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Stuprò seminaristi. Finalmente arrestato il vescovo Zanchetta, protetto da papa Francesco:: 4 anni e mezzo di carcere da scontare., Nascosto per anni da papa Francesco: non consegna gli atti e gli regala la gestione del patrimonio del Vaticano

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view post Posted on 21/11/2019, 16:04
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La trasparenza zero di papa Francesco non consegna gli atti e gli regala la gestione del patrimonio del Vaticano

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www.ilgiornale.it/news/cronache/vat...si-1787912.html

Vaticano, chiesto l'arresto di mons. Zanchetta per abusi
Il vescovo argentino Gustavo Zanchetta, che Bergoglio ha nominato in Vaticano, potrebbe essere arrestato: mandato di cattura internazionale

Giuseppe Aloisi - Gio, 21/11/2019 - 11:22

Un'altra bufera rischia di abbattersi sul Vaticano. Questa volta il caso interessa uno dei monsignori che papa Francesco ha incaricato in Santa Sede nel corso di questo pontificato: il vescovo Gustavo Zanchetta, che è argentino e che Jorge Mario Bergoglio ha nominato presso l'Apsa, ossia l'ente deputato ad occuparsi dell'amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, potrebbe essere arrestato.

Questo, almeno, è quanto si deduce dalle notizie che sono state riportate nel corso della mattinata di oggi: si parla con insistenza di un mandato di cattura internazionale. Le accuse, a dire il vero, erano già state rese note: si parla di abusi sessuali che il vescovo Gustavo Zanchetta avrebbe compiuto ai danni di due seminaristi. La novità è quella relativa al provvedimento deliberato dalla giustizia argentina. Una mossa che la Santa Sede non può non considerare.

Il "fronte tradizionale", così come viene chiamato, sta attaccando il pontefice argentino per il caso di Zanchetta. Quando gli analisti elencano i consacrati vicini al Papa regnante, ma responsabili di presunti scandali, il nome del vescovo sudamericano non manca mai. Tutto questo accade anche perché c'è una diatriba che riguarda le tempistiche: il Papa, quando ha nominato Zanchetta in un ruolo di vertice del Vaticano, era o no a conoscenza del suo passato, quindi delle accuse che erano state sollevate? La domanda che circola è soprattutto questa. Il Vaticano, sul punto, ha già risposto. E il Papa stesso ha reso noto di come avesse predisposto un'indagine interna. Ma questo non basta a placare gli attacchi dei critici di Jorge Mario Bergoglio, che alimentano sospetti sul fatto che il Papa sapesse eccome di Zanchetta e delle accuse mosse in Argentina.

Stando a quanto riportato da Marco Tosatti su La Nuova Bussola Quotidiana - un articolo che è stato ripreso anche da Dagospia - Zanchetta non sembra essere troppo incline ad affrontare la questione: "Fra l’altro - si legge - la magistrata lamenta che l’imputato non abbia risposto a numerose chiamate telefoniche, né a mail inviate all’indirizzo (e al numero di telefono) che i difensori avevano indicato in maniera volontaria per essere contattato". Jorge Mario Bergoglio, che è per la linea della "tolleranza zero", potrebbe intervenire nel corso dei prossimi giorni.

Le settimane appena trascorse, per la Santa Sede, non sono state troppo semplici: prima lo scandalo sulle presunte operazioni finanziarie, con le acquisizioni di documenti ed apparati elettronici presso alcuni uffici della Segreteria di Stato, poi questa vicenda, che interessa in via diretta un monsignore incaricato presso un organo della Santa Sede. La contromossa potrebbe essere rappresentata dalla riforma della Curia romana, che dovrebbe semplificare di molto la gestione degli affari ecclesiastici e che dovrebbe intervenire anche sull'organizzazione interna. Si dice che il testo sia quasi pronto. Ma intanto gli scandali continuano ad abbattersi sul Vaticano.

www.ilmessaggero.it/vaticano/papa_...ia-4877431.html

Papa Francesco, la tegola della richiesta di arresto per abusi del vescovo Zanchetta
VATICANO
Giovedì 21 Novembre 2019 di Franca Giansoldati
Papa Francesco, la tegola della richiesta di arresto per abusi del vescovo Zanchetta
Bangkok (Thailandia) - Sul viaggio del Papa in Thailandia oggi è cascata una tegola proveniente dall'Argentina, dove un magistrato ha spiccato un mandato di arresto nei confronti di monsignor Gustavo Zanchetta, l'ex arcivescovo di Orano, una figura molto vicina al pontefice e fino a poco tempo fa assessore all'Apsa. L'accusa è di violenza sessuale aggravata. Per Francesco sicuramente è una brutta notizia che va a guastargli la giornata.

Zanchetta ormai è cittadino vaticano e dal 2015 risiede a Santa Marta. Era stato Papa Francesco a chiamarlo in curia quattro anni fa, per aiutarlo a risolvere una serie di problemi che erano nati nella diocesi di Orani, legati però non tanto ad abusi ma al suo rapporto burrascoso con il clero locale e ad una presunta mala gestione finanziaria.

Il caso Zanchetta è ben conosciuto in Vaticano ed è fonte di enormi imbarazzi da un paio d'anni in qua, quando l'accusa di presunti abusi è emersa. Il magistrato, secondo quanto venne pubblicato da El Tribuno, lo ha accusato di avere molestato due seminaristi. Il giornale argentino aveva anche reso noto che sul cellulare dell'arcivescovo erano state trovate delle fotografie oscene su una sua relazione omosessuale.

Vaticano, a un vescovo argentino affidato il compito di controllare meglio l'Apsa

Il Papa non ha mai voluto parlare direttamente di queste vicende anche se l'anno scorso, alla televisione messicana Televisa, aveva accennato che Zanchetta sarebbe restato in Vaticano perchè nel dubbio bisogna sostenere il presunto colpevole. In dubbio pro reo. Zanchetta si proclama innocente.

Tutto ora dovrà chiarirsi in tribunale anche se tecnicamente non è prevista nessuna estradizione dal Vaticano all'Argentina in assenza di accordi. Spetterà il Papa decidere cosa fare. E non sarà una scelta facile.


Ultimo aggiornamento: 15:01

Edited by pincopallino2 - 12/4/2022, 19:45
 
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http://ilsismografo.blogspot.com/2019/11/a...i-mons.html?m=1

venerdì 22 novembre 2019
Argentina
Dichiarazione di mons. Gustavo Zanchetta in relazione alle ultime notizie pubblicate sulla sua persona
(a cura Redazione "Il sismografo")

Roma, 21 novembre 2019
Come portavoce e rappresentante canonico di Mons. Gustavo Zanchetta, in riferimento alle notizie circolate negli ultimi giorni relative ad una apparente richiesta di emissione di un ordine di cattura internazionale contro di lui, a petizione dell’interessato desideriamo manifestare che:
In primo luogo si tratterebbe, lo si ricorda, di una semplice richiesta da parte del Pubblico Ministero – secondo quanto si può dedurre dalle informazioni pubblicate, ad esempio, dal sito web della Procura di Salta – e non certo di un ordine emanato dall’autorità giudiziale competente.
In secondo luogo, il Pubblico Ministero sostiene che la volontà dell’imputato sia quella di non presentarsi a giudizio, visto che l’imputato non avrebbe risposto né a chiamate telefoniche né ad e-mail.
A questo proposito, anche se nel domicilio situato in Argentina non si è ricevuta alcuna notificazione, Mons. Zanchetta ritiene di ricevere correttamente le opportune notifiche quando queste avvengano nelle modalità indicate nel messaggio di posta elettronica nel quale gli veniva inviato il certificato di notifica; nel siffatto messaggio lo si avvertiva che la ricezione della mail comportava la notifica, senza sollecitare conferma né nessun’altra azione da parte sua.
“Mons. Gustavo Zanchetta: con la presente trasmetto in allegato la notifica di citazione a giudizio emessa in data 01/11/2019 nella causa JUI n. 60.843/19 dal Tribunal de Juidicio Sala II – Distrito Orán del Poder Judicial de Salta – Argentina; e il certificato che lo cita a comparire di fronte al menzionato Tribunale in data 27/11/2019 alle ore 9.00 per la ratifica del domicilio e la conferma della difesa. Lo si informa che conformemente alla Resolución del Juzgado de Garantías Segunda Nominación, emessa in data 22/08/2019, si è stabilito come mezzo di notificazione nella presente causa il suo telefono personale e la presente e-mail. Ciò vale come notifica legale”.
In terzo luogo, non è ammissibile qualificare la condotta processuale di Mons. Zanchetta come un rifiuto a presentarsi in giudizio: quest’ultimo, infatti, ha sempre collaborato con la giustizia, tanto è vero che lo stesso Giudice argentino, nella sua decisione del 23 agosto di quest’anno, ha accolto la richiesta della Difesa di revocare le misure cautelari a lui imposte previamente, affermando che:
“l’Imputato Zanchetta nello stesso momento in cui ebbe conoscenza della denuncia nei suoi confronti si presentò spontaneamente davanti al tribunale penale … allo stesso modo, a seguito dell’ordine del Tribunale di presentarsi in giudizio il giorno 08/08/19, costui si presentò regolarmente nel momento e nella forma previsti dalla Legge … lo stesso assicurò continuamente la sua collaborazione con la Giustizia … da queste azioni dell’imputato può desumersi che Egli ha rispettato le condizioni necessarie per lo svolgimento delle indagini … avendo prestato le sue dichiarazioni in forma spontanea … la condotta dell’imputato non permette di sospettare in alcun modo che lo stesso non collaborerà con la Giustizia”.
Dal momento in cui il Giudice ha rivelato la menzionata condotta collaborativa di Mons. Zanchetta non si è verificato alcun cambio di attitudine; pertanto non si spiega la richiesta del Pubblico Ministero argentino, anche perché nel caso specifico non è nemmeno adducibile il principio di necessità.
In quarto luogo, sorprende molto la pubblicazione, nel sito web della Procura, della documentazione oggetto del processo penale non ancora sottoposta al legittimo contradditorio, compresi i documenti che afferiscono all’intimità dell’imputato. Tutto ciò comporta la costruzione di una immagine negativa di Zanchetta la cui colpevolezza deve ancora essere dimostrata in giudizio. Gravissima è poi la lesione dei principi fondamentali della tutela dell’intimità e della presunzione di innocenza perpetrata dalla stessa autorità che, nell’esercizio delle sue funzioni, dovrebbe agire come garante di tali diritti.
Infine, si dichiara che Mons. Zanchetta è la prima persona ad avere l’interesse a che sia acclarata tutta la verità sul caso, al fine così di ripristinare la sua dignità ed il suo onore. Per tale ragione continuerà a collaborare attivamente come ha fatto fino a questo momento e come le stesse autorità competenti hanno riconosciuto. Per questo, nonostante quanto rilevato nel punto precedente, Mons. Zanchetta dichiara la sua completa convinzione che sia l’Autorità giudiziaria che il Pubblico Ministero, nell’applicazione scrupolosa della Legge, agiranno garantendo i diritti di tutte le parti coinvolte nel processo, in modo che prevalga il solo anelito di giustizia, alla quale conducono i sentieri intrapresi con senso di legalità e onestà.
Dr. Javier Belda Iniesta
Professore ordinario di Diritto Canonico
Rappresentante Canonico e portavoce di Mons. Zanchetta
 
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view post Posted on 27/11/2019, 14:34

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www.clarin.com/sociedad/acusado-ab...0_XqnhICyP.html

In oran

Accusato per abuso sessuale, il vescovo Gustavo Zanchetta è arrivato a Salta per comparire davanti alla giustizia
È stato convocato dal giudice che indaga sulle accuse contro il sacerdote, che sarà dichiarato "inadempiente" se non appare prima delle 9:00.

L'ex vescovo Gustavo Zanchetta e il suo avvocato Javier Belda Iniesta sono arrivati ​​martedì all'aeroporto nella città di Salta. EFE / Jan Touzeau

Irene Hartmann

COMMENTI(3)
26/11/2019 - 14:04
Clarin.com società
L'interesse è " cancellare il suo buon nome e la fama" . Pochi giorni fa e con queste parole, il portavoce del vescovo di Salteño Gustavo Zanchetta ha annunciato che il prete sarebbe effettivamente venuto in Argentina, in risposta alla citazione della giudice María Laura Toledo Zamora, che lo indaga per abusi sessuali . Anche se rimane vedere Zanchetta stesso entrare nella Sala II della Corte del Giudizio di Orano, il suo arrivo da Roma all'aeroporto di Salta, questo martedì mattina, è un chiaro segnale che l' amico di Papa Francesco proverà, a tutti i costi, specificare tale obiettivo "pulizia".

Zanchetta ha viaggiato da Roma accompagnato dal suo avvocato canonico e portavoce, Javier Belda Iniesta, e non ha rilasciato dichiarazioni alla stampa. Ma questo mercoledì alle 9 scade il termine per apparire davanti alla Corte, quindi devi trasferirti a San Ramón de la Nueva Orán, 270 chilometri a nord della capitale di Salta, un'area che conosci bene, dal 2013 al 2017 Era responsabile della diocesi di quella città .

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In un dialogo con Clarín , il giudice Toledo Zamora ha spiegato che "è un'audizione al solo scopo dell'imputato che conferma il domicilio procedurale e conferma chi sarà il suo avvocato difensore. Attualmente, la sua difesa è esercitata dal difensore civico ufficiale Enzo Giannotti Inoltre, sarai informato della costituzione del tribunale giudiziario e ti verrà data una copia cartacea dell'ID che è stato inviato all'indirizzo registrato e un messaggio di posta elettronica fornito. "

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Il vescovo Gustavo Zanchetta è stato responsabile della diocesi di New Oran tra il 2013 e il 2017. Ha due denunce di abusi sessuali. EFE / Jan Touzeau
Il vescovo Gustavo Zanchetta è stato responsabile della diocesi di New Oran tra il 2013 e il 2017. Ha due denunce di abusi sessuali. EFE / Jan Touzeau

Quella del "domicilio stabilito" e della "email fornita" non è un problema minore per il giudice. Come ha spiegato a Clarín un'alta fonte giudiziaria di Salteña , "né per posta né per telefono ... non è venuto a conoscenza di nessuna delle comunicazioni del giudice ed è per questo che il pubblico ministero è uscito in difesa della magistratura. Non ha preso alluso a ".

Ecco perché, una settimana fa, il pubblico ministero della violenza di genere e dei crimini contro l'integrità sessuale di Orano, María Soledad Filtrín, anticipando l'ipotetico scenario del vescovo "infliggere fallo" questo mercoledì, ha chiesto alla corte di emettere la " ribellione " dell'accusato e concreta una richiesta di cattura internazionale , in caso di non partecipazione all'appuntamento giudiziario.

La richiesta del procuratore ha suscitato una risposta da parte di Belda Iniesta, portavoce di Zanchetta, che ha inviato ai media una nota in cui affermava che l'ex vescovo " non ha luogo sconosciuto o è rifugiato o fuggito dalla giustizia", ma è "presso la residenza indicata alle autorità giudiziarie quando fu convocato da loro ".

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Zanchetta era stato denunciato il 6 febbraio di quest'anno da un giovane che sosteneva di aver subito " episodi di contenuto sessuale " dall'ex vescovo nel 2017, nella costruzione del seminario Juan XXIII e in una casa privata a Los Toldos. Un altro seminarista lo ha denunciato giorni dopo per eventi simili "nella casa parrocchiale di San Antonio, nell'edificio del seminario Juan XXIII e nella casa vescovile", dal 2016.

La successiva richiesta di elevazione alla prova includeva il risultato di una serie di abilità psichiatriche , in cui si concludeva che "ha una personalità con tratti psicopatici (indicatori di manipolazione, emozioni superficiali, scarsa capacità empatica)" e " non presenta psicosi , né alcun altro disturbo mentale che altera il rapporto con la realtà ".

Il rapporto ha aggiunto che "è collegato attraverso interrelazioni disparate , esercitando potere sull'altro e può comprendere il comportamento mostrato e discernere gli atti socialmente riprovevoli". In altre parole, la parte ha concluso: " Zanchetta può dirigere liberamente le sue azioni ".

Gustavo Zanchetta, l'ex vescovo di Orano accusato di abusi sessuali. (AP)
Gustavo Zanchetta, l'ex vescovo di Orano accusato di abusi sessuali. (AP)

Porte aperte
Un momento importante in questa storia è stato quando, il 31 luglio 2017, Zanchetta si è dimesso dal vescovato con l'incarico, accusando problemi di salute . Lasciò l'Argentina, si stabilì in Spagna e ad un certo punto si trasferì a Roma, prontamente in Vaticano , nell'ambito del quale Papa Francesco lo nominò consigliere dell'Entità per l'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), ente che gestisce i beni e le proprietà della Curia romana. È comune ascoltare versioni che collegano la rapida uscita del vescovo - e il successivo fidanzamento di Francisco - con un'ovvia paura di essere denunciati.

Mesi dopo, nel dicembre 2018 e avvertito degli episodi per i quali è ora interrogato, il Papa lo avrebbe separato da quella posizione, qualcosa che una fonte consultata ha messo in dubbio, sostenendo che, sui giornali, è ancora lì, Per non parlare del fatto che detiene il titolo di " vescovo emerito ". Allo stesso tempo, non si può negare che alla fine dello scorso maggio il Papa si sia pronunciato pubblicamente a favore di sottoporre Zanchetta a un giudizio canonico (ecclesiastico). E se ritenuto colpevole, verrà espulso dal sacerdozio .

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Per ora, la copertura della causa per la quale dovrebbe essere notificata è " Zanchetta, Gustavo Oscar per un semplice abuso sessuale ha continuato ad essere aggravato dal fatto di essere stato commesso da un ministro di culto religioso riconosciuto a scapito di GGFL e CM ." Non c'è ancora una data programmata. per l'inizio del processo, la cui corte sarà composta da María Laura Toledo Zamora, Héctor Fabián Fayos e Raúl Fernando López.

Sotto un'altra corsia, la giustizia di Salta indaga anche sulla possibile truffa allo Stato o all'amministrazione fraudolenta durante il periodo in cui Zanchetta era vescovo di Orano. Infatti, il 7 novembre è stata perquisita la sede del vescovato, dove computer e documentazione sono stati rapiti con informazioni contabili per il periodo 2013-2017, in supporto digitale e cartaceo. Verranno valutati tutti gli oggetti sequestrati.
 
