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Roma: arrivati 2 vescovi, 13 preti e 2 seminaristi espulsi dal Nicaragua, Il Vaticano sistema a casa nostra gli indesiderati del paese centroamericano

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view post Posted on 19/10/2023, 21:49

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Il Vaticano sistema a casa nostra gli indesiderabili del paese centramericano

Collage-Rolando-Alvares-sacerdotes-desterrados-1

www.acistampa.com/story/saranno-ac...e-del-nicaragua

Saranno accolti dalla Chiesa di Roma i sacerdoti rilasciati dal regime del Nicaragua
Tra loro non c'è però il vescovo Rolando Álvarez condannato a 24 anni di prigione dal regime

Di Angela Ambrogetti

Città del Vaticano, giovedì, 19. ottobre, 2023 17:00 (ACI Stampa).

"E' stato chiesto alla Santa Sede di ricevere 12 sacerdoti dal Nicaragua, di recente scarcerati. La Santa Sede ha accettato, saranno accolti da un officiale della Segreteria di Stato nel pomeriggio e alloggiati presso alcune strutture della Diocesi di Roma".

Così il direttore dalla Sala Stampa della Santa Sede conferma l'impegno non solo nella liberazione, ma anche nella accoglienza di 12 sacerdoti che il regime del Nicaragua ha rilasciato proprio grazie all'impegno della Chiesa Cattolica. In una dichiarazione del 18 ottobre, il regime di Ortega riferisce che il rilascio dei 12 sacerdoti è avvenuto"dopo aver avuto fruttuose conversazioni con la Santa Sede". Nel testo, il governo assicura che l'accordo è stato raggiunto "con l'intercessione di alte autorità della Chiesa cattolica in Nicaragua e in Vaticano". E il gruppo sarà ricevuto "secondo le coordinate, dal personale della Segreteria di Stato della Santa Sede".

Tra i liberati però non c'è Mons. Rolando Álvarez, vescovo di Matagalpa e amministratore apostolico di Estelí, che è stato condannato il 10 febbraio a 26 anni e 4 mesi di prigione.

Come riporta Aci Prensa, Félix Maradiaga, ex prigioniero politico e presidente della Nicaraguan Freedom Foundation, ha espresso la sua “profonda gioia per la liberazione dei pastori ingiustamente detenuti”. Tuttavia, ha espresso “la sua ferma richiesta di libertà per il vescovo Rolando Álvarez della diocesi di Matagalpa e per i numerosi altri prigionieri politici che rimangono in custodia”. Questo gruppo sarebbe composto da più di 80 persone.

Edited by pincopallino2 - 15/1/2024, 14:09
 
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view post Posted on 21/10/2023, 17:04

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https://lanuovabq.it/it/per-scarcerare-i-s...atti-con-ortega

DILEMMA MORALE
Per scarcerare i sacerdoti il Vaticano scende a patti con Ortega
In Nicaragua 12 sacerdoti sono stati scarcerati. Però sono stati immediatamente esiliati a Roma. È una buona o una cattiva notizia? È “dolce-amara”. E rischia di dare origine a un sistema di scambi al ribasso che può implicare l'arresto di altri religiosi.

EDITORIALI 21_10_2023
Nicaragua, una chiesa con un poster che ritrae mons. Alvarez e il Papa
In Nicaragua 12 sacerdoti sono stati scarcerati. Però sono stati immediatamente esiliati a Roma, dove sono stati ricevuti da funzionari della Santa Sede. È una buona o una cattiva notizia? È “dolce-amara”, come l’ha definita il sacerdote nicaraguense in esilio Erick Diaz Fernandez.

