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Il sacrestano di P. Pio licenziato e reintegrato 3 volte: "Ho chiesto l'aumento da 5,5 a 9 €", Il frate imbroglione non sa farsi i miracoli, vuol pagare 820 € al mese e non rispettare le sentenze

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view post Posted on 25/4/2024, 07:23

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https://www.immediato.net/2024/01/16/i-fra...rio-di-san-pio/

I frati non mollano, ancora in tribunale (dopo tre sentenze) contro il sacrista del santuario di San Pio
Avviato l'ennesimo contenzioso nei confronti di Antonio La Porta. Avrebbe provocato un "grave nocumento alla Chiesa"
Di Michele Iula 17 Gennaio 2024

Ifrati cappuccini, dopo aver perso per tre volte in tribunale contro il sacrista licenziato per “ritorsione”, ricorrono ancora ai giudici. Il rettore del santuario di San Pio e responsabile legale della provincia monastica di Foggia, padre Aldo Broccato, forse ispirandosi alla battaglia dell’ex manager Fiat Sergio Marchionne contro i tre dipendenti “ribelli” di Melfi – pagati per stare casa -, ha avviato l’ennesimo contenzioso contro Antonio La Porta, chiedendo l’integrale riforma delle precedenti sentenze. Una quarta causa, dunque, contro lo storico dipendente, accusato di essere “un sindacalista più che altro” e, vieppiù, di aver provocato un “grave nocumento alla Chiesa italiana”.


I FATTI

La prima causa venne intentata dai frati per far valere le ragioni economiche alla base del mancato adeguamento dei contratti che regolano i rapporti con i dipendenti delle chiese italiane. Ma la sentenza mise in evidenza le condotte antisindacali, ritorsive e illecite dell’atteggiamento, dichiarando quindi nullo il licenziamento e condannando i religiosi al pagamento di almeno 5 mensilità più le spese legali. Il pronunciamento è stato poi ampiamente confermato nella forma e nella sostanza dalla sentenza del ricorso collegiale dinanzi a ben tre giudici, nella quale è stato confermato il pagamento delle spese legali. Infine, l’ultimo licenziamento per giusta causa, arrivato il giorno dell’espulsione dalla Fiudac/s (associazione dei lavoratori), con la motivazione che La Porta avrebbe causato ‘’grave nocumento all’intera chiesa nazionale coinvolgendo anche la CEI”. Il caos di ricorsi e provvedimenti di espulsione non ha convinto il giudice Ivano Caputo, che ha smontato tutte le accuse fatte a La Porta. Dall’ordinanza si desume che anche il secondo licenziamento avrebbe natura “ritrosiva”, perché fondata sulla volontà di superare le sentenze precedenti e continuare la “battaglia” nei confronti del sacrista.


IL CONTRATTO DELLA DISCORDIA

Tutto partirebbe dall’impegno sindacale per il riconoscimento del ‘salario minimo’, ovvero un compenso di 9 euro l’ora (anziché 5) agli apparati dei religiosi. Un passaggio che non avrebbe convinto il ministro provinciale, padre Francesco Dileo da Cerignola, che avrebbe dovuto attivare le procedure per aggiornare i rapporti, con le nuove condizioni previste dal Ccnl, per i circa 40 dipendenti del santuario di San Giovanni Rotondo, tra i più visitati dai credenti in Italia. I frati, con i contenziosi, stanno portando avanti la strada dell'”insostenibilità economica” della operazione, che a loro dire comprometterebbe la stessa esistenza della fondazione. Detto in altri termini: vorrebbero tenere in vita il vecchio accordo (5 euro l’ora).

“Vorrebbero delegittimare i soggetti firmatari di un contratto applicato ai propri lavoratori – dichiara la controparte -, chiedendo in pratica un Ccnl a misura e ad personam dei frati Cappuccini di San Giovanni Rotondo! Non solo, qualora fossero riusciti a convincere i giudici alle loro ragioni in tribunale, si sarebbe aperta una voragine sociale inesplorata fino ad oggi in tutto il territorio nazionale: il rischio di licenziamento per chi partecipa – in favore dei lavoratori – al miglioramento delle condizioni in essere con un nuovo contratto”. “Insomma – aggiungono -, pur di disfarsi di un dipendente, hanno innescato una reazione a catena, sommando cause e ricorsi continui e con la citazione di diversi testimoni. Con le sentenze del tribunale di Foggia, dei giudici Aquilina Picciocchi, Beatrice Notarnicola, Ivano Caputo e Lilia M. Ricucci, la giustizia si è espressa in maniera inequivocabile a protezione futura di tanti lavoratori nelle medesime situazioni. La giustizia per fortuna ha fatto il suo nobile corso”.


TESTIMONI DI PESO

Il folto numero dei testimoni è molto particolare: in primis mons. Franco Moscone, vescovo di Manfredonia, citato in tutti e quattro i processi (quindi anche nel prossimo del 22 febbraio 2024). Il presule dovrebbe essere presente nonostante i tre processi passati in giudicato. Proprio lo stesso vescovo Moscone, lo scorso anno si presentò davanti ai cancelli della DOPLA al fianco dei lavoratori per mostrare solidarietà ai dipendenti a rischio licenziamento, dichiarando: “Quando si perde un posto di lavoro, si perde vita e si passa dalla legalità all’illegalità, si favorisce la malavita e si impoverisce un territorio e una città. Quando si dismette il Sud per favorire il Nord, non è soltanto un’azione di cui bisogna vergognarsi ma rischia di essere un’azione di tipo quasi criminale”.

