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Stuprò seminaristi. Finalmente arrestato il vescovo Zanchetta, protetto da papa Francesco:: 4 anni e mezzo di carcere da scontare., Nascosto per anni da papa Francesco: non consegna gli atti e gli regala la gestione del patrimonio del Vaticano

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pincopallino2
view post Posted on 17/7/2022, 17:15 by: pincopallino2

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Zanchetta, l’amico di Francesco condannato in Argentina per abusi sessuali, ottiene il beneficio degli arresti domiciliari. Le proteste non si sono fatte attendere
13 Luglio 2022 Blog dell'Editore
di Vik van Brantegem

Nuova proteste a Salta in Argentina per lo “strano caso Zanchetta”. Il 4 marzo 2022 si era capito che il Vescovo emerito di Orán, Mons. Gustavo Zanchetta, amico di Papa Francesco, fu condannato in primo grado a 4 anni e 6 mesi di reclusione effettiva per essere stato riconosciuto colpevole di abusi sessuali semplici continuati e aggravati in quanto ministro di culto religioso riconosciuto a danno di due ex seminaristi [QUI]. Era la seconda condanna di un sacerdote per abusi sessuali nella provincia di Salta. Zanchetta doveva scontare la pena in un carcere comune, non nell’ambito di un monastero frequentato anche da possibili future vittime.


La Sezione II del Tribunale di Orán, composta dal Presidente María Laura Toledo Zamora e dai giudici Raúl Fernando López e Héctor Fabián Fayos, gli stessi che lo hanno condannato, ha concesso gli arresti domiciliari a Zanchetta. Attualmente è ospitato nella casa di riposo per sacerdoti anziani del Monastero di Nuestra Señora del Valle delle Monache Concezioniste a La Nueva Orán, frequentato da bambini per il catechismo e la Santa Messa. Ovviamente, la notizia ha scosso i sopravvissuti degli abusi sessuali e provocato concerto nella provincia più cattolica dell’Argentina.

Il difensore di Zanchetta, l’Avv. Darío Palmier ha confermato al quotidiano locale Salta|12, che al suo assistito “sono stati concessi gli arresti domiciliari” e ha assicurato che ciò era “a causa del suo delicato stato di salute”. Come abbiamo riferito [QUI e QUI], dopo la condanna Zanchetta è stato ospitato in una stazione di polizia per un po’ di tempo prima di essere condotto in carcere, poi ricoverato per più di un mese in una clinica privata per un picco di ipertensione. “Da un momento all’altro lo trasferiscono al monastero. La sentenza è conforme alla legge, nel rispetto dei diritti umani. Zanchetta potrà essere curato secondo il suo disturbo e speriamo che risponda favorevolmente al trattamento”, ha detto Palmier, precisando che la diagnosi sarebbe “grave ipertensione aggravata da aneurisma delle arterie renali”.

Si era sparsa la voce che Andrés Buttu, uno dei 5 sacerdoti che lo hanno denunciato, sarebbe ospite nella stessa casa di riposo per sacerdoti anziani, in cui Zanchetta è stato mandato agli arresti domiciliari. Cioè, denunciante e accusato sotto lo stesso tetto? Poi, è stato confermato che Buttu aveva già lasciato la casa, ma sia lui che Diego Calvisi, che anche lui ha denunciato Zanchetta, hanno vissuto lì. Secondo la giornalista Silvia Noviaski, diversi benefattori del Monastero avrebbero espresso il loro disaccordo sul fatto che Zanchetta si trovi lì a scontare la sua pena. Avrebbero deciso di ritirare le loro “collaborazioni”, che di solito destinano alle monache ospitanti.

Salta|12 ha contattato la Procura della Repubblica e il Tribunale, ma non è riuscito ottenere informazioni, perché il Pubblico ministero Soledad Filtrín Cuezzo e il Presidente della Corte María Laura Toledo Zamora sono in ferie. Inoltre, il beneficio degli arresti domiciliari è stato concesso poco prima dell’inizio della vacanza giudiziaria.

La Rete dei Sopravvissuti agli Abusi Ecclesiastici di Argentina e la Commissione Investigativa Indipendente sugli Abusi Ecclesiastici di Argentina con un comunicato hanno respinto fermamente la decisione del Tribunale, prendendo di mira i giudici che hanno concesso il beneficio degli arresti domiciliari e le monache che hanno ospitato volontariamente Zanchetta.

