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Il prete che voleva comprare la diocesi di Lecce., Don Barbato sperava di diventare vescovo con una tangente

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view post Posted on 28/11/2021, 14:31

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Don Barbato sperava di diventare vescovo con una tangente

delpini_1

https://www.larampa.it/2021/11/storia-pret...scovo-carinaro/
Da Nero su Bianco del 28 novembre 2021

file:///C:/Users/Utente/Desktop/NSB-18-2021.pdf


DON VINCENZO BARBATO TRUFFATO DA LECCESI SBORS0’ 40MILA LIRE
Il prete di Carinaro che
voleva diventare Vescovo
w Enzo Della Volpe

Vogliamo raccontare una singolare storia riportata dai giornali
dell’epoca, era il 1902. Il protagonista della vicenda è un sacerdote
di Carinaro, don Vincenzo Barbato, di
anni trentatré, con dimora a Napoli,
dove insegna.
Don Vincenzo, aveva palesato a dei
conoscenti di aspirare alla carica di
Vescovo. Un manipolo di truffatori,
venuto a conoscenza di questo suo
desiderio, si adopera per spillargli dei
soldi: gli fanno credere che, essendo la
Diocesi di Lecce vacante, possono fargli ottenere la nomina a Vescovo dietro
il pagamento di una somma, 40.000
lire, una cifra ragguardevole per quegli
anni. Millantano amicizie in Vaticano,
gli dicono che i soldi servono per ungere alcuni prelati della Curia romana.
A don Vincenzo non gli sembra vero,
tale è il desiderio di coronare il suo
sogno che non si accorge che lo stanno
truffando. Don Vincenzo si impegna
a versare nelle loro mani la somma in
trance.
Lo convincono dicendogli che la Curia
di Lecce è ricca, sicché non deve preoccuparsi, che si sarebbe rifatto della
somma pagata in poco tempo.
Don Vincenzo, avendo già sborsato
le prime trance di 35.000 lire, non
ricevendo ancora comunicazione della
sua nomina, si reca a Roma assieme
agli impostori per chiedere spiegazioni.
I truffatori, per rassicurarlo, lo presentano sia a un prelato sia a una suora,
direttrice di un importante istituto religioso, che lo rassicurano: la sua nomina
è imminente, deve solo pazientare altro
poco. Rassicurato, don Vincenzo fa ritorna a Napoli. Intanto passa dell’altro
tempo e della nomina niente ancora. I
compari continuano a rassicurarlo dicendogli che è questione di poco, il …
Concistoro sta per nominarlo Vescovo.
Anzi, gli ricordano che deve ancora
versare la rimanente somma di 5.000
lire. Don Vincenzo sbotta dicendo che
non li ha, ma poi, per non compromettere il buon esito, si reca da un usuraio
per chiedere un prestito. Ricevuto la
somma, i truffatori non si fanno più
vivi. Stanco di aspettare ancora, il carinarese si reca in Vaticano per chiedere
spiegazioni di tale ritardo. Fu allora che
scopre di essere stato gabbato e che
rischia pure di essere denunciato per
corruzione. Quando si dice “curnuto e
mazziato”. Sapendo che don Vincenzo
si stava recando a Roma, i truffatori lo
pedinano per scorgere le sue mosse.
Uscito dal Vaticano don Vincenzo si
reca in Questura accompagnato da un
avvocato per sporgere denuncia. Alla presenza di un delegato di Polizia,
un certo Grazzini, racconta che la
somma data ai truffatori non era per
corrompere i prelati, ma per fare della
beneficenza, racconta pure che si era
recato dai truffatori accompagnato da
un prete, che però fu fatto allontanare
al momento della consegna del denaro.
La Polizia arresta un certo Carlo
Natali di anni trentaquattro, residente
a Livorno, di professione mediatore.
Lo acciuffano mentre tentava di
scappare. Posto sotto interrogatorio,
questi riferisce di non sapere della
truffa ai danni del sacerdote, ma che
aveva ricevuto 1.000 lire da ignoti
per bastonare il prete affinché fosse
distolto dal proposito di recarsi dalla
Polizia. Il giorno prima avevano già
arrestato un altro componente della
cricca, un avvocato, un certo Carlo
Trapanese, un soggetto noto alle forze
dell’ordine. Questi dichiarò di aver sì
colloquiato con il prete, ma solo per
fargli avere l’exequatur (formula
con cui lo Stato Italiano, prima del
Concordato, concedeva l’esecutività
a taluni atti della Santa Sede) quando
avrebbe ricevuto la nomina a Vescovo.
A Napoli, dove aveva un’agenzia giornalistica, sarà arrestato un certo Alfredo
Marinelli, accusato di aver partecipato
alla truffa ai danni del sacerdote.
C’è da dire che don Vincenzo non era
estraneo alle cronache giudiziarie,
l’anno precedente aveva accusato tre
individui di averlo minacciato, cosa
che si era rivelata poi non vera: voleva
che gli fosse ceduto un locale ma che
i proprietari si rifiutavano di cedergli.
Ma torniamo alla nostra vicenda. Dei
successivi sviluppi sappiamo solo che
dopo alcuni mesi la Camera di Consiglio di Roma scagionò Alfredo Martinelli dalle accuse di truffa rimettendolo
in libertà. Martinelli, poi, sporgerà
querela contro il sacerdote
 
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