https://napoli.corriere.it/notizie/cronaca...html?refresh_cePagina Fb contestata da don Battaglia, i giudici decideranno se l'arcivescovo va risarcito
diFabrizio Geremicca
Udienza martedì in Tribunale. Il presule ha chiesto 40 mila euro al Cavaliere Onorato
Pagina Fb contestata da don Battaglia, i giudici decideranno se l'arcivescovo va risarcito
La sfida giudiziaria tra don Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, e il Cavaliere Giacomo Onorato, protagonista di battaglie per «la moralizzazione» della Chiesa napoletana, entra in una fase decisiva. Il 9 gennaio i giudici della sesta sezione civile del Tribunale di Napoli — presidente del collegio Valeria Conforti — valuteranno se sia fondata la richiesta di risarcimento danni per 40.000 euro che Battaglia ha presentato nei confronti di Onorato a seguito della creazione della pagina Facebook “Amici di don Mimmo Battaglia”. L’arcivescovo è patrocinato dagli avvocati Paolo Picone e Riccardo Paparella. Nelle memorie presentate al giudice Conforti, sostengono che la pagina non avrebbe ricevuto mai alcun avallo — neanche tacito — da Battaglia e che le mail inviate da Onorato alla Curia per metterla a conoscenza della creazione di “Amici di don Mimmo Battaglia” non possono essere considerate in alcun modo strumento di comunicazione, non avendo peraltro ricevuto risposta alcuna.
Contenuti non graditi
Argomentano, inoltre, che la sostituzione della pagina con un’altra — “Veritas vos liberat” — da parte di Onorato sia avvenuta dopo oltre due mesi dal deposito dell’atto di citazione. Scrivono poi che i contenuti di “Amici di don Mimmo Battaglia” sono risultati «talvolta offensivi nei confronti di molti rappresentanti della Curia e della Chiesa nel suo complesso». La memoria fa inoltre riferimento alla partecipazione di Onorato ad alcune puntate di Report dedicate alla presunta pessima gestione da parte della Chiesa napoletana di immobili di sua proprietà ed alla circostanza che il Cavaliere abbia dato pubblicità alla vertenza giudiziaria con l’arcivescovo informandone il Corriere del Mezzogiorno e Stylo 24 . Gli avvocati di Battaglia chiedono siano ascoltati come testimoni Giuseppe Tufo, direttore dell’ufficio delle Confraternite, già contrapposto ad Onorato in un procedimento per diffamazione, e Raffaele Ponte, delegato agli affari economici dell’Arcidiocesi affinché rispondano, tra l’altro, al quesito se sia vero che Onorato abbia espresso il suo dissenso verso la Chiesa di Napoli da quando ha visto deluse le sue aspettative di ottenere la presidenza della commissione per la gestione del patrimonio delle Confraternite.
Memorie difensive
Hanno presentato al giudice Conforti memorie difensive anche Elena Coccia (è stata vicesindaca metropolitana con de Magistris) e Piergiuseppe Di Nola, entrambi avvocati di Giacomo Onorato. Fanno presente che le considerazioni sul presunto carattere diffamatorio delle comparsate del loro assistito a Report nulla hanno a che vedere con il tema della causa da decidere, il quale è relativo alla questione dell’utilizzo del nome e della immagine di Battaglia per una pagina facebook. Su questo aspetto, poi, sostengono due tesi. La prima: «Monsignor Battaglia ha ricevuto dal Cavaliere Onorato tempestiva e ripetuta informazione in merito alla fondazione, alla sussistenza, al nome ed ai contenuti del gruppo Facebook oggetto di causa e non ha mai in alcun modo manifestato la propria contrarietà in merito». La seconda tesi è che, dopo la citazione in giudizio da parte di Battaglia — la prima circostanza nella quale l’arcivescovo ha manifestato la sua opposizione alla pagina Facebook — Onorato «si dichiarava immediatamente disponibile alle opportune modifiche che, infatti, prontamente operava». Coccia e Di Nola scrivono inoltre che «i contenuti del gruppo non hanno alcun carattere diffamatorio». La pagina oggetto della causa — sottolineano — intendeva, al contrario, essere uno strumento di sostegno dell’azione riformatrice dell’arcivescovo. Pagina che aveva raggiunto 18.000 contatti e che li ha mantenuti anche nella versione “Veritas vos liberat”, purgata da ogni riferimento a Battaglia.