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il caso
Il Papa vuole i responsabili dello scandalo in Vaticano

di Massimo Franco10 giu 2020
Il Papa vuole i responsabili dello scandalo in Vaticano

l Papa vorrebbe che lo scandalo del palazzo di Londra si chiudesse quanto prima, magari entro giugno: con nomi e cognomi dei responsabili di quella che si configura come una «stangata». Ma è improbabile che si rispettino i tempi rapidi chiesti da Francesco alla giustizia della Santa Sede. Lo scaricabarile su un’operazione che odora di truffa sta impazzando. «Si fronteggiano ex e nuovo Sostituto della Segreteria di Stato», sostiene una delle persone coinvolte, «con lo Ior sullo sfondo ed i Promotori e la Gendarmeria che tessono la propria narrativa». Ma evocare i nomi del cardinale Giovanni Angelo Becciu, l’ex, e di monsignor Edgar Pena Parra, attuale Sostituto, rischia di semplificare un conflitto combattuto con la pletora di mediatori e finanzieri coinvolti nella compravendita dell’edificio in Sloane Avenue 60. Dietro quell’«affare» che avrebbe fatto spendere finora al Vaticano 350 milioni di euro per un palazzo comprato nel 2012 da una società a circa 150, affiora un mondo pronto a difendersi nel momento in cui si sente minacciato.

Jorge Mario Bergoglio è tuttora deciso a raddrizzare le finanze vaticane dopo i tentativi compiuti in oltre sette anni. Il nuovo codice sugli appalti ne sarebbe la controprova. In più, sta per nominare un numero due all’Apsa, la cassaforte immobiliare della Santa Sede. E sembra volere rilanciare le riforme affidate nel 2014 al cardinale australiano George Pell; ma interrotte bruscamente dal processo per molestie, con l’assoluzione di Pell in appello a Melbourne, e dal siluramento quasi in contemporanea del revisore dei conti Libero Milone, nel 2017. Ma del processo a Pell, un amico di Francesco sostiene che è stato imbastito «con cannoni australiani e munizioni vaticane»: come dire che qualcuno aveva interesse a metterlo fuori gioco per colpire lo stesso pontefice. La sensazione è che ora la guerra tra cordate finanziarie sia esplosa di nuovo. Dopo l’arresto del mediatore Gianluigi Torzi, al termine di un drammatico interrogatorio di alcuni giorni fa in Vaticano, lo scontro si è inasprito.

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E’ stata fatta filtrare la notizia che Francesco il 26 dicembre del 2018 ha incontrato Torzi e la famiglia a Casa Santa Marta, la sua residenza vaticana, con tanto di foto. E il finanziere Raffaele Mincione, ex proprietario del palazzo dello scandalo, ha evocato ricadute traumatiche dell’inchiesta in corso. Il 6 giugno ha dichiarato all’agenzia Adnkronos: «C’è una foto di Torzi con il papa, io ce l’ho. Ha avuto questo incarico da Pena Parra, messo dal papa. …Pena Parra verrà arrestato, immagino, insieme a Torzi, visto che è lui che ha delegato…». E ancora: «Lì è in corso una guerra politica, giusto? Il papa va d’accordo con Becciu? No. E chi ha messo il papa al posto di Becciu? Pena Parra. Ecco, il palazzo lo ha comprato lui, che è arrivato dopo quell’altro, su ordine del papa». Troppo semplice, forse. Viene il dubbio che sia un tentativo di scaricare sul passato recente operazioni partite all’inizio del pontificato. Si indovina un formicaio di interessi opachi, sfiorati dalle ultime decisioni papali. Si parla di documenti coi quali da Casa Santa Marta sono stati autorizzati i movimenti di denaro dell’Obolo di San Pietro per gli investimenti immobiliari. E si conferma la sensazione che la cerchia bergogliana sia infiltrata e usata da personaggi a dir poco controversi, ecclesiastici e non, col pontefice strattonato da segnali contrastanti.

La vera domanda è come mai, per decidere alcuni investimenti all’estero, il Vaticano si infili in vicende così opache. Il pasticcio immobiliare rimanda a mediazioni nelle quali appaiono e scompaiono decine di milioni di euro; e passaggi azionari nei quali non è chiaro se alcuni esponenti della Santa Sede siano vittime o complici, o entrambe le cose. La magistratura sta cercando cinque milioni di euro scomparsi nella trattativa tra Torzi e il Vaticano. Ma probabilmente ci sono altri rivoli di denaro da rintracciare all’estero. L’esito non è scontato. Tra l’altro, ci si chiede chi in futuro accetterà di farsi interrogare in Vaticano, col rischio di essere messo in carcere. Il papa appare deciso ad andare fino in fondo: ne va della credibilità di un pontificato che sulle riforme ha vissuto alti e bassi; e che nei giorni scorsi ha potuto registrare il raddoppio degli utili dello Ior, saldamente in mano al direttore «bergogliano» Gianfranco Mammì. Anche all’Apsa, come accennato, aspettano la nomina del nuovo numero due: un «laico» italiano. Ma intanto a metà maggio, finito l’isolamento per il Covid-19, i dipendenti hanno avuto una sorpresa: sarebbe ricomparso monsignor Gustavo Zanchetta, amico di Bergoglio, contro il quale la magistratura argentina ha spiccato nel novembre del 2019 un mandato di cattura per abusi sessuali. Zanchetta, nominato «assessore» dell’Apsa nel 2017, avrebbe ripreso il suo lavoro: un altro dei misteri di questa fase.
 
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view post Posted on 29/9/2020, 16:49

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https://www.aldomariavalli.it/2020/09/28/l...-dallaustralia/


28
SET
La mia intervista a “La Verità” sugli scandali vaticani (e intanto Pell rientra dall’Australia)
Saved in: Blog by Aldo Maria Valli
Cari amici di Duc in altum, vi propongo l’intervista che mi è stata fatta da Alessandro Rico per il quotidiano La Verità. Intanto (vedi notizia sotto) il cardinale Pell torna in Vaticano…

***

Il vaticanista Aldo Maria Valli ci scherza su: «Alla luce del caso Becciu, il Papa valuti l’ipotesi di circondarsi di cardinali e monsignori figli unici…».

Allude ai fratelli di monsignor Angelo Becciu?

«Quando uscirà l’enciclica Fratelli tutti, qualcuno potrebbe pensare male…».

Dunque, è vero che l’obolo di San Pietro è stato usato per l’acquisto dell’immobile a Londra e che i soldi della Caritas sono finiti alla coop del fratello di Becciu?

«Non ho in mano le carte e non posso giudicare. Il problema è capire perché questi scandali scoppiano sempre più spesso».

Che idea s’è fatto?

«Le finanze vaticane sono senza pace da decenni. Penso al licenziamento di Ettore Gotti Tedeschi, che voleva fare pulizia, dallo Ior. O, risalendo fino agli anni Settanta, al coinvolgimento di monsignor Paul Marcinkus nel crac del Banco Ambrosiano e in altre vicende oscure».

Qual è la causa?

«Nelle casse del Vaticano confluiscono da tutto il mondo somme enormi. Ma le amministrazioni e i centri di spesa sono tanti e differenziati».

Quindi?

«Molti hanno fatto in modo di non dover rendere conto a nessuno. Ne sa qualcosa il cardinale George Pell».

Il quale, ostacolato dal segretario di Stato, Pietro Parolin, e dallo stesso Becciu, voleva centralizzare le finanze della Santa Sede.

«Nel 2014 fu nominato prefetto della nuova Segreteria per l’economia, proprio per centralizzare e controllare le amministrazioni».

Obiettivo fallito?

«Io andai in Vaticano per vedere come lavorava la Segreteria».

Cosa scoprì?

«Un collaboratore di Pell mi raccontò della fatica che facevano, con scarsi risultati, nel farsi dare i conti dalle amministrazioni vaticane».

Non consegnavano le carte?

«Questi conti, spesso, nemmeno esistevano. O erano stilati in modo approssimativo, magari per celare operazioni opache. Era una situazione di anarchia».

Che non fu sanata.

«Sappiamo come finì Pell».

Travolto dal processo per abusi in Australia, in cui alla fine è stato assolto. Allora, la regia dello scandalo fu vaticana?

«Non lo penso. Ma sicuramente vennero stappate bottiglie di spumante, in Vaticano, per la brutta fine di Pell…».

La «fine» di Pell, però, non è stata un caso isolato, giusto?

«Niente affatto. Pensi a Gotti Tedeschi, che era stato messo allo Ior per gli stessi motivi di Pell».

E Libero Milone, il revisore dei conti, poi licenziato?

«Idem. E non dimentichi Carlo Maria Viganò: dal 2009 al 2011 fu segretario generale del Governatorato. Tentò di razionalizzare le spese, di stroncare il clientelismo. Parlò con il Papa di sperperi di denaro, fenomeni di corruzione e operazioni finanziarie o appalti opachi».

Ad esempio?

«Il presepe di Piazza San Pietro del 2008, costato qualcosa come 550.000 euro».

A cosa portarono le indagini di monsignor Viganò?

«Fu allontanato: trasferito negli Usa come nunzio. Il problema, alla fine, è sempre quello».

Ovvero?

«Chi lavora per la trasparenza viene estromesso, mentre le amministrazioni vaticane vogliono restare svincolate da ogni controllo. Inclusa la Segreteria di Stato».

Ma papa Francesco vuole davvero fare pulizia?

«La narrativa dominante è quella del povero Papa solo, tradito dai collaboratori».

Le cose non stanno così?

«Il Papa non è stato eletto ieri. Ormai, tutti i principali incarichi nella curia romana sono coperti da persone scelte da lui. Eppure…».

Eppure?

«Tutto verte intorno ad accuse che nascono spesso da carte uscite sulla stampa, con l’interessato che si difende… E alla fine non succede nulla».

In che senso?

«Non c’è un vero processo. Ci sono provvedimenti repentini del Papa, che di tanto in tanto fa saltare qualche testa».

Lo stesso Becciu si è lamentato di questa sorta di giustizialismo.

«Esatto. Ma come si può pensare di amministrare il Vaticano in questo modo? Io comincio a pensare che il problema stia proprio a Santa Marta, forse nelle caratteristiche psicologiche di questo Pontefice».

Cosa intende?

«Si racconta che Francesco passi rapidamente dall’entusiasmo per una persona alla condanna, e che in questi passaggi si lasci influenzare facilmente».

Ad esempio?

«Un prelato liquidato così: “Mi dicono che lei sia diventato mio nemico”. Si tagliano teste in base ai “mi dicono”? Qualcuno ha parlato di clima da junta sudamericana».

Condivide?

«Non siamo lontani dal vero. Ci troviamo spesso di fronte a provvedimenti soggettivi, dettati dalle circostanze, presi in base a chi vince la guerra tra bande. È molto triste, soprattutto per noi credenti».

Da dove dovrebbe partire la pulizia delle finanze vaticane?

«Dall’indagine affidata a tre cardinali – Julián Herranz, Josef Tomko e Salvatore De Giorgi – da Benedetto XVI».

A quando risale?

«Iniziò dopo il Vatileaks. I tre lavorarono bene. Ricorda la foto dei due Papi a Castel Gandolfo?».

Benedetto e Francesco?

«Sì, con lo scatolone consegnato da Benedetto a Francesco, quasi un passaggio di consegne».

Ebbene?

«Di quel rapporto non si parla più. Quali sono stati i risultati? Chi era implicato? Se serve più trasparenza, questo rapporto dovrebbe saltare fuori».

L’obolo di San Pietro dovrebbe servire a finanziare la carità del Papa. Ma investirlo non può servire ad accrescerne la dotazione?

«Il denaro per le attività caritative deve essere utilizzato solo per quelle. Le altre somme possono essere certamente investite, il Vaticano lo fa dall’Unità d’Italia, quando la Santa Sede si è trovata senza risorse di altro tipo e poi, dopo i Patti lateranensi del 1929, con le somme ricevute in risarcimento di espropri e beni confiscati».

In fondo, una Chiesa «povera» rischia di essere anche una Chiesa senza mezzi per la carità.

«Quella della Chiesa “povera per i poveri” è una retorica assurda. Per evangelizzare, la Chiesa ha bisogno di risorse. Ma deve trovarle in modo onesto e trasparente…».

Nella vicenda dell’immobile di Londra, colpisce la facilità con cui gli investitori ecclesiastici sono stati avvicinati da speculatori inaffidabili. Come mai?

«Anche questa è una costante. La mancanza di trasparenza e la sensazione di essere svincolati da ogni regola attirano i disonesti».

Lo scandalo londinese parte dal fallito investimento nel fondo petrolifero angolano.

«Esattamente».

Lei ha scritto che monsignor Becciu, da nunzio apostolico in Angola, intratteneva «frequentazioni e amicizie quanto meno sospette». A cosa si riferiva?

«A una fonte vaticana che mi ha riferito che, nel periodo angolano, Becciu venne a contatto con italiani che, da quelle parti, non si comportavano in modo molto corretto…».

A Roma sapevano?

«Ci fu una richiesta per far rientrare Becciu in Italia. E che lui abbia pensato di investire nel petrolio, conferma che fosse coinvolto in vicende strane».

Francesco sarebbe furioso per il presunto dossieraggio di Becciu ai danni di uomini a lui vicini, come monsignor Gustavo Zanchetta, accusato in Argentina di abusi sui seminaristi. A giugno, è stato avvistato in Vaticano…

«Sì, pare si trovi lì».

Dal sinodo sugli abusi è emersa una volontà punitiva, di nuovo, quasi giustizialista, ma Zanchetta, accusato di abusi, continua a ricoprire l’incarico di assessore all’Apsa?

«Ha ragione. C’è una totale mancanza di trasparenza e di rigore. Tutto è affidato agli umori del Papa: si può essere protetti, o cadere in disgrazia, o finire nelle mani della giustizia esterna».


L’effetto degli scandali, sull’opinione pubblica, quale sarà?

«Vedo un grande calo di fiducia nelle gerarchie. E questo calo di fiducia si sta trasformando in un calo di donazioni».

Avremo finalmente la Chiesa “povera per i poveri”…

«In effetti, si può iniziare ad avanzare un sospetto».

Quale?

«Un Papa che ha destrutturato tutto, inclusa la sua figura, non vorrà per caso destrutturare anche il governo centrale della Chiesa per toglierle risorse?».

A che pro?

«Per rendere la Chiesa sempre più annacquata, mescolata al mondo, priva d’identità, sempre più simile a una grande Ong».

Domani il Segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, doveva visitare Francesco. Ma il Papa ha detto no.

«Speravo che Pompeo e l’amministrazione Trump riuscissero a far rinsavire il Papa, che ha scelto una linea incomprensibile di cedimento al regime comunista di Pechino».

Il Papa deve rinsavire?

«Le relazioni dalla Cina parlano di un peggioramento delle condizioni dei cattolici da quanto è stato firmato l’accordo con il regime».

Che è tuttora segreto.

«Anche per chi dovrebbe conoscerlo, come il povero cardinale Joseph Zen. Qui è in gioco la libertas Ecclesiae. E non solo».

Che altro?

«Scendere a compromessi con il regime significa anche mancare di rispetto a schiere di martiri».

Addirittura?

«Pensi solo a vescovi come Ignazio Kung Pinmei, trent’anni di carcere, morto in esilio, o Giulio Jia Zhiguo, più di quindici anni in prigione. È inaccettabile».

Inaccettabile?

«Personaggi di spicco in Vaticano, tipo l’arcivescovo Marcelo Sánchez Sorondo, molto ascoltato da Francesco, dicono che la Cina è il Paese nel quale la Dottrina sociale della Chiesa è applicata meglio. È pazzia».

In effetti…

«Questo va detto chiaramente, nel nome di chi in Cina, tutti i giorni, patisce la persecuzione».

Fonte: La Verità

**********************************************

E il papa richiama Pell

Il cardinale George Pell è atteso in Vaticano in settimana dall’Australia. Il prefetto emerito della Segreteria per l’Economia dovrebbe volare da Sidney a Roma domani 29 settembre, a quanto riportato dall’Heralds Sun. Il ritorno di Pell cade a pochi giorni dalla clamorosa defenestrazione del suo “rivale” cardinale Giovanni Angelo Becciu, che giovedì sera il papa ha dimissionato da prefetto delle Cause dei santi togliendogli anche i privilegi connessi al cardinalato.Una notizia commentata a stretto giro di posta da Pell per mezzo di un comunicato: “Il Santo Padre è stato eletto per pulire le finanze vaticane. La partita è lunga e bisogna ringraziarlo e fargli le congratulazioni per gli ultimi sviluppi”.A inizio pontificato il porporato australiano fu nominato da Jorge Mario Bergoglio prefetto della Segreteria vaticana per l’Economia (2014-2019), ma nel 2017, con il beneplacito del papa, tornò in Australia per difendersi in tribunale dalle accuse, formulate dalla polizia e dalla Procura dello Stato australiano di Victoria, di abusi sessuali su minori. Condannato in primo grado, incarcerato per quattrocento giorni, è stato scagionato dall’Alta corte australiana alla fine dell’anno scorso, tornando libero. Durante il suo periodo in Vaticano – ora gli è succeduto il gesuita spagnolo Juan Antonio Guerrero – i suoi programmi di riforma delle finanze vaticane e i suoi modi bruschi gli procurarono numerosi nemici ed ebbe con Becciu, in particolare, rapporti tesi. Ora ha concluso il suo comunicato con un auspicio: “Spero che continui la pulizia sia in Vaticano sia a Victoria”. A certificare i cattivi rapporti “professionali” tra Pell e Becciu è stato lo stesso cardinale sardo in occasione di una conferenza stampa di autodifesa dalle accuse di peculato e favoreggiamento che gli ha fatto il Papa in un incontro avvenuto giovedì pomeriggio. “Con il cardinale Pell – ha detto Becciu – c’è stato del contrasto professionale perché noi la vedevamo in un modo e lui voleva applicare leggi che non erano state promulgate. Sapevo che lui ce l’aveva con me e un giorno gli ho chiesto udienza. Lui mi ha ricevuto, ha voluto che fosse presente anche il suo segretario. Mi ha fatto un interrogatorio, se io credevo nella riforma, se ero contro la corruzione, se ero con l’Apsa o con la Segreteria… ci siamo lasciati bene. In un’altra occasione, in presenza del papa, discutevamo di come usare i fondi della Segreteria di Stato, io davo dei suggerimenti e lui a un certo punto mi ha tacitato: ‘Lei è un disonesto’, ha detto, e io lì ho perso la pazienza. Gli ho detto che i miei genitori mi hanno insegnato l’onestà e che disonesto è il peggior insulto che mi si poteva fare. Il papa alla fine mi ha detto ‘hai fatto bene’. Ma ricordo anche che quando Pell tornò in Australia (per difendersi in tribunale dalle accuse di pedofilia, ndr.), io gli ho scritto un biglietto così: ‘Cara Eminenza, malgrado i contrasti professionali, soffro per queste accuse e da sacerdote mi auguro che verrà pienamente provata la sua innocenza. La saluto e l’abbraccio’. Se Pell è ancora convinto che io sia disonesto non ci posso fare niente”. Ora Pell torna a Roma.

