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Vescovo di Avellino: "Se mi interrogano mentirò ai giudici"., Abusi e scandali sessuali dopo volantino anonimo: "don finocchio, don escort, fra - checca"

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view post Posted on 22/3/2018, 18:00

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Messaggi hot a uomini sposati. Rimosso don Enrico Russo

Sospeso "per motivi di salute" don Enrico Russo. Suoi i volantini anonimi.

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www.primativvu.it/avellino-corvi-co...preti-avellino/



VOLANTINI DIFFAMATORI.CORVI CONTRO LA CHIESA DI AVELLINO: E’ CACCIA ALLA TALPA CHE MINA LA DIOCESI
Ottavio Giordano 20 marzo 2018 Cronaca Avellino, IN EVIDENZA, News, ULTIM'ORA

Ascoltati nelle ultime ore alcuni parroci presi di mira da una raffica di volantini anonimi.La Digos di Avellino vicina alla svolta . Gli investigatori sulle tracce di una talpa che sta minando gli ambienti diocesani di Avellino.



Potrebbe avere presto un nome il corvo che ha diffuso in citta’ e nell’ hinterland i volantini diffamatori contro 13 parroci irpini. Gli uomini della Digos, considerando anche la gravita’ delle accuse riportate sui manifestini, corredati da foto e nomi dei sacerdoti presi di mira, alcuni stampati sono stati affissi al portone di alcune chiese cittadine, ha spinto la Polizia ad assestare un’accelerata all’iter investigativo. La curia chiede una svolta immediata su quella che in alcuni ambienti ecclesiali i fedelissimi della chiesa definiscono una macchina del fango azionata da ignoti contro una rappresentanza dei parroci in servizio sul territorio per la diocesi avellinese.



La Digos non esclude che nelle vesti del “corvo” ci siano una o piu’ persone che frequentano gli ambienti della curia, non si tratta di parroci ma di laici . Soggetti insospettabili che conoscono bene da dentro il mondo della chiesa. Nelle ultime ore sono stati ascoltati dagli investigatori alcuni dei preti indicati come peccatori dal corvo con titoli decisamente poco cristiani. Da “Don Casanova” a “Don Escort”. Parroci molto conosciuti e stimati in citta’ e presso alcuni comuni vicini al capoluogo additati di frequentare donne benestanti e parrocchiane , legati al dio danaro e ad interessi che hanno poco a che fare con il Vangelo. I peccati della Chiesa avellinese che tutti sanno ma nessuno dice,questo il titolo scelto dal corvo del volantino. Un appello al Vescovo Arturo Aiello ad aprire gli occhi sull’attività secondo l’anonimo poco lecita di chi lo circonda. L’invito a Sua Eccellenza a fare pulizia in una chiesa che il corvo definisce ipocrita. Dopo l’ombra dela talpa, la pista interna battuta dagli investigatori la curia si guarda ora anche dentro. Chi è il corvo che parla con i parroci per poi colpirli alle spalle ? Questa la domanda a cui dovrà rispondere innanzitutto la Questura.

www.primativvu.it/volantini-diffama...preti-avellino/

VOLANTINI CONTRO I PRETI. IL VESCOVO RISPONDE AI CORVI:”CREDEVO CHE I CECCHINI FOSSERO A SARAJEVO”
Ottavio Giordano 21 marzo 2018 Cronaca Avellino, IN EVIDENZA, News

Sulla vicenda dei volantini diffamatori contro 13 preti della Diocesi di Avellino, non si è fatta attendere, la replica del Vescovo Arturo Aiello che ai microfoni di Telenostra ha risposto ai corvi, come al solito, alla sua maniera:”pensavo che i cecchini fossero solo a Sarajevo non qui, i nostri sono bravi preti”.

L’INTERVISTA



LA VICENDA E L’INDAGINE

Ascoltati nelle ultime ore alcuni parroci presi di mira da una raffica di volantini anonimi.La Digos di Avellino vicina alla svolta . Gli investigatori sulle tracce di una talpa che sta minando gli ambienti diocesani di Avellino.



Potrebbe avere presto un nome il corvo che ha diffuso in citta’ e nell’ hinterland i volantini diffamatori contro 13 parroci irpini. Gli uomini della Digos, considerando anche la gravita’ delle accuse riportate sui manifestini, corredati da foto e nomi dei sacerdoti presi di mira, alcuni stampati sono stati affissi al portone di alcune chiese cittadine, ha spinto la Polizia ad assestare un’accelerata all’iter investigativo. La curia chiede una svolta immediata su quella che in alcuni ambienti ecclesiali i fedelissimi della chiesa definiscono una macchina del fango azionata da ignoti contro una rappresentanza dei parroci in servizio sul territorio per la diocesi avellinese.



La Digos non esclude che nelle vesti del “corvo” ci siano una o piu’ persone che frequentano gli ambienti della curia, non si tratta di parroci ma di laici . Soggetti insospettabili che conoscono bene da dentro il mondo della chiesa. Nelle ultime ore sono stati ascoltati dagli investigatori alcuni dei preti indicati come peccatori dal corvo con titoli decisamente poco cristiani. Da“Don Casanova” a “Don Escort”. Parroci molto conosciuti e stimati in citta’ e presso alcuni comuni vicini al capoluogo additati di frequentare donne benestanti e parrocchiane , legati al dio danaro e ad interessi che hanno poco a che fare con il Vangelo. I peccati della Chiesa avellinese che tutti sanno ma nessuno dice,questo il titolo scelto dal corvo del volantino. Un appello al Vescovo Arturo Aiello ad aprire gli occhi sull’attività secondo l’anonimo poco lecita di chi lo circonda. L’invito a Sua Eccellenza a fare pulizia in una chiesa che il corvo definisce ipocrita. Dopo l’ombra dela talpa, la pista interna battuta dagli investigatori la curia si guarda ora anche dentro. Chi è il corvo che parla con i parroci per poi colpirli alle spalle ? Questa la domanda a cui dovrà rispondere innanzitutto la Questura.

www.orticalab.it/Tutte-le-colpe-della-Chiesa-irpina

di Giulia D’Argenio
vedi profilo
18 mar 2018

L’analisi
Tutte le colpe della Chiesa avellinese
Un manifesto diffamatorio che appella alcuni parroci della diocesi di Avellino in maniera offensiva è stato fotografato sulle porte di una chiesa della città. L’ultimo di una serie di episodi sintomatici di un disagio diffuso e sempre meno trascurabile che interpella tutti i membri, laici e religiosi, di una comunità (quella della chiesa cattolica) della cui azione e presenza si continua a sentire bisogno, ma non così come oggi è

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Puttaniere, don Casanova, Prof. Zozzone, don Finocchio, Ipocrita, don Pavido, il populista, don Escort, don Ingordo, don Falsario, Fra-checca.

Sono gli appellativi con cui gli anonimi autori di un manifesto diffamatorio rinvenuto all’esterno di una parrocchia cittadina si rivolgono ad alcuni parroci della diocesi di Avellino. C’è un filo rosso che li accomuna: sono tutti sacerdoti “progressisti” o troppo liberal, molti dei quali particolarmente attenti ai bisogni di ragazzi ed adolescenti e ai loro problemi. Questo manifesto non è che l’ultimo di una serie di episodi che hanno visto il clero locale al centro di attacchi e polemiche, senza esclusione di colpi.

