Nell'Italia talebana rischiano il processo, nell'Europa civile sono rigidamente regolati
Max Ulivieri con la moglie Enza
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2017/...egge-174246341/Assistenti sessuali per i disabili, partono i primi corsi a Bologna. Ma manca una leggeAssistenti sessuali per i disabili, partono i primi corsi a Bologna. Ma manca una legge
L’organizzatore Max Ulivieri: "È un atto di disobbedienza civile. Spero non mi accusino di favoreggiamento della prostituzione"
di CATERINA GIUSBERTI
31 agosto 2017
BOLOGNA - Lo annunciano dal 2013, hanno scritto libri e organizzato innumerevoli convegni, partecipato a dibattiti, salotti televisivi, incontri con educatori e famiglie. Stavolta il corso per assistenti sessuali per disabili, a Bologna, parte davvero. Tecnicamente si definiscono O.E.A.S., acronimo di "Operatore all’emotività, all’affettività e alla sessualità delle persone con disabilità". Il corso sotto le Due Torri si svolgerà in quattro giornate, a pagamento: parteciperanno 17 persone, delle 39 selezionate a Roma tre anni fa: si tratta soprattutto di educatori e operatori socio-sanitari, tra i 25 e i 45 anni, ma c’è anche un laureato in filosofia. L’appuntamento è per stamattina dalle 10 alle 19; domani si replica, per proseguire il 30 settembre e il primo ottobre. "Finora abbiamo aspettato la politica, perché avremmo preferito muoverci nel quadro di una legge nazionale o regionale. Ma nessuno ci ascolta, così abbiamo deciso di auto-autorizzarci", spiega Maximiliano Ulivieri, 46 anni, tra i fondatori del comitato LoveGiver.
Per Ulivieri quello di oggi è "un atto di disobbedienza civile", ma in realtà lo sarà soprattutto quando i suoi allievi passeranno dalla teoria alla pratica, cominciando il loro tirocinio in associazioni o famiglie. "Potrebbero accusarci di favoreggiamento della prostituzione, c’è questo rischio, ma prima bisogna che qualcuno mi denunci". I docenti, oltre a lui, saranno il presidente dell’Istituto italiano di sessuologia scientifica Fabrizio Quattrini, l’avvocato Lorenzo Simonetti, il dottor Rocco Salvatore Calabrò, il formatore Maurizio Nada e Judith Aregger, assistente sessuale in Svizzera. "Lo scopo — spiega Ulivieri — è permettere ai disabili di riscoprire il proprio corpo come fonte di piacere e non solo di sofferenza e disagi quotidiani, attraverso il contatto, l’accarezzamento, il massaggio, l’abbraccio, l’accompagnamento alla masturbazione o anche semplicemente con la presenza, l’affetto e l’umanità".
Sull’assistenza sessuale per disabili in Parlamento dorme un disegno di legge, mai calendarizzato. "Purtroppo non è stata considerata una priorità, non è mai arrivato neanche in commissione — spiega il primo firmatario, il senatore Pd Sergio Lo Giudice —. In Italia c’è una grande difficoltà a discutere di sessualità. La nostra legge? Impegna il ministero della Salute a emettere linee guida che consentirebbero alle Regioni di attivare corsi di formazione ad hoc. Metterebbe al riparo da equivoci tra l’assistente sessuale e la prostituzione: la libera sessualità dei disabili non è soltanto un loro bisogno, è anche un diritto garantito da una sentenza della Corte costituzionale. Ulivieri mi ha detto che sarebbe partito, non fa niente di male se organizza un corso".
A livello regionale, l’unica proposta di legge depositata è quella presentata dai 5 Stelle in Lombardia. In Emilia-Romagna il consigliere Pd Antonio Mumolo sta lavorando "a una risoluzione che chieda al Parlamento di legiferare, ma non l’abbiamo ancora nemmeno mai discussa in gruppo, ci sono pareri differenti". Intanto Caterina Di Loreto, 30 anni, professione educatrice oggi inizierà inizierà il corso: "Mi pare una cosa molto utile e molto umana — spiega —. Credo che l’educazione alla corporeità e alla sessualità faccia parte integrante del mio lavoro".
www.wereporter.it/assistente-sessua...il-primo-corso/Assistente sessuale, a Bologna il primo corso
in PRIMO PIANO
31 AGOSTO 2017 A-AA+
Disabili
BOLOGNA – Diciassette persone, uomini e donne, di diversi orientamenti sessuali, con un’età compresa tra i 25 e i 47 anni, provenienti da quasi tutta Italia: sono loro – fotografi, laureati, impiegati – i primi partecipanti al corso – primo e unico, al momento, nel nostro Paese – per diventare assistenti sessuali. Promosso dal Comitato per la promozione dell’assistenza sessuale in Italia (Love Giver) di Maximiliano Ulivieri, da anni in prima linea su più fronti per la difesa dei diritti delle persone con disabilità, il corso parte oggi giovedì 31 agosto nel capoluogo emiliano: obiettivo, formare Oeas, vale a dire operatori all’emotività, all’affettività e alla sessualità delle persone con disabilità.
