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Ateneo pontificio. Immorale masturbarsi per diagnosi del seme. Le tecniche della dott.ssa Navarini, "può avvenire in corrispondenza di un rapporto coniugale, attraverso la raccolta dello sperma nel fondo della vagina, nell’uretra in cui resta un residuo, nella vescica insieme con le urine"

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view post Posted on 8/9/2018, 15:11

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La dottoressa Claudia Navarini spiega le tecniche di estrazione dello sperma

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ZI07070108 - 01/07/2007
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Procreazione assistita e fecondazione omologa
ROMA, domenica, 1° luglio 2007 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito per la rubrica di Bioetica l’intervento della dottoressa Claudia Navarini, docente presso la Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.

Cara dottoressa,

in questo momento in cui si torna a parlare di procreazione assistita, a causa della revisione delle linee guida, colgo l’occasione per chiederle qualche chiarimento su temi che continuano a farmi pensare.
Che cosa dice la Chiesa Cattolica del prelievo del seme attraverso la masturbazione a scopo diagnostico?
Sempre secondo la Chiesa, è lecita la fecondazione omologa e, se sì, a quali condizioni?
Grazie mille per il grandioso servizio che svolgete.

Paola, Treviso


Problema 1. Liceità della masturbazione nel prelievo del seme?

La diagnosi della fertilità maschile attraverso l'analisi del seme non è per sé immorale. Nessun esame diagnostico è infatti sbagliato in quanto diagnostico; semmai può esserlo per le motivazioni con cui viene richiesto - es. l'aborto eugenetico -, o per i rischi connessi.

Occorre tuttavia che il metodo di prelievo sia morale, e perciò che sia evitata la masturbazione. La masturbazione è infatti un grave male morale, in quanto scolla radicalmente la sessualità dal suo senso e il piacere sessuale dal suo contesto specifico (nella fattispecie da quell'atto coniugale caratterizzato da un significato procreativo e da un significato unitivo); come tale non può mai essere giustificata, nemmeno per un fine buono. Perché un'azione sia buona, infatti, occorre che anche i mezzi siano buoni, o comunque non immorali, dal momento che il fine non giustifica i mezzi.

Come precisa l’Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede Donum Vitae (1987), “la masturbazione, mediante la quale viene normalmente procurato lo sperma, è un […] grave segno di tale dissociazione [fra i due significati dell’atto coniugale]; anche quando è posto in vista della procreazione, il gesto rimane privo del suo significato unitivo” (n. 6)

Esistono tuttavia tecniche di prelievo del seme eticamente accettabili anche in assenza dell'atto coniugale, come la MESA (Microsurgical Epididymal Sperm Aspiration, cfr. M.L. Di Pietro-E. Sgreccia, Procreazione assistita e fecondazione artificiale tra scienza, bioetica e diritto, La Scuola, Brescia 1999, p. 33). Questo metodo richiede l'anestesia generale del paziente e permette di recuperare spermatozoi che non hanno, però, completato il primo ciclo di maturazione (e ciò richiede un processo di capacitazione in laboratorio abbastanza elaborato).

Si è tentato anche il metodo chiamato VIRICAR o elettroeiaculazione (cfr. E. Sgreccia, Manuale di bioetica, Vol. I, Vita e Pensiero, Milano 1999, pp. 431-439) che stimolerebbe l'emissione del seme (con spermatozoi più maturi, dunque) senza provocare orgasmo, ma le cui possibilità di diffusione, a causa degli elevati costi e delle incertezze di applicazione, non sono alte. Un altro metodo moralmente lecito è il prelievo dello sperma nell’uretra dopo polluzione involontaria (cfr. ibidem), per quanto di difficile realizzazione.

In realtà, il mancato perfezionamento di tali tecniche e la scarsa diffusione sono dovuti alla mentalità fondamentalmente edonistica, che non vede nella masturbazione un male, a maggior ragione quando avviene per scopi diagnostici o terapeutici. Rappresentando un sistema facile, economico e abbastanza efficace, il reperimento del seme tramite masturbazione è divenuto prassi ordinaria, spesso neppure messa in discussione. Eppure non si può nascondere che rappresenti anche psicologicamente, oltre che eticamente, un elemento di difficoltà per gli uomini, che talora rinunciano alla diagnosi proprio a causa dell’umiliazione e dello squallore che la fase di prelievo del seme comporta.

Va inoltre detto che tali indagini diagnostiche al di fuori – ma spesso anche all’interno – del matrimonio partono molte volte già con una scorretta idea di apertura alla vita, ed un conseguente orientamento chiaramente rivolto alla fecondazione artificiale.

Per i coniugi – o comunque in presenza di “attività sessuale” – la raccolta del seme può avvenire in corrispondenza di un rapporto coniugale, attraverso la raccolta dello sperma nel fondo della vagina, nell’uretra in cui resta un residuo, nella vescica insieme con le urine (trattate con soluzione antiacida) in caso di eiaculazione retrograda (ibidem). Può altresì avvenire con l’utilizzo durante il rapporto di un preservativo perforato, al fine di trattenere parte del seme e tuttavia di non dare origine ad un atto contraccettivo (con condom perforato un eventuale concepimento naturale sarebbe possibile). Naturalmente si può usare anche un preservativo integro, o si può ricorrere al coito interrotto con successiva immediata raccolta del seme in capsula sterile, ma in questi casi si ha di nuovo un’azione moralmente illecita, di tipo contraccettivo, che scinde positivamente l’atto coniugale dal suo significato procreativo.

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La filosofa Claudia Navarini, che, a quanto pare, fa parte di Alleanza Cattolica, l'associazione cattolica legata ad Alleanza Nazionale e a Forza Nuova

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Biografia della filososa cattolica: Si laurea nel 1992 alla Università Cattolica di Milano in filosofia. Nel 1998 diventa dottoressa in lingue ed inizia a collaborare con l'Istituto di bioetica dell'Università Cattolica di Roma. Dal 2001 è docente di bioetica presso la Facoltà di Bioetica dell'Università Pontificia Regina Apostolorum. Dal 2005 è membro della commissione scientifica della Confederazione Italiana Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana.