L’ex seminarista M.C., uno dei due denuncianti vittime degli abusi sessuali nel procedimento penale in cui Zanchetta è stato condannato, ha assicurato che esiste una rete di potere che include medici, avvocati, sacerdoti, un legislatore, contadini, funzionari giudiziari e lo stesso Papa Francesco per favorire l’abusatore condannato e che dopo aver tentato di non farlo entrare in un carcero comune, l’hanno fatto uscire dall’Unità Carceraria N. 3 di Orán. “La giustizia mi sembra così ingiusta, [Zanchetta] non ha passato nemmeno un anno in prigione e con tante bugie gli hanno dato gli arresti domiciliari, sapendo che sta andando in un posto frequentato da bambini. La giustizia non veglia sulla società come dovrebbe. Mi sembra anche che l’attuale Vescovo di Orán, Mons. Luis Scozzina [pure lui amico stretto di Papa Francesco] e molti sacerdoti, abbiano scelto di tacere su tale ingiustizia di fronte a un atto che tanto ha danneggiato la Chiesa diocesana”, ha detto M.C. a Salta|12.

“La casa di riposo dove andrebbe [Zanchetta] è collegata al monastero, che è un luogo pubblico. Un sacerdote ci va a celebrare la Santa Messa. Ci vanno i bambini che frequentano il catechismo e ci vanno i chierichetti”, ha detto M.C. Inoltre, ha specificato che c’è una segreteria e una libreria, dove le suore servono il pubblico e le famiglie ci vanno perché lì vendono oggetti religiosi o prendono le intenzioni della Messa. “Una persona denunciato per un abuso sessuale non può stare vicino ai bambini”, ha detto l’ex seminarista M.C. “Quella casa in cui Zanchetta vuole andare è stata costruita di Padre Diego Calvisi, che l’ha pensato per i preti anziani”, ha detto. Il paradosso è che Calvisi, scomparso, sia stato uno dei 5 sacerdoti che hanno depositato le prime denunce contro Zanchetta.

M.C. ha dichiarato a Salta|12, che la superiora che ha autorizzato Zanchetta a scontare gli arresti domiciliari nel monastero è la badessa Margarita Pérez Argo, che l’avrebbe acconsentito su richiesta di Mons. Scozzina.


Secondo M.C. la malattia di Zachetta “non è vera”. “Prima aveva presumibilmente preso un picco di pressione sanguigna in prigione. Hanno chiamato un medico del tribunale, che ha detto che non aveva nulla, che soltanto la sua pressione era aumentata e che avrebbe dovuto prendere medicine. Successivamente lo portarono in ospedale; qui dissero la stessa cosa e che non aveva bisogno di ricovero. Quando era in carcere hanno chiamato un altro medico [della magistratura] e lo hanno corrotto”, ha detto MC a Salta|12.

“Ci ferisce l’ingiustizia mostrata dalla Chiesa, con tutto ciò che viene rivelato e reso noto. Ma purtroppo dobbiamo continuare e portare con noi tutto ciò che abbiamo dovuto vivere”, ha detto M.C. D’altra parte, ha sottolineato, nel processo canonico “il ministero non è stato tolto” a Zanchetta. “Oltre al fatto che è rimasto vescovo, se è provato che ha commesso abusi, la Chiesa non dovrebbe essere più giusta o più retta con ciò che predica?”, ha chiesto.


Contemporaneamente alla concessione del beneficio degli arresti domiciliari in un monastero per scontare la pena, la Rete dei Sopravvissuti agli Abusi Ecclesiastici di Argentina osserva che cercano di favorire Zanchetta in una nuova indagine canonica a suo carico [Da difensore canonico e portavoce di Zanchetta a “investigatore previo” per “notitia criminis ricevuta”, sempre ad Orán “per altra causa”… Come (non) si risolve un problema come Zanchetta – 28 giugno 2022], al momento che si apre un nuovo processo canonico interno alla Chiesa. La Rete dei Sopravvissuti agli Abusi Ecclesiastici di Argentina è contraria a qualsiasi approccio “investigativo” canonico, perché non ci sono garanzie per i sopravvissuti, per mancanza di trasparenza e per essere altamente vittimizzanti, per gli accusatori di Zanchetta.

