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La nuova vita da prete di don Sorini, condannato per pedopornografia, Castelveccana (VA). Almeno 75 minori denudati e fotografati

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view post Posted on 27/12/2019, 08:03

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Castelveccana (VA). Almeno 75 minori denudati e fotografati

La nuova vita da prete di don Sorini, condannato per pedopornografia

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La comunità di Sorisole che ospitava don Sorini

L'Altro Quotidiano

mercoledì 26 maggio 2010

https://issuu.com/altroquotidiano/docs/26maggio2010
Don Vincenzo Sorini di Castelveccana (Varese) viene indagato dopo il ritrovamento a casa di filmini e foto di minori in pose osè. Alcuni filmini sono stati girati nella canonica, probabilmente dallo stesso sacerdote. Si scopre poi che nell’arco di dieci anni almeno 75 ragazzini sarebbero stati avvicinati dal prete che, con la scusa di scattare fotografie, li avrebbe denudati facendogli delle avances.

www.bergamonews.it/2014/01/23/sori...ruttura/184186/
www.bergamonews.it/cronaca/sorisol...truttura-184186
Sorisole, preti pedofili e minori con condanne nella stessa struttura

23 Gennaio 2014
Don Marco Baresi, condannato per abusi su minore, uscirà dal carcere di Bergamo per scontare il resto della pena al Patronato san Vincenzo di Sorisole. Lì trovano alloggio sacerdoti in attesa di giudizio o già condannati per pedofilia. Ma lì trova spazio anche la comunità don Milani che accoglie giovani vittime di sfruttamento o violenza, o agli arresti. E’ opportuno?

Un sacerdote, detenuto dal febbraio 2013 nella casa circondariale di via Gleno, dove sta scontando una condanna definitiva a sette anni e quattro mesi per abusi su un minore che frequentava l’istituto scolastico e per detenzione di materiale pedo-pornografico trovato nel proprio computer, a marzo potrebbe lasciare il carcere di Bergamo.

E’ don Marco Baresi, ex vicedirettore del Seminario diocesano di Brescia, che dopo aver scontato oltre 4 anni ai domiciliari, ora è in carcere a Bergamo a seguito della condanna definitiva stabilita dalla Cassazione nel febbraio 2013: sette anni e 4 mesi.

Ma dove andrebbe don Baresi a scontare il resto della sua pena?

La struttura individuata è il Patronato San Vincenzo di Sorisole, diretta da don Fausto Resmini, coordinatore dei cappellani delle carceri lombarde e cappellano di quello di Bergamo. Dentro le mura del Patronato San Vincenzo trova spazio anche, dal 1978, una comunità di accoglienza per minori denominata “Don Lorenzo Milani”.

LA COMUNITA’ PER MINORI

A questa comunità sono affidati minorenni con un’età compresa tra i 14 e i 18 anni che, per decreto del Tribunale dei Minori, vengono cautelativamente allontanati dalle loro famiglie: vittime di sfruttamento e violenza; minori agli arresti domiciliari; minori in custodia perché arrestati in flagranza di reato; minori passati in giudicato e per i quali è stata accertata la pericolosità sociale. La comunità offre accoglienza anche a minori stranieri non accompagnati ed a giovani richiedenti asilo politico e profughi. Inoltre si offre accoglienza notturna a tutta una serie di giovani senza fissa dimora ed ad adulti con diversi problemi di emarginazione grave.

Eppure, è proprio dietro l’alta siepe che circonda il villaggio dei fanciulli voluto da don Bepo Vavassori a Sorisole, che i vescovi delle dieci diocesi lombarde (Bergamo, Brescia, Crema, Cremona, Milano, Vigevano, Pavia, Como, Lodi e Mantova) anni fa hanno deciso di aprire in gran segretezza una comunità di pronto intervento e accoglienza per preti incappati nella giustizia: indagati o addirittura già condannati per pedofilia o per aver commesso abusi su minori. Una struttura d’emergenza dove trascorrono lunghi periodi anche sacerdoti affidati ai servizi sociali per adulti.

Nella maggior parte dei casi questi religiosi, nonostante la condanna, continuano la loro vita pastorale per di più vicini, vicinissimi, ai ragazzi accolti al Patronato. In questa struttura sono stati accolti negli ultimi anni sacerdoti che sono saliti alla ribalta della cronaca giudiziaria proprio per i loro abusi sui minori.

I CASI E I PRECEDENTI

Come don Tarcisio Baccalà 62 anni, un lungo curriculum di spostamenti in tantissime parrocchie d’Italia, da Trezzano sul Naviglio a Roma. Parrocchie e oratori da dove è dovuto fuggire, denunce causa per pedofilia, trovando per anni riparo anche nella comunità Villa Iride dei padri Venturini, che esiste per preti pedofili, sul lago Maggiore, a Verbania.