Fonte: askanews
 
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view post Posted on 18/2/2022, 10:13

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https://www.ilmessaggero.it/vaticano/argen...so-6510679.html

A processo per abusi l'amico di Papa Francesco, tra tutti il
9 ore fa — ​Monsignor Zanchetta accusato di abusi sessuali in seminario,. ... slittato di diversi mesi a causa del ritardo per il mancato invio dei documenti vaticani.

A processo per abusi l'amico di Papa Francesco, tra tutti il caso di monsignor Zanchetta è il più 'bollente'
di Franca Giansoldati
4 Minuti di Lettura

Venerdì 18 Febbraio 2022, 00:42
Città del Vaticano – L'amico vescovo argentino del Papa, Luis Zanchetta, accusato di abusi su due ex seminaristi in Argentina, verrà processato tra pochi giorni a Orano, la città nella quale questo prelato ha guidato la diocesi dal 2013 al 2017. In quell'anno fu raggiunto da alcune denunce e Francesco per aiutarlo lo ha fatto arrivare in Vaticano, garantendogli l'immunità e creandogli un posto in curia ad hoc. “In dubbio pro reo” ha ripetuto il pontefice in una intervista a Valentina Alazraki di Televisa, («dopo la denuncia alla nunziatura (…) l’ho fatto venire qui e gli ho chiesto la rinuncia»). E' forse il caso di abusi e cattiva condotta più scomodo e imbarazzante che esiste in curia, proprio per i legami evidenti con il pontefice.

Secondo il giornale argentino Il Tribuno, e secondo l'agenzia Adista, in vista del processo imminente gli avvocati di Zanchetta hanno richiesto al Vaticano i documenti del processo canonico celebrato a suo carico, che si è tenuto nel 2019 alla Congregazione per la Dottrina della Fede ma del quale non si è mai saputo nulla, nonostante i giornalisti abbiano più volte fatto richieste. La trasparenza tanto dichiarata anche stavolta si è rivelata pari allo zero assoluto. In Argentina il processo è così slittato di diversi mesi a causa del ritardo per il mancato invio dei documenti vaticani. Il giudice, alla fine, ha ordinato di avviare il processo.


I fascicoli vaticani che non sono mai arrivati in Argentina sarebbero dovuti arrivare, in base ad una norma approvata nel 2019 dal Pontefice («non sono coperti dal segreto pontificio le denunce, i processi e le decisioni riguardanti i delitti» anche in materia di abusi su minori).

Zanchetta che fino a pochissimo tempo fa era stato visto a Santa Marta dove risiede e dove lavora, si era dimesso per motivi di salute dal ruolo di vescovo nell’agosto del 2017. Le accuse di abusi erano arrivate in nunziatura a Buenos Aires creando non poco scompiglio, anche perchè Zanchetta era stato nominato vescovo nel 2013 proprio da Papa Francesco.

Formalmente il caso è esploso nel 2015 quando le autorità ecclesiastiche argentine ricevettero una serie di denunce, tra cui alcuni selfie sul telefonino di Zanchetta piuttosto espliciti, immagini che riguardavano giovani uomini con i quali sarebbe stato stretto contatto. A quel punto sono emersi altri particolari, tra cui le lamentele da parte di alcuni sacerdoti di Orano che sostenevano di avere avvertito anni prima la nunziatura della cattiva condotta sessuale di Zanchetta. Il Vaticano ha sempre smentito di avere ricevuto denunce prima della nomina del vescovo. Papa Francesco ha ammesso di essere a conoscenza di immagini pornografiche sul telefonino del suo amico, aggiugendo che però vale per tutti la presunzione di innocenza. «In dubbio pro reo».

Il Vaticano ha riconosciuto le accuse di abusi sessuali contro il vescovo nel gennaio 2019, e poi Francesco ha autorizzato la Congregazione per la dottrina della fede ad aprire un processo canonico, anche se nel frattempo Zanchetta è tornato al lavoro in Vaticano all'inizio del 2020. Solo di recente ha terminato il suo lavoro all'Apsa. L'avvocato di Zanchetta è il difensore d'ufficio Enzo Gianotti che - informa Luis Badilla del Sismografo - aveva chiesto l'annullamento del processo ma la richiesta è stata respinta nel giugno scorso.
 
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view post Posted on 23/2/2022, 08:43

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http://www.korazym.org/71614/lo-strano-cas...-su-istanza-de/


Lo “strano caso Zanchetta”. Al via il processo in Argentina a carico del Vescovo emerito di Orán. La Santa Sede non ha inviato i fascicoli del processo canonico richiesti su istanza della difesa
17 Febbraio 2022 Blog dell'Editore
di Vik van Brantegem


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Secondo il quotidiano argentino El Tribuno di Salta (che fece scoppiare il caso alla fine del 2018, con l’inchiesta della giornalista Silvia Noviasky) le autorità giudiziarie argentine hanno riferito, che il processo a carico del Vescovo emerito de la Nueva Orán, Monsignor Gustavo Óscar Zanchetta (Rosario, 28 febbraio 1964) verrà celebrato il 21 febbraio 2022. Lo “strano caso Zanchetta” è assegnato ai giudici María Laura Toledo Zamora, Raúl Fernando López e Héctor Fabián Fayos della II Sezione del Tribunale di Orán, la città dell’Argentina settentrionale dove Zanchetta è stato vescovo diocesano per quattro anni, dal 23 luglio 2013 al 1° agosto 2017. Zanchetta è accusato di abuso sessuale semplice, continuato e aggravato ai danni di due seminaristi, consumato tra il 2014 e il 2015. Nella richiesta di rinvio a giudizio, l’Unità per i Crimini contro l’Integrità Sessuale della Procura di Orán aveva scritto che secondo la perizia psichiatrica Zanchetta «denota una personalità con tratti psicopatici, indicatori di manipolazione, emozioni superficiali e poca capacità empatica» ed «è legato da interrelazioni disparate, esercitando il potere sull’altro». L’accusa, rappresentata dal Procuratore penale dell’Unità per i Crimini contro l’Integrità Sessuale di Orán, Maria Soledad Filtrín Cuezzo ha chiesto una condanna dai tre ai dieci anni di reclusione. Secondo El Tribuno, la sentenza sarà emessa il 25 febbraio 2022.

L’aggressione sessuale è sempre un attacco alla vita. L’aggressione sessuale su un bambino, un minore o un adulto vulnerabile è peggio.
L’aggressione sessuale su un bambino, un minore o un adulto vulnerabile da parte di un fidato leader spirituale è un tradimento traumatico al massimo.
Sempre grida vendetta al cospetto di Dio.
E sempre è un crimine che va perseguito.

Originalmente previsto per il 12 ottobre 2021, l’Udienza fu rimandata in attesa dei fascicoli relativi al processo canonico a carico di Zanchetta, iniziato nel 2019 presso la Congregazione per la dottrina della fede. Però, dopo quattro mesi di attesa, la magistratura argentina ha deciso di procedere a prescindere, visto che la Santa Sede non ha inviato i fascicoli, che sono stati richiesti su istanza del difensore di Zanchetta. Questo è una altro “caso strano”, visto che con il Rescriptum del 6 dicembre 2019, nell’Udienza concessa all’Arcivescovo Edgar Peña Parra, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, il giorno 4 dicembre 2019, Papa Francesco ha stabilito di emanare l’Istruzione Sulla riservatezza delle cause, allegata al Rescriptum e che e forma parte integrante, con cui ha deciso (all’Art. 1) che non sono coperti dal segreto pontificio le denunce, i processi e le decisioni riguardanti i delitti, tra altro, in materia di abusi su minori [QUI].

La Santa Sede inizialmente aveva contestato quando era venuto a conoscenza delle accuse contro Zanchetta, affermando ufficialmente di aver ricevuto per la prima volta segnalazioni di cattiva condotta solo nel 2018, anche se il clero locale ha affermato di aver avvertito la Nunziatura Apostolica della possibile cattiva condotta di Zanchetta già anni prima. Da parte sua, Papa Francesco nel maggio 2019 ha affermato che era a conoscenza delle immagini inappropriate sul telefono di Zanchetta nel momento in cui ha chiesto a Zanchetta di dimettersi nel 2017. Il Papa ha detto di aver inizialmente concesso il beneficio del dubbio, dopo che Zanchetta aveva affermato che il suo telefono era stato hackerato, da persone che volevano danneggiare l’immagine del Papa. «Prima che gli chiedessi di dimettersi, c’era stata un’accusa e l’ho fatto subito venire da me qui con la persona che lo accusava e spiegarlo», ha detto il Papa; confermando che aver accettato successivamente le dimissioni, perché Zanchetta aveva perso la capacità di governare il clero diocesano e di averlo mandato in Spagna per la valutazione psichiatrica. Nel gennaio 2019 la Santa Sede ha riconosciuto ufficialmente le accuse di abusi sessuali nei confronti di Zanchetta, e ha confermato che Papa Francesco aveva autorizzato l’indagine previa (Cann. 1717 – 1719) presso la Congregazione per i Vescovi e di aprire un processo canonico formale presso la Congregazione per la Dottrina della Fede.

Da allora la Santa Sede non ha fornito dettagli sull’andamento dell’indagine previa, né del processo canonico, e se e quando si fosse concluso. Fatto è che Zanchetta era tornato al lavoro in Vaticano all’inizio del 2020, prima di essere sospeso di nuovo un anno dopo, quando era diventato chiaro che avrebbe dovuto affrontare un processo penale per abusi sessuali e reati finanziari in Argentina. Questo silenzio della Santa Sede – ormai consueto – contrasta con quanto promesso dal Vescovo di Orán, Mons. Luis Antonio Scozzina, quando – comunicando il 7 febbraio 2019 che la Congregazione per i Vescovi aveva affidato all’Arcivescovo di Tucumán, Mons. Carlos Alberto Sánchez l’indagine previa sulle denunce di abusi sessuali e abuso di potere contro Mons. Gustavo Óscar Zanchetta. Il caso è poi passato per il processo canonico alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Mons. Scozzina aveva spiegato che il tempo e le modalità dell’indagine sarebbero state indicate tempestivamente.

Secondo le disposizioni della Santa Sede del 2020, i vescovi diocesani devono collaborare con la giustizia civile, ma non è chiaro se la Santa Sede si consideri vincolato dalle proprie disposizioni. Visto che la Santa Sede non ha reso noto si rilascerà o meno al Tribunale argentino i fascicoli del processo canonico a carico di Zanchetta. La Santa Sede ha qualche buona ragione, legale o meno, per non inviare gli atti del processo canonico a carico di Zanchetta al Tribunale argentino? Se ci sono delle ragioni, sarebbe opportuno venirne a conoscenza, anche perché dovrebbero collaborare con la giustizia argentina, in qualsiasi caso. Soprattutto perché l’ha chiesto il Tribunale argentino su istanza dell’Avvocato di Zanchetta. Quindi, nel caso di non collaborazione siamo in presenza di un altro caso di negazione dei diritti della difesa da parte della Santa Sede. Allo stato attuale non possiamo fare a meno di considerare la mancata risposta all’Argentina da parte della Santa Sede sia sospetta, nella migliore delle ipotesi.

Una premessa, prima di proseguire

Parlando di Zanchetta, amico stretto del Papa regnante, inevitabilmente arriverà l’accusa che si tratta di un “attacco a Papa Francesco”. Fatto è che la narrazione costruita attorno alla personalizzazione del Pontificato ha portato alla polarizzazione della comunicazione. Lo ha osservato Andrea Gagliarducci in modo magistrale nel suo articolo Papa Francesco, tra comunicazione giusta e polarizzazione ingiusta del 4 febbraio 2019 sul suo sito Monday Vatican: «Dicendo che c’è un complotto contro il Papa, il Papato è ridotto a una persona. La verità è che l’abuso sessuale da parte del clero è stata la ragione principale degli attacchi contro la Chiesa. I casi reali sono stati mescolati con casi esagerati o falsi. La strategia implicava la preventiva denigrazione dei preti prima che venisse fuori la vera sentenza di colpevolezza (o di non colpevolezza). Questo non fa parte di un complotto contro Papa Francesco. Questa è un complotto più ampia contro la Chiesa come istituzione.
Agendo come interprete ufficiale del pensiero del Papa, come parte della sua posizione di direttore editoriale che si presta a quella di un portavoce ombra, Tornielli in qualche modo legittima il fenomeno della personalizzazione. Pur ammettendo che l’atteggiamento anti-papale non è legato al pontificato, l’esito finale della sua logica sembra essere: chi critica il Papa ha una sorta di rancore verso il Papa. Non c’è via d’uscita da questa conseguenza. Tuttavia, è difficile stabilire chi sia effettivamente in linea con il pensiero di Papa Francesco e chi no.
La spinta per una corretta narrazione sul pontificato non si trasforma semplicemente in propaganda, ma anche in un’ulteriore polarizzazione della discussione.
La personalizzazione del pontificato sta portando a una polarizzazione della comunicazione. La narrazione costruita attorno al Pontificato viene quindi messa in discussione. Questa narrazione classifica le persone come buone e cattive, e ogni voce critica sollevata è considerata parte dell’opposizione o un seminatore di odio.
È ovvio, legittimo e sacrosanto che il Papa chiama accano a sé collaboratori di cui si fida e che tiene in grande considerazione. Ed è legittimo avere un cambio generazionale. È, tuttavia, difficile accettare il cambio generazionale quando si svolge in modo traumatico, senza considerare i risultati del passato e con il designo percepito per distruggere tutto ciò che è stato costruito nel passato.
Questi sono i frutti della polarizzazione della discussione e della personalizzazione su Papa Francesco.
Se l’istituzione della Santa Sede continua ad indebolire le sue fondamenta come risultato di alcune delle disposizioni che si dice siano in vista, è privata della possibilità di difendersi e obbligata a portare la croce anche quando le accuse contro di essa non sono vere.
L’immagine di Papa Francesco è così rafforzata. L’immagine dell’istituzione è indebolita. E molti, all’interno della Santa Sede, nel “Vaticano nascosto” che lavorano per l’istituzione, si stanno arrendendo» [QUI].

Si consiglia anche di rileggere I Pastori possono sbagliare, possono essere criticati? Una risposta alla luce del “favor veritatis et salus animarum suprema lex” – 7 febbraio 2022 [QUI].

Rotta l’omertà, scoppia lo “strano caso Zanchetta”

La giornalista Silvia Noviasky – che con tre articoli tra il 25 dicembre 2018 e il 4 gennaio 2019 ha rotto l’omertà sullo “strano caso Zanchetta), di cui era “proibito scrivere” a Salta – ha scritto il 6 febbraio 2022 sul quotidiano El Tribuno [QUI], che il processo a carico di Zanchetta partirà il 21 febbraio, anche in assenza degli atti del processo canonico, e che la sentenza è prevista per il 25 febbraio.

Noviasky ricorda che la prima udienza era stata fissata per il 12 ottobre 2021 ed era stata sospesa su richiesta del difensore di Zanchetta, l’Avv. Enzo Gianotti, che chiedeva ai giudici di attendere dalla Santa Sede gli atti del processo canonico, disposto da Papa Francesco dopo l’inchiesta pubblicata da El Tribuno in cui erano state evidenziate le denunce interne per cui Zanchetta aveva rassegnato le dimissioni, per poi essere richiamato in Vaticano.

«Poiché era già stato sospeso in attesa degli atti, il giudice ha deciso che l’udienza si dovesse tenere”, hanno affermato dalla Procura della Repubblica. La parte denunciante, invece, si era rammaricati per il ritardo delle pratiche richieste molto tempo fa. “Ci sono informazioni che sono schiaccianti”, ha detto a Noviasky una delle persone che hanno partecipato al processo canonico. “Per me il giudizio di Orán è una formalità”, ha detto a Noviasky una fonte ecclesiastica collegata al caso.

Zanchetta è accusato di abuso sessuale semplice, continuato e aggravato (per essere stato commesso da un ministro religioso riconosciuto) ai danni di G.G.F.L. e C.M., due ex seminaristi che stavano svolgendo gli studi presso il Seminario costruito davanti al vescovado durante il governo pastorale di Zanchetta. Opportunamente si è posto l’accento sulla situazione di vulnerabilità in cui si trovavano i denuncianti, uno dei quali orfano e un venditore ambulante. “Si trovano ancora nella stessa situazione”, ha detto a Noviasky una fonte vicina ai denuncianti.

Altre accuse che gravano su Zanchetta sono di irregolarità economica nei confronti dello Stato. I dipendenti del Seminario hanno denunciato una cattiva gestione economica; hanno accusato Zanchetta di aver inventato l’esistenza di divisioni per la riscossione dei sussidi statali. Queste accuse hanno fatto scattare una perquisizione nel Vescovado da parte della Procura penale 3 di Orán, rappresentata da Mónica Viazzi e dell’Unità per gli attacchi gravi contro le persone di Orán, rappresentato da Claudia Carreras, per presunta frode allo Stato e amministrazione fraudolenta. Non ci sono novità in questo caso.

