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Don Camillo Lancia sedotto e ricattato: 500.000 € a una donna sposata, Non desiderare la donna d'altri. Fedeli raggirati: chiedeva soldi per famiglie in difficoltà

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view post Posted on 11/5/2023, 23:35

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www.ilmessaggero.it/abruzzo/prete_...to-7396276.html

Ricatto hard al prete, sorpreso in casa della parrocchiana dal marito: «Pagò mezzo milione» per coprire lo scandalo
Montesilvano, al processo per i ricatti al parroco ascoltate le testimonianze degli investigatori

di Giuseppe D’Intino

Venerdì 12 Maggio 2023, 00:26 - Ultimo aggiornamento: 00:38

Pur di non subire violenza e di non vedere rivelati i suoi appetiti sessuali, il prete avrebbe sborsato circa mezzo milione di euro. È quanto ricostruito in tribunale, ieri, con le deposizioni degli investigatori nel processo per i ricatti hard a un ex parroco di Montesilvano.

Innamorato del prete lo corteggia per mesi, avances in parrocchia e confessioni per ore: fedele a processo per stalking

Ricatto hard al prete
Passato al setaccio oltre un decennio di transizioni finanziarie effettuate da imputati e parte offesa, una girandola che nel corso degli anni ha raggiunto la ragguardevole vetta di cinquecentomila euro. Per don Camillo Lancia, il sacerdote sedotto e ricattato, è sotto accusa un’intera famiglia di Montesilvano: Claudia Palma, il marito Eraldo Scurti, il figlio Alessio. i testimoni d’accusa sono stati il comandante dei carabinieri di Collecorvino Francesco D’Orta e un maresciallo della guardia di finanza Alfredo De Vita, ovvero gli investigatori che hanno svolto le indagini. Tutto ebbe inizio nel 2014, quando la vittima, oggi 74enne, conobbe la donna, 24 anni più giovane, nella parrocchia di Città Sant’Angelo che amministrava. I due avrebbero iniziato a frequentarsi, fino all’inevitabile innamoramento.

Ai giudici del collegio don Camillo ha raccontato di aver chiesto alla bella parrocchiana, in diverse occasioni, di poterle ammirare il seno. Nel marzo dello stesso anno, lei avrebbe ceduto alle avance sempre più esplicite, invitando il parroco a casa in un giorno in cui suo marito avrebbe dovuto essere assente. All’orario fissato per l’appuntamento romantico, il prete si sarebbe presentato: quando i due erano in procinto di spogliarsi, ecco rincasare il marito tradito, con la tempestività degna della più classica commedia all’italiana.


LA SCOPERTA
Scurti, 55 anni, pescarese, avrebbe iniziato a inveire contro il sacerdote colto in fragrante, alludendo anche a una pistola pronta all’uso. Successivamente, i due uomini si sarebbero incontrati da soli: ostentando la forma di una pistola nascosta in tasta e mostrando un presunto video che svelerebbe i vizi del sacerdote, il marito avrebbe preteso soldi. Da qui sarebbe iniziata l’odissea dell’ex parroco che, ormai con le spalle al muro, per anni avrebbe versato denaro alla famiglia montesilvanese, tramite una moltitudine di pagamenti di diverso importo, da tremila a diecimila euro, fino a quando si decise a sporgere denuncia, nel 2020.


