https://silerenonpossum.it/sentenza-preseminario/10 aprile 2022
PRESEMINARIO SAN PIO X: IL PROCESSO È STATO FATTO ALLA VITTIMA
Il processo penale a carico di Mons. Enrico Radice e don Gabriele Martinelli si è concluso il 06 ottobre 2021 con una sentenza che assolve entrambi gli imputati. Sono stati accertati i rapporti sessuali, ma come vedremo, il Tribunale ha ritenuto fossero consenzienti. In merito al Rev.do Mons. Radice è stato accertato che ha dichiarato il falso ma è stato assolto dall’accusa perchè se avesse detto il vero si sarebbe auto incriminato (pag. 86). Il tutto riferito a dei soggetti che oggi sono presbiteri, e abbiamo già detto tutto. Come è nostro costume non abbiamo commentato la vicenda, pur avendo molto da dire, fino a quando non abbiamo avuto modo di leggere le motivazioni che sono state depositate solo il 17 marzo 2022.
Innanzitutto ripercorriamo insieme la vicenda. Nel novembre 2017 il Corriere della Sera pubblicava un articolo di giornale in cui venivano riportate le affermazioni di un giovane che frequentò il Preseminario San Pio X all’interno dello Stato della Città del Vaticano. Il ragazzo asseriva di aver subito molestie da parte di un suo confratello all’interno della struttura.
Cos’è il Pre Seminario San Pio X?
Si tratta di una struttura istituita nel 1956 per volontà di Papa Pio XII. Nacque per formare i futuri presbiteri già in età puerile. La Chiesa Cattolica, come è noto, ha ancora le due strutture: il seminario minore e quello maggiore. Nel primo, entrano i giovani che non hanno ancora compiuto i diciotto anni e nel secondo entrano quelli che li hanno compiuti. Pertanto, diversamente da quanto affermato durante il processo, sia dall’avvocata di Martinelli sia dallo stesso Tribunale, il Preseminario era un vero e proprio seminario. E qui bisogna fare una breve chiosa che vale per il presente procedimento ma anche per tutti gli altri. Esercitare il ruolo di avvocato o giudice in uno Stato significa dover conoscere anche ciò di cui si parla.
La definizione di “pre-seminario” nasce perché ovviamente ospita soggetti minori che accederanno solo successivamente al Seminario Maggiore. Chiamarlo Seminario minore o pre-seminario non è tanto differente. Peraltro, il codice stesso, sapientemente promulgato da Giovanni Paolo II, il quale aveva ben a cuore la formazione presbiterale, invita all’erezione di queste strutture ove possibile in tutte le diocesi. Poi è chiaro che i numeri parlano da sé e prevederli in tutte le diocesi è quanto mai utopico. Pertanto, chi frequentava questo luogo era un vero e proprio seminarista. In questi ultimi anni post-conciliari abbiamo assistito a coloro che definiscono il seminario una “casa famiglia”, il cammino propedeutico e idiozie varie. Tutti i seminari, minori o maggiori che siano, servono a vagliare la vocazione e pertanto cambiargli nome per accentuare questa aurea di discernimento non ha alcun senso. Sono seminari e chi li frequenta è un seminarista. Fine.
Il Preseminario San Pio X era l’unica esperienza di formazione all’interno dello Stato della Città del Vaticano e ovviamente aveva un carattere tutto particolare. I preseminaristi servivano le messe che i sacerdoti celebravano negli altari in basilica alla mattina, studiavano e pregavano. Anche questo aspetto nella sentenza sembra completamente superfluo, mai menzionato. Questi giovani avevano una vita spirituale e la loro vita era scandita anche dalla preghiera, non solo dallo sport e dallo studio. A seguito di questa spiacevole e gravissima vicenda, il Santo Padre ha deciso di sbattere la comunità fuori dal Vaticano e spostarli a Roma. Da giugno però il Preseminario andrà via anche da Roma è si sposterà definitivamente a Como. Una scelta sconsiderata quella di Francesco, il quale non ha il coraggio di affrontare la questione e pertanto la aggira. Il gesto di Francesco non fa altro che far crescere nei fedeli lo sconforto e la diffidenza nei confronti della Chiesa. In sostanza il Papa dice: “Qui minori non ne teniamo sennò non ne escono vivi”. Forse non è questo il metodo giusto, si vuol far credere che oltre Tevere ci sia un covo di uomini e donne affamati?