Parlando con Salta|12, M.C. ha denunciato che nella nuova indagine previa condotta dall’Avvocato canonista José Belda Iniesta – che è il difensore di Zanchetto nel processo ecclesiastico a Roma e che fu mandato da Papa Francesco per assisterlo ad Orán – “cercano di accusare i sacerdoti che hanno testimoniato contro Zanchetta”. M.C. ha detto di averlo appreso da persone che erano già state ascoltate da Belda Iniesta e che gli hanno detto di cosa trattavano le domande. “Chiedono questioni economiche, chiedono conti e cercano di accusare un prete di avere un figlio di 7 o 8 anni la cui madre è una donna devota alla Chiesa”, ha detto M.C. “Cercano di accusarlo in qualche modo e con questo vogliono ripulire l’immagine di Zanchetta”, ha insistito, sottolineando che la nomina di Belda Iniesta per svolgere un’indagine previa su queste questioni è “rara”, perché è un avvocato di Zanchetta e sta sviluppando un’indagine sui preti che hanno testimoniato contro il suo assistito. E ha evidenziato il fatto che non è intervenuto il giudice unico del Tribunale ecclesiastico dell’Arcidiocesi di Salta, Mons, Loyola Pinto e San Cristoval. Ha sottolineato che, nonostante il Vescovo Scozzina abbia assicurato in una dichiarazione che stavano accompagnando le vittime, c’è un “doppio standard” perché “come vescovo predispone e organizza il monastero dove Zanchetta dovrebbe scontare gli arresti domiciliari, dove vivrà come un re, cibo, elettricità, internet, tutto ciò che vorrà avere, lo avrà”, ha detto. Ha anche ricordato: “La Chiesa non mi ha accompagnato”, né prima né dopo la denuncia.


“La Chiesa dovrebbe cominciare a chiedere scusa alla gente, la gente ha diritto ad avere buoni sacerdoti, vescovi, e un buon Papa, che sia coerente con quello che dice e con quello che è in fondo. La Chiesa ha bisogno di un grande cambiamento. un’istituzione che parla del bene, della verità, in teoria sono esperti di cosa sia la morale ma non la praticano”, ha detto M.C. Terribile è una Chiesa e le sue autorità che continuano a proteggere i sacerdoti abusatori, a trasferirli o a fare pressione a farli scontare la pena comodamente agli arresti domiciliari, quando sono stati condannati dalla giustizia civile. E purtroppo lo consente a delle persone che, protetti dalla loro autorità, hanno abusato sessualmente di altre persone, generalmente giovani, traumatizzate a vita.

Il problema più eclatante è che Papa Francesco stringe la mano a chi commette reati contro l’integrità sessuale delle persone vulnerabili e gli manda in aiuto consiglieri dal Vaticano.


Di fronte alla notizia degli arresti domiciliari in un monastero concessi a Zanchetta, Valeria Zarsa, leader della Rete dei Sopravvissuti agli Abusi Ecclesiastici di Argentina a Salta, parlando con il giornalista Daniel Luchelli per Radio Nacional Santa Rosa – La Pampa, ha evidenziato le somiglianze dello “strano caso Zanchetta” con il “caso Rosa Torino” [Agustín Rosa Torino era il primo sacerdote condannato per abusi sessuali dal Tribunale di Salta, a 12 anni di reclusione, per tre denunce] e le azioni corporative della Chiesa Cattolica Romana: “Il messaggio del Vaticano era molto chiaro: questo è mio amico, non toccarlo”.


La Rete dei Sopravvissuti agli Abusi Ecclesiastici di Argentina ha rilasciato una dichiarazione questo fine settimana, per repudiare il beneficio degli arresti domiciliari “per un molestatore e manipolatore che, dal suo ruolo di gerarca, si è approfittato delle persone vulnerabili”, si legge nella nota. “Ripudiamo le azioni del tribunale a favore della Chiesa cattolica. Ripudiamo le monache Concezioniste del Monastero di Nostra Signora della Valle di La Nueva Orán, che ospiteranno il violentatore Zanchetta”, continua il comunicato diffuso sui social network. “Siamo profondamente solidali con i sopravvissuti e con tutte le persone colpite da questa decisione di una giustizia senza una prospettiva dei diritti umani e che non inquadra affatto il problema degli abusi ecclesiastici in Argentina e America Latina”, conclude il testo.