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La filosofa Navarini a un convegno contro i referendum del 2005 sulla legge contro la procreazione assistita e la ricerca scientifica.

Edited by pincopallino1 - 2/1/2021, 14:52
 
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view post Posted on 5/3/2019, 14:19

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https://ojs.upra.org/index.php/bioethica/a...load/3571/2692/


Risoluzione di casi bioetici.
Modalità di prelievo del seme allo
scopo di effettuare una spermiocolturaspermiogramma Alberto Mestre Carbonell, L.C.
Studia Bioethica - vol. 9 (2016) n. 1, pp. 71-79
Professore di
Teologia Morale,
Ateneo Pontificia
Regina Apostolorum
Numerose coppie infertili si rivolgono agli insegnanti del metodo Billings per partire dalla registrazione
basilare che i centri di fertilità richiedono
come primo step per le analisi dell’iter diagnostico dell’infertilità. A una coppia è stato
prescritto dall’andrologo, consigliato da un
Centro di Bioetica, la spermiocultura e successivamente lo spermiogramma. La coppia vuole rispettare i significati dell’atto coniugale,
ma si trova con una difficoltà: mentre per lo
spermiogramma è possibile effettuare il prelievo mediante rapporto sessuale con condom
bucato, per la spermiocoltura no, in quanto le
sostanze chimiche presenti nel profilattico
possono compromettere i risultati dell’esame. Allora cosa fare? Secondo il Centro di
Bioetica si giustificherebbe la pratica dell’ipsazione (è il modo scientifico di chiamare la
masturbazione) come “extrema ratio” come
modalità per il prelievo di seme. A questo
punto sembrerebbe, secondo questo Centro
di Bioetica, che si tratta di un atto semplicemente di “prelievo di seme”. Ma rimane un
dubbio: è realmente così? O invece si tratta
di un atto di masturbazione mascherato da
“atto medico”?
1. L’aiuto della conoscenza tecnica e del dato scientifico
Questa problematica sembra superflua nel
caso che esistesse un metodo tecnico che
rendesse innecessaria l’ipsazione. Un’indagine preliminare ci presenta che già dal 1991
vengono elencati metodi alternativi di raccolta del seme: raccolta in condom perforato, postcoitale, da spremitura prostatica o
uretrale, puntura epididimaria, ma è vero che
è opinione comune che la maggior parte di
questi procedimenti non permettono di ottenere un seme idoneo sul piano diagnostico
e/o procreativo perché alterato dal contatto
con sostanze estranee o modificato nella sua
composizione. Dunque qualche metodo valido esiste, benché la maggior parte non lo
siano. Viene detto anche che dal 1989 esiste
un sistema in “silastic” (un particolare tipo di
materiale plastico), e esiste anche un dispositivo1
in grado di ottenere l’eiaculazione senza
stimolazione erotica2
. Un dispositivo3
di questo tipo lo troviamo con il nome di Viricare4
.
In questa linea lavora Naprotechnology, con il
suo “Seminal Collection Device” che permetterebbe di risolvere il problema5
.
A questo punto possiamo dire che sembra
che i mezzi tecnici esistono, e allora sarebbe
appropriato sapere perché un Centro di Bioetica chiede ancora l’ipsazione quando i mezzi tecnici esistono e sono utilizzati già con
efficacia in altri centri


2. Un caso ipotetico
Si potrebbe dire che a livello tecnico, la problematica è risolta, ma rimane un dubbio:
benché esista il ricorso a un mezzo tecnico
che risolve il problema, offrire la masturbazione come alternativa sarebbe morale?
Adesso immaginiamo il caso ipotetico nel
quale non esistono mezzi tecnici alternativi
ed esiste solo la possibilità dell’ipsazione per
72
avere un prelievo di seme. Questo sarebbe
moralmente accettabile?
L’atto della masturbazione viene giudicato dalla morale intrinsecamente immorale7
e ciò
rimane il giudizio nel Catechismo. Il Catechismo, nella versione definitiva, benché aggiungano dei fattori che potrebbero diminuirne la colpevolezza soggettiva, non cambia il
giudizio in senso oggettivo.
Per masturbazione si deve intendere l’eccitazione volontaria degli organi genitali, al fine di trarne un piacere venereo. «Sia
il Magistero della Chiesa –
nella linea di una tradizione costante – sia il senso
morale dei fedeli hanno
affermato senza esitazione
che la masturbazione è un
atto intrinsecamente e gravemente disordinato». «Qualunque ne sia il
motivo, l’uso deliberato della facoltà sessuale al di fuori dei rapporti coniugali normali
contraddice essenzialmente la sua finalità». Il
godimento sessuale vi è ricercato al di fuori
della «relazione sessuale richiesta dall’ordine
morale, quella che realizza, in un contesto di
vero amore, l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana» (CDF,
Persona Humana, 9). Con la finalità di formulare un equo giudizio sulla responsabilità
morale dei soggetti e per orientare l’azione
pastorale, si terrà conto dell’immaturità affettiva, della forza delle abitudini contratte,
dello stato d’angoscia o degli altri fattori psichici o sociali che possono attenuare, se non
addirittura ridurre al minimo, la colpevolezza
morale8
.
Da ciò vediamo che dall’oggetto-intenzionale, cioè dal fine prossimo-intenzionale, come
sia un autentico atto di masturbazione e,
quindi, essendo di per sé un atto intrinsecamente immorale, il prelievo di seme sarebbe
affatto ingiustificabile. Voler l’ipsazione, aderire la volontà all’atto di masturbazione, per
avere un campione di seme non è accettabile
moralmente. Non si può fare un male morale
per cercare un bene9
. Come si vede chiaramente, la dottrina della Chiesa su questo argomento è costante10. Ma rimane ancora un
dubbio, forse perché è proprio della mente
umana cercare i motivi profondi dell’agire; ci
chiediamo se forse può esistere un atto per il
quale si ottenga un prelievo di seme, rimanendo sempre un atto medico, un atto terapeutico, un atto tutt’altro, diverso nella sua natura
volontaria, nella sua adesione della volontà,
essendo una scelta medica. In altre parole, si
può manipolare l’organo genitale maschile
come atto medico, ottenendo un prelievo di
seme? Come atto medico,
a scopo medico, essendo
un’azione volontariamente
medica, sarebbe accettabile
la manipolazione completa
dell’organo genitale maschile avendo un prelievo
di sperma? Si tratta allora
di un atto medico, di un’azione propriamente medica. La volontarietà va in questa direzione.
Qui, il problema è delicato, e subito appaiono due posizioni: alcuni affermano che non
è un atto medico, che si tratta di un atto di
masturbazione mascherato da “prelievo di
seme”11; altri, invece, affermano che è necessario rispettare la volontarietà dell’atto, che
sarebbe proprio un atto medico, ma che è
vero, ha degli effetti negativi chiari, benché
secondari, non desiderati.