Leggendo il testo della sentenza che oggi vi proponiamo emerge chiaro come il tema non si voglia affrontare e, molto più grave, c’è completa incompetenza.
Il Preseminario fu fondato per volontà di Pio XII e don Folci, un presbitero della diocesi di Como. Proprio per questo motivo la struttura è gestita dall’opera fondata dal sacerdote e dalla Diocesi di Como.
La vicenda degli abusi
Dopo il primo articolo sul Corriere della Sera, anche la trasmissione Le Iene su Italia 1 ha fatto alcuni servizi dove intervistava i giovani coinvolti in questa storia. A seguito di questo clamore mediatico l’Ufficio del Promotore di Giustizia, il 13 novembre 2017, ha aperto un fascicolo.
Il 14 marzo 2018 la vittima ha presentato una formale denuncia-querela nella quale ripercorreva tutti gli eventi in maniera dettagliata e riferiva di essere stato vittima di abusi sessuali ad opera di un confratello. C O N F R A T E L L O. Non collega! Pignatone e i suoi colleghi, con anche gli avvocati, si studino un po’ cosa è la Chiesa Cattolica. I seminaristi sono CONFRATELLI!
Le indagini sono durate molto, soprattutto per i tempi che hanno sempre caratterizzato lo SCV. Il 21 luglio 2020 il PdG Roberto Zanotti ha chiesto di emettere il decreto di citazione a giudizio. Il 23 luglio 2020 veniva emesso il decreto e il 07 ottobre 2020 si è celebrata la prima udienza. Durante il processo si sono susseguiti una serie di interrogatori e testimonianze che hanno dell’incredibile. Innanzitutto, ci si chiede: il processo era nei confronti della vittima o del Martinelli e del Radice? Sembra di essere tornati a sessanta anni fa.
Vengono certo alla mente le parole della amata avvocata Tina Lagostena Bassi quando si batteva in aula perché non si ponesse l’attenzione su cosa avesse fatto la donna vittima di stupro ma piuttosto sulla gravità degli atti commessi dall’imputato. Qui è necessario fare un passo oltre. Superare le barriere di genere e iniziare a comprendere che la violenza è violenza. Non esiste sesso, orientamento sessuale o identità di genere. La vittima è vittima. Punto!
In questo processo, peggio ancora di quello in cui la Lagostena Bassi si spendeva, abbiamo dei giudici che definiscono l’omosessualità SODOMIA e che hanno la convinzione che per fare un rapporto orale, un po’ di consenso alla fine ci deve pur essere.
Riportiamo testualmente le parole del Presidente del Tribunale Vaticano Giuseppe Pignatone:
Presidente: non è che subisce e basta Martinelli… cioè (nome della vittima), mi scusi, siccome si parla di sesso orale e quello dice “prendilo prendilo”, ci vuole chi lo prende.
Testimone XXXX XXXX: nel senso quello stavo dicendo, Martinelli diceva “prendilo” nel senso che voleva che (nome della vittima) prendesse il suo membro in bocca.
Presidente: sì, è chiarissimo questo, appunto, bisogna che ci sia anche una forma di collaborazione fra l’uno e l’altro per quello che lei ha scritto.
Collaborazione, chiaro? Stiamo parlando con un fanciullo che si è recato nello Stato del Papa per compiere un cammino di discernimento, di studio, di preghiera e di maturazione umana che si è invece ritrovato in una struttura dove un rettore del seminario governa come se fosse in una caserma e il suo pupillo si infila nel letto dei confratelli per masturbarsi. Stiamo parlando con un adolescente che ha chiaramente detto in aula che quegli episodi gli stanno, ancor oggi, creando degli incubi. Il collegio giudicante, piuttosto che soffermarsi sul perchè il Martinelli sentiva il bisogno di fare queste cose, si concentra su il fatto o non fatto della vittima?