“È dal 2014 che stiamo lavorando per fare partire questo progetto – spiega Ulivieri –. Abbiamo rallentato la nostra corsa per dare un po’ di tempo al mondo politico e istituzionale, con la fiducia che qualcosa potesse muoversi. Ogni volta che qualcuno ci apriva uno spiraglio, sceglievamo di attendere. Fino a quando non ce l’ho fatta più”.
I 17 partecipanti sono stati selezionati dopo una serie di colloqui e incontri con Fabrizio Quattrini, psicologo, psicoterapeuta, sessuologo e presidente dell’Istituto italiano di sessuologia scientifica (Iiss) di Roma. Quattrini e Ulivieri saranno solo due dei docenti del corso: con loro, Maurizio Nada, docente e scrittore; Rocco Salvatore Calabrò, medico; Lorenzo Simonetti, avvocato e Judith Aregger, assistente sessuale e formatrice che proprio a Redattore sociale aveva raccontato la sua storia.
Si tratta di un corso intensivo della durata di 4 giorni: 31 agosto/1 settembre e 30 settembre/1 ottobre, sempre dalle 10 alle 19. Un mix di lezioni teoriche – il medico, per esempio, spiegherà le disfunzionalità sessuali a seconda della malattia – e altre più esperienziali, come quelle volte alla conoscenza del proprio corpo (a partire dal respiro). Alla fine dei 4 appuntamenti è previsto un tirocinio di circa 50 ore, in modo che i partecipanti siano subito operativi. “Non escludiamo, l’anno prossimo, di proporre percorsi di specializzazione a chi desiderasse concentrarsi su alcuni campi o disabilità”.
Che possibilità lavorative avranno questi operatori una volta concluso il corso? “Dal 2013, anno in cui ho fondato l’associazione il Comitato, ho ricevuto 2.137 richieste per avere un assistente sessuale. In primis, individueremo le situazioni più urgenti e invieremo le persone più idonee. Sappiamo di correre dei rischi, ci muoviamo in assenza di un inquadramento legislativo. Quello che potrebbe succedere è che qualcuno ci accusi di favoreggiamento alla prostituzione. Accusa che sarebbe tutta da dimostrare. Chiaramente spero non succeda nulla, ma se così fosse difenderemo i nostri diritti in tribunale, visto che il Parlamento preferisce non occuparsene”.
Difficoltà oggettive che, naturalmente, ricadono anche sulle possibilità di svolgere un tirocinio: “L’ideale sarebbe individuare una struttura adeguata per questo genere di attività, ma non è una strada al momento percorribile. Per ora, dunque, il tirocinio si svolgerà direttamente presso le persone che hanno fatto richiesta di questa figura o presso associazioni che ci hanno dato la disponibilità”. Ulivieri, insieme con il senatore Sergio Lo Giudice, nel 2014 ha depositato in Senato una proposta di legge per il riconoscimento della figura dell’assistente sessuale, proposta a oggi mai discussa e nemmeno calendarizzata. Sul tema, in Lombardia, la consigliera Paola Macchi ha avanzato una proposta di legge regionale, “proposta molto legata all’aspetto sanitario, anche perché non ci sono alternative. Ma al momento tutto tace”.
Perché? Secondo Ulivieri la responsabilità è anche delle persone che, dopo avere chiesto aiuto a Love Giver, non scendono in campo per combattere apertamente: “Non posso attribuire tutta la colpa alla politica: non sente il bisogno di occuparsi di questi tempi perché nessuno li solleva. Servirebbe fare come con le barriere architettoniche: più si alza voce, più si fanno passi avanti. Se quelle 2.137 persone, oltre che a me, avessero raccontato la loro storia – straziante, spesso drammatica – anche al ministero della Sanità o ai presidenti di Regione, forse qualcosa si sarebbe mosso. Bisogna avere il coraggio di rischiare, come stanno facendo i nostri selezionati, che si sono imbarcati in questa avventura a loro spese, senza sapere esattamente cosa potrebbe succedere. C’è chi ha discusso con i capi e la famiglia per arrivare sino a qui, c’è chi ha ricevuto tutto l’appoggio necessario. Tutti, però, hanno scelto di combattere per qualcosa in cui credono. È questo che chiedo alle grandi associazioni di persone con disabilità, e anche ai politici più sensibili su questi temi”. (Ambra Notari per Agenzia Redattore Sociale)
Condividi:
http://it.blastingnews.com/cronaca/2014/06...e-00102404.htmlUn mucchio d'ossa... innamorate! L'amore, il sesso e le difficoltà correlate a una patologia invalidante raccontati da Max Ulivieri.Simona LombardiSimona Lombardi SEGUI Aggiornato il15 giugno 2014, 08:31 Max Ulivieri con la moglie Enza Max Ulivieri con la moglie Enza
La storia di Max Ulivieri è davvero molto particolare. Si potrebbe intitolare Reality bites, come il titolo originale della commedia Giovani, carini e disoccupati. La realtà di Max morde. Anzi, ha morso. Adesso, Max è un quarantaquattrenne dallo sguardo sereno che parla molto e sorride ancora di più. «Sono positivo, combattivo e non mi lagno, però la mia vita è stata molto difficile, e non solo per la mia malattia». La realtà che morde di Max gli ha dato una famiglia poco unita, una madre ansiosa e pessimista, un padre scappato di casa con la segretaria e una malattia rara.