.

3. Un esempio illuminante
Prima di iniziare l’analisi di questa problematica, ci può aiutare vedere brevemente un
esempio illuminante12. Si tratta del classico
esempio della legittima difesa, atto studiato per
capire se si tratta proprio di un’eccezione al
quinto comandamento o piuttosto di un atto
di un’altra natura, e se è così, per quale motivo è possibile realizzare un atto di legittima difesa, che ha come effetto negativo non
desiderato la morte dell’aggressore. Il tema
è molto delicato, perché si tratta sulla vita di
due persone: la vittima e l’aggressore. Il Catechismo della Chiesa Cattolica è molto preciso su questo argomento: «La legittima difesa
delle persone e delle società non costituisce
un’eccezione alla proibizione di uccidere l’inBenché esista il ricorso
a un mezzo tecnico che
risolve il problema,
offrire la masturbazione
come alternativa sarebbe
morale?
73
nocente, uccisione in cui consiste l’omicidio
volontario. “Dalla difesa personale possono
seguire due effetti, il primo dei quali è la conservazione della propria vita; mentre l’altro è
l’uccisione dell’attentatore” (S. Th., II-II, q.
64, a. 7, c: Ed. Leon. 9, 74), “Nulla impedisce che vi siano due effetti di uno stesso
atto, dei quali uno sia intenzionale e l’altro
preterintenzionale (S. Th., II-II, q. 64, a. 7, c:
Ed. Leon. 9, 74)»13. Questa dottrina ci ricorda che
non c’è imputabilità in certi casi, perché un effetto
può essere tollerato senza
che sia voluto da colui che
agisce; possiamo mettere
l’esempio dello sfinimento di una madre al capezzale del figlio ammalato.
Dobbiamo ricordare che «l’effetto dannoso
non è imputabile se non è stato voluto né
come fine né come mezzo dell’azione, come
può essere la morte incontrata nel portare
soccorso a una persona in pericolo. Perché
l’effetto dannoso sia imputabile, bisogna che
sia prevedibile e che colui che agisce abbia la
possibilità di evitarlo; è il caso, per esempio,
di un omicidio commesso da un conducente
in stato di ubriachezza»14.
Il Catechismo, inoltre, aggiunge che: «L’amore
verso se stessi resta un principio fondamentale della moralità. È quindi legittimo far rispettare il proprio diritto alla vita. Chi difende la propria vita non si rende colpevole di
omicidio anche se è costretto a infliggere al
suo aggressore un colpo mortale»15.
Questa dottrina appare in modo continuo
e ripetuta lungo la riflessione teologica morale della Chiesa e ha una sistematizzazione
molto salda in san Tommaso d’Aquino: «Se
uno nel difendere la propria vita usa maggior
violenza del necessario, il suo atto è illecito.
Se invece reagisce con moderazione, allora la
difesa è lecita [...]. E non è necessario per la
salvezza dell’anima che uno rinunzi alla legittima difesa per evitare l’uccisione di altri:
poiché un uomo è tenuto di più a provvedere
alla propria vita che alla vita altrui»16.
Un primo elemento che ci appare chiaro è che la
legittima difesa non è un’eccezione al quinto
comandamento, cioè, la legittima difesa non
è la legittimazione di un’uccisione.
Alcuni autori17 presentavano la legittima difesa come un’eccezione al quinto comandamento, dicevano, cioè, che si può, in certi
casi, uccidere qualcuno, cioè, in certi casi, si
può volere la morte dell’aggressore, e questa diventerebbe un’eccezione al quinto comandamento. In poche parole, secondo
questi autori, in certi casi,
il fine giustifica i mezzi, cioè,
che per salvare la mia vita
posso uccidere qualcuno18.
Ma quest’ ultima posizione
non è accettabile.
Un secondo e un terzo elemento
li troviamo insieme, e consistono nel fatto che «l’effetto dannoso non è imputabile se non è stato voluto né come fine
(secondo elemento) né come mezzo dell’azione
(terzo elemento)»19. Allora, nel caso della legittima difesa, non è un atto morale uccisivo,
ossia un atto con intenzione morale uccisiva direttamente posta, e con oggetto morale
uccisivo, cioè, esso non è mai, propriamente
parlando, un atto omicida20. Si tratta, invece,
di un atto morale unico di legittima difesa21.
Rimane chiaro che la volontarietà, l’adesione
della volontà, punta verso la difesa, e questo
rimane fondamentale per la moralità di un
atto.
Possiamo ora introdurre un quarto elemento,
che proviene da una citazione che lo stesso
Catechismo offre, e si tratta del testo di san
Tommaso, ricordando certe condizioni che
ci permettono capire l’adeguatezza dell’atto
della legittima difesa: per esempio, se «si usa una
maggior violenza del necessario, il suo atto risulta illecito», ovvero non sarà più un atto di legittima
difesa. Una maggior o minor violenza del necessario, chi lo misura? La prudenza, la virtù
della prudenza, che mi permette di calcolare
l’adeguatezza, la convenienza della maggior
o minor violenza, per raggiungere la mia legittima difesa. Qui il tema è molto delicato,
perché non si tratta di piccole cose, si tratta
della vita umana, che ha un valore fondamentale di grande portata. Si deve valutare bene,
si deve calcolare bene, cioè prudentemente,
La legittima difesa non
è un’eccezione al quinto
comandamento, cioè,
la legittima difesa non
è la legittimazione di
un’uccisione
74
«una maggior o minor violenza del necessario», altrimenti, quell’atto non sarà più un atto
di legittima difesa. Ma se non sarà più un atto
di legittima difesa, cosa sarà? Un omicidio.
Il testo aggiunge ancora: «Se invece reagisce
con moderazione, allora la difesa è lecita».
Ecco, occorre la moderazione, agire adeguatamente, convenientemente. Questi avverbi
ricordano un’altra volta la prudenza, perché
è la virtù della prudenza che misura quello
che è opportuno, adeguato e conveniente. La
gravità della realtà che stiamo analizzando richiede una misurazione adeguata.
La difesa della propria vita è un valore fondamentale di grande e grave portata, e l’essere umano è tenuto a provvedere prima alla
propria vita che alla vita altrui. E anche qui
appare la virtù della prudenza, che misura il
modo di provvedere un valore così importante, fondamentale, ma non assoluto, perché uno potrebbe rischiare la propria vita per
la vita di un altro, benché non sia obbligato a
tanto, lo potrebbe fare, e qui, ancora, sarà la
virtù della prudenza a offrire l’opportunità,
la convenienza e l’adeguatezza22.
Questo quarto elemento ci ha presentato
quello che classicamente si denominano “le
circostanze”, cioè, tutti gli aspetti che circondano l’adesione volontaria, o più tecnicamente, l’oggetto-intenzionale. La gravità,
l’adeguatezza, la convenienza, la necessità,
la situazione, ecc, sono elementi importanti
(ricordiamo che le circostanze fanno parte
dei fattori della moralità di un atto), ma non
possono far diventare buono un atto che nel
suo oggetto-intenzionale è cattivo.
A questo punto ci dobbiamo chiedere come
mai se «si usa una maggior violenza del necessario,
il suo atto risulta illecito», e il motivo è molto
semplice, questa maggior o minor violenza,
che non è altro che una circostanza, mostra
che siamo di fronte a un atto diverso, non già
di legittima difesa, ma di omicidio. Non tanto
perché la circostanza modifica l’atto, quanto
perché mostra che siamo di fronte un atto
di natura totalmente diverso: non di legittima
difesa, ma di omicidio.
Un ultimo elemento, il quinto, che sgorga da
tutto quello che abbiamo detto fino adesso,
è un elemento che sorge delle circostanze,
e che frequentemente viene dimenticato: si
tratta della necessità che non ci siano altre alternative, come denota la frase «se uno nel difendere la propria vita usa maggior violenza
del necessario, il suo atto è illecito». Rimane
chiaro che si tratta di un’alternativa radicale,
oltre ogni altra possibilità, dopo aver logorato ogni possibile alternativa. Nel caso che
esistesse un’alternativa, meno violenta, ma si
usasse una maggior violenza del necessario, il
suo atto sarebbe illecito.
Questi elementi elencati, non sono altro che
le condizioni per compiere un atto, con un
oggetto buono, con un‘intenzione buona,
che cerca un effetto buono, ma, che ha anche
un effetto negativo non desiderato23.