La cronistoria dello “strano caso Zanchetta”

2013

23 luglio 2013. Poco dopo la sua elezione, Papa Francesco ha nominato il 49enne Zanchetta Vescovo di Orán. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 19 agosto 2013. Apparteneva alla “cerchia di amici” del Cardinale Jorge Bergoglio, lavorando con lui a stretto contatto nella Conferenza Episcopale Argentina. Fu nominato nonostante le numerose testimonianze negative che pervennero al Nunzio Apostolico in Argentina e alla Santa Sede. Più che “pastore con l’odore delle pecore”, numerosi fedeli lo descrissero come “pastore con la pelle di lupo”, portando alla luce i suoi traffici economici e gli abusi di potere praticati nella Diocesi di Quilmes, nella quale aveva prestato servizio come Vicario episcopale degli Affari Economici, Procuratore generale della Curia vescovile e Rappresentante legale di tutti i collegi diocesani. Quando arrivò ad Orán si presentò come “l’amico di Papa Francesco” ed era così che parlavano di lui i media locali. Nella Provincia di Salta la Chiesa è un punto di riferimento importante e riveste da sempre un ruolo centrale nella società.

2014

Dicembre 2014. Zanchetta fu coinvolto in una disavventura che ebbe una forte ripercussione pubblica sui giornali locali, ma che è stata ignorata dalla gerarchia ecclesiastica. Accadde quando si servì della sua carica ecclesiastica e delle sue relazioni politiche, per non sottomettersi ad un controllo alcolemico e antidroga su una strada provinciale di Salta, in un posto di blocco della Gendarmeria nazionale.

2015

21 settembre 2015. Il laico Luis Armando Diaz, un segretario di Zanchetta, trova sul cellulare di Zanchetta delle foto pornografiche di sesso omosessuale tra giovani che si facevano selfie nudi in atteggiamenti masturbatori. Otto giorni dopo Diaz informa l’allora Vicario Generale, Mons. Gabriel Acevedo. Tutto il materiale salvato su una chiavetta Usb fu inviato all’Arcivescovo metropolita di Buenos Aires e Primate dell’Argentina, il Cardinale Mario Aurelio Poli.

3 ottobre 2015. Papa Francesco convoca Zanchetta a Roma la prima volta, per riferire della vicenda, secondo l’ex Vicario Generale Juan José Manzano.

2016

26 aprile 2016. Delle sue – per ora presunte – malefatte, sapevano in Vaticano a seguito della denuncia inviata alla Nunziatura Apostolica in Argentina da cinque sacerdoti, di cui tre ex Vicari Generali della Diocesi di Orán.

La denuncia interna del 26 aprile 2016, indirizzata alle Autorità ecclesiastiche locali e alla Nunziatura Apostolica, formalizzata da cinque sacerdoti della Diocesi di Orán: Diego Calvisi, Andres Buttu e tre ex Vicari Generali, Gabriel Acevedo, Juan José Manzano e Martin Alarcon. Il documento è stato pubblicato da El Tribuno il 21 febbraio 2019.






2017

Luglio 2017. Zanchetta si era allontanato dalla diocesi, giustificandosi qualche giorno dopo con una Lettera del 29 luglio 2017, protocollata col numero 0597/17, adducendo “problemi di salute” non meglio precisati, che lo obbligavano a presentare le sue dimissioni, perché quei problemi “non mi permettono di attendere pienamente il ministero pastorale che mi è stato affidato, soprattutto considerando la vasta estensione del nostro territorio diocesano e le enormi sfide che come Chiesa abbiamo nel nord del Paese”. Qualche giorno dopo Mons. Gabriel Acevedo, Vicario Generale della Diocesi di Orán ha comunicato alla Conferenza Episcopale Argentina che Zanchetta era ospite di Monsignor Andrès Stanovnik, OFM Cap (consacrato dal Cardinale Jorge Bergoglio, già Segretario Generale e Secondo Vice Presidente del CELAM), Arcivescovo di Corrientes, a 800 km di distanza. Due mesi e mezzo dopo la “fuga” dalla sua diocesi e l’improvvisa rinuncia, Zanchetta è riapparso a Madrid alla cerimonia di apertura dell’Anno accademico dell’Università ecclesiastica di San Damaso (UESD), dimostrando un apparente buono stato di salute e di non avere alcuna necessità di rimanere a Corrientes per le cure. Pensare male si fa peccato ma si indovina bene, che i “problemi di salute” erano in realtà un tentativo di occultare i veri problemi e di sviare dagli accusi di abusi sessuali, poi denunciati.
Nell’intervista concessa alla giornalista Valentina Alazraki per la Tv messicana Televisa del 28 maggio 2019, Papa Francesco ha detto: «Prima di chiedergli la rinuncia, l’ho fatto venire subito qui (…) e si è difeso bene. Allora, di fronte all’evidenza e a una buona difesa, resta il dubbio, ma in dubio pro reo. Dopo la denuncia alla Nunziatura (…) l’ho fatto venire qui e gli ho chiesto la rinuncia».

1° agosto 2017. Papa Francesco – dopo aver convocato Zanchetta per la seconda volta – chiede le sue dimissioni e nomina Amministratore apostolico sede vacante ad nutum Sanctae Sedis della Diocesi di Orán, l’Arcivescovo metropolita di Corrientes. Il 6 aprile 2018 Papa Francesco nomina il successore di Zanchetta, Mons. Luis Antonio Scozzina, O.F.M.

19 dicembre 2017. Quattro mesi dopo aver richiesto e accettato le dimissioni di Zanchetta, Papa Francesco lo chiama a Roma e crea per lui una carica ad hoc, come Assessore dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA). “Il ruolo di Assessore di questo dicastero era del tutto inedito. Perciò non è chiaro quali sarebbero state esattamente le sue funzioni né se per adempiervi avrebbe dovuto trasferirsi necessariamente a Roma” (Andres Beltramo Álvarez, Vatican Insider). Non era chiaro il profilo del nuovo incarico, non era chiaro il ruolo nel quale era stato inquadrato, ma non è chiaro nemmeno quale sia stato il percorso lavorativo di Zanchetta all’APSA.

2018

25 dicembre, 28 dicembre 2018 e 4 gennaio 2019. Il quotidiano El Tribuno di Salta pubblica in esclusiva l’inchiesta della giornalista Silvia Noviasky (“Vietato scrivere di Zanchetta: così ho rotto l’omertà”, ha raccontato), che ha svelato come l’allora Vescovo di Orán non avesse rassegnato le dimissioni per problemi di salute, ma fondamentalmente per vari casi (tra i 9 e i 10) di abusi sessuali su seminaristi della diocesi, commessi tra il 2014 e il 2015, denunciati da tre sacerdoti, tra cui il Rettore del Seminario diocesano.

2019

4 gennaio 2019. Zanchetta è sospeso dall’incarico come Assessore dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA) in seguito all’annuncio dell’indagine previa per l’accuso di abusi sessuali.
Il neo Direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti (appena nominato il 31 dicembre 2018), con una dichiarazione ha smentito totalmente le affermazioni di Zanchetta, rilevando che aveva rinunciato a causa delle “sue difficoltà nella direzione del clero diocesano e le tese relazioni con i sacerdoti”, come a dire, che i problemi di cui soffriva erano a causa del suo “autoritarismo”.
Ciò che colpiva di questa dichiarazione è che per la prima volta venivano ufficialmente comunicati i motivi delle dimissioni di Zanchetta. Questo significa che la Santa Sede e il Papa sapevano dei problemi “sacerdotali” che lo affliggevano, poi denunciato, i quali non solo non hanno impedito di coprirlo (si chiama insabbiare), ma gli hanno dato persino responsabilità maggiori e ancor più delicate. E sicuramente in questo caso non si può dire che il Papa non avesse informazioni di prima mano, né che fosse all’oscuro di tutti o che veniva raggirato dai suoi collaboratori.
Gisotti ha precisato (a sua discolpa ricordiamo che il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede dichiara quanto gli viene detto di dichiarare): «Mons. Zanchetta non è stato rimosso dalla Diocesi di Orán. Fu lui a dimettersi. La ragione delle sue dimissioni è legata alla sua difficoltà nel gestire i rapporti con il clero diocesano e in rapporti molto tesi con i sacerdoti della diocesi. Al momento delle sue dimissioni vi erano state contro di lui accuse di autoritarismo, ma non vi era stata contro di lui alcuna accusa di abuso sessuale. Il problema emerso allora era legato alla incapacità di governare il clero. Dopo le dimissioni ha trascorso un periodo di tempo in Spagna. Dopo il periodo in Spagna, in considerazione della sua capacità gestionale amministrativa, è stato nominato Assessore dell’APSA (incarico che non prevede comunque responsabilità di governo del Dicastero). Nessuna accusa di abuso sessuale era emersa al momento della nomina ad Assessore. Le accuse di abuso sessuale risalgono infatti a questo autunno. Sulla base di queste accuse e delle notizie emerse di recente sui media, il Vescovo di Orán ha già raccolto alcune testimonianze che devono ancora arrivare alla Congregazione per i Vescovi. Qualora venissero confermati gli elementi per procedere, il caso sarà rimesso alla Commissione speciale per i vescovi. Durante l’investigazione previa, Mons. Zanchetta si asterrà dal lavoro».

6 gennaio 2019. “Copertura Vaticana” per Zanchetta, doppio “autogol” per Francesco: John Allen ha formulato l’impressione che Papa Francesco abbia fornito “copertura dal Vaticano” all’Arcivescovo argentino Gustavo Zanchetta (di 54 anni), che sta “sfuggendo alle accuse di molestie”. Scrivendo su CruxNow.com del 6 gennaio 2018, Allen suggerisce che la nomina di Zanchetta all’APSA, di fatto la banca di investimenti del Vaticano, ponga anche dei dubbi sulla serietà della riforma finanziaria di Francesco, in quanto Zanchetta è anche accusato di malversazione coi fondi diocesani. Per Allen, il comportamento di Francesco minaccia di diventare un raro doppio “autogol”, che creerà ferite autoinflitte alla sua credibilità in materia morale e finanziaria. Zanchetta è stato uno dei primi vescovi nominati da Francesco nel luglio 2013. Si è dimesso in agosto 2017. Cinque mesi dopo, Francesco ha creato per lui una posizione speciale all’APSA. Il portavoce del Santa Sede Alessandro Gisotti ha affermato il 4 dicembre che le accuse contro Zanchetta sono emerse solo nei mesi recenti, implicando così che Francesco non ne sapesse nulla prima. Questo non può essere vero. Francesco tiene sotto stretto controllo l’Argentina, la sua patria, e il Nunzio locale era già informato nel 2014 e nel 2015 sulle avventure omosessuali di Zanchetta, incluse immagini di nudo.

6 gennaio 2019. Silvia Noviasky scrive su El Tribuno: «Caso Zanchetta: il clero di Orán smentisce il Vaticano – I sacerdoti assicurano che le accuse di abusi sessuali risalgono al 2015. Da Roma sostengono che le accuse sono recenti. La determinazione del Vaticano di rimuovere l’ex Vescovo Gustavo Zanchetta ha portato calma ai sacerdoti di Orán, per considerano “la causa vinta”. Anche se, d’altra parte, hanno smentito i tempi con cui il Vaticano ha giustificato l’ascesa di Zanchetta nonostante le lamentele a suo carico. Assicurano che le gravi accuse di abusi sessuali sono vecchie e che stanno cercando di salvare il Papa. Nel luglio 2017, quando il sacerdote ha lasciato il suo incarico a notte fonda, senza salutare nessuno; ha generato una coltre di dubbi che nessuno sapeva come scacciare. In seguito Zanchetta affermò di essersi dimesso per “problemi di salute”. Pochi mesi dopo è stato nominato Assessore dell’APSA a Roma».

21 gennaio 2019. Le notizie che arrivano dall’Argentina sul caso Zanchetta continuano ad essere ben poco rassicuranti per Papa Francesco. Mons. Juan Jose Manzano, ex Vicario Generale della Diocesi di Orán in una intervista esclusiva a The Associated Press, smonta le affermazioni della Santa Sede, secondo cui le accuse di abusi sessuali a carico di Zanchetta erano state formulate solo pochi mesi prima. Afferma che la Santa Sede ha ricevuto informazioni nel 2015 e nel 2017 secondo le quali Zanchetta si era fatto dei selfie nudo, aveva mostrato un comportamento “osceno” ed era stato accusato di cattiva condotta con i seminaristi. Manzano, uno dei cinque sacerdoti di Orán, che hanno inviato in Vaticano le segnalazioni su Zanchetta con la loro denuncia del 26 aprile 2016, a cui è assurdo rispondere con la tesi del complotto, all’AP ha detto che Papa Francesco conosceva bene le accuse nei confronti di Zanchetta, tanto da averlo incontrato due volte, nel 2015 e nel 2017, subito dopo l’arrivo in Vaticano delle informazioni, per discutere con lui il da farsi. Nel 2015, lo stesso Manzano aveva fatto arrivare in Vaticano attraverso vescovi amici dei selfie che Zanchetta si era fatto in posizioni oscene, mentre nel 2017 oltre alla gestione autoritaria e irrazionale della diocesi le denunce includevano molestie e abusi nei confronti dei seminaristi (uno degli accusatori è proprio il Rettore del seminario).
Nel 2015 Zanchetta si giustificò dicendo che il suo telefonino era stato hackerato e che c’erano persone che stavano cercando di mettere in cattiva luce il Papa. Zanchetta infatti era molto legato all’Arcivescovo Bergoglio, che era stato anche il suo confessore, ed è stato Sottosegretario esecutivo della Conferenza Episcopale Argentina quando Bergoglio ne era il Presidente. Proprio questa amicizia gli spalancò la porta all’episcopato una volta che Bergoglio divenne Papa Francesco, malgrado ci fossero molte accuse di abusi di potere quando ricopriva la carica di economo nella Diocesi di Quilmes.
Dopo l’incontro con il Papa del 2017 invece, Zanchetta diede improvvisamente le dimissioni per motivi di salute, sparì dalla circolazione e poi, come detto, gli fu dato un posto importante in Vaticano.
Queste ulteriori rivelazioni costituiscono un oggettivo imbarazzo per il Papa, a maggior ragione in quel periodo di preparazione al vertice sugli abusi sessuali che si stava per svolgere in Vaticano dal 21 al 24 febbraio. Sebbene Monsignor Manzano scagioni completamente Papa Francesco, considerandolo una vittima dell’arte manipolatoria di Zanchetta, i fatti purtroppo suggeriscono anche altre considerazioni. Ancora una volta infatti si è alle prese con reticenze e bugie: si è voluto far credere che le accuse di abusi sessuali fossero recenti, invece emerge che erano ben note dal 2015 ma il Papa non vi aveva dato ascolto, e anche nel 2017 aveva protetto il suo amico Zanchetta, addirittura dandogli un incarico di prestigio in Vaticano.
Non è la prima volta che accade: era già successo con il Vescovo di Osorno, Juan de la Cruz Barros, e ancora con il Cardinale Theodore McCarrick. Casi che si presentano tutti allo stesso modo: promozioni e incarichi speciali a vescovi amici, malgrado le accuse di abusi sessuali; l’inevitabile scoppio dello scandalo; la giustificazione che il Papa nulla sapeva delle accuse precise; infine i testimoni che smentiscono la ricostruzione del Papa o dei suoi collaboratori. In un altro caso invece, quello del Cardinale Cormac Murphy O’Connor, fonti della Congregazione per la Dottrina della Fede, mai smentite, hanno affermato che il Papa in persona aveva bloccato un’indagine per abusi.
È una situazione che diviene sempre più ingestibile, e a questo punto ci si può legittimamente aspettare che altri casi possano deflagrare: ad esempio, la vicenda del Cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, accusato di coprire abusi sessuali del suo ausiliare e anche di appropriazione indebita di fondi della diocesi, è ancora foriera di sviluppi. E non è l’unico.
Se si vuole accettare la buona fede di Papa Francesco, bisogna almeno dire che è prigioniero della “sindrome da complotto” che i suoi più stretti collaboratori gli hanno cucito addosso e con cui rispondono ogni volta alle testimonianze che emergono. Quando i suoi amici e “grandi elettori” in Conclave vengono accusati, scatta la tesi della difesa secondo cui si tratta sempre di accuse ideologiche che, attraverso i collaboratori più stretti, intendono colpire il Papa. Si tratta ormai di una strategia difensiva assurda, perfino patetica, che danneggia anzitutto Papa Francesco e la sua credibilità. E non basterà certo la riduzione allo stato laicale di McCarrick per diradare le pesanti ombre che si stanno addensando su questo pontificato (con elementi da un Editoriale di Riccardo Cascioli, La Nuova Bussola Quotidiana).

7 Febbraio 2019. Il Vescovo de la Nueva Orán, Mons. Luis Antonio Scozzina, OFM, comunica che la Congregazione per i Vescovi ha affidato all’Arcivescovo di Tucumán, Mons. Carlos Alberto Sánchez, il compito di portare avanti l’investigazione previa sulle denunce contro Mons. Gustavo Óscar Zanchetta. Mons. Scozzina, come riporta l’agenzia Aica, ha spiegato che il tempo e le modalità dell’indagine saranno indicati tempestivamente. Il caso poi passò alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Di indicazioni ad oggi non abbiamo avuto notizie, a faccia del “tempestivamente”.

19 febbraio 2019. L’Ufficio del Procuratore generale della Provincia di Salta comunica che i pubblici ministeri hanno aperto un’indagine penale per presunti abusi sessuali contro Mons. Gustavo Óscar Zanchetta.

21 febbraio 2019. Silvia Noviasky scrive su El Tribuno [QUI], che un documento interno della Chiesa (del 26 aprile 2016, riportato sopra) dimostra che le Autorità dell’Istituzione, incluso Papa Francesco, conoscevano le accuse di abusi sessuali e di cattiva gestione economica a carico dell’ormai ex-Vescovo di Orán, prima di trasferirlo a Roma e assegnargli una posizione elevata in Vaticano. Il vescovo ha inviato foto intime dal suo cellulare, ha molestato dei seminaristi, non ha registrato la vendita di un’importante proprietà e gestito fondi diocesani discrezionalmente, secondo la prima denuncia formale in campo ecclesiastico fatta da cinque rinomati sacerdoti di Orán, documento pubblicato da El Tribuno.