La notizia è stata data giovedì 19 ottobre mattina da un comunicato ufficiale del regime di Daniel Ortega, in Nicaragua. Leader comunista redivivo, apparentemente finito nel 1990 dopo più di dieci anni di guerra civile, ma tornato vincitore alle urne nel 2006 (e da allora non ha mai più mollato il potere), Ortega sta perseguitando la Chiesa Cattolica in modo sempre più palese. Ne abbiamo parlato più volte anche su queste colonne: l’arresto dei sacerdoti, il sequestro dei beni della Chiesa e l’esilio di religiosi e religiose (come l’espulsione di 18 suore della Carità nel 2022) sono i metodi più seguiti, assieme a pressioni e intimidazioni. Simbolo della persecuzione è diventato il vescovo di Matagalpa, Rolando Alvarez, condannato a 26 anni di carcere con accuse pesantissime, fra cui quella di “tradimento”. Ha rifiutato per due volte la proposta dell’esilio in cambio della scarcerazione e si trova tuttora in isolamento in un settore sotterraneo del carcere La Modelo, detto “Infernetto”.

È questo il contesto in cui sono stati scarcerati e mandati a Roma 12 sacerdoti, sui 13 attualmente agli arresti per motivi politici. Dopo l’annuncio governativo nicaraguense è giunta, nel pomeriggio del 19 ottobre, anche la conferma del Vaticano: “Posso confermare che alla Santa Sede è stato chiesto di ospitare 12 sacerdoti nicaraguensi recentemente usciti dal carcere. La Santa Sede ha accettato”, ha detto il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni. Dopo l'espulsione dal Nicaragua del rappresentante vaticano, il nunzio polacco Waldemar Stanislaw Sommertag, i legami del governo di Daniel Ortega con la Santa Sede si sono ridotti al minimo. Quindi il fatto stesso che vi sia stata una trattativa, è già una notizia.

Soddisfazione viene espressa dal cardinale Leopoldo Brenes che ha detto telefonicamente a Voice of America che la liberazione dei sacerdoti “è una gioia”. Monsignor Brenes non ha però voluto fornire dettagli su Rolando Alvarez, che non figura nella lista degli scarcerati.

Quello di Brenes, tuttavia, è un parere contrastato dall’amarezza per quella che appare, a tutti gli effetti come una vittoria del regime. La ricercatrice nicaraguense Martha Patricia Molina, che documenta gli attacchi del governo Ortega contro la Chiesa Cattolica, ha commentato, sempre a Voice of America: “La dittatura (di Ortega, ndr) sta accogliendo la richiesta di Papa Francesco di aprire un canale di dialogo. La dittatura sta dimostrando che ciò che vuole è far scomparire la Chiesa Cattolica con l’esilio dei suoi membri”.

Padre Erick Diaz Fernandez, sacerdote nicaraguense in esilio negli Stati Uniti, definisce questa vicenda “una pillola amara da ingoiare” che lascia al popolo nicaraguense “un sapore dolce-amaro”. “Ci sono sempre meno sacerdoti nelle comunità del Paese”, commenta il religioso, per il quale, ora, nessuno può garantire che gli arresti e le scarcerazioni in cambio dell’esilio non continuino o non diventino addirittura più frequenti. A suo parere: “le voci che predicano il Vangelo e sono critiche verso questo governo saranno espulse tutte le volte che sarà ritenuto necessario”. Quindi, “Sono felice perché non saranno più torturati, ma provo una grande tristezza per il nostro popolo, perché sarà privato del Vangelo e della Santa Eucaristia nelle comunità in cui si trovava”.

Molto negativo anche il commento del vescovo ausiliare in esilio dell'arcidiocesi di Managua, Silvio José Báez Ortega: “I potenti del mondo temono i profeti. Vorrebbero vedere la Chiesa rinchiusa. Per questo imprigionano ed esiliano i profeti”, ha scritto sul suo account di Twitter (X).

Il punto è che il regime di Ortega stesso la considera come una sua vittoria. Nel suo comunicato si vanta, con l’esilio dei sacerdoti, di “assicurare e difendere la pace a cui le famiglie nicaraguensi tengono tanto”. “Questo accordo, raggiunto con l'intercessione delle alte autorità della Chiesa Cattolica in Nicaragua e del Vaticano, rappresenta la volontà e l'impegno permanente di trovare soluzioni”.