La Rete dei Sopravvissuti agli Abusi Ecclesiastici di Argentina ha anche aderito alla manifestazione davanti alla Cattedrale di Salta, che si è svolta dalle ore 10.00 di ieri, 12 luglio 2022. I manifestanti hanno chiesto: “Giustizia per le vittime di questi malvagi e l’adempimento effettivo delle pene imposte dalla giustizia degli uomini”. Hanno chiesto alle autorità ecclesiastiche di smettere a proteggerli e a coprirli: “Altrimenti saranno come i politici che dicono una cosa e poi fanno il contrario. Smettila di diventare complici”.


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L’intervista all’ex seminarista abusato: Papa Francesco sapeva da anni cosa faceva suo amico Zanchetta e continua a sostenerlo. “Ci sono tanti accomodamenti e clientelismo”
14 Luglio 2022 Blog dell'Editore
di Vik van Brantegem
e
Ritornando sul tema del nostro articolo di ieri – Zanchetta, l’amico di Francesco condannato in Argentina per abusi sessuali, ottiene il beneficio degli arresti domiciliari. Le proteste non si sono fatte attendere [QUI] – riportiamo di seguito nella nostra traduzione italiana dallo spagnolo l’intervista a M.C. Ci sono tanti soldi e clientelismo: il Papa sapeva da anni cosa faceva a cura di Silvia Noviasky per El Tribuno, il quotidiano di Salta di oggi 14 luglio 2022 [QUI].


El Tribuno – Intervista a cura di Silvia Noviasky – L’ex seminarista abusato da Zanchetta parla degli arresti domiciliari (Riprese di Pablo Yapura).
Ricordiamo che la giornalista d’inchiesta Silvia Noviasky fece scoppiare il caso Zanchetta, con tre articoli tra il 25 dicembre 2018 e il 4 gennaio 2019 su El Tribuno di salta, con cui ha rotto l’omertà sullo “strano caso Zanchetta”, di cui era “proibito scrivere” a Salta [QUI].

M.C. è uno dei due seminaristi abusati da Mons. Gustavo Óscar Zanchetta, dal 1° agosto 2017 Vescovo emerito di Orán, condannato il 4 marzo 2022 in primo grado a 4 anni e 6 mesi di reclusione effettiva per essere stato riconosciuto colpevole di abusi sessuali semplici continuati e aggravati in quanto ministro di culto religioso riconosciuto a danno dei due ex seminaristi che lo avevano denunciato [QUI].

L’ex seminarista abusato da Zanchetta, secondo la sentenza in primo grado, assicura che non riesce a tenera la testa alta e racconta a Silvia Noviasky che dorme a malapena, viste le ultime notizie sul beneficio degli arresti domiciliari concesso a Zanchetta e sull’indagine previa canonica svolta nientemeno che da Don Javier Belda Iniesta, l’avvocato canonista che lo ha difeso nel processo canonico (di cui non si sa niente di niente). M.C. assicura: “Stanno distribuendo molti soldi e stanno andando andando alla carica di coloro che ci hanno sostenuto”.

Nell’intervista che segue, il giovane denuncia la complicità e la protezione di cui gode Zanchetta, anche dopo la sua condanna. In questo senso punta il dito dritto a Papa Francesco – che accusa di aver fatto orecchie da mercante nonostante i precedenti avvertimenti – e all’attuale Vescovo di Orán, Luis Scozzina, O.FM. (anche lui amico stretto di Papa Francesco); continuano a sostenere Zanchetta, e non solo, nonostante la condanna.


M.C. intervistato da Silvia Noviasky (Foto di Pablo Yapura/El Tribuno).
Come è passato il tempo dopo la sentenza?
Difficile. In un certo senso, la sentenza ci ha dato tranquillità, ma è stato un momento che abbiamo dovuto affrontare da soli; non solo io, ma tutti noi che abbiamo vissuto questa esperienza. Dopo tutto questo la Chiesa non ha fornito alcun sostegno. Dobbiamo superare da soli qualcosa che ci ha segnato per tutta la vita.