Ora invece dovrà prender parte contro un dipendente che, al momento, guadagna circa 870 euro al mese ed ha una famiglia a carico. Eppure, come si legge in tutte e tre le sentenze, La Porta ha lecitamente svolto il ruolo di consigliere della commissione del rinnovo del CCNL assegnatogli in via ufficiale dalla FIUDAC/S per dare “maggiore dignità a lavoratori che percepivano stipendi da terzo mondo”. “Ad oggi – chiosa La Porta – la Fondazione San Pio, non ha ancora versato un solo euro in rispetto alle sentenze precedenti, né i risarcimenti al lavoratore, né il rimborso delle spese legali. A cosa serve adire continuamente i giudici se poi le sentenze che non ci piacciono non le rispettiamo?”, conclude.

https://www.foggiatoday.it/cronaca/terza-s...ni-rotondo.html
Maria Grazia Frisaldi
16 gennaio 2024

CRONACA SAN GIOVANNI ROTONDO
Terza sentenza a favore del 'sacrista' licenziato dai Frati Cappuccini: "Vicenda farà Giurisprudenza"
Il caso di Antonio La Porta, 46enne di San Giovanni Rotondo da 22 anni al servizio della Chiesa. A febbraio tornerà in aula per un nuovo procedimento chiesto dai Cappuccini per riformare integralmente le precedenti sentenze

Incassa la terza sentenza a favore, relativa al secondo licenziamento ‘per giusta causa’, e si prepara ad affrontare, per la quarta volta, la Fondazione San Pio Da Pietrelcina, rappresentata dall’avvocato Vincenzo De Michele, in Tribunale.

Stiamo parlando del sacrista-sindacalista di San Giovanni Rotondo, Antonio La Porta, che - difeso dagli avvocati Ottavio, Marco e Matilde Pannone - sta portando avanti una battaglia ‘di principio’ ingaggiata contro i frati cappuccini di San Giovanni Rotondo, che lo avevano licenziato in tronco dopo 22 anni di attività presso il santuario di San Pio (qui la vicenda).

Questo per aver dopo aver chiesto ed ottenuto, nelle opportune sedi, l’adeguamento del Contratto collettivo nazionale del lavoro (paga oraria a 9 euro l'ora, per 44 ore), risultato ottenuto a vantaggio di tutti i lavoratori della Chiesa. Reintegrato a lavoro dopo una causa ex articolo 700, istruita dinanzi al Tribunale del Lavoro di Foggia, La Porta è stato sospeso dai frati una seconda volta, avviando un secondo procedimento di licenziamento.

In merito al primo licenziamento, è stato rigettato già il ricorso presentato dai frati cappuccini di San Giovanni Rotondo e confermata la sentenza impugnata. La decisione è stata assunta dai giudici del Tribunale del Lavoro di Foggia Beatrice Notarnicola, Lilia M. Ricucci Giudice e Ivano Caputo, riuniti in composizione collegiale e concordi non solo sulla “infondatezza del ricorso”, ma anche sulla “condotta ritorsiva” nei confronti del lavoratore.

In merito al secondo licenziamento, lo scorso 8 gennaio si è pronunciato il giudice Ivano Caputo. La sentenza è ancora una volta a favore del lavoratore: “Questo Giudice non può che rinviare alle argomentazioni contenute nell’ordinanza collegiale pronunciata in data 5.12.2023 nella fase di reclamo svoltasi tra le parti in causa nell’ambito del procedimento di impugnativa del (primo) licenziamento intimato a La Porta” si legge scorrendo le 10 pagine del documento.

“L’intento ritorsivo traspare nitidamente dalla lettera di contestazione disciplinare datata 29.9.2023, attraverso le costanti ed esplicite allusioni della Fondazione all’attività di sindacalista esercitata da La Porta". Il lavoratore, infatti, è stato accusato di essere “più avvezzo a fare il sindacalista occulto di sé stesso che il sacrista”.

"Se a ciò si aggiunge la completa inconsistenza dei motivi formalmente addotti quale giusta causa di licenziamento, non v’è chi non veda come l’unica ragione effettiva del recesso risieda - secondo una valutazione globale fondata sull’id quod plerumque accidit - nel perdurante intento di rappresaglia manifestato dalla Fondazione nei confronti del lavoratore già in occasione del pregresso licenziamento per giustificato motivo oggettivo, poi dichiarato nullo”.

Pertanto, si legge in conclusione, “s’impone l’accoglimento del ricorso e, per l’effetto, la condanna della Fondazione datrice di lavoro alla reintegrazione del ricorrente nel proprio posto di lavoro ed al pagamento in suo favore di un’indennità risarcitoria commisurata all’ultima retribuzione globale di fatto, maturata dal giorno del licenziamento sino a quello dell’effettiva reintegrazione, in misura comunque non inferiore a cinque mensilità”.

