Laici Libertari Anticlericali Forum

Posts written by pincopallino2

view post Posted: 3/1/2024, 22:50 Prete si taglia il pis@llo dopo il morso di una zecca - Attualità


www.dagospia.com/rubrica-29/cronac...e-si-380013.htm

3 GEN 2024 18:06
UN PRETE SENZA CAPPELLA – IN REPUBBLICA CECA UN SACERDOTE SI È TAGLIATO L’AUGELLO CON UN COLTELLO, L’UOMO SOFFRIVA DI UNA FORMA DI PSICOSI CAUSATA DA UN MORSO DI UNA ZECCA – L’EVIRATO È STATO TROVATO IN CASA SUA DAI VIGILI DEL FUOCO, GLI AMICI HANNO CHIAMATO I SOCCORSI PERCHÉ IL PRETE NON SI FACEVA VEDERE DA UN PO’ – IL RELIGIOSO È STATO POI PORTATO IN OSPEDALE, DOVE È STATO POSTO IN COMA FARMACOLOGICO PER DIECI GIORNI...


Un sacerdote ceco si è tagliato il pene con un coltello dopo essere che è impazzito a causa di un morso di zecca. Il prete, il cui nome non è stato reso noto, è stato trovato nella sua abitazione in un piccolo villaggio nel distretto di Ceskobudejovick, dopo che gli amici, preoccupati per la sua vita, hanno dato l'allarme perché non si è presentato a degli appuntamenti.

I vigili del fuoco sono stati costretti a sfondare tre porte per raggiungere il sacerdote, che è stato trovato con gravi ferite ai genitali. L’uomo è stato trasportato in ospedale, ma le sue condizioni sono peggiorate ed è stato posto in coma farmacologico.


Il vicario generale della diocesi di Ceské Budejovice, David Henzl, ha rivelato che il sacerdote aveva sofferto di encefalite trasmessa da zecche, che ha causato un'infiammazione del suo sistema nervoso, portandolo a soffrire una forma di psicosi.

https://www.la-prensa.com.mx/mundo/sacerdo...a-11230125.html

MERCOLEDÌ 3 GENNAIO 2024

Prete taglia il pene dopo il morso di una zecca
A causa del peggioramento delle sue condizioni, i medici hanno posto l’uomo in coma indotto.

Foto Pixabay
Dan Enriquez | La stampa

In un presunto attacco psicotico dopo essere stato morso da una zecca, nella Repubblica Ceca un prete si è tagliato il pene con un coltello.

Secondo i media locali, un gruppo di persone si è accorto che qualcosa non andava dopo che l'anonimo religioso non si era presentato ad un incontro precedentemente concordato.


Raccomandiamo: più di 200 voli vengono cancellati dopo la collisione di due aerei all'aeroporto di Tokyo

MONDO

I fratelli litigano per i regali di Natale e finiscono per uccidere la sorella maggiore
I paramedici hanno sfondato la sua porta, dopo di che hanno trovato il sacerdote privo di sensi in una pozza di sangue con il pene mozzato.


L'uomo è stato subito portato d'urgenza in ospedale, dove i medici hanno scoperto che aveva riportato anche lesioni ai genitali.

A causa del peggioramento delle sue condizioni, i medici hanno messo l'uomo in coma indotto e collegato a un ventilatore, dove è rimasto per 10 giorni.

"È privo di sensi", ha detto ai media locali David Henzl, vicario generale della diocesi di České Budějovice, alla quale appartiene il sacerdote. "A causa di queste circostanze, è impossibile sapere cosa sia realmente accaduto", ha detto.

Poiché "era posseduto da un demone", l'uomo brucia vivo il figlio della sua fidanzata
Ma i medici hanno scoperto un danno centrale al sistema nervoso del paziente, che sembrava essere di origine virale.

Henzl affermò che il sacerdote soffriva di encefalite trasmessa dalle zecche, un'infiammazione del cervello causata da una malattia trasmessa dalle zecche.

Nelle sue fasi avanzate, questa condizione può indurre cambiamenti di personalità e persino psicosi, come si credeva accadesse con il prete. Con informazioni da novinky.cz e Daily Mail

https://www.catalunyapress.es/articulo/suc...adura-garrapata

REPUBBLICA CECA
Un prete si taglia il pene dopo aver sofferto di deliri a causa di una puntura di zecca
Sfortunatamente, i medici hanno avuto difficoltà a capire in anticipo cosa fosse successo a causa del suo stato comatoso.

Editoriale Catalunyapress | Mercoledì 3 gennaio 2024, 17:38
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Prete con le forbici - UNSPLASH - fotomontaggio


Mercoledì della scorsa settimana un sacerdote della Repubblica Ceca non era presente all'incontro previsto, quindi il sindaco della città ha chiesto aiuto. I paramedici hanno poi trovato il sacerdote sanguinante nella canonica. Secondo diverse fonti riferite al media locale ceco Novinky , il sacerdote si sarebbe tagliato il pene dopo aver subito diversi deliri.



Sfortunatamente, i medici hanno avuto difficoltà a capire in anticipo cosa fosse successo a causa del suo stato comatoso. "È privo di sensi nella stanza dell'ARO. Sono stati rilevati danni al sistema nervoso centrale, che sono di origine virale. A causa di queste circostanze è impossibile sapere cosa sia realmente accaduto", ha affermato David Henzl, vicario generale della diocesi di České. spiega a Novinky Budějovice, a cui appartiene il parroco.



Secondo diversi medici consultati, il comportamento del sacerdote potrebbe essere dovuto a meningite acuta o encefalite, che in alcuni casi può scatenare uno stato psicotico in cui la persona si autolesionista.



La sua diocesi ha successivamente confermato che il sacerdote soffriva di encefalite trasmessa dalle zecche, un'infiammazione del cervello causata da una malattia trasmessa dalle zecche.



La polizia ha escluso che sia stata un'altra persona a causare le ferite del sacerdote. "Non stiamo indagando su alcun atto illegale", ha detto il portavoce della polizia della Boemia meridionale Jiří Matzner.



Secondo i Centri europei per il controllo delle malattie, la Repubblica Ceca è uno dei paesi con la più alta incidenza di TBE in Europa, registrando tra 500 e 1000 casi all'anno.



Il rischio è particolarmente grande nella regione della Boemia meridionale, dove è avvenuto l'incidente.

view post Posted: 23/12/2023, 12:30 Scandali a ripetizione alla Curia di Salerno. - Attualità
https://cronachesalerno.it/2023/12/23/cent...ex-arcivescovo/

23 Dicembre 2023

Centrale di dossieraggio contro l’ex vescovo Pierro guidata da due preti già nel mirino dell’ex arcivescovo
di Antonio Manzo

Muore un sacerdote. Nella casa dove viveva, da solo, arrivano i parenti per preparare gli scatoloni del trasloco con pacchi colmi di libri, antiche stole, documenti vari L’operazione di trasloco, ad un certo punto, deve essere interrotta per la scoperta di una sorpresa, imprevista ad inaspettata. Nella canonica del prete morto i parenti ritrovano un computer con hard disk che testimonia una lunga e scientifica operazione di dossieraggio organizzata, sia pure per motivi e ragioni diverse, in danno del loro arcivescovo Gerardo Pierro alla guida della diocesi salernitana dal 1992 fino al giugno 2010, quando festeggia il 75esimo compleanno ma anche la canonica età di pensionamento. Il sacerdote appena morto ha in casa un computer con hard disk, compromettente e scioccante, che archivia i documenti operati dai due sacerdoti nella loro attività di spionaggio e dossieraggio. Una coppia diabolica, il prete appena morto, don Antonio Cipollaro, ed un suo confratello tuttora vivente e parroco di Campagna oltre che leader spirituale del gruppo ecclesiale, passato tra mille dissensi, Il Gregge. M monsignore Gerardo Pierro ha 88 anni e vive in un appartamento attiguo al seminario di Pontecagnano. E’ stato un protagonista della Chiesa campana con buone referenze in Vaticano chiamato dapprima al governo delle diocesi di Tursi-Lagonegro e poi nel 1981 alla guida della diocesi di Avellino e dal 25 maggio 1992 alla guida dell’arcidiocesi di Salerno: dodici lunghi anni vissuti tra lavoro pastorale molto inteso, sia pure inframezzato da esperienze dolorose ma anche segnato da indubbi successi come le visita di Woytila a Salerno e poi l’inaugurazione del mega seminario fatta proprio dal papa polacco. Ora ad 88 anni vive in una villetta contigua al seminario metropolitano costruito a Pontecagnano Faiano. E non desidera parlare di vicende, come quelle del dossieraggio, archiviate dalla sua pietà e misericordia.
Nella casa del sacerdote appena morto i familiari trovano e custodiscono una copia dell’hard disk successivamente finito anche nelle mani di un parente che ora ha deciso di parlarne ad uno incredulo e sbigottito arcivescovo Andrea Bellandi alla guida della diocesi. L’archivio di proprietà del sacerdote morto è custodito dall’autore del dossieraggio, don Antonio Cipollaro insieme ad un suo confratello parroco a Campagna, don Carlo Magna che amava qualificarsi come “Angelo Maria” nei documenti prodotti in anonimato ma registrati nellìhard disk. Sia pure per circostanze diverse, i due sacerdoti entrano in conflitto con i loro arcivescovo Pierro, bocciato dal Vaticano, fino ad ottenere sentenze alla Segnatura Apostolica (la Cassazione del Vaticano) su due defenestrazioni ecclesiali dei due sacerdoti: il primo allontanato da Campagna dove viveva, dopo aver chiesto al vescovo Pierro l’utilizzo di diverse migliaia di euro a beneficio della ricostruzione della Cattedrale di Campagna, dopo il sisma dell’80 ed il secondo , don Magna, destituito dal suo incarico di vice rettore del Seminario nell’ambito della controversa vicenda del gruppo ecclesiale de il Gregge che la Chiesa salernitana avrebbe archiviato tra sofferenze e lacerazioni. Don Carlo Magna vince anche lui contro il vescovo Pierro, alla Segnatura Apostolica. Lui, presso alti prelati, a partire dal cardinale Re non solo descrive il provvedimento del vescovo, guyducati da kui del tutto ingiusto, ma etichetta la rimozione e l’espulsione di quattro seminaristi che, secondo Pierro, sarebbero stati plagiati dallo stesso Magna per aderire all’organizzazione laicale “Il Gregge”. Il Gregge finì nel mirino del vescovo Pierro nel febbraio 2005 che chiese a tredici sacerdoti aderenti di sconfessare l’adesione all’una associazione , secondo Pierro “parareligiosa” laicale per presunto plagio fatto in danno di seminaristi e un elenco di preti. Di tutt’altro tenore la “vendetta” di don Cipollaro. La chiesa di Campagna era titolare della proprietà del Fondo Rialto che venduto avrebbe dovuto procurare danaro per la ricostruzione della Cattedrale di Campagna Soldi che, invece, Pierro dirotta per costruire il Seminario. Nell’hard disk ci sono documenti storici come quelli su monsignor Giovanni Caramuel, vescovo di Campagna noto matematico del Seicento, oppure il trasferimeno di ben 812 pergamene sottratte alla chiesa di Campagna per essere trasferite a Salerno, la protesta fu inviata anche a papa Francecso. Nelle cartelle dell’hard disk c’è un capitolo “intitolato” impropriamente . È solo una rivista dell’Arcigay che contesta un atteggiamento di denuncia del vescovo Pierro per l’attivismo dell’Arci Gay nel comune capoluogo. Così come sono catalogati tutti gli atti e la rassegna stampa dell’incivile aggressione a monsignor Moretti dei cosiddetti portatori nel corso della processione del Patrono il 21 settembre 2014. Oltre che registrati i colloqui tra i due sacerdoti e alcuni confratelli anti-Pierro e relazioni inquietanti su presunti casi di omosessualità nel seminario regionale. Naturalmente, c’è molto materiale relativo alla gestione di nomine della Curia e di capitoli relativi ad azioni diffamatorie compiute contro monsignor Pierro anche attraverso il recapito anonimo di lettere nei maggiori centri della Provincia. L’operazione è guidata dagli stessi sacerdoti che impegnano nella diffusione un manipolo di sconosciuti cittadini di Campagna.
Non è certamente una vicenda edificante per la Chiesa salernitana retta ora dal fiorentino Andrea Bellandi, uomo e sacerdote molto colto ma alla guida di una diocesi segnata da antiche rivalità e rancori maturati nel tempo, frutto di un esasperato clericalismo. Deve combattere, l’arcivescovo Bellandi, una sorta di guerra morale a quella che papa Francesco ha denunciato proprio giovedì scorso nel discorso di auguri alla Curia romana. ha detto Papa Francesco. Quello che emerge dalla triste vicenda diocesana del dossieraggio contro il vescovo Pierro è nel labirinto di due sacerdoti in guerra con l’autorità ecclesiale. La storia di Salerno è la classica situazione di un clero colpito da una “labirintizzazione” ( per usare il neologismo creato da papa Francesco) della loro missione spirituale. I due sacerdoti hanno fatto fatica ad ascoltare, discernere, camminare, . (papa Francesco alla Curia romana). Ma hanno, forse, ecceduto in una legittima difesa personale con la finalità di una tutela al di fuori di ogni misericordia che pure non era stato degnamente praticata.
view post Posted: 22/12/2023, 21:13 Porno chiamate con minori. Condannato in Cassazione e arrestato p. Esposito - La stanza del peccato
https://livesicilia.it/videochiamate-vince...nato-arrestato/