Una premessa, prima di continuare, è d’obbligo. Chi scrive è profondamente convinta che la Chiesa abbia un ruolo completamente altro da quello delle istituzioni di uno Stato laico e aconfessionale e che nella sfera pubblica debba perciò occupare lo spazio riconosciuto a chi è chiamato ad assolvere, nell’ombra, una funzione educativa e di formazione di coscienze. Una sfida che, nel percorso di crescita di ognuno, finisce per andare al di là della fede e della stessa pratica religiosa, se adeguatamente affrontata. Chi scrive è dunque convinta che i cattolici non siano chiamati ad occupare lo spazio pubblico in quanto tali, ma semmai in quanto portatori di una condotta di vita limpida e cristallina, di uno stile fatto di coerenza e responsabilità. E per tutto questo chi scrive è altrettanto convinta che la Chiesa non debba essere tirata per il colletto e chiamata in causa all’occorrenza e a seconda delle convenienze, ovvero per colmare i vuoti – talvolta vere e proprie voragini – scavati dall’incompetenza delle istituzioni pubbliche e dall’ipocrisia di quella stessa comunità non credente che, legittimamente, mal sopporta le “ingerenze” ecclesiali. Un esempio per tutti: la cura delle povertà, manco la Chiesa fosse la mandataria degli assessori alle politiche sociali.

Tanto premesso, malgrado la crisi di tutti i corpi intermedi che hanno storicamente animato le nostre comunità, è innegabile che le parrocchie ancora assolvono un ruolo aggregativo di cui continua ad esserci richiesta, soprattutto nelle realtà di maggiore disagio e fatica. Episodi come il manifesto di attacco ad alcuni parroci locali sono la prova di tutto questo ma, soprattutto, interpellano la Chiesa sull’efficacia – sempre meno tangibile – della propria azione. E interpella tutti: sacerdoti e laici. Messaggi sempre più contraddittori e contrastanti, divisioni e chiusure, l’incapacità di essere aperti ed accoglienti senza però snaturare la propria identità: sono alcune delle cause che hanno portato al graduale svuotamento delle parrocchie in ragione di una forte perdita di credibilità.

Episodi come questo esprimono l’urgenza di un serio esame di coscienza, anche da parte di chi cerca, in maniera maldestra e diffamatoria, di veicolare il proprio bisogno di ascolto, la propria legittima richiesta di un cambio di passo. Non è più procrastinabile un confronto franco ed aperto all’interno di questa comunità cattolica, mettendo da parte l’io e facendo prevalere il noi e, soprattutto, superando i timori di non resistere all’onda d’urto di un simile processo perché il disagio è tale che nasconderlo ad oltranza sarà impossibile.

Le responsabilità di tutto questo sono ampie e diffuse.

Sono le responsabilità di un clero sempre più incapace di lanciare messaggi comprensibili e, soprattutto, credibili nella loro chiarezza. Parole di apertura che non scivolino, però, nel qualunquismo e nella perdita di senso, snaturando la propria vocazione, soprattutto nei comportamenti.

Sono le responsabilità di un laicato sempre più malato di protagonismo e sempre meno animato da reale e disinteressato spirito di servizio. Un laicato vecchio - non solo sotto il profilo anagrafico - avvelenato da uno sterile spirito di polemica e contaminato da altrettanto vecchie logiche di interesse e conservazione che hanno inaridito anche i terreni più fertili.

Trasparenza, pulizia, coerenza e coraggio: questi gli ingredienti del rinnovamento di una chiesa che voglia sopravvivere a se stessa e continuare a dare il proprio contributo alla vita della comunità nella quale pretende di vivere ed operare.



CORVI

Edited by pincopallino2 - 16/4/2019, 12:10
 
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view post Posted on 27/8/2018, 19:19

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www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/cam...4-201802a.shtml

27 AGOSTO 201817:01
Avellino, inviava messaggi hot a uomini sposati: sacerdote rimosso
Il prete per vendicarsi aveva diffamato altri membri della curia con dei volantini: "Ecco chi vive nel peccato". La Digos lo ha però scoperto

Avellino, inviava messaggi hot a uomini sposati: sacerdote rimosso
Inviava dal suo telefonino messaggi hot ed esplicite avances sessuali a uomini sposati che frequentavano la sua parrocchia. Per questo, dopo mesi di indagini interne, un giovane parroco è stato rimosso dal vescovo di Avellino, monsignor Arturo Aiello. La motivazione ufficiale della Curia è stata "per motivi di salute".

E' stato uno dei parrocchiani che ha ricevuto il messaggio dal prete a "denunciare" alla curia. E subito è partita l'indagine interna. Il giovane prete, convocato dal vescovo dinnanzi ad una mini commissione formata da altri tre parroci, non ha negato l'episodio e per questo è stato disposto l'allontamento e la sospensione. Il sacerdote era molto apprezzato dalla popolazione per le diverse iniziative sociali che aveva messo in campo. Gli episodi contestati risalgono a marzo.

Il prete per vendicarsi diffamò la curia - Al sacerdote sono state contestate, anche attraverso prove, altre gravi condotte di cui si era reso protagonista. La decisione fa riferimento anche ad una iniziativa da parte del sacerdote che nei mesi scorsi fece molto scalpore ad Avellino: un volantino anonimo, affisso davanti ad ogni chiesa della città, nel quale venivano denunciati con nome e cognome parroci e sacerdoti della Diocesi accusati di vivere nel peccato attraverso relazioni con donne sposate o lucrando sulle attività pastorali. I primi volantini furono ritrovati all'indomani della visita di Papa Francesco ad Avellino. Il caso è stato seguito dalla Digos che ha poi ritrovato il materiale utilizzato per la realizzazione dei volantini proprio nella stanza del prete ora sotto accusa. Si tratterebbe quindi di una vendetta successiva alla sospensione.

La decisione del vescovo Aiello, avvenuta alcune settimane fa, è arrivata a conclusione di un duro confronto svoltosi nella sede della Curia. L'inchiesta della diocesi, anche attraverso le immagini delle telecamere posizionate in prossimita' delle chiese, ha consentito di accertare che ad affiggere e a scrivere i "volantini della vergogna", sarebbe stato proprio il sacerdote rimosso che avrebbe agito per vendetta, dopo aver avuto notizia che sarebbe stato avvicendato alla guida della parrocchia.

www.ottopagine.it/av/attualita/164...-un-prete.shtml
Avances sessuali a uomini sposati. Allontanato un prete
Accade ad Avellino. Per il giovane sacerdote avviate le pratiche per la sospensione a divinis
Condividilunedì 27 agosto 2018 alle 16.20
avances sessuali a uomini sposati allontanato un prete
Come prova alcuni inequivocabili sms. Il prete si sarebbe vendicato diffondendo dei volantini dove accusava dieci sacerdoti di avere delle relazioni sessuali con delle fedeli.
Avellino.
Ripetute avances sessuali a uomini sposati. Sarebbe stata questa la motivazione che ha spinto il vescovo di Avellino, Arturo Aiello, a sospendere il giovane sacerdote di una parrocchia della periferia cittadina.

La scabrosa storia – sulla quale vige la più totale riservatezza da parte della curia – si è consumata, con un crescendo di colpi di scena, fino a qualche settimana fa, quando sono state avviate le pratiche per la sospensione a divinis del sacerdote. A darne notizia il collega Ottavio Giordano. Abbiamo tentato di raggiungere per un commento la curia avellinese, ma non è stato possibile raccogliere nessuna dichiarazione. Il silenzio, e per ovvi motivi, è comprensibile.

Le proposte del parroco sarebbero state confermate anche da alcuni sms. Il religioso li avrebbe inviati a diversi fedeli. Tutti sposati. Uno di questi, però, sconcertato, ha deciso di mettere in luce la vicenda e ha denunciato l'accaduto alla curia avellinese. Convocato dal vescovo, il giovane sacerdote – e alla presenza di tre parroci - non ha negato. Nei suoi confronti è scattata subito la sospensione e l'allontanamento dalla parrocchia.

