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In fin di vita si salva con la trasfusione. Testimone di Geova ripudiata dai figli, Dopo aver introdotto il culto a casa, 3 dei suoi 4 figli la abbandonano

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view post Posted on 8/9/2018, 15:57

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Dopo aver introdotto il culto a casa, 3 dei suoi 4 figli la abbandonano

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Grazia, ripudiata dai testimoni di Geova per una trasfusione: “È una setta che sacrifica vite”
Grazia è stata per anni testimone di Geova. Le sue convinzioni religiose l’hanno portata ad un passo dalla morte. Dopo una delicata operazione chirurgica in cui è stata necessaria una trasfusione di sangue, è stata emarginata da quelli che fino a poco prima erano i suoi “fratelli” di culto. E anche le tre figlie, seguaci di Geova, hanno rotto qualsiasi rapporto con la madre, ritenuta colpevole di aver scelto di vivere.

CRONACA ITALIANA 22 GIUGNO 2018 14:19 di Mirko Bellis
"I testimoni di Geova mi hanno tolto le figlie e mi hanno rovinato la vita"
1741081465Pubblicato da Carmine Benincasa
00:00 / 03:13

in foto: Grazia Di Nicola, l’ex testimone di Geova ripudiata dalle figlie per aver accettato una trasfusione di sangue
“I testimoni di Geova sono una setta che sacrifica vite. Ho accettato una trasfusione di sangue e da allora la mia famiglia è distrutta. Le mie tre figlie sono andate via di casa e non vogliono più saperne di me”. Grazia Di Nicola, una casalinga di 48 anni madre di quattro figli, vive a Colliano, un paesino in provincia di Salerno. Le sue convinzioni religiose l’hanno portata ad un passo dalla morte e, dopo una delicata operazione chirurgica in cui è stata necessaria una trasfusione di sangue, ha visto crollarle il mondo addosso. Umiliata da quelli che fino a poco prima erano i suoi “fratelli” di culto, Grazia teme adesso di perdere per sempre anche le sue stesse figlie.

Ha solo 11 anni quando rimane affascinata dalle riviste in cui si venera il culto a Geova. “Negli anni ’80, dopo il terremoto in Irpinia, dei testimoni di Geova vennero a casa nostra e ci dissero che quella tragedia era un segnale dell’imminente fine del mondo”. Il tempo passa, Grazia si sposa, diventa mamma ma i contatti con l’organizzazione religiosa proseguono. “Stavo attraversando una situazione familiare complicata. Avevo bisogno di Dio”, ricorda. Nel 2008 fa il suo ingresso nei testimoni di Geova. Da allora la sua vita cambia completamente: la sua casa diventa il luogo di riunioni sempre più frequenti in cui, a poco a poco, anche i figli vengono avviati allo studio dei testi religiosi. Prima il bambino, all'epoca di soli 5 anni, e poi anche le figlie femmine. “Mio marito non voleva, però, più si opponeva e più io abbracciavo il credo perché gli anziani mi dicevano che in realtà era Satana che mi ostacolava”. “Obbligano tutta la famiglia a far parte della setta perché ci convincono che solo i testimoni di Geova si salveranno dalla fine del mondo”, ammette adesso.

“Ho dovuto scegliere tra il credo e la vita”

Nel gennaio del 2016 succede qualcosa che cambierà per sempre la sua vita. Grazia scopre di avere un tumore benigno e, da buona adepta, si rivolge agli anziani della sua congregazione. I testimoni di Geova stabiliscono una procedura nei casi come il suo: “C’è un comitato sanitario interno che ti indirizza a una clinica dove viene garantito che l’intervento chirurgico avverrà senza trasfusioni”. Come tutti i testimoni di Geova, anche lei ha con sé un foglio in cui rifiuta qualsiasi trasfusione di sangue, globuli rossi, bianchi, piastrine e plasma. “I medici hanno accettano la mia decisione però per loro è un dilemma perché non vogliono che il paziente muoia e cercano di farti rifiutare quello che hai firmato”. Nella struttura sanitaria di Salerno, il giorno prima dell’operazione anche l’anestesista cerca di convincerla a cambiare idea. Senza risultato.

“I miei figli mi dissero che quando sono uscita dalla sala operatoria ero mezza morta ma – prosegue – il fatto di essere sopravvissuta avvalorava ancora di più le mie convinzioni religiose”. “Mi sentivo molto debole e i medici mi dissero che stavo morendo a causa di una grave emorragia interna. Ma ero così ostinata che pensavo fosse una tecnica di Satana e continuavo a rifiutare. La sera, quando è arrivato mio marito ho cercato di allontanarlo perché sapevo che mi avrebbe costretto a prendere il sangue”. Ma dopo un altro intervento dei sanitari, Grazia decide di accettare le trasfusioni e torna in sala operatoria. “Ho firmato anche se mi sentivo in colpa e speravo non ci fosse bisogno di ricevere sangue altrui. Ho dovuto decidere tra il mio credo e continuare a vivere”, confessa.