Videochiamate hard con ragazzini: sacerdote condannato e arrestato
Don Vincenzo EspositoInduzione alla prostituzione minorile
CASSAZIONE
di Riccardo Lo Verso

22 DICEMBRE 2023, 19:18
PALERMO – La sentenza è diventata definitiva. Don Vincenzo Esposito è stato condannato a cinque anni per induzione alla prostituzione minorile. Lo hanno condotto in carcere (si trovava ai domiciliari) dopo che la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della difesa. I legali stanno valutando se rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo perché al sacerdote non sarebbe stato garantito un equo processo.

Originario di Caltavuturo, in provincia di Palermo, e parroco a San Feliciano Magione in Umbria, Esposito fu intercettato dai carabinieri della compagnia di Termini Imerese mentre effettuava delle videochiamate hard con quattro ragazzini di 16 e 17 anni. In cambio dava loro dei soldi, tramite ricariche telefoniche o Postpay. Piccole cifre comprese fra 10 e 30 euro, utilizzati per andare a mangiare la pizza con gli amici o recarsi dal barbiere.

Esposito, il cui fine pena è previsto nel 2026, dovrà risarcire i familiari dei ragazzini, parte civile con l’assistenza degli avvocati Francesco Paolo Sanfilippo, Giuseppe Canzone e Caterina Intile.

Una parentesi nel contesto di “una stimata missione pastorale” che non configurava il reato di prostituzione minorile. Così si era difeso il sacerdote sostenendo di non avere chiesto ai minorenni di effettuare le videochiamate. Sarebbe stata una iniziativa dei ragazzini. Esposito si limitava a guardare gli adolescenti in atteggiamenti intimi, prima di servire messa o celebrare un funerale.
view post Posted: 22/12/2023, 15:36 Violentato a 9 anni da don Angelo Pio Loco Boscariol: risarcito dalla Chiesa francese, ma non dalla CEI - La stanza del peccato
www.facebook.com/maxinturripagina/...15353075191909/
13 settembre 2018
A 8 anni don Angelo Pio Loco mi ha violentato, in chiesa, e non una sola volta.
Don Angelo in un confessionale trafficava nelle mie mutande per penetrarmi con le sue dita grassoccie e sporche, perché era sempre sporco e puzzava. E sentii le mie narici d’adulto frustate dall’odore nauseabondo della bava, mentre la sua bocca si spalancava sul mio visino come una voragine. Mi diceva: “apri, dai, apri, apri la bocca”, ch’io tenevo stretta, e ci forzò dentro la sua enorme lingua. Lo rividi poi leccarmi dappertutto, come una belva eccitata dalla preda, mentre io paralizzato mi lasciavo fare, sperando che quell’orco divenuto reale la finisse al più presto e mi lasciasse ritornare in casa.

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www.newsby.it/cronaca/preti-pedofi...a-dalla-chiesa/

Preti pedofili, Piero: “Prima vittima italiana ad avere giustizia dalla Chiesa”
Ai nostri microfoni Piero Brogi, vittima di abusi da bambino in una parrocchia di Roma e oggi risarcito, ha raccontato la sua esperienza
Paolo Brogi ha subito un abuso sessuale da un prete quando era bambino

Fabrizio Rostelli
21 Dicembre 2023

Ai nostri microfoni Piero Brogi, vittima di abusi da bambino in una parrocchia di Roma e oggi risarcito, per la prima volta nella storia, dalla Chiesa, ha raccontato la sua esperienza. “Sono la prima vittima italiana di crimini pedofili prescritti dalla legge, perché avvenivano quando avevo 9 anni e adesso ne ho 60, che è stata riconosciuta ufficialmente e simbolicamente rimborsata dalla chiesa cattolica, però non dalla CEI per fatti che avvenivano in Italia e il cui colpevole è un prete italiano ma dalla conferenza episcopale francese perché sono cittadino franco-italiano e vivo in Francia da 30 anni. Solo per questa circostanza ho potuto gioire di questa forma di giustizia che tutti gli altri italiani purtroppo non hanno. Vorrei anche in Italia, come si fa in tutti i paesi civili, una commissione d’inchiesta indipendente che faccia luce su quanto accaduto negli ultimi decenni nella chiesa cattolica. I colpevoli meritano la galera e non di essere spostati in altre diocesi come fanno abitualmente“.

Preti pedofili, Piero: “Stuprato a 9 anni, eroinomane a 15, sono un sopravvissuto”

“Per 40 anni ho avuto un’amnesia traumatica che purtroppo subiscono spesso le persone che hanno un trauma molto forte, in particolare i bambini psicologicamente più fragili“, ha spiegato Piero. “A 15 anni sono diventato eroinomane come accade a molte vittime di abusi. Sono andato in Francia per cambiare vita e li ho costruito la mia famiglia. Avevo però delle problematiche relazionali e quando sono andato da uno psicologo sono riaffiorati i ricordi dello stupro che ho subito a 9 anni. Si diventa pazzi, cercavo altri ricordi. Avrei preferito non sapere nulla. Non avevo più toccato droghe ma sono ricaduto e ho cominciato a bere nascondendomi dai figli. Sono un sopravvissuto, sono riuscito ad andare avanti“.

I dati disponibili indicano che solo nel 2022 le vittime dei preti pedofili sono state 54. Metà dei casi di abuso sui minori sono avvenuti all’interno di una parrocchia, luogo ritenuto dai più

Edited by pincopallino1 - 2/4/2024, 16:17
view post Posted: 22/12/2023, 14:37 Don Camillo Lancia sedotto e ricattato: 500.000 € a una donna sposata - La stanza del peccato



www.ilcentro.it/pescara/il-prete-r...ppola-1.3105216

Il prete ricattato: «Mi infatuai di quella donna, poi la trappola»
Don Camillo rivela in tribunale: «Lei mi diede un appuntamento, iniziò a spogliarsi ed entrò il marito»

di Maurizio Cirillo 06 aprile 2023

ricatto al prete

PESCARA «Per me è stato molto doloroso fare la denuncia, sia per quello che sono, sia perché non avrei mai pensato di vivere una cosa del genere». Inizia così, davanti ai giudici del collegio e alle telecamere della trasmissione di Rai3, “Un giorno in pretura”, la deposizione di don Camillo Lancia, 74 anni, parte offesa e vittima dei ricatti a luci rosse.

All’epoca dei fatti di questo processo, era parroco a Città Sant’Angelo mentre oggi, dopo lo scandalo, è aiuto parroco in una chiesa di Pescara. Sul banco degli imputati – ieri tutti presenti e difesi dalle avvocatesse Melania Navelli e Rossella Terra – una intera famiglia di Montesilvano: Eraldo Scurti, 55 anni di Pescara, e la moglie Claudia Palma D’Andrea, 50 anni nata in Svizzera, accusati di estorsione nei confronti del parroco, e Alessio Scurti, il figlio, 35 anni, accusato soltanto di riciclaggio per aver fatto transitare sul suo conto una serie di assegni del prete. Il primo incontro con la donna avviene nel 2014 quando l’imputata chiede un aiuto economico al parroco per superare un momenti di grave crisi: aveva, a suo dire, 450mila euro di debiti e temeva di perdere la casa.