Secondo Luis Badilla, del blog Sismografo: “Con ogni probabilità la negoziazione è cominciata settimane fa, quando i preti arrestati erano 6-7. La dittatura ha fatto crescere in pochi giorni il numero di arresti arbitrari tra il clero fino a 13 per aumentare la quantità di preti da deportare” “Sul tredicesimo sacerdote oggi in galera non si sa molto. E’ probabile che prossimamente si aggiungano nuovi arresti. Da negoziare ancora con il Vaticano?”. La conclusione è molto amara: “Alla fine, in concreto, i fatti dimostrano che la Santa Sede - che non parla mai di liberazione, libertà, ritorno ai compiti del ministero sacerdotale, limitandosi a usare la parola «scarcerati» - ha negoziato con Ortega la deportazione di questi 12 sacerdoti”.

Tanto tempo fa, nella precedente guerra fredda, il cardinale Jozsef Mindszenty, perseguitato dal regime comunista ungherese, venne ospitato in Vaticano nel 1971, dopo otto anni di carcere e quindici di “esilio” presso l’ambasciata statunitense a Budapest. Mindszenty, come Alvarez in questi anni, rifiutava ogni mediazione fra la Santa Sede e i suoi persecutori. Infine fu concordato il suo trasferimento anche per volontà dell’amministrazione Nixon, promotrice della “distensione” con l’Urss proprio in quegli anni. Fu il precedente più simile, ma si trattò di un caso più unico che raro. La liberazione dei 12 sacerdoti nicaraguensi, invece, potrebbe dare inizio a un vero sistema di negoziati e scambi. È questo il più grande rischio che corre la diplomazia vaticana e che potrebbe nuocere anche alla Chiesa del Nicaragua, tuttora, nonostante le persecuzioni, l’istituzione più stimata e amata dalla popolazione.
 
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view post Posted on 24/10/2023, 10:09
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La Chiesa si rinnova https://g.co/kgs/oMxAnk
 
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view post Posted on 15/1/2024, 14:08

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https://www.acistampa.com/story/24153/nica...z-I-2rzG8IGUlzk

Nicaragua, Ortega libera ed esilia 2 vescovi, 15 sacerdoti, 2 seminaristi. C'è Álvarez
Il vescovo di Matagalpa, condannato a 26 anni per tradimento, era in carcere da 338 giorni. Aveva rifiutato l’esilio prima del processo, ma ha accettato la mediazione vaticana
Il cardinale Parolin accoglie i vescovi, sacerdoti e seminaristi liberati dal Nicaragua | Twitter @tweetingpriest
Di Andrea Gagliarducci

Città del Vaticano, lunedì, 15. gennaio, 2024 11:00 (ACI Stampa).

Non aveva accettato di andare in esilio prima del processo che lo aveva condannato per alto tradimento. Ma il vescovo di Matagalpa Rolando Álvarez ha accettato però la mediazione della Santa Sede, che è in corso già dallo scorso luglio, e il 14 gennaio è stato annunciato che lui, un altro vescovo e altri 15 sacerdoti e due seminaristi incarcerati erano stati portati dal Nicaragua verso il Vaticano. Le prime foto del loro arrivo in Vaticano, accolti dal Cardinale Pietro Parolin, stanno già circolando, senza una attirbuzione precisa.

La Santa Sede, che è senza personale diplomatico a Managua – prima il nunzio, poi tutto il personale della nunziatura sono stati espulsi, e l’ambasciata del Papa è sguarnita da marzo dello scorso anno – ha così concluso una difficile opera di mediazione con il governo di Daniel Ortega, che tra l’altro non ha mancato nel corso di questi mesi di attaccare la Chiesa, fino a chiedere di avere una parola sulla nomina dei vescovi.

Con il vescovo Álvarez, viene scarcerato anche il vescovo Isidoro Mora di Siuna, che era detenuto dallo scorso dicembre. Il governo del Nicaragua ha comunicato il trasferimento con una nota stampa in cui ringrazia Papa Francesco, la Segreteria di Stato vaticana e in particolare il Cardinale Parolin, Segretario di Stato, e il suo gruppo di lavoro, per “il coordinamento molto rispettoso e discreto realizzato per rendere possibile il viaggio in Vaticano”.