4. Sarebbe moralmente accettabile un atto medico di
prelievo di sperma?
La prima cosa da dire è che si tratta di un atto
medico, c’è una volontà medica, l’adesione
della volontà è medica, e questo non deve
essere dimenticato, perché la moralità tratta
della volontà, non della mera fisicità, se non
dell’adesione della volontà. Perché insistere
tanto su questo punto? Perché la tendenza
di vedere l’atto umano solo da una prospettiva fisicista è molto presente nell’ambito della
teologia morale, e direi, nell’ambito etico in
generale.
Allora, l’atto che si cerca non è una masturbazione, non è questo quello che si cerca,
si cerca un atto medico, l’atto della volontà
vuole questo. Insistere su questo punto non
è cosa inutile, lo abbiamo visto nel “caso illuminante” della legittima difesa. In quest’ultimo
caso, la volontà aderisce alla difesa, si cerca
resistere a una aggressione, allora la volontà con il suo oggetto e la sua intenzione non
vuole uccidere l’aggressore per sopravvivere (questo
sarebbe il fine giustifica i mezzi, il quale non è
accettabile), piuttosto cerca di difendersi e
se questo arreca l’uccisione dell’aggressore
diventa un effetto negativo secondario non
desiderato24. Capire bene questa realtà diventa essenziale per poter fare morale. La morale ha come scopo la volontarietà, l’adesione
della volontà e non solo la fisicità25.
75
Una prima obiezione contro questo atto medico è che questo atto di prelievo di seme,
sembra che non sia altra cosa che un modo
di mascherare un atto che realmente è di
masturbazione, il quale viene usato, a modo
strumentale, per ottenere un prelievo di
seme. Qui, l’ottenere un prelievo di seme diventa un fine remoto, ma l’atto che realmente si vuole e si svolge è di masturbazione.
Ma se le cose fossero così, vuol dire che la
persona vuole realizzare l’atto di masturbazione, cioè, che il suo oggetto intenzionale
è la manipolazione dei genitali a scopo di piacere,
e che tramite questo atto,
successivamente, attua un
prelievo di seme. In questo
caso, la persona vuole realizzare questo atto di masturbazione, certo, e dopo,
ha l’intenzione di prelevare il seme. Ma certamente,
questo caso, non è quello
che stiamo analizzando, perché il caso che
vogliamo studiare è precisamente un altro,
cioè, il caso di qualcuno che certamente non
vuole la masturbazione, ma piuttosto vuole
realizzare un atto medico di prelievo di seme per
realizzare una diagnosi di fertilità26.
A questo punto sorge la domanda: ma si tratta di un atto d’ipsazione o di un atto medico di prelievo di sperma? Arrivare a questa
domanda è tornare all’inizio. Cosa vuole fare
la volontà? A cosa aderisce la volontà? Cosa
vuole fare? Se vuole essere un atto di masturbazione, sappiamo già che non è lecito. Ma
se vuole essere un atto medico di prelievo di
sperma? Vale dire che è soltanto “un modo
di mascherare un atto di masturbazione”?
A questo punto sorge un’altra volta la domanda dell’“esempio illuminante”: si tratta di
un atto di omicidio o di un atto di legittima
difesa? Cosa vuole fare la volontà? A cosa si
aderisce la volontà? Se vuole essere un atto
di omicidio, sappiamo già che non è lecito.
Ma se vuole essere un atto di legittima difesa? Vale dire che è soltanto “un modo di
mascherare un atto di omicidio”?
Siamo nel centro dell’ambito morale, e il centro è la volontarietà27, benché non sia l’unico elemento, l’unico fattore della moralità,
sappiamo che sono tre: oggetto, intenzione
e circostanza. Di primo acchito vediamo che
la volontarietà è nel caso che stiamo analizzando “fare un atto medico di prelievo di
sperma”28.
Come in tutti gli atti umani, per capire la sua
moralità, abbiamo bisogno, non solo sapere
il suo oggetto-intenzionale, ma anche le circostanze. Una circostanza che la prudenza
dovrà valutare bene è la necessità, la gravità,
il bisogno reale presente. Alcuni autori chiamano questo momento, il
momento “materiale”, o
se si vuole, gli aspetti fisici
presenti. In certo senso ci
sono tanti aspetti che devono essere valutati, per
capire bene se c’è una sufficiente adeguatezza, convenienza e opportunità.
Le circostanze mi mostrano tutte queste cose, e per
questo motivo, si deve togliere l’idea che la
moralità è una moralità meramente “deontologica”, basata solo nell’oggetto intenzionale. Questo non è così, la moralità ritiene che
è necessario analizzare bene le circostanze
(non tanto perché la situazione può modificare la moralità dell’atto, come ci vuol fare
capire la morale della situazione), ma perché
le circostanze ci mostrano degli elementi che
ci possono far capire che siamo di fronte a
un atto di natura diversa.
Nel caso che stiamo analizzando sembra che
la situazione d’infertilità della coppia richiede
questo prelievo che è necessario per poter risolvere, nei migliori dei casi, questa situazione. La gravità della circostanza pare che ci fa
capire l’adeguatezza della procedura.
Alla fine, in certo modo, torniamo all’inizio,
al dato scientifico del primo punto che ci ha
mostrato che esistono mezzi tecnici alternativi, e allora, quello che è iniziato come un
caso ipotetico, adesso concludiamo con la
consapevolezza che esistendo un’alternativa,
neanche questo caso di atto medico di prelievo di sperma, è accettabile moralmente.
Si potrebbe dire che siamo arrivati allo stesso posto dell’inizio, ma non è così. Il caso
Concludiamo con la
consapevolezza che
esistendo un’alternativa,
neanche questo caso di
atto medico di prelievo
di sperma, è accettabile
moralmente
76
esemplare ci ha mostrato che quando esiste
una maggiore violenza del necessario nel
caso della legittima difesa, l’atto sarebbe illecito, cioè, sarebbe un omicidio, e non un
atto proprio di legittima difesa. La sfumatura
è molto delicata, ma ci ricorda che in morale,
la convenienza, l’adeguatezza, l’opportunità
sono molto importanti, perché ci possono
mostrare in un certo momento, che quell’atto è già illecito.