24 febbraio 2019. Nel corso dell’ultimo briefing sui lavori dell’Incontro La Protezione dei Minori nella Chiesa in Vaticano, la giornalista Ines San Martin di Crux Now prende la parola e domanda: “Come possiamo credere che questa sia la fine della copertura degli abusi se, a fine giornata, abbiamo saputo che Papa Francesco stesso ha coperto un Vescovo che aveva sul cellulare foto gay porno che coinvolgevano anche minori?”.

12 marzo 2019. Abusi, al ritiro spirituale con Papa Francesco anche il vescovo argentino sotto indagine – In Vaticano nominare Zanchetta suscita enormi imbarazzi. Non fosse altro perché l’Arcivescovo argentino molto amico di Papa Francesco – chiamato a Roma nel 2017 a ricoprire un importante incarico all’APSA – è sotto indagine da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede per una serie di abusi sessuali. Sul suo cellulare sono state trovate fotografie porno, selfie in compagnia di giovani. Insomma, un caso scomodo non solo per la faccenda degli abusi, ma perché getta una luce obliqua persino su Papa Francesco, responsabile della sua promozione nonostante le chiacchiere che in Argentina tutti conoscevano. Zanchetta però è stato invitato ugualmente dal Papa a unirsi agli esercizi spirituali nella Casa del Divin Maestro ad Ariccia. Come se niente fosse. La notizia che inizialmente è circolata su alcuni giornali anglosassoni, tra cui il Catholic Herald, ha iniziato a fare il giro del mondo, suscitando sconcerto. Le denunce contro Zanchetta sono presentate alla nunziatura di Buenos Aires e indicano abusi in seminario. Per il neo Direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, le notizie sono giunte mesi dopo la nomina da parte del Papa. Ma secondo quanto racconta il giornale El Tribuno di Orán, la diocesi di provenienza di Zanchetta, diversi preti della diocesi affermano che una denuncia era stata presentata già nel 2015, e che di ciò si parlava apertamente nella diocesi e fra i preti. Il Papa, dunque, allude El Tribuno, non poteva non sapere (Franca Giansoldati, Il Messaggero).

28 maggio 2019. Nell’intervista concessa alla giornalista Valentina Alazraki per la Tv messicana Televisa, Papa Francesco ha fatto riferimento al caso, comprese le critiche ricevute per aver nominato il 19 dicembre 2017 Zanchetta Assessore dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA) (carica che ha ricoperto fino al 10 luglio 2021).
Il Papa ha poi riconosciuto che alcuni hanno descritto il Vescovo come «despota, prepotente, beh, la gestione economica delle cose non sembra del tutto chiara, questo non è provato. Ma certamente il clero si sentiva non ben trattato da lui», per cui «come clero presentavano denuncia alla Nunziatura». In questo senso, il Pontefice ha detto di aver chiamato la Nunziatura e il Nunzio ha sottolineato che «la denuncia è grave per maltrattamenti, abuso di potere, potremmo dire, no?»; per cui mandò Zanchetta in Spagna «per fare un test psichiatrico».
Zanchetta risiedeva nel Domus Sanctae Marthae, a stretto contatto con Papa Francesco. Troppa vicinanza di un personaggio discusso? Una domanda alla quale ha risposto direttamente il Papa quando è stato intervistato da Valentina Alazraki. Su di lui «c’era stata un’accusa – ricorda – e, prima di chiedergli la rinuncia, l’ho fatto venire subito qui (…) e si è difeso bene. Allora, di fronte all’evidenza e a una buona difesa, resta il dubbio, ma in dubio pro reo. Dopo la denuncia alla Nunziatura (…) l’ho fatto venire qui e gli ho chiesto la rinuncia».
Riguardo alle critiche per la presunta cattiva gestione finanziaria di cui è accusato Zanchetta, il Papa ha affermato che «economicamente è stato un disastro, ma non c’è stata cattiva gestione finanziaria a causa dei lavori che ha fatto. Era disordinato, ma la visione era buona».
«L’ho mandato in Spagna a fare un test psichiatrico. Alcuni media hanno detto: “Il Papa gli ha regalato una vacanza in Spagna”. Ma è stato lì per fare un test psichiatrico, il risultato del test è stato nella norma, hanno consigliato una terapia una volta al mese. Doveva andare a Madrid e fare ogni mese una terapia di due giorni, per cui non conveniva farlo tornare in Argentina. L’ho tenuto qui». Quando poi è arrivata l’indagine previa, aggiunge Francesco, l’ho letta, e ho visto che era necessario fare un processo. Allora l’ho passata alla Congregazione per la Dottrina della Fede, dove stanno facendo il processo». E si difende: «Fin dal primo momento di questo caso, non sono rimasto a guardare. Ci sono casi molto lunghi, che hanno bisogno di più tempo, come questo, e (…) per un motivo o per l’altro, non avevo gli elementi necessari».
Papa Francesco ha poi concluso: «Come finirà il processo, non lo so, lo lascio nelle loro mani». Fino ad oggi la Santa Sede non ha fatto sapere l’iter di questo processo canonico e neanche se sia concluso o ancora in corso; e se concluso con quale sentenza.

6 giugno 2019. Zanchetta non può uscire dall’Argentina e se non rispetta alcuni divieti potrebbe essere arrestato. Il giudice argentino Claudio Parisi accusa formalmente Zanchetta di un grave reato: abuso sessuale su due seminaristi mentre era ordinario diocesano. Il giudice gli ha ritirato il passaporto e tutti i documenti che potrebbero aiutarlo ad uscire dall’Argentina. Il giudice ha disposto che Zanchetta resti a disposizione della giustizia argentina. Il tribunale ha dichiarato che Zacchetto sarebbe colpevole di un reato semplice e continuato, ma anche aggravato poiché è un ministro del culto. Infine, a Zanchetta sono stati imposti altri numerosi obblighi di reperibilità e domicilio nonché disponibilità per essere sottoposto a perizia psichiatrica. Zanchetta doveva presentarsi il 12 giugno 2019 per i primi accertamenti psichiatrici.

21 giugno 2019. Il Caso Zanchetta. Colpo di scena. Nel mezzo dell’indagine, il Vescovo Zanchetta è stato autorizzato a tornare in Vaticano. Il giudice Parisi gli ha concesso un permesso speciale per “motivi di lavoro”, anche se Zanchetta è sospeso dalle sue funzioni in Vaticano. Il giudice delle garanzie di 2ª nomina, Claudio Alejandro Parisi, ha autorizzato il ritorno di Zanchetta in Vaticano. Attraverso il difensore, l’Avv. Enzo Gianotti, Zanchetta aveva richiesto la revoca delle misure restrittive della libertà e il ritorno dei suoi documenti personali sequestrati per poter tornare al Domus Sanctae Marthae, l’albergo a cinque stelle in Vaticano, dove risiede con il Papa al quale rimane vicino. Il procuratore incaricato dell’indagine, Maria Soledad Filtrín Cuezzo si è opposto alla richiesta per l’importanza della fase investigativa in cui si trova il caso, perché l’accusa è in attesa di alcune prove che “potrebbe richiedere la sua presenza” (di Zanchetta). Il Giudice Parisi ha chiarito che riconoscere l’abrogazione delle misure restrittive “inciderebbe sui fini della procedura penale” e condivide il criterio con il procuratore Filtrín secondo cui “non sono presenti i requisiti” per consentire di ridare la libertà a Zanchetta. Quindi non ha ritirato le misure restrittive, ma gli ha concesso il permesso per un viaggio speciale con ritorno l’8 agosto alle 10 di mattina, quando dovrà comparire davanti ai tribunali. Le ragioni con cui il giudice ha giustificato il permesso erano “di natura lavorativa”. Anche se il vescovo, secondo quando dichiarato da Papa Francesco, è sospeso da qualsiasi funzione, in attesa del processo canonico autorizzato da lui (Silvia Noviasky, El Tribuno).

8 agosto 2019. Zanchetta si è presentato in Aula del Tribunale di Orán, per dieci minuti. Tanto è durata l’udienza in cui il giudice Parisi ha accettato di revocare, su richiesta della difesa, il divieto di espatrio. “L’imputato Zanchetta sta collaborando”, ha motivato il giudice. “Mantenere tali limitazioni alla sua libertà rappresenterebbe una coercizione, e gli impedirebbe di proseguire il suo lavoro quotidiano”. A pesare sulla decisione del giudice, un certificato datato 3 giugno 2019 e presentato dalla difesa. Secondo quanto riporta Silvia Noviasky su El Tribuno, il documento firmato dall’Arcivescovo Edgar Peña Parra, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, e da Vincenzo Mauriello [*], riporta che Zanchetta è un “impiegato del Vaticano”, dove lavora presso l’APSA e “ivi abita, nella residenza di Santa Marta”. Nel certificato, però, non è menzionato un piccolo particolare: Zanchetta risulta sospeso dal suo incarico dal 4 gennaio 2019. Quindi perché sarebbe dovuto rientrare in Vaticano? Per quale “lavoro quotidiano”?

[*] Ex funzionario della Segreteria di Stato della Santa sede che era indagato per peculato, abuso di autorità e corruzione. Dopo le prime fasi dell’inchiesta penale sugli investimenti della Segreteria di Stato, che ha portato al processo 60SA in Vaticano, iniziato e mai partito, domani alla settima Udienza, voluta da Papa Francesco nel 2019, Mauriello era stato sospeso con altri 4 dirigenti vaticani. Nel corso delle indagini, però, è emerso che il suo ruolo nella vicenda è stato limitato e il giudice istruttore del Vaticano ha disposto l’archiviazione del procedimento aperto a suo carico.
Tra le varie circostanze emerse dalle indagini degli inquirenti vaticani, c’è anche quella del Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, l’Arcivescovo Edgar Peña Parra, che, invece di rivolgersi alla Gendarmeria vaticana come prassi vorrebbe, si sarebbe avvalso dei servizi segreti italiani per bonificare dalle microspie i suoi uffici e per ottenere informazioni su una serie di soggetti “che stavano tentando di introdursi nelle strutture economiche della Santa Sede con intenti malevoli”. A raccontare la vicenda all’Ufficio del Promotore di Giustizia in una memoria difensiva dell’ottobre 2019 (e a confermarla nell’interrogatorio del 16 gennaio 2020) è l’ex funzionario Vincenzo Mauriello.

21 novembre 2019. Il procuratore Maria Soledad Filtrín Cuezzo – che rappresenta l’accusa nel processo per abusi sessuali, “aggravata” dallo status di Zanchetta come ministro del culto – aveva più volte sottolineato una preoccupazione. Tornando in Vaticano, Zanchetta avrebbe potuto sottrarsi al giudizio in Argentina, visto che non esiste un accordo di estradizione tra l’Argentina e lo Stato della Città del Vaticano. Ecco perché la procura ha chiesto, di fronte all’ impossibilità di procedere alla notifica a Roma degli atti processuali, che venisse emesso un mandato di cattura internazionale per l’imputato.

27 novembre 2019. Zanchetta è tornato in Argentina per 48 ore in occasione dell’Udienza prevista a Salta, per registrare le impronte digitali e comunicare il nuovo domicilio a cui inviare le notifiche processuali. La procura, infatti, non riuscendo a contattarlo agli indirizzi mail e telefonici precedentemente comunicati, aveva spiccato contro di lui un mandato di cattura internazionale. Il procuratore Filtrín aveva anche provato a chiedere il ritiro del passaporto diplomatico vaticano dell’indagato, ma il giudice aveva respinto quest’istanza.

2020

11 giugno 2020. Reintegrato nell’incarico come Assessore dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA). Lo strano caso del presunto abusatore Zanchetta, riapparso. E il processo promesso dal Papa a carico del suo amico? [QUI].

2021

22 marzo 2021. Si dimette il Vescovo argentino Cuenca Revuelta, complice di abusi. Caso Grassi e caso Zanchetta. Il codice del silenzio del Cardinale Bergoglio. Le presunte bugie e le protezioni di Papa Francesco [QUI].

13 aprile 2021. Le dimissioni del Vescovo Hoeppner per coercizione. La tolleranza zero di Papa Francesco per molti, ma non per tutti: il Vescovo Zanchetta gira ancora a piede libero in Vaticano [QUI].

27 maggio 2021. Dalla Spagna emerge la destituzione dalla carica di Preside della Facoltà di Scienze Umane e Religiose dell’Università Cattolica di Sant’Antonio di Murcia (UCAM) del sacerdote spagnolo Javier Belda Iniesta, che secondo il quotidiano spagnolo La Verdad non sarebbe stato in grado di dimostrare due delle lauree dichiarate nel suo Curriculum Vitae. Mentre lui cercava di difendersi, il Cardinale Carlos Osoro Sierra, Arcivescovo metropolita di Madrid ha aperto un’indagine interna. Oltre al caso delle fondazioni di Madrid e al processo Zanchetta in Argentina (era il difensore canonico e portavoce del Vescovo emerito di Orán), Belda è noto per essere un consigliere chiave del rifondato Pontificio Istituto Teologico “Giovanni Paolo II” per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia.

10 luglio 2021. Secondo delle indiscrezioni trapelate sulla stampa statunitense è terminato l’incarico di Zanchetta come Assessore dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA) e Zacchetta è ritornato in Argentina. Sul sito dell’APSA l’incarico risulta vacante [QUI].

2022

Il processo a carico del Vescovo emerito de la Nueva Orán, Monsignor Gustavo Óscar Zanchetta (Rosario, 28 febbraio 1964) sarà celebrato il 21 febbraio 2022 davanti ai giudici María Laura Toledo Zamora, Raúl Fernando López e Héctor Fabián Fayos della II Sezione del Tribunale di Orán, la città dell’Argentina settentrionale dove Zanchetta è stato vescovo diocesano dal 2013 al 2017. Zanchetta è accusato di abuso sessuale semplice, continuato e aggravato ai danni di due seminaristi, consumato tra il 2014 e il 2015. L’accusa, rappresentata dal procuratore Maria Soledad Filtrín Cuezzo, chiede una condanna dai tre ai dieci anni di reclusione.

Attendiamo la sentenza che sarà emessa il 25 febbraio 2022, secondo la coraggiosa giornalista Silvia Noviasky, che ha rotto l’omertà sullo “strano caso Zanchetta” (di cui era “proibito scrivere” a Salta) e lo fece scoppiare alla fine del 2018 grazie alla sua inchiesta su El Tribuno.

Da molto tempo aspettiamo Gustavo al varco, con quel bel faccione paffuto e sorridente, che attraversava via delle Fondamenta a piedi in direzione Domus Sancta Marthae, impavido e arrogante come nulla fosse accaduto.

http://www.korazym.org/71809/oggi-e-inizia...nto-denunciato/

Oggi è iniziato ad Orán il processo a carico del Vescovo Zanchetta, che respinge le accuse. I due ex seminaristi confermano quanto denunciato
21 Febbraio 2022 Blog dell'Editore
di Vik van Brantegem


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Come abbiamo anticipato il 17 febbraio 2022 [Lo “strano caso Zanchetta”. Al via il processo in Argentina a carico del Vescovo emerito di Orán. La Santa Sede non ha inviato i fascicoli del processo canonico richiesti su istanza della difesa], questa mattina, 21 febbraio ha avuto inizio come previsto il processo penale a carico del Vescovo emerito di Orán e amico di Papa Francesco, Mons. Gustavo Óscar Zanchetta, accusato di abusi sessuali nei confronti di GFLG e MC, al momento dei fatti seminaristi del Seminario San Giovanni XXIII di Orán.

Una “strana coincidenza” nel “strano caso Zanchetta”. Nel giorno di oggi, esattamente tre anni fa, il 21 febbraio 2019 iniziò in Vaticano l’incontro su “La protezione dei minori nella Chiesa”, durante il quale – alla presenza dei Presidenti delle Conferenze Episcopali di tutto il mondo e dei responsabili dei diversi ordini religiosi – si è parlato per tre giorni degli abusi sessuali compiuti dagli ecclesiastici sui bambini e sugli adolescenti. Al di là delle parole di condanna anche molto dure, non si affrontò però in modo ampio e sistematico il problema degli abusi sessuali – che non riguarda solamente i bambini e adolescenti, ma anche molti adulti vulnerabili e molte donne religiose – e il Papa non annunciò alcuna misura concreta, come invece si aspettavano diverse associazioni di vittime che criticarono in modo molto esplicito l’esito dell’incontro. «Mentre i cattolici del mondo invocano un cambiamento concreto, il Papa offre promesse tiepide, che abbiamo già sentito», disse per esempio Anne Barrett Doyle, leader di BishopAccountability, un gruppo che mappa e tiene traccia dei vari episodi di abusi sessuali nella Chiesa Cattolica Romana. Marie Collins, che quando aveva tredici anni aveva subito abusi sessuali da un cappellano durante un ricovero in ospedale in Irlanda, e che nel 2017 si è dimessa dalla Pontificia commissione per la tutela dei minori istituita nel 2014 da Papa Francesco proprio per affrontare questo problema, disse di essere delusa dal summit in Vaticano.


La prima denuncia nei confronti di Zanchetta fu depositato il 6 febbraio 2019 in riferimento ad abusi sessuali subiti nel 2017, nel Seminario Giovanni XXIII e in un’abitazione privata nella città di Los Toldos. Poco più di un mese dopo, è stata depositata la seconda denuncia per episodi sessuali e comportamenti inappropriati nella parrocchia di San Antonio, nel Seminario Giovanni XXIII e nel vescovado. Il denunciante ha affermato che gli eventi si erano ripetuti dal 2016. Fu un’inchiesta della giornalista Silvia Noviasky sul quotidiano El Tribuno di Salta a far scoppiare il caso [gli articoli su El Tribuno in riferimento a Zanchetta QUI].


Nella richiesta di rinvio a giudizio, l’Unità per i Crimini contro l’Integrità Sessuale della Procura di Orán, rappresentata dai procuratori Maria Soledad Filtrín Cuezzo e Sergio Federico Obeid, aveva scritto che secondo la perizia psichiatrica Zanchetta «denota una personalità con tratti psicopatici, indicatori di manipolazione, emozioni superficiali e poca capacità empatica» ed «è legato da interrelazioni disparate, esercitando il potere sull’altro».

