Laici Libertari Anticlericali Forum

Abusi su 15enne con disagio psichico, solo 3 anni a don Galli nell'appello bis: "denunciò tardi". E la diocesi lo assolve, Li sconterà ai domiciliari. L'arcivescovo Delpini lo trasferì a contatto coi bambini: "abusi abominevoli"

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view post Posted on 11/6/2017, 15:49

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L'arcivescovo Delpini sapeva tutto e lo trasferì a contatto coi bambini, senza denunciarlo

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Delpini e Galli


www.legnanonews.com/news/cronaca/90..._con_coscienza_

Prete accusato di abusi, la Diocesi: "Noi agito con coscienza"
CRONACA / LEGNANO domenica 11 giugno 2017
«La diocesi e la parrocchia di Rozzano – si legge in una nota dell’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Milano – hanno gestito il caso con scrupolo e coscienza, provvedendo cautelativamente a sollevare don Mauro Galli dal ministero e a trasferirlo a Roma per completare i suoi studi. Il trasferimento è avvenuto diversi mesi prima che fosse presentata la denuncia querela da parte del legale del giovane, intervenuta solo nel luglio 2014. Tutto questo in attesa che la giustizia faccia luce con il processo penale».

Così sul quotidiano cattolico Avvenire viene commentata dalla Diocesi di Milano la vicenda che vede coinvolto un sacerdote, don Mauro Galli, con un passato a Legnano, accusato di reati sessuali ai danni di un giovane della parrocchia di Rozzano.

Don Mauro, come si legge sul sito della parrocchia S. Pietro, il 1° marzo 2012 era stato nomimato Vicario Parrocchiale della Parrocchia e incaricato della Pastorale Giovanile delle Parrocchie di S. Teresa del Bambino Gesù, dei Santi Magi in Legnano e di SS. Redentore in Legnanello. Ma già nel novembre 2012, il Cardinale Angelo Scola lo aveva destinato, come Cappellano, all’Ospedale Niguarda di Milano.


www.prealpina.it/pages/pedofilia-do...sso-144395.html
LEGNANO 12-06-2017
FU VICARIO IN CANAZZA

Pedofilia, don Mauro a processo
Il sacerdote accusato da un ragazzo di Rozzano

Alla parrocchia di San Pietro si era fermato solo sette mesi, ma don Mauro Galli in Canazza aveva lasciato il segno. Sempre disponibile, punto di riferimento per i ragazzi dell’intero Oltresempione, sembrava la persona giusta per un quartiere che da sempre è ritenuto un po’ di frontiera, dove anche oggi tanti ragazzi hanno bisogno di essere guidati per mano. Nel 2012 il suo trasferimento dopo appena un’estate aveva sorpreso. E sorprende ancora di più oggi la notizia che giovedì a Milano nei confronti di don Mauro inizierà un processo penale. L’accusa, pesantissima, è quella di pedofilia. A muoverla il legale della famiglia di un ragazzo di Rozzano.

Nel 2011 don Mauro era alla parrocchia di Rozzano, il ragazzo aveva 15 anni. I fatti saranno riassunti in aula, quando nel marzo 2012 don Mauro Galli fu trasferito a San Pietro con il ruolo di vicario pastorale della parrocchia (allora parroco era don Gianni Cazzaniga, che era anche decano della città), nessuno ne sapeva nulla. Tanto che poco dopo il suo arrivo a don Mauro fu affidato il ruolo di responsabile della pastorale giovanile non solo di San Pietro, ma anche di Santa Teresa, dei Santi Magi e del Santissimo Redentore. In pratica, nel 2012 da lui dipendevano i ragazzi e gli oratori estivi di tutto l’Oltresempione.

A novembre la decisione del cardinale Angelo Scola di destinarlo a nuovo incarico aveva stupito il quartiere: «Vado dove c’è più bisogno - aveva detto allora il vicario -, all’ospedale Niguarda hanno più problemi che in Canazza».

Nel luglio 2014, poi, era arrivata la querela presentata dalla famiglia di Rozzano, che appunto faceva riferimento a fatti di tre anni prima.

La diocesi di Milano aveva già però dovuto avere sentore di qualcosa, perchè qualche mese prima aveva provveduto «a sospendere don Mauro cautelativamente dal ministero» e a trasferirlo a Roma «per permettergli di terminare i suoi studi». «Tutto questo - afferma oggi una nota l’ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi - in attesa che la giustizia faccia luce con procedimento penale».

l.c.

Edited by pincopallino2 - 27/9/2023, 15:41
 
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http://laprovinciapavese.gelocal.it/pavia/...esso-1.15490123

ERA STATO COADIUTORE A ROZZANO
Violenza su 15enne, sacerdote a processo
ROZZANO. Deve rispondere di avere abusato di un 15enne, suo ospite per la preparazione ad alcune attività di preghiera. Il giudice milanese Paolo Guidi ha rinviato a giudizio don Mauro Galli, 38 anni,...

14 giugno 2017

ROZZANO. Deve rispondere di avere abusato di un 15enne, suo ospite per la preparazione ad alcune attività di preghiera. Il giudice milanese Paolo Guidi ha rinviato a giudizio don Mauro Galli, 38 anni, all’epoca dei fatti, che risalgono a giugno del 2011, coadiutore della parrocchia di Sant’Ambrogio a Rozzano. Il processo per violenza sessuale su minore comincerà domani in tribunale a Milano. Citati come responsabili civili anche la diocesi di Milano e la parrocchia di Sant’Ambrogio a Rozzano, dove il sacerdote fu inviato nel 2011 per occuparsi dell’educazione pastorale dei bambini e dei giovani (l’anno successivo fu ordinato vicario parrocchiale della parrocchia di Legnano).

I fatti al centro del processo sarebbero avvenuti nell’abitazione del sacerdote dove il giovane si trovava per trascorrere la notte in vista delle attività di preghiera previste per il giorno successivo. In quell’occasione don Mauro Galli avrebbe approfittato del giovane. Era stata la famiglia del ragazzo, di Rozzano, a presentare querela nel 2014. (m. fio.)

I
 
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LEGNANO 17-06-2017
IL PROCESSO

«Prete pedofilo? Paghi la Diocesi»
Don Mauro alla sbarra, i legali delle parti civili: «Vale la responsabilità oggettiva»

La Parrocchia di San Pietro
La Parrocchia di San Pietro
L’Arcidiocesi di Milano e la Parrocchia di Sant’Ambrogio di Rozzano sono chiamate a rispondere per «responsabilità oggettiva» e, in quanto tali, in caso di ipotetica condanna, a contribuire al risarcimento del quindicenne vittima dei presunti abusi sessuali commessi da don Mauro Galli nel dicembre del 2011.

C’è stato subito un colpo di scena nella prima udienza del processo davanti ai giudici della quinta sezione del Tribunale penale del capoluogo lombardo a carico del giovane sacerdote, ora sospeso, che molti ancora a Legnano ricordano per i suoi sette mesi trascorsi nel 2012 nella parrocchia di San Pietro, cuore del rione Canazza, con il ruolo di vicario pastorale nonché di responsabile della pastorale giovanile di tutto l’Oltresempione.

L’iniziativa porta la firma degli avvocati Fulvio Gaballo e Angelo Scarano, che rappresentano gli interessi della presunta vittima (oggi ventunenne) e dei suoi due genitori, e ricorda da vicino le cause che, soprattutto negli Stati Uniti - flagellati dalla piaga dei preti pedofili -, hanno finito per mandare in fallimento diverse diocesi. Come hanno argomentato nel corso dell’udienza le parti civili, Arcidiocesi (nella persona dell’arcivescovo Angelo Scola) e Parrocchia sarebbero responsabili in base all’articolo 2049 del codice civile, quello che riguarda la «responsabilità dei padroni e dei committenti».

l.t.
 
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http://varesepress.info/index.php/2017/06/...a-della-chiesa/

sacerdote di Rozzano e Legnano accusato di pedofilia: mancò la vigilanza della Chiesa
di Alessanda Meola

By redazione - 20 giugno 20170312

Sacerdote pedofilo la chiesa mancò di sorveglianza
Dopo la denuncia per molestie scattata nel 2014, ora l’accusa trascina la Curia di Milano: omessa vigilanza sul sacerdote presunto pedofilo

20 giugno Alessandra Meola

Nel capoluogo lombardo si è da poco conclusa la prima udienza per il processo a carico di Don Mauro Galli, accusato di molestie ai danni di un quindicenne, risalenti al 2011.

Personalità ben nota ai Legnanesi, in quanto vicario pastorale, nel suo iter fu anche investito del ruolo di responsabile della pastorale giovanile nell’Oltresempione, ponendo il suo centro operativo proprio nella parrocchia di San Pietro, cuore del rione Canazza, per poco più di un semestre, nel 2012.