Al Patronato San Vincenzo di Sorisole, pizzicato da un servizio televisivo delle Iene, ha trovato rifugio fino a poco tempo fa anche don Adriano Locatelli 65 anni, già vicario parrocchiale a Cologno al Serio, accusato di abusi sui minori, o ancora don Vincenzo Sorini, della diocesi di Milano, finito sotto inchiesta e poi condannato per abusi sessuali e possesso di materiale pedo-pornografico.

Tanti i ragazzini che nell’arco di oltre dieci anni sarebbero stati avvicinati dal religioso che, con la scusa di scattare fotografie, li denudava e faceva “avances” nei loro confronti. Per anni avrebbe prodotto in proprio quel materiale pornografico con adolescenti trovato dalla polizia, diligentemente catalogato, nella canonica di un paesino di Varese, sul lago Maggiore dove il sacerdote ha svolto il suo compito di pastore di anime. Ancora oggi è in affidamento ai servizi sociali ospite del Patronato San Vincenzo.

Sempre a Sorisole era stato ospitato don S. R. 51 anni di Masano di Caravaggio che nel 2010 era finito nel mirino della trasmissione televisva Le Iene con l’accusa di aver molestato due ragazzi fingendo di fornire loro un supporto spirituale. Per quegli episodi documentati dalle telecamere il vescovo di Cremona, monsignor Dante Lanfranconi, lo aveva sollevato dal proprio incarico al Santuario di Caravaggio. Così don S.R. aveva trovato riparo al Patronato di Sorisole per alcuni mesi fino a quanto, stanco della pressione a cui era stato sottoposto, decise di togliersi la vita alla fine novembre 2010.

Accanto alla comunità per minori di Sorisole sono stati ospitati in questi anni sacerdoti di Cremona e di Milano. Ognuno con una storia che racconta una provincia italiana dove, ancora, “i panni sporchi si lavano in famiglia”. O in parrocchia.

I LUPI E GLI AGNELLI

“Lavare i panni sporchi in famiglia” non è certo una citazione evangelica, che del resto dice il contrario (“È inevitabile che gli scandali accadano”), ma è diventata una pratica che dovrebbe nascondere il più spiacevole dei problemi: la piaga della pedofilia non è una questione che ha colpito chiese e parrocchie lontane, ma è una realtà assolutamente presente a Bergamo, cuore del cattolicesimo. Possibile che nessuno si sia chiesto come possano coabitare nella stessa struttura molestatori e vittime? O forse, biblicamente parlando, lupi e agnelli?

Don Fausto Resmini, a cui abbiamo posto queste domande risponde (lo potete leggere in un articolo a parte o cliccando qui) illustrando obiettivi e meriti dell’iniziativa ed esclude qualsiasi convivenza con i minori anche se, dice “è facile generalizzar ed equivocare”.

https://www.bergamonews.it/2014/01/23/don-...ciatoia/184607/
L'INTERVENTO
Don Fausto Resmini: “Nessuna convivenza e nessuna scorciatoia”
Don Fausto Resmini, cappellano delle carceri di Bergamo e presidente del Patronato San Vincenzo, spiega come segue i sacerdoti sottoposti a provvedimento penale ospitati a Sorisole.

di Redazione Bergamonews - 23 Gennaio 2014 - 21:3917Commenti Stampa Invia notizia min
Più informazioni subergamocronacal'interventosorisole sorisole
Don Fausto Resmini
Don Fausto Resmini, cappellano delle carceri di Bergamo e prete del Patronato San Vincenzo, rispondendo ai dubbi di Bergamonews, spiega come segue i sacerdoti sottoposti a provvedimento penale in seguito ad accuse di atti di violenza su minori hanno trovato ospitalità a Sorisole.



di don Fausto Resmini

Premetto di provare un certo disagio a trattare un tema legato ai sacerdoti sottoposti a provvedimento penale, tra i quali sono presenti alcuni casi legati alla violenza sui minori.

Però mi presto a rispondere alla richiesta che mi è stata sottoposta da Bergamonews.

Il mio primo pensiero va alle vittime di ogni abuso. Nei loro confronti abbiamo messo a disposizione assistenza psicologica e risarcimento economico, così come la giustizia penale aveva chiesto. Sono assolutamente consapevole che non c’è risarcimento che possa lenire la loro sofferenza né quella dei loro familiari.

Anzitutto all’interno del Patronato San Vincenzo non è stata creata nessuna struttura o alloggio ad hoc che ospiti dei preti. L’accoglienza è stata approntata nella casa che fu del religioso che in passato si prendeva cura del santuario. In questa casa annessa alla chiesa hanno trovato accoglienza alcuni sacerdoti che hanno chiesto, per proprie vicissitudini personali, in accordo con i loro vescovi, di poter trascorrere momenti diversi dall’attività pastorale classica.