Conclusione
Lungo questi diversi approcci abbiamo osservato che esistono due posizioni molto
chiare, la prima afferma che realmente siamo
di fronte a un atto di masturbazione, che si
usa come mezzo per ottenere il prelievo di
seme29, ed è chiaro che l’atto di masturbazione è illecito, come già abbiamo mostrato
perché si tratta di un atto intrinsecamente disordinato30, ed è un mezzo allora, inaccettabile
per ottenere un prelievo di seme31; la seconda posizione sostiene, invece, che non siamo
di fronte a un atto di masturbazione, perché
giusto, è quello che non si vuole fare, è quello
che non si desidera fare, in cui la volontà non
vuole aderire a quell’atto. La volontà non
vuole fare un atto di masturbazione, vuole
solo realizzare un atto medico di prelievo di
seme.
La seconda posizione, non sarebbe allora
un’eccezione32, ma un atto diverso all’ipsazione, perché punta sull’adesione della volontà: “facendo questo voglio fare questo”,
e quello che voglio fare è un atto medico di
prelievo di sperma; ma osservando che esistono delle alternative scientifiche, capiamo,
che questa circostanza mostra che quello che
all’inizio abbiamo pensato essere solo un atto
medico di prelievo di sperma, alla fine diventa un atto diverso. L’esistenza di alternative,
ci mostra che non siamo più di fronte a un
atto medico di prelievo di sperma.
Uno potrebbe dire che alla fine è quello che
dicevano certi autori senza tante complicazioni, e in un certo senso è vero, forse c’era
l’intuizione che alla fine non era altro che un
atto di masturbazione, ma la spiegazione che
offrivano non era convincente, perché o si affermava che era un’eccezione, o che era solo
un atto esterno fisico, non dando importanza
alla volontarietà dell’atto, ed entrambe le soluzioni non sono oggi più convincenti.
Oltre al caso in sé, abbiamo avuto l’opportunità di verificare una volta in più l’importanza
della teoria dell’atto umano, che come oggetto intenzionale viene rispettato e considerato
sul serio, così la volontarietà. Altrimenti, se
non consideriamo l’atto morale come tale,
con le sue caratteristiche, cosa resta di esso?
NOTE
1 Cfr. M.L. di Pietro - A.G. Spagnolo, La consulenza
etica alla coppia sterile. La dignità della procreazione umana
e le tecnologie riproduttive. Aspetti antropologici ed etici. Atti
della decima assemblea della Pontificia Accademia
della vita, 20-22 febbraio 2004, LEV, Roma 2005, 139.
2 Cfr. Comitato Nazionale per la Bioetica, Problemi della raccolta e trattamento del liquido seminale umano per finalità diagnostiche, (5 maggio 1991), Presidenza
del Consiglio dei Ministri, Roma 1991, 8-12; Cfr. L.
Ciccone, Etica sessuale. Persona, matrimonio, vita verginale,
Ares, Milano 2004, 151-152.
3 Alcune delle cliniche dove si usa questa tecnica:
www.centromedicovaccari.it/eiaculazioneprecoce-it.htm; www.centromedicotiziano.it/
content/ambulatorio-di-andrologia, ecc.
4 La raccolta del seme maschile senza masturbazione è una realtà. Si chiama “Viricare” ed è un vibratore modificato, sperimentato dagli istituti di Bioetica,
Microbiologia, Endocrinologia e dal Centro Studi e
Ricerche per la Regolazione Naturale della Fertilità dell’Università Cattolica di Roma, per superare le
difficoltà della morale cattolica secondo la quale la
masturbazione costituisce un atto “intrinsecamente non morale”. Studi e applicazioni dello strumento, sperimentato su 30 pazienti tra i 25 e i 30 anni,
sono descritti nel seguente articolo: A. G. Spagnolo
- A. Mancini - L. De Marinis - D. Chiarenza - C.
Le Pera - M.L. Di Pietro - E. Giacchi - G. Pompa,
«Valutazione scientifica ed etica di un metodo per il
prelievo diagnostico del liquido seminale umano», Medicina e Morale 43, 6 (1993), 1189-1203. Lo strumento
studiato è un «vibratore clinico utilizzato per la diagnosi di impotenza erettiva, ma anche per il prelievo
dello sperma in soggetti paraplegici con la successiva
77
finalità di inseminazione artificiale. L’eiaculazione, che
si può ottenere modificando opportunamente la frequenza del vibratore (a 80 Hz in un tempo da 3 a 20
minuti) – dice lo studio – non sarebbe dovuta a stimolazione di recettori sensitivi, ma a quella dei pressocettori che vengono appunto stimolati a frequenze ben
determinate, indipendentemente dal raggiungimento
dell’orgasmo o, comunque, da qualsiasi stimolazione
erotica. L’uso di tale strumento escluderebbe le diverse componenti che costituiscono l’atto masturbativo
(intenzionalità, stimolazione diretta dell’organo genitale, sensazioni erotiche) rendendolo così accettabile
dal punto di vista etico e psicologico».
5 “Seminal Fluid Analysis”. To assess male fertility,
short of a pregnancy, an analysis of seminal fluid is
helpful. This can be accomplished in a variety of different ways, some of which are helpful and others
which are not. At the same time, some are acceptable to patients while others are not. The American
Society for Reproductive Medicine has made the following recommendation: «At least two semen samples
collected on separate days by masturbation are recommended». Thus, encouraging men to masturbate
becomes a part of the standard medical evaluation
for infertility; however, this approach to semen collection is dehumanizing and humiliating. Men are usually placed in a washroom with pornographic literature and asked to masturbate. Having spoken to many
men about this over the years, it is not well received
by most, though they often do not object because it is