Ora dopo 6 anni, dinanzi ai giudici della quinta sezione penale, gli avvocati difensori della presunta vittima, oggi ventunenne, nelle persone di Fulvio Gaballo e Angelo Scarano,hanno sferrato il loro primo attacco diretto alla Curia, trascinando la stessa fra le aule del tribunale, con l’accusa di omessa vigilanza.

I fatti, che rievocano il lontano dicembre del 2011, raccontano di un giovane sacerdote che, forse in una fase di preoccupante vacillanza, si sarebbe avvicinato con troppa tenerezza ad un adolescente, giungendo ad atteggiamenti equivoci e poco consoni, quali il dormire abbracciati in un letto matrimoniale negli alloggi di proprietà ecclesiale, adiacenti alla chiesa di Sant’Ambrogio a Rozzano, dove prima egli aveva sede.

Ma dopo aver appurato già questo episodio in un incidente probatorio al cospetto del gip di Milano, Paolo Guidi, adesso la difesa non si arresta e in una escalation oratoria ha chiamato in causa l’Arcidiocesi di Milano e la suddetta parrocchia di Rozzano, che “malgrado le voci poco lusinghiere”circolanti su Don Mario, non concepirono per lui un provvedimento più radicale ma solo un blando “trasferimento a gestire gli oratori estivi di Legnano”.

Questo per l’accusa è risultata una scelta irricevibile e poco mirata, che ha smussato con troppa benevolenza la gravità della situazione, cercando di ricondurla nell’alveo di un disorientamento mistico, ma innocuo.

E così secondo l’articolo 2049 che regola la”responsabiltà dei padroni e dei committenti” l’Arcidiocesi , nella figura di Angelo Scola, e la chiesa di Sant’Ambrogio dell’hinterland milanese, sono cadute sotto i riflettori, con la colpa di aver mancato di vigilanza sul soggetto, che già aveva dato prova di seri turbamenti.

A rispondere a queste pesanti critiche, per ora, solo un comunicato stampa promanato dalla Curia milanese, che parla invece di “un caso gestito con scrupolo e coscienza”, ove si pensò subito a dislocare il giovane sacerdote a Roma per il completamento dei suoi studi e ben prima che, nel luglio del 2014, venisse presentata la denuncia da parte della presunta vittima per le molestie subite.

Insomma si agì prontamente e in misura proporzionata ai fatti secondo la Chiesa.

Ma è di tutt’altro parere il pm Lucia Minutella, personalità ben consolidata in materia di abusi e violenze, che entrerà in gioco il 21 settembre, giorno in cui presenterà tre testi di accusa ai quali Mario Zanchetti, in qualità di difensore di Don Galli, si troverà a rispondere, dopo aver disertato la prima udienza, appena trascorsa.

Il preside della facoltà di Giurisprudenza della Liuc di Castellanza, nonché legale di spicco della Diocesi di Milano, sara chiamato così ad imbastire argomentazioni supportabili e credibili che dovranno riscattare non solo il sacerdote ma anche l’immagine stessa della fede e della missione evangelica, messe pesantemente a dura prova da questi casi isolati ma di grosso impatto sociale.
 
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view post Posted on 20/6/2017, 11:09

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"malgrado le voci poco lusinghiere lo trasferirono all'oratorio estivo".

Pedofilia. Processo a don Mauro Galli: "Mancò vigilanza della Chiesa"

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Don Galli curriculum


http://varesepress.info/index.php/2017/06/...a-della-chiesa/

sacerdote di Rozzano e Legnano accusato di pedofilia: mancò la vigilanza della Chiesa
di Alessanda Meola

By redazione - 20 giugno 20170312

Sacerdote pedofilo la chiesa mancò di sorveglianza
Dopo la denuncia per molestie scattata nel 2014, ora l’accusa trascina la Curia di Milano: omessa vigilanza sul sacerdote presunto pedofilo

20 giugno Alessandra Meola

Nel capoluogo lombardo si è da poco conclusa la prima udienza per il processo a carico di Don Mauro Galli, accusato di molestie ai danni di un quindicenne, risalenti al 2011.

Personalità ben nota ai Legnanesi, in quanto vicario pastorale, nel suo iter fu anche investito del ruolo di responsabile della pastorale giovanile nell’Oltresempione, ponendo il suo centro operativo proprio nella parrocchia di San Pietro, cuore del rione Canazza, per poco più di un semestre, nel 2012.

Ora dopo 6 anni, dinanzi ai giudici della quinta sezione penale, gli avvocati difensori della presunta vittima, oggi ventunenne, nelle persone di Fulvio Gaballo e Angelo Scarano,hanno sferrato il loro primo attacco diretto alla Curia, trascinando la stessa fra le aule del tribunale, con l’accusa di omessa vigilanza.

I fatti, che rievocano il lontano dicembre del 2011, raccontano di un giovane sacerdote che, forse in una fase di preoccupante vacillanza, si sarebbe avvicinato con troppa tenerezza ad un adolescente, giungendo ad atteggiamenti equivoci e poco consoni, quali il dormire abbracciati in un letto matrimoniale negli alloggi di proprietà ecclesiale, adiacenti alla chiesa di Sant’Ambrogio a Rozzano, dove prima egli aveva sede.

Ma dopo aver appurato già questo episodio in un incidente probatorio al cospetto del gip di Milano, Paolo Guidi, adesso la difesa non si arresta e in una escalation oratoria ha chiamato in causa l’Arcidiocesi di Milano e la suddetta parrocchia di Rozzano, che “malgrado le voci poco lusinghiere”circolanti su Don Mario, non concepirono per lui un provvedimento più radicale ma solo un blando “trasferimento a gestire gli oratori estivi di Legnano”.

Questo per l’accusa è risultata una scelta irricevibile e poco mirata, che ha smussato con troppa benevolenza la gravità della situazione, cercando di ricondurla nell’alveo di un disorientamento mistico, ma innocuo.

E così secondo l’articolo 2049 che regola la”responsabiltà dei padroni e dei committenti” l’Arcidiocesi , nella figura di Angelo Scola, e la chiesa di Sant’Ambrogio dell’hinterland milanese, sono cadute sotto i riflettori, con la colpa di aver mancato di vigilanza sul soggetto, che già aveva dato prova di seri turbamenti.

A rispondere a queste pesanti critiche, per ora, solo un comunicato stampa promanato dalla Curia milanese, che parla invece di “un caso gestito con scrupolo e coscienza”, ove si pensò subito a dislocare il giovane sacerdote a Roma per il completamento dei suoi studi e ben prima che, nel luglio del 2014, venisse presentata la denuncia da parte della presunta vittima per le molestie subite.

Insomma si agì prontamente e in misura proporzionata ai fatti secondo la Chiesa.

Ma è di tutt’altro parere il pm Lucia Minutella, personalità ben consolidata in materia di abusi e violenze, che entrerà in gioco il 21 settembre, giorno in cui presenterà tre testi di accusa ai quali Mario Zanchetti, in qualità di difensore di Don Galli, si troverà a rispondere, dopo aver disertato la prima udienza, appena trascorsa.

Il preside della facoltà di Giurisprudenza della Liuc di Castellanza, nonché legale di spicco della Diocesi di Milano, sara chiamato così ad imbastire argomentazioni supportabili e credibili che dovranno riscattare non solo il sacerdote ma anche l’immagine stessa della fede e della missione evangelica, messe pesantemente a dura prova da questi casi isolati ma di grosso impatto sociale.
 
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view post Posted on 17/9/2017, 21:47

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Ieri la prima udienza a Milano xxx A processo per abusi Il sacerdote ...
cislago.netweek.it/.../cislago-ieri-la-prima-udienza-a-milano-xxx-a-processo-per-abusi...
16 set 2017 - CISLAGO:Al via il processo che vede imputato don Mauro Galli sacerdote di origini cislaghesi in ...

http://cislago.netweek.it/notizie/cronaca-...br-5013071.html

CISLAGO
Ieri la prima udienza a Milano xxx A processo per abusi Il sacerdote, cresciuto a Cislago, viene accusato da un ragazzino di Rozzano: i fatti si sarebbero verificati nel 2011
 
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view post Posted on 15/12/2017, 09:03

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http://www.ilgiornale.it/news/politica/nel...ni-1474335.html
Nelle intercettazioni sul prete pedofilo spunta il nome di Delpini
L'arcivescovo di Milano e quello di Brescia Tremolada avrebbero taciuto gli abusi

Luca Fazzo - Ven, 15/12/2017 - 08:07
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È una brutta storia di abusi sessuali, una delle tante che purtroppo hanno per protagonista un prete: questa avviene a Rozzano, alle porte di Milano, nel 2011, e viene alla luce molto tempo dopo.