«Si pensa che io abbia la distrofia muscolare, ma in realtà non ne sono sicuro.
Non ho voluto affannarmi per dare un nome a una malattia comunque inguaribile. Da piccolo ho peregrinato tanto tra medici e strutture, mi sono sottoposto agli esami, con l'unica certezza che non sarei mai guarito. E quindi mi sono detto che era meglio vivere che passare il tempo negli ospedali. So solo di avere un'affezione neuromuscolare. Riesco, però, a muovere la gamba sinistra, mentre quella destra è completamente paralizzata, per il tendine che si è ritirato. Mi definisco "un mucchio d'ossa a casaccio". Pensa che quando sono nato pesavo 4 chili e 800 grammi. Come adesso». E mentre lo dice, ride. Di quelle risate che bucano lo schermo. «No… scherzo, ma peso comunque poco: 38 chili». Mucchio d'ossa, Bag of bones come il libro di Stephen King, anche se io troverei più consono Lovely bones, come il romanzo di Alice Sebold.
Max è amabile, simpatico e, (e cosa affatto scontata), autoironico. «Quando Dio mi ha creato, è come se avesse giocato a Shangai, hai presente? Ha fatto cadere i bastoncini!».
Mi spiega che cosa lo abbia spinto ad approfondire, ora, la natura della sua malattia. «Mia moglie ed io stiamo pensando a un bambino, quindi ho deciso di sottopormi a tutti gli esami necessari, per capire quale sia il mio problema. Ho fatto biopsie, mi hanno tagliuzzato, voglio sapere se la mia malattia sia ereditaria. Però siamo stati un po' sbadati: prima di farmi affettare, non ho fatto uno spermiogramma. Volevo sapere se avrei potuto trasmettere una malattia invalidante a mio figlio prima ancora di scoprire se avrei potuto concepirne uno. Comunque, mi piacerebbe definirmi un "babbo a quattro ruote"». Un altro sorriso. Mentre Max porta avanti la sua battaglia per diventare genitore, ne combatte un'altra, che coinvolge tutti i disabili come lui, e che potrebbe essere decisiva per quanto riguarda il benessere psicofisico di ciascun malato. Il 24 aprile scorso Max ha affiancato i tredici senatori che hanno presentato il ddl 1442 "Disposizioni in materia di sessualità assistita per persone con disabilità". L'obiettivo è quello d'istituire una nuova figura professionale, quella dell'assistente sessuale per i disabili. Con tanto di corsi di formazione. «Per l'impostazione dei corsi, ci avvarremo della preziosa collaborazione di Fabrizio Quattrini, che è un mio caro amico psicoterapeuta e sessuologo. La formazione sarà condotta da un team formato da uno psicologo, un sessuologo e un medico. I discenti dovranno anzitutto imparare le differenze tra i vari tipi di disabilità, per un intervento mirato ed esclusivo che si adatti a ciascuna esigenza. Non tutte le disabilità sono uguali. Poi saranno educati al rispetto e all'empatia, che sono due cose fondamentali, e impareranno le varie tecniche di comunicazione, da quella verbale a quella corporea, anche i massaggi orientali. I disabili saranno i loro clienti, non i pazienti. Clienti perché non vogliamo collocarli in un'ottica medica, come se fossero dei malati. Sono clienti che usufruiscono di un servizio. E vogliamo che i nostri disabili possano beneficiare di una figura già esistente e operativa in altri paesi europei, come l'Olanda, la Germania e la Scandinavia».Continua...
