Tra conversioni forzate e pedofilia
La cattedrale (incompiuta) di Reykjavík, nell'aspetto reale (e non nei progetti in cui è spesso raffigurata).
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Chiesa_cattolica_in_Islanda Storia Modifica
La prima presenza cristiana sull'isola risale all'epoca della colonizzazione, durante il IX ed il X secolo. Eremiti cristiani, probabilmente irlandesi, accompagnarono i primi coloni Vichinghi, ma questa presenza non lasciò tracce significative. Ben più importanti invece furono le pressioni politiche dei re norvegesi, in particolare di Olaf I (995-1000), supportate dalla presenza di missionari norvegesi e tedeschi. Evidenti tensioni tra i sostenitori delle religioni tradizionali nordiche e i fedeli della nuova religione, accanto alle pressioni norvegesi, spinsero il parlamento islandese, l'Althing, a votare il 24 giugno dell'anno 999 (o 1000) l'accettazione della religione cristiana come religione lecita ammessa sull'isola. Il paganesimo continuò a sopravvivere in Islanda per altri decenni, per poi scomparire completamente. Tutti questi avvenimenti sono stati descritti nell'Íslendingabók del prete islandese Ari Þorgilsson.
Nel 1056 fu eretta la prima diocesi islandese, quella di Skálholt, mentre è del 1106 la fondazione della diocesi di Hólar. Primo vescovo islandese fu Ísleifur Gissurarson, che istituì a Skálholt una importante scuola, alla quale si formarono la maggior parte delle personalità ecclesiastiche. Dal 1152 le diocesi islandesi entrarono a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Nidaros.
Fu soprattutto dall'Islanda che partirono missionari per l'evangelizzazione della Groenlandia e fu per iniziativa del clero islandese che venne eretta agli inizi del XII secolo la diocesi di Garðar.
Tra i vescovi islandesi si ricorda in modo particolare Þorlákur Þórhallsson († 1193), noto come Torlaco, riconosciuto come santo dall'Althing nel 1198 e che papa Giovanni Paolo II nel 1984 ha elevato a santo patrono dell'Islanda. Nel suo magistero e nella sua azione rafforzò la disciplina ecclesiastica, combatté con energia la simonia e il concubinato dei presbiteri, l'interferenza delle autorità laiche negli affari ecclesiastici e nelle nomine dei vescovi, difese l'indissolubilità del matrimonio.
Nel XVI secolo la chiesa islandese fu coinvolta dalla Riforma protestante, che alla fine, in forza del principio cuius regio, eius religio, si impose nel Paese per imposizione dall'alto. Infatti il re danese Cristiano III, sotto la cui autorità dipendeva l'Islanda, impose nell'isola, come in tutti i suoi domini, la religione luterana come nuova religione di Stato. L'ultimo vescovo di Skálholt, Ögmundur Pálsson morì di morte naturale nel 1541. Il vescovo Jón Arason di Hólar, invece, si oppose strenuamente diventando l'ultimo baluardo del cattolicesimo e insieme difensore del nazionalismo islandese contro i soprusi dell'occupante danese. Una spedizione voluta da Cristiano III lo catturò con i suoi figli[2] e lo giustiziò il 7 novembre 1550.
Da questo momento il cattolicesimo scomparve dall'isola. Si ritiene che nella prima metà del XIX secolo nessun cattolico viveva nel Paese. Nel 1857 e 1858, rispettivamente, giunsero in Islanda due missionari cattolici, Bernard Bernard e Jean-Baptiste Baudoin, appartenenti alla prefettura apostolica del Polo Nord, che fondarono la prima missione cattolica nel Paese. La nuova costituzione islandese del 1874 garantiva la libertà di culto, e questo permise la ricostituzione del cattolicesimo. Il 12 giugno 1923 la Santa Sede istituì la prefettura apostolica d'Islanda, affidata ai missionari Monfortani; essa fu elevata al rango di vicariato apostolico il 6 giugno 1929; infine, il 18 ottobre 1968 fu eretta la diocesi di Reykjavík, che oggi (aprile 2021) comprende otto parrocchie in tutta l'isola.
Momento storico importante per la piccola comunità cattolica islandese fu la visita pastorale di papa Giovanni Paolo II il 3 e 4 giugno 1989.
https://it.m.wikipedia.org/wiki/%C3...%C3%B3kOltre al prologo e ad una breve genealogia finale, l'Íslendingabók è suddiviso in dieci brevi capitoli. Eccone un veloce resoconto:
Prologo Modifica
1. Nascita dell'Islanda Modifica
L'Islanda viene fondata al tempo di Harald I di Norvegia da immigranti provenienti dalla Norvegia. Il primo colonizzatore, Ingólfur Arnarson, arrivò dove oggi sorge Reykjavík. Ari riferisce che alcuni monaci irlandesi, i papar, che si erano stabiliti precedentemente in Islanda, l'abbandonarono per non vivere al fianco di una popolazione di religione pagana.