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Ma nel processo in corso al sacerdote accusato di violenza sessuale, fa irruzione una novità che getta una luce ancora più pesante sull'intera vicenda. Nelle carte acquisite dal tribunale nel corso dell'ultima udienza compaiono i nomi di due uomini che siedono a livelli altissimi nella Chiesa: sono Mario Del Pini e Pierantonio Tremolada, arcivescovi di Milano e di Brescia. Entrambi sapevano, entrambi hanno taciuto, entrambi hanno permesso che il prete pedofilo restasse a contatto con i bambini: prima a Legnano, poi come cappellano di un ospedale milanese. Una violazione palese delle direttive emanate dal Vaticano per fronteggiare l'emergenza dei reati sessuali nelle parrocchie. Eppure proprio papa Bergoglio ha designato Del Pini alla nuova carica, pochi mesi fa.

La violenza avviene nella abitazione privata del giovane sacerdote, che chiede e ottiene alla famiglia di un ragazzino di ospitarlo al termine di una giornata di studio e di preghiera. E il prete se lo porta a letto. Lo tocca, lo abbraccia. L'indomani, a scuola, è cos' scioccato che gli insegnanti chiamano la famiglia. I genitori raccolgono le sconvolgenti ammissioni del figlio: sono bravi cattolici, invece che dai carabinieri vanno dal parroco. E qui inizia il loro lungo scontro con il muro di gomma della Curia milanese.

Siamo a ridosso di Natale, l'episodio avviene il 22 dicembre. Due giorni dopo nella parrocchia di Rozzano si precipita Del Pini,allora arcivescovo vicario di Milano, il vice del cardinale Angelo Scola, inviato d'urgenza a gestire l'emergenza. E' lui a raccogliere le prime ammissioni del prete, che conferma di avere invitato il ragazzino a dormire nel suo stesso letto, e di averlo abbracciato solo per evitare che cadesse. Il prete viene spostato d'urgenza, e alla famiglia viene garantito che verrà avviato un percorso di recupero e di cura, lontano dai contatti con altre potenziali vittime. Ma nei mesi successivi la famiglia scopre che il pedofilo è stato solo spostato in un'altra parrocchia, addirittura come responsabile della pastorale giovanile: A quel punto, indignati, si rivolgono direttamente al cardinale Scola. Il quale prima cerca di dare la colpa di tutto al suo predecessore, Dionigi Tettamanzi; poi manda a incontrare la famiglia i suoi collaboratori più fidati: prima Tremolada, poi Del Pini. La famiglia registra entrambi gli incontri. E sono queste registrazioni che finiscono agli atti del processo.

Emerge che Tremolada difende apertamente il prete, io on posso dire che don Mauro è un pedofilo lo dovremmo aiutare, sicuramente, ma da qui a dire che sicuramente così e che dobbiamo toglierlo da ogni contatto con le persone, ecco qui c'è quello spazio di valutazione di cui noi ci assumiamo la responsabilità. Il prelato, insomma, rivendica il buon diritto della Curia di lasciare il prete in condizioni di nuocere. La famiglia, ovviamente, è insoddisfatta, insiste. E tre mesi dopo, a settembre 2012, ottiene di incontrare anche Mario Del Pini. Anche questo incontro viene registrato. Si scopre che Del Pini rivendica a se stesso la decisione di mandare don Mauro nella parrocchia di Legnano. Davanti alle proteste dei familiari, dice di essere stato male informato. Ma anche dopo l'incontro non denuncia il pedofilo né alla Chiesa né alla magistratura italiana.

Nei giorni scorsi, la famiglia della vittima ha ritirato la costituzione di parte civile dietro il versamento di centomila euro. Non si sa chi li abbia versati.
 
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Le registrazioni che inchiodano i vertici delle diocesi di Milano e Brescia: "Non posso dire che è un pedofilo". E lo trasferirono a contatto coi bambini


L'arcivescovo Delfini

www.ilgiornale.it/news/politica/nel...ni-1474335.html

Nelle intercettazioni sul prete pedofilo spunta il nome di Delpini
L'arcivescovo di Milano e quello di Brescia Tremolada avrebbero taciuto gli abusi

Luca Fazzo - Ven, 15/12/2017 - 08:07

È una brutta storia di abusi sessuali, una delle tante che purtroppo hanno per protagonista un prete: questa avviene a Rozzano, alle porte di Milano, nel 2011, e viene alla luce molto tempo dopo.


Ma nel processo in corso al sacerdote accusato di violenza sessuale, fa irruzione una novità che getta una luce ancora più pesante sull'intera vicenda. Nelle carte acquisite dal tribunale nel corso dell'ultima udienza compaiono i nomi di due uomini che siedono a livelli altissimi nella Chiesa: sono Mario Del Pini e Pierantonio Tremolada, arcivescovi di Milano e di Brescia. Entrambi sapevano, entrambi hanno taciuto, entrambi hanno permesso che il prete pedofilo restasse a contatto con i bambini: prima a Legnano, poi come cappellano di un ospedale milanese. Una violazione palese delle direttive emanate dal Vaticano per fronteggiare l'emergenza dei reati sessuali nelle parrocchie. Eppure proprio papa Bergoglio ha designato Del Pini alla nuova carica, pochi mesi fa.

La violenza avviene nella abitazione privata del giovane sacerdote, che chiede e ottiene alla famiglia di un ragazzino di ospitarlo al termine di una giornata di studio e di preghiera. E il prete se lo porta a letto. Lo tocca, lo abbraccia. L'indomani, a scuola, è cos' scioccato che gli insegnanti chiamano la famiglia. I genitori raccolgono le sconvolgenti ammissioni del figlio: sono bravi cattolici, invece che dai carabinieri vanno dal parroco. E qui inizia il loro lungo scontro con il muro di gomma della Curia milanese.

Siamo a ridosso di Natale, l'episodio avviene il 22 dicembre. Due giorni dopo nella parrocchia di Rozzano si precipita Del Pini,allora arcivescovo vicario di Milano, il vice del cardinale Angelo Scola, inviato d'urgenza a gestire l'emergenza. E' lui a raccogliere le prime ammissioni del prete, che conferma di avere invitato il ragazzino a dormire nel suo stesso letto, e di averlo abbracciato solo per evitare che cadesse. Il prete viene spostato d'urgenza, e alla famiglia viene garantito che verrà avviato un percorso di recupero e di cura, lontano dai contatti con altre potenziali vittime. Ma nei mesi successivi la famiglia scopre che il pedofilo è stato solo spostato in un'altra parrocchia, addirittura come responsabile della pastorale giovanile: A quel punto, indignati, si rivolgono direttamente al cardinale Scola. Il quale prima cerca di dare la colpa di tutto al suo predecessore, Dionigi Tettamanzi; poi manda a incontrare la famiglia i suoi collaboratori più fidati: prima Tremolada, poi Del Pini. La famiglia registra entrambi gli incontri. E sono queste registrazioni che finiscono agli atti del processo.

Emerge che Tremolada difende apertamente il prete, io on posso dire che don Mauro è un pedofilo lo dovremmo aiutare, sicuramente, ma da qui a dire che sicuramente così e che dobbiamo toglierlo da ogni contatto con le persone, ecco qui c'è quello spazio di valutazione di cui noi ci assumiamo la responsabilità. Il prelato, insomma, rivendica il buon diritto della Curia di lasciare il prete in condizioni di nuocere. La famiglia, ovviamente, è insoddisfatta, insiste. E tre mesi dopo, a settembre 2012, ottiene di incontrare anche Mario Del Pini. Anche questo incontro viene registrato. Si scopre che Del Pini rivendica a se stesso la decisione di mandare don Mauro nella parrocchia di Legnano. Davanti alle proteste dei familiari, dice di essere stato male informato. Ma anche dopo l'incontro non denuncia il pedofilo né alla Chiesa né alla magistratura italiana.

Nei giorni scorsi, la famiglia della vittima ha ritirato la costituzione di parte civile dietro il versamento di centomila euro. Non si sa chi li abbia versati.

http://www.liberoquotidiano.it/news/italia...uali-prete.html

UN CASO DIROMPENTE

Vaticano e pedofilia: spunta il nome dell'arcivescovo Delpini, sapeva degli abusi del prete
15 Dicembre 2017
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Violenze sessuali e pedofilia, spunta il nome dell'arcivescovo Delpini
Spuntano i nomi dell'arcivescovo di Milano Mario Delpini e Pierantonio Tremolada, arcivescovo di Brescia nella storiaccia di abusi sessuali avvenuta a Rozzano, nel milanese nel 2011. Nel corso del processo, riporta il Giornale, al prete accusato di violenza sessuale, è emerso che entrambi sapevano e hanno taciuto permettendo così al sacerdote pedofilo di continuare ad avere a che fare con i bambini prima a Legnano, poi come cappellano di un ospedale milanese. In evidente violazione delle direttive del Vaticano contro i reati sessuali nelle parrocchie. Eppure è stato proprio Bergoglio a designarlo pochi mesi fa.