Qualcuno ha continuato il seminario?
La maggior parte di noi viene dalla Chiesa. Ci sono stati tre che hanno continuato, che aspettano l’ordinazione, ma non arriva mai perché hanno testimoniato a nostro favore nella denuncia. Sono passati tre anni e sono ancora in attesa dell’ordinazione sacerdotale.

Come hai preso la notizia degli arresti domiciliari?
Genera impotenza, irrequietezza, malessere. Penso che i giudici non abbiano tenuto conto di ciò che il rapporto psicologico diceva di lui, che è un manipolatore, che non percepisce la realtà così com’è, ma come vuole che sia. Gli vengono concessi gli arresti domiciliari in un monastero frequentato da bambini e adulti vulnerabili. È qualcosa a cui la Giustizia non sta prestando attenzione; che dove sta andando Zanchetta è un posto dove possono andare delle persone manipolabili.

Se fosse garantito che non ha contatti con nessuno, vi opporreste comunque agli arresti domiciliari?
Sì, perché il processo si è svolto in un piccolo paese, Orán, dove ci conosciamo tutti e dove tutti, In un modo o nell’altro, ci dobbiamo dei favori, perché ci conosciamo o conosciamo i segreti dell’altra persona. Quei favori, da persone di grande potere, mossero cielo e terra in modo che fin dal primo giorno della sentenza se la passava bene. Non è andato in carcere, e quando è andato ci ha trascorso una settimana e da lì è stato ricoverato in una clinica privata. Teniamo conto delle spese di un mese in una clinica privata.
La gente rimprovera che la Chiesa e Scozzina si prendano cura di un condannato, cosa che non li compete. Inoltre, va nella casa che Padre Diego [Calvisi] ha costruito per i preti anziani in pensione, non per ricevere un condannato agli arresti domiciliari. Quindi non si tratta solo degli arresti domiciliari.

Calvisi fu uno dei 5 sacerdoti che denunciarono Zanchetta davanti alla Chiesa.
Sì, ha sostenuto l’intero processo canonico, non solo con la sua testimonianza, ma finanziariamente, perché doveva andare a Buenos Aires, doveva viaggiare, Padre Diego ha preso questo a carico. Per questo trovo così paradossale e così basso che il luogo di una figura così importante in Orán, come Diego Calvisi, venga ceduto a un mascalzone come Zanchetta.

Che cosa si sa del processo canonico per abusi che il Papa ha ordinato di aprire e dell’indagine che ora l’avvocato canonico di Zanchetta, Belda Iniesta, pretende di aprire?
La nostra denuncia canonica non ha mai avuto alcuna risposta, non ne sappiamo niente, se è in corso, impacchettata, niente, semplicemente, l’unica parola che usano è che “questo è segreto pontificio”. Mi stupisco che a questo punto Zanchetta non sia stato ridotto allo stato laicale, ci sono esempi come [Alessandro De] Rossi [QUI], [Emilio Raimundo] Lamas [QUI] che sono stati ridotti, e perché Zanchetta continua con la sua carica di vescovo?

Come mai?
Perché ci sono tanti accomodamenti e clientelismo. E viene da parte di Papa Francesco, che correntemente dice alcune cose nelle sue omelie e fa altre, quando anni fa sapeva tutto quello che si stava facendo, c’erano delle prove, delle foto che venivano presentate a Zanchetta.

Anche con la condanna lo protegge?
Sì, e non solo Francesco. Inoltre c’è un ordine firmato dal Papa per fargli [Belda Inniesta] svolgere questa indagine previa canonica ad Orán. Belda Iniesta interroga su questioni economiche, chiede che presentino fatture smarrite a sacerdoti che davano la caccia a Zanchetta, insinua che i sacerdoti che hanno testimoniato abbiano figli, e così cercano di aprire un caso e denunciarli canonicamente. Questa indagine, tra virgolette “previa”, serve a concentrare tutto lì e lasciare da parte quanto se lo sta passando bene Zanchetta. Con questa indagine cercano un altro colpevole e a ripulire l’immagine di Zanchetta.