2. Eredità delle leggi norvegesi Modifica
Quando l'Islanda era ormai un ampio insediamento un uomo di nome Ulfljótr portò con sé dalla Norvegia le prime leggi. Un altro individuo, Grímr Zoccolo di capra, esplorò tutta l'Islanda prima che gli alþingi (ossia le assemblee generali di tutti gli uomini liberi) potessero insediarsi. Il testo di Ari non è molto chiaro in questo punto. Presumibilmente, Grímr esplorò tutta la regione per trovare un buon punto d'incontro.
3. Insediamento degli Alþingi Modifica
Gli alþingi si stabilirono a Þingvellir, che diventò una proprietà pubblica. Dopo 60 anni, la colonizzazione dell'Islanda fu completa. Ulfljótr diventò il primo legislatore.
4. Scelta del calendario Modifica
I più sapienti uomini d'Islanda notarono che il calendario stava lentamente perdendo la sincronia con le stagioni. Il problema stava nel fatto che il calendario in uso aveva 52 settimane all'anno, solo 364 giorni. Anche se la gente arrivò alla conclusione che mancava almeno un giorno nel calendario, i saggi furono riluttanti ad usare un anno che non conteneva un numero intero di settimane. Un uomo chiamato Þorsteinn surtr trovò allora un'ingegnosa soluzione: un'intera settimana doveva essere aggiunta una volta ogni 7 anni. La proposta venne tramutata in legge dall'assemblea.
5. Divisione dell'Islanda in quadranti giuridici Modifica
Il fatto di non avere un'assemblea giudiziaria locale ad hoc diventa un grosso problema, c'è un gran bisogno di una standardizzazione. Un uomo chiamato Þórðr gellir descrive agli alþingi le sue recenti difficoltà nel proseguire un certo caso in un'assemblea locale. Suggerisce quindi che il paese venga diviso in quadranti giudiziari, ognuno dei quali contenente tre assemblee. Ogni quadrante, quindi, avrebbe dovuto contenere una speciale assemblea per gli appelli. La mozione passa con l'emendamento che il quadrante nord debba avere quattro assemblee, in quanto gli abitanti della regione non si sarebbero accontentati di averne solo tre.
6. Scoperta e insediamento della Groenlandia Modifica
La Groenlandia venne scoperta da islandesi nel 985. Erik il Rosso diede alla regione questo nome (Groen=verde, land=terra; quindi "Terra verdeggiante") per incoraggiare la gente a emigrarvi. Gli emigranti del nord trovarono resti di abitazioni umane risalenti ad epoche precedenti, e dedussero che la gente che viveva lì era imparentata con gli skrælingjar del Vinland.
7. Conversione dell'Islanda al Cristianesimo Modifica
Il re Olaf I di Norvegia invia il prete missionario Þangbrandr in Islanda per convertire gli abitanti al Cristianesimo. Costui ottiene alcuni successi nel battezzare i capitribù ma incontra anche molte opposizioni, e finisce per uccidere due o tre uomini che hanno composto una poesia licenziosa su di lui. Torna in Norvegia dopo un anno o due con una litania di lamentele, e confida al re di nutrire una speranza molto esigua di poter convertire gli abitanti islandesi. Il re, furioso nell'udire queste notizie, pianifica di uccidere o comunque recare danno a tutti gli islandesi residenti in Norvegia. Due dei capitribù precedentemente convertiti da Þangbrandr incontrano il re e chiedono il loro aiuto nel convertire il paese.
Nell'estate del 999 o 1000 il problema della religione raggiunge il punto di crisi con gli alþingi. La fazione cristiana e la fazione opposta non vogliono condividere le stesse leggi, e i cristiani scelgono un nuovo legislatore per loro stessi, Hallr á Síðu. L'uomo riesce a raggiungere un accordo con Þorgeirr Ljósvetningagoði, il legislatore della fazione opposta: Þorgeirr troverà un compromesso accettabile per tutti.
Þorgeirr torna al suo accampamento, e rimane sotto una pelle per tutto il giorno e la notte. Il giorno dopo pronuncia un discorso a Lögberg, in cui afferma che l'unico modo per mantenere la pace nel paese sia avere le stesse leggi ed una stessa religione.
