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Mezzo millennio fa le 95 tesi di Lutero contro traffico di indulgenze e di reliquie, La riforma protestante nata dall'oscena vendita di cianfrusaglie miracolose e dalla speranza del Paradiso

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view post Posted on 31/10/2017, 08:39

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La riforma protestante nata dall'oscena vendita di cianfrusaglie miracolose e dalla speranza del Paradiso

lutero95tesi
Lutero affigge le 95 tesi

https://it.businessinsider.com/la-riforma-...-martin-lutero/

La riforma protestante compie 500 anni. Ecco chi la provocò (non Martin Lutero)
Angus Cameron*, The Conversation 1 ORA 83


Così va la storia: quando Martin Lutero pubblicò, fanno 500 anni questo mese, le sue 95 tesi, il suo bersaglio complessivo era la corruzione della chiesa. Aveva individuato però anche altro da risolvere, in modo altrettanto specifico. Nell’ottobre del 1517 la straordinaria influenza e potere dei Fugger, la famiglia di banchieri, stava minacciando non solo l’integrità della religione, ma i fondamenti stessi della società europea.

Se le parole di Lutero misero in moto la Riforma, furono i Fugger a mettere la gran parte del carburante necessario.
Originariamente mercanti di tessuti basati ad Augusta, i Fugger passarono ben presto dal fornire vestiti per i matrimoni degli aristocratici, a riempirgli le tasche. Fu un passaggio che portò una corrispondente crescita del loro potere e della loro notorietà. Il successo di questa famiglia durante gli ultimi anni del XV Secolo permise loro lucrosi affari con gli Asburgo, la famiglia austriaca i cui possedimenti si estendevano in tutta Europa, e che diede per quattro secoli successione al Sacro Romano Impero.
L’uomo responsabile di questa diversificazione degli affari di famiglia fu Jakob Fugger, e la prima transazione fu un prestito all’arciduca del Tirolo Siegmund di 23.627 fiorini, nel 1487. Il prestito fu significativo per aver stabilito una stretta relazione con uomini di potere. Più praticamente, il prestito fu garantito con un’ipoteca sulla ricchissima miniera d’argento di Schwaz dell’arciduca.
Giochi di potere
Questo accordo prevedeva semplicemente che se Siegmund fosse stato insolvente, i Fugger sarebbero stati pagati in lingotti. La natura profittevole e sicura dell’accordo portò i Fugger a estenderne velocemente i termini anche altrove. Al volgere del XVI° Secolo, i Fugger controllavano tutta la produzione di Schwaz, possedevano miniere d’argento in Tirolo e Carinzia e stavano velocemente affermandosi nella produzione del rame in Ungheria.

Lingotti d’argento. VladKK/Shutterstock
Oltre alle relazioni d’affari, i Fugger svilupparono presto relazioni di carattere personale con l’aristocrazia. S’imparentarono con alcune tra le più potenti famiglie europee – specialmente con i Thurzo d’Austria – e prestarono in modo consistente a tutte le altre. Tra i loro clienti si annovera Enrico VIII d’Inghilterra, Carlo V di Spagna e l’imperatore tedesco Massimiliano I. Quest’ultimo si dimostrò particolarmente utile e redditizio, con le sue arroganti (quindi costose) ambizioni politiche e militari, che gli diedero una reputazione definita dall’economista Richard Ehremberg come “peggiore amministratore di tutti gli Asburgo”.
Ai primi del XVI Secolo Jakob Fugger aveva guadagnato così tanti soldi, che fu semplicemente conosciuto come “il Ricco”.
Francobollo dedicato a Fugger. Wikipedia
Il francobollo commemorativo di Jakob Fugger emesso dalla Germania nel 1959. Wikipedia