I fatti - Le violenze sessuali sono avvenute nell'abitazione privata del giovane prete che chiede e ottiene dalla famiglia il permesso di ospitarlo dopo una giornata di studi e preghiera. Il sacerdote se lo porta a letto, lo abbraccia, lo tocca. Il ragazzino è sotto choc. A scuola gli insegnanti allarmati avvertono i genitori e lui racconta tutto. Loro vanno dal prete prima che dai carabinieri. I fatti sono del 22 dicembre. Due giorni dopo nella parrocchia di Rozzano si precipita Delpini, allora arcivescovo vicario di Milano, il vice del cardinale Angelo Scola. E' lui a raccogliere le prime ammissioni del prete, che conferma di avere invitato il ragazzino a dormire nel suo stesso letto, e di averlo abbracciato solo per evitare che cadesse.

Le registrazioni - Il prete viene spostato d'urgenza e i genitori vengono rassicurati sul fatto che sarà curato e isolato in modo che non faccia altre vittime. Nei mesi successivi però la famiglia scopre che il pedofilo è stato solo spostato in un'altra parrocchia, come responsabile della pastorale giovanile. Quindi si rivolgono a Scola che prima dà la colpa a Dionigi Tettamanzi, poi li manda da Tremolada e Delpini. Registrano entrambi gli incontri. Ora sono agli atti del processo. Tremolada difende il prete: "io non posso dire che don Mauro è un pedofilo lo dovremmo aiutare, sicuramente, ma da qui a dire che sicuramente così e che dobbiamo toglierlo da ogni contatto con le persone, ecco qui c'è quello spazio di valutazione di cui noi ci assumiamo la responsabilità". Delpini ammette di essere stato lui a mandare don Mauro nella parrocchia di Legnano ma dice di essere stato male informato. In ogni caso non lo denuncia per pedofilia né in Vaticano né alla magistratura italiana. Ora la famiglia ha ritirato la costituzione di parte civile dietro il versamento di centomila euro. Non si sa chi li abbia versati.

http://www.affaritaliani.it/milano/prete-p...ini-515173.html

Prete pedofilo, nel 2011 Delpini avrebbe taciuto sugli abusi
Torna a far discutere il caso di un prete pedofilo che sfiora l'arcivescovo di Milano Delpini
Prete pedofilo, nel 2011 Delpini avrebbe taciuto sugli abusi
Mario Delpini
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L'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, avrebbe in passato taciuto su una vicenda di presunti abusi in chiesa. Ne torna a parlare il Giornale, che racconta come nelle carte acquisite dal tribunale nel corso dell'ultima udienza su un caso di un presunto prete pedofilo a Rozzano compaiano i nomi di due uomini che siedono a livelli altissimi nella Chiesa: sono Mario Del Pini e Pierantonio Tremolada, arcivescovi di Milano e di Brescia.

I due, secondo il Giornale, avrebbero taciuto sugli abusi non denunciando il presunto prete pedofilo alla magistratura. La violenza sarebbe avvenuta nel 2011 nella abitazione privata del giovane sacerdote, che chiede e ottiene alla famiglia di un ragazzino di ospitarlo al termine di una giornata di studio e di preghiera. Qui si sarebbe verificato l'abuso. Dopo il racconto del ragazzino i genitori vanno dal parroco.

Delpini sarebbe arrivato a Rozzano, come racconta il Giornale, e avrebbe raccolto le parole del prete che conferma di avere invitato il ragazzino a dormire nel suo stesso letto, e di averlo abbracciato solo per evitare che cadesse. Il prete viene spostato d'urgenza, e alla famiglia viene garantito che verrà avviato un percorso di recupero e di cura, lontano dai contatti con altre potenziali vittime. Ma nei mesi successivi la famiglia scopre che il pedofilo è stato solo spostato in un'altra parrocchia, a Legnano, addirittura come responsabile della pastorale giovanile.

 
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https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/abus...n-caso-del-2011

La vicenda. Abusi, la Curia di Milano: false ricostruzioni su un caso del 2011
Enrico Lenzi venerdì 15 dicembre 2017
Replica a un articolo che chiama in causa l'attuale arcivescovo Delpini e il vescovo Tremolada. "Nessuna copertura, ma intervento immediato". Vittima un quindicenne. Il prete è sotto processo
L'ingresso dell'arcivescovado di Milano in piazza Fontana
L'ingresso dell'arcivescovado di Milano in piazza Fontana

Una «ricostruzione parziale e non del tutto corretta», corredata da «giudizi arbitrari» e «traendo conclusioni non rispettose della verità e delle persone citate». L’arcidiocesi di Milano replica così all’articolo pubblicato in data 15 dicembre, da un quotidiano milanese nel quale si sostiene la tesi di una sottovalutazione, se non addirittura copertura, di un caso di pedofilia attribuito a don Mauro Galli, all’epoca vicario parrocchiale a Rozzano, in provincia di Milano, ai danni di un giovane che, al tempo dei fatti in contestazione (dicembre 2011) aveva 15 anni. L’articolo tira in ballo l’attuale arcivescovo di Milano Mario Delpini (all’epoca ausiliare e vicario episcopale per la zona di Melegnano) e il vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada (all’epoca responsabile dell’istituto per l’accompagnamento dei giovani sacerdoti). Sul caso di pedofilia è in corso un processo, dopo che la prima versione fornita dal ragazzo, la vicenda ha assunto rilevanza penale, con l’accusa di abusi nei confronti del minore.

"Omessi fatti fondamentali"
«L’articolo in questione omette dei fatti fondamentali per comprendere correttamente la vicenda – dice la curia ambrosiana –. Primo fra tutti è che l’episodio contestato risale al 2011 quando ancora nessuno era a conoscenza di quanto realmente accaduto e soprattutto quando ancora la parola "abuso" si manteneva distante dal racconto della vicenda. E infatti solo nel luglio 2014 il legale della presunta vittima ha presentato la denuncia querela». Infatti in un primo tempo il minore aveva raccontato di essere stato ospitato per una notte dal sacerdote (previo consenso dei genitori) e di aver dormito nello stesso letto con il sacerdote. «Un atteggiamento - quello del sacerdote - di sicuro gravemente imprudente – sottolinea la curia – ma che - stando alla conoscenza dei fatti dell’epoca - di certo impediva di ipotizzare qualsivoglia reato».

Intervento immediato
Ma, quando le autorità ecclesiastiche vengono informate del fatto, da subito affidano il sacerdote «ad uno psicologo affinché iniziasse un percorso che lo aiutasse a ricostruire e comprendere la natura e la verità del gesto gravemente imprudente accaduto». E nel contempo il sacerdote viene trasferito da Rozzano a Legnano «con provvedimento dell’1 marzo 2012 firmato dall’allora vicario generale della diocesi monsignor Carlo Redaelli, anche se l’allontanamento effettivo del sacerdote dal ragazzo era intercorso ben prima». Sarà il primo di una serie di trasferimenti «in via cautelativa» - sempre lontano da minori e giovani -, che si concluderà a Roma in un istituto religioso. In tutto questo periodo, precisa la curia, «non emerge alcun fatto di rilievo penale».

Dopo la denuncia, il caso alla Dottrina della fede
Solo a «metà del 2014 la famiglia del ragazzo racconta una nuova versione del fatto del 2011, parlando di abusi e nel luglio 2014 viene presentata la denuncia querela dai loro legali. Il 21 gennaio 2015 viene aperta l’indagine previa con la conseguente trasmissione dei risultati alla Congregazione per la Dottrina della fede». Il 18 maggio 2015 arriva il provvedimento di sospensione dall’esercizio sacerdotale. Il tutto con «la piena collaborazione alle indagini» da parte della Curia e «la costante disponibilità al dialogo (di persona e per lettera) con la famiglia da parte di diversi esponenti della curia di Milano e dell’allora arcivescovo, il cardinale Angelo Scola».
In merito alla vicenda processuale, la curia ricorda che «l’arcidiocesi non risulta parte del processo penale, in cui è stata coinvolta assieme alla parrocchia di Rozzano, solo inizialmente, in qualità di responsabile civile», vista la «revoca della costituzione di parte civile nel processo penale da parte del ragazzo e della famiglia, stante l’accordo transattivo conseguito con don Mauro Galli su cui né la parrocchia, né l’arcidiocesi hanno avuto qualsivoglia ruolo morale o materiale».

