dei pm: chi accusa don Pierino sono giovani che hanno avuto o hanno tuttora a che fare con le droghe, insomma sono testimoni non propriamente granitici, qualcuno è anche scivolato nella delinquenza. C’è chi si trova in carcere per piccoli reati e il suo racconto è stato verbalizzato in un parlatorio. Brutto segno per un eventuale dibattimento. E ci si interroga. Magari ci potrebbero essere motivi di risentimento. Transfer psicologici da ben ponderare. Passioni che si sono trasformate in odio. Reazioni inconsulte contro un prete che pretendere il rispetto delle sue regole.

E’ un fatto, però, che l’indagine penale è in corso da diversi mesi. E finora non è stata archiviata. Anzi. Sono oltre sei mesi che si ascoltano testimoni, si ricostruiscono vicende piccole e grandi, si cercano riscontri. E’ stato sentito anche l’indagato. Don Pierino, ottant’anni suonati, uno che nella sua vita ne ha viste tante, e ultimamente si sta spendendo per i bambini diseredati del Terzo Mondo, in Brasile o in Thailandia, s’è dovuto trovare un avvocato e con l’assistenza del legale ha subito a Terni un lungo, drammatico interrogatorio. Ora, che sia un sacerdote di polso, dal carattere fumino, e dalla battuta pronta, è noto anche al grande pubblico. Figurarsi la sua reazione quando gli sono stati contestati questi e quei racconti, certe accuse infamanti, questioni pruriginose, sesso estorto. Ma tant’è.

Sembra che le dichiarazioni di accusa siano molte e abbastanza concordanti. I racconti, alla fin fine, sono sempre gli stessi. Ruotano attorno a una comunità chiusa dove c’è una figura di enorme carisma che non si limiterebbe a prendersi cura delle anime. Così sarebbe successo in alcuni casi, almeno, a giudicare dai verbali che si sono accumulati nei fascicoli della procura. Su questo aspetto segreto della vita comunitaria al Mulino Silla sono stati interrogati anche molti volontari che bazzicano la comunità, e collaboratori di don Pierino, e sacerdoti, e diversi ex ospiti. Ma su questo capitolo il segreto istruttorio è ferreo e non se ne sa nulla.
view post Posted: 20/1/2024, 05:18 Cassazione: niente assegno di invalidità per i preti in servizio - Diritti civili
1229373_f212f


https://www.iqnotizie.it/notizia/IQ18420-3...mento-del-clero

venerdì, 19 gennaio 2024 | 11:14
Niente assegno di invalidità per il sacerdote che percepisce la remunerazione per il sostentamento del clero
La remunerazione corrisposta per il sostentamento del clero equiparata, a fini fiscali, al reddito da lavoro dipendente è computabile ai fini dei redditi rilevanti per l'erogazione dell'assegno d'invalidità (Cassazione - sentenza 04 gennaio 2023 n. 220, sez. lav.).


La Corte d'appello di Napoli giudicava legittima la revoca dell'assegno d'invalidità, disposta nei confronti del richiedente per ragioni di reddito, connesse con la remunerazione percepita in qualità di sacerdote.
Ad avviso della Corte territoriale il richiedente non poteva vantare alcun diritto alla prestazione assistenziale a causa della insussistenza del requisito reddituale di legge; allo stesso, difatti, spettava la remunerazione per il sostentamento del clero (art. 24, L 20 maggio 1985 n. 222), equiparata, ai fini IRPEF, a redditi di lavoro dipendente e dunque computabile ai fini del diritto alle prestazioni riservate agl'invalidi civili.
Avverso tale decisione il sacerdote ha proposto ricorso per cassazione, lamentando che la Corte di merito avesse errato nel reputare la remunerazione corrisposta ai sacerdoti rilevante ai fini dell'osservanza dei limiti di reddito vigenti per la concessione dell'assegno d'invalidità civile.



La decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, rilevando, preliminarmente, che, ai fini della concessione dell'assegno mensile di invalidità (art. 13 della legge n. 118 del 1971), occorre considerare il reddito imponibile e, pertanto, la base imponibile da assoggettare a tassazione IRPEF, ai fini del riconoscimento della pensione d'invalidità civile, che rappresenta il paradigma di riferimento, quanto ai requisiti reddituali.
Invero, la funzione della prestazione assistenziale di sostegno, destinata a sovvenire a una situazione di bisogno, impone di fare riferimento al reddito nell'effettiva disponibilità di chi richieda la prestazione, in carenza di previsioni di segno diverso.
Il dato normativo, come evidenziato dai giudici di legittimità, conferisce rilievo al reddito assoggettato a tassazione ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche ed enuclea tassative ipotesi di esclusione e di deroga, correlate a situazioni che il legislatore reputa meritevoli di speciale considerazione.
Quel che rileva è, dunque, l'indice formale dell'assoggettamento all’IRPEF.
Ciò posto, il Collegio ha ricordato che la remunerazione spettante al clero è riconducibile a pieno titolo al reddito rilevante ai fini dell'IRPEF, in conseguenza dell'assimilazione ai redditi da lavoro dipendente sancita dalla normativa speciale e ribadita dalla disciplina generale del Testo unico delle imposte sui redditi.
La predetta equiparazione, inoltre, non può essere circoscritta ai fini fiscali, in quanto è proprio la normativa fiscale, con l'individuazione del reddito tassato ai fini dell'IRPEF, ad assurgere a pietra di paragone per la definizione dei requisiti economici prescritti dalla legge per accedere all'assegno mensile.
Tanto premesso, il Collegio ha ritenuto condivisibili le conclusioni dei giudici di merito nel caso sottoposto ad esame e confermato la legittimità della revoca dell'assegno d'invalidità, in applicazione al principio di diritto secondo cui, ai fini dell'erogazione dell'assegno mensile disciplinato dall'art. 13, L 30 marzo 1971 n. 118, occorre tener conto della remunerazione corrisposta per il sostentamento del clero, in quanto equiparata, a fini fiscali, al reddito da lavoro dipendente e dunque computabile nella valutazione delle condizioni economiche prescritte per accedere alla prestazione in esame, in difetto di previsioni di diverso tenore.

di Chiara Ranaudo

Fonte normativa

Cassazione - sentenza 04 gennaio 2023 n. 220, sez. lav.
view post Posted: 19/1/2024, 08:34 Argentina. Vescovo appena nominato si dimette per accusa di stupro - La stanza del peccato
La donna: "l'ho denunciato da tempo". Vaticano: "voci senza fondamento"



www.pillarcatholic.com/p/second-ar...-in-row-resigns

Il secondo vescovo argentino consecutivo si dimette prima dell'insediamento
LUCA COPPEN
17 gennaio 2024 . 18:51

Mercoledì una sede argentina è diventata nuovamente vacante dopo che un secondo vescovo consecutivo si è dimesso prima di essere insediato a capo della diocesi.

Mons. Gustavo Larrazábal, Vescovo Ausiliare di San Juan de Cuyo (Argentina). Scout408 tramite Wikimedia (CC0).
Papa Francesco ha accettato le dimissioni il 17 gennaio del vescovo Gustavo Larrazábal, 62 anni, 35 giorni dopo averlo nominato vescovo di Mar del Plata, nell'Argentina orientale, e appena tre giorni prima dell'insediamento di Larrazábal .

Il papa aveva nominato Larrazábal il giorno in cui aveva accettato le dimissioni del vescovo José María Baliña, 65 anni, 22 giorni dopo averlo nominato capo della diocesi che serve circa 774.000 cattolici.

Il Vaticano non ha fornito motivazioni per le dimissioni di nessuno dei due vescovi. Ma Baliña ha detto, in una lettera del 5 dicembre ai cattolici di Mar del Plata, di aver sofferto dopo un intervento chirurgico per un distacco di retina e di aver deciso di dimettersi “dopo ulteriore discernimento e consultazione con la Santa Sede”.

In una lettera del 17 gennaio ai membri della diocesi, Larrazábal scriveva: “Condivido con voi che dopo un processo di discernimento e di preghiera condotto in modo molto coscienzioso, ho concluso che non è opportuno assumere il governo pastorale della diocesi di Mar del Plata ed io abbiamo presentato le mie dimissioni a Papa Francesco, che con molta comprensione le ha accettate”.

“Per questo motivo continuerò il mio servizio come vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di San Juan”.


Una mappa che mostra l'ubicazione della diocesi di Mar del Plata nella provincia di Buenos Aires e in Argentina. Croberto68 tramite Wikimedia (CC BY-SA 3.0).
Prima delle dimissioni di Larrazábal, la nunziatura apostolica in Argentina ha fatto il consueto passo di rilasciare un comunicato pubblico in cui sottolineava che la Santa Sede aveva “piena fiducia” nel vescovo.

Il comunicato stampa del 9 gennaio deplorava anche quelle che descriveva come “le voci che circolano e non hanno alcun fondamento”.

La nunziatura non ha precisato la natura delle voci, ma il quotidiano locale La Capital ha riferito lo stesso giorno che l'insediamento di Larrazábal era in dubbio a causa dell'emergere di accuse contro il vescovo, membro dell'ordine clarettiano.

Il giornale afferma che Larrazábal ha dovuto affrontare accuse di molestie e abuso di potere da parte di una donna anonima di Mar del Plata che lavora per un'organizzazione legata alla Chiesa. Ha affermato che i suoi giornalisti hanno "raccolto testimonianze di persone molto vicine alla donna", che non hanno voluto parlare con i media.

“La donna, 56 anni, accusa che i fatti sono avvenuti a Buenos Aires tra il 2007 e il 2013, dopo i quali il religioso è stato trasferito a Mendoza, provincia dove era nato il 31 gennaio 1961, nella località di San José, Dipartimento di Guaymallén”, ha scritto La Capital.

Larrazábal, nominato vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di San Juan de Cuyo, nell'Argentina occidentale, nel marzo 2022, non sembra aver risposto pubblicamente alle accuse .


La diocesi di Mar del Plata è diventata vacante il 28 luglio 2023, quando il suo vescovo Gabriel Antonio Mestre è stato nominato arcivescovo di La Plata, succedendo al cardinale Víctor Manuel Fernández, dopo che Fernández è stato nominato prefetto del Dicastero vaticano per la Dottrina della Fede.

Mentre Papa Francesco considera la sua terza scelta per la diocesi, il vescovo ausiliare di Buenos Aires Ernesto Giobando, SJ, fungerà da amministratore apostolico di Mar del Plata.

La diocesi, fondata nel 1957 dai territori dell'arcidiocesi di Bahía Blanca e dell'arcidiocesi di La Plata, conta 49 parrocchie, 68 sacerdoti, 14 diaconi permanenti, 74 religiose e 23 religiosi.

Il suo secondo vescovo fu Eduardo Francisco Pironio, che fu poi nominato cardinale e prestò servizio come presidente del Pontificio Consiglio per i Laici a Roma. È stato beatificato il 16 dicembre 2023, nella Basilica di Nostra Signora di Luján a Buenos Aires.

www.fanpage.it/esteri/nuovo-scanda...papa-francesco/
18 GENNAIO 2024
11:04
Nuovo scandalo legato ad abusi sessuali in Argentina: si dimette il vescovo voluto da papa Francesco
Monsignor Gustavo Larranzabal è stato accusato di molestie da una donna. Nonostante questo, il pontefice lo ha difeso strenuamente fino alla fine.
A cura di Michele M. Ippolito
342
CONDIVISIONI
COMMENTA

CONDIVIDI



Nuovo scandalo legato ad abusi sessuali in Argentina. Papa Francesco, nelle scorse ore, ha accettato la rinuncia di monsignor Gustavo Larrazabal dall’incarico di vescovo di Mar de la Plata, che avrebbe dovuto assumere il prossimo 20 gennaio. È il secondo vescovo in pochi mesi che si dimette dall’incarico senza prima assumerlo e, al suo posto, il Papa ha nominato non un nuovo vescovo ma un amministratore apostolico.

