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Vescovo di Avellino: "Se mi interrogano mentirò ai giudici"., Abusi e scandali sessuali dopo volantino anonimo: "don finocchio, don escort, fra - checca"

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pincopallino2
view post Posted on 9/1/2019, 16:35 by: pincopallino2

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www.orticalab.it/Il-caso-Don-Enrico-e-la-pen-drive

di Franco Genzale
vedi profilo
9 gen 2019

Scandalo in Diocesi
Il caso - Don Enrico e la pen-drive della Befana: nulla da dichiarare, Monsignor Aiello?
Lei, che quella riunione al Loreto aveva convocato e presieduto; Lei che fin dal Suo primo incontro con la comunità della Diocesi si è presentato con l’animo aperto al più franco dialogo; Lei, che imbracciando la chitarra e cantando Bob Dylan, ha trasmesso l’idea d’una Chiesa senza veli e senza ipocrisie; Lei, se fosse sottoposto a interrogatorio come persona informata su molestie consumate da membri del clero, sarebbe disposto a “mentire”?

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“Scandalo in Diocesi: sui volantini di Don Enrico non c’era scritto tutto, il resto in una pen-drive che ci ha portato la Befana”.

Tra i tanti commenti alla nostra ricostruzione (e rilancio) dello scandalo avellinese di nove mesi fa, ce ne sono due che forniscono un ottimo spunto per questa seconda (e non ultima) puntata del racconto.

Il primo, non pubblicato perché troppo stupido ma che ora volentieri propongo, è il seguente: “Franco Genzale ha smesso con i politici e ora comincia a prendersela perfino con la Chiesa”. Vorrei poter sopire le ansie dell’affezionato lettore: non è affatto mia intenzione smettere di rompere le scatole ai politici. Tutt’altro: ci avviamo verso una primavera ricca di appuntamenti elettorali e di vecchi e nuovi “teatrini”, figurarsi se sia mai possibile rinunciare al contropelo di “...questa bella d’erbe famiglia e d’animali”.

Quanto alla Chiesa, l’obiettivo della narrazione è l’esatto opposto di quello insinuato. Noi abbiamo grande rispetto per la comunità del clero e per la straordinaria opera evangelica e sociale ch’essa continua a svolgere in Irpinia e nel mondo. Ma non siamo disposti ad alcuna indulgenza verso chi si rende responsabile di abusi sessuali profittando della forza psicologica dell’abito talare e delle altrui debolezze. Tutto qui. Si tratta, del resto, della posizione ufficiale del Santo Padre: non si vede dove sarebbe il “peccato” dei giornalisti che scavano nel torbido di curie vescovili, parrocchie e seminari. Tanto più, come nella fattispecie del caso – Don Enrico, se i fatti di cronaca si consumano all’interno del clero e da questo stesso ambiente vengono diffusi.

Il secondo commento è il seguente: “IO SO UNA COSA MA NON LA POSSO DIRE. La notizia è tutta qua, in quell’IO SO che serve ad accreditare se stesso come persona di fiducia, unico destinatario di confidenze importanti! Domanda: basta per ricominciare a insinuare sospetti generalizzati sul clero, a solleticare pruderie proprie e altrui, a far guardare con diffidenza anche sacerdoti perbene, che pure ci sono (o almeno lo spero…)?”.

Naturalmente non mi soffermo sull’insinuazione di narcisismo professionale: basta e avanza la premessa sbagliata del commento per individuare nell’autore una sindrome di pseudologia fantastica probabilmente generata, in questo caso sì, da ipertrofia dell’Io.

Piuttosto, contrariamente a quanto afferma la lettrice, la notizia non è affatto nell’”Io so una cosa ma non la posso dire”. E tanto per la semplice ragione che la notizia – nei modi consentiti dalla legge – è stata data ed abbondantemente pure. Il problema è che bisogna saperla leggere. Nutro la fondata certezza che una attenta rilettura del racconto riuscirà ad insinuare qualche dubbio perfino nelle ermetiche certezze della nostra lettrice.

Ad ogni buon conto, ripartiamo proprio da queste infondate certezze. La notizia non è assolutamente nella pruriginosa volontà di qualcuno, tanto meno del sottoscritto, di sollevare sospetti generalizzati sulla sfera sessuale di parroci e seminaristi, eventuali devianze o abusi. E’ dalla notte dei tempi che queste cose avvengono, figurasi la sorpresa di apprenderle ora.

La notizia è che nella fase calda del caso – Don Enrico, ovvero nei giorni dei famigerati volantini e dei messaggi hot che il parroco di Valle avrebbe inviato ad uomini sposati, ci fu al Loreto una riunione del collegio presbiteriale. La notizia, registrata nel corso di quell’incontro, è che qualcuno disse che, se fosse stato sottoposto ad interrogatorio come persona informata su abusi sessuali consumati da persone del clero, egli avrebbe “mentito”.