Curia: dolore per la sofferenza
Al di là delle dovute precisazioni sulla ricostruzione di questa vicenda, che «continua a suscitare sofferenza al ragazzo, la sua famiglia, a don Mauro e a tutte le parti coinvolte» - sofferenza per la quale la Chiesa ambrosiana esprime il proprio dolore -, l’arcidiocesi ribadisce che «non è in alcun modo chiamata in causa nella vicenda giudiziaria, né ha mai intrapreso azioni risarcitorie - ribadisce la volontà - se necessario - di continuare la collaborazione alle indagini per giungere alla ricostruzione della piena verità sui fatti in esame».
 
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view post Posted on 23/12/2017, 14:07

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Pedofilia, l’arcivescovo di Milano coinvolto nello scandalo Don Galli: “Sapeva degli abusi”
Le più alte cariche della Chiesa in Lombardia sapevano del presunto abuso sessuale di un prete di Rozzano ai danni di un minore tre anni prima delle indagini della magistratura, ma non hanno mai denunciato l’accaduto.
23 DICEMBRE 2017 10:11 di Redazione

“Che cosa aspettiamo che ci mettano tutti in galera per pedofilia? Aspettiamo che ci mettano tutti in galera per pedofilia e poi cominciamo seriamente a guardare le cose, va bene, cioè, basta saperlo e ci adeguiamo, però già che possiamo farlo prima, facciamolo prima”

A parlare sono due preti di Rozzano intercettati dai carabinieri. Un prete della loro parrocchia, don Mauro Galli, è accusato di abusi sessuali su un minore e la magistratura ha messo sotto controllo i loro telefoni. Il caso non è ancora di dominio pubblico, ma nell’ambiente ecclesiastico ha suscitato un polverone, tanto da dover richiedere l’intervento delle più alte cariche della Chiesa.


È qui nell’hinterland milanese che inizia la vicenda che coinvolgerà l’attuale arcivescovo di Milano, monsignor Delpini, successore di Scola, e l’attuale vescovo di Brescia, Pierantonio Tremolada.

A svelarlo sono gli atti del processo a carico del sacerdote che nella notte tra il 19 e il 20 dicembre del 2011 invitò a dormire nella sua abitazione un ragazzo di 15 anni che frequentava la parrocchia. Stando al racconto del ragazzo – che qui per tutelarlo chiameremo Fausto – in quell’occasione il prete dopo averlo abbracciato avrebbe tentato più volte di sodomizzarlo.

La circostanza emerge al mattino seguente quando il ragazzo inizia a mostrare i primi segni del turbamento per quello che era successo. I familiari si rivolgono allora al parrocco di Rozzano, Don Carlo Mantegazza, che informa monsignor Delpini, all’epoca dei fatti vicario di zona, che si precipita ad incontrare il sacerdote accusato.


È da questo momento in poi che la storia inizia ad intricarsi. Monsignor Delpini, infatti, invece di denunciare l’accaduto decide di spostare Don Galli nella parrocchia di Legnano, a pochi chilometri da Rozzano, destinandolo sempre alla pastorale giovanile, ossia a contatto continuo con giovani e giovanissimi.

Oggi però la diocesi, attraverso un comunicato pubblicato sul loro sito e ripreso dai maggiori quotidiani nazionali, offre una versione differente dell’accaduto, sostenendo che “né monsignor Mario Delpini, né monsignor Pierantonio Tremolada, né il cardinale Angelo Scola e altri responsabili dell’Arcidiocesi di Milano hanno coperto o insabbiato alcun reato” e che “l’episodio contestato risale al 2011, quando ancora nessuno era a conoscenza di quanto realmente accaduto e soprattutto quando ancora la parola “abuso” si manteneva distante dal racconto della vicenda”.

Per queste affermazioni la Diocesi è stata diffidata dal legale della famiglia della vittima. Ci sono numerose prove, infatti, che smentiscono queste circostanze. Prima fra tutte l’interrogatorio del 24 ottobre 2014 disposto dal pm Lucia Minutella nel quale l’arcivescovo afferma: “Il trasferimento da Rozzano a Legnano fu deciso da me in persona”. “Don Carlo Mantegazza – aggiunge Delpini nel colloquio sotto giuramento avuto con gli inquirenti – mi disse al telefono che il ragazzo aveva segnalato presunti abusi sessuali compiuti da Don Mauro durante la notte”.

Quindi già dalla prima telefonata, intercorsa nel dicembre 2011, quasi subito dopo l’accaduto, Delpini viene messo al corrente che il prete è coinvolto in un presunto “abuso sessuale”, ma se non bastasse sarà lo stesso Don Galli che di lì a pochi giorni gli confesserà di aver dormito con il 15enne: “Ha peraltro ammesso di aver dormito con il ragazzo quella notte” – si legge nel verbale.

Nonostante queste evidenze, però, la decisione dell’allora vicario sarà quella di rimettere il prete a contatto con i minori, senza denunciare l’accaduto alla giustizia e senza avviare un’indagine conoscitiva interna, come previsto dalle direttive della Cei.

Nel corso dell’interrogatorio con la squadra mobile si chiede:

“Monsignore lei era consapevole che Don Mauro Galli nella parrocchia di Legnano si occupava di pastorale giovanile?”

Delpini: “Sì certo, ne ero a conoscenza”


Saranno gli stessi genitori di Fausto a mostrare delle perplessità rispetto a questa decisione e ottengono un incontro il 24 settembre 2012 con Delpini per avere delle spiegazioni. La discussione viene registrata ed oggi è agli atti del processo. L’arcivescovo esordisce ringraziando i familiari per non essersi ancora rivolti ai carabinieri e ammettendo più e più volte che quella decisione era stata presa espressamente da lui: “Ho deciso io”, “La destinazione di Legnano è stata scelta da me”, “L’emergenza è stata gestita da me” – ribadisce.

Ma quando un familiare di Fausto gli fa notare che quella decisione poteva mettere in pericolo altri bambini, Delpini traballa:

Delpini: “[…] Io sono molto allarmato di tutto quello che può succedere, perché non è che vivo sulla Luna”

Familiare della vittima: “[…] Se dovesse accadere un caso analogo, in coscienza, penso che lei avrebbe dei problemi…"

Delpini: "Non solo dei problemi, sono anche molto trepido, perché non mi sento neanche di dire ‘Sono in grado di garantire che abbiamo fatto una scelta che lo mette del tutto al sicuro'"

Familiare della vittima: “È una cosa che io trovo inconcepibile”

La discussione si accende e va avanti per quasi due ore, fino a che Delpini non ammette di aver sbagliato:

Delpini: "[…] Avendo fondamentalmente stima del giovane prete naturalmente ho dato credito agli elementi che alleggerivano la versione"

Ma a finire negli atti dell’inchiesta è anche un altro importante esponente della curia, si tratta di monsignor Pierantonio Tremolada, nominato pochi mesi fa da Papa Francesco vescovo di Brescia, ma che all’epoca dei fatti era collaboratore della formazione permanente del clero e responsabile dell'Istituto Sacerdotale Maria Immacolata (ISMI), che si occupa dei presbiteri del primo quinquennio di ordinazione, ossia quindi anche di Don Galli.

I genitori di Fausto, preoccupati per le sorti degli altri bambini che entravano in contatto col prete, il 3 agosto del 2012 incontrano anche Tremolada e registrano la conversazione che ora è agli atti del processo.

Tremolada rassicura sul percorso avviato da don Mauro e si prende la responsabilità di quello che potrà succedere:

Tremolada: “Non me la sento di dire don Mauro è un pedofilo, cioè questa cosa mi fa un male, perché dico, forse qui c’è qualche cosa, lo dovremmo aiutare sicuramente, però da questo a dire sicuramente è così e quindi noi dobbiamo toglierlo da ogni contatto con le persone, perché altrimenti potrebbe far loro del male, ecco qui c’è quello spazio di valutazione di cui noi ci assumiamo la responsabilità.”

Ma è da questo incontro che emerge il clima che l’attuale vescovo ha creato intorno alla vicenda. La famiglia chiede infatti a Tremolada che cosa era stato detto al decano di Legnano circa il trasferimento di Don Galli in quella parrocchia e che cosa il decano aveva detto ad un altro parroco del paese, don Pietro Re:

Tremolada: "Gli ho raccontato quello che è successo… però questa cosa ce la teniamo per noi…"

Familiare della vittima: "È cos’è che è successo, secondo lei?"

Tremolada: "Questa cosa del letto, gli ho detto ‘te la tieni per te‘, è chiaro che lui a sua volta non può andare a raccontarlo a don Piero Re, sarebbe scorretto! E cioè, abbiamo anche comunque una persona che ha il diritto di non essere buttata in pasto, allora!"

Familiare della vittima: "Perché, don Piero Re, se gli avesse detto la verità avrebbe chiamato noi, l’avrebbe messo in piazza…"

Tremolada: "Io ho una grande stima di don Piero Re, ho una sacrosanta stima. Però a sua volta, don Piero doveva tenere il segreto, e non avrebbe potuto dirlo alle altre persone."