https://lanuovabq.it/it/battaglia-il-vesco...F7CSp3GazCySxhUBattaglia, il vescovo dei "poveri" che vuole sul lastrico un fedele
Domani a Napoli il processo che vede il vescovo di Napoli Domenico Battaglia opposto a un fedele che denuncia gli abusi nell'utilizzo delle chiese in Diocesi al quale chiede 40mila euro di risarcimento. Una vicenda da commedia napoletana, alla faccia della Chiesa della misericordia.
ECCLESIA 08_01_2024
Il vescovo denuncia il fedele e vuole da lui 40mila euro di risarcimento. Quella che andrà in scena domani in un’aula del tribunale di Napoli è davvero una storia degna della commedia dell’arte napoletana. Da una parte c’è sua eccellenza monsignor Domenico Battaglia, don Mimmo per gli amici, dall’altra c’è il cavaliere Giacomo Onorato, un arzillo e pittoresco fedele, già coordinatore del Priorato diocesano per le confraternite, che pare essere la reincarnazione di Eduardo Scarpetta. E da commedia napoletana è la vicenda che il giudice della VI sezione civile Valeria Conforti sarà chiamata a giudicare domani mattina, dopo che ogni tentativo di conciliazione tra i due è andato fallito.
Che cosa lamenta il vescovo? La pubblicazione di una pagina Facebook a suo nome e lo sfruttamento della sua immagine. Ma – attenzione, qui sta il bello – la pagina Facebook non contiene accuse al vescovo o interventi diffamatori a suo danno. Onorato l’aveva creata per denunciare le tante operazioni ambigue che da tempo immemore avvengono in Diocesi di Napoli nella gestione delle chiese.
Si tratta di un argomento di cui la Bussola si è occupata a lungo (QUI): chiese destinate ad utilizzi profani, usate come sale per ricevimenti, date in comodato ad associazioni con fini di lucro o sfruttare per fini commerciali come quella, ad esempio, di Santa Maria in Portosalvo di cui ci eravamo occupati diffusamente.
Nessuna accusa a Battaglia, dunque, il quale, insediatosi nel 2020, si è soltanto trovato a gestire questa pesante eredità. Ecco perché, a detta di Onorato, la pagina Facebook che si chiamava Gli amici di don Mimmo Battaglia prete sulla strada con i fratelli doveva essere soltanto di denuncia e di sostegno all’opera del vescovo nell’opera di pulizia «per la trasparenza ed il rilancio morale, sociale e cristiano delle chiese dove viene sfruttato Dio denunciando gli affaristi e i mercanti».
Ebbene, questa ed altre espressioni non sono piaciute a sua eccellenza, che non si è sentito diffamato, ma ha paventato una lesione dei diritti di personalità, evidentemente non condividendo l’azione di denuncia di Onorato (in foto), il quale – e qui sta l’aspetto degno di uno Scarpetta – si definisce il «fustigatore» e il «moralizzatore della Chiesa di Napoli».
Nell’atto di citazione che Battaglia ha predisposto - e curato dagli avvocati Riccardo Paparella e Paolo Picone - si riconosce la pesante eredità raccolta dalla gestione del cardinale Crescenzio Sepe con una «smisurata entità di edifici di culto e proprietà immobiliari della Diocesi dove in molti casi si è resa difficoltosa la ricostruzione delle provenienze proprietarie e la stessa individuazione degli enti titolati alla gestone».
Avete capito bene. A Napoli la situazione delle chiese è così ingarbugliata che nemmeno la Diocesi è in grado di ricostruire e definire le proprietà di molti immobili, che in alcuni casi sono diventati persino abitazioni private con tanto di balconi abusivi, mai sanati dal Comune.
Proprio di questo si era occupata anche la trasmissione di Rai Tre Report in diversi servizi-inchiesta andati in onda il 7 e il 22 novembre 2022, e l’ultimo il 17 dicembre 2023.
