http://www.uaar.it/news/2006/09/19/don-ste...ina-era-per-me/Don Stefano confessa: “La cocaina era per me”
Al peso delle prove inutile contrapporre la leggerezza delle bugie. Così don Stefano Ciacca, quarantatrè anni, perugino, parroco da circa dieci anni, un viso tondo e pacato, una collezione di filmini porno nascosta in casa, il ricordo dei suoi migliori amici di persona corretta e caritatevole, una scia di cocaina di almeno un chilo, po’ Jeckyll dei buoni e Hyde dei cattivissimi, metà don Abbondio e metà Lucifero, ha confessato: «Dio mi assista, devo dirvi tutto tutto: il pacco di cocaina fatto arrivare dal Costarica era anche per me. Sì, è vero, assieme a Michele avevamo deciso di fare questa cosa. I soldi? In verità non so cosa avremmo fatto con questi denari. Non so, davvero, non so cosa mi sia capitato. Ma adesso voglio dire tutto. Posso dirvi anche da chi abbiamo preso la cocaina, chi ci ha spedito quel mezzo chilo…». [...] ieri mattina davanti al magistrato Dario Razzi, don Ciacca, già responsabile delle vocazioni, una sorta di trainer dei futuri sacerdoti, ha smentito quella versione così stonata che lo voleva involontario-destinatario-intermediario («il pacco non era per me») e ha raccontato un’altra storia buffa. Ma stavolta vera. [...] Una verità buffa la sua, perché farsi spedire un pacco di mezzo chilo di cocaina dal Costarica come fosse una friggitrice del Postal Market, con destinatario la Curia arcivescovile e pensare di farla franca non è da tutti.
Il testo integrale dell’articolo di Claudio Bianciardi è stato pubblicato sul Messaggero
http://www.fuoriluogo.it/sito/home/mappamo...to_a_tre_anni_ePerugia. Prete condannato a tre anni e mezzo di carcere per spaccio
Tre anni e mezzo di reclusione per don Stefano Ciacca e il perugino Michele Mariucci, arrestati nel settembre scorso in seguito ad una operazione antidroga della Guardia di Finanza di Perugia che porto' in carcere il sacerdote con l'accusa di detenzione di droga a fini di spaccio e il perugino per il concorso nello stesso reato. I due, difesi dall'avvocato Nicola Di Mario, hanno patteggiato questa mattina la pena davanti al giudice per le indagini preliminari di Perugia, Paolo Micheli che ha disposto nei loro confronti gli arresti domiciliari.
Don Ciacca, 44 anni, scontera' la sua pena presso un convento nella zona di Massa Martana, nel ternano. La vicenda, che suscito' scandalo e sconcerto nel perugino, parti' da alcune indagini avviate dalle Fiamme Gialle che intercettarono un pacco, contenente 500 grammi di cocaina, proveniente dalla Costarica e arrivato a Roma per via aerea. Un pacco indirizzato alla curia di Perugia nella persona di un fantomatico don Ziliotti, in realta' mai esistito.
Da qui, gli accertamenti della Guardia di Finanza che ha attivato una consegna controllata del pacco, rilevando che la droga era in realta' destinata al sacerdote perugino, Don Ciacca, che fu trovato anche in possesso di bilancini di precisione e sostanze utilizzate per il taglio della droga.
Don Stefano Ciacca, che in passato si era impegnato in molte attivita' pastorali ma che da tempo pero' era stato sollevato da ogni servizio pastorale, inizialmente affermo' di essersi impegnato a ricevere il pacco per conto di una persona che stava seguendo nel corso di un cammino spirituale e della quale si era rifiutato di fornire il nome appellandosi al segreto sacerdotale.
Alcuni giorni dopo, pero' Michele Mariucci, incensurato e che lavorava come cameriere, si presento' agli investigatori affermando che la droga era indirizzata a lui.
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...estato-per.htmlCoca e marijuana in Curia prete arrestato per spaccio
PERUGIA - «Un prete è entrato nel giro», si diceva nel sottobosco dei balordi del piccolo spaccio. E don Francesco Ciacca, 43 anni, lunedì sera è stato arrestato dalla Guardia di Finanza per detenzione di droga a fini di spaccio, mezzo chilo di cocaina pura e qualche etto di marijuana, in un pacco confezionato e spedito dal Sudamerica. La droga per arrivare a casa del sacerdote ha fatto un viaggio tortuoso: il destinatario aveva un nome fittizio, un sacerdote della Curia Arcivescovile di Perugia che non esiste. Però don Francesco aveva avvertito: «Se arriva un pacco indirizzato a questa persona, mettetelo da parte che è per me». Da Fiumicino, prima tappa italiana della coca, la consegna è stata controllata dagli agenti, che l' hanno seguita negli uffici della chiesa perugina e quindi fino al prete che l' aspettava. A questo punto è scattato il fermo disposto dal pm Dario Razzi e nelle prossime ore verrà valutato dal gip Marina De Robertis. «Il pacco non era per me - si sarebbe difeso il sacerdote - ma per un ragazzo che assisto in un suo percorso spirituale». Chi è questa persona? Don Francesco si è rifiutato di fare il nome per i vincoli del suo essere uomo di fede. «Non sapeva che cosa ci fosse nel pacco - ha spiegato il suo difensore Nicola di Mario - nella sua abitazione non è stata trovata altra droga, non è un corriere né uno spacciatore, è solo una persona disponibile nei confronti degli altri». Il sacerdote da qualche tempo ha chiesto alle autorità ecclesiali di tornare allo stato laicale e il vescovo l' ha sospeso da ogni funzione religiosa. Non aveva infatti più una parrocchia ed era tornato nella sua casa a Borghetto di Prepo. Ora la Guardia di finanza vuole accertare se c' era un traffico strutturato e magari qualche complice.
ALVARO FIORUCCI
07 settembre 2006 sez