Emarginata da tutti. Ripudiata dalle figlie
La sua scelta non viene perdonata dagli anziani della sua congregazione e neppure dalle figlie, seguaci di Geova. “Una volta a casa mi sentivo una peccatrice e questo mi stava uccidendo più dell’operazione”. “Tre mesi dopo, un comitato giudiziario composto dagli anziani mi ha fatto un processo in cui ho raccontato quello che mi era successo. Avevano già preso il loro verdetto prima ancora che parlassi perché con il mio comportamento avevo destabilizzato tutta la congregazione. Devi fare un percorso spirituale di fede di sette mesi, mi dissero, dove nessuno ti saluterà. Sarei diventata invisibile agli occhi di quelli che fino a pochi giorni prima erano i miei fratelli”. Ma Grazia accetta e inizia il suo percorso di espiazione. Nelle assemblee, la costringono a stare seduta nell'ultima fila e quando passano davanti a lei non la guardano nemmeno. “Un mezzo per umiliare chi, secondo loro, ha peccato”, racconta. Gli altri seguaci sono così rigidi che un giorno, durante una predica, perde i sensi ma nessuno le presta aiuto.

Quello che le fa più male è stata la reazione delle figlie. Se all'inizio le stanno vicino, quando Grazia non ce la fa più e decide di dimettersi come testimone di Geova, il loro atteggiamento cambia radicalmente. “Loro continuavano a frequentare la congregazione, vivevano ancora a casa però non c’era più dialogo. Quando ho chiesto spiegazioni, la più piccola mi ha risposto: ʽSei una falsa. Lo sai che hai tradito Geova e sai cosa ti aspetta’”. Il clima di tensione diventa insostenibile e così, dopo un litigio furibondo, tutte e tre le ragazze abbandonano la madre. “Non immaginavo quanto potessero essere manipolate”.

E’ passato oltre un anno e mezzo da quel giorno, le figlie di 29, 22 e 18 anni vivono a casa di un anziano della congregazione e non vogliono più avere nessun rapporto con la mamma. “ʽStiamo bene’, è l’ultima cosa che mi hanno risposto”, dice piena di amarezza. “L’anno scorso, sono andata da loro però quando ho suonato mi hanno gridato ʽVai via’. Io e mio marito siamo ritornati a casa piangendo”. “Da allora le ho riviste per strada però non mi hanno più salutato. Solo con la più piccola ogni tanto ho qualche contatto”. “Le abbiamo sempre amate e se ho fatto queste scelte è stato dopo aver scoperto quante menzogne e pericoli ci sono dietro la setta dei testimoni di Geova. Per questo – conclude Grazia – mi sentono di dire alle mie figlie: ʽAttente state rischiando la vita lì dentro’”.

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Edited by pincopallino2 - 16/2/2019, 16:30
 
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CRONACA
15/02/2019 16:59 CET | Aggiornato 23 ore fa
Accetta una trasfusione, la comunità dei testimoni di Geova e le figlie la ripudiano
Grazia Di Nicola è stata espulsa dai testimoni di Geova e abbandonata dalle figlie a causa di alcune trasfusioni fatte dopo un intervento chirurgico
By ANSA

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"Questi due orsacchiotti erano delle bambine, ora mi sono rimasti solo loro". Guarda con nostalgia i giocattoli delle sue figlie di cui non ha notizie da tre settimane Grazia Di Nicola, 48 anni, di Colliano in provincia di Salerno.

Tutto è cominciato tre anni fa quando la donna, testimone di Geova, dovette sottoporsi ad un intervento chirurgico. Fedele alle regole imposte dal suo credo, aveva rifiutato le trasfusioni di sangue ma il complicarsi del suo quadro clinico spinsero i dottori a fare pressione su di lei affinché cambiasse idea dal momento che rischiava di perdere la vita. Dopo un travaglio interiore, Grazia Di Nicola accettò di seguire le indicazione che le venivano dai medici ma da quel momento tutta la sua vita cambiò.

Il primo trauma fu l'espulsione dai Testimoni di Geova, poi l'allontanamento delle tre figlie, anche loro testimoni di Geova. Accusandola di essere una peccatrice, le tre ragazze di 30, 25 e 21 anni troncarono il rapporto con la famiglia e abbandonarono la casa dei genitori, ospitate da altri testimoni di Geova nella stessa Colliano.

Tre settimane fa l'ultimo choc, le tre figlie hanno lasciato Colliano e ora la famiglia non sa dove siano. "Papà, il vostro fratellino ed io vogliamo solo essere sicuri che stiate bene - dice la donna lanciando un appello alle figlie -. Rispettiamo le vostre decisioni in campo religioso, questo è fuori discussione.

Ma voi rendetevi conto del nostro dolore, voi sapete il bene che vi vogliamo, chiamateci". La madre sfoglia l'album di famiglia con le foto delle sue ragazze da piccole, si ferma sull'immagine di loro tre sorridenti attorno all'ultimo nato in ospedale, e non riesce a darsi pace.

"Io ho vissuto il terremoto dell'Ottanta - racconta amareggiata -, se quella tragedia si ripetesse oggi, se ci fosse una scossa proprio in questo momento, io non saprei in quale casa sono le mie figlie. Questo non riesco ad accettarlo. È già accaduto in passato un incidente e noi siamo rimasti all'oscuro di quello che era successo, scoprendolo solo molto dopo. Non è normale per un genitore che ha cresciuto con sacrifici i propri figli non sapere dove si trovino, non so che cosa fare, spero che riescano a capire quanto stiamo soffrendo per loro e si facciano vive".
 
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