La vicenda sta creando imbarazzo in Vaticano, perché il pontefice, che ha più volte preso posizioni nettissime contro gli abusi sessuali, ha difeso fino alla fine la nomina di Larranzabal.

LEGGI ANCHE
Papa Francesco: "Il piacere sessuale è un dono di Dio ma è minato dalla pornografia"

Monsignor Gustavo Larrazabal
Monsignor Larranzabal si è dimesso dopo che è infuriata una polemica legata ad accuse di abusi sessuali da parte di una donna nei suoi confronti, nonostante il Vaticano avesse bollato in un comunicato queste accuse come “prive di fondamento” e il prelato avesse ottenuto il massimo sostegno della nunziatura apostolica in Argentina.


Il Vaticano non ha commentato la rinuncia di monsignor Larranzabal, mentre lo stesso nunzio (cioè l’ambasciatore vaticano in Argentina) ha fatto una vera e propria retromarcia emettendo una dichiarazione per la stampa in cui afferma che "al termine di un processo di discernimento e preghiera realizzato con molta coscienza monsignor Larranzabal è giunto alla conclusione che non è opportuno assumere il governo pastorale della diocesi di Mar de la Plata e ha presentato la sua rinuncia a papa Francesco che, con molta comprensione, l’ha accettata".

Nonostante ciò, lo scandalo era ormai troppo evidente e Larranzabal, a cui Francesco ha rinnovato la piena fiducia appena pochi giorni fa, ha fatto un passo indietro. Gli abusi sarebbero avvenuti tra il 2007 ed il 2013, ma con maggiore intensità tra il 2008 ed il 2009. La donna, una cinquantaseienne che ha rifiutato di parlare con la stampa per paura, ha già da tempo presentato formale denuncia alle autorità religiose argentine, e avrebbe dichiarato che la situazione è ben nota negli ambienti cattolici di Mar de la Plata.

Non è la prima volta che un nuovo vescovo scelto direttamente da Francesco si trova al centro di uno scandalo prima ancora di assumere il governo della sede assegnatagli. Questo accade con maggiore frequenza che in passato perché, per prassi, era la Congregazione per i Vescovi, guidata da un cardinale, che proponeva al Papa terne di nomi dopo una fase di indagine in cui si scandagliavano pro e contro di ogni possibile nomina.

Negli ultimi anni, invece, Francesco ha declassato la Congregazione a dicastero, depotenziandolo, e decide nella massima autonomia i nomi dei nuovi vescovi, in molti casi, spesso senza verificare approfonditamente le storie dei candidati.


www.korazym.org/100030/lesemplific...a-salta-e-oran/

L’esemplificativo caso delle diocesi argentine di Mar del Plata, Salta e Orán
18 Gennaio 2024 Blog dell'Editore
di Vik van Brantegem


Condividi su...
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 18.01.2024 – Vik van Brantegem] – Ospite a distanza nel salotto di Fabio Fazio sulla Nove [QUI], Papa Francesco ha detto che ha intenzione di visitare l’Argentina, dove non ha più messo piede dopo la partenza per partecipare al Conclave che lo ha eletto. Pare che c’è una certa necessità lì, della sua presenza fisica (anche se la sua presenza a distanza c’è sempre, e pure forte). Nel giro di 2 giorni, sul Bollettino della Santa Sede sono apparse notizie in riferimento alla Diocesi di Mar del Plata e all’Arcidiocesi di Salta (a capo della provincia ecclesiastica di cui fa parte anche la Diocesi di Orán). Iniziamo con il caso Salta-Orán (con i scandali Zanchetta e Cargnello), per poi passare al caso della Diocesi di Mar del Plata (che ha avuto tre vescovi in tre mesi).

Il Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede ha comunicato che il Santo Padre Francesco ha ricevuto oggi in Udienza Mons. Mario Antonio Cargnello, Arcivescovo metropolita di Salta (Argentina). Di Cargnello ci siamo occupato già due anni fa, il 22 aprile 2022, con l’articolo Il caso Cargnello. Nuovo scandalo ecclesiastico in Argentina. Monache di clausura denunciano per violenza di genere l’Arcivescovo di Salta [QUI], di come la massima autorità ecclesiastica della provincia di Salta, la provincia più cattolica dell’Argentina, era stata accusata niente di più e niente di meno di violenza di genere. E come se non bastasse, che la denuncia arrivava da monache di clausura.

Mons. Cargnello è uno dei predecessori (dal 7 aprile 1994 al 24 giugno 1998) di Mons. Gustavo Oscar Zanchetta [QUI] al governo pastorale della Diocesi di Orán e co-consacrante del suo successore Mons. Luis Antonio Scozzina, O.F.M. (che secondo le testimonianze al processo in Argentina ha fatto di tutto per insabbiare il caso Zanchetta). La Diocesi di Orán fa parte della provincia ecclesiastica di Salta.
Quattro mesi dopo della nomina di Mons. Gabriel Antonio Mestre, Vescovo di Mar del Plata (in carica dal 18 luglio 2017) il 28 luglio 2023 ad Arcivescovo metropolita di La Plata (succedendo a Mons. Víctor Manuel Fernández, in carica dal 2 giugno 2018 e il 1º luglio 2023 nominato Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede), il Papa il 21 novembre 2023 ha eletto a Vescovo di Mar del Plata, Mons. José María Baliña (il 26 marzo 2022 era stato nominato Vescovo ausiliare di Buenos Aires, ricevendo l’ordinazione episcopale il 18 giugno successivo). Baliña il 13 dicembre 2023 ha rinunciato e nel contempo il Papa ha eletto al suo posto il Vescovo ausiliare di San Juan de Cuyo, Mons. Gustavo Manuel Larrazábal, C.M.F. (foto di copertina), che a sua volta ha rinunciato ieri, il 17 gennaio 2024, un mese e quattro giorni dopo. Larrazábal avrebbe dovuto prendere possesso domenica prossima, 20 gennaio in occasione di una Celebrazione Eucaristica, prevista alle ore 18.00 nella cattedrale dei Santi Pietro e Cecilia. Nel contempo alla comunicazione della sua rinuncia, il Papa ha nominato Amministratore apostolico sede vacante di Mar del Plata, Mons. Ernesto Giobando, S.I., Vescovo ausiliare di Buenos Aires.

Singolare, nella comunicazione pubblicato sul Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede: “Il Santo Padre ha disposto che S.E. Mons. Gustavo Larrazabal, C.M.F., seguirá come Vescovo Ausiliare di San Juan de Cuyo conservando la Sede titolare Buslacena”), l’uso del verbo “seguirà”, che fa pensare alla fonte come spagnola, ma riportato male, visto che correttamente sarebbe dovuto essere “seguirà siendo” (continuerà ad essere), non “seguirá come”.

Solo una settimana prima, il 9 gennaio 2024, la Nunziatura Apostolica in Argentina aveva diffuso un Comunica stampa, con cui informava: “Il Santo Padre e la Santa Sede hanno piena fiducia nella persona di S.E. Mons. Gustavo Manuel Larrazábal, Vescovo eletto di Mar del Plata. Ci rammarichiamo delle voci che circolano e che non hanno alcun fondamento”.

Diversi media argentini hanno fatto eco ad una presunta preoccupazione in diversi settori della diocesi “essendo venuti a conoscenza di denunce tempestivamente presentate” anni fa contro il vescovo eletto. Secondo le informazioni mediatiche, queste denunce, presentate da una donna di Mar del Plata che attualmente vive nella città di Buenos Aires, sono legate ai reati di molestie e abuso di potere, presumibilmente esercitati da Larrazábal tra il 2007 e il 2013.

In quel periodo, Larrazábal è stato Vicario provinciale dei Claretiani (2002-2012) e Vicario parrocchiale di Corazón de María (1997-2000) e di San Jorge in Florencio Varela (2000-2001).

I giornalisti argentini hanno raccolto testimonianze di persone molto vicine alla donna che ha denunciato il vescovo. “Ha ancora paura e preferisce non parlare alla stampa di questo trauma che ha dovuto vivere”, ha detto una delle fonti ascoltate. Allo stesso modo, è stato chiarito che la donna, che svolge compiti in un’organizzazione molto vicina alla Chiesa, “si è già esposta in modo tempestivo e ha vissuto momenti molto difficili”.

La donna, 56 anni, ha riferito che i fatti sono avvenuti a Buenos Aires tra il 2007 e il 2013, dopodiché, il 25 febbraio 2013 Larrazábal fu trasferito nell’Arcidiocesi di Mendoza, dove era nato nel 31 gennaio 1961. Tutto ciò non ha impedito che la Santa Sede venisse in sua difesa e facesse sì che Papa Francesco lo ha sostenuto strenuamente fino alla fine.

Al momento della sua nomina a Vescovo ausiliare di San Juan de Cuyo il 26 marzo 2022, 2 settimane dopo l’elezione di Papa Francesco, la stampa locale di Mendoza ha scritto che aveva «un rapporto stretto e una comunicazione fluida con Papa Francesco, al punto che lo stesso Bergoglio lo chiama spesso per chiedere consigli».

Ancora prima, il 13 febbraio 2022, il sito Diario Uno scrisse: «Una data, due destinazioni. Gustavo Larrazábal non dimenticherà mai il 25 febbraio 2013. Quel lunedì iniziò il viaggio verso la sua nuova destinazione sacerdotale: Mendoza. E Bergoglio si preparava a volare a Roma, al conclave che il 13 marzo lo avrebbe eletto successore di San Pietro. “Ci siamo salutati in modo molto naturale. Mi ha augurato buona fortuna a Mendoza e mi ha detto che quando sarebbe tornato dal Vaticano sarebbe venuto a trovarmi e bevuto il vino”, ricorda Larrazábal, che ha un rapporto permanente con Papa Francesco. “Gli scrivo e-mail e lui risponde o mi chiama direttamente. Qualche tempo fa, un giorno, mi chiese i dati di un vescovo che aveva nominato per Bariloche. Senza tanto protocollo, gli piace il rapporto diretto con le persone, come sempre».


La lettera di “spiegazioni” ai fedeli che non spiega niente

Tre giorni prima della prevista presa di possesso, Mons. Gustavo Larrazábal ha comunicato la sua rinuncia ai fedeli di Mar del Plata con una lettera, di cui riportiamo di seguito il testo nella nostra traduzione italiana dallo spagnolo:

«San Juan, 17 gennaio 2024
Cari fratelli e sorelle:
Condivido con voi che dopo un processo di discernimento e di preghiera svolto con molta coscienza, sono giunto alla conclusione che non è opportuno assumere il governo pastorale della Diocesi di Mar del Plata e ho presentato le mie dimissioni a Papa Francesco, che con grande comprensione le accettò. Per questo motivo continuerò il mio servizio come Vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di San Juan.
Uniti nella preghiera per tutta la Chiesa.
Padre Vescovo Gustavo Larrazábal».

Dimissioni volontarie?

Lo strumento delle “dimissioni volontarie” di vescovi, è stato utilizzato più volte in passato per nascondere ciò che in realtà è una rimozione. È quanto accaduto a Mons. Manuel Ureña, Arcivescovo emerito di Saragozza, il quale, dopo aver annunciato le sue dimissioni per motivi di salute, ha dichiarato il giorno successivo di essere in perfette condizioni. Più scandaloso è stato il caso di Mons. Gustavo Zanchetta, di cui erano state annunciate le dimissioni da Vescovo di Orán, anche per motivi di salute, quando in realtà era stato oggetto di una denuncia per abusi sessuali su seminaristi, per la quale è stato infine condannato al carcere, ma non prima di aver ricevuto uno strano appoggio personale da parte del Papa, che per lui aveva creato anche un incarico ad hoc in Vaticano.