La vittima ben presto si convince della buona fede della donna e inizia a versare piccole somme alla coppia. Inizia anche una frequentazione della casa degli imputati.

«Andai spesso a casa loro e nel frattempo», riferisce il prete, «accadde un fatto, e non mi vergogno a dirlo perché sono un uomo: mi sono infatuato di quella donna e la cosa mi creava qualche disagio, ma anche illusioni perché lei era sempre gentile. In una di quelle occasioni, era febbraio del 2016 ed eravamo soli, le dissi se mi faceva vedere il suo seno. Lei non rispose. Due giorni dopo le rifeci la domanda e sul momento non disse nulla, ma quando stavo per uscire si sollevò la maglietta: non me lo aspettavo. Mi disse che mi avrebbe chiamato e lo fece per darmi un appuntamento: “Mio marito domani è fuori, se vuoi venire?”».

Il parroco, il mattino seguente alle 8, si presenta a casa della donna: «Ero seduto e lei comincia a togliersi una calza e mi dice: “Non ti spogli?”. Si avvicina e mi toglie la giacca e in quel momento entra il marito e non vi dico la scenata. Mi dice: “Io ti ammazzo, te la faccio pagare, ho una pistola”. Adesso non te la squagliare perché io e te ce la vedremo: in quel mobile ho una pistola e servirà per te”. Il pomeriggio», continua don Camillo, assistito dagli avvocati Giovanni e Alfredo Mangia, «mi dà un appuntamento lungo la strada per Città Sant’Angelo e qui succede il peggio. Come salgo sulla sua auto vedo la sagoma di una pistola che aveva in tasca. Mi disse: “Tu adesso comincerai a darmi dei soldi perché ho problemi”, e da lì incominciano i ricatti».

Ricatti andati avanti per anni e che in termini economici sarebbero costati al prete più di 700mila euro. Al pm Fabiana Rapino, che a fatica cerca di fargli dire quantomeno gli argomenti contenuti nella denuncia, il prete spiega anche perché non denunciò subito i fatti: «Ero un sacerdote, ma soprattutto quella doppia violenza, verbale ed espressa, mi aveva fatto maturare il suicidio. Ma siccome ho fede, ho pensato che avrei superato anche quello».

Poi finalmente riferisce anche dei presunti filmati girati dal marito: «Me ne fece vedere uno ma non ricordo nulla, ho rimosso forse per la paura e il terrore di essere stato ripreso». Poi parla dei soldi chiesti in prestito ad amici e parrocchiani, alla banca, della vendita della casa e del terreno, e poi si commuove quando riferisce della perdita della parrocchia decisa dall’arcivescovo che sarà uno dei prossimi testimoni. E nel controesame, nel tentativo di screditare l’attendibilità della parte offesa, la difesa mostra una foto scattata nel 2019 (così sostengono gli avvocati) a casa Scurti che ritrae il parroco che dorme sul divano: l’obiettivo è tentare di dimostrare che andavano d’accordo e non c’era nessun ricatto in atto. Si torna in aula l’11 maggio prossimo.

www.ilcentro.it/pescara/parroco-ri...edeli-1.3142412
Parroco ricattato, in aula i fedeli
La trappola “a luci rosse”. I testimoni: abbiamo dato soldi a don Camillo, diceva di dover aiutare una famiglia

di Alessandra Di Filippo 15 giugno 2023
PESCARA. Oltre una ventina di testimoni, quasi tutti parrocchiani, hanno sfilato, ieri pomeriggio, in Tribunale nell’ambito del processo sui ricatti a luci rosse ai danni di don Camillo Lancia, 74 anni, ex parroco di Città Sant’Angelo, finito in una “trappola” a luci rosse ordita, secondo l’accusa, da una intera famiglia di Montesilvano: Eraldo Scurti, 55 anni di Pescara, la moglie Claudia Palma D'Andrea, 50 anni nata in Svizzera e il loro figlio Alessio Scurti di 35 anni. La coppia è accusata di estorsione mentre il figlio solo di riciclaggio per aver fatto transitare sul suo conto una serie di assegni del sacerdote. Una estorsione che, a detta della procura, è superiore ai 500mila euro; per il sacerdote, parte offesa, assistito dagli avvocati Giovanni e Alfredo Mangia, sfiora addirittura i 750mila euro.
Il processo proprio per il gran numero di testi, tutti del pm, è durata 4 ore. Ai giudici del collegio, hanno raccontato di aver versato dei soldi a don Camillo, il quale diceva che servivano per aiutare una famiglia in difficoltà. Hanno spiegato che era comunque molto agitato, prostrato e impaurito. Non era più la persona e il sacerdote che conoscevano. Si percepiva che c’era qualcosa che non andava e che qualcuno lo spaventava. Uno di loro, carabiniere, ha riferito di essersi insospettito dopo aver sentito delle voci in giro. E pertanto di aver cercato di avvicinare il sacerdote e di ottenere da lui una confidenza. Ha parlato, quindi, di una busta chiusa che il prete gli avrebbe consegnato, dicendogli di tenerla con sé e di aprirla qualora gli fosse accaduto qualcosa. Il testimone è stato invitato a depositarla nella prossima udienza, in programma il 27 settembre, così da poterla visionare.
La busta, di cui sino a ieri nessuno sapeva nulla e che don Camillo ha detto di non ricordare, ha rappresentato un il colpo di scena della giornata.
La difesa dei tre imputati, rappresentata dall’avvocato Melania Navelli, ha evidenziato incongruenze nel racconto del sacerdote rispetto proprio a quanto riferito dai testi.
Il 27 settembre si continuerà con l’esame dei testimoni della pubblica accusa. La vicenda inizia nel 2014 quando la donna si rivolge al parroco chiedendogli un aiuto economico. Comincia fra i due, quindi, una sorta di frequentazione, senza però risvolti sessuali. Poi, un giorno, l'uomo prende il sopravvento sul prete e le chiede di mostrargli qualcosa. Passa qualche giorno e scatta la trappola. Don Camillo viene invitato dalla 50enne a casa sua, e mentre iniziano a spogliarsi arriva il marito fuorioso. Di qui i ricatti e le richieste di denaro continue.

www.msn.com/it-it/notizie/italia/p...ire/ar-AA1lT1Vp

Pescara, ricatto hard da mezzo milione al sacerdote. Spunta la lettera del religioso: «Ho paura di morire»
Storia di Giuseppe D'Intino •
6 ora/e

«Apri questa lettera in caso dovessi morire o subire violenza». È con queste parole che don C.L., ex parroco del Pescarese, ha consegnato una busta a Nicola Sassanelli, maresciallo dei carabinieri e suo amico. A raccontarlo, ieri in udienza al tribunale di Pescara, è stato lo stesso militare. «In quel periodo, avevo notato che il sacerdote era parecchio agitato, ma non voleva dirmene il motivo – ha spiegato Sassanelli al giudice –. Io lo spronavo a fare denuncia, ma, siccome lui non ne aveva intenzione, gli ho consigliato di lasciarmi almeno una memoria scritta».

Tre anni fa
Così, a giugno 2020, il prete ha scritto la missiva e l’ha sigillata in una busta: questa è rimasta per oltre tre anni a casa del maresciallo e, finalmente, ieri è stata aperta. All’interno vi erano due fotografie di alcuni pellegrini a celare il testo in cui il sacerdote aveva dato indicazioni precise: «Se sono morto, cerca il plico dietro lo scaffale». Il plico in questione sarebbe la documentazione allegata alla querela che il religioso presentò circa un mese dopo. Non solo: la lettera indicava anche un nome, quello di Eraldo Scurti. Quest’ultimo è imputato insieme alla moglie Claudia Palma e al figlio Angelo: sono accusati di estorsione e rapina con l’aggravante di aver eseguito i reati contro un anziano ministro di culto.
Versati 500mila euro
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, infatti, il prete avrebbe versato alla famiglia almeno mezzo milione di euro in cinque anni. Lancia sarebbe stato sedotto dalla donna e si sarebbe recato a casa di questa per un appuntamento romantico. Quando la situazione iniziava a scaldarsi, però, ecco rincasare il marito furibondo, il quale avrebbe minacciato il sacerdote anche con una pistola. Da allora, il prete sarebbe stato ricattato e, con le spalle al muro, avrebbe chiesto soldi in prestito a familiari, amici e parrocchiani.


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view post Posted: 22/12/2023, 09:33 Segregazione etnica. Merano, 23enne rischia il posto perché non si è fatto schedare - Diritti civili
In Alto Adige dal 2012, non può essere assunto senza marchiatura etnica



www.altoadige.it/cronaca/merano/di...HpkpLlycg_gy2Sw

Dichiarazione linguistica, 23enne rischia il lavoro
Il giovane meranese, madre pugliese e padre friulano, ha ottenuto un’occupazione all’Assb di Bolzano. L’assenza della certificazione mette bastoni fra le ruote: «Incomprensibile»

Jimmy Milanese
20 dicembre 2023

MERANO. Sta costando cara al 23enne meranese Carlo Alberto Carretta una dimenticanza che in Alto Adige può significare anche la perdita di una importante e agognata possibilità di lavoro. Diplomato al Liceo delle scienze umane Giovanni Pascoli di Bolzano, indirizzo economico, lo scorso settembre Carretta ha ottenuto un posto di lavoro come assistente amministrativo presso l'Azienda Servizi Sociali di Bolzano. Il punto è che l'amministrazione provinciale in questo momento alla disperata ricerca di personale qualificato e bilingue, al fine di perfezionare l'assunzione di Carretta ha chiesto al giovane anche la certificazione di appartenenza linguistica a uno dei tre gruppi. Trasferitosi in Alto Adige all'età di 12 anni nel 2012 con la famiglia originaria da parte della madre da Grottaglie in provincia di Taranto e dal Friuli per la parte paterna, una volta diplomatosi ed essendo figlio di genitori che entrambi attualmente lavorano in Alto Adige, Carretta non ha così pensato di dover fare anche lui richiesta della certificazione, una volta maggiorenne. Una dimenticanza molto comune in questi casi, come detto, che ora però gli sta costando cara, visto il diniego da parte dell'Amministrazione di perfezionare l'assunzione.