(IS)
«Þat mon verða satt, es vér slítum í sundr lögin, at vér monum slíta ok friðinn.»
(IT)
«Sarà dimostrazione del vero che se non condividiamo le stesse leggi, non condivideremo nemmeno la pace»
(Þorgeirr Ljósvetningagoði)
Prima di pronunciare il compromesso, Þorgeirr si accordò con Hallr á Síðuper per convincere i presenti ad impegnarsi per accordarsi riguardo ad una nuova legislatura comune per tutto il paese. Þorgeirr decreta quindi che chiunque non sia battezzato venga convertito al Cristianesimo. Tre concessioni vengono fatte ai pagani:
Le vecchie leggi riguardo all'aborto dei neonati rimangono in forza;
Le vecchie leggi riguardo al consumo di carne di cavallo rimangono in forza;
Si possono eseguire sacrifici pagani in privato.
Alcuni anni dopo queste concessioni furono abolite.
https://unitalianoinislanda.com/2020/10/31...-islanda/?amp=1La Chiesa Cattolica in Islanda
Roberto Luigi Pagani Roberto Luigi Pagani
1 anno fa
[Disclaimer: il seguente articolo non è animato da alcun intento apologetico o di propaganda. Mi occupo di storia e a volte la storia viene raccontata in modo impreciso o distorto. Correggere questi errori non significa schierarsi. È un dato di fatto che il ruolo della Chiesa Cattolica islandese venga spesso sminuito o distorto a fini propagandistici. Restituire un’immagine più conforme a quella che emerge dalle fonti storiche non equivale parteggiare per la Chiesa, ma per la realtà storica passata e presente]
Il Cristianesimo, nella sua confessione cattolica, è diventato la religione ufficiale d’Islanda nell’anno 1000 (o nel 999). Non essendo la conversione l’oggetto di questo articolo, non scenderò nei particolari (a dire il vero estremamente appassionanti) delle vicende, ma voglio lo stesso menzionare un paio di dati per dissipare alcune concezioni erronee su questo evento:
Viene spesso detto che il Cristianesimo fu introdotto per le pressioni esercitate dal re norvegese. In parte è vero, ma non immaginatevi un monarca rinascimentale cattolico che impone una conversione forzata a una tribù aborigena innocente e indifesa che non ha scelta se non convertirsi o morire: nel Medioevo la Chiesa era l’unica istituzione che aveva conservato l’apparato amministrativo dell’impero romano, e i re germanici non avevano scelta se non affidarsi in qualche misura a questo sistema capillare di controllo dei territori. Anche per questo la lotta per il controllo delle nomine ecclesiastiche e gli scontri tra chiesa e poteri secolari si è protratta a lungo nei secoli; controllare la chiesa significava poter avere controllo dell’amministrazione pubblica e della riscossione delle tasse. Il re norvegese sperava sicuramente di facilitare la sua intromissione nella politica islandese attraverso la Chiesa, ma le fonti raccontano primariamente di islandesi convertiti che desideravano osservare leggi coerenti con la loro nuova religione. Per evitare di creare motivi di guerre civili causate dalla coesistenza di due sistemi legali (cosa che creò non pochi problemi, ad esempio, nell’Italia longobarda, dove il diritto germanico si affiancava a quello romano), si decise che la religione ufficiale sarebbe stata quella cristiana.
Le fonti dicono che furono permesse delle dispense per praticare in segreto i riti pagani. Questo porta alcuni a dedurre che l’Islanda avesse soltanto un Cristianesimo di facciata e che gli Islandesi facessero solo finta di essere cristiani. In realtà le dispense durarono solo pochi anni, come testimoniato dalle fonti stesse che vengono citate in modo incompleto per sostenere la tesi del Cristianesimo di facciata.
A volte si sostiene la tesi del Cristianesimo di facciata per il pio desiderio di vendere l’Islanda come una terra magica dove il paganesimo è sopravvissuto in gran segreto e starebbe risorgendo in tempi recenti; per questo si citano “prove” come il fatto che i preti tenessero delle concubine (come se in Italia questo non fosse mai successo…mai sentito parlare di papa Alessandro VI Borgia?), oppure che i capi locali controllavano le chiese: questo è vero, ma solo per i primi due secoli, quando la chiesa era giovane. Poi, grazie al lavoro di islandesissimi vescovi, la chiesa ha raggiunto una sua autonomia ed è diventata l’istituzione più potente in Islanda.
