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Rita Cutolo, guaritrice: "Nella potenza delle mani, misurabile scientificamente, opera lo Spirito Santo", "Perché su alcuni funziona e altri no? Tutto è nell'ottica della fede". Il figlio morì cadendo da un viadotto

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view post Posted on 19/4/2024, 02:40

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Nell’ottica della fede

A colloquio con Don Bruno è sacerdote e parroco a Erba. Guida la comunità di San Maurizio, conosciuta perché dalla metà degli anni ’90 ha un gruppo di preghiera dedicato a Padre Pio. Negli anni precedenti la scomparsa di Luca ha ospitato a più riprese Rita, per evitare che tanta gente dovesse spostarsi nelle Marche per ricevere trattamenti.
Don Bruno, lei conosce bene la storia di Rita. Perché ha scelto di ospitarla in parrocchia?

La vita di Rita è intimamente legata a quella di padre Pio. A Rita il Signore ha affidato carismi preziosi. Lei ha approfondito questo specifico tema dei carismi.
I carismi sono doni di guarigione citati da San Paolo nella prima lettera ai Corinzi (12, 9 e 30), come una manifestazione dello Spirito per un’utilità di bene. Il dono viene esercitato con una semplice imposizione delle mani. La consistenza del fenomeno in Rita è impressionante. È vero. Nella “potenza” delle mani, misurabile anche scientificamente, opera lo Spirito Santo. Le mani diventano taumaturgiche nella quantità e nell’efficacia che vuole Dio, di cui è canale e strumento.

Perché su alcuni funziona e su altri no?

Tutto va ricondotto nell’ottica della fede.
La stessa Rita chiede di aprirsi al Signore. Non è un modo di dire. L’imposizione delle mani va ricevuta con fede e più volte, a seconda della gravità della patologia. Anche Gesù chiedeva la fede per l’efficacia di questo suo carisma guaritore e ministero terapeutico. C’è chi riesce e chi meno.

www.vydia.it/it/grazia-e-mistero/

Tratto dal libro
GRAZIA E MISTERO
Viaggio nel dono e nella “missione” di
Rita Cutolo
Prefazione di Giovanni D’Ercole
Scritto da Vincenzo Varagona
Edito dalla casa editrice Vydia

www.corriereromagna.it/cattolica/c...anni-IWCR349562

www.ritacutolo.it/

“Nel nome del Signore imporranno le mani sui malati e questi guariranno.”
(Mc 16, 17-18)

Rita Cutolo: Io ho deciso di dedicare la mia vita a questa missione. All’inizio pensavo di farmi suora, poi ho capito che avevo un compito diverso, che mi ponesse maggiormente a contatto con le persone.

Maria Luisa Flati (Lisa): Opera con Rita dal 1978. Ha seguito un percorso di povertà, dedizione e cura verso i malati insieme a Rita, affrontando con fermezza e coraggio prove e difficoltà.

Gianluca Mugnolo (Luca): Figlio Maggiore di Rita, ha sempre affiancato la madre dall’età di diciotto anni nella sua opera dedicando con gioia e profondo senso di responsabilità il suo tempo ai malati ed alla propria famiglia fino al giorno in cui il suo Spirito è ritornato al Padre (23.12.2011).

Antonio Mugnolo (Toni): Figlio minore di Rita, ha iniziato all’età di diciassette anni a prendersi cura dei malati con una dedizione insolita per un ragazzo di quell’età. Il tempo non ha attenuato questa dedizione e Toni è presenza costante accanto alla madre con gli altri componenti del gruppo.

L’Angelo O.n.l.u.s
L’Associazione l’Angelo O.n.l.u.s apre alla mattina alle 7:00 chi entra può parcheggiare l’auto in un grande parcheggio. L’edificio è diviso all’interno in sale di aspetto, bagni per persone con e senza handicap.
Dove Siamo
Rita opera a Saludecio in Provincia di Rimini
Via Pulzona n° 2306


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Cattolica, non fu omicidio colposo: camionista assolto dopo oltre 10 anni

LUCA BALDUZZI 14 Aprile 2022

«Il fatto non costituisce reato». La Corte di Cassazione annulla la condanna per omicidio colposo di Giuseppe Fabbri, 76 anni, della provincia di Rimini, alla guida del camion che sbandò a causa della velocità e della strada ghiacciata, abbatté una parte del guardrail e provocò un incidente sul viadotto del Furlo della via Flaminia alle cinque del mattino del 20 dicembre del 2011. Il camion occupò tutta la carreggiata e nel giro di qualche minuto venne centrato a sua volta da due furgoncini. Su uno di questi si trovava il 44enne Gianluca Mugnolo, che scese dal mezzo insieme ai suoi compagni di viaggio. La zona era poco illuminata, Mugnolo non si accorse di essere sul ciglio del viadotto e precipitò per oltre 20 metri. Trasportato nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Pesaro, morì a causa di una grave emorragia cerebrale poco dopo la mezzanotte del 23 dicembre. Secondo il pubblico ministero ci sarebbe stato un nesso di causalità tra la condotta, giudicata negligente per la velocità eccessiva visto il ghiaccio - nonostante non stesse viaggiando oltre i limiti – e la morte del 44enne.

Le osservazioni
A distanza di dieci anni c’è però stata una svolta per il camionista di Cattolica che era stato condannato in primo e secondo grado. Determinante, secondo la Suprema Corte, è l’impossibilità di collegare l’incidente e la caduta secondo un rapporto diretto di causa-effetto: «Le emergenze processuali offrono un quadro che non consente in alcun modo di ritenere che l'incidente occorso al Mignolo sia dipendente dalla condotta dell'imputato». Nonostante la velocità del mezzo, che ne causò lo sbandamento sulla strada dal fondo ghiacciato, «la caduta nel precipizio si appalesa del tutto indipendente da questo accadimento – si legge nella sentenza della Corte di Cassazione –, ponendosi al di fuori delle normali linee di sviluppo delle serie causale attribuibile alla condotta dell’agente e venendo a costituire un fattore eccezionale ed imprevedibile». In questo quadro, «il primo incidente rappresenta soltanto l’occasione per lo svilupparsi di un altro, separato e diverso, processo causale dell’evento – aggiunge –, unicamente attribuibile al personale, volontario, comportamento di auto esposizione al pericolo da parte del povero Mugnolo». Insomma, «va esclusa la responsabilità per colpa se l’evento non rientra nello spettro cautelare di quelli per evitare i quali è stata posta la regola violata (il Codice della strada, ndr) – conclude la Suprema Corte –, anche se l’evento è causalmente collegato alla condotta (la velocità del camion, ndr)».
«Pericolo percepibile»
Nella sentenza della Corte di Appello di Ancona citata dalla Corte di Cassazione, fra l’altro, si legge che «lo stesso Mugnolo, verosimilmente spinto dalla curiosità di vedere da vicino la motrice sospesa, si sia imprudentemente avvicinato ad un precipizio la cui presenza nelle adiacenze e la cui mancata protezione per effetto dell’avvenuta rottura del guardrail era anche da lui percepibile». Una condotta che, comparata a quelle degli altri occupanti del pulmino e considerati gli avvertimenti ricevuti dalla moglie, aveva portato la Corte distrettuale a valutare un concorso di colpa della vittima.

Edited by pincopallino1 - 19/4/2024, 04:00
 
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