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Ma non è solo Pignatone a fare domande assurde. Il giudice a latere, professor Venerando Marano chiede ad uno dei testimoni:
Giudice a latere Prof. Marano: l’atto iniziale, dopodiché il fatto che rimanesse fermo durante la condotta, questo le sto chiedendo, perché è una condotta che di per se secondo quanto risulta diciamo generalmente, non consente che una delle due parti rimanga fermo, perché altrimenti non può essere consumata, quindi…
Non è possibile ascoltare questi interrogatori senza sobbalzare dalla sedia. Per fortuna la Congregazione per l’educazione Cattolica ha pubblicato, proprio pochi giorni fa, una istruzione in cui si parla di educazione sessuale nelle scuole. Speriamo facciano educazione sessuale anche in Tribunale, perchè è impensabile che questi uomini non abbiano chiaro cosa significhi violentare una persona o fare un rapporto orale senza il consenso. Marano parla di “quanto risuluta generalmente” ma dove? Nei libri delle Orsoline?
Processo agli imputati o alla vittima?
Come chiaramente emerge dalle domande che vi mostreremo ancora, non si è trattato di un processo agli imputati ma alla parte offesa. In sostanza bisognava capire se a questo bambino alla fine non gli fosse piaciuto. Abbiamo parlato spesso della perversa idea che aleggia oltre Tevere da tempo.
Innanzitutto l’omosessualità è vista come una grave devianza, addirittura questa sentenza del tribunale dello Stato la definisce SODOMIA. Poi molti presbiteri, ma non solo, hanno la convinzione che l’omosessualità sia la porta verso la pedofilia. Teoria senza alcuna base scientifica, ovviamente. In secondo luogo, come affermava anche P. Amedeo Cencini, fidato inviato del Cardinale Pietro Parolin a Bose, l’omosessualità è ricerca di sesso. Quindi, il ragionamento che la Corte vaticana fa è: sei gay? Beh allora forse un pò ti è piaciuto, forse un pò hai partecipato.
Una sentenza che fa venire i brividi soltanto a pensarla, figuriamoci a leggerla.
Oltre Tevere stiamo rasentando la follia…
Emerge chiara una forma mentis che è seriamente preoccupante. Inoltre, come abbiamo evidenziato anche nel Processo Sloane Avenue, emerge la completa incompetenza di determinati soggetti. L’avvocata di don Gabriele Martinelli, nell’interrogare la vittima chiede: “Lei era vocazionista?” Giustamente il ragazzo le ha risposto: “che?” La donna voleva sapere se quel ragazzo avesse la vocazione oppure no. Peccato che i vocazionisti siano dei religiosi e non c’entrino nulla con il Preseminario san Pio X. I membri dell’istituto “Società delle divine vocazioni” vengono, appunto, detti vocazionisti. Ma siamo certi che l’avvocata non sappia neppure chi siano. La completa ignoranza del sistema emerge da tutta una considerazione che l’avvocata fa in merito al percorso che questo bambino avrebbe dovuto fare. Non solo quindi fanno il processo alle sue intenzioni ma gli danno anche insegnamenti di vita. Riportiamo tutto il pezzo dell’interrogatorio che ha dell’incredibile. Il Promotore di Giustizia Giampiero Milano, che già abbiamo visto all’opera nel processo Sloane Avenue (Iddio ce ne scampi) fa il processo alle intenzioni dell’adolescente, dicendogli: “ma è concepibile che lei non abbia opposto minima resistenza? Lei ha detto “io li subivo”, ma anche per subire determinati atteggiamenti, determinati comportamenti è necessario una pur minima collaborazione”. È possibile che un rappresentante dello Stato del Papa ed è anche membro osservatore del Consiglio d’Europa dica delle cose del genere?