«TEMEVA RIPERCUSSIONI»
«Il prete è venuto tre o quattro volte in caserma – ha dichiarato il carabiniere rispondendo al pm Fabiana Rapino –, temeva sia le ripercussioni fisiche sia lo scandalo. Abbiamo perquisito l’abitazione della famiglia, rinvenendo tre pistole da softair in una scatola nascosta in taverna: una di queste armi era la riproduzione di una pistola a tamburo abbastanza piccola da poter essere occultata in una tasca». Il finanziere, invece, ha ricostruito i movimenti di denari: tra contanti, assegni circolari e bonifici, il prete avrebbe versato alla donna e a suo figlio Alessio, 35 anni, circa 500mila euro tra il 2015 e il 2019. Tuttavia, secondo gli avvocati della vittima Giovanni e Alfredo Mangia, vi sarebbero altri 250mila euro di pagamenti non tracciabili: i soldi proverrebbero dalla vendita di alcune proprietà, da prestiti bancari e da donazioni dei parrocchiani. Le forze dell’ordine non hanno rinvenuto né i soldi né il presunto video hard e hanno proceduto al sequestro preventivo della casa della famiglia, valutata 376mila euro. La coppia è accusata di estorsione e rapina, con l’aggravante di aver commesso i reati contro un anziano ministro di culto. Il solo uomo è imputato anche per minaccia con uso di armi, mentre il figlio dovrà rispondere del reato di riciclaggio: gli avvocati difensori Melania Navelli e Rossella Terra annunciano battaglia. Il processo riprenderà il 14 giugno, quando sarà ascoltato anche l’arcivescovo Valentinetti, che ha deciso di degradare il prete ad aiuto parroco.


www.ilcentro.it/pescara/il-prete-r...ppola-1.3105216

Il prete ricattato: «Mi infatuai di quella donna, poi la
trappola»
Don Camillo rivela in tribunale: «Lei mi diede un appuntamento, iniziò a spogliarsi ed entrò il marito»

PESCARA «Per me è stato molto doloroso fare la denuncia, sia per quello che sono, sia perché non avrei mai pensato di vivere una cosa del
genere». Inizia così, davanti ai giudici del collegio e alle telecamere della trasmissione di Rai3,“Un giorno in pretura”, la deposizione di don
Camillo Lancia, 74 anni, parte offesa e vittima dei ricatti a luci rosse.
All’epoca dei fatti di questo processo, era parroco a Città Sant’Angelo mentre oggi, dopo lo scandalo, è aiuto parroco in una chiesa di Pescara.
Sul banco degli imputati – ieri tutti presenti e difesi dalle avvocatesse Melania Navelli e Rossella Terra – una intera famiglia di Montesilvano:
Eraldo Scurti, 55 anni di Pescara, e la moglie Claudia Palma D’Andrea, 50 anni nata in Svizzera, accusati di estorsione nei confronti del parroco, e
Alessio Scurti, il figlio, 35 anni, accusato soltanto di riciclaggio per aver fatto transitare sul suo conto una serie di assegni del prete. Il primo
incontro con la donna avviene nel 2014 quando l’imputata chiede un aiuto economico al parroco per superare un momenti di grave crisi: aveva,
a suo dire, 450mila euro di debiti e temeva di perdere la casa.
La vittima ben presto si convince della buona fede della donna e inizia a versare piccole somme alla coppia. Inizia anche una frequentazione della
casa degli imputati.

Edited by pincopallino2 - 22/12/2023, 14:43
 
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Lancia Sac. Camillo
Titolo:Sac.
Nome:Camillo
Cognome:Lancia
Professione:Vicario Parrocchiale
Tipo:Presbitero diocesano
Luogo di nascita:Castiglione a Casauria (Pe)
Data di nascita:04-07-1949
Data ordinazione:13-07-1975
Email:[email protected]
Pescara, via Tirino 168:Via Tirino, 65129 Pescara, Abruzzo Italia
Vicario Parrocchiale S. Lucia in Pescara.
 
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Parroco ricattato, in aula i fedeli
di Alessandra Di Filippo 15 giugno 2023