Una glossa
La fragilità della Santa Sede nella verifica previa sui candidati vescovi

«Se Mons. Larrazábal ha problemi di “molestie”, non va bene come vescovo effettivo ma come ausiliare sì? I poveri fedeli di San Jaun de Cuyo se lo devono tenere? Ci si chiede quale sia il criterio seguito per queste nomine, se sono effettivamente controllati e verificati i candidati oppure, come purtroppo sembra ultimamente avvenire, affidate al mero arbitrio» (MessainLatino-MiL).

Non è detto che passa un tempo tranquillo, il Nunzio Apostolico a Buenos Aires. Tuttavia, non è la prima volta che un vescovo eletto si trova al centro di uno scandalo prima ancora di assumere il governo pastorale della diocesi assegnata. Non è un mistero perché questo accade gli ultimi anni con maggiore frequenza che in passato, quando era la Congregazione per i Vescovi, che dopo una rigorosa fase di indagine previa, con il coinvolgimento in loco della Nunziatura Apostolica, in cui si pesavano i pro e contro di ogni candidato, sottoponeva al Papa una terna di nomi per ogni nomina.
L’attuale Papa invece, bypassando la Congregazione, decide autonomamente sull’elezione di nuovi vescovi – come si vede – spesso senza verificare l’idoneità delle persone scelte da lui in piena autonomia.
Anche Franca Giansoldati, sull’edizione online de Il Messaggero di oggi, osserva che anche questa vicenda fa affiorare la fragilità – almeno negli ultimi anni – del processo delle verifiche previe sui possibili candidati vescovi, evitando di arrivare a testa-coda del genere come è successo a Mar del Plata.

Il dossier arrivato sul tavolo del Papa sul Vescovo Larrazabal – che lo ha poi costretto a rinunciare alla nomina – fa venire in mente altri casi, scrive Giansoldati:
«Tra tutti, forse il più emblematico è avvenuto in Italia. Si tratta della designazione del nuovo ausiliare di Palermo che era stata scelta dal Papa nella persona di un frate cappuccino psicoterapeuta molto potente e molto chiacchierato, padre Giovanni Salonia. Anche in questo frangente la nomina già annunciata dalla Santa Sede era poi stata successivamente ritirata senza mai fornire spiegazioni ufficiali.
Il cappuccino in questione – Salonia – è stato in seguito processato da un tribunale italiano per abusi. Nel capo di imputazione si leggeva: “Nella veste di psicoterapeuta e nello stesso tempo di sacerdote costringeva la suora, una sua paziente, a compiere e subire atti sessuali” in diversi incontri tra il 2009 e il 2013. Per la giustizia italiana quella storia si è risolta. Padre Giovanni Salonia è stato scagionato. I suoi avvocati si sono battuti per il «non luogo a procedere per la tardività della querela e perché il fatto non sussiste». I magistrati hanno accolto solo la prima ipotesi, cioè quella relativa ad una denuncia arrivata fuori tempo massimo. “Querela tardiva – scriveva il giudice Daniela D’Auria – il merito della questione oggetto del procedimento non può essere esaminato”. La vittima, infatti, aveva denunciato solo nel 2017, dopo diversi anni e dopo aver preso coscienza che “non devono esistere terapie psicologiche che prevedono contatti intimi tra psicoterapeuta e paziente, e che questi sono severamente vietati non solo dal codice penale ma anche dalle regole deontologiche”. Per la legge italiana la denuncia della religiosa essendo stata fatta in ritardo è così decaduta. “È da considerarsi tale in quanto sporta dopo oltre 5 anni dai fatti”.
Davanti ai magistrati italiani il religioso Salonia ha sempre rigettato la versione della suora. Anche se nell’interrogatorio aveva confermato di avere avuto in passato una relazione con un’altra sua ex paziente e che proprio per questo era stato parallelamente denunciato in Vaticano. Nell’interrogatorio aveva spiegato – stando agli atti – di avere potuto parlare personalmente con il Papa «moltissime volte» a Santa Marta, sulle voci malevole che arrivavano contro di lui, contenute in lettere piene di accuse che naturalmente lo avrebbero ostacolato a diventare vescovo.
Dalle carte che Il Messaggero ha potuto consultare si legge che Papa Francesco lo convocò per dirgli che erano arrivate lettere sul suo conto che parlavano di abusi. Secondo Salonia il Pontefice gli disse: “Ce l’hanno con te e ti massacreranno sui giornali anche se non c’è niente di vero”. Salonia allora gli suggeriva di non essere consacrato vescovo e il Papa aggiungeva: “Queste lettere rendono difficile consacrarti, anche se non c’è niente di reato”.
L’avvocato del frate, il penalista Pierpaolo Dell’Anno, all’epoca spiegò che la vicenda di padre Salonia “può forse inquadrarsi all’interno delle lotte intestine vaticane suscitate dalla sua nomina a vescovo ausiliario di Palermo”.
Tuttavia per il caso di Palermo, come per quello più recente di Mar del Plata sorge il dubbio che forse i meccanismi per i controlli dei candidati all’episcopato dovrebbero essere rispettati o effettuati meglio» [QUI].

Caso Salonia

Sul caso Salonia abbiamo riportato l’inchiesta giornalistica dal titolo inGiustizia Vaticana che parte dal caso Salonia, a cura di Angelo Di Natale, pubblicata sul sito InSiciliaReport.it in sette parti dal 14 ottobre al 25 novembre 2023 a cadenza settimanale [QUI].
view post Posted: 16/1/2024, 21:53 "Stuprato per 9 anni". Don Cunsolo a processo. - La stanza del peccato
https://www.vrsicilia.it/denuncio-un-sacer...invia-ludienza/

SIRACUSA

Denunciò un sacerdote per abusi, il Gup rinvia l’udienza
Prima di rivolgersi alla polizia, il giovane aveva segnalato i fatti al vescovo di Siracusa, Francesco Lo Manto

di Redazione -
16 Gennaio 2024
Rinvio tecnico per correggere l’omissione di notifica al secondo difensore designato dall’imputato, come segnalato dall’avvocato della parte civile. In seguito alla richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla Procura di Siracusa per il reato di violenza sessuale su minori da parte dell’ex cappellano militare Salvatore Cunsolo, 67 anni, assistito dall’avvocato Antonino Lizio, l’udienza preliminare sarà programmata per il prossimo 30 gennaio. In tale occasione, il Giudice per le indagini preliminari (Gip) Andrea Migneco dovrà pronunciarsi sulla richiesta di incidente probatorio avanzata dal Pubblico Ministero Stefano Priolo, a cui i difensori del giovane querelante (Giovanni Di Giovanni del Foro di Caltanissetta ed Eleanna Parasiliti Molica del Foro di Enna) non si sono opposti.
view post Posted: 16/1/2024, 14:57 Nocera. Scambio politico mafioso su terreni della Curia. Prosciolto don Santoriello, sospeso dalla diocesi - Attualità
https://www.ilmattino.it/salerno/prete_sos...no-7873502.html

Prete sospeso dalla Curia di Nocera, i parrocchiani chiedono il reintegro
II suo nome compare nell’inchiesta della Dda di Salerno

di Nello Ferrigno
Lunedì 15 Gennaio 2024, 19:21

II suo nome era comparso nell’inchiesta “un’altra storia” della Procura di Nocera Inferiore e della Direzione distrettuale antimafia di Salerno sullo scambio politico elettorale che sarebbe avvenuto nel 2017 in piena campagna elettorale per le amministrative. Ma don Alfonso Santoriello, ex parroco del quartiere Montevescovado, non è stato mai indagato.

Al centro dell’inchiesta la costruzione di una casa famiglia e di una mensa in un terreno della parrocchia di San Giuseppe che il boss Antonio Pignataro avrebbe voluto costruire con i favori di alcuni candidati al consiglio comunale.

Nel settembre del 2017 il vescovo della Diocesi Nocera Sarno, monsignor Giuseppe Giudice, allontanò il sacerdote dalla parrocchia. A distanza di anni un gruppo di parrocchiani hanno chiesto al sindaco Paolo De Maio e al dirigente del commissariato di polizia, Aniello Ingenito, il permesso per una fiaccolata “per manifestare pubblicamente solidarietà, vicinanza e stima a don Alfonso per le sue vicissitudini giudiziarie trascorse in queste sette anni di ingiusto allontanamento della parrocchia a lui affidata”. Il corteo è in programma il prossimo 27 gennaio con raduno alle ore 17 a piazza Diaz, vicino al municipio, e arrivo davanti alla cattedrale di San Prisco, dove risiede il vescovo.

Nel novembre scorso la Cassazione ha annullato le condanne per Pignataro, Ciro Eboli, l'ex vicesindaco Antonio Cesarano e l'ex consigliere comunale Carlo Bianco.

L'accusa era di scambio elettorale politico-mafioso.
view post Posted: 16/1/2024, 13:48 La difficile fuga dei preti dalla Chiesa del genocidio russa - Attualità
Stanchi di predicare la guerra e benedire le armi, fuggono o cercano di entrare in altre Chiese nazionali

Padre-uminsikj
Padre Uminskij sospeso a divinis perché pacifista

https://www.asianews.it/notizie-it/La-diff...ussa-59944.html

16/01/2024, 08.47RUSSIA Invia ad un amico
La difficile fuga dei sacerdoti dalla Chiesa russa
di Vladimir Rozanskij
La vicenda di p. Uminskij, sospeso a divinis per il rifiuto di recitare la preghiera della Vittoria, non è un caso isolato. L'ex collaboratore di Kirill Sergej Čapnin, oggi ricercatore negli Usa, racconta di molti sacerdoti stanchi di benedire le armi che vorrebbero passare ad altre Chiese ortodosse nazionali. E tra loro c'è persino chi - per superare gli ostacoli posti da Mosca - cerca di entrare negli Stati Uniti come clandestino dal Messico.


Mosca (AsiaNews) - Molti sacerdoti del patriarcato di Mosca sono ormai esasperati dalla retorica patriottica e guerrafondaia, obbligatoria anche nella recita delle preghiere in Chiesa “per la vittoria della Santa Rus”, e cercano disperatamente una via di fuga. L’ex-collaboratore del patriarca Kirill. Sergej Čapnin, ora ricercatore negli Usa presso la Fordham University, riceve continuamente richieste da parte di molti di loro, che chiedono di continuare il proprio servizio presso una delle altre Chiese ortodosse nazionali, e non sanno come organizzare il passaggio.

Alcuni sacerdoti sono riusciti ad allontanarsi senza dare nell’occhio, facendosi sollevare da tutti gli incarichi e magari trasferendosi in altri Paesi, ma dal 2011 anche questa soluzione è diventata sempre più complicata, con una direttiva patriarcale che permette di uscire za štat, senza incarichi ecclesiastici, solo per motivi di salute, con relativa documentazione di sostegno. In tutti gli altri casi, dopo un breve periodo sabbatico, si è obbligati a tornare nei ranghi, oppure si viene sospesi dal ministero, o addirittura ridotti allo stato laicale, misura applicata più volte soprattutto in questa fase bellica, per evitare “ritirate strategiche” dall’impegno clerical-patriottico.

Come spiega Čapnin, “la macchina punitiva patriarcale è diventata particolarmente efficace negli anni della guerra nei confronti dei preti diversamente pensanti, e soprattutto in quelli che esprimono sentimenti pacifisti”. Si attivano non soltanto i tribunali ecclesiastici centrali, ma anche le commissioni diocesane, che fungono da terminali investigativi prima ancora che disciplinari, coinvolgendo direttamente gli ordinari delle varie eparchie. Nelle sentenze non si iscrive mai il “reato di pacifismo”, ma si accenna genericamente ad atti di disobbedienza.