Riportiamo testualmente l’interrogatorio:
P.G. Prof. Milano: senta, le voglio chiedere una cosa che probabilmente tutti vorrebbero chiederle, lei prima ha fatto riferimento alla prima volta… al primo contatto, al primo incontro sessuale con Gabriele Martinelli, lei ha utilizzato queste parole “si è infilato nel mio letto”. Ecco lei ha già fatto presente, ha già fatto presente il suo stato di disorientamento, ma è concepibile che lei non abbia opposto minima resistenza?
Vittima: eh… e certamente, una prima spiegazione a questa domanda è il fatto che io quando mi svegliavo Martinelli era già all’interno del mio letto e già mi stava toccando e quindi non è che io lo vedevo entrare e chiaramente poi c’è un colloquio e poi… e quindi era già l’atto in se per se, e poi io ero… quella fu la prima volta che io ebbi un contatto con il mondo del sesso, non avevo mai avuto nessun tipo di esperienza prima anche… non mi era mai capitato nulla di questo, quindi ero completamente bloccato, io ero… ero completamente paralizzato in quel momento.
P.G. Prof. Milano: ecco ma lei prima di entrare in preseminario aveva uno sviluppo normale della sua sessualità, oppure non… ecco lei mi ha risposto non aveva avuto esperienze, però non è necessario avere esperienze, c’è anche una maturazione a livello psicologico…
Vittima: ma questo indubbiamente….
P.G. Prof. Milano: sui temi della sessualità
Vittima: questo indubbiamente, però io sono andato… […] facevo la terza media, quindi fino in seconda media, si magari a volte con i compagni di classe, però bisogna… io capisco che a volte è un po’ difficile entrare in… nel pensiero di queste… di come funzionano queste piccole comunità, dove la maggior parte dei componenti sono anche molto ignoranti… non… a quella età così piccoli ma anche da adulti non si parla di sesso, non… o forse ero magari un po’ ingenuo io, non lo so… però non mi era mai capitato di pensare a questi argomenti, o forse ero ancora un bambino mentalmente anche… ma a 12 anni probabilmente lo ero, però avevo in testa altre cose e non mi ero mai posto il problema ecco, e non mi era mai capitato con i miei compagni di classe e tanto meno in famiglia di parlare di queste cose e neanche accennate insomma.
P.G. Prof. Milano: ho capito, senta lei in precedenza, riferendo al Tribunale, mi sembra che ha fatto riferimento nel tempo ad una sorta di evoluzione, ad una sorta di escalation delle modalità con le quali venivano espletati questi approcci di tipo sessuale. Ecco vorrei chiederle in che termini lei subiva? Lei ha detto “io li subivo”, ma anche per subire determinati atteggiamenti, determinati comportamenti è necessario una pur minima collaborazione.
Vittima: eh… ma… sì, il fatto è che… nei primi anni, nei primi momenti ero in uno stato di shock poi crescendo un po’ capivo che… avevo consapevolezza che questa cosa non mi faceva stare bene e non mi rendeva felice e quindi poi finalmente dopo un paio di anni riesco a trovare la forza, anche in virtù della mia crescita, di andare a segnalare questa situazione, la risposta poi è stata quella che è stata e li a quel punto… c’è stata una rassegnazione totale di questi fatti, quindi io sinceramente non vedo una mia… una mia collaborazione, ora non ricordo come era posta la domanda, in questo senso… io vedo piuttosto una rassegnazione perché tanto non potevo fare niente, perché quello che potevo fare lo avevo provato a fare e la risposta è stata “ah ti caccio via se continui a dire queste… queste cose” [il ragazzo si riferisce alle minacce che Mons. Radice era solito rivolgere ai preseminaristi n.d.r.] e quindi ad un certo punto l’unico mio obiettivo era quello di finire il preseminario e finire i miei studi al liceo in tranquillità, quindi io ho provato a chiedere aiuto e la risposta è stata quella, quindi…
P.G. Prof. Milano: e ha mai pensato in questo periodo di abbandonare il preseminario? Cioè di tornarsene nella sua comunità di origine?