La trappola “a luci rosse”. I testimoni: abbiamo dato soldi a don Camillo, diceva di dover aiutare una famiglia
PESCARA. Oltre una ventina di testimoni, quasi tutti parrocchiani, hanno sfilato, ieri pomeriggio, in Tribunale nell’ambito del processo sui ricatti a
luci rosse ai danni di don Camillo Lancia, 74 anni, ex parroco di Città Sant’Angelo, finito in una “trappola” a luci rosse ordita,secondo l’accusa,
da una intera famiglia di Montesilvano: Eraldo Scurti, 55 anni di Pescara, la moglie Claudia Palma D'Andrea, 50 anni nata in Svizzera e il loro
figlio Alessio Scurti di 35 anni. La coppia è accusata di estorsione mentre il figlio solo di riciclaggio per aver fatto transitare sul suo conto una
serie di assegni del sacerdote. Una estorsione che, a detta della procura, è superiore ai 500mila euro; per il sacerdote, parte offesa, assistito
dagli avvocati Giovanni e Alfredo Mangia,sfiora addirittura i 750mila euro.
Il processo proprio per il gran numero di testi, tutti del pm, è durata 4 ore. Ai giudici del collegio, hanno raccontato di aver versato dei soldi a
don Camillo, il quale diceva che servivano per aiutare una famiglia in difficoltà. Hanno spiegato che era comunque molto agitato, prostrato e
impaurito. Non era più la persona e il sacerdote che conoscevano. Si percepiva che c’era qualcosa che non andava e che qualcuno lo
spaventava. Uno di loro, carabiniere, ha riferito di essersi insospettito dopo aver sentito delle voci in giro. E pertanto di aver cercato di avvicinare
il sacerdote e di ottenere da lui una confidenza. Ha parlato, quindi, di una busta chiusa che il prete gli avrebbe consegnato, dicendogli di tenerla
con sé e di aprirla qualora gli fosse accaduto qualcosa. Il testimone è stato invitato a depositarla nella prossima udienza, in programma il 27
settembre, così da poterla visionare.
La busta, di cui sino a ieri nessuno sapeva nulla e che don Camillo ha detto di non ricordare, ha rappresentato un il colpo di scena della giornata.
La difesa dei tre imputati, rappresentata dall’avvocato Melania Navelli, ha evidenziato incongruenze nel racconto del sacerdote rispetto proprio a
quanto riferito dai testi.
Il 27 settembre si continuerà con l’esame dei testimoni della pubblica accusa. La vicenda inizia nel 2014 quando la donna si rivolge al parroco
chiedendogli un aiuto economico. Comincia fra i due, quindi, una sorta di frequentazione,senza però risvolti sessuali. Poi, un giorno, l'uomo
prende il sopravvento sul prete e le chiede di mostrargli qualcosa. Passa qualche giorno e scatta la trappola. Don Camillo viene invitato dalla
50enne a casa sua, e mentre iniziano a spogliarsi arriva il marito fuorioso. Di qui i ricatti e le richieste di denaro continue.
 
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Il prete ricattato: «Mi infatuai di quella donna, poi la trappola»
Don Camillo rivela in tribunale: «Lei mi diede un appuntamento, iniziò a spogliarsi ed entrò il marito»

di Maurizio Cirillo 06 aprile 2023

ricatto al prete

PESCARA «Per me è stato molto doloroso fare la denuncia, sia per quello che sono, sia perché non avrei mai pensato di vivere una cosa del genere». Inizia così, davanti ai giudici del collegio e alle telecamere della trasmissione di Rai3, “Un giorno in pretura”, la deposizione di don Camillo Lancia, 74 anni, parte offesa e vittima dei ricatti a luci rosse.

All’epoca dei fatti di questo processo, era parroco a Città Sant’Angelo mentre oggi, dopo lo scandalo, è aiuto parroco in una chiesa di Pescara. Sul banco degli imputati – ieri tutti presenti e difesi dalle avvocatesse Melania Navelli e Rossella Terra – una intera famiglia di Montesilvano: Eraldo Scurti, 55 anni di Pescara, e la moglie Claudia Palma D’Andrea, 50 anni nata in Svizzera, accusati di estorsione nei confronti del parroco, e Alessio Scurti, il figlio, 35 anni, accusato soltanto di riciclaggio per aver fatto transitare sul suo conto una serie di assegni del prete. Il primo incontro con la donna avviene nel 2014 quando l’imputata chiede un aiuto economico al parroco per superare un momenti di grave crisi: aveva, a suo dire, 450mila euro di debiti e temeva di perdere la casa.

La vittima ben presto si convince della buona fede della donna e inizia a versare piccole somme alla coppia. Inizia anche una frequentazione della casa degli imputati.