Ai sacerdoti anche soltanto “poco entusiasti” della propaganda bellica vengono anzitutto rivolte delle ammonizioni benevole, per poi passare alle minacce non solo di punizioni o sospensioni, ma anche di annullamento del privilegio sacerdotale rispetto alla mobilitazione nell’esercito, col rischio di essere inviati al fronte direttamente dal ministero della Difesa. A fine 2022 il patriarca Kirill aveva stretto un accordo con i militari per evitare la coscrizione degli ecclesiastici “finché svolgono le proprie funzioni sacerdotali”.

Ai sacerdoti ridotti allo stato laicale si applica poi la Regola apostolica n.25, che giustifica la massima misura per i chierici che si rendono colpevoli di “azioni immorali, violazione del giuramento e furto”. Il venir meno alle promesse sacerdotali è legato al rifiuto di recitare in chiesa la preghiera per la Vittoria, come nei giorni scorsi è stata emessa l’accusa nei confronti nel noto sacerdote moscovita padre Aleksej Uminskij (nella foto), erede della comunità ecumenica e liberale del “padre spirituale del dissenso” negli anni sovietici, padre Aleksandr Men, assassinato da ignoti nel 1990.

Le altre Chiese ortodosse locali, comprese quelle più vicine storicamente al patriarcato di Mosca come quelle di Bulgaria, Serbia, Cechia e Polonia, o il patriarcato di Antiochia, sono molto restie ad accogliere preti in fuga dalla Russia, sia per complessità di burocrazia ecclesiastica, sia soprattutto per timore di reazioni ostili da parte di Kirill e dell’apparato statale russo. Negli Stati Uniti esistono giurisdizioni ortodosse abbastanza liberali, ma non si permette ai preti russi di entrare ufficialmente nel Paese per svolgere la propria missione; ad alcuni, come ricorda Čapnin, è stato consigliato perfino di entrare come clandestini dal Messico, e già qualche sacerdote ha provato anche questa pericolosa avventura. In generale, i preti che vanno all’estero dovrebbero ricevere un documento di permesso dal patriarcato di Mosca, lasciapassare che ovviamente non ha nessuna intenzione di concedere ai “non allineati”.

Come spiega l’ex-segretario di Kirill, rimane soltanto la “speranza nella Calcedonia salvifica”, rivolgendosi direttamente al patriarcato ecumenico di Costantinopoli, che dalle norme canoniche dell’antico Concilio di Calcedonia dell’anno 451 ha il diritto di restaurare nel ministero i sacerdoti sospesi dai vescovi come “suprema istanza” ecclesiastica. Il patriarcato di Mosca ovviamente non riconosce questo diritto, e cerca di contrastarlo allungando all’infinito i tempi dei processi canonici, lasciando i sacerdoti in un “purgatorio ecclesiastico” da cui è assai difficile uscire.

https://www.asianews.it/notizie-it/La-diff...ussa-59944.html

Patriarcato di Mosca. Padre Aleksej Uminskij sospeso a divinis. Perché?
12 Gennaio 2024 Blog dell'Editore
di Marta Dell'Asta


Condividi su...
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 12.01.2024 – Marta Dell’Asta] – L’antivigilia del Natale ortodosso, il patriarcato di Mosca ha sospeso «a divinis» padre Aleksej Uminskij, uno dei parroci più autorevoli della capitale. Uno shock per i suoi fedeli e una grande perdita per la Chiesa.

Il 5 gennaio, antivigilia del Natale ortodosso, padre Aleksej Uminskij, uno dei parroci più famosi e autorevoli di Mosca, è stato doppiamente colpito dall’autorità ecclesiastica: privato della parrocchia che reggeva da 30 anni è stato anche sospeso «a divinis». Una misura gravissima, in pratica l’azzeramento di un’intera vita pastorale e del ministero sacerdotale. Un colpo simile potrebbe distruggere un sacerdote.

A rendere ancora più pesante, e quasi derisoria la sanzione, è stata la scelta del suo sostituto, che già il giorno seguente ha preso in mano le redini della parrocchia: quel padre Andrej Tkačev sacerdote ucraino transfuga in Russia dal 2014, noto per gli ardenti sermoni televisivi, militarista e sostenitore della «triunità» di russi, bielorussi e ucraini. Lo strappo è tanto più grave perché colpisce non solo la persona di padre Uminskij, ma con lui anche le migliaia di fedeli, malati e loro parenti che a lui si affidavano (padre Aleksej era tra l’altro molto impegnato nel sostegno di varie iniziative di solidarietà sociale): «La vicenda di padre Uminskij è innanzitutto un’immensa tragedia personale per un gran numero di persone», ha detto il biblista ortodosso Andrej Desnickij.

Ancora manca il documento ufficiale della diocesi che definisca le «colpe» del sacerdote a giustificazione di una misura tanto pesante; il suo amico Aleksandr Archangel’skij scrive che «gli hanno consegnato personalmente in mano un biglietto della cancelleria sotterranea, timbrato e protocollato».

Qualcuno (come l’agenzia Rosbizneskonsalting) ritiene che la causa siano le sue dichiarazioni pacifiste e antimilitariste, altri citano specificamente l’intervista rilasciata da Uminskij a Venediktov, ex direttore di radio Echo Moskvy e «agente straniero», l’11 novembre scorso, in cui padre Aleksej suggeriva ai fedeli in crisi di coscienza di fronte alla propaganda bellicista di cercare dei sacerdoti che non facciano dichiarazioni militariste e non preghino per la vittoria. Pare che il vescovo Pitirim di Skopin e Šack abbia definito queste parole come «metastasi dell’infezione terribile del liberalismo che è penetrata nella nostra Chiesa e uccide la nostra patria». Del resto nel recente passato il pacifismo è già stato dichiarato «incompatibile con la dottrina ortodossa».

Nell’impossibilità di pubblicare commenti sui media russi (il portale ortodosso Pravmir si limita a dare la notizia e a fare un asciutto elenco delle qualità di Uminskij, astenendosi da qualsiasi giudizio), la rete invece si è subito riempita di invettive verso il patriarcato ma soprattutto di commenti elogiativi e grati verso il sacerdote sospeso: «Uno dei sacerdoti più intelligenti e lucidi della Chiesa ortodossa russa attuale» scrive Nikolaj Podosokorskij. «Per 30 anni – ha commentato Viktor Sudarikov – è stata edificata una casa dello Spirito, e in un sol giorno una volontà malvagia ha distrutto tutto. Quello del patriarca Kirill è un gesto ignobile e ingiusto, a prova che disprezza i fedeli della Chiesa ortodossa e non tollera la libertà di spirito».

E ancora Archangel’skij: «Il nostro caro padre Aleksej Uminskij è stato licenziato come parroco e sospeso “a divinis”; questo solo fatto ferisce un numero enorme di persone. Ma coloro che hanno preso la decisione hanno cercato di ferire ancora di più, programmandola per Natale, in modo da rovinare la festa, e hanno sostituito padre Aleksandr con Tkačev, persona incompatibile con la parrocchia, per cercare di rovinargli il fegato. Inutile domandarsi se il sadismo morale sia compatibile con la predicazione di Cristo».
Il giornalista Leonid Vinogradov ha scelto per il suo post un’epigrafe drammatica ma appropriata: «Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,10), aggiungendo più sotto che «padre Aleksej è un vero pastore che attraverso i social e i media invita sempre i suoi parrocchiani, e chiunque, a cercare Dio. E non invita soltanto, ma dà l’esempio per primo».

In effetti, oltre alle doti di predicatore, alla grande cultura e alle capacità comunicative, sono note a molti la fede e la carità di padre Aleksej; la stessa Lida Moniava, attivista ortodossa che ha fondato gli hospice pediatrici in Russia, ha voluto raccontare alcuni aspetti «privati» del sacerdote, come il suo costante impegno per i sofferenti: «Per oltre 10 anni padre Uminskij ha viaggiato su e già per Mosca e provincia a portare la comunione a domicilio ai bimbi morenti. Ogni anno nella sua parrocchia della Trinità celebrava un servizio funebre per i bimbi morti all’hospice. Vi partecipavano genitori, nonni, fratelli, sorelle, anche gli operatori sanitari. Tutti piangevano, poi rivolgevano a padre Aleksej delle domande difficili: perché Dio ha permesso questo? Perché non ha ascoltato le nostre preghiere? Ed ora che faremo?

Padre Aleksej trovava le parole giuste… Lui non era di quelli che danno risposte pie e confortanti, come fanno spesso i preti, la melassa non aiuta quando il dolore è autentico. Io voglio molto bene a padre Aleksej anche per il coraggio che aveva di guardare la verità negli occhi e di non scantonare mai… Lo ascoltavano, lo seguivano, i bambini morenti lo mandavano a chiamare, in lui cercavano conforto i genitori dopo la morte del figlio. Molti di loro, genitori e figli, sono stati portati alla fede, a Dio, alla Chiesa da padre Aleksej».

In cambio, conclude attonita Moniava, «per qualche ignoto motivo, invece di dare a padre Aleksej qualche riconoscimento ecclesiastico, il patriarca Kirill ha firmato la sua sospensione “a divinis”. Il suo decreto interrompe l’immenso lavoro che padre Aleksej compiva anche tra i bambini dell’hospice e i loro genitori. Ora gli è proibito portare la comunione a casa, gli è proibito portare la comunione all’hospice, gli è proibito celebrare la liturgia. Questo decreto fa soffrire molti, e fa molto male alle persone».


Padre Aleksej Uminskij con i piccoli dell’hospice.
Ma forse il giudizio più generale è stato dato da Svetlana Panič, che ha colto nell’attuale provvedimento il frutto della cultura civile ufficiale, che non pare capace di indicare una via di uscita dalla dialettica odio-umiliazione, una dialettica che nasce da un senso di umiliazione per la fine dell’impero e della sua potenza e non sa rispondere all’umiliazione se non con l’odio del nemico:
«Per quanto ne capisco, è stato accusato di aver concesso un’intervista a un “agente straniero”. Ma è probabile che il motivo sia più profondo. A chi ha preso la decisione di sospendere “a divinis” padre Aleksej Uminskij non gliene frega niente della teologia dogmatica dei primi Concili, sulla quale, per altro, si regge l’”ortodossia” universale. Del resto, ho il sospetto che questa gente non la conosca neppure la teologia, o la conosca come l’impiegato sovietico medio conosceva le opere di Marx. …Questa gente se ne frega delle Costituzioni apostoliche e delle norme canoniche, eccezion fatta per un limitato numero di norme utili per la loro malleabilità, che servono a coprire la sua vergogna.
Se ne frega anche della teologia liturgica, altrimenti leggerebbe attentamente i testi natalizi, che dissacra col solo pronunciarli, e, magari, compirebbe la semplice operazione mentale che permette di individuare l’incoerenza con gli inni del Natale in cui si parla di “luce della ragione”…
Padre Aleksej Uminskij non solo ha creato una delle migliori parrocchie di Mosca, libera, davvero evangelica, ma ha compiuto quella che madre Marija Skobcova chiamava “la liturgia nel mondo” che usciva dai confini delle mura del tempio e abbracciava tutta la realtà, e prima di tutto i più vulnerabili, come i bambini dell’hospice…: non si trattava di un semplice “servizio sociale”, e neppure della beneficenza prescritta, ma ricostituiva, affermava la dignità di quanti entravano nell’orbita della sua vita prodiga e radiosa.
Da alcuni decenni l’attuale governo russo ha formato (e forma tuttora), prima furtivamente poi apertamente, la cultura dell’umiliazione. La Chiesa ufficiale vi prende parte attiva, sostituendo il culto dell’umiliazione alla libertà evangelica, alla beatitudine dei poveri di spirito, dei miti, degli afflitti, come pure ai concetti evangelici di obbedienza e umiltà. Dal punto di vista teologico si tratta di pura eresia che contraddice in pieno il dogma dell’Incarnazione; dal punto di vista sociale è una manipolazione criminale. Padre Aleksej è stato tra i pochi che si sono costantemente opposti a questa contraddizione: ad esempio, si è ribellato fattivamente contro l’umiliazione della sofferenza sostenendo l’hospice e la sua lotta per le cure palliative…
E tutto questo l’ha fatto con semplicità, in modo luminoso, impavido, toccante, generoso, confortante, come un immenso abbraccio. Penso che la cultura dell’umiliazione imputi a padre Aleksej proprio questa vita in pienezza che si dona evangelicamente senza misura, questo rifiuto di trasformare il messaggio di speranza nella religione tribale di un lugubre idolo guerriero. Questa cultura guarda con sospetto l’abbraccio, anzi lo considera reato perché solleva dall’umiliazione, ridona dignità ai “figli di Dio”. L’intervista concessa all’”agente straniero” è solo una scusa.
Ora questa cultura sembra quasi onnipotente, ma il male metafisico che la genera nelle sue forme fisiche e visibili non è capace di creare qualcosa di nuovo. È stupido, sterile e dunque condannato».