Vittima: ma io… sì ci pensavo, io ci pensavo parecchio ma non era una… non era una… come si dice, una situazione attuabile per una serie di motivi … e poi c’era anche questa cosa…
Avvocata dell’imputato Martinelli: fondamentale per arrivare ad assecondarlo.
Vittima: eh…. tutto il fatto… tutto il discorso del… il fatto della… della vergogna del tornare nella mia comunità di origine e questo era sicuramente un fallimento, e il fatto di non poter continuare gli studi a Roma.
Avvocata dell’imputato Martinelli: ma mi perdoni, la freno, perché non poteva continuare gli studi a Roma, in preseminario lei mica andava alle superiori, lei dormiva al preseminario e quindi lei visto che siamo nella città eterna, poteva trovarsi magari un’altra struttura fuori le mura, magari ancora più vicino al Sant’Apollinare dove dormiva e avrebbe continuato ad andare alla stessa scuola con gli stessi insegnanti e con gli stessi compagni di classe, ma sarebbe stato più leggero nella vita quotidiana.
Vittima: si, purtroppo però non… in teoria sono d’accordo con lei avvocato, purtroppo non funziona così e la riprova è stata quando (nome di uno degli alunni che hanno testimoniato n.d.r) allontanato dal preseminario ha chiesto come cittadino europeo di iscriversi al Sant’Apollinare e gli è stata negata l’iscrizione perché il rettore aveva parlato con il preside.
Avvocata dell’imputato Martinelli: mi scusi signor Luca sulla questione di (nome di uno degli alunni che hanno testimoniato n.d.r) ci sono… c’è la documentazione in atti, non devo rispondere a lei in questo momento, ma i giudici hanno tutta la documentazione e le cose non sono andate proprio così. Quindi, non mi dica che lei non poteva trovare un’altra sede dove dormire a Roma? Sempre cattolica se voleva eh… non parlo di andare da… in casa di altri, struttura.
Vittima: no, non c’era questo tipo di alternativa avvocato.
Avvocata dell’imputato Martinelli: non c’era questa alternativa per quale motivo, perché non l’ha voluta trovare? Perché non mi dica che a Roma dieci anni fa, io ci sono nata e cresciuta eh… non ci sono strutture rette, se vuole proprio ecclesiastiche dove dormire e poter continuare ad andare nella scuola che lei sceglie?
Vittima: ma non è solo la scuola avvocato, le ho spiegato prima, è un insieme di situazioni che mi legavano comunque al preseminario.
Avvocata dell’imputato Martinelli: quali erano queste situazioni? Lei mi ha parlato…
[…]
Avvocata dell’imputato Martinelli: ma mi scusi eh, lei non ha neanche provato o ha provato, perché lei che ne sa che magari cambiando struttura e facendo la richiesta, visto che è emerso che lei, comunque, sia ha avuto e ha anche conoscenze nel mondo ecclesiastico magari poteva continuare ad andare in Basilica. Poi tra l’altro mi scusi, ma lei era vocazionista?
La vittima: mi scusi?
Avvocata dell’imputato Martinelli: lei aveva la vocazione? Perché lei parla di seminaristi, ma seminaristi al preseminario non c’erano allora e non i sono oggi durante l’iter formativo, medie e superiori.
La vittima: le rispondo prima sulla vocazione o sul fatto che potevo tranquillamente mandare una lettera a San Pietro e chiedere di essere chierichetto? Non capisco…
[…]
“Io a Roma ci sono cresciuta eh”. L’avvocata del Martinelli che non sa neppure cosa significa vocazionista e non conosce neppure lo status giuridico del seminarista si mette a fare un pò la professorina. Perchè farci mancare un pò di Womansplaining in un ambiente che ci riporta indietro di 400 anni.
