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Michele, Gabriele, Raffaele, arcangeli protettori del telegramma, L'arcivescovo Delpini, tra un prete pedofilo e l'altro, scrive il "Trattato sulla spiritualità del telegramma"

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view post Posted on 1/10/2018, 08:29

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L'arcivescovo Delpini, tra un prete pedofilo e l'altro, scrive il "Trattato sulla spiritualità del telegramma"

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https://www.chiesadimilano.it/wp-content/u...ttembre2018.pdf

Ordinazioni diaconali
Festa dei santi Arcangeli Michele, Gabriele, Raffaele.
CELEBRAZIONE EUCARISTICA - OMELIA
Milano, Duomo – 29 settembre 2018
Trattato sulla spiritualità del telegramma
La celebrazione delle ordinazioni diaconali nel contesto liturgico della festa dei
santi Arcangeli Michele, Gabriele, Raffaele
1. Il telegramma
Il telegramma è uno strumento di comunicazione che è meno usato oggi perché altri
strumenti di comunicazione sono più rapidi e meno costosi e perciò più diffusi. Tuttavia
le poste prestano ancora questo servizio e in certe occasioni si rivela necessario.
2. Il telegramma si usa per una comunicazione urgente.
C’è un messaggio che in poche ore deve arrivare a destinazione, per partecipare a un
evento festoso o doloroso, per far giungere in fretta una risposta importante e attesa.
La spiritualità del telegramma è quindi di farsi carico di un’urgenza: non c’è tempo da
perdere. C’è gente che ha bisogno della buona notizia e della speranza, per non cedere
allo scoraggiamento e alla disperazione. Non è possibile disperdersi in curiosità o
perdersi in discussioni. Si deve annunciare che ora si è compiuta la salvezza, la forza e
il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, perché è stato precipitato
l’accusatore dei nostri fratelli … lo hanno vinto grazie al sangue dell’Agnello.
3. Il telegramma non è importante: conta chi lo manda e che cosa dice.
Chi riceve il telegramma non dà importanza al telegramma, ma guarda con impazienza
da chi sia stato inviato e che cosa dice.
La spiritualità del telegramma è quella di offrire un servizio non di richiamare l’attenzione su di sé: è importante che sia chiaro chi lo ha inviato e quale sia il
contenuto del messaggio. I destinatari dell’annuncio devono essere aiutati a rivolgere il
pensiero alla sollecitudine di quel Signore che si prende cura di ciascuno e rivolge a
ciascuno la chiamata urgente, l’annuncio determinante, il messaggio necessario per
vivere e per sapere perché fare festa.
4. Il telegramma è uno strumento di comunicazione.
Nessuno chiede al telegramma se è contento o se è triste, se è ben riposato o se è stanco.
Importante che la notizia giunga a destinazione.
La spiritualità del telegramma è una spiritualità adulta, che non si lascia condizionare
troppo dall’umore e dalla voglia, è tutto preso dalla sua missione. Non si ripiega a
compiangersi quando si sente ignorato o maltrattato, non si compiace di sé quando si
vede accolto con esultanza. Non deve pensare ad altro che eseguire il compito che gli è
stato affidato.
5. Il telegramma è scritto su carta di poco valore.
Per far pervenire il telegramma le poste non usano un materiale prezioso, non una carta
decorata e costosa: si usa una carta ordinaria, materiale riciclato per evitare sperperi.
La spiritualità del telegramma non richiede di essere un genio o un eroe o un campione:
basta essere disponibile a ricevere il messaggio, a custodirlo con precisione, a farlo giungere a destinazione. Il servizio di telegramma è dunque praticabile da chi è umile,
modesto: anche se uno è fragile e poco considerato secondo i criteri del valore e della
bellezza non è inadatto alla spiritualità del telegramma.
6. Il telegramma trasmette un messaggio breve, perché ogni parola costa.
Il testo del messaggio deve essere breve, perché si paga ogni parola.
La spiritualità del telegramma è quindi caratterizzata dalla sobrietà: non si perde in
chiacchiere, non lascia spazio alle parole inutili, non divaga in esercizi retorici, non si
confonde in lunghe argomentazioni. Porta l’annuncio per cui è stato mandato e così
adempie la sua missione: suscita gioia, provoca a conversione, convoca per una
missione, annuncia l’evento sperato. Annuncia l’essenziale, la verità che illumina tutte
le cose, il senso di tutta la storia. In fondo ha una sola parola da dire. Deve dire Gesù: in
lui furono create tutte le cose … tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista
di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono.7. Il telegramma, quando ha compiuto la sua missione, non serve più.
Non si conserva un telegramma come fosse un gioiello prezioso, un’opera d’arte da
ammirare, un oggetto da collezionare. Quando uno ha letto messaggio, il telegramma
finisce nel cestino.
La spiritualità del telegramma comprende anche quell’arte del farsi da parte che evita di
essere ingombrante, di imporre la sua presenza. Eseguita la missione, è necessario che si
faccia festa per lo Sposo e l’amico dello sposo si fa da parte e si rallegra che lui cresca e
che il telegramma sia ignorato. Vive di una libertà dall’amor proprio e non si sente ferito
se viene riciclato per altri messaggi e altri destinatari.
I santi Arcangeli che celebriamo oggi sono modelli per questa spiritualità sobria ed
efficace.
I nostri fratelli che si presentano per l’ordinazione diaconale dopo anni di
preparazione e di discernimento sono stati ritenuti pronti e adatti per essere annunciatori
di un messaggio urgente per il nostro tempo che porteranno dove sono mandati, senza
darsi importanza, lieti di servire alla gioia di fratelli e sorelle, nel condividere la
speranza che è stata seminata in loro dalla promessa e dalla testimonianza di Gesù. E
noi li accompagniamo con la preghiera e l’affetto e con l’augurio che si esercitino nella
spiritualità del telegramma.