Quindi, la corsa al Tribunale di Bolzano per fare domanda e richiedere la certificazione e qui la risposta che ha gelato Carretta: «Per ottenere questo documento ci vogliono diciotto mesi». Mesi interminabili per chi ha bisogno di lavorare per il 23enne che a questo punto decide di presentare ricorso, il 28 settembre. Ricorso per il quale la risposta arriva il 17 ottobre con esito negativo, nonostante, sostiene il giovane, «i motivi fossero più che validi e legittimi, tra i quali il bisogno di lavorare e la mia residenza altoatesina dall'età di 12 anni, così come quella dei miei genitori separati ma che lavorano a Bolzano».

Carretta contesta la norma che prevede una così tanto lunga attesa per ottenere il certificato di appartenenza linguistica. Una norma severa ma più di una volta derogata, nella sostanza immaginata per disincentivare chi potrebbe modificare la sua appartenenza a uno dei tre gruppi etnici, ad esempio, proprio in vista dell'ottenimento di una posizione lavorativa. «Sì, ma io sono altoatesino di madrelingua italiana da parte di entrambi i genitori. Basterebbe che mi venisse data questa certificazione con la promessa che io non possa cambiare il mio gruppo di appartenenza così facilmente. Mi sembra assurdo che per un certificato che dovrebbe solamente stabilire quello che io già sono, oggi io perda un lavoro quindi una importante opportunità di occupazione», chiosa Carretta il quale nel frattempo non è rimasto con le mani in mano.

Da una parte, il 23enne ha contattato la Difensora civica nella speranza che il tribunale possa fare una deroga come già accaduto in passato, mentre dall'altra il giovane ha iniziato un tirocinio gratuito e a spese della madre presso l'Assb.

Edited by pincopallino1 - 22/12/2023, 10:03
view post Posted: 21/12/2023, 12:25 Impiccata. Samira, 29 anni, sposa bambina a 15 anni, in prigione da 10 per aver ucciso il vecchio marito schiavista - Islam e altre religioni
Iran. Il regime amico di Putin e Hamas permette la prima e unica visita ai figli prima di impiccarla

samira-6

https://www.huffingtonpost.it/esteri/2023/...nfard-14547403/

La soluzione finale. L’Iran approfitta di Gaza per farla finita con gli oppositori
di
Mariano Giustino

Solo a novembre, 176 impiccagioni (750 dall’inizio dell’anno). Il minorenne giustiziato mentre Teheran presiedeva la conferenza Onu sui diritti umani. La sposa bambina che andrà al patibolo per aver ucciso il marito violento. Il frastuono della guerra copre ogni grido d’aiuto
14 Dicembre 2023 alle 14:04

Samira Sabzianfard, 29 anni, di Khorramabad, provincia del Lorestan, è stata arrestata dieci anni fa con l’accusa di omicidio. Era stata una “sposa bambina” e poi è stata condannata a morte con l’accusa di avere ucciso il marito. Ora è in isolamento nel braccio della morte nella prigione di Qarchak, a sud di Teheran, e la sua impiccagione era prevista per mercoledì 13 dicembre, ma le autorità iraniane hanno rinviato l’esecuzione di una settimana.

www.today.it/mondo/samira-iran-impiccata-oggi.html
20 dicembre 2023
All'alba muore la speranza: Samira è stata impiccata oggi
La forte reazione internazionale non le ha salvato la vita. Il drammatico annuncio è di Iran Human Rights. L'ex sposa bambina era accusata di aver ucciso il marito dopo anni di abusi


Samira Sabzian. Foto: X / @IHRights
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Samira Sabzian è stata impiccata oggi in Iran
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Samira Sabzian, la sposa bambina che otto anni fa aveva ucciso il marito violento, è stata impiccata oggi in Iran; il drammatico annuncio è di Iran Human Rights. L'ex sposa bambina era accusata di aver ucciso il marito. Era una sposa bambina quando nel 2009 era stata costretta a sposare un uomo molto più anziano di lei. Dopo anni di violenze e abusi, lo aveva ammazzato. Della vicenda si è sempre saputo pochissimo, se non fosse stato per lo sforzo immane delle associazioni per la difesa dei diritti umani. E' la diciassettesima donna impiccata dall'inizio dell'anno (ma le stime sono per difetto).


Chi era Samira Sabzian
La donna era entrata nel carcere di massima sicurezza di Qarchak anni fa, per avere ucciso suo marito a cui era stata data in sposa quando era ancora una bambina. In Iran l'età legale del matrimonio per le ragazze è 13 anni, ma con il consenso del padre o nonno paterno, possono sposarsi anche prima. Nel 2013 aveva ucciso il suo coniuge. Condannata alla pena capitale, l'esecuzione della donna di 32 anni si sarebbe dovuta tenere lo scorso 13 dicembre, ma dopo le pressioni internazionali le autorità iraniane hanno deciso di posticiparla di una settimana.


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La scorsa settimana, prima dell'esecuzione in programma, la donna aveva potuto incontrare i suoi due figli per la prima volta da quando era stata incarcerata. Secondo il codice penale della Repubblica islamica, coloro che sono accusati di omicidio vengono condannati a morte, a prescindere dalle circostanze in cui il fatto è avvenuto. La famiglia della vittima può scegliere se accettare la pena capitale o chiedere un compenso finanziario. Nel caso della 32enne, i genitori del marito ucciso hanno chiesto che la pena di morte venga eseguita.

La forte reazione internazionale non le ha salvato la vita. L'Iran detiene il record mondiale per l'esecuzioni di donne. Nell'ultimo anno, segnato dalle proteste dopo l'uccisione di Mahsa Amini, sono state impiccate 702 persone, quasi cento in più rispetto l’anno precedente. A novembre, 79.
view post Posted: 19/12/2023, 13:50 "Don Cansani mi metteva le mani sotto la gonna a lezione di piano: avevo 7 anni" - La stanza del peccato
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https://www.cdt.ch/news/ticino/abusata-a-7...MSNzfGRY2KzB3Os

La storia«Abusata a 7 anni da un predatore con la tonaca. Quella bambina sono io»
Una donna ticinese si è riconosciuta nel «caso di studio» descritto nel progetto pilota sulle violenze in ambito ecclesiastico redatto dall'Università di Zurigo – Il nome del sacerdote lo facciamo noi: don Luigi Cansani

© KEYSTONE / CHRISTIAN BEUTLER
Dario Campione
DARIO CAMPIONE
19.12.2023 06:00
«Quella bambina sono io». Non succede spesso, ma qualche volta succede, che una mail o una lettera ti facciano capire che cosa significhi raccontare ogni giorno i fatti della vita. Che cosa sia, davvero, il mestiere di giornalista. Quando a settembre la Conferenza episcopale svizzera ha presentato il progetto pilota sui casi di abusi in ambito ecclesiale affidato all’Università di Zurigo, a tutti è stata subito chiara la portata della decisione presa dai vescovi cattolici. L’invito, esplicito, alle vittime a farsi avanti, a rivelare la propria sofferenza, faceva a pezzi l’ideologia del silenzio e la prospettiva, tutto sommato rassicurante, del perdono. Quell’invito non aveva alcunché di retorico. Era piuttosto il segnale di un nuovo inizio. Necessario, probabilmente, per salvare la stessa Chiesa.


C’è stato chi, quell’esortazione, l’ha presa sul serio. E ha deciso di parlare. Di raccontare. Tra loro, una donna, nata in Ticino alla fine degli anni ’50 del secolo scorso. La protagonista di questa terribile storia.

La scoperta
Riavvolgiamo il filo e torniamo alla mail inviata al CdT a novembre e al suo contenuto: «Leggendo i “casi di studio” (della ricerca dell’Università di Zurigo, ndr) mi sono riconosciuta nella bambina abusata da un prete insegnante di musica negli anni ’60 a Lugano. Non ho mai potuto parlarne, e ora vorrei sapere: come e dove posso consultare le fonti di questo articolo? A chi rivolgermi? Vi ringrazio se potete aiutarmi in questa ricerca, molto importante per me».

Il nostro primo obiettivo è stato dare una mano alla signora, metterla in contatto con la curia luganese, inviarle il testo completo del lungo rapporto dell’ETH. Poi, ovviamente, è stato inevitabile chiederle se volesse raccontare. Non c’è stata alcuna forzatura. Tutto è maturato in modo semplice e naturale, nel tempo necessario a compiere una scelta comunque difficile.

Così, la settimana scorsa, la signora è venuta da sola, a Muzzano, nella nostra redazione. Per «ricordare» e mettere in fila pensieri che da sempre affollavano confusamente e dolorosamente la sua mente. Un primo passo, cui è seguito un secondo: l’appuntamento in curia con l’amministratore apostolico, che l’ha accolta e le ha fatto leggere alcune parti del dossier custodito nell’archivio diocesano e relativo al «predatore» che, ormai quasi sessanta anni fa, le aveva cambiato la vita.


Sono stata molto ben accolta dal vescovo a Lugano e sono pienamente soddisfatta di aver appreso cose che non sapevo
«Sono stata molto ben accolta e sono pienamente soddisfatta di aver appreso cose che non sapevo, di aver preso conoscenza delle reazioni dei miei genitori e delle persone interessate a quel momento - ha scritto la signora in un messaggio dopo l’incontro con monsignor Alain de Raemy, definito - una persona aperta e disponibile ad aiutare le vittime».

Nessuna vendetta
«Ho deciso di parlare perché vorrei incoraggiare anche altri a farlo - dice la signora -. Prima di leggere il rapporto dell’Università di Zurigo credevo di avere l’animo in pace, mi sembrava che fosse così. Ma ho capito che non era vero. Tirare fuori la verità serve, mette in moto un processo di liberazione che può essere utile. Soprattutto, può aiutare a fare in modo che certe cose non accadano più o succedano il meno possibile».

Nessun sentimento di vendetta. Nessuna rivalsa. Soltanto il bisogno di comprendere. «La mia vita è stata molto provata da questa vicenda, con l’età si può capire meglio ma certo non è facile. La Chiesa continua a chiedere perdono: lo accetto. Ma è orrendo che tutto questo dolore sia giunto da persone che avrebbero dovuto dare l’esempio, da chi parla di Dio».