Certo, probabilmente la donna a Roma c’è cresciuta ma del Vaticano non ha ben chiare molte cose. Tralasciando il fatto che le scelte della vittima non devono certamente essere spiegate ed è libero di fare ciò che vuole, bisognerebbe concentrarsi sul fatto che dovrebbe essere qualcun altro a tenersi le proprie pulsioni nei pantaloni. È bene precisare, così anche questi soggetti capiscono come funziona, che un giovane per poter vivere a Roma deve avere delle entrate e a 14 anni è un po’ dura pensare che possa lavorare. Come è concepibile, poi, pensare che un soggetto che se ne è andato da una struttura del Vaticano venga accolto in altre strutture cattoliche? Ma questa gente dove vive? Ha presente come funziona l’abuso di potere da parte di questi soggetti? Il rettore fece questa cosa anche con un altro preseminarista e il Cardinale Comastri evitò che la vittima partecipasse al coro della capella giulia, ne parleremo più avanti. Come si può pensare che avrebbe trovato accoglienza in altre realtà? Possibile non ci sia nessuno che la mattina si guarda allo specchio prima di pronunciare certe idiozie?
Non possiamo che concordare con il ragazzo, non solo è difficile entrare in queste dinamiche, ma questa gente neppure ci prova a farlo. Allora forse sarebbe il caso che facesse altro nella vita.
Una lezione da imparare
Ciò che emerge dal dibattimento è chiaro. Come magistralmente spiega Padre Dysmas De Lassus, chi riveste ruoli di potere e mette in atto abusi di coscienza si mette attorno persone che sceglie secondo criteri ben precisi e queste divengono intoccabili. Dalle numerose testimonianze che si sono susseguite in aula emerge chiaramente che il Preseminario, con il rettorato di Mons. Radice era divenuto invivibile. Il rettore, addirittura, aveva estromesso da qualsiasi decisione formativa il padre spirituale e l’economo. I due sacerdoti, in aula, hanno chiaramente detto che c’erano due fazioni.
Addirittura due preti dell’Arcidiocesi di L’Aquila si erano messi a fare un progetto per accogliere nel Preseminario dei giovani universitari. Ora ci chiediamo: a L’Aquila hanno anche il tempo di progettare seminari di altre realtà? Cosa centrano gli universitari con un progetto volto a formare i più piccoli? Già in Abruzzo non hanno seminaristi, che si preoccupino delle loro cose. È incredibile come la voglia di stare sotto i rilfettori sia spasmodica per alcuni presbiteri.
Marinoni (economo) e Granoli (padre spirituale), ma anche gli altri testimoni hanno evidenziato poi come queste divergenze si esprimessero in quella che è il fulcro della vita quotidiana della Chiesa, ovvero la Liturgia. In moltissimi seminari italiani avviene la stessa dinamica. Il vescovo nomina il rettore del seminario che è chiaramente espressione di una Chiesa conciliare inesistente e quel prete avrà il compito di formare i futuri presbiteri di quella diocesi.
Perchè la chiamiamo “chiesa conciliare inesistente”? Perchè sono soggetti che predicano una liturgia che non è mai stata proposta dalla Sacrosantum Concilium e che però loro hanno recepito come frutto di una interpretazione “marcia” del testo conciliare. Tutta la vita, all’interno di queste strutture, finisce per girare attorno alla liturgia. È assurdo? Sì, è assurdo ma succede questo. La liturgia, espressione massima della Chiesa che prega, diviene un terreno di battaglia. Questo non avviene perchè i seminaristi sono strani ma avviene perchè sono i formatori che puntano tutto su questo aspetto. Fomentati anche da teologi che di teologico hanno ben poco e fanno delle battaglie ideologiche. Noi preferiamo un rito, voi un altro. Bene. Siamo espressione diversa della medesima Chiesa. Non è morto nessuno.