Il prete, che era molto apprezzato e stimato, anche per una serie di iniziative a sfondo sociale, è stato nel frattempo sostituito da un altro giovane sacerdote. Secondo la versione ufficiale, è assente per motivi di salute.

Questo accadeva a marzo. Poco dopo sono comparsi volantini che denunciavano le presunte relazioni amorose di dieci preti avellinesi con delle fedeli. Una storia che fece un certo scalpore, disseminando di chiacchiere e pettegolezzi molte parrocchie della città. Un prete dell'hinterland è stato addirittura costretto a interrompere l'omelia, durante la messa, per ribadire che quelli messi in giro – evidentemente anche nei suoi confronti – erano solo pettegolezzi. Sulla vicenda era intervenuto lo stesso vescovo che, in maniera lapidaria, aveva così definito sia la questione, sia l'autore: «Pensavo che i cecchini stessero solo a Sarajevo». Venne anche avviata una indagine della Digos. Dalle videocamere di sicurezza era stato poi accertato che a diffondere i volantini era stato proprio il giovane parroco sospeso per le avances ai mariti. Evidentemente li stava affiggendo per vendetta.

https://internapoli.it/scandalo-in-campani...uomini-sposati/
Scandalo in Campania, prete manda messaggi hot a uomini sposati
Di Guido Pianese - 27 agosto 2018


Inviava dal suo telefonino messaggi hot ed esplicite avances sessuali a uomini sposati che frequentavano la sua parrocchia. Un giovane parroco è stato rimosso dal vescovo di Avellino, monsignor Arturo Aiello, ufficialmente “per motivi di salute”, a conclusioni di indagini interne della Curia avellinese durate alcuni mesi.

Nei suoi confronti, secondo quanto si apprende, è stato anche avviato l’iter per la sospensione a divinis del giovane sacerdote a cui cinque anni fa venne assegnata la cura di una parrocchia della periferia di Avellino. Al sacerdote sono state contestate, anche attraverso prove, le gravi condotte di cui si era reso protagonista; la decisione fa riferimento anche ad una iniziativa da parte del sacerdote che nei mesi scorsi fece molto scalpore ad Avellino: un volantino anonimo, affisso davanti ad ogni chiesa della città, nel quale venivano denunciati con nome e cognomi parroci e sacerdoti della Diocesi accusati di vivere nel peccato attraverso relazioni con donne sposate.

Edited by pincopallino2 - 27/8/2018, 21:09
 
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view post Posted on 28/8/2018, 10:20
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www.tusinatinitaly.it/articolo/cron...arrocchia/30234

Avellino - Volantini e sms equivoci: prete allontanato dalla parrocchia
28 agosto 2018

Nel quartiere Valle tutti ricordano il suo impegno per la venerazione per San Pio e per l'apertura del centro per la cura dell'autismo. Ma la vicenda che ha interessato il 33enne parroco di Valle non ha scosso la comunità religiosa più di tanto per l'accoglimento della richiesta del sacerdote presso un centro di recupero a Roma per sottoporsi a cure. La rimozione che non riveste il carattere della sospensione, arriva dopo che il parroco aveva preso di mira con fogli affissi ai portoni di alcune chiese cittadine, altri preti definiti " peccatori" con frasi ingiuriose. Tra i manifesti anche alcuni affissi davanti alla chiesa di San Ciro ad Avellino. Un prete corvo che aveva messo nel mirino 13 preti tra la provincia e la città capoluogo e che aveva inizialmente insospettito i fedeli per le sue avances ricevuti da uomini sposati, alcuni dei quali si erano presentati in Curia per segnalare e avvertire chi di dovere. Le indagini portate avanti dai carabinieri, in particolare della stazione di Serino dopo le affissioni di un manifesto nella frazione Rivottoli, e ampliate dai carabinieri del comando provinciale hanno individuato nel parroco il responsabile che a marzo era stato smascherato dalle telecamere mentre diffondeva materiale diffamatorio e denigratorio sui colleghi.

https://www.ilmattino.it/avellino/avellino...ni-3937273.html

Messaggi a luci rosse ai fedeli,
il parroco smascherato dai video

ARTICOLI CORRELATI
di Alessandra Montalbetti
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Dottor Jekyll e Mister Hyde. Da parroco stimato e benvoluto per le sue iniziative benefiche e tanto amato dai bambini, a prete corvo pronto a scagliarsi contro altri parroci della città, attraverso la realizzazione e la distribuzione di volantini diffamatori.

Don Enrico Russo, fino a qualche settimana fa nella parrocchia di Rione Valle, dopo esser stato smascherato, anche per alcuni sms ambigui inviati ad uomini sposati, al termine di ulteriori verifiche effettuate dalla Curia stessa, ha chiesto l'allontanamento volontario. Assenza giustificata dall'insorgere di alcuni problemi di salute. Al momento il parroco è ospitato presso una comunità di Gesuiti a Roma e al suo posto è subentrato, da fine giugno, Don Marcello Cannavale.
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view post Posted on 12/9/2018, 17:22

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https://napoli.repubblica.it/cronaca/2018/...deli-206270565/

Sms hot ai parrocchiani, il prete si difende con una lettera ai fedeliSms hot ai parrocchiani, il prete si difende con una lettera ai fedeli
Avellino, don Enrico Russo - allontanato dal vescovo - ammette i volantini diffamatori contro altri preti ma nega le avances sessuali a uomini sposati

di PIERLUIGI MELILLO
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12 settembre 2018
0


PIERLUIGI MELILLO
Ha ammesso di aver distribuito volantini con accuse infamanti verso altri preti ma nega di aver inviato sms hot a uomini sposati. Passa al contrattacco il prete avellinese, don Enrico Russo, allontanato nel maggio scorso dalla parrocchia di rione Valle per decisione del vescovo Arturo Aiello. E lo fa con una lettera aperta con la quale si rivolge ai suoi ex fedeli, molti dei quali in questi mesi gli hanno manifestato solidarietà. “Non è il bisogno di giustizia a spingermi a rompere il silenzio – scrive don Enrico - ma il bisogno di difendere la verità. Avances sessuali a uomini sposati? Messaggi hard a ogni ora del giorno e della notte? Per questi fatti che sarebbero stati certificati e verificati in curia sarei stato allontanato dal Vescovo e sospeso? Ma dove sono i testi di questi messaggi presunti hard o hot? Chi mi accusa?”, chiede nella lettera don Enrico che però chiarisce: “Il motivo del mio allontanamento è causato dal fatto che come bollato “giustamente” dalla stampa mi sono preso con piena lucidità la responsabilità del volantinaggio avvenuto nel mese di marzo sulle quali modalità e contenuti, ho promesso di non tornare più dopo aver chiesto pubblicamente scusa dinanzi al mio presbiterio, ed aver accettato in obbedienza al mio Vescovo un tempo di riflessione e di riposo sì fisico, psicologico e spirituale legato però a questi fatti e non ad altri. Merito di essere bollato dalla stampa per questo, non invece per inesistenti sms che sembrerebbero nascere più dal bisogno di delegittimare la mia credibilità unitamente a possibili contenuti cartacei che se legati a un prete possono destare domande che è meglio non porsi”.
 