In questi servizi il giornalista Danilo Procaccianti era andato alla caccia di questi abusi. In particolare, si era occupato della chiesa San Biagio ai Taffettanari, alla cui proprietà ancora non si è riusciti a risalire, ma il cui tetto e relativa ex canonica è nelle disposizioni di una famiglia di pregiudicati in un edificio di quattro piani dove alcuni di loro hanno scontato anche i domiciliari. La Diocesi aveva stipulato un contratto di locazione che si perde nella notte dei tempi.
Oppure come la chiesa cinquecentesca di Sant’Arcangelo a Baiano, che vede la facciata deturpata da un balcone ad uso residenziale, che il Comune non ha mai fatto abbattere anche a causa della lista d’attesa di interventi, che supera abbondantemente il numero di 1300.
Ebbene. Il vescovo considera Onorato «l’ispiratore dei servizi mandati in onda» che hanno offerto «al pubblico televisivo un’immagine distorta della gestione immobiliare, imputando alla Diocesi di aver consentito l’occupazione abusiva dei locali adiacenti la chiesa di San Biagio ad opera di malavitosi, senza precisare che si trattava di «immobili di incerta proprietà».
Così, secondo Battaglia, che ha sporto denuncia, «il cavaliere Onorato si dedica quotidianamente a diffondere corrispondenza, post e messaggi di posta elettronica intesi a screditare chiunque, principalmente il cardinale Crescenzio Sepe», predecessore di Battaglia sulla cattedra di San Gennaro.
Oltre al riconoscimento della lesione del diritto di personalità, che impone la chiusura della pagina Facebook e la rimozione della sua immagine, Battaglia aveva chiesto al giudice anche un risarcimento «che per le lesioni di siffatta gravità deve essere compreso tra i 31mila e i 50mila euro», ritenendo poi equo «contenere la domanda risarcitoria nei limiti di euro 40mila».
Alla faccia - direbbe Totò - della chiesa della misericordia, di cui Battaglia è esponente, essendo stato fatto vescovo da Papa Francesco proprio con l’appellativo di Bergoglio del sud per via del suo impegno sociale con i tossicodipendenti e i poveri.
A ribattere punto su punto alle accuse è però Onorato, che si è affidato agli avvocati Elena Coccia e Piergiuseppe Di Nola. I due avevano proposto a Battaglia un tentativo di conciliazione extra giudiziale, che è però naufragato il 18 luglio davanti al mediatore Valeria Galloppi. Battaglia si era detto disposto a rinunciare alla pretesa dei 40mila euro, ma non aveva acconsentito al mero cambio di nome della pagina con relativa sostituzione della foto. Voleva la chiusura della pagina.
Ma questo, a detta di Onorato, avrebbe danneggiato la sua attività di comunicazione perché la pagina conta la bellezza di 18mila iscritti, tutti fedeli di Napoli «in piena sintonia con l’arcivescovo, che non hanno mai espresso pareri negativi, ma solo espresso il diritto di critica». I legali di Onorato, infatti hanno tenuto il punto proprio su questo. Hanno convinto il Cavaliere a modificare il nome della pagina, che ora si chiama veritas vos liberat e offre in home page una foto di un Cristo pantocratore al posto dell’immagine dell’arcivescovo. Ma non hanno ceduto di un millimetro sulla chiusura. Così, Battaglia non ha dato il via libera a rimettere la querela e il giudice ha così disposto il processo che si terrà domani a Napoli.
Il punto su cui verterà la difesa di Onorato è sull’assenza di alcun danno da diffamazione: «Davvero sorprende – dicono i legali di Onorato – questa iniziativa giudiziaria e si fatica a ravvedere quale violazione sarebbe imputabile a Onorato. L’assenza di qualsivoglia danno è confermata dalla confusione in cui cade l’avversa azione (cioè Battagia ndr.) laddove argomenta la richiesta di risarcimento del lamentato danno quantificandolo addirittura in 40mila euro, richiamando precedenti giurisprudenziali formatisi sulla diversa fattispecie della diffamazione, mai entrata a far parte del presente giudizio». In poche parole: Battaglia sa di non essere stato diffamato, ma ha chiesto un risarcimento tipico di un danno da diffamazione, fanno notare i legali, con un linguaggio giuridico forbito e affettato che potrebbe essere tradotto con un più partenopeo ma mi faccia il piacere! Ne uscirebbe l’immagine di un vescovo definito il prete dei poveri, ma che si accanisce su un fedele, pensionato, mandandolo sul lastrico.