In questo caso lo vediamo chiaramente, il Radice teneva sul palmo di una mano il Martinelli che era “un leader” (così lo definisce in aula Mons. Radice) ed aveva recepito tutte le sue fisime in merito al “novus ordo” (emerge dal dibattimento, lo racconta il Martinelli stesso). Da qui è nata una fazione che hanno fomentato i preti, da una parte Radice, Martinelli & co e dall’altra tutti gli altri con economo e padre spirituale. Non sono di certo i giovani che si affacciano al seminario ad inventarsi queste cose, avvengono in tutte le diocesi e in tutti i seminari. Questi formatori non si preoccupano della crescita umana ed affettiva di questi giovani, nessuno di questi “grandi formatori” dice: “Prega come ti pare, basta che preghi”. Addirittura i giudizi sui candidati si basano sulle preferenze del rito. Se preferisce il rito antico allora non va bene perchè è nostalgico, e questi rettori si improvvisano anche psicologi. Sono tutte dinamiche che un Giuseppe Pignatone non potrà mai capire, una avvocata “cresciuta a Roma” non può assolutamente nemmeno immaginare. Questo però è il teatro in cui si dipana la vita quotidiana dei futuri parroci ed oggi è il teatro di questi abusi. Per giudicare una realta bisogna conoscerla, altrimenti si finisce per dire idiozie come in questi interrogatori.
Nella vita della comunità seminariale è poi di fondamentale importanza la figura del padre spirituale, il quale non può farsi la guerra con il rettore e gli altri formatori. Il cammino di formazione deve essere condiviso, amato e sposato da tutti i formatori e sopratutto dai formandi. Questa vicenda è uno specchietto di realtà che oggi non funzionano, è inutile. Dal dibattimento è emerso che il padre spirituale scrisse una lettera al vescovo dicendo che il Martinelli non sarebbe dovuto essere ordinato “per motivi gravissimi”. Innanzitutto il padre spirituale ha il dovere, sancito dal codice, di tacere su tutto quanto gli viene riferito in foro interno. Il suo compito sarebbe dovuto essere quello di invitare il Martinelli a desistere dalla sua volontà di essere ordinato. In secondo luogo, bisogna evidenziare come questo linguaggio abbia creato solo problemi in molteplici occasioni. Questo detto e non detto. Cristo diceva: “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”, ce lo siamo dimenticato? Se un rettore, un vescovo hanno la convinzione che quel candidato non è da ordinare lo debbono scrivere nero su bianco e con precisione riferire i motivi. Forse hanno paura di scrivere perchè sono spaventati dalle possibili conseguenze? Bene, questo deve portare a pensare prima di agire.
Allo stesso modo emerge come Mons. Radice scelse di mettere i paraocchi e andare dritto per la sua strada. Il rettore continuava a dire che le dicerie sul Martinelli erano cattiverie perchè non volevano venisse ordinato. Ok? Perfetto. Ricordiamo che la sentenza ha accertato che i rapporti ci sono stati, ha ritenuto che fossero consenzienti ma i rapporti ci sono stati. Detto questo, è pensabile ordinare un soggetto che non è apprezzato dal presbiterio? Anche qui emergono tutti gli aspetti di cui parla Dom De Lassus. Con quale coraggio Radice ha pronunciato le parole: “Dalle informazioni raccolte presso il popolo cristiano e secondo il giudizio dato da coloro che ne hanno curato la formazione, posso attestare ne siano degni.” dopo tutte quelle vicende? Addirittura Mons. Coletti ha riferito di non aver firmato la lettera che annunciava l’ordinazione presbiterale del Martinelli e sembra che quella lettera fu invece preparata da Mons. Radice. Dalla sentenza emerge che lo stesso è stato condannato in sede canonica per quella falsificazione. La lettera fu scritta per accellerare l’ordinazione del Martinelli e un suo confratello, perchè? Emerge anche qui quella visione deviata del presbiterato come una meta da raggiungere a tutti i costi, come luogo privilegiato di esercizio del potere. Sono questioni preoccupanti, e non poco. Basti pensare che al termine di quell’anno scolastico, su indicazione della Segreteria di Stato, i sacerdoti furono tutti trasferiti. Ma perchè solo trasferirli? Qui c’erano accuse che dovevano portare ad un processo non ad un trasferimento.
