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Diocesi di Torino. Corso per omosessuali casti e fedeli, Se poi dovessero fare una scappatella con qualche monsignore basta la confessione

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view post Posted on 8/5/2019, 19:46

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Se poi dovessero fare una scappatella con qualche monsignore basta la confessione

Nosiglia_25episc
Arcivescovo Nosiglia

https://www.radioromalibera.org/cultura-ca...cesi-di-torino/

Corsi sull’omosessualità presso la diocesi di Torino
PENSIERI E VOCE01 Maggio 2019

L’ambiguità permanente effettiva creata e alimentata dal Pontefice regnante ha fatto sì che nella diocesi di Torino un sacerdote particolarmente sensibile e attivo sul fronte dell’omosessualità – e dell’accettazione dei rapporti omosessuali, il che dovrebbe sen altro essere problematico, per un prete che si dice cattolico – ha organizzato e condotto un corso di due giorni per parlare di questo a una quarantina di persone dello stesso sesso legate in unione civile e qualche loro parente. Il tema era: «La fedeltà di Dio come fondamento della fedeltà nei rapporti umani». Perché? Secondo il quotidiano locale di Torino per dare “una risposta a una lacuna della legge Cirinnà sulle unioni civili che alla fine non ha previsto, tra i diritti e i doveri delle coppie, l’obbligo di fedeltà. Molti gay si offesero per questa mancanza, è stato questo lo spunto del ritiro: «Anche voi siete degni di fedeltà, cioè meritate un amore esclusivo e unico».

Fra le molte domande da farsi c’è quella sulla gestione della diocesi di Torino, dei suoi rapporti interni, del clima che si respira in ambienti chiave, per esempio il Seminario. Ma dovrebbe farseli Roma, cioè la Chiesa universale, quella che ha per compito anche quello di vigilare sulle Chiese locali, e su ciò che in esse accade e si insegna. Come è possibile che un vescovo, anzi un arcivescovo, permetta che un sacerdote insegni e approvi comportamenti che non solo contrastano con il Catechismo della Chiesa Cattolica, ma con il suo Magistero di sempre, con quello insegnato da tutti i papi senza eccezioni?

Un corso che invita persone omosessuali a essere fedeli a un partner nei rapporti sessuali può essere una cosa ragionevole da un punto di vista medico (si riduce il rischio di malattie, certamente) e umano; ma non da un punto di vista di un sacerdote, che dovrebbe chiedere, e insegnare a queste persone, se realmente vogliono essere cristiane, ad astenersi dai rapporti. Anche perché ci sono persone (e organizzazioni che le aiutano) che tendono con fatica e sofferenza e amore a questo scopo. Giustamente ha commentato un lettore di Aleteia, della diocesi e del prete: “Adesso si mette a fare anche dei corsi per invitare queste persone alla fedeltà di coppia omosessuale. Cioè lei invita ad essere fedeli al peccato. Un intento diabolico, direi. Un uomo che cerca di essere casto, un omosessuale che cerca Dio, come dice il Papa, se ogni tanto cade – anche in rapporti occasionali – se si pente e si confessa può accedere all’eucaristia. Uno che ha come programma di vita quello di peccare tutti i giorni finché morte non lo separi, no”.

Non fa una piega, si direbbe. Mons. Nosiglia ha risposto che questa iniziativa vuole “aiutare le persone omosessuali a comprendere e realizzare pienamente il progetto di Dio su ciascuno di loro. Ciò non significa approvare comportamenti o unioni omosessuali, che restano per la Chiesa scelte moralmente inaccettabili: perché tali scelte sono lontane dall’esprimere quel progetto di unità fra l’uomo e la donna espresso dalla volontà di Dio Creatore come donazione reciproca e feconda. Questo però non significa non prendersi cura dei credenti omosessuali e della loro domanda di fede”. Cioè si invitano coppie omosessuali a vivere fedelmente la vita di coppia (omosessuale) ma questo non vuol dire approvarle? Ma veramente pensano che la gente creda a questi attorcigliamenti illogici? Resta da capire quali siano i meccanismi interni e gli equilibri che reggono la diocesi di Torino.
 
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