Familiare della vittima: "Guardi, secondo me, la strategia, quella del segreto, non paga. A questo punto…"

Tremolada: "Voglio dire, però, capite?"

Familiare della vittima: "No, no, è chiarissima…"

L’intento dell’attuale vescovo di Brescia è chiarissimo: la vicenda non deve divenire di dominio pubblico: “Questa cosa del letto, gli ho detto: ‘te la tieni per te’” o ancora “Don Piero doveva tenere il segreto e non avrebbe potuto dirlo alle altre persone”.

Nei mesi successivi agli incontri con Tremolada e Delpini, la famiglia, ancora molto scossa per quanto successo a Fausto e preoccupata da come i responsabili della curia milanese gestiscono don Mauro, inizia una corrispondenza con l’allora arcivescovo di Milano, monsignor Angelo Scola. In una lettera del 13 marzo 2015, Scola allega una nota redatta dai suoi collaboratori, per spiegare lo spostamento di don Mauro.

Dalla nota di Scola, però, la vicenda viene ricostruita in maniera molto diversa da come la raccontano gli stessi protagonisti nei verbali: il trasferimento di don Mauro a Legnano viene fatto risalire a Tettamanzi, predecessore di Scola, e il comportamento di don Mauro viene ritenuto consono addirittura fino al novembre del 2012, quando avviene il suo trasferimento da Legnano in un ospedale di Milano (per impedirgli di vedere minori) e poi a Roma, presso il Pontificio seminario lombardo, dal 1 settembre 2013.


Queste circostanze sono state subito tutte smentite dalla famiglia. A cominciare dalla più evidente: proprio mentre dovrebbe trovarsi a Roma, Don Galli compare su tutti i telegiornali il 26 luglio 2014 per aver trovato un neonato abbandonato nella cappella dell’ospedale san Giuseppe di Milano. Riportano le cronache di quel giorno che il prete avrebbe avvertito il personale del pronto soccorso prima di toccare il bambino: “Non l’ho voluto toccare temendo di combinare qualche guaio”.


Mentre Don Galli è a piede libero e salva bambini, Fausto dopo il trauma subito entra in una spirale depressiva che cerca di affrontare con degli specialisti, ma nel frattempo perde due anni di scuola e il contatto con i suoi coetanei. Quando però proverà a togliersi la vita per l’ennesima volta, durante i soccorsi rivela ai carabinieri il motivo del suo gesto estremo e denuncia Don Galli.

Nel frattempo, Delpini e Tremolada, i responsabili del trasferimento e della mancata denuncia di don Galli, fanno carriera, scalando le gerarchie ecclesiastiche. Sarà proprio Papa Francesco a nominarli ai vertici della Chiesa lombarda. Lo stesso pontefice che nel 2015 aveva proclamato l’istituzione, mai avvenuta, di una sezione del tribunale ecclesiastico per giudicare i vescovi che coprono i loro preti per le violenze sui minori.


Il Vaticano fu anche informato della vicenda dai genitori di Fausto che scriveranno una lettera alla Congregazione per la Dottrina della Fede, denunciando il comportamento di Tremolada e Delpini, e il loro ruolo nell’insabbiamento del caso. La risposta del nunzio apostolico è datata 22 marzo 2016: “Le accuse saranno debitamente esaminate” – vi si legge.

Un anno dopo però, il 12 luglio 2017, Tremolada viene nominato vescovo di Brescia, mentre il 7 luglio è stato il turno di Delpini, promosso addirittura a successore di Scola, arcivescovo di Milano, una delle diocesi più grandi al mondo.

di Sacha Biazzo e Simone Giancristofaro

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L'arcivescovo Delpini sapeva tutto e lo trasferì a contatto coi bambini, senza denunciarlo

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http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/...6cebf8197.shtml


IL PROCESSO
Milano, sacerdote accusato di violenza sessuale. Teste conferma gli abusi
Deposizione in aula dell’ex fidanzata di un giovane, al momento dei fatti 15enne e presunta vittima della violenza nel 2011
di Redazione Milano online
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«Mi ha detto che don Mauro, la sera prima, lo aveva abbracciato da dietro e che a seguito di ciò era stato male e si era svegliato urlando». È un passaggio della deposizione in aula, davanti alla quinta sezione penale del Tribunale di Milano, presieduta da Oscar Magi, dell’ex fidanzata di un giovane, al momento dei fatti 15enne e presunta vittima di una violenza sessuale da parte di don Mauro Galli, che era sacerdote a Rozzano (Milano), avvenuta il 19 dicembre 2011. «Credo che si sia svegliato urlando - ha aggiunto la teste, rispondendo alle domande del pm Lucia Minutella - perché suppongo che si sentisse violato nella sua intimità». Dopo l’episodio, ha spiegato la giovane, il 15enne «ha iniziato a stare male e ad avere dei crolli di natura psicologica». Come riporta il capo di imputazione, il sacerdote, accusato di violenza sessuale aggravata, avrebbe abusato del ragazzo nella propria abitazione, dove aveva trascorso la notte «in vista delle attività di preghiera previste per il giorno successivo». Approfittando così, si legge ancora, delle «condizioni di inferiorità fisica e psichica della persona offesa (in relazione al divario di età, allo stato di soggezione ed affidamento legato al ruolo di sacerdote, padre spirituale, educatore ed insegnante del ragazzo)». Nella scorsa udienza il collegio ha acquisito il verbale di sommarie informazioni testimoniali reso, nell’ottobre 2014, dall’attuale arcivescovo di Milano Mario Delpini, al momento dei fatti vicario episcopale della zona pastorale numero 6 (che comprende i comuni da Abbiategrasso a Treviglio). Delpini aveva spiegato a verbale che, dopo avere appreso da un altro sacerdote che il ragazzo «aveva segnalato abusi sessuali compiuti da Don Mauro durante la notte», decise «di trasferire don Mauro ad altro incarico, disponendo il suo trasferimento nella parrocchia di Legnano». Il processo tornerà in aula il prossimo 5 aprile.

8 marzo 2018 | 16:46
 
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L'arcivescovo Delpini offrì 150.000 € per evitare querela contro don Mauro Galli

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Delpini

www.ilgiornale.it/news/politica/pre...me-1502963.html

Il prete pedofilo, la Curia e il fondo per zittire le vittime
Sacerdote accusato di abusi lasciato a contatto con i bimbi. Il ruolo dell'arcivescovo Delpini: "Decisione che presi io"

Luca Fazzo - Ven, 09/03/2018 - 08:52
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Fondi riservati della Curia milanese per azzittire le vittime dei preti pedofili. È questa la cruda realtà che emerge dal processo a don Mauro Galli, il sacerdote imputato di violenza sessuale ai danni di un giovane parrocchiano.


Centocinquantamila euro di risarcimento sono stati versati alla vittima perché ritirasse la sua querela. Non certo da don Galli, che risulta nullatenente. A officiare l'accordo è stato Mario Zanchetti, difensore dell'Arcivescovado. Tra le clausole imposte alla famiglia: non rivelare la provenienza dei quattrini.

Ieri, nella nuova udienza del processo al prete, appare con chiarezza - nel racconto di altri due sacerdoti - il motivo che avrebbe spinto la Curia all'esborso. Sia don Alberto Rivolta che don Carlo Mantegazza, entrambi in servizio nella parrocchia di Rozzano dove si svolsero i fatti, hanno raccontato di avere informato immediatamente il vicario episcopale dell'epoca, ovvero l'attuale arcivescovo Mario Delpini. «Noi pensavamo che don Mauro andasse spostato a livello prudenziale non in un contesto di pastorale giovanile», ha raccontato il parroco, don Mantegazza: l'importante era tenere il prete lontano dai bambini. Invece don Galli venne trasferito a Legnano, proprio alla pastorale giovanile. A deciderlo, emerge dagli atti, fu Delpini: «Questa decisione l'ho presa io», ammette il prelato in una conversazione.

Ieri in aula, i due preti-testimoni raccontano di avere appreso subito quanto era accaduto la notte del 19 dicembre 2011: don Mauro che invita il ragazzo a dormire a casa sua con il consenso della famiglia, ma invece che nella camera degli ospiti lo fa dormire insieme a lui nel letto matrimoniale. E nel cuore della notte allunga le mani. «Quando chiedemmo spiegazioni, ci disse che il ragazzo aveva avuto un incubo e lui lo aveva afferrato per non farlo cadere dal letto».

Solo più tardi, il ragazzo (allora quindicenne) aggiungerà di essere stato violentato dal prete. Ieri si apprende che comunque, fin dall'immediatezza dei fatti, Delpini aveva saputo che don Galli si era portato a letto il ragazzino. Ma si guardò bene dall'accogliere la richiesta dei suoi sottoposti di allontanare don Mauro da ulteriori tentazioni.