Il culto Cristiano fu molto sentito nel medioevo islandese: si parla sempre dei due testi principali (l’Edda poetica e l’Edda in prosa) che hanno preservato la maggior parte delle informazioni in nostro possesso sulla mitologia germanica, ma non si parla della più abbondante produzioni agiografica! Le saghe medievali islandesi che hanno protagonisti i santi sono numerosissime e appassionanti ed epiche quanto quelle che narrano le vicende di personaggi autoctoni. Leggendo le gesta dei vescovi islandesi o dei santi stranieri, è più facile immaginarsi dei Gandalf che fanno magie, piuttosto che dei moderni preti che conferiscono benedizioni. Gli islandesi, poi, si recavano spesso in pellegrinaggio nei luoghi santi (Bari era una metà privilegiata), ed è sopravvissuta una sorta di guida turistica per pellegrini scritta da un abate islandese.
Prima della riforma luterana imposta dal re danese, ultimata nel 1550, i due vescovi islandesi erano di fatto i governanti del Paese.
La propaganda anti-cattolica che, a seguito della Riforma luterana, è diventata molto prominente nella cultura islandese dei secoli successivi, ha oscurato per lungo tempo il peso culturale della Chiesa nel Medioevo islandese. Soltanto in tempi recenti gli studiosi hanno rivelato come i monasteri fossero i maggiori centri di cultura del Paese (sembra ridicolo, per chi conosce il Medioevo europeo, pensare che potesse essere altrimenti, ma la propaganda protestante ha cercato di sminuire il ruolo del cattolicesimo nello sviluppo della cultura islandese). La dissoluzione dei monasteri e l’imposizione del luteranesimo ha significato la distruzione del sistema di assistenzialismo, il che ha portato a tempi più duri per i poveri e i destituiti. Per la giornata di Ognissanti, i capi islandesi erano tenuti a devolvere ai poveri l’equivalente di un pasto dei loro sottoposti, e le donazioni venivano distribuite dalla Chiesa durante assembramenti dei poveri nei vari distretti.
Il cattolicesimo fu ufficialmente proibito dal 1550, anno della decapitazione dell’ultimo vescovo cattolico, Jón Arason, che – in una modalità, se vogliamo, schizofrenica – viene considerato un eroe dell’indipendenza islandese ante-litteram. Dico schizofrenica perché trovo assurdo che un Paese che è stato per anni sotto una pesante propaganda anti-cattolica abbia eletto come suo eroe un cattolico decapitato da stranieri protestanti che volevano imporre il loro dominio in Islanda e confiscare le proprietà della Chiesa cattolica islandese!
La Riforma non ha cancellato ogni traccia del lungo periodo cattolico: molte giornate del calendario sono ancora chiamate con il nome del santo al quale sono dedicate, anche se il luteranesimo, tendenzialmente, non ammette il culto dei santi. Ad esempio, l’otto dicembre è detto Maríumessa, mentre il primo di novembre è detto Allraheilagramessa, “Messa di tutti i santi”.
Nell’Ottocento fu ripristinata la libertà di culto, e iniziarono ad arrivare i primi missionari cattolici, che acquistarono la proprietà di Landakot all’epoca vicino al “paesino” di Reykjavík, oggi in pieno centro. Nel 1929, sullo stesso sito, fu ultimata la costruzione della cattedrale di Cristo Re, Dómkirkja Kristi konungs, eccezion fatta per il tetto a punta del campanile, che non è mai stato ultimato.
Non sono mancati gli scandali, in particolare legati all’abuso dei bambini nella scuola legata alla cattedrale da parte di un prete di origine olandese, Ágúst George e una insegnante di origine tedesca, Margrét Müller, che hanno abusato sessualmente di almeno nove studenti tra il 1954 e il 1990. La chiesa ha cercato di insabbiare la vicenda prima che esplodesse lo scandalo, nel 2011.Nel 1968 è stata creata la diocesi di Reykjavík, mentre nel 2017 è stato costruito il monastero francescano di Kollaleira, nei fiordi orientali, e ordini di suore esistono a Reykjavík e a Stykkishólmur, sulla penisola di Snæfellsnes.
Il cattolicesimo è la seconda religione più praticata d’Islanda, e conta più di 14.000 iscritti, anche se il numero reale, secondo le autorità, potrebbe aggirarsi intorno ai 30.000. Ogni giorno, la cattedrale offre la messa in islandese, mentre la domenica vengono celebrate quattro messe in lingue diverse: islandese, polacco, inglese e – talvolta – spagnolo. Prima del Coronavirus, la chiesa era regolarmente stipata, con molte persone costrette a restare in piedi (cosa ormai rara in molte parrocchie italiane!). In Islanda ci si può registrare ad un credo religioso per devolvervi automaticamente una parte delle proprie tasse. Se non si sceglie alcun credo, le tasse restano allo stato. Esistono diverse parrocchie cattoliche in tutto il Paese: Ásbrú, Stykkishólmur, Ísafjörður, á Akureyri, á Dalvík, á Egilsstaðir, á Reyðarfjörður e Höfn.