Nonostante il nuovo pronunciamento, la vicenda non sembra affatto conclusa. Il 22 febbraio, infatti, si torna in aula: i frati cappuccini hanno chiesto l’avvio di un nuovo procedimento per riformare integralmente le precedenti sentenze. Il caso verrà discusso dinanzi al giudice di prime cure, Aquilina Picciocchi. Tra i testi indicati in lista, figurano nuovamente il vescovo di Manfredonia, il superiore e il rettore di San Giovanni Rotondo.

“Vado avanti, amareggiato ma sereno”, spiega La Porta a FoggiaToday. “Sono consapevole che questa vicenda potrebbe portare a scrivere una sentenza destinata a fare Giurisprudenza in favore dei lavoratori della Chiesa. L'argomento, socialmente delicato, sembra venga trattato estrema superficialità”, aggiunge. "Qualora un giudice dovesse accettare la tesi dei Cappuccini", aggiunge il lavoratore, "si combinerebbe un 'macello sociale': nessuno più avrebbe più voglia di sedersi ad un tavolo di trattativa sindacale, visto che poi ne verrebbe legittimato il licenziamento", conclude.

https://www.immediato.net/2024/03/30/pasqu...-danno-ragione/
Pasqua amara per il sagrestano dei frati di San Pio, licenziato e mai reintegrato. Tre sentenze gli danno ragione
Antonio La Porta: "Il vescovo Moscone si è accanito verso di me, che avevo uno stipendio di 870 euro dopo 22 anni di lavoro, per aiutare i cappuccini"
Di Michele Iula 31 Marzo 2024 in Cronaca, Gargano

Antonio La Porta, un sacrista di 46 anni del Santuario di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, è stato licenziato ben tre volte per aver contribuito a migliorare il contratto di lavoro dei sacristi in tutta Italia attraverso il suo impegno sindacale nella Fiudacs (Federazione Italiana Unione Diocesane Addetti al Culto). Le sue colpe? Aver ottenuto un aumento di stipendio da 5,50 euro a 9 euro l’ora per i suoi colleghi e aver portato avanti la sua attività sindacale con dedizione. Al momento, sono ben 3 le sentenze a favore del sagrestano. Nonostante le ripetute condanne da parte del Tribunale di Foggia, che ha definito i licenziamenti “pretestuosi, discriminatori e ritorsivi”, i Frati Cappuccini della Fondazione San Pio da Pietralcina si rifiutano di reintegrarlo al lavoro.


Il 4 aprile si torna in aula, davanti alla dottoressa Aquilina Picciocchi con l’inizio del quarto processo della Fondazione San Pio contro La Porta: Padre Aldo Broccato contesta tutte le tre sentenze dei giudici, contestando ai giudici persino l’aver accettato l’art. 700 richiesto dal lavoratore, dichiarandolo ingiusto. Tuttavia, il non aver rispettato tutte le sentenze esecutive, potrebbe causargli diversi problemi. “Io voglio rientrare al lavoro come stabilito da tre sentenze che mi hanno dato ragione. Il 4 aprile inizierà il quarto processo su questa vicenda, neanche fossi un sicario di Cosa Nostra“, ha dichiarato La Porta a Fanpage.it.


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I frati non mollano, ancora in tribunale (dopo tre sentenze) contro il sacrista del santuario di San Pio
A pesare in questa vicenda sono anche le dichiarazioni e i grandi silenzi degli altri religiosi. Monsignor Franco Moscone, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo e testimone al processo, scarica le responsabilità sui frati: “È a loro che dovete chiedere perché La Porta non è tornato al lavoro“. Il suo ruolo, dunque, sarebbe importante nel vicende. Come riferito dal giornale online, Moscone viene citato nella seconda sentenza del Tribunale di Foggia per aver inviato due e-mail alla Fiudacs nella quale sosteneva che La Porta “aveva dimostrato di avere interessi unicamente di materia sindacale”, come se questa fosse una colpa e non invece un diritto esercitato legittimamente. “Il comportamento del vescovo è il peggiore di tutti. Si è accanito verso di me, che avevo uno stipendio di 870 euro dopo 22 anni di lavoro, per aiutare i frati in una faccenda su cui hanno pienamente torto, quella del mio licenziamento”, ha commentato La Porta.

Padre Aldo Broccato, legale rappresentante della Fondazione – firmatario del licenziamento e di tutte le cause – invece si trincera dietro il silenzio, rifiutandosi di fornire spiegazioni: “Circa la situazione per la quale ci interpella ed essendoci un contenzioso in corso – ha risposto a Fanpage -, ci dispiace, ma non riteniamo opportuno rilasciare interviste o dichiarazioni in merito”.

La Porta, come in tutti questi casi, ora ha certamente in mano diversi strumenti per chiedere l’esecuzione forzata delle sentenze, fino ad arrivare in casi estremi al pignoramento dei beni. I frati, dal canto loro, hanno tempo fino al 3 aprile per chiudere la vicenda, per trovare un accordo prima dell’ingresso in aula.
 
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