Oltre ai vescovi Álvarez e Mora, sono stati liberati ed esiliati:Oscar José Escoto Salgado; Jader Danilo Guido Acosta; Pablo Antonio Villafranca Martínez; Carlos José Avilés Cantón; Héctor del Carmen Treminto Vega; Marcos Francisco Díaz Prado; Fernando Isaías Calero Rodríguez; Silvio José Fonseca Martínez; Mikel Salvador Monterrey Arias; Raúl Antonio Zamora Guerra; Miguel Agustín Mantica Cuadra; Jhader Antonio Hernández Urbina; Gerardo José Rodríguez Pérez; Ismael Reineiro Serrano Gudiel; José Gustavo Sandino Ochoa; Tonny Daniel Palacio Sequeira y Alester de Jesús Sáenz Centeno.

Il governo sandinista di Ortega che la scarcerazione e il trasferimento all’estero sono stati raggiunti “in ottemperanza agli accordi di buona fede e buona volontà che cercano di promuovere la comprensione e migliorare la comunicazione tra Santa Sede e Nicaragua, per la pace e il bene”.

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Il comunicato conclude: “Riconosciamo le possibilità del dialogo franco, discreto, prudente e molto serio, un dialogo responsabile e attento, che ha reso possibile arrivare oggi a questo giorno di lode al Dio di tutti, che ci illumina e guida per continuare a coltivare la confidenza, e per aumentare, a partire dalla fede e dalla tranquillità dello spirito e al diritto alla giustizia e alla vita delle famiglie nicaraguensi”.

Papa Francesco, durante il suo discorso di inizio anno al Corpo diplomatico dell’8 gennaio, aveva detto: “Desta ancora preoccupazione la situazione in Nicaragua: una crisi che si protrae nel tempo con dolorose conseguenze per tutta la società nicaraguense, in particolare per la Chiesa Cattolica. La Santa Sede non cessa di invitare ad un dialogo diplomatico rispettoso per il bene dei cattolici e dell’intera popolazione”. Le parole del Papa, viste con il senno di poi, erano un segnale al governo Ortega che il dialogo già intrapreso poteva e doveva andare avanti.

Non è la prima volta che avviene una liberazione simile. Già nell’ottobre 2023, dodici sacerdoti imprigionati furono inviati dal Nicaragua a Roma.

I vescovi arrestati

Tra le persone ora in arrivo a Roma c’è, come detto, il vescovo di Matagalpa, che fu messo agli arresti domiciliari già all’inizio di agosto 2022 insieme a sacerdoti, seminaristi e un laico. Quindi, due settimane dopo, la polizia del Nicaragua irruppe nella casa di Álvarez, prelevò il vescovo e lo porto a Managua.

Il 10 febbraio 2023, in un processo molto contestato, Álvarez è stato condannato a più di 26 anni di carcere con l’accusa di essere traditore della patria. È stato da allora recluso in una prigione conosciuta come “La Modelo”, che ospita soprattutto prigionieri politici.

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L’arresto del vescovo Mora è avvenuto il 20 dicembre 2023, nel mezzo di una serie di arresti del regime contro sacerdoti cattolici che è arrivato a più di 15 detenzioni in un mese. La “colpa” di Mora era stata quella di aver celebrato il giorno prima una Messa a Matagalpa e aveva chiesto nell’occasione ai fedeli di pregare per il vescovo Álvarez.

A inizio gennaio, Papa Francesco aveva chiesto la liberazione del vescovo, e aveva trovato una sponda nel portavoce del Dipartimento di Stato USA Matthew Miller, il quale aveva chiesto la liberazione incondizionata del vescovo.

Un canale diplomatico nascosto

La liberazione testimonia, comunque, la presenza di un canale diplomatico e non è cosa di poco conto. La nunziatura di Managua è stata svuotata nel marzo 2023, su richiesta del governo Nicaraguense. Sebbene il gesto fosse una vera e propria rottura, e una escalation negli attacchi del Nicaragua alla Santa Sede che sono arrivati anche all’espulsione del nunzio, il governo nicaraguense aveva sottolineato che si trattava di una sospensione, ma non di una chiusura dei rapporti diplomatici.