Avendo passato gli anni della giovinezza sopra e sotto le montagne argentifere dell’Harz, dove suo padre era un maestro fonditore, Lutero era probabilmente ben conscio dell’interesse dei Fugger nei metalli. Ma fu il loro interesse nella religione che nel 1517 provocò la sua ira.
Indulgenze
La Curia romana – amministrazione centrale della chiesa cattolica – pretendeva grosse somme da chi era chiamato a ricoprire cariche importanti. La sovrapposizione tra strutture ecclesiastiche, familiari e finanziarie nel Sacro Romano Impero permise ai più abbienti di esercitare più incarichi di potere, tutti redditizi. Se dunque era importante che i Principi della Chiesa fossero uomini pii, questi avevano anche bisogno di grande liquidità.
Quando nel 1514 Alberto di Brandeburgo fu nominato elettore di Magonza, dovette racimolare 21.000 ducati per pagare la Curia. Alberto era già un uomo potente: aveva molti altri incarichi ecclesiastici. Nonostante ciò, gli mancavano i denari per onorare pagamenti così alti. Ne prese quindi in prestito a interesse dai Fugger: in quel periodo, l’interesse era convenzionalmente visto come un compenso per “problemi, pericolo e spese”.
Dovendo provvedersi un introito per ripagare gli interessi, Alberto pagò ulteriori 10.000 ducati per assicurarsi da papa Leone X il diritto di amministrare le indulgenze giubilari, delle quali era da poco stata bandita la vendita per ripagare i lavori della basilica di S. Pietro.
Gli acquirenti acquistavano le indulgenze dietro la promessa che il prezzo avrebbe ottenuto ai propri cari una riduzione del tempo da passare in Purgatorio. Furono una pratica controversa, esercitata dalla Chiesa durante i secoli. Lutero non fu il solo ad aver condannato le indulgenze – molti le consideravano eretiche – ma l’impudenza e la corruzione dimostrate da Alberto nello sforzo di ripagare Jakob Fugger diede alle parole di Lutero una forza maggiore.
Il venditore d’indulgenze autorizzato da Alberto – Johann Tetzel – era costantemente accompagnato da un agente dei Fugger. Era l’agente a tenere le chiavi della cassetta delle indulgenze e, una volta piena, era sempre lui a prelevarne il contenuto. Una metà era destinata all’agente Fugger a Roma, per pagare la Curia, mentre l’altra andava agli Asburgo per ripagare i debiti di Alberto. Il confronto fatto da Lutero tra queste pratiche con l’episodio evangelico dei mercanti cacciati dal tempio da Gesù era, ovviamente, troppo legittimo perché fosse ignorato.

Luca Giordano: Cacciata dei mercanti dal Tempio. Wikimedia Commons
Anticapitalista
Per farla breve, fu l’abuso di denaro e potere a darci la Riforma. Il debito fu il vero nocciolo della questione. È una storia comune. Le fortune della famiglia Fugger scesero infine dalle straordinarie vette che avevano raggiunto, ma avviarono una precisa forma di attività bancaria “capitalista” – che durò.
Il rapido diffondersi delle moderne tecniche di contabilità, la solidità a tutta prova dell’attività di prestito garantita dal metallo e la spietata manipolazione dei mercati resero i Fugger una formidabile potenza commerciale. Le dinastie bancarie a venire avrebbero usato tecniche simili – i Rothschild, in particolare – ma nessuna di queste eguagliò il potere o la fama dei Fugger.
Jakob il Ricco è ancora considerato il singolo uomo più ricco che abbia mai vissuto. Quanto ricco, non lo sapremo mai. Secondo lo storico dei Fugger Mark Häberlein, nel 1516 Jakob anticipò le pratiche degli attuali plutocrati stringendo un accordo con le autorità fiscali degli Asburgo. In cambio di una somma forfettaria, la reale ricchezza della famiglia non sarebbe stata appurata.
L’intervento di Lutero fu una risposta agli effetti corrosivi dell’avidità e della corruzione. Provocò uno scisma epocale e secoli di relative guerre di religione, ma erose ben poco l’ascesa del capitale. I Fugger e i loro successori prosperarono nel caos provocato dalla Riforma. È certamente possibile inquadrare Lutero, più di chiunque altro, come precoce anticapitalista. Non è senza ironia, quindi, che qualche secolo più tardi lo storico Max Weber associò l’etica protestante allo spirito del capitale, facendo rivoltare Lutero nella tomba.
*Professore associato, University of Leicester
Questo articolo è tradotto da The Conversation. Per leggerlo in lingua originale vai qui

www.linkiesta.it/it/article/2017/05...cambio-i/34410/
Ritratto di Martin Lutero, il rozzo visionario che 500 anni fa cambiò il mondo
La rivoluzione protestante, l'addio al potere romano, le guerre che hanno squarciato l’Europa: tutto a causa di un polemico frate agostiniano che, nel tempo libero, amava fare grandi cene e bere la birra prodotta dalla moglie
di LinkPop
30 Maggio 2017 - 08:04
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Mancano pochi mesi, e poi saranno 500 anni perfetti da quando, una mattina di novembre, un frate agostiniano tedesco decise di attaccare alcuni fogli sul tabellone vicino al portone della Chiesa della sua città. Non erano partecipazioni di nozze e nemmeno il bollettino parrocchiale dell’Università, ma tesi di carattere religioso destinate a cambiare la storia di tutta l’Europa. Martin Lutero, questo il nome del frate, era un bellicoso professore di teologia illuminato da un’interpretazione all’epoca straordinaria dei testi biblici. E che aveva molta voglia di discutere. Pure troppa.