In più «la natura pubblica del personaggio determina un necessario affievolimento dei diritti della personalità» e così anche «l’utilizzo del nome e/o dell’immagine non può considerarsi di per sé lesivo della reputazione pubblica, laddove tale utilizzo non sia offensivo della dignità».
Deciderà domani il giudice. Nel frattempo, la misericordia tanto strombazzata può aspettare.
www.rai.it/programmi/report/inchie...1otMhdVZq0G5okYAbbiate Cur(i)a di noi
PUNTATA DEL 17/12/2023
di Danilo Procaccianti
Collaborazione di Goffredo De Pascale
Immagini di Carlos Dias e Andrea Lilli
Montaggio e grafica di Monica Cesarani
Dopo un anno di ricerche la proprietà della chiesa di San Biagio ai Taffettanari resta ancora da definire.
Un anno di ricerche negli archivi non ha prodotto nulla: la proprietà della chiesa di San Biagio ai Taffettanari in pieno centro storico a Napoli resta ancora da definire; intanto una famiglia di pregiudicati dispone a suo piacimento del tetto della chiesa e della canonica, un edificio di quattro piani dove alcuni di loro hanno scontato anche i domiciliari. Eppure, qualcuno della Curia partenopea un contratto di locazione sembra averlo firmato con quella famiglia. Chi? E a quale titolo? Le difficoltà da parte della Curia nella gestione dell’immenso patrimonio artistico e architettonico non finiscono qui, una delle più evidenti è il balcone abusivo costruito decine di anni fa sulla facciata di un’altra chiesa cinquecentesca, quella di Sant’Arcangelo a Baiano. Inserito in una lista del Comune di 30mila interventi di abbattimento grazie alla tenacia della Soprintendenza, il balcone che deturpa il monumento è al numero 1340. Se si considera che la polizia municipale effettua una quarantina di abbattimenti l’anno, fra 33 anni lo scempio sarà rimosso. La Curia e il Comune si sono messi l’anima in pace? Il turismo culturale a Napoli è anche questo.
www.napolitoday.it/cronaca/chiesa-...uBRHfiJm4S3xBX421 dicembre 2023
Chiesa occupata, dopo il servizio di Report il prefetto nomina un commissario
Si occuperà della provvisoria gestione del patrimonio della Fabbriceria Opera Pia Chiesa San Biagio ai Taffettanari
Chiesa occupata, dopo il servizio di Report il prefetto nomina un commissario
Il prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha firmato il decreto di nomina del commissario per la provvisoria gestione del patrimonio della Fabbriceria Opera Pia Chiesa San Biagio ai Taffettanari.
La vicenda della antica chiesa nel cuore del centro storico partenopeo, la cui canonica risulta occupata abusivamente da anni dai componenti di una famiglia nota alle forze dell'ordine, è stata al centro di due inchieste della trasmissione di Rai 3 Report, l'ultima delle quali trasmessa domenica scorsa.
Due settimane fa, rispondendo a una interrogazione del deputato Francesco Emilio Borrelli (Avs), il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi aveva spiegato che i locali della canonica non risultano più di proprietà della Curia arcivescovile di Napoli, ma dell'Opera Pia, attualmente priva di amministratore: "In ogni caso, la Prefettura sta valutando la praticabilità di ogni possibile percorso per ripristinare al piu' presto condizioni di legalità", annunciava il responsabile del Viminale.
La nomina del commissario, si spiega dalla prefettura, avviene "in considerazione del fatto che l'Opera Pia, inattiva in quanto il suo organismo di amministrazione non opera da diversi anni, è impossibilitata a funzionare.
Sussistono inoltre motivi di urgente necessità connessi anche a profili di ordine pubblico, ivi comprese le attività per il rientro nel possesso dei beni della stessa".