«Andai spesso a casa loro e nel frattempo», riferisce il prete, «accadde un fatto, e non mi vergogno a dirlo perché sono un uomo: mi sono infatuato di quella donna e la cosa mi creava qualche disagio, ma anche illusioni perché lei era sempre gentile. In una di quelle occasioni, era febbraio del 2016 ed eravamo soli, le dissi se mi faceva vedere il suo seno. Lei non rispose. Due giorni dopo le rifeci la domanda e sul momento non disse nulla, ma quando stavo per uscire si sollevò la maglietta: non me lo aspettavo. Mi disse che mi avrebbe chiamato e lo fece per darmi un appuntamento: “Mio marito domani è fuori, se vuoi venire?”».

Il parroco, il mattino seguente alle 8, si presenta a casa della donna: «Ero seduto e lei comincia a togliersi una calza e mi dice: “Non ti spogli?”. Si avvicina e mi toglie la giacca e in quel momento entra il marito e non vi dico la scenata. Mi dice: “Io ti ammazzo, te la faccio pagare, ho una pistola”. Adesso non te la squagliare perché io e te ce la vedremo: in quel mobile ho una pistola e servirà per te”. Il pomeriggio», continua don Camillo, assistito dagli avvocati Giovanni e Alfredo Mangia, «mi dà un appuntamento lungo la strada per Città Sant’Angelo e qui succede il peggio. Come salgo sulla sua auto vedo la sagoma di una pistola che aveva in tasca. Mi disse: “Tu adesso comincerai a darmi dei soldi perché ho problemi”, e da lì incominciano i ricatti».

Ricatti andati avanti per anni e che in termini economici sarebbero costati al prete più di 700mila euro. Al pm Fabiana Rapino, che a fatica cerca di fargli dire quantomeno gli argomenti contenuti nella denuncia, il prete spiega anche perché non denunciò subito i fatti: «Ero un sacerdote, ma soprattutto quella doppia violenza, verbale ed espressa, mi aveva fatto maturare il suicidio. Ma siccome ho fede, ho pensato che avrei superato anche quello».

Poi finalmente riferisce anche dei presunti filmati girati dal marito: «Me ne fece vedere uno ma non ricordo nulla, ho rimosso forse per la paura e il terrore di essere stato ripreso». Poi parla dei soldi chiesti in prestito ad amici e parrocchiani, alla banca, della vendita della casa e del terreno, e poi si commuove quando riferisce della perdita della parrocchia decisa dall’arcivescovo che sarà uno dei prossimi testimoni. E nel controesame, nel tentativo di screditare l’attendibilità della parte offesa, la difesa mostra una foto scattata nel 2019 (così sostengono gli avvocati) a casa Scurti che ritrae il parroco che dorme sul divano: l’obiettivo è tentare di dimostrare che andavano d’accordo e non c’era nessun ricatto in atto. Si torna in aula l’11 maggio prossimo.

www.ilcentro.it/pescara/parroco-ri...edeli-1.3142412
Parroco ricattato, in aula i fedeli
La trappola “a luci rosse”. I testimoni: abbiamo dato soldi a don Camillo, diceva di dover aiutare una famiglia