Questo articolo è stato pubblicato su La Nuova Europa [QUI], portale della Fondazione Russia Cristiana. Russia Cristiana, è stata fondata nel 1957 da Padre Romano Scalfi allo scopo di far conoscere in Occidente le ricchezze della tradizione spirituale, culturale e liturgica dell’ortodossia russa; di favorire il dialogo ecumenico attraverso il contatto fra esperienze vive; di contribuire alla presenza cristiana in Russia. Questi obiettivi sono stati perseguiti con strumenti diversi durante il regime sovietico, durante la perestrojka, e nel nuovo contesto sociale ed economico del post comunismo, segnato dai postumi dell’ateismo militante e dalle forti suggestioni del consumismo.
view post Posted: 15/1/2024, 14:29 Nocera. Scambio politico mafioso su terreni della Curia. Prosciolto don Santoriello, sospeso dalla diocesi - Attualità
www.ilgiornaledisalerno.it/nocera-...olitici-e-boss/
NOCERA INFERIORE, CHIESTA CONDANNA PER POLITICI E BOSS
SETTEMBRE 18, 2021 REDAZIONE BOSS, CONDANNA, NOCERA, POLITICI, REQYISITORIA
Requisitoria della Procura sul processo tutta un’altra storia a Nocera Inferiore: “Condannate boss e politici”. Il pm della Dda Guglielmo Valenti ha presentato richiesta di condanna di 16 anni di reclusione per Antonio Pignataro, boss ex Nco e ultimo killer in vita di Simonetta Lamberti, 7 anni per l’ex consigliere comunale Carlo Bianco e l’ex assessore e vice sindaco Antonio Cesarano; 10 anni per Ciro Eboli, 8 anni per Domenico Orsini, Rosario Vallone e Pasquale Avallone; 10 anni per Guerino Prudente; un anno e mezzo per Gerardo Villani e Francesco Gambabardella; un anno e 8 mesi per Nicola Maisto (altro ex consigliere comunale a Nocera Inferiore). Chiesta l’assoluzione per Carmine Afeltra, il sacerdote don Alfonso Santoriello (rispondeva di false dichiarazioni, non ha commesso il fatto) e il non luogo a procedere per Luigi Chiavazzo. Al centro dell’inchiesta il cambio di destinazione urbanistica di un suolo situato nei pressi della chiesa di San Giuseppe, in via Montalbino, nel quale doveva essere realizzato un edificio da destinare a mensa Caritas e casa famiglia. L’opera fu oggetto di una delibera della Giunta comunale approvata nel maggio del 2017. Secondo l’accusa, il boss Pignataro si sarebbe interessato direttamente alla questione, curando direttamente i rapporti con aspiranti politici in corsa per le amministrative a Nocera Inferiore.


https://www.facebook.com/telenuova.tv/post...eLJKdqSBANUHPsl
Gruppo Telenuova

15 gennaio 2024 alle ore 12:59
Una fiaccolata di vicinanza e solidarietà per manifestare pubblicamente la stima per l’ex parroco di San Giuseppe di Nocera Inferiore Don Alfonso Santoriello che venne allontanato dal vescovo della Diocesi Nocera Sarno dalla parrocchia a lui affidata, per le vicende giudiziarie in cui venne coinvolto. Visto la sentenza di non doversi procedere nei confronti di Santoriello, l’arrivo insomma del proscioglimento, tanti fedeli si ritroveranno per vicinanza al parroco. Appuntamento sabato 27 gennaio alle ore 17 in piazza municipio a Nocera Inferiore.

Edited by pincopallino2 - 16/1/2024, 14:58
view post Posted: 15/1/2024, 14:08 Roma: arrivati 2 vescovi, 13 preti e 2 seminaristi espulsi dal Nicaragua - Attualità
https://www.acistampa.com/story/24153/nica...z-I-2rzG8IGUlzk

Nicaragua, Ortega libera ed esilia 2 vescovi, 15 sacerdoti, 2 seminaristi. C'è Álvarez
Il vescovo di Matagalpa, condannato a 26 anni per tradimento, era in carcere da 338 giorni. Aveva rifiutato l’esilio prima del processo, ma ha accettato la mediazione vaticana
Il cardinale Parolin accoglie i vescovi, sacerdoti e seminaristi liberati dal Nicaragua | Twitter @tweetingpriest
Di Andrea Gagliarducci

Città del Vaticano, lunedì, 15. gennaio, 2024 11:00 (ACI Stampa).

Non aveva accettato di andare in esilio prima del processo che lo aveva condannato per alto tradimento. Ma il vescovo di Matagalpa Rolando Álvarez ha accettato però la mediazione della Santa Sede, che è in corso già dallo scorso luglio, e il 14 gennaio è stato annunciato che lui, un altro vescovo e altri 15 sacerdoti e due seminaristi incarcerati erano stati portati dal Nicaragua verso il Vaticano. Le prime foto del loro arrivo in Vaticano, accolti dal Cardinale Pietro Parolin, stanno già circolando, senza una attirbuzione precisa.

La Santa Sede, che è senza personale diplomatico a Managua – prima il nunzio, poi tutto il personale della nunziatura sono stati espulsi, e l’ambasciata del Papa è sguarnita da marzo dello scorso anno – ha così concluso una difficile opera di mediazione con il governo di Daniel Ortega, che tra l’altro non ha mancato nel corso di questi mesi di attaccare la Chiesa, fino a chiedere di avere una parola sulla nomina dei vescovi.

Con il vescovo Álvarez, viene scarcerato anche il vescovo Isidoro Mora di Siuna, che era detenuto dallo scorso dicembre. Il governo del Nicaragua ha comunicato il trasferimento con una nota stampa in cui ringrazia Papa Francesco, la Segreteria di Stato vaticana e in particolare il Cardinale Parolin, Segretario di Stato, e il suo gruppo di lavoro, per “il coordinamento molto rispettoso e discreto realizzato per rendere possibile il viaggio in Vaticano”.

Oltre ai vescovi Álvarez e Mora, sono stati liberati ed esiliati:Oscar José Escoto Salgado; Jader Danilo Guido Acosta; Pablo Antonio Villafranca Martínez; Carlos José Avilés Cantón; Héctor del Carmen Treminto Vega; Marcos Francisco Díaz Prado; Fernando Isaías Calero Rodríguez; Silvio José Fonseca Martínez; Mikel Salvador Monterrey Arias; Raúl Antonio Zamora Guerra; Miguel Agustín Mantica Cuadra; Jhader Antonio Hernández Urbina; Gerardo José Rodríguez Pérez; Ismael Reineiro Serrano Gudiel; José Gustavo Sandino Ochoa; Tonny Daniel Palacio Sequeira y Alester de Jesús Sáenz Centeno.

Il governo sandinista di Ortega che la scarcerazione e il trasferimento all’estero sono stati raggiunti “in ottemperanza agli accordi di buona fede e buona volontà che cercano di promuovere la comprensione e migliorare la comunicazione tra Santa Sede e Nicaragua, per la pace e il bene”.

ADVERTISEMENT

Il comunicato conclude: “Riconosciamo le possibilità del dialogo franco, discreto, prudente e molto serio, un dialogo responsabile e attento, che ha reso possibile arrivare oggi a questo giorno di lode al Dio di tutti, che ci illumina e guida per continuare a coltivare la confidenza, e per aumentare, a partire dalla fede e dalla tranquillità dello spirito e al diritto alla giustizia e alla vita delle famiglie nicaraguensi”.

Papa Francesco, durante il suo discorso di inizio anno al Corpo diplomatico dell’8 gennaio, aveva detto: “Desta ancora preoccupazione la situazione in Nicaragua: una crisi che si protrae nel tempo con dolorose conseguenze per tutta la società nicaraguense, in particolare per la Chiesa Cattolica. La Santa Sede non cessa di invitare ad un dialogo diplomatico rispettoso per il bene dei cattolici e dell’intera popolazione”. Le parole del Papa, viste con il senno di poi, erano un segnale al governo Ortega che il dialogo già intrapreso poteva e doveva andare avanti.

Non è la prima volta che avviene una liberazione simile. Già nell’ottobre 2023, dodici sacerdoti imprigionati furono inviati dal Nicaragua a Roma.

I vescovi arrestati

Tra le persone ora in arrivo a Roma c’è, come detto, il vescovo di Matagalpa, che fu messo agli arresti domiciliari già all’inizio di agosto 2022 insieme a sacerdoti, seminaristi e un laico. Quindi, due settimane dopo, la polizia del Nicaragua irruppe nella casa di Álvarez, prelevò il vescovo e lo porto a Managua.

Il 10 febbraio 2023, in un processo molto contestato, Álvarez è stato condannato a più di 26 anni di carcere con l’accusa di essere traditore della patria. È stato da allora recluso in una prigione conosciuta come “La Modelo”, che ospita soprattutto prigionieri politici.

MORE IN MONDO
Padre Marcelo Farfán ispettore salesiano dell’Ecuador.
In Ecuador il lavoro delle Missioni Don Bosco per affrontare la crisi
Leggi l'articolo
L’arresto del vescovo Mora è avvenuto il 20 dicembre 2023, nel mezzo di una serie di arresti del regime contro sacerdoti cattolici che è arrivato a più di 15 detenzioni in un mese. La “colpa” di Mora era stata quella di aver celebrato il giorno prima una Messa a Matagalpa e aveva chiesto nell’occasione ai fedeli di pregare per il vescovo Álvarez.

A inizio gennaio, Papa Francesco aveva chiesto la liberazione del vescovo, e aveva trovato una sponda nel portavoce del Dipartimento di Stato USA Matthew Miller, il quale aveva chiesto la liberazione incondizionata del vescovo.

Un canale diplomatico nascosto

La liberazione testimonia, comunque, la presenza di un canale diplomatico e non è cosa di poco conto. La nunziatura di Managua è stata svuotata nel marzo 2023, su richiesta del governo Nicaraguense. Sebbene il gesto fosse una vera e propria rottura, e una escalation negli attacchi del Nicaragua alla Santa Sede che sono arrivati anche all’espulsione del nunzio, il governo nicaraguense aveva sottolineato che si trattava di una sospensione, ma non di una chiusura dei rapporti diplomatici.