Prima di proseguire nel racconto, serve una precisazione. Quando abbiamo cominciato il nostro colloquio, durato poi circa 45 minuti, la signora ci ha consegnato due fogli dattiloscritti intitolati semplicemente «Ricordi».

Una ricostruzione talmente bella ed efficace che, alla fine, abbiamo deciso di riprodurla integralmente. In questi «ricordi» manca ovviamente uno dei dati significativi della storia: il nome del «predatore», come lo definisce oggi la signora. Il nome del sacerdote che, tradendo la sua missione e il suo giuramento di fronte a Dio e agli uomini, abusò di lei.

Quel nome lo facciamo noi: don Luigi Cansani. Lo facciamo per più motivi. Perché nessuno dei tanti preti del tempo sia associato a questa sporca vicenda. Perché una luce di verità accenda un passato oscuro. Perché la giustizia, anche se tardiva, ha sempre un senso, ma soltanto se sa sfuggire alle omissioni, anche le più piccole. Perché la banalità del male, come ha insegnato Hannah Arendt, può essere sconfitta soltanto con una memoria consapevole.

«Ricordi»
«Sono nata in Ticino nel 1959 in una famiglia stimata e conosciuta. Ho ricevuto un’educazione cattolica abbastanza severa, come si faceva nelle famiglie praticanti in quegli anni. Frequentai l’asilo e, in seguito, la scuola elementare del quartiere. I ricordi dell’asilo e dei primi due anni di scuola sono felici».

«Un giorno, dovevo avere all’incirca 7-8 anni, un pianoforte fece la sua apparizione nella mia camera e la mamma decise di iscriverci a lezioni di musica, mio fratello e io».


Mio fratello si metteva al piano, il “maestro” si sedeva accanto a lui. lo stavo in piedi accanto al “maestro”, a guardare. Dovevo stare in piedi ad ascoltare mentre il “maestro” mi violentava con la sua mano sotto la gonna
«Non so attraverso quale raccomandazione, ci mandarono da un prete-musicista che dava lezioni private in una struttura cattolica poco lontana. Non ricordo quante volte andammo, era lui a telefonare a casa all’improvviso qualche momento prima per convocarci. Andavamo da soli in questo edificio: ho il ricordo di una grande scala e di una camera con un piccolo corridoio, dove ci attendeva il “maestro” con la tonaca nera».

«Mio fratello si metteva al piano, il “maestro” si sedeva accanto a lui. lo stavo in piedi accanto al “maestro”, a guardare. Dovevo stare in piedi ad ascoltare mentre il “maestro” mi violentava con la sua mano sotto la gonna».

«Ho il ricordo molto nitido del dolore fisico, e la coscienza che mi stava accadendo qualcosa di tremendo. A lezione finita, nel piccolo corridoio il “maestro” mi guardava beffardo, come per dirmi “se parli, vedrai”, strusciandosi contro di me per lunghi istanti; e infine, ci congedava».

«Durante questo periodo provai una sensazione di solitudine assoluta, come se fossi piombata in una realtà nella quale avevo perso tutti i miei punti di riferimento. Ero in un “tunnel” molto buio, senza possibilità di poter scappare o chiedere aiuto».

«Non ricordo come o da chi questi avvenimenti furono scoperti e svelati» (in realtà, come emerge dal dossier conservato in diocesi, fu lei stessa a dirlo, ndr).

«L'immagine seguente è un incontro in casa con personaggi - tutti uomini - che mi fecero domande. Questo momento fu estremamente doloroso: mi sentivo terribilmente responsabile di tutto, si toccava qualcosa di proibito, di indicibile. Mi sentivo incapace di rispondere, avrei voluto sprofondare e un velo nero calò davanti ai miei occhi. Il grado di sofferenza e di vergogna provato in quei momenti fu insopportabile».

«Non andammo più dal prete musicista e fummo iscritti altrove per continuare le lezioni di piano. In famiglia non ci furono ulteriori spiegazioni, non mi portarono da un dottore, su questi avvenimenti calò il silenzio. Nessuno mi spiegò che ciò che avevo subìto non era assolutamente normale o scusabile. Ma oggigiorno posso immaginare a che punto i miei genitori fossero spaventati e relativamente inermi di fronte a quel che mi succedeva, e che all’epoca non si usava ribellarsi troppo apertamente contro le autorità, soprattutto religiose. Bisognava accettare».

«Diventai una bambina silenziosa e solitaria e a poco a poco ciò che mi era successo sparì dalla mia memoria. Cominciai invece ad avere incubi, terrori notturni, insonnie, paura di restare sola la notte nella mia camera, paura del buio, del silenzio. Cominciai a soffrire di enuresi di notte e di giorno. In generale, gli adulti mi spaventavano e la mia vita interiore diventò molto difficile. Spesso, quando incontravamo amici di famiglia, dicevano: “Ma come è seria e matura questa bambina, come è ben educata, che fortuna...”.

«L’educazione cattolica praticante proseguì, e il clero continuò a frequentare la nostra casa».

«Ho sofferto di queste angosce e paure segrete fino all’adolescenza. Ero continuamente abitata da un senso generale di profonda vergogna, di inferiorità, con la sensazione di essere diversa dalle altre bambine. Dopo la maturità mi trasferii nella Svizzera interna per gli studi superiori».

«Questo trasferimento è stata la mia salvezza. Allontanarmi dall’educazione severa, dall’ambiente opprimente della comunità, dove non si poteva parlare liberamente, dove c’era omertà sulle cose brutte che accadevano: questo cambiamento contribuì decisamente al riscatto di un’infanzia e di un’innocenza rovinate».


Ricordo il passato per testimoniare dell’ambiente ticinese di quegli anni, nel quale probabilmente i fatti di questo tipo erano sistematicamente passati sotto silenzio
«Trovai un ambiente nuovo, evoluto, e soprattutto la possibilità e la fortuna di poter contare soltanto su me stessa e sulle mie scelte. La mia nuova vita mi cambiò completamente. Scoprii gradualmente dove fosse la mia forza, imparai l’autostima e incontrai persone che mi aiutarono molto con la loro presenza non giudicante. Qui, dove abito da più di 45 anni, ho curato le ferite approfittando semplicemente del rispetto altrui».

«Ricordo il passato per testimoniare dell’ambiente ticinese di quegli anni, nel quale probabilmente i fatti di questo tipo erano sistematicamente passati sotto silenzio e regolati senza smuovere troppo le acque. Tengo a testimoniare perché uno dei peggiori peccati dell’essere umano è, a mio avviso, la profanazione fisica e psicologica dei più piccoli e dei più deboli. Soprattutto, se questi abusi giungono da uomini e istituzioni che predicano l’amore di Dio e la protezione degli innocenti».

«Il sacerdote che abusò di me è scomparso qualche anno fa, ma è tuttora presente sul Web, dove non si dice una parola del male che fece durante la sua vita; una vita che avrebbe dovuto invece essere esemplare. Questa persona rimase praticamente impunita penalmente e fu spostata altrove per continuare le sue “attività”».

L’uscita dall’inferno
L’ultimo scambio di mail con la nostra testimone conferma quanto importante sia stato ricordare, incontrare il vescovo, leggere il dossier, “scoprire” e illuminare di luce nuova la propria vita. «Sono finalmente consapevole di che cosa è successo, non mi sono sognata nulla. Quando entrai per la prima volta nella stanza del “maestro” cominciò l’inferno. Non so quanto tempo sia durato. So che adesso ne sono uscita».

https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Cansani
Luigi Cansani
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Luigi Cansani
Nazionalità Bandiera della Svizzera Svizzera
Genere Musica sacra
Periodo di attività musicale 1943 – 2011
Strumento organo, pianoforte
Album pubblicati 6
Modifica dati su Wikidata · Manuale
Don Luigi Cansani (Cadro, 1º ottobre 1927 – Novazzano, 26 marzo 2017) è stato un presbitero, organista e compositore svizzero-italiano.


Indice
1 Biografia
2 Bibliografia
3 Voci correlate
4 Collegamenti esterni
Biografia
Figlio di Giovanni Cansani e di Luigina Martinaglia di Cadro, entrò giovanissimo al Seminario diocesano di San Carlo Borromeo di Lugano e ben presto si rivelarono le sue doti musicali che furono assecondate con gli studi sotto il maestro Luigi Picchi di Como. Ricoprì la carica di capo cantore e organista nel seminario diocesano di Lugano e addetto all'insegnamento del canto gregoriano. Ordinato sacerdote nel 1951, frequentò dal 1961 a Milano il Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica sacra, ottenendo la licenza in musica sacra e con Luigi Agustoni il titolo di prolyta in canto gregoriano. In seguito conseguì il diploma di licenza presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano.

Dal 1958, per quindici anni, diresse la corale della cattedrale di San Lorenzo (Lugano), poi insegnò nel Seminario e nel collegio Pio XII a Breganzona e infine diresse la corale Santa Cecilia di Novazzano. Notevole la sua produzione musicale (più di 400 opere): (messe, mottetti, inni, antifone, etc.). La sua composizione del 2000 Inno alla Madre del Signore fu registrata presso gli studi radiofonici della Radiotelevisione Svizzera di lingua italiana (RSI) eseguita dai solisti diretti dal maestro Diego Fasolis. Dal 2012 socio onorario dell'Associazione Ticinese degli Organisti (ATO), viveva a Novazzano.

Bibliografia
AA.VV., Lodate Dio, Edizioni Carrara, Bergamo, ristampa 2001.

https://www.catt.ch/newsi/esequie-don-cans...medium=facebook
Esequie don Cansani
Nella giornata di mercoledì si sono celebrati a Novazzano i funerali di don Luigi Cansani. Il vescovo Lazzeri che ha presieduto il rito accompagnato dal vescovo emerito Grampa, ha ricordato la missione particolare di don Luigi in Diocesi «da sempre legata alla musica», facendo notare che gli stessi canti della celebrazione di ieri sono frutto dell’ispirazione di don Luigi. «Il contributo di don Luigi», ha assicurato il vescovo, «insieme a quello di altri contemporanei, in una stagione da questo punto di vista particolarmente feconda e felice della nostra storia diocesana, non sarà dimenticato» e costituisce pure «la sua testimonianza di credente e pellegrino». Alla celebrazione erano presenti fedeli, parenti e amici di don Luigi, nonché diversi sacerdoti.