sort of the “macho” thing to do. It is not something
that settles well with most of the male patients that we
have seen. In fact, there are many men who refuse a
seminal fluid analysis thinking that this is the only way
that seminal fluid can be collected. There is, however,
an excellent alternative way to collect seminal fluid
which does not violate one’s religious, moral or aesthetic beliefs, while at the same time obtaining reliable
results. This technique is to use a perforated seminal
collection device (SCD). In this fashion, the seminal
fluid can be collected with an act of intercourse, at
home, in a way which is not contraceptive. When the
seminal fluid is collected in this fashion, it needs to be
brought to the hospital or to the laboratory with 30
to 45 minutes after collection and it should be kept
warm during this period of time. It is preferable for
the seminal fluid to be emptied from the collection
device into a clean, plastic container prior to being
brought into the laboratory. A number of studies have
been conducted over the years which show this type
of an approach to the collection of seminal fluid to be
very reliable. In fact, this technique has been found to
be superior to masturbation or coitus interruptus for
the collection of seminal fluid”. In questa pagina si
possono trovare maggiori informazioni: http://www.
naprotechnology.com/maleinfertility.htm.
6 Sulla moralità dell’ipsazione a scopo terapeutico e la
sua opportunità pratica si può anche leggere un commento in: A. G. Spagnolo, Bioetica nella ricerca e nella
prassi medica, Camilliane, Torino 1997, 442-444.
7 Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione su alcune questioni di etica sessuale Persona Humana, 29 dicembre 1975, n. 9.
8 Catechismo della Chiesa Cattolica, LEV, Roma, n. 2352.
[Nota personale: questo numero è aggiornato con la
“corrigenda di contenuti” fatta alla versione del Catechismo del 1992].
9 Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, LEV, Roma, n.
2352; Dichiarazione di illiceità, in forma di risposta a un preciso quesito, da parte del Santo Uffizio (2 agosto 1929), DS,
n. 3684; Pio XII, Discorso ai partecipanti al XXVI Congresso della Società italiana di Urologia (8 ottobre 1953),
in F. Angelini (a cura di), Pio XII. Discorsi ai medici,
Orizzonte Medico, Roma 19606
, 288-298, (testo originale in francese con traduzione in italiano); Pio XII,
Discorso ai partecipanti al II Congresso mondiale della fertilità
e della sterilità (19 maggio 1956), in F. Angelini (a cura
di), Pio XII. Discorsi ai medici, Orizzonte Medico, Roma
19606
, 471-482, (testo in francese e in italiano).
10 Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede,
Istruzione sul rispetto della vita umana nascente e la dignità
della procreazione, Donum vitae, 22 febbraio 1987, P. II,
n. 6.
11 Per esempio il professor Lino Ciccone, Etica sessuale. Persona, matrimonio, vita verginale, Ares, Milano 2004,
150.
12 Un esempio illuminante non è tanto per offrire un
esempio paradigmatico al modo come lo faceva la casistica, per poi applicarlo ad altri casi, piuttosto si tratta di vedere che principi ed elementi entrano in gioco nell’esempio studiato per vedere se sono utili per
essere applicati altrove. Su questo argomento si può
trovare una buona spiegazione in G. M. Miglietta,
O.S.J., «Fondazione e struttura del principio del duplice effetto: dalla “tassonomia” alla “geometria” di un
principio morale pratico», Alpha Omega III, 2 (2000)
283-313.
13 Catechismo della Chiesa Cattolica, LEV, Roma 1992, n.
2263. [Nota personale: questa edizione è stata aggiornata dopo con la “corrigenda di contenuti”].
78
14 Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, LEV, Roma
1992, n. 1737. [Nota personale: questa edizione è stata
aggiornata dopo con la “corrigenda di contenuti”].
15 Catechismo della Chiesa Cattolica, LEV, Roma 1992,
n.2264. [Nota personale: questa edizione è stata aggiornata dopo con la “corrigenda di contenuti”].
16 San Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, II-II, q.
64, a. 7, c, Ed. Leon. 9, 74.
17 Cfr. G. M. Miglietta, Teologia morale contemporanea.
Il principio del duplice effetto, Urbaniana University Press,
Roma 1997, 72-73: «Una tale considerazione aveva
portato taluni moralisti (M. Zalba, F. Scholz, et al.) a
ritenere che nella legittima difesa è lecito porre una
diretta intenzione uccisiva contro l’aggressore».
18 Il caso della legittima difesa sempre ha fatto difficoltà
alla formulazione classica fisicista del principio “il fine
non giustifica i mezzi”, o se si vuole, “non si può giungere un bene tramite un male morale”, perché pare
proprio –fisicamente parlando – che nella legittima
difesa il bene dell’aggredito, di aver risparmiata la vita,
viene conseguito mediante la diretta distruzione della
vita dell’aggressore. Cfr. G.M. Miglietta, Teologia morale contemporanea. Il principio del duplice effetto, Urbaniana
University Press, Roma 1997, 72-73.
19 Catechismo della Chiesa Cattolica, LEV, Roma 1992, n.
1737.
20 Cfr. G.M. Miglietta, Teologia morale contemporanea. Il
principio del duplice effetto, Urbaniana University Press,
Roma 1997, 73.
21 È vero, e lo dobbiamo dire, c’è un’intenzione psicologica, nel vissuto del soggetto che si difende e intende
difendersi, ma l’intenzione, quale elemento costitutivo
dell’atto morale, è quella di difendersi, distinta dall’intenzione psicologica, e permette di assegnare un oggetto alla specie morale della legittima difesa.