La notizia è nella “confessione” d’un volontario e convinto atto di omertà, all’interno della Chiesa avellinese, difronte all’ipotesi di fatti gravissimi. Ovvero l’esatto opposto dell’atteggiamento invocato da Papa Francesco, ancora il 21 dicembre scorso, nella sua sacrosanta battaglia contro le molestie commesse dai membri del clero (“Sia chiaro che dinanzi a questi abomini la Chiesa non si risparmierà nel compiere tutto il necessario per consegnare alla giustizia chiunque abbia commesso tali delitti”).

Altro che “solleticare pruderie proprie e altrui”, dunque, egregia lettrice distratta dall’Ego ipertrofico.

E allora noi non la smettiamo. Anzi, vogliamo continuare, ancorché a malincuore, con il nostro amaro gioco di società clericale, oggi un tantino più spinto, e sempre basato sulla Verità contenuta nella pen – drive che ci ha portato la Befana e che, a questo punto, oltre che alla Procura della Repubblica, invieremo anche a Papa Francesco.

Il nostro gioco, un tantino più spinto, consiste oggi nel rivolgere più direttamente la stessa domanda ai membri del collegio presbiteriale della Diocesi di Avellino, cominciando – come è giusto che sia – dal suo massimo esponente, il vescovo. Dunque, Monsignor Aiello: Lei, che quella riunione al Loreto aveva convocato e presieduto; Lei che fin dal Suo primo incontro con la comunità della Diocesi si è presentato con l’animo aperto al più franco dialogo; Lei, che imbracciando la chitarra e cantando Bob Dylan, ha trasmesso l’idea d’una Chiesa senza veli e senza ipocrisie; Lei, se fosse sottoposto a interrogatorio come persona informata su molestie consumate da membri del clero, sarebbe disposto a “mentire”? Direbbe, come pure qualcuno disse durante quella riunione al Loreto (pen – drive “canta”): “Io mentirò. Sì, io mentirò”?

Naturalmente, Monsignor Aiello, se le occorre un aiutino per la memoria, non faccia complimenti: oltre che al Santo Padre (e alla Procura della Repubblica), invierò volentieri anche a Lei copia della pen – drive portatami dalla Befana.
In attesa di un Suo gradito intervento, Le porgiamo, Monsignore, i più ossequiosi saluti.

https://www.itvonline.news/2019/01/09/le-v...si-di-avellino/

Le verità nascoste: scandalo nella diocesi di Avellino
VIDEOPRIMACRONACA
Di Emanuele Marinelli Ultimo aggiornamento 9 Gen 2019

Una registrazione nascosta rischia di scuotere dalle fondamenta la Diocesi di Avellino. L’inchiesta a puntate del giornalista Franco Genzale pubblicata su Orticalab mina la credibilità, e non solo, della Chiesa irpina e dei suoi vertici.

I fatti: ricorderete la storia del ‘corvo’, dei volantini sparsi in città con dure accuse di presunti abusi sessuali i cui protagonisti sarebbero stati alcuni parroci di provincia. Le telecamere di videosorveglianza inchiodarono Don Enrico, ora ex parroco della chiesa di Valle, mentre li distribuiva; varie denunce di messaggi hot inviati dallo stesso Don Enrico ad alcuni fedeli chiusero lì la vicenda, che era apparsa in un primo momento un tentativo da parte dello stesso Don Enrico di creare ‘ammuina’ all’interno della Diocesi avellinese per coprire le proprie colpe.

Ma gli sviluppi potrebbero dire altro. Una pen drive, con una registrazione di un collegio presbiteriale che si è svolto al Loreto proprio i giorni seguenti la diffusione di quei volantini, quando la Curia avellinese temeva lo scoppio di uno scandalo, è arrivata tra le mani di Franco Genzale. L’ascolto ha lasciato basito il direttore, che non può, fermato dalla privacy, pubblicarne i contenuti, ma lo spirito giornalistico lo ha obbligato a diffonderne il cuore di ciò che si dice, o meglio, che non si vuole dire. Pare infatti che uno dei partecipanti a quel concilio, composto dall’intero clero irpino, Vescovo Arturo Aiello compreso, abbia affermato che pur a conoscenza di uno scandalo sessuale all’interno della Chiesa avrebbe negato perfino davanti ai magistrati, e anzi, aggiungerebbe di averlo già fatto.

Ci sono stati dunque gli abusi sessuali? E c’è qualcuno che li copre, o che li coprirebbe? C’è omertà all’interno della Diocesi irpina? E chi è che ha pronunciato quella frase, così distante non solo dalla legge, ma anche dall’insegnamento del Vangelo? Saranno la procura e Papa Francesco a darci, possibilmente, risposta. O magari, semplicemente, Mons. Arturo Aiello, se ci farà la Grazia di dire la sua sulla vicenda
 
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