29 Marzo 2017 | 21:15

diocesi (193)
view post Posted: 18/12/2023, 16:05 Vaticano. Si potranno benedire gli omosessuali, ma senza cerimonie - Attualità
I preti gay invece continueranno a cercare relazioni clandestine

sacerdoti

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/12/1...ticano/7386929/

Dal Papa via libera alle benedizione delle coppie omosessuali, ma al di fuori della liturgia: le prime regole del Vaticano
di F. Q. | 18 DICEMBRE 2023
Dal Vaticano arriva il via libera alla benedizione delle coppie omosessuali. Una apertura che supera il divieto dello stesso Papa Francesco di marzo 2021 e che apre a un riconoscimento, seppure tenendolo distinto dal matrimonio. Il Dicastero per la Dottrina della Fede, per la prima volta, dà le indicazioni precise sulle benedizioni che alcune diocesi nel mondo hanno già sdoganato, ma spontaneamente senza le regole che vengono invece stabilite dal cardinale Victor Manuel Fernandez nella Dichiarazione “Fiducia supplicans”.

Nei paletti stabiliti – benedizioni fuori dalla liturgia e non confondibili con un matrimonio – il Vaticano dichiara possibili “benedizioni di coppie in situazioni irregolari e di coppie dello stesso sesso, la cui forma non deve trovare alcuna fissazione rituale da parte delle autorità ecclesiali, allo scopo di non produrre una confusione con la benedizione propria del sacramento del matrimonio”. La benedizione – si spiega – arriva da Dio “su coloro che, riconoscendosi indigenti e bisognosi del suo aiuto, non rivendicano la legittimazione di un proprio status”. Via libera dunque alla benedizione “non inserita in un rito liturgico”, una linea che era stata anticipata dal Papa in risposta ad alcuni ‘dubia’ ad ottobre.



Il Dicastero per la Fede spiega che “non si deve né promuovere né prevedere un rituale per le benedizioni di coppie in una situazione irregolare, ma non si deve neppure impedire o proibire la vicinanza della Chiesa ad ogni situazione in cui si chieda l’aiuto di Dio attraverso una semplice benedizione. Nella breve preghiera che può precedere questa benedizione spontanea, il ministro ordinato potrebbe chiedere per costoro la pace, la salute, uno spirito di pazienza, dialogo ed aiuto vicendevole, ma anche la luce e la forza di Dio per poter compiere pienamente la sua volontà”.

Il Prefetto argentino prosegue: “Ad ogni modo, proprio per evitare qualsiasi forma di confusione o di scandalo, quando la preghiera di benedizione, benché espressa al di fuori dei riti previsti dai libri liturgici, sia chiesta da una coppia in una situazione irregolare, questa benedizione mai verrà svolta contestualmente ai riti civili di unione e nemmeno in relazione a essi. Neanche con degli abiti, gesti o parole propri di un matrimonio. Lo stesso vale quando la benedizione è richiesta da una coppia dello stesso sesso”.

Arrivano dunque per la prima volta indicazioni concrete: “Tale benedizione può invece trovare la sua collocazione in altri contesti, quali la visita a un santuario, l’incontro con un sacerdote, la preghiera recitata in un gruppo o durante un pellegrinaggio”. Con queste benedizioni “non si intende legittimare nulla ma soltanto aprire la propria vita a Dio, chiedere il suo aiuto per vivere meglio, ed anche invocare lo Spirito Santo perché i valori del Vangelo possano essere vissuti con maggiore fedeltà”.

Il Prefetto ritiene che questa serie di esempi sia “sufficiente ad orientare il prudente e paterno discernimento dei ministri ordinati a tal proposito” e quindi “oltre alle indicazioni di cui sopra, non si debbono dunque aspettare altre risposte su eventuali modalità per normare dettagli o aspetti pratici riguardo a benedizioni di questo tipo”.
view post Posted: 18/12/2023, 09:11 Imbrogli vaticani. Il card Becciu condannato a 5 anni e mezzo - Attualità
https://www.farodiroma.it/la-condanna-di-b...a-vaticana-s-i/

La condanna di Becciu, colpevole di nulla, provoca amarezza e mette in discussione l’esistenza stessa della giustizia vaticana (S.I.)
Di redazione -16/12/2023

“Ribadiamo l’innocenza del cardinale e faremo appello”. Questo il commento a caldo del difensore del cardinale Giovanni Angelo Becciu, l’avvocato Fabio Viglione, alla lettura del dispositivo. “Rispettiamo la sentenza ma certamente ricorreremo in appello” ha ribadito il legale. Il processo in Vaticano per gli investimenti della Segreteria di Stato a Londra si è concluso questo pomeriggio con la condanna di nove imputati su dieci, ad eccezione soltanto di mons. Mauro Carlino. Tutte le pene comminate sono state però inferiori a quelle richieste nel luglio scorso dal Promotore di Giustizia vaticano, Alessandro Diddi. Oltre al cardinale Angelo Becciu, condannato a 5 anni e 6 mesi di reclusione (invece dei 7 anni e 3 mesi chiesti da Alessandro Diddi), Fabrizio Tirabassi ha ricevuto una condanna a 7 anni e mezzo di reclusione; Enrico Crasso 7 anni e 10 mesi di reclusione; Raffaele Mincione 5 anni e 6 mesi di reclusione; Cecilia Marogna tre anni e 9 mesi di reclusione, Nicola Squillace 1 anno e 10 mesi di reclusione, tutte pene comminate insieme all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, tranne nel caso di Cecilia Marogna, a cui è stata comminata l’interdizione temporanea. René Bruhlart e Tommaso Di Ruzza sono stati condannati ad una multa di 1.750 euro ciascuno.

“C’è profonda amarezza nel prendere atto che l’innocenza del cardinale Becciu non è stata proclamata dalla sentenza, nonostante tutte le accuse si siano rivelate completamente infondate. Le prove emerse nel processo, la genesi delle accuse al cardinale, frutto di una dimostrata macchinazione ai suoi danni, e la sua innocenza, ci consentono di guardare all’appello con immutata fiducia”, hanno poi dichiarato in una nota lo stesso Fabio Viglione Maria Concetta Marzo e , legali del cardinale.
“Nonostante la pronuncia ci amareggi profondamente, abbiamo una solida certezza: il cardinale Becciu, fedele servitore del Papa e della Chiesa, ha sempre agito nell’interesse della Segreteria di Stato e non ha avuto per sé e per i suoi famigliari alcun vantaggio”, proseguono gli avvocati. “Rispettiamo la sentenza, leggeremo le motivazioni, ma rimaniamo certi che verrà prima o poi riconosciuta l’assurdità delle accuse e dunque la verità: Sua Eminenza Becciu è innocente”.

“Credo che l’impostazione abbia tenuto e questa per me è la cosa più importante, credo che in questi processi non bisogna mai esultare per il risultato, un pubblico ministero non può essere mai felice per le condanne, quello di cui sono soddisfatto è che il lavoro lungo e meticoloso ha retto nonostante le contestazioni che ci sono state mosse in questi anni, ci è stato detto che siamo degli incompetenti, degli ignoranti, in realtà il risultato ci dà ragione, adesso sono sereno, dormo tranquillo”, ha dichiarato invece il promotore di giustizia, Alessandro Diddi, dopo la lettura del dispositivo in Vaticano.

A noi invece le ingiustizie contro gli innocenti tolgono il sonno. Tanto che ci fanno dubitare dell’opportunità che la Città del Vaticano continui ad avere un suo tribunale, non essendo in effetti in grado di garantirne il funzionamento equo, come si è visto oggi. Esiste nel Trattato Lateranense la possibilità di ricorrere alla giustizia italiana per i processi penali, siamo infatti davanti ad un evidente caso di errore giudiziario che, tuttavia, poteva essere evitato. Sarebbe bastato che davanti alle risultanze processuali sull’esistenza di una congiura ai danni di Becciu il Traibunale preseduto da Pignatone chiedesse di indagare a fondo sulla genesi della dichiarazione dell’ex capo ufficio della Segreteria di Stato mons. Alberto Perlasca, il cosiddetto memoriale, che si è scoperto essere stato “dettato”, attraverso Genoveffa Ciferri, da Francesca Immacolata Chaouqui, la pr che spacciandosi per un “anziano magistrato”, aveva pubblicamente promesso di vendicarsi sull’ex sostituto della Segreteria di Stato dopo la propria condanna nel processo Vatileaks.

Una bruttissima pagina.

Salvatore Izzo
view post Posted: 17/12/2023, 08:27 Imbrogli vaticani. Il card Becciu condannato a 5 anni e mezzo - Attualità
https://press.vatican.va/content/salastamp...0896/01954.html
Comunicato del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, 16.12.2023

Con la sentenza emessa oggi, dopo 86 udienze, il Tribunale ha definito il giudizio di primo grado del processo a carico di dieci imputati e quattro società, che – come è noto – aveva ad oggetto plurime vicende (distinte, pur se con profili di connessione oggettiva e soggettiva), la principale delle quali è nota con riferimento al palazzo sito in Londra, 60 Sloane Avenue.

In ordine a questa, il Tribunale ha ritenuto sussistente il reato di peculato (art. 168 c.p.) in ordine all’uso illecito, perché in violazione delle disposizioni sull’amministrazione dei beni ecclesiastici (ed in particolare del canone 1284 C.I.C.), della somma di 200.500.000 dollari USA, pari a circa un terzo delle disponibilità all’epoca della Segreteria di Stato. Detta somma è stata versata tra il 2013 e il 2014, su disposizione dell’allora Sostituto mons. Giovanni Angelo Becciu, per la sottoscrizione di quote di Athena Capital Commodities, un hedge fund, riferibile al dr. Raffaele Mincione, con caratteristiche altamente speculative e che comportavano per l’investitore un forte rischio sul capitale senza possibilità alcuna di controllo della gestione.

Il Tribunale ha quindi ritenuto colpevoli del reato di peculato mons. Becciu e Raffaele Mincione, che era stato in relazione diretta con la Segreteria di Stato per ottenere il versamento del denaro anche senza che si fossero verificate le condizioni previste, nonché, in concorso con loro, Fabrizio Tirabassi, dipendente dell’Ufficio Amministrazione, ed Enrico Crasso.