22 Non ho voluto entrare nell’argomento della proporzionalità, per non dilungarmi in questa problematica. Si può fare tutto un lavoro sulla “proporzione
grave”, e addirittura sulla “ragione proporzionata”,
però ci porterebbe oltre lo scopo di questo articolo.
23 La prima formulazione e sistematizzazione di questo principio morale del doppio effetto risale alla prima trattazione di J.-P. Gury, S.I., Compendium theologiae
moralis, Lugduni 1850. Si può trovare spiegato anche
nel manuale classico di M. Zalba, S.I., Theologiae moralis compendium, Vol. I, Theologia moralis fundamentalis.
Tractatus de virtutibus moralibus, BAC, Madrid 1958, 150
ss. Una presentazione applicata alla bioetica la possiamo trovare in E. Sgreccia, Manual de Bioética, Diana,
México 1994, 167 s. Una spiegazione più attuale la
possiamo trovare in E. Colom - A. Rodríguez Luño,
Scelti in Cristo per essere santi. Elementi di teologia morale fondamentale, Edizioni Università della Santa Croce, Roma
2003, 209 ss.
24 Molti autori usano altre espressioni, come “volontario indiretto” (voluntarium indirectum seu in causa), o “praeter intentionem”. La prima espressione non mi sembra
molto adeguata, perché appare la parola “volontario”,
che porta confusione, perché realmente la volontarietà
è diretta alla difesa, e non all’effetto negativo, che non
è desiderato, voluto. Neppure la seconda espressione,
“praeter intentionem”, mi sembra conveniente, perché è
molto legata all’ambito giuridico, che contiene sempre
una tendenza molto fisicista. Per la morale è più adatta
l’espressione “effetto negativo non desiderato”.
25 La sola fisicità è quella di cogliere l’atto nel suo
aspetto fisico esteriore e di cercare quindi di risalire
da qui all’oggetto intenzionale, individuando quale dei
due “effetti” sia da imputare al soggetto per la valutazione morale. È chiaro il limite nella formulazione
tradizionale del principio del duplice effetto: l’azione è
colta solo nella sua esteriorità e così si tratta di valutare
tra loro gli effetti, individuandone il nesso con l’azione
esteriore principale. Invece, assumendo la prospettiva
del soggetto agente si riesce a determinare in forma
più semplice quale sia l’oggetto intenzionale intrinseco, che specifica moralmente l’agire. Cfr. L. Melina
- J. Noriega - J. J. Pérez Soba, Camminare nella luce
dell’amore. I fondamenti della morale cristiana, Cantagalli,
Siena 2008, 620.
26 Il professor Lino Ciccone afferma in proposito:
«Qualcuno propone di non considerarla né chiamarla masturbazione, ma “prelievo di sperma”; cioè, non
abuso della sessualità, ma “atto medico sull’apparato
genitale”. È stato un problema a lungo dibattuto con
proposte alternative di metodi da parte di moralisti, e
anche di alcuni studiosi e ricercatori, che i medici scartavano come non idonei allo scopo», L. Ciccone, Etica
sessuale. Persona, matrimonio, vita verginale, Ares, Milano
2004, 151.
27 «La moralità dell’atto umano dipende anzitutto
e fondamentalmente dall’oggetto ragionevolmente scelto dalla volontà deliberata, come prova anche
la penetrante analisi, tuttora valida, di san Tommaso
(Summa Theologica, I-II, q. 18, a. 6). Per poter cogliere
l’oggetto di un atto che lo specifica moralmente occorre quindi collocarsi nella prospettiva della persona
che agisce. Infatti, l’oggetto dell’atto del volere è un
comportamento liberamente scelto. In quanto conforme all’ordine della ragione, esso è causa della bontà
79
della volontà, ci perfeziona moralmente e ci dispone
a riconoscere il nostro fine ultimo nel bene perfetto,
l’amore originario. Per oggetto di un determinato atto
morale non si può, dunque, intendere un processo o
un evento di ordine solamente fisico, da valutare in
quanto provoca un determinato stato di cose nel mondo esteriore. Esso è il fine prossimo di una scelta deliberata, che determina l’atto del volere della persona
che agisce», Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor, n. 78.
28 Così come esiste l’atto medico per il quale il ginecologo deve manipolare gli organi riproduttivi a scopo
di revisione, e questo, essendo vera manipolazione, è
un atto medico. Così si deve parlare dell’atto igienico,
per il quale la persona deve, a scopo igienico, lavare gli
organi genitali. In questi casi stiamo proprio di fronte
ad atti di ordine medico il primo, e igienico il secondo,
e non di atti sessuali. In questi casi, quello che appare chiaro è il contesto nel quale si svolgono i diversi
atti. Si tratta di circostanze che mostrano che stiamo
di fronte a atti diversi, e sarebbe fuori posto parlare di
atti di masturbazione.
29 Cfr. E. Sgreccia, Manual de bioética, Diana, México
1994, 409-410.
30 Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione su alcune questioni di etica sessuale, Persona Humana, 29 dicembre 1975, n. 9.
31 Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede,
Istruzione sul rispetto della vita umana nascente e la dignità
della procreazione, Donum vitae, 22 febbraio 1987, P. II,
n. 6.
32 «In conclusione: non mancano moralisti che affermano la liceità del prelievo di sperma mediante eiaculazione provocata a scopo diagnostico; siamo però a
null’altro che a uno dei tanti casi di dissenso dal Magistero. Si pensi anche agli inevitabili – a pari – e a
fortiori, una volta dischiusa la via a un’eccezione». L.
Ciccone, Etica sessuale. Persona, matrimonio, vita verginale,
Ares, Milano 2004, 153