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view post Posted on 7/1/2019, 17:04

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www.orticalab.it/Scandalo-in-Diocesi-sui-volantini

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di Franco Genzale
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7 gen 2019

Il fatto
Scandalo in Diocesi: sui volantini di Don Enrico non c’era scritto tutto, il resto in una pen-drive che ci ha portato la Befana
Ricorderete la storia di Don Enrico Russo, il parroco di Valle allontanato nel maggio scorso per i volantini in cui accusava di molestie sessuali una decina di preti dell’avellinese. Beh, di quella storia abbiamo conosciuto solo una parte, il resto era rimasto segretato nella sala riunioni del Loreto: una riunione a porte ermeticamente chiuse voluta dal vescovo e alla quale aveva partecipato al gran completo il collegio presbiteriale della diocesi. La legge mi impedisce di diffondere la registrazione di cui siamo in possesso ma non di intavolare – chiamiamolo così – un gioco di società clericale per vedere se a qualcuno dei presenti venga la voglia di dir qualcosa, di svestire i panni di Don Abbondio per indossare – finalmente – la tonaca della Verità

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“La Befana vien di notte / con le scarpe tutte rotte...”.

Non saprei dire con precisione a che ora sia passata da me, l’altra notte. Posso dire con certezza, però, che in casa non è entrata: né attraverso la mitica canna fumaria, né utilizzando le doppie chiavi, che a un’amica così mai si negano. Il dono me lo ha lasciato nella cassetta postale. Si vede che aveva una gran fretta. Oppure il timore di essere individuata e di ficcarsi nei guai.

Timore fondato. Perché il dono è molto particolare: una “pen drive”, volgarmente pennetta, contenente roba imbarazzante. Roba di Chiesa irpina. Roba che farebbe molto dispiacere Papa Francesco, impegnato com’è nella sua grande battaglia contro le molestie sessuali commesse dai membri del clero.

Pensate la coincidenza. Proprio a Natale, appena due settimane fa, Papa Francesco ha rilanciato con forza il suo impegno. In particolare, ha cambiato strategia: il problema non può più essere trattato alla stregua di casi e cedimenti individuali, ma bisogna affrontarlo per quello che sempre più appare che sia. Ovvero un problema strutturale le cui radici affondano nella varia umanità dei seminari, talvolta spinta alla perversione dalle tempeste ormonali giovanili contro cui non può, forza della natura, nemmeno la fede. E’ da qui, insomma, oggi anche secondo Francesco, che bisogna ripartire, oltre che dai silenzi complici di troppi vescovi, per poter prescrivere e applicare la terapia meglio adeguata al “Male”.

In questa storia che mi accingo a riprendere - che poi è la storia già nota di Don Enrico Russo, il parroco di Valle allontanato nel maggio scorso per i volantini in cui accusava di molestie sessuali una decina di preti dell’avellinese - c’entrano le sospette tempeste ormonali del clero irpino, e c’entrano i seminari e i seminaristi. C’entra il vescovo Arturo Aiello (non con le molestie, chiaramente) quale massimo rappresentante di una diocesi molto chiacchierata ma sempre, ipocritamente, “silenziata” da una bigotta concezione di comodo della Morale comune e di quella ecclesiale in via particolare.

Oltre tutto si tratta di una storia ampiamente raccontata dai mezzi di informazione locali, ma soltanto parzialmente, e non per omissioni dei giornalisti. Tutt’altro. Le omissioni sono state eventualmente di altri. Di tanti altri, tutti preti timorati di Dio ma non quanto basta, che sapevano, perché avevano “ascoltato”, e non hanno parlato: colpa, probabilmente, di quel po’ di Don Abbondio ch’è in tutti noi, la sua mancanza di coraggio, e che non risparmia nemmeno gli esponenti del clero – come dire? - più progressisti, quasi rivoluzionari, o che tali vorrebbero apparire.

No, i giornalisti che all’epoca hanno trattato il fattaccio, non potevano sapere il resto. Perché il resto – un preziosissimo aiuto alla chiave di lettura di quei fatti – era rimasto segretato nella sala riunioni del Loreto: una riunione a porte ermeticamente chiuse voluta dal vescovo, ancora in un giorno di quel famigerato marzo, e alla quale aveva partecipato al gran completo il collegio presbiteriale della diocesi avellinese.

Una riunione rimasta segretata fino a quando la Befana, mai così Grande Comunicatrice, ha lasciato la “pennetta” nella mia cassetta postale.

Naturalmente la legge mi impedisce di diffondere il contenuto della registrazione. Per questo, consegnerò il dono della Befana alla Procura della Repubblica: magari la registrazione potrà fornire qualche elemento utile per consentire di scrivere, in chiave d’investigazione giudiziaria, i capitoli che mancano della storia di Don Enrico Russo.

E’ del tutto chiaro che oggi non lascerò i lettori a bocca completamente asciutta. La legge mi impedisce di diffondere la registrazione, ma non di intavolare – chiamiamolo così – un gioco di società clericale per vedere se a qualcuno dei presenti a quella riunione magari venga la voglia di dir qualcosa, di svestire i panni di Don Abbondio per indossare – finalmente – la tonaca della Verità che il Santo Padre vorrebbe veder cucita addosso a tutti i Figli della Chiesa.

Prima del “gioco”, però ricordiamoli i passaggi più significativi della storia di Don Enrico.
Accade un bel mattino di metà marzo. Una proliferazione di volantini davanti alle chiese del capoluogo e dei Comuni della diocesi. Volantini che denunciano molestie e abusi sessuali, relazioni tanto proibite da far apparire pagine di catechismo il Decameron di Boccaccio. Nell’immaginazione di Don Enrico Russo, che poi confesserà d’esserne stato l’autore, i protagonisti di tanta – diciamo così - “diavoleria sessuale” - sarebbero un bel po’ di preti della diocesi, tutti indicati con il proprio nome e ciascuno ribattezzato dal parroco di Valle con il soprannome (a suo avviso) più appropriato. E così i volantini presentano i volti del “Puttaniere”, “Don Casanova”, “Prof. Zozzone”, “Don Finocchio”, “Ipocrita”, “Don Pavido”, “Il Populista”, “Don Escort, “Don Ingordo”, Don Falsario”, e - per finire alla grande - “Fra -checca”.

E’ tutto un florilegio di presunti vizi sessuali e scarsissime virtù d’un’ ampia campionatura del clero avellinese. Tutta fantasia perversa dell’autore, sul quale qualche parrocchiano ha provveduto ad insinuare – senza fornire prove – che Don Enrico Russo sarebbe aduso ad inviare messaggi a sfondo sessuale agli uomini sposati? Una matassa cui è difficile venire a capo, ma che sottintende un clima reale di morbosità sessuale, di ammiccamenti sospetti, di forti motivazioni psichiche che affondano le radici in un passato di molestie subite e mai completamente rimosso.

Ma è proprio tutto qui ciò che ha spinto Don Enrico Russo – il “Corvo” fino a quando non è stato scoperto ed ha confessato – a produrre quella gogna mediatica per i suoi colleghi parroci? E certe confidenze dello stesso tenore raccolte in confessione da altri parroci? E le soffiate partite da alcuni seminari irpini che raccontano di ragazze ospitate nelle strutture in cambio di sesso? E la circostanza di seminaristi scomodi allontanati dall’Irpinia senza motivazioni, se non quella – appunto – di rifiutarsi di coprire certe scomode verità della Chiesa irpina? E’ stata mai svolta un’indagine in questi ambienti? La Curia, non soltanto quella di Monsignor Aiello, si è mai presa la briga di aprire gli occhi, di scovare, di ascoltare le voci del sommerso sofferente delle nostre parrocchie? O è prevalsa l’ipocrisia del silenzio, l’ortodossia di tener ben nascosti gli scheletri nell’armadio, come se il peccato fosse lo scheletro e non chi lo ha ridotto e conservato tale?