Dal tuo caso sono usciti fuori altri, come quello del sacerdote Páez, cosa si sa a riguardo?
La Chiesa si fa male da sola con la sua complicità, perché ci sono altri sacerdoti che hanno ricevuto denunce di abusi e sono stati sospesi. D’altra parte Páez [Don Fernando Páez, un sacerdote amico di Zanchetta] no. Anche lui fu denunciato [per abusi sessuali, di cui abbiamo riferito QUI] e sarà processato. A Páez sono stati dati anche due avvocati e al ragazzo che lo ha denunciato, no. Il vescovado non gli ha chiesto se avesse bisogno di sostegno, se la passa come meglio può e arriverà al processo con un difensore d’ufficio. Com’è possibile che la Chiesa si fa male con la complicità, che si occupa di tutte le spese di Zanchetta, della sua permanenza nel monastero, della clinica privata, degli avvocati?

Gli avvocati canonici Belda Iniesta e Francesco de Angelis fanno parte di questo finanziamento?
Hanno continuato a cercare di fare appello, Iniesta è rimasta ad Orán, cercando un modo affinché Zanchetta non arrivi in carcere o che la permanenza sia più lieve. In questo periodo ha soggiornato in un albergo a 5 stelle e tutte quelle spese gli avvocati non le fanno per amore della verità o per devozione; lo fanno per ripulire l’immagine di Zanchetta e per farlo uscire dal carcere.

In questo contesto, come vede il futuro prossimo della causa?
È abbastanza scoraggiante; ci sono molti soldi in gioco, riferendosi agli avvocati. Ci sono giudici che lo hanno giustificato [il beneficio degli arresti domiciliari] a causa dell’ipertensione. È solo pressione alta, si può tenere sotto controllo. Vale a dire, dopo un mese di controlli, con una dieta che in teoria è per quella patologia, non si potrebbero abbassare la pressione sanguigna?

Se potessi, paghereste degli avvocati per impugnare questa decisione?
Se avesse le risorse, sì, ma bisogna riconoscere che dall’altra parte c’è un’istituzione che pesa, forte, che gestisce molti soldi, con cui le persone collaborano pensando che sia per il bene. Usano per questo l’elemosina.

Come trascorre il tuo cammino di guarigione?
È un processo molto lungo, con la sentenza c’è stata serenità, di poter realizzare se stessi e formarsi come persona in qualsiasi stato di vita si scelga. Ma questi arresti domiciliari destabilizzano emotivamente e sembra che la cosa non finisce mai. Sembra che non ci sia alcun punto in cui uno dice, bene, la Chiesa ha riconosciuto che un vescovo è stato condannato, che doveva andare in prigione, che la Chiesa si assume la responsabilità del suo errore. Ma fa fatica dover riconoscere che un vescovo è stato processato e condannato, e che se la passa il meglio possibile. È qualcosa che sembra non finire mai, che ti trascina indietro, che ti porta via, che ti dà il mal di testa, delle preoccupazioni.

Stai trascorrendo giorni di angoscia con queste notizie?
Sì, la notte scorsa non riuscivo a dormire, sono rimasto sveglio fino alle 5, genera preoccupazione e angoscia, non solo per le decisioni che si stanno prendendo, ma per la persecuzione che c’è sullo sfondo verso le stesse persone che sono dentro la Chiesa, verso sacerdoti che hanno denunciato Zanchetta e che oggi vengono perseguitati. Li spremano, li marchiano in qualche modo, affinché la gente creda che siano loro i colpevoli.

Temi che sarà libero?
Sì, non solo per me, ma per la sua prossima vittima. Quello che passiamo, viviamo, sperimentiamo non lo auguriamo a nessuno, ma la Chiesa sembra cercare per renderlo libero e continuare a fare quello che vuole.
Vorrei mandare un messaggio a Scozzina perché rifletta davvero su quello che sta facendo, e come ha detto nell’omelia per i martiri di Zenta, per ascoltare il grido di dolore della gente; la gente che sta manifestando perché torni in carcere comune. Da vescovo, che ascolti davvero il grido di dolore della gente, che non rimanga nascosto come sta facendo, senza spiegare nulla. Sta aiutando Zanchetta, ma si dimentica delle vittime.
E ai preti che difendono Zanchetta, che provano nessun tipo di vergogna, perché poi vanno a parare dietro un leggio e pensano di essere un gran sacerdote perché sono in Cattedrale, affinché siano più coscienti.
E ai fedeli, che non si lascino accecare da questi sacerdoti, perché la Chiesa alla fine finisce per essere loro, perché questi sacerdoti con l’odore di pecora cercano il proprio interesse, la borsa, non essendo liberi.
 
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