Edited by pincopallino2 - 9/7/2023, 16:35
 
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Un caso all'Università Europea di Roma: il libro di Etica del monsignore? Figlio solo tra marito e moglie, gay da guarire
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Si chiama Taffix e impedisce ai virus di penetrare la mucosa nasale creando una barriera protttiva per 5 ore....

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Giulia Sorrentino 28 dicembre 2020a a a
Università Europea di Roma, facoltà di psicologia, esame filosofia della vita e bioetica, docente Claudia Navarini. La professoressa ha sottoposto come unico testo obbligatorio d’esame il “Manuale di bioetica” (Vol. 1 – Fondamenti ed etica biomedica, Vita e Pensiero, Milano 2012) del cardinale, vescovo cattolico, teologo e accademico Elio Sgreccia.

All’interno del libro sono contenute determinate frasi destinate a suscitare polemiche, e sono questi alcuni dei testi che formeranno una parte dei futuri psicologi.
Il testo cita sull’omosessualità (riporto sotto l’immagine di pagina 506) “si può configurare ad un certo stadio di esercizio più come una malattia da trattare, che come un vizio deliberato”. Ma l’omosesualità non è né una malattia né un vizio, essendo stato sancito ciò dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) il 17 maggio del 1990 con l’eliminazione dell’omosessualità dal DSM, ovvero il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. E prosegue, sempre sul tema “essa va ritenuta un’anomalia da prevenire e da curare e correggere, perché la sessualità ha un orientamento oggettivo eterosessuale”.

Non è l’unico argomento trattato; si parla infatti anche di procreazione sostenendo che “il concepimento è lecito quando è il termine di un atto coniugale per sé stesso idoneo alla generazione della prole” e prosegue “una procreazione è privata della sua perfezione se non è frutto dell’unione sia fisica sia spirituale tra gli sposi” aggiungendo che “soltanto se il matrimonio è valido e legittimamente contratto risulta lecito l’aiuto alla fertilità-fecondità dell’atto coniugale”.

Il manuale sul tema della fecondazione sostiene quanto segue (pagina 630):

"La fecondazione artificiale eterologa è contraria all'unità del matrimonio, alla dignità degli sposi, alla vocazione propria dei genitori ed al diritto al figlio ad essere concepito e messo al mondo nel matrimonio e dal matrimonio (...) Essa costituisce, inoltre, un'offse alla vocazione comune degli sposi che sono chiamati alla paternità e alla maternità: priva oggettivamente la fecondità coniugale della sua unità o della sua integrità; opera e manifesta una rottura tra parentalità genetica, parentalità gestazionale e responsabilità educativa".

Viene inoltre toccato il tema dell’aborto: “in quanto uomo il medico non può compiere un’azione di soppressione della vita di un individuo umano seppure in formazione; in quanto medico è chiamato dalla professione e dalla propria deontologia a curare e sostenere la vita e ad essere rispettato nella propria autonomia”,
 
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2 replies since 8/9/2018, 15:04   4345 views
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