I sacerdoti che hanno usufruito di questa accoglienza sono stati fino ad oggi dodici, e tra questi due sottoposti a provvedimento penale: uno in custodia cautelare ed uno in affidamento. Nulla a che vedere con la realtà dei giovani adulti e minori (sottoposti a provvedimento penale che hanno già un’età di 17/18 anni e oltre). E nulla in comune.

Ciò che ha reso possibile l’accoglienza in questa struttura è stato il mio ruolo di responsabile dei cappellani della Lombardia e la mia esperienza in campo penale, legata ai 23 anni di servizio nel carcere di via Gleno.

L’altra ragione che ha reso possibile l’accoglienza in questa struttura è l’opportunità della vita comune tra sacerdoti di varia estrazione, uniti alla possibilità del servizio ai poveri e agli emarginati provenienti dalla stazione che trovano qui a Sorisole ospitalità nei moduli abitativi, nei container, nel reparto di degenza (dove sono presenti i malati gravi) e nel dormitorietto.

Queste strutture di accoglienza si interfacciano con la casa dei preti e con nessuna struttura dei minori, quindi nessuna convivenza e neppure tutele di nessun genere. È facile generalizzare ed equivocare.

Le garanzie della Giustizia sono state: la fedeltà all’esecuzione delle prescrizioni del tribunale e l’impegno dei soggetti coinvolti al rispetto degli impegni.

Condivido con questi sacerdoti alcuni momenti di preghiera, la celebrazione dell’Eucaristia e il servizio ai poveri. Servizio che per la gravità delle situazioni richiede un cambiamento personale. Ma anche un cambiamento culturale, perché ci si deve accostare a persone provate nel fisico, nella mente e negli affetti, quindi il più delle volte non disponibili a nessun dialogo, a nessun aiuto, che riportano nell’accoglienza i loro problemi.

Il senso dell’inutilità del vivere è quasi sempre la non soluzione di ciò che cercano. È l’aspetto caritativo e il servizio alla strada il più difficile e che ha permesso di creare questo spazio dove educatori della strada, volontari hanno camminato insieme a loro.

Non c’è nessun privilegio, nessun insabbiamento, nessuna scorciatoia, nessun stile comodo di vita, ma la volontà di ripartire dagli ultimi per un genere diverso di vita.

Vorrei allora sottolineare due tratti della personalità di questi sacerdoti che è stata legata alla loro disponibilità ad entrare in un servizio così faticoso, che finisce per cambiare l’uomo, la persona, il prete.

Unito a questo, c’è stato tutto il percorso psicologico e psicoterapeutico nell’ambito della struttura psicologica del Conventino e quello della direzione spirituale, portato avanti dai loro referenti.

Il servizio è nato 15 anni fa dall’esigenza di riportare, dentro i confini regionali quei sacerdoti che, trovandosi in difficoltà, erano stati mandati fuori dalla regione Lombardia.

Il rischio era quello di dimenticarsi di loro per la difficoltà a raggiungerli, a seguirli e ad attuare nei loro confronti percorsi di reinserimento.

Ho sempre paragonato la Chiesa ad una famiglia. Ed in ogni famiglia c’è qualcuno che è più debole, più fragile, che viene meno ai legami, agli impegni, all’organizzazione, ai valori che ogni famiglia pone in essere. Proviamo a pensare alla famiglia che ha tra i suoi figli un tossicodipendente. Per i reati che compie finisce in carcere. Non ci sono amici, non ci sono legami se non quelli familiari. Ma alla fine un figlio è sempre un figlio.

E se anche quella famiglia lo ha espulso per la sua condotta, alla fine non smette mai di cercarlo ovunque si trovi, di pensarlo, di raggiungerlo con le forme più svariate di affetto che testimoniano l’indissolubilità del legame. Tutti abbiamo diritto, di fronte ad un errore, di avere una nuova opportunità, di vederci offrire delle alternative, di riuscire ad intraprendere nuovi cammini di speranza. Senza la speranza di appartenere a qualcuno si muore lentamente in balia di se stessi e di una società incapace di fare qualcosa.

È chiaro che quando parliamo di reinserimento, la Chiesa è consapevole che non ci possono essere incarichi pastorali così come lo sono per tutti i sacerdoti legati al mondo giovanile o adolescenziale. Ma ci sono tante pastorali che possono dare fiato e significato all’essere preti a partire da un servizio ai malati, ai bisognosi, ai poveri, agli emarginati e agli anziani. La mia azione è sempre stata quella di aiutare i sacerdoti ovunque si trovino nelle loro difficoltà. Innanzitutto perché restino preti.