Anzi è lui stesso ad avvisare don Mauro dell'esistenza di una indagine a suo carico, e ad organizzargli la difesa. La prima circostanza è ammessa dallo stesso Delpini nel suo interrogatorio: «In quell'incontro dissi a don Mauro che c'era probabilmente un procedimento penale a suo carico»; e nelle intercettazioni don Galli parlando con un amico dice «ho ricevuto una mail da Delpini che diceva telefonami, scrivimi che ho bisogno di vederti".. l'ho chiamato subito e mi ha detto non è il caso che parliamo per telefono, vieni qui che poi ti spiego, poi dobbiamo stare molto attenti"». Anche della seconda circostanza ci sono tracce chiare nelle intercettazioni: il 4 settembre 2014 don Mauro chiama l'avvocato Zanchetti: «Mario Zanchetti si presenta a Mauro dicendo di essere l'avvocato, gli dice che monsignor Delpini gli ha scritto due righe dicendo che Mauro lo avrebbe chiamato, gli chiede se voleva vederlo per una cosa un po' delicata». Eppure un mese più tardi, interrogato dalla Mobile, Delpini dichiara: «L'avvocato Zanchetti non ha con me alcun tipo di contatto».

Cosa fosse accaduto davvero quella notte, lo racconta ieri in aula la ragazza della vittima: «A. era andato a casa di don Mauro, si era confessato, una confessione lunga e profonda. Si era esposto, era vulnerabile, avrebbe fatto qualunque cosa. Don Mauro l'ha fatto andare nel suo letto, sono andati a dormire e nella notte A. si è svegliato urlando. Lo aveva abbracciato da dietro».

Edited by pincopallino2 - 10/3/2018, 09:49
 
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http://www.lastampa.it/2018/03/25/vaticani...AkM/pagina.html

Abusi, il processo a don Galli: ecco ciò che dicono le carte
Il prete milanese accusato di tentata violenza su un ragazzo: alcuni media e siti web cercano di attribuire responsabilità all’arcivescovo di Milano. Documenti e testimonianze li smentiscono

Abusi, il processo a don Galli: ecco ciò che dicono le carte


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Pubblicato il 25/03/2018
Ultima modifica il 24/03/2018 alle ore 19:52
ANDREA TORNIELLI
MILANO
Continua il processo penale che ha come imputato un giovane sacerdote milanese, don Mauro Galli, e con il passare delle settimane emerge il tentativo di coinvolgere nella vicenda l’attuale arcivescovo di Milano, attribuendogli responsabilità nella vicenda. Alcuni media e siti web infatti hanno affermato che monsignor Mario Delpini, all’epoca dei fatti vicario di zona, non si sarebbe comportato come previsto dalle norme canoniche di fronte alle denunce di abusi sessuali. Vatican Insider ha letto il fascicolo con le testimonianze rese alla polizia giudiziaria e al pubblico ministero da tutte le parti in causa.



Don Galli è stato accusato di violenza sessuale ai danni di un giovane che nel dicembre 2011, all'epoca dei fatti, aveva 15 anni. Il sacerdote è attualmente sospeso dall'attività sacerdotale ed è in corso, oltre al processo penale, anche quello canonico secondo le procedure previste.



Il fatto avviene nella notte tra il 19 e il 20 dicembre 2011 in una parrocchia di Rozzano. A. è un ragazzo emotivamente fragile e quella sera viene invitato da don Galli a dormire a casa sua, con il consenso dei genitori. Nè la vittima né i suoi genitori però si aspettano che il prete faccia dormire il ragazzo nel suo letto a due piazze. Il giorno successivo, a scuola, A. denuncia un malessere e tornato a casa racconta ai suoi di essere sconvolto per quanto accaduto nella notte precedente. Non racconta però di aver subito un abuso, una tentata violenza sessuale.



Quella stessa sera i genitori di A. chiamano don Alberto Rivolta, un sacerdote che conosce la famiglia e che ha un primo colloquio col ragazzo, il quale confermerà davanti al GIP di aver raccontato al prete «soltanto il preambolo e il dopo» di quanto accaduto. Successivamente lo zio del ragazzo contatta anche don Carlo Mantegazza, all'epoca parroco di Rozzano, per chiedere che don Galli venga subito allontanato. I familiari raccontano che A. è rimasto sconvolto per aver dormito insieme al giovane prete. Ecco un brano della testimonianza preliminare di don Mantegazza, resa il 7 ottobre 2014: «Lo stesso A. aveva raccontato loro (ai suoi genitori, ndr) che durante la notte non erano accaduti fatti di approcci sessuali e rapporti sessuali, ma che il solo fatto di aver dormito insieme lo aveva molto agitato e scompensato… I genitori e lo zio mi chiesero espressamente che don Mauro fosse allontanato dalla parrocchia per evitare ulteriori contatti con A.».



Come conferma anche la neuropsichiatra infantile Benedetta Olivari, che ha in cura il ragazzo e che il 22 ottobre 2014 davanti al Pubblico ministero dichiara: «No, A. non ha mai riferito un chiaro episodio di abusi sessuali nei suoi confronti… Quello che emergeva era una grande confusione rispetto a quello che ricordava esattamente o una sua rielaborazione o interpretazione di quanto ricordava. Diceva che era andato a dormire con il sacerdote e che si era svegliato urlando, non ricordava però il motivo per cui aveva urlato». Anche i tre migliori amici di A. nelle loro testimonianze confermano che il loro compagno non aveva parlato di abuso sessuale.



Va sottolineato che nell’immediatezza del fatto l’«abuso» che emerge da parte del prete è innanzitutto quello di aver fatto dormire il ragazzo nel suo letto. E poi – racconta don Galli – di averlo abbracciato per evitare che cadesse dal letto. A., a sua volta, racconta di essersi svegliato urlando e di essere stato abbracciato dal sacerdote. Le testimonianze di don Galli e del ragazzo nella sostanza dunque coincidono. A. per diversi anni non offre ulteriori chiarimenti sui fatti di quella notte e non racconta ad alcuno di aver subito un abuso sessuale.



Che cosa avviene subito dopo? Quali decisioni vengono assunte nei confronti del giovane prete? Appena vengono a conoscenza dell’accaduto, così come è stato presentato loro dai protagonisti (ricordiamo che nessuno parla di atti sessuali o di tentato abuso sessuale), i superiori di don Galli affidano il giovane sacerdote a uno psicologo perché inizi un percorso che lo aiuti a comprendere la grave imprudenza compiuta dormendo nello stesso letto con un ragazzo il quale – a detta del sacerdote – appariva bisognoso di conforto e protezione. Don Mauro viene quindi trasferito da Rozzano a Legnano con provvedimento dell’1 marzo 2012 firmato ufficialmente dall’allora vicario generale della diocesi di Milano, monsignor Carlo Redaelli, anche se l’allontanamento effettivo era avvenuto ben prima.



Il vicario di zona, monsignor Mario Delpini (in quel momento non ancora vicario generale della diocesi di Milano), affida don Galli alla cura e alla sorveglianza di due preti più anziani chiedendo loro di accompagnarlo e di vigilare su di lui. Rimane coinvolto nella pastorale giovanile. In quel momento non c’è alcun sospetto di abuso sessuale: il giovane sacerdote ha commesso una grave imprudenza, va seguito, sorvegliato e soprattutto deve prendere coscienza dell’errore che ha compiuto. L’accompagnamento psicologico deve servire per fare emergere le sue fragilità. La prima decisione della Curia ambrosiana non risponde alle procedure codificate da attuare nel caso di un sospetto abuso, semplicemente perché la vittima non ha denunciato abusi sessuali.



Nel luglio 2012 Delpini viene scelto dal cardinale Angelo Scola come suo vicario generale. Nel settembre 2012 avviene un incontro tra la famiglia di A. e monsignor Delpini. Il colloquio viene segretamente registrato dai genitori del ragazzo e la trascrizione è agli atti del processo. Proprio su questa trascrizione si fonda il tentativo di addossare responsabilità all’attuale arcivescovo di Milano. Di fronte ai familiari del ragazzo – persone molto religiose e molto attive nella vita della loro parrocchia – i quali si rammaricano per il fatto che don Galli sia stato trasferito di parrocchia, ma non allontanato dalla pastorale giovanile, il vicario generale spiega come ha agito.



Afferma Delpini, nel dialogo con i genitori di A.: «Il tentativo che è stato fatto, è stato quello di metterlo (don Galli, ndr) nelle condizioni di essere vigilato e di essere seguito, quindi vuol dire affidamento ad un certo parroco, le informazioni su quello che è successo e quindi su quello che il parroco deve vigilare, insomma, per quanto è possibile. Il fatto che viva in un posto, e presti il ministero in un altro posto, il fatto che abbia questo accompagnamento psicologico evidentemente io penso che gli psicologi che l’hanno seguito sono professionisti, che possono aver dato delle risposte, posso anche risentire evidentemente il mio dovere, non è soltanto di accontentare voi, ma è di garantirmi... che non fosse nelle condizioni di replicare una leggerezza, un abuso, o una forma di comportamento certamente da condannare».