di Alessandra Di Filippo 15 giugno 2023
PESCARA. Oltre una ventina di testimoni, quasi tutti parrocchiani, hanno sfilato, ieri pomeriggio, in Tribunale nell’ambito del processo sui ricatti a luci rosse ai danni di don Camillo Lancia, 74 anni, ex parroco di Città Sant’Angelo, finito in una “trappola” a luci rosse ordita, secondo l’accusa, da una intera famiglia di Montesilvano: Eraldo Scurti, 55 anni di Pescara, la moglie Claudia Palma D'Andrea, 50 anni nata in Svizzera e il loro figlio Alessio Scurti di 35 anni. La coppia è accusata di estorsione mentre il figlio solo di riciclaggio per aver fatto transitare sul suo conto una serie di assegni del sacerdote. Una estorsione che, a detta della procura, è superiore ai 500mila euro; per il sacerdote, parte offesa, assistito dagli avvocati Giovanni e Alfredo Mangia, sfiora addirittura i 750mila euro.
Il processo proprio per il gran numero di testi, tutti del pm, è durata 4 ore. Ai giudici del collegio, hanno raccontato di aver versato dei soldi a don Camillo, il quale diceva che servivano per aiutare una famiglia in difficoltà. Hanno spiegato che era comunque molto agitato, prostrato e impaurito. Non era più la persona e il sacerdote che conoscevano. Si percepiva che c’era qualcosa che non andava e che qualcuno lo spaventava. Uno di loro, carabiniere, ha riferito di essersi insospettito dopo aver sentito delle voci in giro. E pertanto di aver cercato di avvicinare il sacerdote e di ottenere da lui una confidenza. Ha parlato, quindi, di una busta chiusa che il prete gli avrebbe consegnato, dicendogli di tenerla con sé e di aprirla qualora gli fosse accaduto qualcosa. Il testimone è stato invitato a depositarla nella prossima udienza, in programma il 27 settembre, così da poterla visionare.
La busta, di cui sino a ieri nessuno sapeva nulla e che don Camillo ha detto di non ricordare, ha rappresentato un il colpo di scena della giornata.
La difesa dei tre imputati, rappresentata dall’avvocato Melania Navelli, ha evidenziato incongruenze nel racconto del sacerdote rispetto proprio a quanto riferito dai testi.
Il 27 settembre si continuerà con l’esame dei testimoni della pubblica accusa. La vicenda inizia nel 2014 quando la donna si rivolge al parroco chiedendogli un aiuto economico. Comincia fra i due, quindi, una sorta di frequentazione, senza però risvolti sessuali. Poi, un giorno, l'uomo prende il sopravvento sul prete e le chiede di mostrargli qualcosa. Passa qualche giorno e scatta la trappola. Don Camillo viene invitato dalla 50enne a casa sua, e mentre iniziano a spogliarsi arriva il marito fuorioso. Di qui i ricatti e le richieste di denaro continue.

www.msn.com/it-it/notizie/italia/p...ire/ar-AA1lT1Vp

Pescara, ricatto hard da mezzo milione al sacerdote. Spunta la lettera del religioso: «Ho paura di morire»
Storia di Giuseppe D'Intino •
6 ora/e

«Apri questa lettera in caso dovessi morire o subire violenza». È con queste parole che don C.L., ex parroco del Pescarese, ha consegnato una busta a Nicola Sassanelli, maresciallo dei carabinieri e suo amico. A raccontarlo, ieri in udienza al tribunale di Pescara, è stato lo stesso militare. «In quel periodo, avevo notato che il sacerdote era parecchio agitato, ma non voleva dirmene il motivo – ha spiegato Sassanelli al giudice –. Io lo spronavo a fare denuncia, ma, siccome lui non ne aveva intenzione, gli ho consigliato di lasciarmi almeno una memoria scritta».

Tre anni fa
Così, a giugno 2020, il prete ha scritto la missiva e l’ha sigillata in una busta: questa è rimasta per oltre tre anni a casa del maresciallo e, finalmente, ieri è stata aperta. All’interno vi erano due fotografie di alcuni pellegrini a celare il testo in cui il sacerdote aveva dato indicazioni precise: «Se sono morto, cerca il plico dietro lo scaffale». Il plico in questione sarebbe la documentazione allegata alla querela che il religioso presentò circa un mese dopo. Non solo: la lettera indicava anche un nome, quello di Eraldo Scurti. Quest’ultimo è imputato insieme alla moglie Claudia Palma e al figlio Angelo: sono accusati di estorsione e rapina con l’aggravante di aver eseguito i reati contro un anziano ministro di culto.
Versati 500mila euro
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, infatti, il prete avrebbe versato alla famiglia almeno mezzo milione di euro in cinque anni. Lancia sarebbe stato sedotto dalla donna e si sarebbe recato a casa di questa per un appuntamento romantico. Quando la situazione iniziava a scaldarsi, però, ecco rincasare il marito furibondo, il quale avrebbe minacciato il sacerdote anche con una pistola. Da allora, il prete sarebbe stato ricattato e, con le spalle al muro, avrebbe chiesto soldi in prestito a familiari, amici e parrocchiani.


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