Ci sono un paio di aspetti delle indagini seguite alla ricerca e alla individuazione del corvo nella persona di Don Enrico Russo che non sono mai stati chiariti. Il primo: come è potuto accadere che una sola persona, Don Enrico, in pochissime ore di una notte di marzo abbia riempito di volantini il capoluogo e una decina di Comuni dell’hinterland? Come è potuto accadere che le telecamere della videosorveglianza abbiano ripreso soltanto i punti in cui ha operato Don Enrico tralasciando il resto? E’ ipotizzabile che Don Enrico – come pure si racconta in certi ambienti beninformati – sia stato coadiuvato da un gruppo di persone ciascuna delle quali avesse validi motivi – chessò: molestie subite in un “tempo”, in un “luogo” ecclesiastico – per voler vestire i panni del giustiziere per una notte ma senza venire allo scoperto? Poiché è certo che altri hanno partecipato al blitz dei volantini, è ipotizzabile che la loro identità sia stata “silenziata” per evitare che venissero costretti a parlare?

Il silenzio, avvalersi della facoltà di non rispondere, è una strategia della difesa per proteggere il proprio assistito dal possibile uso distorto di una deposizione. Ma può anche essere l’esigenza di nascondere una verità diversamente non dimostrabile. E’ un silenzio in qualche senso equivalente alla menzogna. E allora veniamo al nostro gioco sociale del clero.

È un giorno di marzo, c’è nell’aria della Curia l’odore di bufera che sta per esplodere sul caso Russo. Al Loreto si riunisce il collegio presbiteriale.

Prima domanda: ha parlato in quella circostanza il vescovo Aiello? E se ha parlato, ha accennato ai problemi delle molestie sessuali nella Chiesa? Si è fatto qualche riferimento a interventi della magistratura ad episodi accaduti, ad esempio, in provincia di Caserta?


Seconda domanda: nella discussione è intervenuto qualche parroco? Per dire cosa? O si sono tutti avvalsi – diciamo così – della facoltà di non rispondere?

Terza ed ultima domanda del nostro gioco: come commenterebbe un parroco, diverso anni luce da Don Abbondio, l’eventualità che un vescovo affermasse la determinazione di mentire davanti a un magistrato se venisse a conoscenza di abusi sessuali commessi da parroci della sua od anche di altre diocesi?

In occasione degli auguri natalizi del 21 dicembre scorso, Papa Francesco, riferendosi agli abusi sessuali del clero, ha detto tra l’altro: “Sia chiaro che dinanzi a questi abomini la chiesa non si risparmierà nel compiere tutto il necessario per consegnare alla giustizia chiunque abbia commesso tali delitti”.

Chissà, forse è il caso di inviare copia della “pen drive” regalatami dalla mia Befana anche al Santo Padre. Ma aspettiamo di capire se magari a qualcuno viene la memoria: così, giusto come generoso contributo al nostro gioco sociale del clero avellinese.

Edited by pincopallino2 - 9/1/2019, 16:34
 
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www.orticalab.it/Il-caso-Don-Enrico-e-la-pen-drive

di Franco Genzale
vedi profilo
9 gen 2019

Scandalo in Diocesi
Il caso - Don Enrico e la pen-drive della Befana: nulla da dichiarare, Monsignor Aiello?
Lei, che quella riunione al Loreto aveva convocato e presieduto; Lei che fin dal Suo primo incontro con la comunità della Diocesi si è presentato con l’animo aperto al più franco dialogo; Lei, che imbracciando la chitarra e cantando Bob Dylan, ha trasmesso l’idea d’una Chiesa senza veli e senza ipocrisie; Lei, se fosse sottoposto a interrogatorio come persona informata su molestie consumate da membri del clero, sarebbe disposto a “mentire”?

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“Scandalo in Diocesi: sui volantini di Don Enrico non c’era scritto tutto, il resto in una pen-drive che ci ha portato la Befana”.

Tra i tanti commenti alla nostra ricostruzione (e rilancio) dello scandalo avellinese di nove mesi fa, ce ne sono due che forniscono un ottimo spunto per questa seconda (e non ultima) puntata del racconto.

Il primo, non pubblicato perché troppo stupido ma che ora volentieri propongo, è il seguente: “Franco Genzale ha smesso con i politici e ora comincia a prendersela perfino con la Chiesa”. Vorrei poter sopire le ansie dell’affezionato lettore: non è affatto mia intenzione smettere di rompere le scatole ai politici. Tutt’altro: ci avviamo verso una primavera ricca di appuntamenti elettorali e di vecchi e nuovi “teatrini”, figurarsi se sia mai possibile rinunciare al contropelo di “...questa bella d’erbe famiglia e d’animali”.

Quanto alla Chiesa, l’obiettivo della narrazione è l’esatto opposto di quello insinuato. Noi abbiamo grande rispetto per la comunità del clero e per la straordinaria opera evangelica e sociale ch’essa continua a svolgere in Irpinia e nel mondo. Ma non siamo disposti ad alcuna indulgenza verso chi si rende responsabile di abusi sessuali profittando della forza psicologica dell’abito talare e delle altrui debolezze. Tutto qui. Si tratta, del resto, della posizione ufficiale del Santo Padre: non si vede dove sarebbe il “peccato” dei giornalisti che scavano nel torbido di curie vescovili, parrocchie e seminari. Tanto più, come nella fattispecie del caso – Don Enrico, se i fatti di cronaca si consumano all’interno del clero e da questo stesso ambiente vengono diffusi.

Il secondo commento è il seguente: “IO SO UNA COSA MA NON LA POSSO DIRE. La notizia è tutta qua, in quell’IO SO che serve ad accreditare se stesso come persona di fiducia, unico destinatario di confidenze importanti! Domanda: basta per ricominciare a insinuare sospetti generalizzati sul clero, a solleticare pruderie proprie e altrui, a far guardare con diffidenza anche sacerdoti perbene, che pure ci sono (o almeno lo spero…)?”.

Naturalmente non mi soffermo sull’insinuazione di narcisismo professionale: basta e avanza la premessa sbagliata del commento per individuare nell’autore una sindrome di pseudologia fantastica probabilmente generata, in questo caso sì, da ipertrofia dell’Io.

Piuttosto, contrariamente a quanto afferma la lettrice, la notizia non è affatto nell’”Io so una cosa ma non la posso dire”. E tanto per la semplice ragione che la notizia – nei modi consentiti dalla legge – è stata data ed abbondantemente pure. Il problema è che bisogna saperla leggere. Nutro la fondata certezza che una attenta rilettura del racconto riuscirà ad insinuare qualche dubbio perfino nelle ermetiche certezze della nostra lettrice.

Ad ogni buon conto, ripartiamo proprio da queste infondate certezze. La notizia non è assolutamente nella pruriginosa volontà di qualcuno, tanto meno del sottoscritto, di sollevare sospetti generalizzati sulla sfera sessuale di parroci e seminaristi, eventuali devianze o abusi. E’ dalla notte dei tempi che queste cose avvengono, figurasi la sorpresa di apprenderle ora.

La notizia è che nella fase calda del caso – Don Enrico, ovvero nei giorni dei famigerati volantini e dei messaggi hot che il parroco di Valle avrebbe inviato ad uomini sposati, ci fu al Loreto una riunione del collegio presbiteriale. La notizia, registrata nel corso di quell’incontro, è che qualcuno disse che, se fosse stato sottoposto ad interrogatorio come persona informata su abusi sessuali consumati da persone del clero, egli avrebbe “mentito”.