La corte della II Sezione del Tribunale di Orán, composta dai giudici María Laura Toledo Zamora, Raúl Fernando López e Héctor Fabián Hoyos, ha disposto che le udienze – che dovrebbero proseguire fino a venerdì prossimo – si terranno a porte chiuse. L’Ecclesiastical Abuse Survivors Network (associazioni di vittime sopravvissute agli abusi ecclesiastici) ha contestato questa decisione, ma la corte ha stabilito che ci saranno solo delle comunicazioni al termine delle udienze.

Zanchetta è arrivato questa mattina mezz’ora prima dell’inizio dell’udienza, accompagnato dal suo difensore argentino, l’avvocato Enzo Giannotti e – nella veste di consulenti – dagli avvocati canonisti Javier Belda Iniesta e Francesco de Angelis, che lo stanno assistendo nel processo canonico davanti alla Congregazione per la Dottrina della Fede. «Veniamo ad accompagnarlo perché qui anche le questioni canoniche saranno prese in considerazione», ha detto Belda. Il canonista ha anche riferito che sono pervenuti dal Vaticano i fascicoli richiesti dalla difesa di Zanchetta per produrre documentazione a sua difesa al fine di giungere alla verità. Il processo, originalmente previsto per il 12 ottobre 2021 fu rimandato su richiesta dell’accusa, in attesa di ricevere gli atti del processo penale canonico in Vaticano. Secondo Belda si tratta degli atti dell’indagine previa portata avanti nel processo canonico in Vaticano, inviati alla procura argentina e inseriti nel fascicolo dell’accusa.

Il 17 febbraio Silvia Noviasky aveva scritto su El Tribuno (notizia di cui siamo venuti a conoscenza soltanto successivamente alla pubblicazione del nostro articolo della stessa data): «A pochi giorni dal processo per abusi sessuali che dovrà affrontare l’ex Vescovo di Orán Gustavo Zanchetta, il Vaticano ha finalmente inviato la documentazione richiesta dalla Giustizia. Il dibattito orale originalmente previsto per ottobre, era stato sospeso su richiesta del difensore ufficiale del sacerdote, Enzo Gianotti. Tuttavia, non avendo alcuna informazione sulla documentazione richiesta alla gerarchia ecclesiastica, i giudici avevano deciso che il dibattito orale si sarebbe svolto comunque».

A questo punto ci duole dover contestare per l’ennesima volta la non comunicazione da parte della comunicazione istituzionale della Santa Sede, visto la totale assenza di informazioni sul procedimento canonico a carico di Zanchetta, sia nel caso dell’indagine previo della Congregazione per i Vescovi, sia nel caso del processo canonico davanti alla Congregazione per la Dottrina della Fede.

La prima udienza davanti ai giudici del Tribunale di Orán è iniziata con le dichiarazioni di Zanchetta, che ha respinto tutti le accuse. Ha spiegato di aver avuto un «buono e sano rapporto con tutti i seminaristi». Ha spiegato di aver avuto colloqui con i seminaristi perché nel suo ruolo di vescovo doveva conoscerli, soprattutto «per sapere se avrebbero svolto il loro ruolo di sacerdoti». Ha aggiunto che «non c’è mai stata alcuna connotazione sessuale». Ha anche detto che come vescovo ha visitato alcune case in cui fu invitato dai parenti dei seminaristi, che gli hanno confidato i loro problemi familiari e storie di vita. Fu così che scoprì che GFLG era stato maltrattato da bambino da uno zio e ha detto di aver discusso di questo problema con lui. Ha affermato che dietro la denuncia dei due seminaristi c’è «un’altra connotazione». Alludendo al fascicolo dell’indagine previo canonico, osservando che tre sacerdoti gli avevano detto che la denuncia «riguardava la vendetta».

Dopo aver terminato le sue dichiarazioni, i procuratori dell’Unità per i Crimini contro l’Integrità Sessuale di Orán, Maria Soledad Filtrín Cuezzo e Pablo Rivero hanno invitato Zanchetta e la difesa a lasciare l’aula, in modo che potesse iniziare la testimonianza delle vittime. I due ex seminaristi hanno confermato davanti alla corte le dichiarazioni rese in fase istruttoria. Uno di loro ha detto che Zanchetta ha fatto «proposte amorevoli» e ha richiesto «massaggi». L’imputato è stato informato successivamente delle dichiarazioni rese dai denuncianti.

Domani sono previste le testimonianze di altri ex seminaristi e funzionari del Vescovado di Orán (in totale più di 20), tra cui Luis Amancio Díaz, l’ex Cancelliere che nel 2015 denunciò di aver trovato sul cellulare di Zanchetta foto pornografiche.



http://www.korazym.org/71875/il-secondo-gi...tavo-zanchetta/

l secondo giorno del processo a carico del Vescovo emerito di Orán, Mons. Gustavo Zanchetta
22 Febbraio 2022 Blog dell'Editore
di Vik van Brantegem


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Oggi, 22 febbraio 2022 si è svolta la seconda udienza del processo a carico del Vescovo emerito di Orán, Mons. Gustavo Oscar Zanchetta, dedicata alle testimonianze di tre dei cinque sacerdoti che lo hanno denunciato nel processo canonico il 26 aprile 2016, che hanno confermato loro accuse: gli ex Vicari Generali Gabriel Acevedo, Juan José Manzano e Martín Alarcón. Poi, sono state ascoltate le testimonianze di alcuni ex seminaristi, che hanno riferito di alcuni presunti atteggiamenti e comportamenti aberranti dell’imputato.


Mons. Gustava Oscar Zanchetta in aula del tribunale (Foto di Silvia Noviasky).
Secondo le informazioni fornite dalla giornalista di El Tribuno di Salta, Silvia Noviasky, un ex seminarista chiamato a testimoniare ha raccontato del trattamento preferenziale del vescovo nei confronti di alcuni seminaristi, tra cui le vittime, basato sull’aspetto fisico e sulla vulnerabilità emotiva. Ha anche riferito dei doni che li faceva, personalmente o tramite terzi come vestiti, computer o denaro. Ha detto di aver assistito ad alcuni fatti, tra cui quando Zanchetta ha chiesto loro di fargli dei massaggi. Ha descritto Zanchetta come una persona manipolatrice.

Ha testimoniato a distanza un altro ex seminarista, che ha detto che a volte, quando Zanchetta usciva per fare delle visite o aveva bisogno di un passaggio da qualche parte, era lui a guidare il veicolo. Ha descritto Zanchetta come un uomo autoritario che i seminaristi e i sacerdoti avevano paura di lui. Ha assicurato che Zanchetta aveva un rapporto preferenziale con alcuni seminaristi a cui faceva dei doni e che altri sono stati ignorati. Aggiungeva che l’imputato aveva un criterio per la sua scelta, in particolare l’aspetto fisico. Ha descritto l’ex vescovo come una persona manipolatrice. Ha detto di aver visto degli abbracci che di solito venivano fatti da dietro e duravano più del necessario. Ha aggiunto di aver assistito ad alcuni momenti imbarazzanti quando Zanchetta ha chiesto i suoi preferiti di fargli dei massaggi. Ha concluso che crede nella dichiarazione dei denuncianti.


La testimonianza di una psicologa del Seminario.
Davanti ai giudici è apparsa anche Elisa Margetti, la psicologa che ha assistito i seminaristi quando Zanchetta era vescovo. Ha detto di essere stata responsabile del laboratorio di educazione emotiva e di aver conosciuto M.C. Ha detto di aver notato che i giovani si sentivano limitati a parlare liberamente e che quando Zanchetta se ne andò, si accorse che si sentivano liberati e si esprimevano di più, c’era un maggiore coinvolgimento da parte loro. Ha detto che c’è stata una sovrapposizione di ruoli tra il vescovo e il rettore, Don Martín Alarcón.

Un’altra psicologa, che ha lavorato ad honorem per il seminario ed era responsabile della psicodiagnostica, ha affermato che G.F.L.G. era spaventato e intimidito dal comportamento di Zanchetta.


Don Martín Alarcón.
La testimonianza di Don Martín Alarcón, ex Rettore del Seminario Giovanni Paolo XXIII e Vicario generale, uno dei cinque sacerdoti che hanno denunciato Zanchetta nel processo canonico, è coincisa con quanto affermato dalla psicologa, in quanto i seminaristi hanno cominciato a parlare di più delle atteggiamenti di Zanchetta, una volta che se ne è andato. Ha spiegato che i seminaristi avevano paura di Zanchetta, poiché andava spesso in seminario, e disse loro che era lui il vescovo e che poteva portarli fuori o cacciarli dal seminario. Ha detto che G.G. era in uno stato di ansia dovuto al fatto di tutto ciò che viveva e questo lo portò a rassegnare le dimissioni in seguito. Ha aggiunto che quando doveva assentarsi dalla città, i seminaristi gli chiedevano di non staro fuori per molto tempo, perché il Vescovo Zanchetta si comportava diversamente quando lui non c’era.


La testimonianza di un ex-Vicario generale.
Ha testimoniato Mons. Gabriel Alejandro Acevedo, uno dei cinque sacerdoti che hanno denunciato Zanchetta nel processo canonico, ex Direttore spirituale del Seminario e Vicario generale della Diocesi di Orán. Ha raccontato ciò che i seminaristi gli hanno detto e ha fatto riferimento agli approcci fisici di Zanchetta ai due denuncianti. Ha spiegato che un gruppo di seminaristi ha vissuto durante i primi anni di seminario nella casa parrocchiale, molto frequentato da Zanchetta, che andava per le stanze e si è fermò a cena. Ha riferito del consumo di bevande alcoliche di Zanchetta con i seminaristi. Ha detto che a volte la domenica sera si prolungava il dopo-pasto e poi chiedeva a un seminarista di accompagnarlo in vescovado, aggiungendo che molte volte andavano diversi seminaristi, che tornavano più tardi e più ubriachi. Ha ricordato che nel settembre del 2014, dopo una visita a Rivadavia, Zanchetta ha dato il suo cellulare al Cancelliere del vescovado perché potesse scaricare le foto sul computer e fare una selezione da inviare all’Agenzia Informativa Cattolica Argentina (AICA) o caricare sulle reti, e lì hanno trovato foto di contenuto pornografico in cui sono apparsi il vescovo e alcuni giovani. Ha detto che il cancelliere lo ha chiamato per vederli. Ciò ha portato a consultazioni con altri due sacerdoti e Zanchetta. Fu così che decisero di andare dal Nunzio Apostolico.

Don Juan José Manzano, uno dei cinque sacerdoti che hanno denunciato Zanchetta nel processo canonico, ex Vicario generale, ha avvertito di non essere un testimone “diretto” dei fatti denunciati, ma di averlo scoperto “attraverso i commenti” mentre era parroco di General Mosconi e, una volta portò tre seminaristi da quella città ad Orán. Uno di loro gli ha detto che si sentiva a disagio, era come angosciato, perché il vescovo a volte li vedeva in mutande, e a volte chiedeva loro di fargli dei massaggi. Nel racconto, il giovane ha affermato che ciò è accaduto in alcuni dei viaggi che sono stati fatti e che ha sentito una specie di rischio o pericolo per alcuni dei suoi compagni, con i quali Zanchetta ha avuto un “trattamento speciale”. Don Manzano ha detto che lo ha suggerito di parlare con il suo direttore spirituale o confessore. Affermava che in quel momento Zanchetta aveva espresso la sua “preoccupazione” per l’abbandono di alcuni seminaristi, che il sacerdote conosceva. Tra le sue dichiarazioni è tornato sulla questione che l’imputato avesse una “tendenza ad abbracciarsi a lungo” e ha ricordato una sorta di “festa” che ha visto nella casa parrocchiale della Cattedrale. Era andato a salutare l’allora vescovo dopo una celebrazione e «monsignore era con dei giovani».

Su Twitter la giornalista Silvia Noviasky ha riferito che il difensore di Zanchetta, l’Avv. Enzo Gianotti è amico dell’attuale Vescovo di Orán, Mons. Luis Antonio Scozzina. Un ex seminarista ha detto in aula oggi, indicando il difensore di Zanchetta: «Quello è Gianotti laggiù? Perché ci hanno mandato a parlare con lui e ora è il difensore di Zanchetta? L’ex seminarista ha riferito che Mons. Scozzina lo portò come “amico avvocato”, a parlare con i seminaristi, quando lo scandalo è esploso. Tonfo…
 
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view post Posted on 4/3/2022, 19:22

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Il vescovo bresciano nascosto per anni in Vaticano: non consegna gli atti e gli regala la gestione del patrimonio del Vaticano

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www.aldomariavalli.it/2022/03/04/z...esto-immediato/

04
MAR
Zanchetta condannato: quattro anni e sei mesi di reclusione. Arresto immediato
Saved in: Blog by Aldo Maria Valli
Quattro anni e sei mesi di reclusione e arresto immediato. Questa la sentenza a carico di monsignor Gustavo Zanchetta, sotto processo in Argentina per il reato di abuso sessuale.

I giudici del Tribunale di Orán, María Laura Toledo Zamora, Raúl Fernando López e Héctor Fabián Fayos, hanno dunque riconosciuto monsignor Zanchetta colpevole di abusi sui due ex seminaristi G.F.L.G. e M.C.



Dopo aver appreso della sentenza, i parenti delle vittime, che si trovavano fuori dal tribunale, hanno espresso la loro insoddisfazione perché ritenevano che Zanchetta avrebbe dovuto essere condannato a una pena molto più pesante.

Nel corso del processo, incominciato il 21 febbraio scorso, i giudici hanno ascoltato circa quaranta testimoni in cinque udienze.



Ieri la pena di quattro anni e sei mesi di reclusione, con arresto immediato, era stata chiesta dai pubblici ministeri María Soledad Filtrin Cuezzo e Pablo Rivero, dell’Unità per i crimini contro l’integrità sessuale della Procura di Orán. L’arresto era stato chiesto perché esisteva il pericolo che Zanchetta potesse sottrarsi alla pena.

L’accusa ha anche chiesto al procuratore penale di turno di aprire un fascicolo in relazione alle dichiarazioni di don Carlos Salvador Subelza, parroco della cattedrale di Orán, viste le contraddizioni rispetto alle deposizioni di numerosi testimoni. Don Subelza, fra l’altro, quando l’ex seminarista Kevin Montes ha detto che Zanchetta gli aveva toccato i genitali da dietro, ha risposto che il giovane stava «fraintendendo», perché Zanchetta «venendo da Buenos Aires era una persona amorevole e al nord non siamo abituati a ricevere quel tipo di affetto».



La difesa, rappresentata dall’avvocato Enzo Giannotti, aveva chiesto l’assoluzione sostenendo che le accuse fossero il flutto di un complotto. Zanchetta non si è avvalso del diritto di dire l’ultima parola.

Nelle sue argomentazioni, il procuratore Filtrín Cuezzo ha sostenuto che nel corso delle udienze sono state presentate prove coerenti con le testimonianze circa gli abusi sessuali subiti dai due ex seminaristi del seminario Giovanni XXIII di Orán. Prima di chiedere la condanna dell’imputato, il pm ha concluso che “non possiamo determinare l’entità del danno subito dalle vittime, ma abbiamo l’obbligo di dare loro una risposta della giustizia e di dare una risposta alla società di Orán e all’intero Paese”.



Mentre la psicologa per la difesa aveva dichiarato che Zanchetta ha «un livello intellettuale superiore», la psicologa per l’accusa ha affermato che «i test dimostrano che Zanchetta ha un livello intellettuale normale, ma mostra molta ambizione». Per un’insicurezza di fondo, «ha bisogno di apparire molto intelligente, ma il suo livello intellettuale è normale».

Molto amico di papa Bergoglio, Zanchetta aveva ricevuto protezione in Vaticano venendo nominato da Francesco assessore dell’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (Apsa), un ruolo creato ad hoc, ma in seguito, raggiunto da mandato di cattura internazionale, il monsignore ha fatto ritorno in Argentina.
 
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view post Posted on 3/4/2022, 10:50

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www.korazym.org/73640/donde-esta-mo...n-e-in-carcere/

Dónde está Monseñor Gustavo Zanchetta? Estés donde estés. Dov’è Monsignor Zanchetta? Ovunque sia, il bambino onnipotente non è in carcere
2 Aprile 2022 Blog dell'Editore
di Vik van Brantegem

Il Monsignore Gustavo Óscar Zanchetta, Vescovo emerito di Orán in Argentina, nonché notorio amico di Papa Francesco, il 4 marzo 2022 è stato condannato in prima istanza dalla Sezione II del Tribunale di Orán a 4 anni e 6 mesi di carcere effettivo per abuso sessuale semplice continuato e aggravato per essere stato commesso da un ministro di culto riconosciuto ai danni di due ex-seminaristi del Seminario San Giovanni XXIII di Orán, GFLG e MC. Presumibilmente “in attesa di un posto” nell’Unità Carceraria N. 3 di Orán, fu ospitato “temporaneamente” in una base del quartiere Taranto della città di cui è stato vescovo, ristrutturata per fungere da stazione di polizia.

Però, dopo quasi un mese dalla sentenza senza precedenti della prima condanna per abusi sessuali di un vescovo argentino, Zanchetta non sarebbe ancora trasferito in un reparto di carcerazione, apprendiamo dalla giornalista investigativa Silvia Noviasky, che ha fatto scoppiare lo “strano caso Zanchetta” con la sua inchiesta su El Tribuno di Salta: con tre articoli tra il 25 dicembre 2018 e il 4 gennaio 2019 ha rotto l’omertà sullo “strano caso Zanchetta”, di cui era “proibito scrivere” a Salta. Da allora ha tenuto Zanchetta e la sua amicizia con Papa Francesco sotto i riflettori, a differenza di quanto non hanno fatto i vaticanisti accreditati presso la Sala Stampa della Santa Sede.

Secondo la sentenza del tribunale, Zanchetta doveva scontare la sua pena in un carcere comune e la settima scorsa fonti giudiziarie hanno riferito che un posto sarebbe stata richiesta nell’Unità Carceraria N. 1 di Villa Las Rosas, senza specificare cosa sia successo con la richiesta all’Unità Carceraria N. 3 di Orán, fu riferito che era stato richiesto un posto nell’Unità carceraria 1 di Villa Las Rosas. A quel tempo, la giustizia assicurò che l’alloggio nella stazione di polizia di Taranto era solo a titolo provvisorio, fino a quando non ci fosse un posto libero nel penitenziario di Orán. Ma, a quanto pare, non sarebbe mai stato richiesto la disponibilità.