Qui Delpini usa la parola «abuso», ma è evidente che si riferisce al fatto dell’aver invitato a dormire sullo stesso letto il ragazzo e di averlo abbracciato. L’abuso di cui parla il vescovo non equivale ad «abuso sessuale» semplicemente perché fino a quel momento né la vittima né altri hanno raccontato ai superiori di don Galli di presunti tentativi di violenza sessuale.



Delpini continua ribadendo ai genitori che l’atteggiamento di don Galli è «certamente da condannare, cioè non è che io non sto dicendo che non ha fatto niente o che ha fatto poco, sto dicendo che è una cosa sciocca e stupida, e dolorosa oltretutto, anche per la vittima». Ancora una volta, il quadro dei fatti ai quali fa riferimento il vescovo è quello dei primi racconti, delle prime testimonianze peraltro concordanti nei fatti, della vittima e del giovane prete. Dalla registrazione si evince bene che anche il padre di A. ammette che non ci sia stata violenza sessuale, parlando soltanto di «vari abbracci». Ma senza mai far riferimento a tentativi di stupro, a tentata violenza sessuale.



«Non abbiamo detto a don Mauro “guarda che hai fatto una stupidata adesso ricominciamo da capo” – continua ancora Delpini - gli abbiamo detto: “hai fatto una stupidata che rivela qualcosa che non va” perché nessuno vuol dire, non è grave, però qualcosa che non va c’è nel personaggio...». Dopo l’approfondito colloquio con i familiari di A., Delpini aggiunge (un’altra citazione dalla trascrizione della registrazione effettuata): «Possiamo anche dire che ci sono delle cose da rettificare, perché evidentemente la decisione è stata presa con gli elementi che avevo al mese di gennaio, di quando è stato mandato via, e quindi… e anche con le garanzie che avevo dello psicologo e del padre spirituale: insomma di tutto quello che la Chiesa può mettere in atto. Per dire, non è che adesso uno, va be’, ha fatto una stupidata, lo cambiamo e le continua a fare… questo evidentemente… io sono allarmato di tutto quello che può succedere, perché non è che vivo sulla luna».



Delpini, dopo aver ricostruito bene il caso con i familiari di A., ammette che «i dati sono un po’ diversi da quelli che avevo quando ho deciso lo spostamento… adesso dobbiamo riprendere la questione e avere altre garanzie». E il mese successivo, il 31 ottobre 2012, don Mauro viene destinato alla Cappellania ospedaliera di S. Maria Annunciata in Niguarda, dunque lontano dal contatto con i minori. Passa qualche altro mese, e il 10 luglio 2013 viene inviato a Roma, ospite di istituto religioso abitato solo da persone adulte. Da allora non ha più ricoperto incarichi ecclesiali. Mentre nessuno ha ancora denunciato don Galli per presunti abusi e neanche segnalato presunti abusi all’autorità ecclesiastica, il sacerdote viene allontanato dal contatto con i minori e mandato a centinaia di chilometri di distanza da Milano.



La situazione cambia radicalmente l’anno successivo, a metà del 2014, quando A. racconta una nuova versione, penalmente rilevante, descrivendo nel dettaglio quanto ricorda essere accaduto nel dicembre di tre anni prima. Dirà infatti che nel letto a due piazze, quella notte, don Galli ha tentato di abusare di lui , cercando di penetrarlo. Nel luglio di quattro anni fa i legali della famiglia di A. presentano una formale denuncia contro il sacerdote. Il 21gennaio 2015, dopo i primi accertamenti in loco, viene aperta l’indagine previa con la conseguente trasmissione dei risultati alla Congregazione per la dottrina della fede presso la Santa Sede. Il dicastero vaticano, esaminate le carte, affida la questione al Tribunale ecclesiastico lombardo (organismo regionale indipendente dalla diocesi di Milano) per l’apertura della formale causa canonica penale. Il 18 maggio 2015 a don Galli viene notificato il provvedimento di sospensione in modo cautelativo dall’esercizio del ministero sacerdotale.



«Queste decisioni – affermava in un comunicato del dicembre 2017 la diocesi ambrosiana - mai hanno avuto l’intento di “coprire” il caso... Testimoniano invece con evidenza l’intento di operare con scrupolo e coscienza, nel rispetto di tutte le parti, nell’ossequio delle prescrizioni canoniche e delle leggi italiane, decidendo ogni volta con gli elementi e le informazioni disponibili in quel momento». «Non a caso - continua la nota della Curia milanese - la decisione di trasferire don Mauro da Rozzano, fu presa soprattutto in accoglimento delle sollecitazioni della famiglia del ragazzo nel 2013, quando questi non avevano ancora denunciato alcunché». È infatti emerso dalle testimonianze preliminari, confermate anche da quelle rese fino ad oggi durante il dibattimento, che la famiglia di A. ha appreso i fatti con maggiore contezza soltanto nel 2014 quando don Galli era già stato trasferito a Roma da un anno.



Proprio sul modo con cui viene usato dai protagonisti della vicenda il termine «abuso» e sulla mancata chiarezza tra ciò che era conosciuto nell’immediatezza del fatto e ciò che emergerà solo nel 2014, si gioca la partita mediatica di chi cerca di sfruttare questa vicenda per caricare sulle spalle di Delpini e più in generale dei responsabili della Curia di Milano la responsabilità di non aver agito adeguatamente. Le decisioni che vennero prese subito dopo il fatto si possono ovviamente discutere, specialmente col senno di poi, ma non è corretto leggerle alla luce della denuncia formale del 2014 quando venne attestato per la prima volta che il ragazzo ricordava di aver subito un tentativo di violenza sessuale.



I responsabili della diocesi ambrosiana non sono parte del processo penale. Mentre la famiglia ha rinunciato a costituirsi parte civile avendo concordato con don Galli un risarcimento. Né la parrocchia di Rozzano né la diocesi di Milano hanno avuto alcun ruolo nella transazione e dunque non hanno contribuito a pagare alcun risarcimento: si è trattato infatti di un accordo avvenuto tra la vittima e il sacerdote. Il processo stabilirà le responsabilità del giovane prete in questa triste vicenda. Il tentativo strumentale di «processare» mediaticamente l’arcivescovo ambrosiano, alla prova dei fatti, appare in tutta la sua inconsistenza.
 
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Don Mauro Galli accusato di abusi. Psichiatra della vittima: "Mi disse che lo toccò a letto"
LaPresse•5 aprile 2018

Don Mauro Galli accusato di abusi. Psichiatra della vittima: "Mi disse che lo toccò a letto"
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Don Mauro Galli, il sacerdote di Rozzano (Milano) accusato di aver abusato, dicembre del 2011, di un ragazzo che all'epoca aveva 15 anni, avrebbe ospitato l'adolescente nel suo letto per poi compiere atti sessuali con lui. A raccontarlo, nel corso del processo a carico del religioso, è stato uno degli psicoterapeuti che aveva in cura l'adolescente, che si è confidato con lui. "Mi disse che il sacerdote l'aveva portato nella sua camera da letto - ha riferito in aula lo specialista, che lavora all'ospedale San Paolo ed è sttao per diversi anni il terapeuta del ragazzo - e lui rimase sorpreso perché c'era un letto solo e capì che avrebbero dormito assieme. A letto, quando si sono sdraiati, mi ha raccontato che il prete ha iniziato a toccarlo e lui ha usato la strategia di restare immobile, come paralizzato, facendo finta di dormire. Poi ha detto che il prete gli si è avvicinato e ha iniziato a toccargli anche i genitali e ha cercato di avere un rapporto con lui".

Da alcune intercettazioni raccolte nel corso dell'inchiesta è emerso anche il nome dell'arcivescovo di Milano Mario Delpini, che non è stato mai indagato. Proprio Delpini, quando aveva saputo della notte trascorsa dal sacerdote insieme al 15enne, aveva deciso di trasferirlo a Legnano. "Il trasferimento da Rozzano a Legnano fu deciso da me - ha messo a verbale Delpini, sentito come teste - in seguito a una segnalazione da parte del parroco di Rozzano don Carlo Mantegazza che mi aveva riferito di un ragazzo che aveva trascorso una notte a casa di Don Mauro. Don Mantegazza mi disse che il ragazzo aveva poi segnalato presunti abusi sessuali compiuti da don Mauro durante la notte. Io sono quindi andato a Rozzano e ho convocato don Mauro per chiedergli la sua versione dei fatti e ha ammesso di avere dormito con lui quella notte, ma ha negato di avere compiuto atti sessuali col ragazzo".
 
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