La crisi in Nicaragua si trascina dal 2018, quando le manifestazioni per la riforma delle pensioni sfociarono nella violenta repressione del governo. All’inizio del 2022, il governo Ortega ha anche abolito il titolo di decano del corpo diplomatico, diritto che spetta al nunzio dai tempi della Convenzione di Vienna, e poi ha anche espulso in maniera inopinata e sorprendente anche per la Santa Sede lo stesso nunzio, l’arcivescovo Walder Sommertag, che è stato poi destinato ad un’altra nunziatura.

In precedenza, era stato il vescovo ausiliare di Managua, Silvio Báez, a essere chiamato dal Papa Francesco a Roma nel 2019, con una decisione improvvisa in mezzo a una recrudescenza della violenza.

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I precedenti

Ma c'è stato un precedente ancora più lontano: nel 1986, Pablo Antonio Vega, vescovo-prelato di Juigalpa e vicepresidente della Conferenza episcopale di Nicaragua era stato esiliato dal Nicaragua. La stessa sorte era toccata quell'anno a monsignor Bismarck Carballo, portavoce dell'arcivescovo di Managua.

La posizione di Papa Francesco

Papa Francesco è sempre informato della situazione in Nicaragua, e ha dedicato diversi appelli al Nicaragua da quando è scoppiata la crisi nel 2018. C'era un motivo preciso. All'inizio della crisi, nata da una riforma pensionistica del governo Ortega ma sintomatica di un più ampio malcontento della popolazione, sembrava esserci uno spazio di mediazione per la Chiesa nel cosiddetto dialogo nazionale.

Il ruolo dei vescovi

I vescovi erano stati chiamati come "mediatori e testimoni". Ma il loro ruolo è diventato impossibile quando sono ripresi gli scontri tra le autorità nicaraguensi e i manifestanti.

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La Chiesa, nel giugno 2018, aveva sospeso la sua presenza nel cosiddetto dialogo nazionale. In risposta, è stata individuata dal governo come forza di opposizione, con un'escalation che ha portato persino a un attentato il 9 luglio 2018 contro il cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua, il suo ausiliare Báez e il nunzio Sommertag.

Tuttavia, l'intenzione della Santa Sede era ancora quella di instaurare un dialogo, ritenendo che almeno un dialogo tra le parti sarebbe stato utile. Col tempo, sarebbe stato deluso.

Papa Francesco ha poi cambiato approccio. Cominciò a intervallare gli appelli pubblici, chiamò il vescovo Baez a Roma e cercò di calmare le acque. Il principio non era quello di andare contro il governo, ma piuttosto di trovare modi di collaborazione.

Anche il nunzio Sommertag aveva avuto successo in alcune situazioni, negoziando persino il rilascio di alcuni prigionieri politici.

Gli appelli pubblici si sono poi pian piano diradati, comparendo solo in situazioni eccezionali, e il Nicaragua non è stato nemmeno menzionato nel messaggio natalizio di Papa Francesco "Urbi et Orbi" del 2022. In quell'occasione, il Papa si è limitato a chiedere che Gesù ispiri "le autorità politiche e tutte le persone di buona volontà del continente americano nei loro sforzi per pacificare le tensioni politiche e sociali che colpiscono diversi Paesi". Non ha fatto alcun riferimento diretto, tranne che per la successiva menzione del popolo haitiano.

Una nuova linea diplomatica?