Quanto all’utilizzo successivo della detta somma, servita - fra l’altro - per l’acquisto della società proprietaria del palazzo di Sloane Avenue e per numerosi investimenti mobiliari, il Tribunale ha ritenuto Raffaele Mincione colpevole del reato di autoriciclaggio (articolo 421-bis c. p.).

Ha invece escluso la responsabilità di mons. Becciu, Crasso Enrico e Tirabassi Fabrizio in ordine agli altri reati di peculato loro contestati perché il fatto non sussiste, non avendo più la Segreteria di Stato la disponibilità del denaro una volta che esso era stato versato per sottoscrivere le quote del fondo.

È stata dichiarata poi la colpevolezza di Enrico Crasso per il reato di autoriciclaggio (art. 421-bis c.p.) in relazione all’utilizzo di una ingente somma di oltre 1 milione di euro, costituente il profitto del reato di corruzione tra privati commesso in concorso con Mincione.

In relazione invece al riacquisto da parte della Segreteria di Stato, nel 2018-2019, attraverso una complessa operazione finanziaria, delle società cui faceva capo la proprietà del palazzo già citato, il Tribunale ha ritenuto la colpevolezza di Torzi Gianluigi e Squillace Nicola per il reato di truffa aggravata (art. 413 c.p.) e del citato Torzi anche per il reato di estorsione in concorso con Tirabassi Fabrizio (art. 409 c.p.), nonché per il reato di autoriciclaggio di quanto illecitamente ottenuto.

Il Torzi, il Tirabassi, il Crasso e il Mincione sono stati invece assolti perché il fatto non sussiste dal reato di peculato loro ascritto in relazione all’ipotizzata sopravvalutazione del prezzo di vendita.

Il Tirabassi è stato, inoltre, ritenuto colpevole del reato di autoriciclaggio (articolo 421-bis c.p.) in relazione alla detenzione della somma di oltre 1.500.000 USD a lui corrisposta – fra il 2004 e il 2009 – dall’UBS; il Tribunale ha infatti ritenuto che la ricezione di tale somma da parte dell’imputato integrasse il reato di corruzione in ordine al quale però, dato il tempo trascorso, l’azione penale è ormai prescritta.

Quanto a Tommaso Di Ruzza e Renè Brulhart, rispettivamente Direttore Generale e Presidente dell’A.I.F. (Autorità di Informazione Finanziaria), intervenuti nella fase finale del riacquisto del Palazzo di Sloane Avenue, essi sono stati assolti dei reati di abuso di ufficio loro contestati e ritenuti colpevoli solo dei delitti di cui agli articoli 178 e 180 c.p. per omessa denuncia e per la mancata segnalazione al Promotore di giustizia di un’operazione sospetta.

Infine, con riferimento ad altri due temi di indagine oggetto del giudizio, mons. Becciu e Marogna Cecilia sono stati ritenuti colpevoli, in concorso, del reato di cui all’art. 416-ter c.p. in relazione al versamento, da parte della Segreteria di Stato, di somme per un totale di oltre 570.000 euro a favore della Marogna, tramite una società a lei riferibile, con la motivazione, non corrispondente al vero, che il denaro doveva essere utilizzato per favorire la liberazione di una suora, vittima di un sequestro di persona in Africa.

Mons. Becciu è stato altresì ritenuto colpevole di peculato (art. 168 c.p.) per aver disposto, in due riprese, su un conto intestato alla Caritas-Diocesi di Ozieri, il versamento della somma complessiva di Euro 125.000 destinata in realtà alla cooperativa SPES, di cui era presidente il fratello Becciu Antonino. Pur essendo di per sé lecito lo scopo finale delle somme, il Collegio ha ritenuto che l’erogazione di fondi della Segreteria di Stato abbia costituito, nel caso di specie, un uso illecito degli stessi, integrante il delitto di peculato, in relazione alla violazione dell’art. 176 c.p., che sanziona l’interesse privato in atti di ufficio, anche tramite interposta persona, in coerenza – del resto – con quanto previsto dal canone 1298 C.I.C. che vieta l’alienazione di beni pubblici ecclesiastici ai parenti entro il quarto grado.

I sopranominati imputati Mincione Raffaele, Torzi Gianluigi, Tirabassi Fabrizio, Becciu Giovanni Angelo, Squillace Nicola, Crasso Enrico, Di Ruzza Tommaso e Brulhart Renè sono invece stati assolti, con le formule specificate nel dispositivo, da tutti gli altri reati loro ascritti. Parimenti, mons. Mauro Carlino è stato assolto da tutti i reati a lui contestati.

Conclusivamente, ritenuta la continuazione tra i reati contestati ad ognuno degli imputati, gli stessi sono stati condannati, rispettivamente:

BRUHLART René e DI RUZZA Tommaso alla pena della multa di euro millesettecentocinquanta;

CRASSO Enrico alla pena di anni sette di reclusione ed euro diecimila di multa con interdizione perpetua dai pubblici uffici;

MINCIONE Raffaele alla pena di anni cinque e mesi sei di reclusione, euro ottomila di multa con interdizione perpetua dai pubblici uffici;

BECCIU Giovanni Angelo alla pena di anni cinque e mesi sei di reclusione, euro ottomila di multa con interdizione perpetua dai pubblici uffici;

TIRABASSI Fabrizio alla pena di anni sette e mesi sei di reclusione, euro diecimila di multa con interdizione perpetua dai pubblici uffici;

SQUILLACE Nicola, previa concessione delle circostanze attenuanti generiche, alla pena – sospesa – di anni uno e mesi dieci di reclusione;

TORZI Gianluigi alla pena di anni sei di reclusione ed euro seimila di multa, alla interdizione perpetua dai pubblici uffici e alla sottoposizione alla vigilanza speciale per un anno;

MAROGNA Cecilia alla pena di anni tre e mesi nove di reclusione con interdizione temporanea dai pubblici uffici per uguale periodo;

LOGSIC HUMANITARNE DEJAVNOSTI D.O.O. alla sanzione pecuniaria di euro quarantamila ed al divieto di contrattare con le autorità pubbliche per anni due;

Inoltre, il Tribunale ha ordinato la confisca per equivalente delle somme costituenti corpo dei reati contestati per oltre 166.000.000 di euro complessivi.

Gli imputati sono stati infine condannati, in solido tra loro, al risarcimento dei danni in favore delle parti civili, liquidati complessivamente in oltre 200.000.000,00 di euro.


https://norbaonline.it/2023/12/16/fondi-sa...-mauro-carlino/

Fondi Santa Sede, assolto don Mauro Carlino
Stefania Congedo
16 Dicembre 2023
20:17

Mons. Seccia: “Sentenza che restituisce dignità umana e sacerdotale”
Si è concluso con l’assoluzione il processo a carico del sacerdote leccese Don Mauro Carlino, 47 anni, ex segretario personale del cardinale Angelo Becciu e attuale parroco della Basilica di Santa Croce, tra i dieci imputati nella vicenda processuale sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato e la compravendita del Palazzo di Londra. Si tratta dell’unica assoluzione da tutti i reati contestati pronunciata dal presidente del Tribunale della Santa Sede, Giuseppe Pignatone. “Sono felice per la sentenza che ha restituito al nostro don Mauro la dignità umana e la credibilità sacerdotale messe in dubbio da ipotesi di reato rivelatesi poi infondate “ – ha commentato l’arcivescovo di Lecce Michele Seccia. “Sono stati anni di sofferenza anzitutto per lui, ma sono stati anni di sofferenza anche per me che sono il suo vescovo – sottolinea – e che non ho mai vacillato davanti alle accuse che gli venivano mosse. Tant’è vero che, nonostante immaginassi che più di qualcuno avrebbe storto il naso, dopo il suo rientro in diocesi non ho esitato a nominarlo mio segretario personale e poi, successivamente, anche parroco della Basilica di Santa Croce. Incarichi che egli ha svolto con obbedienza, fedeltà, spirito di servizio e di abnegazione e con grande impegno sacerdotale, pur dovendo affrontare le ricostruzioni fantasiose e la gogna mediatica.”. Don Mauro Carlino era accusato di estorsione e abuso d’ufficio . Il promotore di giustizia Vaticano Alessandro Diddi aveva chiesto per Don Mauro Carlino una condanna a 5 anni e 4 mesi di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e una multa di 8.000 euro, oltre ad una maxi confisca per 15 milioni di euro.
view post Posted: 16/12/2023, 21:20 Abusi su 15enne. Il Vaticano assolve definitivamente don Mauro Galli, protetto dal vescovo Delpini - La stanza del peccato
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La vicenda processuale penale https://laici.forumcommunity.net/?t=60065065

www.chiesadimilano.it/news/chiesa-...co-2607247.html

Don Mauro Galli, concluso anche il processo canonico
Passa in giudicato la sentenza del 2019, che riteneva il sacerdote responsabile «di comportamento non idoneo e gravemente inopportuno» verso un minore: per lui prosieguo della limitazione all’esercizio del ministero e delle facoltà di celebrare in pubblico per i prossimi tre anni. Il Vicario generale: «Il male compiuto e sofferto può essere consolato se conduce a prendersi cura del bene di tutti»

16 Dicembre 2023

Il Tribunale ecclesiastico incaricato dal Dicastero per la Dottrina della Fede per la definizione del giudizio di appello per la causa canonica concernente il sacerdote ambrosiano don Mauro Galli, accusato del delitto di abuso su minore, ha recentemente comunicato all’imputato di essere giunto a sentenza.

Il disposto, in risposta al quesito posto dal Promotore di Giustizia del Dicastero, relativamente alla decisione se riformare o meno la sentenza di primo grado, è nei termini seguenti: «Rispondiamo negativamente in quanto la sentenza di primo grado non è da ritenersi giuridicamente infondata, e quindi che non consta della colpevolezza dell’imputato Rev. Mauro Galli per il delitto di cui è accusato», ritenendo altresì «proporzionato confermare le disposizioni a carattere cautelare (sebbene in parte già giunte a scadenza a motivo del tempo nel frattempo trascorso) stabilite nell’appellata sentenza di primo grado».

Pertanto «passa in giudicato e non è ulteriormente impugnabile con mezzi ordinari» la sentenza del Tribunale Ecclesiastico Regionale Lombardo, del 24 giugno 2019 che, pur stabilendo che non consta della colpevolezza dell’imputato relativamente al delitto di cui è accusato, giudica il sacerdote «responsabile di comportamento non idoneo e gravemente inopportuno nei confronti del minore, atteggiamento che ha creato turbamento al minore stesso, alla sua famiglia e alla Chiesa di Milano» e chiede dunque l’adozione di alcune cautele, di carattere non penale.