La crisi in Nicaragua si trascina dal 2018, quando le manifestazioni per la riforma delle pensioni sfociarono nella violenta repressione del governo. All’inizio del 2022, il governo Ortega ha anche abolito il titolo di decano del corpo diplomatico, diritto che spetta al nunzio dai tempi della Convenzione di Vienna, e poi ha anche espulso in maniera inopinata e sorprendente anche per la Santa Sede lo stesso nunzio, l’arcivescovo Walder Sommertag, che è stato poi destinato ad un’altra nunziatura.

In precedenza, era stato il vescovo ausiliare di Managua, Silvio Báez, a essere chiamato dal Papa Francesco a Roma nel 2019, con una decisione improvvisa in mezzo a una recrudescenza della violenza.

Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.

Nell'ambito di questo servizio gratuito, potrete ricevere occasionalmente delle nostre offerte da parte di EWTN News ed EWTN. Non commercializzeremo ne affitteremo le vostre informazioni a terzi e potrete disiscrivervi in qualsiasi momento.


E-mail*

Nome*
Cognome*


Accetto di ricevere altre comunicazioni da EWTN.*
Puoi annullare l'iscrizione a queste comunicazioni in qualsiasi momento. Per ulteriori informazioni su come eseguire questa operazione, consultare le nostre normative sulla privacy e altre indicazioni su protezione e rispetto della privacy, leggi la nostra Informativa sulla privacy.


I precedenti

Ma c'è stato un precedente ancora più lontano: nel 1986, Pablo Antonio Vega, vescovo-prelato di Juigalpa e vicepresidente della Conferenza episcopale di Nicaragua era stato esiliato dal Nicaragua. La stessa sorte era toccata quell'anno a monsignor Bismarck Carballo, portavoce dell'arcivescovo di Managua.

La posizione di Papa Francesco

Papa Francesco è sempre informato della situazione in Nicaragua, e ha dedicato diversi appelli al Nicaragua da quando è scoppiata la crisi nel 2018. C'era un motivo preciso. All'inizio della crisi, nata da una riforma pensionistica del governo Ortega ma sintomatica di un più ampio malcontento della popolazione, sembrava esserci uno spazio di mediazione per la Chiesa nel cosiddetto dialogo nazionale.

Il ruolo dei vescovi

I vescovi erano stati chiamati come "mediatori e testimoni". Ma il loro ruolo è diventato impossibile quando sono ripresi gli scontri tra le autorità nicaraguensi e i manifestanti.

Diplomazia pontificia, la reazione a Fiducia Supplicans

Nomine, un nuovo relatore generale per il Dicastero delle Cause dei Santi

La Chiesa, nel giugno 2018, aveva sospeso la sua presenza nel cosiddetto dialogo nazionale. In risposta, è stata individuata dal governo come forza di opposizione, con un'escalation che ha portato persino a un attentato il 9 luglio 2018 contro il cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua, il suo ausiliare Báez e il nunzio Sommertag.

Tuttavia, l'intenzione della Santa Sede era ancora quella di instaurare un dialogo, ritenendo che almeno un dialogo tra le parti sarebbe stato utile. Col tempo, sarebbe stato deluso.

Papa Francesco ha poi cambiato approccio. Cominciò a intervallare gli appelli pubblici, chiamò il vescovo Baez a Roma e cercò di calmare le acque. Il principio non era quello di andare contro il governo, ma piuttosto di trovare modi di collaborazione.

Anche il nunzio Sommertag aveva avuto successo in alcune situazioni, negoziando persino il rilascio di alcuni prigionieri politici.

Gli appelli pubblici si sono poi pian piano diradati, comparendo solo in situazioni eccezionali, e il Nicaragua non è stato nemmeno menzionato nel messaggio natalizio di Papa Francesco "Urbi et Orbi" del 2022. In quell'occasione, il Papa si è limitato a chiedere che Gesù ispiri "le autorità politiche e tutte le persone di buona volontà del continente americano nei loro sforzi per pacificare le tensioni politiche e sociali che colpiscono diversi Paesi". Non ha fatto alcun riferimento diretto, tranne che per la successiva menzione del popolo haitiano.

Una nuova linea diplomatica?

Il Papa aveva fatto un altro riferimento il 15 settembre 2022, durante la conferenza stampa sul volo di ritorno dal Kazakistan. "Sul Nicaragua", ha detto il Papa, "le notizie sono chiare, tutte. C'è dialogo, al momento c'è dialogo. Ci sono stati colloqui con il governo, c'è un dialogo. Questo non significa che tutto ciò che il governo fa sia approvato o disapprovato. No. C'è dialogo e quando c'è dialogo è perché c'è bisogno di risolvere i problemi. Al momento ci sono problemi. Spero almeno che le suore di Madre Teresa di Calcutta tornino. Queste donne sono buone rivoluzionarie, ma del Vangelo! Non fanno la guerra a nessuno. Al contrario, abbiamo tutti bisogno di queste donne. Ma speriamo che tornino e che la situazione si risolva. Ma continuate il dialogo. Mai, mai interrompere il dialogo. Ci sono cose che non sono comprensibili. Mettere un nunzio al confine è una cosa seria dal punto di vista diplomatico, e il nunzio è un bravo ragazzo, che ora è stato nominato altrove. Sono cose difficili da capire e da mandare giù”.

Erano parole che esprimevano la linea del dialogo, e una volontà di non andare al muro contro muro.. All'arcivescovo Sommertag venne così assegnata un'altra nunziatura, quella del Senegal, di Capo Verde, della Guinea Bissau e della Mauritania, e non c'è ancora un nuovo "ambasciatore papale" a Managua.

Il senso del rimanere senza nunzio

La decisione di trasferire il nunzio e non nominarne uno nuovo non era solo una concessione alle pressioni di Ortega. Era anche un modo per inviare un segnale. Avere un incaricato d’affari invece di un nunzio, infatti, segnala una non volontà di legittimare le azioni del governo, perché il nunzio dovrebbe in qualche modo riconoscere il governo nel momento in cui chiede l’agreamant e presenta le lettere credenziali..

Gli attacchi alla Chiesa

L'arresto di Alvarez era stato il culmine di una serie di attività contro la Chiesa e i diritti umani in generale. Tra i fatti salienti: alcuni missionari di Madre Teresa sono stati espulsi nel giro di poche ore, con l'accusa di aver favorito il terrorismo e altro; riviste, giornali e canali televisivi della Chiesa locale sono stati chiusi con ordinanze amministrative; centinaia di prigionieri politici e candidati presidenziali sono in carcere.

Al momento, il regime di Ortega ha ancora un centinaio di prigionieri politici.

https://confidencial.digital/nacion/dictad...os-al-vaticano/

Collage-Rolando-Alvares-sacerdotes-desterrados

La dittatura bandisce in Vaticano monsignor Rolando Álvarez e altri 18 prigionieri politici religiosi
Banditi questa mattina i vescovi di Matagalpa e Siuna, 15 sacerdoti e due seminaristi, restano in carcere oltre 100 prigionieri di coscienza

Preti banditi
Monsignor Rolando Álvarez (al centro), insieme ad alcuni sacerdoti esiliati dal regime di Ortega-Murillo il 14 gennaio 2024.


EDITORIALE RISERVATO

14 gennaio 2024

AA _
Compartir
Il regime di Daniel Ortega e Rosario Murillo ha esiliato in Vaticano, all'inizio di domenica 14 gennaio, il vescovo di Matagalpa, monsignor Rolando José Álvarez, condannato a 26 anni di carcere e prigioniero politico da più di un anno, insieme ad altri 18 religiosi che sono stati incarcerati tra le vacanze di Natale e Capodanno nel dicembre 2023.

Tra gli altri esuli ci sono un vescovo, 15 sacerdoti e due seminaristi tenuti come prigionieri politici, in stato di scomparsa, hanno rivelato a CONFIDENCIAL fonti legate alla Chiesa cattolica in esilio . Mentre la dittatura ha parlato apertamente, il Vaticano non ha ancora fornito alcuna informazione ufficiale. Più di 100 prigionieri di coscienza rimangono nelle carceri del regime in Nicaragua.

PUBBLICITÀ


Un comunicato del regime diffuso questa domenica conferma che è stato grazie "ad accordi con la Santa Sede che hanno garantito l'invio e l'accoglienza in Vaticano di vescovi, sacerdoti e seminaristi".

“La Presidenza della Repubblica, il Governo di Riconciliazione e di Unità Nazionale e il Popolo del Nicaragua ringraziano sentitamente il Santo Padre Papa Francesco; alla Segreteria di Stato della Santa Sede; al suo proprietario, il cardinale, a sua eminenza reverendissima Pietro Parolin, e alla sua squadra di lavoro, per il coordinamento molto rispettoso e discreto svolto per rendere possibile il viaggio in Vaticano di due vescovi, quindici sacerdoti e due seminaristi," si legge nel testo .

Secondo il comunicato del regime, i religiosi sono già stati ricevuti dalle autorità vaticane, “nel rispetto degli accordi di buona fede e buona volontà, che cercano di promuovere la comprensione e migliorare la comunicazione tra la Santa Sede e il Nicaragua, per la pace e il bene”.

Chi sono i 19 religiosi banditi
Monsignor Álvarez, vescovo della diocesi di Matagalpa e amministratore apostolico della diocesi di Estelí, è una delle voci pastorali e profetiche che più si sono sentite dentro e fuori il Nicaragua negli ultimi anni.

La polizia del regime ha rinchiuso monsignor Álvarez e un gruppo di sacerdoti e laici nel Palazzo Vescovile di Matagalpa il 4 agosto 2022. Quindici giorni dopo lo hanno trasferito da Matagalpa a Managua agli arresti domiciliari come prigione di fatto.

Il 9 febbraio 2023, dopo aver rifiutato di accettare l'ordine di esilio negli Stati Uniti imposto dal regime a 222 prigionieri politici , è stato rimosso dagli arresti domiciliari e trasferito nelle celle di massima sicurezza del carcere La Modelo, conosciuto come El Infiernillo. . . Il giorno successivo, il giudice Nadia Tardencilla Rodríguez, del Tribunale del Secondo Distretto di Managua, lo ha condannato a 26 anni e quattro mesi di carcere in un processo considerato dagli esperti come una “azione penale”.

Un secondo tentativo del regime di esiliare monsignor Álvarez è avvenuto nella prima settimana di luglio 2023, questa volta attraverso “contatti” stabiliti con il Vaticano. Ma il vescovo non ha accettato le condizioni imposte per il suo esilio ed è stato riportato nella sua cella a “El Infiernillo” la mattina di mercoledì 5 luglio.


I vescovi in ​​esilio Rolando Álvarez e Isidoro Mora celebrano messa in Vaticano. Foto: Social network
Uno dei liberati è stato monsignor Isidoro Mora, vescovo di Siuna, comune situato nel triangolo minerario dei Caraibi settentrionali del Nicaragua.

Mora è stato arrestato il 20 dicembre 2023 insieme a due seminaristi, un giorno dopo aver pregato durante un'omelia - trasmessa attraverso i social network - del vescovo Rolando Álvarez, condannato nel febbraio 2023 a più di 26 anni di carcere per reati considerati tradimento dopo essersi rifiutato di farlo. lasciare il loro paese.

Mons. Mora, 63 anni, è stato intercettato dalla Polizia mentre si dirigeva alla parrocchia di Santa Cruz, nel comune di La Cruz de Río Grande, dove intendeva dare la cresima a 230 parrocchiani.

“Vorrei esprimere il saluto della Conferenza Episcopale (del Nicaragua). Siamo sempre uniti pregando per questa amata Diocesi di Matagalpa, pregando per Monsignor Rolando, pregando per il cammino di ciascuno di voi. “Siamo uniti nella preghiera, nella comunione, nella fede, nell’amore, nella tenerezza”, ha detto monsignor Mora durante la messa in occasione del 99° anniversario della creazione della Diocesi di Matagalpa, questo martedì 19 dicembre, presso la Cattedrale di San Pedro Apostolo.