Il Papa aveva fatto un altro riferimento il 15 settembre 2022, durante la conferenza stampa sul volo di ritorno dal Kazakistan. "Sul Nicaragua", ha detto il Papa, "le notizie sono chiare, tutte. C'è dialogo, al momento c'è dialogo. Ci sono stati colloqui con il governo, c'è un dialogo. Questo non significa che tutto ciò che il governo fa sia approvato o disapprovato. No. C'è dialogo e quando c'è dialogo è perché c'è bisogno di risolvere i problemi. Al momento ci sono problemi. Spero almeno che le suore di Madre Teresa di Calcutta tornino. Queste donne sono buone rivoluzionarie, ma del Vangelo! Non fanno la guerra a nessuno. Al contrario, abbiamo tutti bisogno di queste donne. Ma speriamo che tornino e che la situazione si risolva. Ma continuate il dialogo. Mai, mai interrompere il dialogo. Ci sono cose che non sono comprensibili. Mettere un nunzio al confine è una cosa seria dal punto di vista diplomatico, e il nunzio è un bravo ragazzo, che ora è stato nominato altrove. Sono cose difficili da capire e da mandare giù”.

Erano parole che esprimevano la linea del dialogo, e una volontà di non andare al muro contro muro.. All'arcivescovo Sommertag venne così assegnata un'altra nunziatura, quella del Senegal, di Capo Verde, della Guinea Bissau e della Mauritania, e non c'è ancora un nuovo "ambasciatore papale" a Managua.

Il senso del rimanere senza nunzio

La decisione di trasferire il nunzio e non nominarne uno nuovo non era solo una concessione alle pressioni di Ortega. Era anche un modo per inviare un segnale. Avere un incaricato d’affari invece di un nunzio, infatti, segnala una non volontà di legittimare le azioni del governo, perché il nunzio dovrebbe in qualche modo riconoscere il governo nel momento in cui chiede l’agreamant e presenta le lettere credenziali..

Gli attacchi alla Chiesa

L'arresto di Alvarez era stato il culmine di una serie di attività contro la Chiesa e i diritti umani in generale. Tra i fatti salienti: alcuni missionari di Madre Teresa sono stati espulsi nel giro di poche ore, con l'accusa di aver favorito il terrorismo e altro; riviste, giornali e canali televisivi della Chiesa locale sono stati chiusi con ordinanze amministrative; centinaia di prigionieri politici e candidati presidenziali sono in carcere.

Al momento, il regime di Ortega ha ancora un centinaio di prigionieri politici.

https://confidencial.digital/nacion/dictad...os-al-vaticano/

Collage-Rolando-Alvares-sacerdotes-desterrados

La dittatura bandisce in Vaticano monsignor Rolando Álvarez e altri 18 prigionieri politici religiosi
Banditi questa mattina i vescovi di Matagalpa e Siuna, 15 sacerdoti e due seminaristi, restano in carcere oltre 100 prigionieri di coscienza

Preti banditi
Monsignor Rolando Álvarez (al centro), insieme ad alcuni sacerdoti esiliati dal regime di Ortega-Murillo il 14 gennaio 2024.


EDITORIALE RISERVATO

14 gennaio 2024

AA _
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Il regime di Daniel Ortega e Rosario Murillo ha esiliato in Vaticano, all'inizio di domenica 14 gennaio, il vescovo di Matagalpa, monsignor Rolando José Álvarez, condannato a 26 anni di carcere e prigioniero politico da più di un anno, insieme ad altri 18 religiosi che sono stati incarcerati tra le vacanze di Natale e Capodanno nel dicembre 2023.

Tra gli altri esuli ci sono un vescovo, 15 sacerdoti e due seminaristi tenuti come prigionieri politici, in stato di scomparsa, hanno rivelato a CONFIDENCIAL fonti legate alla Chiesa cattolica in esilio . Mentre la dittatura ha parlato apertamente, il Vaticano non ha ancora fornito alcuna informazione ufficiale. Più di 100 prigionieri di coscienza rimangono nelle carceri del regime in Nicaragua.

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Un comunicato del regime diffuso questa domenica conferma che è stato grazie "ad accordi con la Santa Sede che hanno garantito l'invio e l'accoglienza in Vaticano di vescovi, sacerdoti e seminaristi".

“La Presidenza della Repubblica, il Governo di Riconciliazione e di Unità Nazionale e il Popolo del Nicaragua ringraziano sentitamente il Santo Padre Papa Francesco; alla Segreteria di Stato della Santa Sede; al suo proprietario, il cardinale, a sua eminenza reverendissima Pietro Parolin, e alla sua squadra di lavoro, per il coordinamento molto rispettoso e discreto svolto per rendere possibile il viaggio in Vaticano di due vescovi, quindici sacerdoti e due seminaristi," si legge nel testo .