La notizia è nella “confessione” d’un volontario e convinto atto di omertà, all’interno della Chiesa avellinese, difronte all’ipotesi di fatti gravissimi. Ovvero l’esatto opposto dell’atteggiamento invocato da Papa Francesco, ancora il 21 dicembre scorso, nella sua sacrosanta battaglia contro le molestie commesse dai membri del clero (“Sia chiaro che dinanzi a questi abomini la Chiesa non si risparmierà nel compiere tutto il necessario per consegnare alla giustizia chiunque abbia commesso tali delitti”).

Altro che “solleticare pruderie proprie e altrui”, dunque, egregia lettrice distratta dall’Ego ipertrofico.

E allora noi non la smettiamo. Anzi, vogliamo continuare, ancorché a malincuore, con il nostro amaro gioco di società clericale, oggi un tantino più spinto, e sempre basato sulla Verità contenuta nella pen – drive che ci ha portato la Befana e che, a questo punto, oltre che alla Procura della Repubblica, invieremo anche a Papa Francesco.

Il nostro gioco, un tantino più spinto, consiste oggi nel rivolgere più direttamente la stessa domanda ai membri del collegio presbiteriale della Diocesi di Avellino, cominciando – come è giusto che sia – dal suo massimo esponente, il vescovo. Dunque, Monsignor Aiello: Lei, che quella riunione al Loreto aveva convocato e presieduto; Lei che fin dal Suo primo incontro con la comunità della Diocesi si è presentato con l’animo aperto al più franco dialogo; Lei, che imbracciando la chitarra e cantando Bob Dylan, ha trasmesso l’idea d’una Chiesa senza veli e senza ipocrisie; Lei, se fosse sottoposto a interrogatorio come persona informata su molestie consumate da membri del clero, sarebbe disposto a “mentire”? Direbbe, come pure qualcuno disse durante quella riunione al Loreto (pen – drive “canta”): “Io mentirò. Sì, io mentirò”?

Naturalmente, Monsignor Aiello, se le occorre un aiutino per la memoria, non faccia complimenti: oltre che al Santo Padre (e alla Procura della Repubblica), invierò volentieri anche a Lei copia della pen – drive portatami dalla Befana.
In attesa di un Suo gradito intervento, Le porgiamo, Monsignore, i più ossequiosi saluti.

https://www.itvonline.news/2019/01/09/le-v...si-di-avellino/

Le verità nascoste: scandalo nella diocesi di Avellino
VIDEOPRIMACRONACA
Di Emanuele Marinelli Ultimo aggiornamento 9 Gen 2019

Una registrazione nascosta rischia di scuotere dalle fondamenta la Diocesi di Avellino. L’inchiesta a puntate del giornalista Franco Genzale pubblicata su Orticalab mina la credibilità, e non solo, della Chiesa irpina e dei suoi vertici.

I fatti: ricorderete la storia del ‘corvo’, dei volantini sparsi in città con dure accuse di presunti abusi sessuali i cui protagonisti sarebbero stati alcuni parroci di provincia. Le telecamere di videosorveglianza inchiodarono Don Enrico, ora ex parroco della chiesa di Valle, mentre li distribuiva; varie denunce di messaggi hot inviati dallo stesso Don Enrico ad alcuni fedeli chiusero lì la vicenda, che era apparsa in un primo momento un tentativo da parte dello stesso Don Enrico di creare ‘ammuina’ all’interno della Diocesi avellinese per coprire le proprie colpe.

Ma gli sviluppi potrebbero dire altro. Una pen drive, con una registrazione di un collegio presbiteriale che si è svolto al Loreto proprio i giorni seguenti la diffusione di quei volantini, quando la Curia avellinese temeva lo scoppio di uno scandalo, è arrivata tra le mani di Franco Genzale. L’ascolto ha lasciato basito il direttore, che non può, fermato dalla privacy, pubblicarne i contenuti, ma lo spirito giornalistico lo ha obbligato a diffonderne il cuore di ciò che si dice, o meglio, che non si vuole dire. Pare infatti che uno dei partecipanti a quel concilio, composto dall’intero clero irpino, Vescovo Arturo Aiello compreso, abbia affermato che pur a conoscenza di uno scandalo sessuale all’interno della Chiesa avrebbe negato perfino davanti ai magistrati, e anzi, aggiungerebbe di averlo già fatto.

Ci sono stati dunque gli abusi sessuali? E c’è qualcuno che li copre, o che li coprirebbe? C’è omertà all’interno della Diocesi irpina? E chi è che ha pronunciato quella frase, così distante non solo dalla legge, ma anche dall’insegnamento del Vangelo? Saranno la procura e Papa Francesco a darci, possibilmente, risposta. O magari, semplicemente, Mons. Arturo Aiello, se ci farà la Grazia di dire la sua sulla vicenda
 
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view post Posted on 9/1/2019, 21:01
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Io credo che dietro i volantini ci siano persone che dichiarano la verità. Solo la rabbia per l'ingiustizia anima così tanto le persone fino ad arrivare a mettere in atto la produzione di volantini presso una tipografia sostenendo anche la spesa. Piuttosto che preoccuparsi del corvo, la digos si concentrasse sui preti diffamati e accertasse se le accuse sono fondate. Però per la Chiesa non cambia niente, li spostano di sede e tutto finisce nel dimenticatoio. Questo è uno dei più terribili problemi del Vaticano
 
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TheBatman
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In città ad Avellino dopo le recenti ammissioni del Vescovo vorrebbero le sue dimissioni: www.intopic.it/articolo/285482/
 
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www.intopic.it/articolo/285482/
Scandalo diocesi di Avellino: “il popolo chiede le dimissioni del Vescovo Aiello”
Pubblicata da: TheBatman Domenica, 20 Gennaio 2019 | 111 letture
Scandalo diocesi di Avellino: “il popolo chiede le dimissioni del Vescovo Aiello”
Dopo la confessione fatta dal Vescovo Arturo Aiello al giornalista Franco Genzale in cui Mons. Aiello ha ammesso di aver dichiarato pubblicamente: “Se mi interrogano mentirò ai giudici” il clima in città è teso. La delusione si respira nell’aria e, tra gli intervistati, il malumore e la rabbia sono davvero forti. Tale affermazione infatti, pronunciata ad un ritiro del clero dinanzi a tutti i preti, ha lasciato di stucco il popolo di Avellino che ormai sembra indignato e ha messo in discussione la credibilità di Arturo Aiello come Vescovo, reo secondo la gente di non essere degno di ricoprire il proprio ruolo di Vescovo dopo una simile affermazione così contraria agli insegnamenti del Vangelo (oltre che della legge).

La vicenda verificatasi in seguito allo scandalo dei volantini in cui si accusavano pubblicamente relazioni sessuali di preti e presunti abusi sessuali, ha un peso enorme sulla credibilità di Mons. Arturo Aiello. In molti in seguito all’inchiesta portata avanti dal giornalista Franco Genzale temevano che, potesse infatti essere stato un prete ad aver fatto quella dichiarazione così scandalosa, ma nemmeno i fedeli più ottimisti e vicini ad Aiello potevano arrivare a pensare che si trattasse proprio di chi dovrebbe “illuminare” la Chiesa di Avellino e cioè il Vescovo in persona.

L’imbarazzo è totale e palese. A questo punto ora tutto viene messo in discussione e perde di credibilità.

Il “silenzio” stesso della stampa locale sembra forzato e irrita ancora di più il popolo che si sente abbandonato.