Nell’ambito del giudizio dei fatti in sede statale, come riportato più ampiamente in un precedente articolo, il 26 settembre 2023, la sentenza definitiva della Corte d’Appello di Milano, Sezione Seconda Penale, ha accolto il concordato della difesa e del procuratore generale per una riqualificazione del reato attribuito a don Mauro Galli, in quanto «non potendosi ritenere credibile il racconto della persona offesa sul tentativo di penetrazione» il rimando all’art. 609 bis è inteso con riferimento all’ultimo comma dello stesso, concernente i «casi di minore gravità». La pena è stata pertanto ridotta rispetto a quanto previsto dal precedente giudizio d’Appello (annullato dalla Cassazione) a tre anni di reclusione, con detenzione domiciliare e possibilità di svolgere un’attività professionale.

L’Ordinario diocesano, a seguito di quanto disposto in sede statale e in adempimento di quanto stabilito dal Tribunale operante su incarico del Dicastero per la Dottrina della Fede, mentre prende atto che in forza del diritto sono venute meno le misure cautelari sinora vigenti a carico di don Mauro Galli (sospeso dall’esercizio pubblico del ministero dal 7 maggio 2015), ha disposto il prosieguo della limitazione all’esercizio del ministero e delle facoltà di celebrare in pubblico per i prossimi tre anni: il sacerdote pertanto continuerà in questo periodo di tempo a svolgere la sua attività professionale non ecclesiastica e a vivere di essa.

«Si conclude una lunga vicenda umana e giudiziaria che ha segnato pesantemente la vita e le relazioni di persone, di famiglie e di comunità ecclesiali – dichiara il Vicario generale della Diocesi, monsignor Franco Agnesi -. Non si conclude tuttavia il cammino di queste persone, famiglie e comunità. Il male compiuto e sofferto può essere consolato se si apre a riconoscere la sofferenza dell’altra persona e conduce tutti a prendersi cura del bene degli altri e del bene di tutti. E ci conduce tutti ad essere più umili e puri di cuore».

FRANCO AGNESI
view post Posted: 16/12/2023, 16:44 Imbrogli vaticani. Il card Becciu condannato a 5 anni e mezzo - Attualità
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www.avvenire.it/attualita/pagine/sentenza-becciu

Vaticano. Il cardinale Becciu condannato a 5 anni e 6 mesi
Mimmo Muolo sabato 16 dicembre 2023

La sentenza letta nel primo pomeriggio di oggi, 16 dicembre, dal presidente del Tribunale Vaticano, Giuseppe Pignatone. Dopo 86 iniziate il 27 luglio 2021
Il cardinale Angelo Becciu

Il cardinale Becciu è stato condannato a 5 anni e sei mesi nell'ambito del processo che lo vedeva imputato in relazione alla compravendita del Palazzo di Sloane Avenue a Londra, per i soldi inviati alla diocesi di Ozieri come offerta per progetti caritativi e per la vicenda legata al tentativo di liberazione di una suora colombiana rapita in Mali e gestita attraverso la sedicente agente di intelligence Cecilia Marogna, a sua volta accusata di aver utilizzato i fondi messi a sua disposizione per spese personali, anziché per quello scopo. Condannata anche Marogna a 3 anni e 9 mesi.

La sentenza è stata letta dal presidente del Tribunale, Giuseppe Pignatone, dopo una camera di consiglio di oltre quattro ore. Riguarda, oltre a Becciu e a Marogna, altri otto imputati. I broker Raffaele Mincione e Gianluigi Torzi, il presidente e il direttore dell'allora Aif (l'organismo antiriciclaggio della Santa Sede), René Brulhart e Tommaso Di Ruzza, il banchiere Enrico Crasso, gli ex dipendenti della segreteria di Stato don Mauro Carlino e Fabrizio Tirabassi e l'avvocato Nicola Squillace. In generale il Tribunale ha comminato condanne inferiori alle richieste del Promotore di giustizia, Alesssandro Diddi, ma ha aggiunto richieste di confisca notevoli.

Alla sentenza si è arrivati dopo 86 udienze, compresa quella finale di questa mattina, al termine della quale il presidente Pignatone ha ringraziato tutti coloro che hanno reso possibile il processo, concluso in prima grado dopo 29 mesi (prima udienza il 27 luglio 2021), anche se il dibattimento vero e proprio è iniziato il 1° marzo 2022. Un dibattimento che - secondo Pignatone - "ha fatto emergere non pochi nuovi elementi di valutazione, non importa qui se a conferma o smentita dell’impostazione iniziale dell’Accusa. Se così è, e il Collegio ne è convinto, - ha aggiunto il presidente - risulta confermato che il contraddittorio tra le parti è il metodo migliore per raggiungere la verità processuale e, mi permetto di aggiungere, per cercare di avvicinarsi alla verità senza aggettivi. Per questo il Collegio ha sempre cercato, nei limiti consentiti all’interprete dal quadro normativo vigente, di adottare interpretazioni e prassi operative che garantissero l’effettività del contraddittorio, assicurando il più ampio spazio alle parti, e in specie alle Difese. In tal senso, - ha concluso Pignatone - abbiamo registrato con piacere il riconoscimento da parte di molti difensori della sensibilità e dell’impegno del Tribunale su questa questione cruciale".

www.open.online/2023/12/16/process...icano-sentenza/

Vaticano, il Cardinale Becciu condannato a 5 anni e mezzo di reclusione. L’accusa ne aveva chiesti oltre 7
16 DICEMBRE 2023 - 16:35
di Redazione

La sentenza nel processo per lo scandalo della gestione dei fondi vaticani. La difesa: «È innocente, faremo ricorso»

Il cardinale Angelo Becciu è stato condannato a cinque anni e mezzo di reclusione. Lo ha deciso il tribunale vaticano al termine di un processo durato quasi due anni e mezzo. La sentenza è stata letta oggi in aula dal presidente del tribunale ed ex capo della procura di Roma Giuseppe Pignatone, a conclusione dell’86esima e ultima udienza del processo. Il procuratore Alessandro Diddi, cosiddetto “pm” vaticano aveva chiesto durante la requisitoria svolta la scorsa estate una condanna per Becciu di 7 anni e 3 mesi di reclusione, nel processo che riguarda la disastrosa compravendita del palazzo di Sloane Avenue a Londra e gli investimenti della Segreteria di Stato durante il periodo in cui Becciu era Sostituto (dal 2011 al 2018) e aveva il potere di gestire i fondi riservati. Complessivamente, gli anni di condanna richiesti erano stati 73, per tutti gli imputati, insieme a diverse pene interdittive e pecuniarie.

La ricostruzione
Il procuratore aveva descritto la situazione come una “voragine enorme”, con perdite finanziarie comprese tra 139 e 189 milioni di euro, causate da operazioni di cui Becciu sarebbe stato il principale responsabile in quanto numero due della Segreteria di Stato. Diddi aveva anche accusato Becciu di aver adottato una strategia di interferenza con le indagini anziché di collaborazione con i magistrati, utilizzando anche i mezzi di comunicazione per screditare il promotore di giustizia.

Durante la sua requisitoria, il procuratore aveva anche menzionato l’accusa di peculato relativa alla cooperativa sarda Spes, gestita dal fratello di Becciu, e i 225.000 euro inviati dalla Segreteria di Stato al conto della Caritas di Ozieri. Inoltre, aveva evidenziato i 575.000 euro trasferiti dai conti Ior della Segreteria di Stato a Cecilia Marogna, che si presentava come “analista geopolitica” grazie alla sua amicizia con Becciu. Questi fondi avrebbero dovuto essere utilizzati per il presunto tentativo di liberare
view post Posted: 15/12/2023, 20:03 Soldi per posti di lavoro. Don Clemente condannato a un anno e 7 mesi. Trasferito al nord Italia. - Attualità
www.casertanews.it/cronaca/truffa-...e-sentenza.html
Anna Grippo
Collaboratrice
15 dicembre 2023 18:49

CRONACA GRAZZANISE
Promette posti di lavoro in cambio di soldi: sacerdote condannato per truffa
Il giudice Pellegrino ha inflitto un anno e 7 mesi al parroco che avrebbe incassato 73mila euro da un imprenditore

Condannato un prete

Promette posti di lavoro in cambio di soldi: sacerdote condannato per truffa

Un anno e 7 mesi di reclusione, il pagamento di una provvisionale di 15.000 euro immediatamente esecutiva oltre al risarcimento del danno in favore delle costituite parti civili.

È stata questa la decisione del giudice monocratico Marzia Pellegrino del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere nei confronti di don Sergio Clemente, 54enne, di Grazzanise ed ex parroco della Parrocchia San Martino Vescovo di Grazzanise, in località Brezza, accusato di truffa aggravata. La Procura sammaritana aveva richiesto un anno di reclusione.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti il parroco, poi allontanato nell'imminenza dell'apertura delle indagini nell'ottobre 2017, fece credere ad un imprenditore edile che avrebbe ottenuto l'affidamento di un appalto di rilevante valore in particolare, di svolgere dei lavori presso il vescovato di Capua del valore di 2 milioni e 600 mila euro, previo però versamento di varie somme di denaro da elargire ai membri della commissione. Inoltre, fece credere al professionista che avrebbe trovato un posto di lavoro alla figlia presso la banca Unicredit ove millantava il credito in ragione del suo ufficio religioso rappresentando la necessità di versare ulteriori somme di denaro necessarie per "impegnare un suo amico" che decideva delle assunzioni presso l'istituto di credito.

Don Clemente quindi per la presunta attività di intermediazione si sarebbe fatto consegnare dal costruttore ben 73.000 euro suddivisi in 58.000 euro per il presunto appalto milionario dei lavori presso la Curia capuana e 15.000 euro per la presunta assunzione della figlia presso la banca fiduciaria della Curia. I lunghi tempi di attesa insospettirono la vittima che denunciò tutto alla stazione carabinieri di Grazzanise.

Nel collegio difensivo sono stati impegnati gli avvocati Massimiliano Di Fuccia e Antonio Mirra per la parte offesa, Paolo Raimondo per l'imputato.
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