Quindi, quasi un mese dopo, Zanchetta continua a soggiornare comodamente in una stazione di polizia e perciò la stampa locale ipotizza che l’amico di Papa Francesco riceve un trattamento privilegiato rispetto a quello riservato ad un comune detenuto. Infatti, Zanchetta sarebbe alloggiato in una “cella”, che in pratica è un ufficio con bagno, in regime di minima sicurezza e con tutti i comfort. Si apprende ora, che il trasferimento in carcere di Zanchetta avverrebbe solo dopo il termine per l’impugnazione della sentenza per la quale è incarcerato, che scade il prossimo 5 aprile.

Silvia Noviasky scrive su El Tribuno: «Ora dicono di aver chiesto un posto a Villa Las Rosas. Ma indovina un po’, dal Servizio Penitenziario dicono che nessun posto per Zanchetta è stato richiesto in nessuno dei due carceri. Lo ha affermato Ángel Sarmiento, rientrato in Servizio Penitenziario un mese fa, nominato Direttore generale delle Politiche penali della provincia di Salta, dialogando con Radio Nacional Salta. Afferma di aver richiesto informazioni sia all’Unità carceraria 1 di Villas Las Rosas che all’Unità Carceraria N. 3 di Orán e che essi risposero che in nessun momento abbiano ricevuto una lettera ufficiale o una comunicazione informale di consultazione circa un post per il Vescovo emerito oranense. Sarmiento ha anche confermato che c’è spazio in entrambe le unità penali per ospitare un detenuto con le “caratteristiche” di Zanchetta. “Ad Orán c’è spazio nel Padiglione M, che soddisfa le condizioni richieste per questo detenuto, persona maggiorenne. E a Villa Las Rosas c’è spazio nel Padiglione per gli anziani, dove sta scontando la pena un’altra persona con caratteristiche simili”, ha aggiunto Sarmiento, riferendosi al sacerdote Agustín Rosa Torino, condannato lo scorso anno, anche lui per abusi sessuali».

Vedremo se durante il volo di ritorno dal Viaggio Apostolico a Malta, Papa Francesco permetterà un’altra volta una domanda sullo “strano caso Zanchetta”. Se un giornalista ammesso al Volo Papale gli chiederà se abbia cambiato opinione sul suo amico, in riferimento a quanto ha dichiarato il 28 maggio 2019 nell’intervista concessa alla giornalista Valentina Alazraki per la Tv messicana Televisa. E se un giornalista ammesso al Volo Papale gli chiederà a che punto sia il Processo canonico presso la Congregazione per la Dottrina della Fede. A qualcuno potrebbe venire anche in mente di chiedere il trasferimento di Zanchetta nello Stato della Città del Vaticano (visto che ha/aveva passaporto vaticano), per scontare la sua pena in un cella più comoda all’interno della Caserma del Corpo della Gendarmeria.
 
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view post Posted on 12/4/2022, 18:44

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Finalmente. Zanchetta è stato condotto in carcere come ordinato dal Tribunale il 4 marzo 2022. Un suo amico sacerdote denunciato per abusi sessuali
12 Aprile 2022 Blog dell'Editore
di Vik van Brantegem

A seguito delle nostre comunicazioni del 2 aprile 2022 [Dónde está Monseñor Gustavo Zanchetta? Estés donde estés. Dov’è Monsignor Zanchetta? Ovunque sia, il bambino onnipotente non è in carcere] siamo in grado di confermare, che Zanchetta finalmente è stato condotto in carcere poco prima delle ore 11.00 del 7 aprile 2022.

Mons. Gustavo Óscar Zanchetta, Vescovo emerito di Orán in Argentina, nonché notorio amico di Papa Francesco e da lui pubblicamente difeso, il 4 marzo 2022 era stato condannato in prima istanza dalla Sezione II del Tribunale di Orán a 4 anni e 6 mesi di carcere effettivo per abuso sessuale semplice continuato e aggravato per essere stato commesso da un ministro di culto riconosciuto ai danni di due ex-seminaristi del Seminario San Giovanni XXIII di Orán, GFLG e MC. Presumibilmente “in attesa di un posto” nell’Unità Carceraria N. 3 di Orán (ma si è epurato che nessuno l’aveva mai chiesto, neanche informalmente), fu ospitato “temporaneamente” in una base del quartiere Taranto della città di cui è stato vescovo, ristrutturata per fungere da stazione di polizia.

La Corte della Sezione II del Tribunale di Orán, presieduta dal giudice María Laura Toledo Zamora e composta inoltre dai giudici Raúl Fernando López e Héctor Fabián Fayos, il 7 aprile scorso ha accolto la proposta di ricorso in appello, depositata dal nuovo collegio difensiva del condannato composto dagli avvocati Darío Palmier e Juan José Valdez Aguilar, in sostituzione dell’avvocato Enzo Giannotti.

La Corte presenterà il ricorso al Tribunale di impugnazione, che deciderà in definitiva se accoglierlo o meno. Nel frattempo, «Zanchetta attenderà la delibera alloggiata nell’Unità Carceraria N. 3 di Orán, avendo [il Tribunale] ordinato al Servizio Penitenziario l’immediato trasferimento» del Vescovo emerito di Orán, ha comunicato la Magistratura di Salta. Tale trasferimento è verosimilmente legato alla denuncia della “Rete dei sopravvissuti agli abusi sessuali ecclesiastici di Salta”, dopo che i media hanno divulgato le condizioni di riguardo riservate a Zanchetta come ospite della stazione di polizia nel quartiere Taranto di Orán, nonostante il Tribunale aveva disposto il 4 marzo scorso la carcerazione immediata. La denuncia sottolineava che in quel luogo l’amico di Papa Francesco godeva dei privilegi che non hanno i prigionieri comuni.

Consultato da Página|12, l’Avv. Palmier ha affermato di non essere autorizzato da Zanchetta a rilasciare dichiarazioni alla stampa e, quindi, ha mantenuto la riservatezza su quanto scritto nel ricorso in appello.


Don Fernando Páez.
Un sacerdote amico di Zanchetta denunciato per abusi sessuali
Un altro caso di abusi sessuali scuote la Chiesa Cattolica a Salta, la provincia al nord dell’Argentina. Dopo i condannati Don Agustín Rosa Torino e Mons. Gustavo Zanchetta, un altro sacerdote si unisce alla lunga lista di abusatori che sono protetti e insabbiati dalla Chiesa Cattolica. Il parroco Don Fernando Páez è stato denunciato da un ex seminarista per abusi sessuali subiti tra il 2015 e il 2017. Il giovane ha testimoniato nel terzo giorno del processo [QUI], al termine del quale è stato condannato per lo stesso reato l’ex Vescovo di Orán. Parlando del caso ieri sera, 11 aprile 2022 su LaIzquierdaDiario.com, Valeria Jasper scrive: «La Chiesa e il disprezzo per le vittime. Più lo sporco sotto la tonaca».

Nel 2019, un ex-seminarista ha sporto denuncia penale contro il sacerdote Fernando Páez, amico del già condannato vescovo Gustavo Zanchetta, per abusi sessuali. Gli eventi si sono verificati tra il 2015 e il 2017 quando il denunciante era un collaboratore della parrocchia di Santa Cruz, dove Páez esercitava il suo ministero sacerdotale. La causa ha guadagnato slancio quest’anno con il completamento delle relazioni degli esperti sul condannato.

Il reato di cui è accusato Páez è “abuso sessuale semplice doppiamente aggravato dall’essere stato commesso da un ministro del culto riconosciuto e preposto all’istruzione”. Il denunciante è stato un testimone chiave nel processo a carico di Mons. Gustavo Zanchetta [QUI].

Originario della Città di Tartagal, Kevin studiavo al Seminario di Orán, quando nel 2015 ha incontrato Páez, nominato nella Parrocchia di Santa Croce e si è occupato della sua formazione. Osserva Valeria Jasper: «Denominatore comune e sistematico tra le testimonianze dei sopravvissuti agli abusi ecclesiastici è la fiducia che [gli abusatori] cercano di guadagnare attraverso l’idea di essere un “sacerdote amico” in luoghi come campi, ritiri spirituali, confessioni. Senza tralasciare, ovviamente, la misoginia: “Ha detto che le donne sono portate alla prostituzione e tra noi possiamo capirci meglio (…) Per lui tutte ‘erano troll, puttane’, se arrivavi in ritardo in parrocchia ti chiedeva: ‘Con chi hai fottuto, con chi sei stato'”, ha detto Kevin in dichiarazioni ai media locali».

Mentre il legame tra loro si approfondiva con la scusa di interessarsi alla vocazione di Kevin, Páez iniziò con gli abusi: abbracci, baci, interesse per la vita sessuale; non solo di lui ma di altri compagni. Di fronte ad atti di maggiore violazione della sua privacy, Kevin iniziò ad allontanarsi e per rappresaglia Páez iniziò a maltrattarlo e ad umiliarlo pubblicamente. «Ha iniziato a discriminarmi e ad ignorarmi, una delle battute prima del gruppo Vida Nueva (un gruppo di adolescenti che ha formato) era che diceva “questi sono più magri di te”, “questi ce l’hanno più grande di te”», Kevin ha detto.

Allo stesso modo Kevin subì maltrattamenti dall’amico di Papa Francesco, l’ex Vescovo di Orán, Mons. Gustavo Zanchetta, che a sua volta era il confessore di Páez e approfittò di questa situazione, arrivando a maltrattamenti fisici. «Quando sosteneva i miei genitali, da dietro, l’ho respinto pensando che fosse un partner, (a causa di quella reazione) mi tratta come un orfano emotivo», ha detto. Ha aggiunto che Zanchetta gli ha detto che «non ha ricevuto affetto» da suo padre, e quindi «non era abituato» a quel tipo di «abbracci».


Il Vescovo di Orán, Mons. Luis Antonio Scozzina, OFM, con Papa Francesco (Foto della Diocesi de la Nueva Orán, pubblicata da FMAlba.com il 5 settembre 2018).
Prosegue Valeria Jasper: «Nell’anno 2017 Kevin ha deciso di andare da Mons. Luis Scozzina, il successore di Zanchetto alla guida della Diocesi di Orán, per raccontargli quello che aveva vissuto. La risposta di Scozzina ha mostrato da che parte sta la Chiesa: Kevin è stato trasferito in un’altra parrocchia e Páez ha continuato a essere in contatto con i giovani. Nel gennaio 2019 Kevin ha lasciato il seminario e ha sporto denuncia alla giurisdizione penale ed ecclesiastica».

L’ex seminarista ha fatto notare che Scozzina non ha accompagnato le vittime e ha ritenuto opportuno allontanarlo dalla Diocesi di Orán. Ha aggiunto che dopo avergli presentato la denuncia canonica nel 2019, e successivamente alla denuncia penale, non lo ha più chiamato. «La chiesa mi ha lasciato senza protezione, non hanno fatto nulla con lui [Páez]», ha detto Kevin.

Dell’insabbiatore Scozzina, altro amico strettissimo di Papa Francesco – che rimane saldamente al suo posto, come in altri casi simili, anche in Italia – abbiamo già riferito più volte e in modo esteso un mese fa, per esempio: Lo “strano caso Zanchetta”. Un bambino onnipotente amico di Francesco, condannato per abuso sessuale in Argentina. Uno degli abusati parla per la prima volta con la stampa. Nun fa na piega – 11 marzo 2022.

Conclusione: res non verba. Abbiamo aspettato anche più a lungo del dovuto. Papa Francesco, che continua a proteggere abusatori e insabbiatori, è parte del problema. E da chi è parte del problema non si possono aspettare delle soluzioni. Punto.
 
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view post Posted on 17/7/2022, 17:15

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Zanchetta, l’amico di Francesco condannato in Argentina per abusi sessuali, ottiene il beneficio degli arresti domiciliari. Le proteste non si sono fatte attendere
13 Luglio 2022 Blog dell'Editore
di Vik van Brantegem

Nuova proteste a Salta in Argentina per lo “strano caso Zanchetta”. Il 4 marzo 2022 si era capito che il Vescovo emerito di Orán, Mons. Gustavo Zanchetta, amico di Papa Francesco, fu condannato in primo grado a 4 anni e 6 mesi di reclusione effettiva per essere stato riconosciuto colpevole di abusi sessuali semplici continuati e aggravati in quanto ministro di culto religioso riconosciuto a danno di due ex seminaristi [QUI]. Era la seconda condanna di un sacerdote per abusi sessuali nella provincia di Salta. Zanchetta doveva scontare la pena in un carcere comune, non nell’ambito di un monastero frequentato anche da possibili future vittime.


La Sezione II del Tribunale di Orán, composta dal Presidente María Laura Toledo Zamora e dai giudici Raúl Fernando López e Héctor Fabián Fayos, gli stessi che lo hanno condannato, ha concesso gli arresti domiciliari a Zanchetta. Attualmente è ospitato nella casa di riposo per sacerdoti anziani del Monastero di Nuestra Señora del Valle delle Monache Concezioniste a La Nueva Orán, frequentato da bambini per il catechismo e la Santa Messa. Ovviamente, la notizia ha scosso i sopravvissuti degli abusi sessuali e provocato concerto nella provincia più cattolica dell’Argentina.

Il difensore di Zanchetta, l’Avv. Darío Palmier ha confermato al quotidiano locale Salta|12, che al suo assistito “sono stati concessi gli arresti domiciliari” e ha assicurato che ciò era “a causa del suo delicato stato di salute”. Come abbiamo riferito [QUI e QUI], dopo la condanna Zanchetta è stato ospitato in una stazione di polizia per un po’ di tempo prima di essere condotto in carcere, poi ricoverato per più di un mese in una clinica privata per un picco di ipertensione. “Da un momento all’altro lo trasferiscono al monastero. La sentenza è conforme alla legge, nel rispetto dei diritti umani. Zanchetta potrà essere curato secondo il suo disturbo e speriamo che risponda favorevolmente al trattamento”, ha detto Palmier, precisando che la diagnosi sarebbe “grave ipertensione aggravata da aneurisma delle arterie renali”.

Si era sparsa la voce che Andrés Buttu, uno dei 5 sacerdoti che lo hanno denunciato, sarebbe ospite nella stessa casa di riposo per sacerdoti anziani, in cui Zanchetta è stato mandato agli arresti domiciliari. Cioè, denunciante e accusato sotto lo stesso tetto? Poi, è stato confermato che Buttu aveva già lasciato la casa, ma sia lui che Diego Calvisi, che anche lui ha denunciato Zanchetta, hanno vissuto lì. Secondo la giornalista Silvia Noviaski, diversi benefattori del Monastero avrebbero espresso il loro disaccordo sul fatto che Zanchetta si trovi lì a scontare la sua pena. Avrebbero deciso di ritirare le loro “collaborazioni”, che di solito destinano alle monache ospitanti.

Salta|12 ha contattato la Procura della Repubblica e il Tribunale, ma non è riuscito ottenere informazioni, perché il Pubblico ministero Soledad Filtrín Cuezzo e il Presidente della Corte María Laura Toledo Zamora sono in ferie. Inoltre, il beneficio degli arresti domiciliari è stato concesso poco prima dell’inizio della vacanza giudiziaria.

La Rete dei Sopravvissuti agli Abusi Ecclesiastici di Argentina e la Commissione Investigativa Indipendente sugli Abusi Ecclesiastici di Argentina con un comunicato hanno respinto fermamente la decisione del Tribunale, prendendo di mira i giudici che hanno concesso il beneficio degli arresti domiciliari e le monache che hanno ospitato volontariamente Zanchetta.

L’ex seminarista M.C., uno dei due denuncianti vittime degli abusi sessuali nel procedimento penale in cui Zanchetta è stato condannato, ha assicurato che esiste una rete di potere che include medici, avvocati, sacerdoti, un legislatore, contadini, funzionari giudiziari e lo stesso Papa Francesco per favorire l’abusatore condannato e che dopo aver tentato di non farlo entrare in un carcero comune, l’hanno fatto uscire dall’Unità Carceraria N. 3 di Orán. “La giustizia mi sembra così ingiusta, [Zanchetta] non ha passato nemmeno un anno in prigione e con tante bugie gli hanno dato gli arresti domiciliari, sapendo che sta andando in un posto frequentato da bambini. La giustizia non veglia sulla società come dovrebbe. Mi sembra anche che l’attuale Vescovo di Orán, Mons. Luis Scozzina [pure lui amico stretto di Papa Francesco] e molti sacerdoti, abbiano scelto di tacere su tale ingiustizia di fronte a un atto che tanto ha danneggiato la Chiesa diocesana”, ha detto M.C. a Salta|12.

“La casa di riposo dove andrebbe [Zanchetta] è collegata al monastero, che è un luogo pubblico. Un sacerdote ci va a celebrare la Santa Messa. Ci vanno i bambini che frequentano il catechismo e ci vanno i chierichetti”, ha detto M.C. Inoltre, ha specificato che c’è una segreteria e una libreria, dove le suore servono il pubblico e le famiglie ci vanno perché lì vendono oggetti religiosi o prendono le intenzioni della Messa. “Una persona denunciato per un abuso sessuale non può stare vicino ai bambini”, ha detto l’ex seminarista M.C. “Quella casa in cui Zanchetta vuole andare è stata costruita di Padre Diego Calvisi, che l’ha pensato per i preti anziani”, ha detto. Il paradosso è che Calvisi, scomparso, sia stato uno dei 5 sacerdoti che hanno depositato le prime denunce contro Zanchetta.

M.C. ha dichiarato a Salta|12, che la superiora che ha autorizzato Zanchetta a scontare gli arresti domiciliari nel monastero è la badessa Margarita Pérez Argo, che l’avrebbe acconsentito su richiesta di Mons. Scozzina.


Secondo M.C. la malattia di Zachetta “non è vera”. “Prima aveva presumibilmente preso un picco di pressione sanguigna in prigione. Hanno chiamato un medico del tribunale, che ha detto che non aveva nulla, che soltanto la sua pressione era aumentata e che avrebbe dovuto prendere medicine. Successivamente lo portarono in ospedale; qui dissero la stessa cosa e che non aveva bisogno di ricovero. Quando era in carcere hanno chiamato un altro medico [della magistratura] e lo hanno corrotto”, ha detto MC a Salta|12.