Noto spesso, quando si parla di cattolicesimo in Islanda, che sussiste una sorta di pungente urgenza nel sottolineare un dato, di per sé verissimo, ovvero che la maggior parte di questi cattolici sono in realtà stranieri provenienti da Paesi a maggioranza cattolica, in particolare Polonia, Lituania e Filippine. È abbastanza ovvio, in molti casi, che questo serve a suggerire indirettamente che il cattolicesimo non è qualcosa di islandese, come se ci fosse urgenza di proteggere una certa immagine. Limitarsi a dire che i cattolici sono soprattutto immigrati, però, nasconde alcune realtà eclatanti e degne di nota che è interessante menzionare: a parte il fatto che gli islandesi sono stati cattolici per cinque secoli e mezzo, oltre ad alcuni islandesi “DOC” convertiti, come il premio Nobel Halldór Laxness, due professori su sei nella facoltà di teologia sono convertiti alla confessione cattolica. Uno di questi è il preside di facoltà, mentre l’altro è il figlio di un ex-vescovo luterano d’Islanda. I membri della facoltà di teologia hanno il compito di educare i preti luterani per la Chiesa di Stato, nonché di partecipare alle elezioni del vescovo d’Islanda. Questo ha fatto aggrottare alcune sopracciglia, ed è sicuramente qualcosa di interessante, che fa capire come non si possa liquidare la diffusione del cattolicesimo in Islanda come un semplice influsso dalla Polonia o dalle Filippine.
Il vescovo cattolico attuale è un frate cappuccino di origini slovacche, Davíð Tencer, e la diocesi che amministra non fa parte di alcuna arcidiocesi, a differenza delle diocesi islandesi medievali (che erano suffraganee dell’arcidiocesi di Niðarós/Trondheim), ma è soggetta direttamente alla Sante Sede.
È un fatto abbastanza ovvio a chiunque dedichi i suoi studi al medioevo islandese, come il Cristianesimo abbia avuto un peso infinitamente maggiore di qualsiasi altro influsso sullo sviluppo della cultura di questo Paese dall’inizio del secondo millennio. Le famose saghe, incluse quelle ambientate nel periodo pagano, mostrano profondi influssi della morale e della cultura cristiana, essendo state composte almeno duecento anni dopo la conversione, e anche la famosa Edda di Snorri, risente del milieu culturale Cristiano in cui si muoveva il suo autore.
Tutto ciò non deve però deludere o infastidire (come spesso, tristemente, succede). Riconoscere il background Cristiano di questo materiale non significa permettere al Cristianesimo di appropriarsene. Così come il Cristianesimo non si è mai premurato di appropriarsi del canone veterotestamentario cercando di negarne le origini ebraiche, i neopagani di oggi che cercano in questo materiale islandese una sorta di “canone” religioso non dovrebbero sentirsi in dovere di negarne gli elementi cristiani. Ciò non significa scendere a patti con una religione che non ci piace, né tantomeno convertircisi! Io stesso, devo ammettere, sono arrivato in questo campo di studi con pregiudizi errati sui vichinghi e sul mondo nordico pagano, e ammetto anche che è stato un trauma scoprire quante falsità avevo appreso o dedotto leggendo materiale di dubbia autorevolezza su internet. Quello che ho scoperto, però, non è un’arida realtà noiosa assimilabile al tedio che associavo al partecipare forzatamente alle messe e ascoltare prediche poco interessanti quando ero ragazzino, ma un mondo dinamico, interconnesso, internazionale ed estremamente appassionante. Ho scoperto, come accennavo prima, che le vicende dei vescovi medievali sono ben lontane dall’essere meri racconti di missioni diplomatiche noiose, ma assumono spesso i connotati di epiche eroiche. Lo dico sempre agli studenti e a chi mi avvicina per consigli sugli studi del medioevo nordico: abbandonate i pregiudizi e le antipatie che avete acquisito per il Cristianesimo di oggi, non soltanto perché non potete evitarlo se volete studiare il medioevo europeo, ma anche perché il mondo Cristiano medievale è qualcosa di magico e avvincente, che è un peccato non godersi per via di nostri pregiudizi.
Edited by pincopallino2 - 8/1/2022, 09:40