Che famiglia saremmo se di fronte alle difficoltà di uno l’unica soluzione fosse quella di cacciarlo?

Non si predica così la misericordia; il perdono è il portare i pesi gli uni degli altri, così come il Vangelo ci chiede.

I sacerdoti che seguo sono una quindicina sparsi in tutte le diocesi lombarde. Qualcuno si trova ristretto in carcere e di questi mi sono assunto anche la tutela giuridica.

Ci sono sacerdoti in attesa di giudizio. Ci sono sacerdoti che hanno concluso l’iter penale.

Per tutti loro ho sempre chiesto ai vescovi che potessero rientrare nella famiglia sacerdotale nell’ottica dell’accoglienza, del perdono dopo aver espiato quello che la Giustizia ha emesso nei loro confronti come condanna. Non dimentichiamo mai che dopo il processo penale, nei loro confronti c’è il processo canonico e le conseguenti sanzioni che la Santa Sede nei “delicta graviora” impone a chi ha sbagliato.

Attualmente non c’è nessun sacerdote sottoposto a provvedimento penale a Sorisole.

E penso che il sacerdote di Brescia, ora in carcere a Bergamo, non intraprenderà questo cammino nella mia comunità perché l’attuale normativa che porta a cinque mesi l’anno la liberazione anticipata, chiude di fatto ogni altra esperienza bergamasca.

www.bergamonews.it/2014/01/24/i-pr...orisole/184689/

24 gennaio 2014
I preti pedofili spostati dalla comunità per
minori del Patronato di Sorisole
Dopo l'articolo pubblicato da Bergamonews i due sacerdoti condannati per
abusi sui minori hanno lasciato la struttura di Sorisole.

Hanno lasciato l’alloggio all’interno del Patronato San Vincenzo di Sorisole i due
sacerdoti condannati per abusi sui minori. La decisione è maturata dopo l’articolo
pubblicato da Bergamonews in cui si denunciava il paradosso: i due
sacerdoti accusati di abusi sui minori erano ospitati accanto alla Comunità don
Milani, una comunità a cui vengono affidati minorenni con un’età compresa tra i 14
e i 18 anni che, per decreto del Tribunale dei Minori, vengono cautelativamente
allontanati dalle loro famiglie perché vittime di sfruttamento e violenza; minori
agli arresti domiciliari; minori in custodia perché arrestati in flagranza di reato;
minori passati in giudicato e per i quali è stata accertata la pericolosità sociale.
Nonostante le rassicurazioni e le spiegazioni rese da don Fausto Resmini
, responsabile della struttura, coordinatore dei cappellani delle carceri
lombarde e cappellano di quello di Bergamo, nella mattina di venerdì 24 gennaio i
due sacerdoti condannati per abusi sui minori (don Tarcisio Baccalà e don Vincenzo Sorini) hanno lasciato
la casa di Sorisole.


https://patronatosanvincenzo.it/conventino/
CONVENTINO
CONVENTINO


img
Il PSV, insieme all’Istituto Preti del S. Cuore e alla Comunità Missionaria “Paradiso” è una delle 3 Comunità sacerdotali della nostra Diocesi. Sia le Costituzioni del PSV, sia i Vescovi succedutisi al governo della Diocesi non solo sottolineano il fatto che i preti del Patronato devono costituire una comunità sacerdotale, ma indicano anche come realizzarla concretamente:

1) attraverso la scelta personale di appartenenza all’Istituzione ratificata dall’incarico del Vescovo e dalle promesse che i preti del Patronato rinnovano ogni 25 marzo (festa dell’Annunciazione);

2) attraverso l’accettazione delle norme che regolano la vita interna della comunità;

3) attraverso la condivisione non solo degli ideali, ma anche delle scelte di vita quotidiana.

Ed è per questo che il Patronato oltre ai suoi, accoglie nei propri ambienti anche altri preti che per lo più vivono negli appartamenti del Conventino e partecipano alla mensa della Casa del Giovane, pregano e celebrano nella Chiesa che dà su via Gavazzeni.

Attualmente i sacerdoti ospiti sono:

Don TULLIO PELIS – Don ALESSANDRO BIANCHI CASSINA

Don MARIO MANGILI – Don MARINO DUCCI

Don VALENTINO DONELLA – Don VINCENZO SORINI – Don OLIVIERO GIULIANI

e presso Casa Betania:

Don SANTINO PESENTI e Mons. SANDRO RECANATI.
 
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tyubaz
view post Posted on 2/1/2020, 21:09




...in Cina vengono condannati a morte!!!! :martel:
 
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1 replies since 27/12/2019, 08:03   800 views
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