Secondo il comunicato del regime, i religiosi sono già stati ricevuti dalle autorità vaticane, “nel rispetto degli accordi di buona fede e buona volontà, che cercano di promuovere la comprensione e migliorare la comunicazione tra la Santa Sede e il Nicaragua, per la pace e il bene”.

Chi sono i 19 religiosi banditi
Monsignor Álvarez, vescovo della diocesi di Matagalpa e amministratore apostolico della diocesi di Estelí, è una delle voci pastorali e profetiche che più si sono sentite dentro e fuori il Nicaragua negli ultimi anni.

La polizia del regime ha rinchiuso monsignor Álvarez e un gruppo di sacerdoti e laici nel Palazzo Vescovile di Matagalpa il 4 agosto 2022. Quindici giorni dopo lo hanno trasferito da Matagalpa a Managua agli arresti domiciliari come prigione di fatto.

Il 9 febbraio 2023, dopo aver rifiutato di accettare l'ordine di esilio negli Stati Uniti imposto dal regime a 222 prigionieri politici , è stato rimosso dagli arresti domiciliari e trasferito nelle celle di massima sicurezza del carcere La Modelo, conosciuto come El Infiernillo. . . Il giorno successivo, il giudice Nadia Tardencilla Rodríguez, del Tribunale del Secondo Distretto di Managua, lo ha condannato a 26 anni e quattro mesi di carcere in un processo considerato dagli esperti come una “azione penale”.

Un secondo tentativo del regime di esiliare monsignor Álvarez è avvenuto nella prima settimana di luglio 2023, questa volta attraverso “contatti” stabiliti con il Vaticano. Ma il vescovo non ha accettato le condizioni imposte per il suo esilio ed è stato riportato nella sua cella a “El Infiernillo” la mattina di mercoledì 5 luglio.


I vescovi in ​​esilio Rolando Álvarez e Isidoro Mora celebrano messa in Vaticano. Foto: Social network
Uno dei liberati è stato monsignor Isidoro Mora, vescovo di Siuna, comune situato nel triangolo minerario dei Caraibi settentrionali del Nicaragua.

Mora è stato arrestato il 20 dicembre 2023 insieme a due seminaristi, un giorno dopo aver pregato durante un'omelia - trasmessa attraverso i social network - del vescovo Rolando Álvarez, condannato nel febbraio 2023 a più di 26 anni di carcere per reati considerati tradimento dopo essersi rifiutato di farlo. lasciare il loro paese.

Mons. Mora, 63 anni, è stato intercettato dalla Polizia mentre si dirigeva alla parrocchia di Santa Cruz, nel comune di La Cruz de Río Grande, dove intendeva dare la cresima a 230 parrocchiani.

“Vorrei esprimere il saluto della Conferenza Episcopale (del Nicaragua). Siamo sempre uniti pregando per questa amata Diocesi di Matagalpa, pregando per Monsignor Rolando, pregando per il cammino di ciascuno di voi. “Siamo uniti nella preghiera, nella comunione, nella fede, nell’amore, nella tenerezza”, ha detto monsignor Mora durante la messa in occasione del 99° anniversario della creazione della Diocesi di Matagalpa, questo martedì 19 dicembre, presso la Cattedrale di San Pedro Apostolo.


I religiosi banditi dalla dittatura di Ortega-Murillo questo 14 gennaio. Foto: Social network
I 15 sacerdoti inviati in Vaticano appartengono all'arcidiocesi di Managua, Masaya e Carazo, guidata dal cardinale nicaraguense Leopoldo Brenes.