I religiosi banditi dalla dittatura di Ortega-Murillo questo 14 gennaio. Foto: Social network
I 15 sacerdoti inviati in Vaticano appartengono all'arcidiocesi di Managua, Masaya e Carazo, guidata dal cardinale nicaraguense Leopoldo Brenes.

I sacerdoti liberati sono:

1. Sacerdote Pablo Villafranca, parroco della chiesa Nuestra Señor de Veracruz a Nindirí, Masaya

2. Sacerdote Héctor Treminio, parroco della chiesa del Santo Cristo de Esquipulas, Managua

3. Mons. Carlos Avilés, Vicario Generale dell'Arcidiocesi di Managua

4. Sacerdote Fernando Calero, parroco di Nostra Signora di Fátima Rancho Grande, Matagalpa

5. Monsignor Marcos Díaz Prado, parroco della chiesa Santo Tomás Apóstol di Puerto de Corinto

6. Monsignor Silvio Fonseca, parroco della chiesa di Santa Faz. Vicario della Famiglia, dei Bambini e della Gioventù dell'Arcidiocesi di Managua

7. Sacerdote Mykel Monterrey, parroco della chiesa Nuestra Señora de Candelaria dell'Arcidiocesi di Managua

8. Sacerdote Raúl Zamora, parroco della chiesa Jesús de la Divina Misericordia dell'Arcidiocesi di Managua

9. Sacerdote Gerardo José Rodríguez, parroco della chiesa Purísima Concepción, situata nel Distretto di Belmonte dell'Arcidiocesi di Managua

10. Monsignor Miguel Mántica, parroco della chiesa di San Francisco de Asís, situata nel Distretto di Bolonia dell'Arcidiocesi di Managua

11. Sacerdote Jader Hernández, parroco della Chiesa Madre del Divin Pastore a Nejapa

12. Sacerdote Ismael Serrano, parroco della chiesa di San Miguel Arcángel dell'Arcidiocesi di Managua

13. Sacerdote José Gustavo Sandino Ochoa, parroco della chiesa Nuestra Señora de los Dolores a Santa María de Pantasma, diocesi di Jinotega

14. Monsignor Óscar Escoto Salgado. Vicario Generale della Diocesi di Matagalpa.

15. Sacerdote Jader Danilo Guido Acosta. Secondo vicario della Cattedrale di San Pedro Apóstol di Matagalpa.

I due seminaristi liberati sono: Alester Sáenz e Tony Palacios.

Il Papa aveva invitato al dialogo
Finora quest’anno, Papa Francesco ha espresso due volte la sua profonda preoccupazione per il prolungarsi della crisi sociopolitica in Nicaragua e per le dolorose conseguenze che ha lasciato sulla società, in particolare sulla Chiesa cattolica.

"Anche la situazione in Nicaragua continua ad essere preoccupante; è una crisi che va avanti da molto tempo con conseguenze dolorose per l'intera società nicaraguense, in particolare per la Chiesa cattolica", ha affermato il pontefice nel tradizionale discorso di apertura dell'anno presso l'organismo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.

In quell’occasione ha ribadito l’invito al governo del Nicaragua ad un “dialogo diplomatico rispettoso”, come fa dall’inizio del 2023.

“Riconosciamo le possibilità di un dialogo franco, diretto, prudente e molto serio, un dialogo responsabile e attento, che ha permesso di giungere a questo giorno di lode al Dio di tutti, che ci illumina e ci guida per continuare a coltivare la fiducia e a far crescere, a partire dalla fede, la tranquillità dello spirito e il diritto alla giustizia e alla vita delle famiglie nicaraguensi”, indica il comunicato della dittatura diffuso il 14 gennaio.

Il vescovo ausiliare di Managua, monsignor Silvio Báez, confermando la notizia dell'esilio dei 19 religiosi, ha affermato che “la dittatura criminale di Ortega e Murillo non è riuscita a fermare il potere di Dio”.

Durante la messa domenicale nella chiesa di Santa Agatha a Miami, dove è esiliato, Báez ha continuato dicendo che: "secondo le informazioni che ho cominciato a ricevere questa mattina, sia da Roma che da Washington e Managua, oggi sono confermate. Mi hanno detto che, liberati dal carcere dove erano stati ingiustamente sequestrati, sono sbarcati a Roma e sono stati accolti dalla Santa Sede”.

Come via d'uscita, ha esortato tutti i cristiani a ringraziare Papa Francesco, “per il suo interesse, vicinanza e affetto per il Nicaragua, per l'efficacia della diplomazia vaticana, grazie a loro oggi celebriamo questa grande gioia”.
view post Posted: 15/1/2024, 08:27 "Se non sono accompagnate non visita le donne". Le usanze del medico di origini albanesi - Diritti civili
medico-di-base-1-1200x900-copia-2-2

www.bresciatoday.it/cronaca/bagoli...triot-guri.html

11 gennaio 2024
CRONACA BAGOLINO
"Se non sono accompagnate, non visita le donne": medico di base nella bufera
Proteste a Bagolino per il nuovo dottore. Il sindaco: "È sgarbato e incompetente"

In piazza, come sui social, i cittadini protestano da mesi contro il nuovo medico di base, per i suoi modi definiti "sgarbati", i toni accusati di essere "volgari"; ci sarebbero pure "visite negate a donne non accompagnate". Al centro della bufera c’è il dottor Kastriot Guri: da circa un mese e mezzo è approdato a Bagolino per sostituire temporaneamente (l’incarico conferito da Ats è provvisorio) il dottor Alfonso Fiore, andato in pensione. Da allora è un susseguirsi di lamentele, a quanto pare non prive di fondamenta, tanto che la questione è al primo posto dell’agenda del sindaco Gianzeno Marca.

Pazienti in strada in attesa di essere visitati
"È stato minato il diritto alla salute dei miei cittadini ed è la prima cosa che io devo garantire", ci racconta. L’ultima lamentela è finita sul suo tavolo proprio poco prima che lo raggiungessimo telefonicamente: "L'altro ieri (martedì 9 gennaio, ndr) ha fatto uscire tutti i pazienti presenti nella sala d’attesa dell'ambulatorio di Ponte Caffaro, costringendoli ad aspettare il proprio turno in strada, al freddo. Tra loro c’erano anche parecchi anziani che hanno rischiato di ammalarsi in attesa di farsi visitare dal medico. È uno dei tanti esempi che posso fare, perché di episodi del genere, anche peggiori, me ne sono stati riferiti molti: ricette e prescrizioni completamente sbagliate, donne non visitate perché non accompagnate, orari di visita cambiati all'ultimo minuto o non rispettati. Non so nemmeno come possa lavorare: non possiede un computer e quindi prescrive ancora manualmente".

Una situazione davvero al limite che proseguirebbe da settimane, per far fronte al problema e segnalarlo ai vertici di Ats, prima di Natale era stata anche indetta una riunione pubblica: "Non ho mai visto così tanta partecipazione da parte della cittadinanza: l’aula era troppo piccola per contenere tutte le persone arrivate per portare la propria testimonianza e raccontare le pessime esperienze avute con il medico", spiega ancora Marca.

L'appello del sindaco per un nuovo medico
È invece di pochi giorni fa la videochiamata tra il sindaco, il dottore Guri e i dirigenti di Ats: "Gli è stato detto di cambiare registro, di esercitare la professione di medico in maniera etica e di stare molto attento" racconta ancora il primo cittadino. Nel frattempo Marca ha avviato una personale ricerca per trovare a breve un sostituto: "La maggior parte dei miei cittadini sono anziani e fragili: abbiamo bisogno di un medico che sia parte integrante della comunità. Non è facile da trovare, perché Bagolino è distante dalla città e il viaggio di un’ora e trenta per raggiungere l’ambulatorio disincentiva parecchi professionisti, ma io proseguo nell’opera di convincimento. Anche poco fa ero al telefono con un medico di Brescia: certo servirebbero degli incentivi, anche di natura economica, per rendere più attrattiva la posizione lavorativa".

Rabbia e precedenti
Una situazione davvero al limite, tanto che nella giornata di ieri (mercoledì 10 gennaio) sono dovuti intervenire anche i carabinieri della locale stazione. Gli animi dei tanti pazienti in attesa fuori dall'ambulatorio di Ponte Caffaro si sono scaldati ed è partita una chiamata al numero unico per le emergenze. Quando i militari sono arrivati, la situazione era tranquilla, ma in tanti avrebbero riferito di una lunghissima attesa per essere visitati e di avere difficoltà nella fruizione del servizio.

Fino a oggi, nessun provvedimento disciplinare è stato preso nei confronti del dottor Guri, che – da noi contattato – ha preferito non commentare, evitando di ribattere alle accuse mossegli dai cittadini. Il suo nome, però, non è nuovo a casi del genere e nemmeno alle pagine di cronaca giudiziaria: nel 2021 finì in un'aula del tribunale di Bergamo perché accusato di aver negato visite e prescrizioni ad alcuni pazienti. Il giudice lo ritenne responsabile solo di uno dei 4 episodi contestati, condannandolo a 9 mesi e a un anno di interdizione dalla professione per aver negato la ricetta di un farmaco salvavita a un paziente durante un turno come guardia medica.

www.bresciatoday.it/cronaca/bagolino-kastriot-guri.html
CRONACA BAGOLINO
12 gennaio 2024
Il medico di Bagolino pronto a dimettersi: "Sono vittima di maldicenze e calunnie"
Il paese rischia così di restare senza medico di base

Il dottore finito al centro della bufera sta valutando di dare le dimissioni, come pure di passare alle vie legali "in modo che venga fatta dovuta chiarezza". Così si conclude la lunga nota che Kastriot Guri – da alcuni mesi esercita a Bagolino come sostituito del precedente medico di base, andato in pensione – ha inviato alla nostra redazione per rispondere alle pesanti accuse mosse nei suoi confronti dai pazienti, come pure dal sindaco Gianzeno Marca (da noi riportate nell'articolo a questo link).

"Sono vittima di maldicenze e calunnie – si difende Guri –. Sono state diffuse, anche tramite la stampa, notizie false, premeditate, orchestrate che diffamano il mio nome e il servizio pubblico che svolgo: sto pensando di dimettermi immediatamente e sporgere denuncia".

Ma andiamo con ordine. Le lamentele dei pazienti, che hanno portato anche a un’energica presa di posizione del primo cittadino valsabbino, riguardano i modi definiti "sgarbati", i toni accusati di essere "volgari"; le presunte "visite negate a donne non accompagnate" da parte del medico e le prescrizioni sbagliate.

"Tutto falso, diffamatorio, sovversivo – replica Guri –. Non è assolutamente vero che io non visito le donne, sia accompagnate che non: ho visitato tutti e tutte, anche senza appuntamenti pianificati e programmati, come invece prevede l’accordo collettivo nazionale di categoria. Non è vero che non rispetto gli orari, che, nelle mie circostanze, non possono essere fissi. Il mio orario è modificabile, secondo le esigenze lavorative, e per ogni variazione sono stati informati direttamente gli interessati attraverso un messaggio mandato sui loro cellulari: ci sono le prove, basta cercarle. Ho rispettato quanto previsto dall'accordo collettivo Nazionale, dedicando 15 ore alla settimana alle visite ambulatoriali e due ore ogni giorno alla ricezione dei messaggi".