La pervicacia del Radice è assurda. La Chiesa deve fare pace con i processi. Il processo non è nemico ma è la via giusta, unica via, per giungere alla Verità. Se queste segnalazioni fossero state frutto di cattiverie, si apriva il processo e si valutavano. Se si verificava l’infondatezza di queste considerazioni allora si ordinava il Martinelli e si perseguivano questi ragazzi per calunnia. Invece no, il processo è nemico e quindi guai ad andare davanti ad un giudice. Questo è stato fatto, purtroppo accade ancora, anche per i casi di pedofilia. L’indagine previa è fatta male e da soggetti non competenti. Anche nella vicenda di Martinelli ci sono state due indagini canoniche fatte dal Vescovo. Prima Coletti e poi Cantoni. Durante l’indagine Radice addirittura invitò il vescovo a chiedere la pratica. Ci rendiamo conto? E il vescovo gli diede retta, chiuse tutto. Pensate ad un pubblico ministero che riceve la lettera di un ministro e chiude l’indagine perchè glielo ha chiesto lui. Siamo alla follia. In questi preti, i quali certamente sono innocenti fino a sentenza definitiva, di certo manca il senso della giustizia e il senso di Dio.
Una vittimizzazione secondaria
Un’ultima considerazione la vogliamo fare in merito a S.E.R.Mons. Vittorio Lanzani e a S.E.R. il Sig. Cardinale Angelo Comastri. Sentito in aula, Mons. Lanzani ha testimoniato dicendo che aveva chiesto al Maestro della Cappella Giulia di non far partecipare al coro il ragazzo che denunciò gli abusi. Questo venne chiesto a Mons. Lanzani dal Cardinale Comastri. Sì, proprio Comastri quello che pochi giorni dopo l’elezione di Francesco lo accolse a Sant’Anna dicendo: “abbiamo sentito il profumo di Betlemme”. E che profumo!!!
Eppure anche il buon Comastri (che non è il Cardinale Arciprete della Basilicata, come scrive Pignatone, al massimo era Arciprete della Basilica. È bene precisare che il suo ruolo in questa vicenda è quello di Vicario generale di Sua Santità per lo Stato della Città del Vaticano), che si scioglie a parlare della Madonna, oggi si è ricreduto un bel pò e addirittura se l’è data a gambe quando Francesco gli disse che doveva traghettare la riforma del Capitolo Vaticano per l’arrivo del nuovo Arciprete, Gambetti. Comastri quindi ha scelto di eliminare, anche lui, la vittima ma non si è certo preoccupato del problema, ovvero dell’abusatore. Possibile che quello Spirito Santo di cui parla non lo abbia ispirato? Per quanto poi quella struttura fosse guidata dalla diocesi di Como, nessuno di questi uomini si è preoccupato del clima che lì dentro si viveva? Nessuno si è preoccupato di dire al Vescovo di Como: “guardi, cambi la gestione perchè tutti si lamentano?”. Mah. E Mons. Lanzani allo stesso tempo, uomo di Dio certo ma piuttosto che dire al ragazzo: “rivolgiti a Comastri”, poteva prendere e recarsi dal Promotore di Giustizia a denunciare no? Nessuno di questi prelati ha pensato di dire al giovane: denuncialo! Chissà perchè. E a differenza di quanto raccontano sterili blog che si occupano solo di starnazzare su questioni liturgiche, Mons. Lanzani ora si trova nel Capitolo di San Giovanni in Laterano senza alcun incarico. Non perchè era “tradizionalista” o cos’altro, ma probabilmente perchè non sapeva affrontare questioni di tale gravità nel suo incarico.
Un ragazzo che sporge una querela si ritrova vittima due volte, perchè estromesso e visto come appestato. Hai denunciato? Bene, ora non entra più qui dentro. Provate a immaginare lo stato d’animo di una persona che si ritrova in questo circolo vizioso.
Verso il secondo grado
Ora il Promotore di Giustizia ha fatto appello e anche la difesa del giovane, auspichiamo vivamente di non leggere idiozie di questo tipo nella sentenza della Corte d’Appello che sarà firmata anche da presbiteri e la vergogna sarebbe ancor più grande.
S.I.
Edited by pincopallino2 - 2/7/2023, 19:49