In sostanza, era molto arrabbiato con la Chiesa di Roma per svariate ragioni. La prima, la principale, era il commercio delle indulgenze: si trattava della compravendita di speciali certificati emessi dalla Chiesa (e garantiti dai banchieri Fugger) che promettevano, anzi assegnavano, posti migliori nell’aldilà. La cosa non gli piaceva: era sospetta in generale e, a suo avviso, non fondata dal punto di vista teologico. Con le sue riflessioni Lutero era arrivato a pensare, anzi a convincersi, che a salvare l’uomo non fossero i meriti acquisiti nella vita con le preghiere o con le buone azioni (e tantomeno le indulgenze), ma soltanto l’opera di Dio. La fede – e di conseguenza la salvezza – non sono nelle disponibilità dell’uomo, troppo corrotto nella sua natura dal peccato, ma sono doni che Dio, nella sua misericordia, si ripromette di assegnare agli esseri umani. Insomma, non ci si salva pagando una commissione ai banchieri, ma soltanto se lo ha deciso Dio.

Le sue tesi suscitarono un grande clamore: il vescovo della sua regione, preoccupato, lo segnalò al Papa. Il Papa, a sua volta, lo invitò a più riprese a Roma per “discutere” un po’ e Lutero, intuendo il profilarsi di un trappolone, si rifiutò ogni volta. Alla fine, quando si incontrarono nel 1518, era troppo tardi. In tutta la Germania le tesi di Lutero, che in buona sostanza sottraevano le regioni tedesche dall’orbita di Roma, avevano già fatto furore. I contadini si erano sollevati e si erano già registrati scontri con le autorità. I principi elettori, presi nel mezzo dei sommovimenti, decisero di ritrovarsi in un consiglio per decidere insieme il da farsi. Proprio in quell’occasione, ad Augusta, il Papa contattò Lutero. Non in persona, certo, ma per mezzo del cardinale Tommaso De Vio da Gaeta. I due teologi si incontrarono a casa di Fugger (guarda caso) ma l’incontro, che avrebbe dovuto essere chiarificatore, non chiarì un bel nulla. Se non che c’era uno scisma in atto e che non si poteva fare più niente per fermarlo.

L’epoca e il mondo di Lutero erano così: frastagliati e confusi. Il principe elettore del suo Stato, Federico il Saggio, prese più volte le sue difese (al punto da ospitarlo e nasconderlo nel suo palazzo) ma non si convertì mai al protestantesimo. Il cattolicesimo, per tante ragioni, gli conveniva di più. Anche soltanto per il flusso di quattrini che, ogni anno, gli finiva in tasca grazie alle continue visite dei pellegrini alle sue 18.970 reliquie, raccolte e fatte arrivare da ogni parte del mondo. Ma Lutero non era solo: dalla sua parte si schierò Melantone, umanista laico ma interessato a trovare punti di convergenza nelle diatribe religiose dell’epoca. L’intellettuale, sensibile alla questione, prestò a Lutero la sua sapienza e il suo rigore di professore di greco.

Melantone, con la sua raffinatezza, compensava anche i modi rozzi del frate domenicano. Lutero era un personaggio più che eccentrico. Energico, durissimo, dotato di un senso dell’umorismo molto dozzinale (il massimo del suo spirito era definire la chiesa “letame”), scriveva tantissimo, fino alla patologia. Odiava i papisti, detestava i calvinisti, non sopportava nemmeno gli ebrei. Era anche incline alla bugia, soprattutto su di sé: alle sue celebri cene era solito raccontare di essere nato in un ambiente povero, mentre era più che noto che la famiglia d’origine, che forse non era ricchissima, per un certo periodo ebbe un tenore di vita molto alto.

Particolare importante fu che gran parte della sua vita, senza che ne fosse consapevole, girò intorno al mondo dei metalli. Il padre, Hans Luder, per mestiere li fondeva (in particolare si dedicava al rame). In casa giravano molti gioielli, monete, utensili. E le miniere delle montagne Harz, da cui venivano estratti, erano l’origine del sostentamento della sua famiglia – ma anche la fonte della ricchezza dell’onnipresente Fugger. Per tutti questi motivi, alcuni storici, conoscendo il grande valore, anche simbolico, attribuito in famiglia al metallo, ipotizzano che le famose tesi che hanno sconvolto la cristianità non fossero state piantate con dei chiodi, bensì con alcune colle particolari o con la cera. Lutero, per formazione, a queste cose ci stava molto attento.

E così, dopo aver rifiutato la Chiesa di Roma, istituito una nuova religione, aizzato popoli e rovesciato regnanti, aperto una guerra che durerà secoli, Lutero si sposa pure. Una donna concreta che, oltre a dargli sei figli, lo stupirà per la bravura nel pulire casa e ancor di più nel produrre ottima birra. E, soprattutto, per le varie iniziative intraprese per aiutare i poveri, tra cui l'apertura di un ospedale e quella di una fattoria di maiali. Nel tempo libero, si prendeva cura di quattro orfanelli.

La birra e i maiali, di conseguenza, erano i protagonisti principali delle splendide cene, piene di invitati, in cui Lutero raccontava le sue storie e delineava le sue visioni teologiche. Sembra di capire che, partendo dalle piccole cose, l’uomo era grande, grandissimo, ma senza la moglie avrebbe concluso ben poco. Dietro a un grande scisma, insomma, c’è sempre una grande donna.
 
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