I sacerdoti liberati sono:

1. Sacerdote Pablo Villafranca, parroco della chiesa Nuestra Señor de Veracruz a Nindirí, Masaya

2. Sacerdote Héctor Treminio, parroco della chiesa del Santo Cristo de Esquipulas, Managua

3. Mons. Carlos Avilés, Vicario Generale dell'Arcidiocesi di Managua

4. Sacerdote Fernando Calero, parroco di Nostra Signora di Fátima Rancho Grande, Matagalpa

5. Monsignor Marcos Díaz Prado, parroco della chiesa Santo Tomás Apóstol di Puerto de Corinto

6. Monsignor Silvio Fonseca, parroco della chiesa di Santa Faz. Vicario della Famiglia, dei Bambini e della Gioventù dell'Arcidiocesi di Managua

7. Sacerdote Mykel Monterrey, parroco della chiesa Nuestra Señora de Candelaria dell'Arcidiocesi di Managua

8. Sacerdote Raúl Zamora, parroco della chiesa Jesús de la Divina Misericordia dell'Arcidiocesi di Managua

9. Sacerdote Gerardo José Rodríguez, parroco della chiesa Purísima Concepción, situata nel Distretto di Belmonte dell'Arcidiocesi di Managua

10. Monsignor Miguel Mántica, parroco della chiesa di San Francisco de Asís, situata nel Distretto di Bolonia dell'Arcidiocesi di Managua

11. Sacerdote Jader Hernández, parroco della Chiesa Madre del Divin Pastore a Nejapa

12. Sacerdote Ismael Serrano, parroco della chiesa di San Miguel Arcángel dell'Arcidiocesi di Managua

13. Sacerdote José Gustavo Sandino Ochoa, parroco della chiesa Nuestra Señora de los Dolores a Santa María de Pantasma, diocesi di Jinotega

14. Monsignor Óscar Escoto Salgado. Vicario Generale della Diocesi di Matagalpa.

15. Sacerdote Jader Danilo Guido Acosta. Secondo vicario della Cattedrale di San Pedro Apóstol di Matagalpa.

I due seminaristi liberati sono: Alester Sáenz e Tony Palacios.

Il Papa aveva invitato al dialogo
Finora quest’anno, Papa Francesco ha espresso due volte la sua profonda preoccupazione per il prolungarsi della crisi sociopolitica in Nicaragua e per le dolorose conseguenze che ha lasciato sulla società, in particolare sulla Chiesa cattolica.

"Anche la situazione in Nicaragua continua ad essere preoccupante; è una crisi che va avanti da molto tempo con conseguenze dolorose per l'intera società nicaraguense, in particolare per la Chiesa cattolica", ha affermato il pontefice nel tradizionale discorso di apertura dell'anno presso l'organismo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.

In quell’occasione ha ribadito l’invito al governo del Nicaragua ad un “dialogo diplomatico rispettoso”, come fa dall’inizio del 2023.

“Riconosciamo le possibilità di un dialogo franco, diretto, prudente e molto serio, un dialogo responsabile e attento, che ha permesso di giungere a questo giorno di lode al Dio di tutti, che ci illumina e ci guida per continuare a coltivare la fiducia e a far crescere, a partire dalla fede, la tranquillità dello spirito e il diritto alla giustizia e alla vita delle famiglie nicaraguensi”, indica il comunicato della dittatura diffuso il 14 gennaio.

Il vescovo ausiliare di Managua, monsignor Silvio Báez, confermando la notizia dell'esilio dei 19 religiosi, ha affermato che “la dittatura criminale di Ortega e Murillo non è riuscita a fermare il potere di Dio”.

Durante la messa domenicale nella chiesa di Santa Agatha a Miami, dove è esiliato, Báez ha continuato dicendo che: "secondo le informazioni che ho cominciato a ricevere questa mattina, sia da Roma che da Washington e Managua, oggi sono confermate. Mi hanno detto che, liberati dal carcere dove erano stati ingiustamente sequestrati, sono sbarcati a Roma e sono stati accolti dalla Santa Sede”.

Come via d'uscita, ha esortato tutti i cristiani a ringraziare Papa Francesco, “per il suo interesse, vicinanza e affetto per il Nicaragua, per l'efficacia della diplomazia vaticana, grazie a loro oggi celebriamo questa grande gioia”.
 
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