Il tentativo di giustificare una simile dichiarazione per giunta con il modello del paradosso sembra una più palese figuraccia oltre che una evidente conferma in merito ai contenuti del volantino e al messaggio di protezione che il Vescovo sembra voler dare a quei preti che insieme a lui ora molti vorrebbero vedere sotto processo.

Anche il tentativo di far credere pubblicamente che si ritenga possibile che una sola persona (il Vescovo ha dichiarato di non sapere assolutamente che altri avessero aiutato don Enrico Russo) possa aver fatto un volantinaggio di quelle dimensioni, rende ancora più rovinosa e imbarazzante la caduta di stile del Vescovo Aiello che sembra in città aver perso ogni credibilità.

I commenti sono duri da parte della gente e molti vorrebbero le sue dimissioni. Anche i recenti fatti di cronaca che stanno investendo la diocesi di Teano-Calvi (di cui all’epoca in cui sono avvenuti gli scandali era Vescovo proprio Aiello) e su cui la Chiesa di Roma sta intervenendo duramente ora sembrano aprire gli occhi al popolo avellinese.
 
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view post Posted on 22/1/2019, 18:58

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Abusi e scandali sessuali dopo volantino anonimo: "don finocchio, don escort, fra - checca"

monsignor-arturo-aiello-2

www.orticalab.it/Scandalo-in-Diocesi-il-Vescovo-si

Il caso
Scandalo in Diocesi: il Vescovo si confessa
Dopo le rivelazioni dei giorni scorsi sul caso di Don Errico Russo e dei volantini che denunciavano abusi da parte di diversi prelati della Diocesi, Monsignor Aiello ha voluto un confronto a quattrocchi con il sottoscritto: «Ho detto effettivamente che avrei mentito se sottoposto a interrogatorio. Attenzione, però, al contesto: non solo era un linguaggio paradossale; quant’anche e soprattutto era riferito alle debolezze della carne, presenti ovunque, anche nel clero, non agli abusi sessuali. Il mio voleva essere, ed è, un messaggio di protezione. Ho usato il paradosso, ma il senso era ed è questo. Se fossi a conoscenza di abusi sessuali da parte di membri del clero, e venissi interrogato da un magistrato, non penserei nemmeno per un attimo di mentire»

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Signore e Signori, vi risparmio volentieri il riassunto delle precedenti puntate. Chi ne ha voglia, può andarsi a rileggere gli originali. In ogni caso, tutto è sintetizzato in due titoli. Il primo: “Scandalo in Diocesi: sui volantini di Don Enrico non c’era scritto tutto, il resto in una pen drive che ci ha portato la Befana” (7 gennaio 2019). Il secondo: “Il caso Don Enrico e la pen drive della Befana: nulla da dichiarare, Monsignor Aiello?” (9 gennaio 2019). In più c’è un’appendice al tema in “Attenti a quei due” di domenica scorsa. Lo stralcio si potrebbe titolare: “Caro Vescovo, il tempo per parlare è scaduto”.

Mai il condizionale (“si potrebbe”) fu tanto azzeccato. Perché – sì – Signore e Signori, alla fine Monsignor Aiello ha parlato. E lo ha fatto nel modo più intelligente e discreto possibile, naturalmente autorizzandomi a raccontare del nostro incontro: cosa che sto per fare, senza tralasciare niente. E senza veli.

Cominciamo daccapo, allora. Lunedì 14 gennaio, ore 9,40. Squilla il mio cellulare, numero sconosciuto. Rispondo. Dall’altro capo, una voce che non riconosco:”Franco Genzale?”. “Sì, chi è?”. “Sono il vescovo di Avellino”. Penso a uno scherzo, ne arrivano tante di telefonate burle. Uno che mi frega sempre è Giuseppe De Mita, quello che io definisco “’O bbuono”. Impossibile, quando lo imita, distinguerlo dallo zio Ciriaco.

Dunque: “Sono il vescovo di Avellino”, dice la voce al telefono. “Vabbuò – gli rispondo – Io sono Papa Francesco. Posso fare qualcosa per te, figliuolo?”. Lui si fa serio e insiste: “Non è uno scherzo, Franco. Sono il vescovo Aiello. Parlo con tante persone della mia Diocesi. Mi farebbe piacere incontrarti. Sai già di cosa voglio parlare”. “Va bene, Monsignore. Anzi, correggo: va bene, Arturo. Visto che mi hai dato del tu, ed io ho perfino qualche anno più di te, mi consentirai l’eccesso di confidenza. Oggi e domani sono impegnato. Va bene per te in Curia mercoledì?”. “Aspetta che guardo l’agenda. Ecco, sì. Potremmo fare alle 10,30. D’accordo?”. “Perfetto. Buona giornata”.

Mercoledì 16 gennaio. Sono di buon umore. Anzi, felice. Il mio nipotino Francesco compie tre anni. Lui vive con i genitori ad Amsterdam. Gli ho appena fatto gli auguri via WhatsApp. Ma è solo un “assaggio”. Venerdì (ieri per chi legge) sono da lui. Glielo avevo promesso quando nacque: “Ogni tuo compleanno, finché campo, verrò a festeggiarlo da te, ovunque tu sia”.

Perdonate la personalissima digressione. L’ho inserita soltanto per dire che sono arrivato in Curia, mercoledì alle 10,50 (mezz’ora per parcheggiare, e Avellino non è New York!), con l’animo felice e sereno, più che mai disposto all’ascolto. Insomma, per dirla in modo appropriato all’ambiente, sono arrivato in Curia vescovile con l’animo dell’uomo di buona volontà.

“Sai già di cosa voglio parlare”, aveva detto il vescovo per telefono. Eh certo che lo sapevo. Sono stato durissimo con lui nei succitati articoli. Ancora più duramente ci sono andato giù nella puntata di “Attenti a quei 2” di domenica scorsa. Nella sostanza, ho fatto capire che durante il collegio presbisteriale riunito a porte chiuse al Loreto nel marzo scorso (registrazione in pen drive recapitatami il giorno della Befana) è proprio del vescovo la voce che dice: “Io mentirò. Sì, io mentirò”, nel caso fosse sottoposto a interrogatorio come persona informata su fatti di debolezze e abusi sessuali commessi da membri del clero. Può un vescovo mentire? E’ questo il nocciolo della questione. Una questione di etica e morale cristiana, prima ancora che di legalità.

Davanti al Palazzo vescovile mi riceve il vicario. Persona squisita. Monsignor Aiello ha predisposto per me una sedia di lato alla sua scrivania, non al di là della scrivania: Un gesto di umiltà che non avrei saputo indovinare in un prelato che, confesso, mi era sempre apparso piuttosto altero e un tantino arrogante.

Comincia lui. “Franco, vorrei subito sgombrare il nostro incontro da due possibili equivoci: io non ho paura di te, e non voglio intimorirti. Qualcuno mi ha consigliato di denunciarti. Ma se avessi voluto farlo, non ti avrei chiesto di vederci”.

Per un attimo, a quelle parole, il diavoletto che è in me ha avuto un fortissimo prurito alle corna. E mi ha tentato, insinuandomi questo pensiero: “Mi alzo, guadagno la porta, la sbatto come merita, e arrivederci alla prossima puntata. Poi, niente: è prevalso il senso cristiano dell’uomo di buona volontà. Ma senza rinunciare al giusto principio professionale: “Vedi, Arturo: io non saprei dire, tra te e me, chi è il diavolo e chi l’acqua santa. So per certo che non ho mai inteso metterti paura, non è nel mio carattere. E so con altrettanta certezza che ti sarebbe impresa impossibile intimorirmi. Altri ci hanno provato, in 45 anni di mestiere, ma inutilmente. In ogni caso, fossi in te, accetterei il consiglio di chi ti ha suggerito di denunciarmi: così la famigerata registrazione di quel collegio presbiteriale la facciamo ascoltare dal Tribunale Urbi et Orbi. Risultato: io sarò assolto perché il fatto non sussiste e tu ci rimedierai una pessima figura. Ciò detto, sgombrato il campo dagli equivoci, vogliamo andare avanti?”.