Amareggiato dalle "dicerie", Guri vuole far valere le sue ragioni: "Sto lavorando senza sosta, a mie spese fisiche, morali e finanziarie per svolgere un servizio pubblico: ho circa 30 anni di esperienza e 30.000 ore di servizio alle spalle e penso di saper fare il mio lavoro, ricette comprese. Sono solo, senza alcun ausilio o personale assistente e lavoro non stop, guidando la mia auto un minimo di 4 ore al giorno e macinando 250 km ogni 24 ore. In più rischio la mia vita, perché devo rispondere al telefono o ai messaggi a tutti i minuti, ma di questo non frega nulla a nessuno".

Tra le tante "colpe" che vengono attribuite al medico, anche quella di avere sbagliato ricette e prescrizioni: "La ripetizione delle ricette si fa basandosi su documenti sanitari e amministrativi; se tale documentazione manca, o non viene presentata, o è scaduta, la nuova ricetta compilata da me non è sbagliata ma è precisa, aggiornata. Qualcuno ha anche voluto costringermi a fare prescrizioni che non si possono fare, in assenza di documentazione specifica".

Una cosa è certa: la situazione è davvero al limite, tanto che nei giorni scorsi sono pure dovuti intervenire i carabinieri per calmare gli animi dei pazienti in attesa fuori dall’ambulatorio di Ponte Caffaro. E mentre il sindaco Marca prosegue la sua ricerca per trovare un medico che si trasferisca ed eserciti stabilmente a Bagolino – i precedenti bandi dall’Asst del Garda sono andati deserti – circa 1800 pazienti (gli altri 2000 sono affidati ad un altro medico) rischiano di restare subito senza un dottore. È infatti quello che accadrebbe se Guri decidesse di dare seguito alle sue dichiarazioni, dando immediatamente le dimissioni.

www.bresciaoggi.it/territorio-bres...tuti-1.10505168

Bagolino senza medici di base, non basta il valzer dei sostituti
di Mila Rovatti
Oltre al dottor Nicolini, molto apprezzato in paese, ci sono stati altri incarichi a tempo. Il sindaco va in «pressing» sull'Asst
11 gennaio 2024

Da mesi manca un medico di base e circa 1800 cittadini di Bagolino sono affidati a sostituti difficili da contattare: se la carenza di dottori sta diventando un’emergenza nazionale, qui è già un incubo da almeno un paio d’anni, quando il dottor Samiee Shahrokh, 67enne di origini iraniane, medico di base conosciuto e stimato da tutti in servizio nella frazione di Ponte Caffaro, perse la vita in un tragico incidente. A questo è seguito il pensionamento di due medici di famiglia che operavano soprattutto su Bagolino, e così è cominciato il caos. A sostituire i tre medici è arrivato il dottor Gabriele Nicolini che però, come previsto dalla Regione Lombardia, non può avere più di 2 mila assistiti. A conti fatti circa 1.800 cittadini non hanno garantito il diritto a un medico di medicina generale.

A dire il vero l’Asst del Garda (dalla quale da gennaio diprende la gestione dei medici di base) ci ha provato a piazzare qualcuno a Bagolino, ma i bandi, almeno 4, sono andati deserti e allora sono partite le nomine dei sostituti. Per qualche mese è toccato al dottor Ebrahim Kasrapour, di origini pachistane, con riferiti problemi di rapporti con i pazienti, ora è la volta del dottor Kastriot Guri, di origini albanesi, che però avrebbe a sua volta qualche difficoltà a interfacciarsi con i pazienti del paese, fra cui la poca praticità automobilistica a salire la Provinciale 669 e comunicazioni problematiche via whatsapp, con conseguenti lamentele e anche polemiche sui social.

Certo è che Bagolino per la sua dislocazione geografica non è zona tra le più appetibili per i professionisti che non hanno un qualche legame con questo territorio. La distanza dalla città e dal resto della valle è penalizzante, e per raggiungere il primo presidio ospedaliero ci sono circa 48 chilometri. Brutto segno però che un Comune non piccolissimo di quasi 4 mila abitanti, nonostante gli sforzi, non riesca ad avere garantito un servizio fondamentale. Negli ultimi giorni si sono susseguiti incontri fra gli amministratori comunali e i dirigenti di Asst, nella speranza di sbloccare la questione.

Lo stesso sindaco, Gianzeno to,Marca, contatta personalmente possibili candidati, ma ogni tentativo al momento è caduto nel vuoto. Il dottor Guri dovrebbe rimanere fino ad aprile, e poi? «Bella domanda – risponde il sindaco-: martedì scorso abbiamo incontrato il dottor Giancarlo Iannello, direttore sociosanitario di Asst Garda, la dottoressa Cristina Meazzi e altri responsabili del servizio, abbiamo proposto di incentivare una possibile candidatura, di stabilire dei parametri o per altitudine del territorio o per distanza dall’ospedale, insomma un criterio che preveda un incentivo economico per chi accetta di esercitare la professione in zone che possono essere scomode, ma che possono regalare grandi soddisfazioni a livello umano. Speriamo - conclude - che la nostra proposta venga accolta e che qualcuno si candidi al prossimo bando, perché così non si può andare avanti».

Edited by GalileoGalilei - 15/1/2024, 10:53
view post Posted: 12/1/2024, 18:56 "Vescovo vai via". Condannato per turbativa di funzione religiosa - Attualità
www.ilsole24ore.com/art/vilipendio...ssione-AFKzInJC



Cassazione

Gridare “vai via” al vescovo durante una processione religiosa è reato
La Cassazione ha confermato la condanna per turbativa di una funzione religiosa e vilipendio alla religione per due persone che hanno gridato “vai via” al vescovo di Salerno durante una processione per la festa del santo patrono
di Patrizia Maciocchi

12 gennaio 2024

I punti chiave
Quando la critica alla religione è lecita

Scattano i reati di turbativa di una funzione religiosa e di vilipendio alla religione per chi grida «vai via» al vescovo, durante la processione per la festa del santo patrono della città. Una ricorrenza tanto importante da indurre la Cassazione a negare ai due imputati anche la particolare tenuità del fatto. I ricorrenti avevano gridato e offeso l’allora vescovo di Salerno Monsignor Luigi Moretti, gesticolando in maniera aggressiva e grossolana e invitandolo ad andarsene, mentre era in corso la processione per la festa di San Matteo. Per loro era scattata la condanna per due reati che negavano di aver commesso, rivendicando il diritto di critica e invocando la particolare tenuità del fatto. Non centra l’obiettivo il tentativo della difesa di indicare come bersaglio delle “scomposte rimostranze» i portatori delle statue i cosiddetti paranzieri. In più c’era da considerare che il poco garbato “invito” ad andare via non poteva essere considerato un’offesa al sentimento religioso mai entrato nel mirino dei contestatori, che semmai manifestavano il loro dissenso per come era stato organizzato l’evento. Ma per i giudici così non è. Perché chi offende un ministro del culto, offende tutta la comunità religiosa che lui rappresentata e vilipende stessa religione. «La condotta consiste - si legge nella sentenza - nel “tenere a vile”, ovvero nel manifestare un’offesa volgare e grossolana, che si concreta in atti che assumano caratteri evidenti di dileggio, derisione, disprezzo». E se questo è, diventa del tutto irrilevante, ai fini dell’esclusione del reato, il movente, politico o sociale, che muove i dissenzienti.

Quando la critica alla religione è lecita
Detto questo la Suprema corte sgombra il campo dall’equivoco che la critica non sia mai lecita quando si tratta di religione. Lo è, però va mossa entro limiti ben precisi. Si deve, infatti, tradurre «nella espressione motivata e consapevole di un apprezzamento diverso e talora antitetico, risultante da un’indagine condotta, con serenità di metodo, da persona fornita delle necessarie attitudini e di adeguata preparazione». Caratteristiche che ai ricorrenti non sono state riconosciute.
view post Posted: 12/1/2024, 18:34 Crimini contro l'umanità. Nordio nega l'estradizione di don Reverberi - Attualità
Tutta la sua storia qui: https://laici.forumcommunity.net/?t=53250378


"Motivi di salute" per il complice degli assassini del regime di Videla

419195606_800578138778846_1602572866031495958_n-kG1B-U3460325519586rPH-656x492@Corriere-Web-Sezioni

www.ansa.it/emiliaromagna/notizie/...e6ddad1baa.html

Desaparecidos: da Nordio no all'estradizione di don Reverberi
Il sacerdote 87enne risiede nel Parmense, 'motivi di salute'
BOLOGNA, 12 gennaio 2024, 17:54

Redazione ANSA

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha revocato, ritenendo prevalenti i motivi di salute, l'estradizione in Argentina decisa dalla Corte di appello di Bologna e confermata dalla Cassazione per l'87enne ex cappellano militare Franco Reverberi Boschi, residente a Sorbolo, in provincia di Parma, accusato di crimini contro l'umanità commessi durante la dittatura tra il 1976 e il 1983.
La richiesta di estradizione era stata promossa dallo Stato argentino.

Reverberi era cappellano ausiliare dell'VIII Squadra di esplorazione alpina di San Rafael, a Mendoza, accusato di atti commessi nel Centro di detenzione clandestina noto come 'La Departamental'. Il religioso uscì dall'Argentina nel 2011, quando a Mendoza si stava svolgendo il primo processo per crimini contro l'umanità e le testimonianze dei sopravvissuti e dei familiari hanno cominciato a indicare le sue responsabilità.


La revoca è stata notificata al difensore del religioso, l'avvocato Franco Magnani. Don Reverberi attualmente risiede in una canonica e aveva come misura cautelare il divieto di allontanamento dal comune di Sorbolo. Il 19 gennaio è stata fissata un'udienza per l'esecuzione del provvedimento del ministro.
Reverberi, ricorda l'associazione Onlus 24 Marzo, è accusato dalle autorità argentine dell'omicidio, avvenuto nel 1976, di Josè Guillermo Beron, all'epoca ventenne e tuttora desaparecido.
"Don Reverberi è anche accusato di aver assistito a numerose torture alle quali erano sottoposti i prigionieri del regime di Videla prima di essere uccisi e fatti scomparire", spiega l'associazione.

"Don Reverberi, come diversi altri individui accusati di essere stati parte attiva nei crimini compiuti durante le dittature del Cono Sur, come per esempio Carlos Malatto, Daniel Cherutti, Jorge Troccoli - conclude la onlus - grazie al doppio passaporto si è trasferito in Italia molti anni fa e per lungo tempo ha vissuto indisturbato".

Il ministro: 'Gravi rischi per la salute'
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, non ha concesso l'estradizione in Argentina di Don Franco Reverberi con un decreto del 10 gennaio scorso. Nel provvedimento il capo del dicastero di via Arenula evidenzia che "la perizia medico-legale disposta dalla Corte di Appello di Bologna ha concluso nel senso che 'le attuali condizioni di salute di Reverberi sono compatibili con il trasferimento in Argentina', limitando l'accertamento alle condizioni di salute compatibili con la possibilità di effettuare un viaggio aereo intercontinentale, omettendo tuttavia di valutare l'esistenza di gravi rischi che potrebbero scaturire dalla procedura di estradizione globalmente intesa". Per il ministro "in ogni caso il trasferimento aereo dovrebbe essere eseguito soltanto se assistito da una serie di cautele ben difficilmente attuabili in maniera congiunta nella pratica e in ogni caso inidonee ad assicurare lo stato di salute di Reverberi". E ancora: "la complessiva procedura potrebbe avere sul soggetto, anche successivamente all'avvenuto trasferimento e all'avvio della condizione detentiva alla quale verrà sottoposto, conseguenze esiziali". Secondo Nordio "dall'impatto medico legale della procedura di estradizione sulle già precarie condizioni di salute, anche in ragione dell'età estremamente avanzata e della conseguente probabile prospettiva di non fare più ritorno in territorio italiano, deriverebbe un rilevante stress psicologico tale da integrare un ulteriore fattore di rischio".
6188 replies since 18/12/2013