http://www.lanuovabq.it/it/santi-michele-g...faele-arcangeli

Santi Michele, Gabriele, Raffaele, arcangeli
SANTI DEL GIORNO29-09-2017
In seguito alla riforma del calendario liturgico del 1969, la Chiesa ricorda insieme i tre arcangeli nel giorno che in precedenza era dedicato al solo san Michele.


In seguito alla riforma del calendario liturgico del 1969, la Chiesa ricorda insieme i tre arcangeli nel giorno che in precedenza era dedicato al solo san Michele (il 24 marzo cadeva la festa di san Gabriele e il 24 ottobre quella di san Raffaele).

Michele - già dal significato del nome, “Chi è come Dio?” - esprime l’onnipotenza del Creatore assieme all’umiltà dell’arcangelo, come ben descritto da san Gregorio Magno: “Quando deve compiersi qualcosa che richiede grande coraggio e forza, si dice che è mandato Michele, perché si possa comprendere, dall’azione e dal nome, che nessuno può agire come Dio”. Il libro di Daniele lo chiama “il gran principe” che vigila sui figli del popolo di Dio e l’Apocalisse fa capire perché la Chiesa lo veneri come principe delle milizie celesti, avversario di Satana e degli altri angeli ribelli: “Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo”. Dopo la celebre visione avuta verso il 1884, Leone XIII compose una preghiera a san Michele che fu recitata al termine di ogni Messa non cantata fino al 1964, quando l’istruzione Inter Oecumenici la fece cadere in disuso a livello liturgico.

Gabriele, “Fortezza di Dio”, è scelto dall’Onnipotente per il messaggio centrale nella storia della salvezza: annunciare la nascita di Gesù alla Vergine Maria, che onora chiamandola “piena di grazia”, in perfetto accordo con la volontà divina. Come riporta l’evangelista Luca, Gabriele aveva annunciato sei mesi prima la nascita di Giovanni Battista, apparendo nel tempio a Zaccaria. La sua figura testimonia bene come Antico e Nuovo Testamento si illuminino a vicenda: proprio lui spiega a Daniele la profezia delle “settanta settimane” (490 anni per l’esegesi) che sarebbero passate prima di “mettere i sigilli ai peccati, espiare l’iniquità, stabilire una giustizia eterna, suggellare visione e profezia e ungere il Santo dei Santi” (Dn 9, 21-27), prefigurazione della prima venuta di Cristo e della sua Redenzione. La Chiesa lo ha eletto patrono dei lavoratori delle comunicazioni.

Raffaele, “Medicina di Dio”, compare nel libro di Tobia, dove si rivela inizialmente in forma umana con il nome di Azaria. è lui che accompagna Tobia nel viaggio per riscuotere un vecchio credito del padre, un uomo generoso nel fare elemosine e diventato cieco. Lungo il viaggio Raffaele aiuta Tobia a sposare Sara, lo esorta a pregare insieme a lei e ne libera il matrimonio dagli attacchi del diavolo, che fino ad allora aveva tormentato la giovane facendole morire tutti i mariti alla prima notte di nozze. Al ritorno a casa, il padre di Tobia guarisce dalla cecità grazie alla sua intercessione. Prima di risalire in cielo, si rivela come Raffaele, “uno dei sette angeli che sono sempre pronti a entrare alla presenza della gloria del Signore”. Con un versetto simile l’Apocalisse presenta gli angeli a cui vengono date le sette trombe all’apertura del settimo sigillo. Raffaele è patrono di ammalati, fidanzati, sposi e viaggiatori.
 
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