Le persone intelligenti hanno (generalmente) una cosa in comune: non ripetono mai lo stesso errore. Monsignor Aiello è persona molto intelligente. Dice che nemmeno per un momento ha pensato di denunciarmi. Poi dribbla l’argomento, e va dritto al cuore del problema.

Ammette: “Io ho pronunciato quella frase. So di usare spesso un linguaggio paradossale”. Mi scuso e lo interrompo. “A volte il tuo linguaggio è molto paradossale. Ricordo che al tuo primo incontro pubblico con la città, usasti questa espressione: Ma cosa bisogna dare a questa città per farla rialzare, il Viagra?. Io non mi scandalizzo, Monsignore. Il mio linguaggio è spesso molto più forte. Ma c’è un dettaglio: io faccio il giornalista, tu sei un vescovo. Il Viagra non era l’unica metafora cui ricorrere per esprimere il concetto. O no?”.

Annuisce. E riprende: “Ho detto effettivamente che avrei mentito se sottoposto a interrogatorio. Attenzione, però, al contesto: non solo – ripeto - era un linguaggio paradossale; quant’anche e soprattutto era riferito alle debolezze della carne, presenti ovunque, anche nel clero, non agli abusi sessuali. Il mio voleva essere, ed è, un messaggio di protezione. Ho usato il paradosso, ma il senso era ed è questo ”.

Lo contraddico. “Monsignore, il contesto era ed è quello più generale: delle debolezze e degli abusi sessuali. Le debolezze della carne, clero o non clero, non sono materia che può interessare la magistratura, non ci sarebbe ragione di sottoporre chicchessia a interrogatorio, tanto meno un vescovo. Ma mettiamo pure che il contesto sia stato equivocato, e fermo restando che un vescovo, al pari di una qualsiasi altra persona, non dovrebbe mai mentire, la domanda che ti pongo e che può chiudere la vicenda è una soltanto: se tu fossi a conoscenza di abusi sessuali da parte di membri del clero, e venissi interrogato da un magistrato, mentiresti o no? Una risposta in un linguaggio chiaro, senza paradossi: sì o no?”.

“Assolutamente no! E ribadisco: durante il collegio presbiteriale, mi riferivo alle debolezze della carne. Il mio era e resta un messaggio di protezione, non di assenso. Nei confronti di chi ha sbagliato sono stati assunti provvedimenti adeguati”.

“Profitto della tua apertura al dialogo, Monsignore. Lo sai che Don Enrico Russo non fu il solo ad organizzare e a mettere in atto durante la notte il famigerato volantinaggio con il quale si accusavano di abusi sessuali ben dieci parroci di questa Diocesi? Lo sai che le sette persone che lo aiutarono avevano subito, da ragazzi, abusi sessuali nell’ambito del clero?”.

“Assolutamente no. Non sono a conoscenza di questi fatti”.


Il colloquio è finito così. Non abbiamo alcun motivo di dubitare della buona, anzi ottima, fede del vescovo di Avellino. Ci siamo salutati cordialmente. Monsignor Arturo Aiello, come tutti sanno, è appassionato di buona musica. Tra i suoi idoli c’è sicuramente Bob Dylan. Abbiamo cercato (e trovato) per lui questi versi tratti da una “lirica” (Una ventata di idiozia”) del grande cantautore e poeta statunitense:

“….C’è qualcuno che mi ha preso di mira, fanno uscire fandonie sui giornali / chiunque sia vorrei che la smettesse, ma quando lo farà lo sa soltanto Dio…..Al settimo giorno il prete si è vestito di nero ed è rimasto lì impassibile / con la chiesa che intanto andava a fuoco...”.

Edited by pincopallino2 - 22/1/2019, 21:36
 
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TheBatman
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In città chiedono le dimissioni del Vescovo Aiello

https://fai.informazione.it/75F88C95-4028-...e-le-dimissioni
 
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https://fai.informazione.it/BA17A3AA-3C69-...o-Arturo-Aiello
5e211c66-57c3-4762-9aa2-5b3f15f8e770
Scandalo Diocesi Avellino: nella notte ancora affissioni notturne contro il Vescovo Arturo Aiello

23/01/2019 - 09:18 I fatti di cronaca che hanno investito la curia avellinese anche se, misteriosamente (ma non troppo) censurati dalla stampa locale irpina, non hanno fermato l’indignazione e lo sgomento di alcuni fedeli.
La frase confessata al taccuino del giornalista Franco Genzale: “Se mi interrogano mentirò ai giudici, si io mentirò”, che il Vescovo ha rivelato di aver pronunciato dinanzi all’intero clero diocesano dopo lo scandalo in cui si vedevano coinvolti circa dieci preti (con accuse di relazioni e abusi sessuali) sembra non perdonabile per alcuni fedeli.

Il Vescovo Arturo Aiello che già aveva offeso la città secondo molti, dichiarando nel suo insediamento: “Questa città per risvegliarsi avrebbe bisogno del viagra”, tentando poi di giustificarsi con la stampa, sembra che questa volta però abbia superato il limite.

L’allontanamento di don Enrico Russo infatti aveva suscitato dubbi e rancori in molti abitanti della città, in quanto il prete (exparroco) di Valle, era molto stimato dai propri parrocchiani e ritenuto un vero modello di prete.

Le motivazioni che furono addotte per giustificare il suo allontanemnto in un primo momento furono quelle attribuibili a motivi di salute. Poi con una segnalazione successiva rivelatasi infondata, ovvero l’invio di sms hot a uomini sposati (il povero prete si vide infangato su tutti i quotidiani nazionali) ed infine la verità dedotta, quella che forse non si voleva uscisse fuori (che può aiutare a capire il perché di certe accuse per delegittimarlo), ovvero che era lui il corvo. Dunque era proprio un prete l’autore della denuncia che sconvolse nel mese di Marzo l’intera diocesi.

Per quale motivo non denunciare simili immoralità al Vescovo? Certamente in molti si saranno posti questa domanda una volta accertata e scoperta l’identità del corvo. Oggi alla luce dell’inchiesta di Franco Genzale la risposta a questa domanda appare ovvia e forse anche il gesto considerato comunque illegittimo sembra comprensibile visti i contenuti di certe affermazioni da parte del Vescovo Aiello e confessati dallo stesso.

In tanto in città si è dato il via ad una raccolta di firme che si sta diffondendo a macchia d’olio e che ha già raggiunto le 7000 unità. L’obbiettivo dichiarato porta a porta di alcuni fedeli è chiedere alla nunziatura apostolica la rimozione del Vescovo e l’apertura di una indagine ufficiale.

Come se non bastasse si sono rifatti vivi ancora i “giustizieri della notte”. Quest’ultimi saliti alla ribalta della cronaca per aver insieme a don Enrico Russo effettuato la distribuzione dei volantini in città e nell’intera provincia irpina (e per essere riusciti a farla franca nonostante mesi di indagini della Digos e dell’arma dei Carabinieri e telecamere ovunque in città), hanno sembra nella notte di Martedì 22 Gennaio 2019, affisso davanti alle colonne dei manifesti pubblicitari di alcuni paesi della diocesi il manifesto riportato in foto nel presente articolo.
 
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11 replies since 22/3/2018, 18:00   1607 views
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