“Ci ferisce l’ingiustizia mostrata dalla Chiesa, con tutto ciò che viene rivelato e reso noto. Ma purtroppo dobbiamo continuare e portare con noi tutto ciò che abbiamo dovuto vivere”, ha detto M.C. D’altra parte, ha sottolineato, nel processo canonico “il ministero non è stato tolto” a Zanchetta. “Oltre al fatto che è rimasto vescovo, se è provato che ha commesso abusi, la Chiesa non dovrebbe essere più giusta o più retta con ciò che predica?”, ha chiesto.


Contemporaneamente alla concessione del beneficio degli arresti domiciliari in un monastero per scontare la pena, la Rete dei Sopravvissuti agli Abusi Ecclesiastici di Argentina osserva che cercano di favorire Zanchetta in una nuova indagine canonica a suo carico [Da difensore canonico e portavoce di Zanchetta a “investigatore previo” per “notitia criminis ricevuta”, sempre ad Orán “per altra causa”… Come (non) si risolve un problema come Zanchetta – 28 giugno 2022], al momento che si apre un nuovo processo canonico interno alla Chiesa. La Rete dei Sopravvissuti agli Abusi Ecclesiastici di Argentina è contraria a qualsiasi approccio “investigativo” canonico, perché non ci sono garanzie per i sopravvissuti, per mancanza di trasparenza e per essere altamente vittimizzanti, per gli accusatori di Zanchetta.

Parlando con Salta|12, M.C. ha denunciato che nella nuova indagine previa condotta dall’Avvocato canonista José Belda Iniesta – che è il difensore di Zanchetto nel processo ecclesiastico a Roma e che fu mandato da Papa Francesco per assisterlo ad Orán – “cercano di accusare i sacerdoti che hanno testimoniato contro Zanchetta”. M.C. ha detto di averlo appreso da persone che erano già state ascoltate da Belda Iniesta e che gli hanno detto di cosa trattavano le domande. “Chiedono questioni economiche, chiedono conti e cercano di accusare un prete di avere un figlio di 7 o 8 anni la cui madre è una donna devota alla Chiesa”, ha detto M.C. “Cercano di accusarlo in qualche modo e con questo vogliono ripulire l’immagine di Zanchetta”, ha insistito, sottolineando che la nomina di Belda Iniesta per svolgere un’indagine previa su queste questioni è “rara”, perché è un avvocato di Zanchetta e sta sviluppando un’indagine sui preti che hanno testimoniato contro il suo assistito. E ha evidenziato il fatto che non è intervenuto il giudice unico del Tribunale ecclesiastico dell’Arcidiocesi di Salta, Mons, Loyola Pinto e San Cristoval. Ha sottolineato che, nonostante il Vescovo Scozzina abbia assicurato in una dichiarazione che stavano accompagnando le vittime, c’è un “doppio standard” perché “come vescovo predispone e organizza il monastero dove Zanchetta dovrebbe scontare gli arresti domiciliari, dove vivrà come un re, cibo, elettricità, internet, tutto ciò che vorrà avere, lo avrà”, ha detto. Ha anche ricordato: “La Chiesa non mi ha accompagnato”, né prima né dopo la denuncia.


“La Chiesa dovrebbe cominciare a chiedere scusa alla gente, la gente ha diritto ad avere buoni sacerdoti, vescovi, e un buon Papa, che sia coerente con quello che dice e con quello che è in fondo. La Chiesa ha bisogno di un grande cambiamento. un’istituzione che parla del bene, della verità, in teoria sono esperti di cosa sia la morale ma non la praticano”, ha detto M.C. Terribile è una Chiesa e le sue autorità che continuano a proteggere i sacerdoti abusatori, a trasferirli o a fare pressione a farli scontare la pena comodamente agli arresti domiciliari, quando sono stati condannati dalla giustizia civile. E purtroppo lo consente a delle persone che, protetti dalla loro autorità, hanno abusato sessualmente di altre persone, generalmente giovani, traumatizzate a vita.

Il problema più eclatante è che Papa Francesco stringe la mano a chi commette reati contro l’integrità sessuale delle persone vulnerabili e gli manda in aiuto consiglieri dal Vaticano.


Di fronte alla notizia degli arresti domiciliari in un monastero concessi a Zanchetta, Valeria Zarsa, leader della Rete dei Sopravvissuti agli Abusi Ecclesiastici di Argentina a Salta, parlando con il giornalista Daniel Luchelli per Radio Nacional Santa Rosa – La Pampa, ha evidenziato le somiglianze dello “strano caso Zanchetta” con il “caso Rosa Torino” [Agustín Rosa Torino era il primo sacerdote condannato per abusi sessuali dal Tribunale di Salta, a 12 anni di reclusione, per tre denunce] e le azioni corporative della Chiesa Cattolica Romana: “Il messaggio del Vaticano era molto chiaro: questo è mio amico, non toccarlo”.


La Rete dei Sopravvissuti agli Abusi Ecclesiastici di Argentina ha rilasciato una dichiarazione questo fine settimana, per repudiare il beneficio degli arresti domiciliari “per un molestatore e manipolatore che, dal suo ruolo di gerarca, si è approfittato delle persone vulnerabili”, si legge nella nota. “Ripudiamo le azioni del tribunale a favore della Chiesa cattolica. Ripudiamo le monache Concezioniste del Monastero di Nostra Signora della Valle di La Nueva Orán, che ospiteranno il violentatore Zanchetta”, continua il comunicato diffuso sui social network. “Siamo profondamente solidali con i sopravvissuti e con tutte le persone colpite da questa decisione di una giustizia senza una prospettiva dei diritti umani e che non inquadra affatto il problema degli abusi ecclesiastici in Argentina e America Latina”, conclude il testo.


La Rete dei Sopravvissuti agli Abusi Ecclesiastici di Argentina ha anche aderito alla manifestazione davanti alla Cattedrale di Salta, che si è svolta dalle ore 10.00 di ieri, 12 luglio 2022. I manifestanti hanno chiesto: “Giustizia per le vittime di questi malvagi e l’adempimento effettivo delle pene imposte dalla giustizia degli uomini”. Hanno chiesto alle autorità ecclesiastiche di smettere a proteggerli e a coprirli: “Altrimenti saranno come i politici che dicono una cosa e poi fanno il contrario. Smettila di diventare complici”.


www.korazym.org/77025/lintervista-a...e-clientelismo/

L’intervista all’ex seminarista abusato: Papa Francesco sapeva da anni cosa faceva suo amico Zanchetta e continua a sostenerlo. “Ci sono tanti accomodamenti e clientelismo”
14 Luglio 2022 Blog dell'Editore
di Vik van Brantegem
e
Ritornando sul tema del nostro articolo di ieri – Zanchetta, l’amico di Francesco condannato in Argentina per abusi sessuali, ottiene il beneficio degli arresti domiciliari. Le proteste non si sono fatte attendere [QUI] – riportiamo di seguito nella nostra traduzione italiana dallo spagnolo l’intervista a M.C. Ci sono tanti soldi e clientelismo: il Papa sapeva da anni cosa faceva a cura di Silvia Noviasky per El Tribuno, il quotidiano di Salta di oggi 14 luglio 2022 [QUI].


El Tribuno – Intervista a cura di Silvia Noviasky – L’ex seminarista abusato da Zanchetta parla degli arresti domiciliari (Riprese di Pablo Yapura).
Ricordiamo che la giornalista d’inchiesta Silvia Noviasky fece scoppiare il caso Zanchetta, con tre articoli tra il 25 dicembre 2018 e il 4 gennaio 2019 su El Tribuno di salta, con cui ha rotto l’omertà sullo “strano caso Zanchetta”, di cui era “proibito scrivere” a Salta [QUI].

M.C. è uno dei due seminaristi abusati da Mons. Gustavo Óscar Zanchetta, dal 1° agosto 2017 Vescovo emerito di Orán, condannato il 4 marzo 2022 in primo grado a 4 anni e 6 mesi di reclusione effettiva per essere stato riconosciuto colpevole di abusi sessuali semplici continuati e aggravati in quanto ministro di culto religioso riconosciuto a danno dei due ex seminaristi che lo avevano denunciato [QUI].

L’ex seminarista abusato da Zanchetta, secondo la sentenza in primo grado, assicura che non riesce a tenera la testa alta e racconta a Silvia Noviasky che dorme a malapena, viste le ultime notizie sul beneficio degli arresti domiciliari concesso a Zanchetta e sull’indagine previa canonica svolta nientemeno che da Don Javier Belda Iniesta, l’avvocato canonista che lo ha difeso nel processo canonico (di cui non si sa niente di niente). M.C. assicura: “Stanno distribuendo molti soldi e stanno andando andando alla carica di coloro che ci hanno sostenuto”.

Nell’intervista che segue, il giovane denuncia la complicità e la protezione di cui gode Zanchetta, anche dopo la sua condanna. In questo senso punta il dito dritto a Papa Francesco – che accusa di aver fatto orecchie da mercante nonostante i precedenti avvertimenti – e all’attuale Vescovo di Orán, Luis Scozzina, O.FM. (anche lui amico stretto di Papa Francesco); continuano a sostenere Zanchetta, e non solo, nonostante la condanna.


M.C. intervistato da Silvia Noviasky (Foto di Pablo Yapura/El Tribuno).
Come è passato il tempo dopo la sentenza?
Difficile. In un certo senso, la sentenza ci ha dato tranquillità, ma è stato un momento che abbiamo dovuto affrontare da soli; non solo io, ma tutti noi che abbiamo vissuto questa esperienza. Dopo tutto questo la Chiesa non ha fornito alcun sostegno. Dobbiamo superare da soli qualcosa che ci ha segnato per tutta la vita.

Qualcuno ha continuato il seminario?
La maggior parte di noi viene dalla Chiesa. Ci sono stati tre che hanno continuato, che aspettano l’ordinazione, ma non arriva mai perché hanno testimoniato a nostro favore nella denuncia. Sono passati tre anni e sono ancora in attesa dell’ordinazione sacerdotale.

Come hai preso la notizia degli arresti domiciliari?
Genera impotenza, irrequietezza, malessere. Penso che i giudici non abbiano tenuto conto di ciò che il rapporto psicologico diceva di lui, che è un manipolatore, che non percepisce la realtà così com’è, ma come vuole che sia. Gli vengono concessi gli arresti domiciliari in un monastero frequentato da bambini e adulti vulnerabili. È qualcosa a cui la Giustizia non sta prestando attenzione; che dove sta andando Zanchetta è un posto dove possono andare delle persone manipolabili.

Se fosse garantito che non ha contatti con nessuno, vi opporreste comunque agli arresti domiciliari?
Sì, perché il processo si è svolto in un piccolo paese, Orán, dove ci conosciamo tutti e dove tutti, In un modo o nell’altro, ci dobbiamo dei favori, perché ci conosciamo o conosciamo i segreti dell’altra persona. Quei favori, da persone di grande potere, mossero cielo e terra in modo che fin dal primo giorno della sentenza se la passava bene. Non è andato in carcere, e quando è andato ci ha trascorso una settimana e da lì è stato ricoverato in una clinica privata. Teniamo conto delle spese di un mese in una clinica privata.
La gente rimprovera che la Chiesa e Scozzina si prendano cura di un condannato, cosa che non li compete. Inoltre, va nella casa che Padre Diego [Calvisi] ha costruito per i preti anziani in pensione, non per ricevere un condannato agli arresti domiciliari. Quindi non si tratta solo degli arresti domiciliari.

Calvisi fu uno dei 5 sacerdoti che denunciarono Zanchetta davanti alla Chiesa.
Sì, ha sostenuto l’intero processo canonico, non solo con la sua testimonianza, ma finanziariamente, perché doveva andare a Buenos Aires, doveva viaggiare, Padre Diego ha preso questo a carico. Per questo trovo così paradossale e così basso che il luogo di una figura così importante in Orán, come Diego Calvisi, venga ceduto a un mascalzone come Zanchetta.

Che cosa si sa del processo canonico per abusi che il Papa ha ordinato di aprire e dell’indagine che ora l’avvocato canonico di Zanchetta, Belda Iniesta, pretende di aprire?
La nostra denuncia canonica non ha mai avuto alcuna risposta, non ne sappiamo niente, se è in corso, impacchettata, niente, semplicemente, l’unica parola che usano è che “questo è segreto pontificio”. Mi stupisco che a questo punto Zanchetta non sia stato ridotto allo stato laicale, ci sono esempi come [Alessandro De] Rossi [QUI], [Emilio Raimundo] Lamas [QUI] che sono stati ridotti, e perché Zanchetta continua con la sua carica di vescovo?

Come mai?
Perché ci sono tanti accomodamenti e clientelismo. E viene da parte di Papa Francesco, che correntemente dice alcune cose nelle sue omelie e fa altre, quando anni fa sapeva tutto quello che si stava facendo, c’erano delle prove, delle foto che venivano presentate a Zanchetta.

Anche con la condanna lo protegge?
Sì, e non solo Francesco. Inoltre c’è un ordine firmato dal Papa per fargli [Belda Inniesta] svolgere questa indagine previa canonica ad Orán. Belda Iniesta interroga su questioni economiche, chiede che presentino fatture smarrite a sacerdoti che davano la caccia a Zanchetta, insinua che i sacerdoti che hanno testimoniato abbiano figli, e così cercano di aprire un caso e denunciarli canonicamente. Questa indagine, tra virgolette “previa”, serve a concentrare tutto lì e lasciare da parte quanto se lo sta passando bene Zanchetta. Con questa indagine cercano un altro colpevole e a ripulire l’immagine di Zanchetta.

Dal tuo caso sono usciti fuori altri, come quello del sacerdote Páez, cosa si sa a riguardo?
La Chiesa si fa male da sola con la sua complicità, perché ci sono altri sacerdoti che hanno ricevuto denunce di abusi e sono stati sospesi. D’altra parte Páez [Don Fernando Páez, un sacerdote amico di Zanchetta] no. Anche lui fu denunciato [per abusi sessuali, di cui abbiamo riferito QUI] e sarà processato. A Páez sono stati dati anche due avvocati e al ragazzo che lo ha denunciato, no. Il vescovado non gli ha chiesto se avesse bisogno di sostegno, se la passa come meglio può e arriverà al processo con un difensore d’ufficio. Com’è possibile che la Chiesa si fa male con la complicità, che si occupa di tutte le spese di Zanchetta, della sua permanenza nel monastero, della clinica privata, degli avvocati?

Gli avvocati canonici Belda Iniesta e Francesco de Angelis fanno parte di questo finanziamento?
Hanno continuato a cercare di fare appello, Iniesta è rimasta ad Orán, cercando un modo affinché Zanchetta non arrivi in carcere o che la permanenza sia più lieve. In questo periodo ha soggiornato in un albergo a 5 stelle e tutte quelle spese gli avvocati non le fanno per amore della verità o per devozione; lo fanno per ripulire l’immagine di Zanchetta e per farlo uscire dal carcere.

In questo contesto, come vede il futuro prossimo della causa?
È abbastanza scoraggiante; ci sono molti soldi in gioco, riferendosi agli avvocati. Ci sono giudici che lo hanno giustificato [il beneficio degli arresti domiciliari] a causa dell’ipertensione. È solo pressione alta, si può tenere sotto controllo. Vale a dire, dopo un mese di controlli, con una dieta che in teoria è per quella patologia, non si potrebbero abbassare la pressione sanguigna?

Se potessi, paghereste degli avvocati per impugnare questa decisione?
Se avesse le risorse, sì, ma bisogna riconoscere che dall’altra parte c’è un’istituzione che pesa, forte, che gestisce molti soldi, con cui le persone collaborano pensando che sia per il bene. Usano per questo l’elemosina.

Come trascorre il tuo cammino di guarigione?
È un processo molto lungo, con la sentenza c’è stata serenità, di poter realizzare se stessi e formarsi come persona in qualsiasi stato di vita si scelga. Ma questi arresti domiciliari destabilizzano emotivamente e sembra che la cosa non finisce mai. Sembra che non ci sia alcun punto in cui uno dice, bene, la Chiesa ha riconosciuto che un vescovo è stato condannato, che doveva andare in prigione, che la Chiesa si assume la responsabilità del suo errore. Ma fa fatica dover riconoscere che un vescovo è stato processato e condannato, e che se la passa il meglio possibile. È qualcosa che sembra non finire mai, che ti trascina indietro, che ti porta via, che ti dà il mal di testa, delle preoccupazioni.

Stai trascorrendo giorni di angoscia con queste notizie?
Sì, la notte scorsa non riuscivo a dormire, sono rimasto sveglio fino alle 5, genera preoccupazione e angoscia, non solo per le decisioni che si stanno prendendo, ma per la persecuzione che c’è sullo sfondo verso le stesse persone che sono dentro la Chiesa, verso sacerdoti che hanno denunciato Zanchetta e che oggi vengono perseguitati. Li spremano, li marchiano in qualche modo, affinché la gente creda che siano loro i colpevoli.

Temi che sarà libero?
Sì, non solo per me, ma per la sua prossima vittima. Quello che passiamo, viviamo, sperimentiamo non lo auguriamo a nessuno, ma la Chiesa sembra cercare per renderlo libero e continuare a fare quello che vuole.
Vorrei mandare un messaggio a Scozzina perché rifletta davvero su quello che sta facendo, e come ha detto nell’omelia per i martiri di Zenta, per ascoltare il grido di dolore della gente; la gente che sta manifestando perché torni in carcere comune. Da vescovo, che ascolti davvero il grido di dolore della gente, che non rimanga nascosto come sta facendo, senza spiegare nulla. Sta aiutando Zanchetta, ma si dimentica delle vittime.
E ai preti che difendono Zanchetta, che provano nessun tipo di vergogna, perché poi vanno a parare dietro un leggio e pensano di essere un gran sacerdote perché sono in Cattedrale, affinché siano più coscienti.
E ai fedeli, che non si lascino accecare da questi sacerdoti, perché la Chiesa alla fine finisce per essere loro, perché questi sacerdoti con l’odore di pecora cercano il proprio interesse, la borsa, non essendo liberi.
 
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