http://it.blastingnews.com/cronaca/2014/06...e-00102412.htmlUn mucchio d'ossa... innamorate! - Seconda parte L'amore, il sesso e le difficoltà correlate a una patologia invalidante raccontati da Max Ulivieri.Simona LombardiSimona Lombardi SEGUI Aggiornato il 4 agosto 2014, 12:30 Max Ulivieri con la moglie Enza Max Ulivieri con la moglie Enza
La seconda parte dell'intervista di Max Ulivieri - E i disabili psichici? Non è più complicato approcciarsi a una persona con una sintomatologia psicotica? «L'assistente sessuale è diretto anche a loro. E credo che con loro, forse, sia quasi più facile. La gente commette l'errore di credere che la propria visione del sesso sia quella universalmente riconosciuta e condivisa. Ci sono tanti modi di vivere la sessualità, e anche l'autistico ne ha una». Mi racconta alcuni aneddoti legati a esperienze realmente vissute da chi, volontariamente, ha provato a garantire il diritto al piacere ai disabili. «Alcuni, ad esempio, vogliono solamente un abbraccio, adorano passare ore abbracciati al corpo nudo di una donna.
Un ragazzo down, invece, si eccitava quando, disteso sul letto, veniva semplicemente coperto e scoperto dal lenzuolo. Solo questo. Un lenzuolo che lo copriva e lo scopriva, e gli bastava per raggiungere l'orgasmo. Ma l'assistente preposto ci è arrivato grazie a prove ed errori. Diversi tentativi che l'hanno portato a scoprire che cosa piacesse a questo ragazzo. Un'assistente, una mia cara amica, che fa parte del comitato, (Max, insieme alla moglie e ad altri volontari, un anno fa ha costituito il primo "Comitato promotore per la realizzazione ed il sostegno di una iniziativa di legge popolare per l'assistenza sessuale alle persone con disabilità"), è stata, invece, giudicata dallo stesso ragazzo che aveva fruito del servizio, si è sentita come relegata in una categoria di "persone indegne", persino da chi aveva accettato il suo aiuto».
Quando si affrontano questioni controverse come il sesso, è facile lasciarsi andare al giudizio morale, soprattutto se il tema è legato alla malattia. Molti italiani storcono il naso, pongono domande quali: "E dove sarebbe la differenza con la prostituzione?" oppure "Con tutti i problemi che ha questo Paese, dobbiamo pensare a queste cose? Al sesso per i disabili?". Come se questi ultimi non fossero soggetti di desiderio. Una visione anacronistica, se si pensa che risale alla fine dell'800 l'inizio di una vasta produzione letteraria e psicoanalitica che pone l'accento sull'individualità etica e sulla sua formazione, strettamente correlate all'uso dei piaceri e all'appropriazione di un'identità sessuale, quali strumenti di consapevolezza per acquisire il pieno dominio su di sé. Ed è tutt'altro che "immorale".
Max la fa molto più facile. «Mi sembra inutile sottolineare quanto sia importante per ciascuno di noi vivere la propria sessualità. Non a caso, quando incontriamo una persona piuttosto acida o nervosa, ci chiediamo da quanto tempo non scopi.
Voglio che anche i disabili possano accedere alla tenerezza, all'affetto e, non in ultimo, al piacere. Non tutti gli italiani sono d'accordo? Che posso farci, essere intelligenti non è appannaggio di tutti». Ed è altrettanto diretto e conciso nel parlare del ragazzo down che ha giudicato la sua amica. «Ti dico solamente che i disabili sono dei gran rompicoglioni. Neanche a loro va bene niente. Non li tocchi? "Mi sento solo e rifiutato, nessuno vuole abbracciarmi". Li abbracci? "Mi ha abbracciato e basta, suscito solo pietà". Tenti un approccio sessuale? "È una poco di buono". Capisci che voglio dire?»
Sì, Max, fin troppo bene. Le cose vanno come predetto nella favola di Esopo, Il contadino, il figlio e l'asino.
Mi colpisce la sua schiettezza. «Già, mia moglie dice che devo fare il "ministro delle semplificazioni"». Be', in un paese dalle alleanze ballerine e che ha avuto una"trilogia del governo non eletto" in soli tre anni, un ministro del genere sarebbe l'ideale. Mentre aspetta che lo eleggano ministro, di che cosa si occupa, intanto, Max? «Sono un web designer, realizzo siti internet per privati e aziende. Ho creato un portale, si chiama diversamenteagibile.it, in cui promuovo un turismo accessibile a tutti, raccogliendo le esperienze di viaggio dei disabili e fornendo consigli e informazioni. Guadagno grazie agli sponsor. Poi curo la pagina del comitato di cui faccio parte, assistenzasessuale.it e ne ho aperta un'altra, loveability.it, in cui si raccontano le storie di amori senza barriere e dove c'è uno spazio riservato ai disabili single che vogliono fare nuove conoscenze e raccontarsi. Ho anche un blog su Il Fatto Quotidiano». Impegnato, non c'è che dire. E l'amour? «Sono sposato con Enza da cinque anni, viviamo insieme a Bologna. Lei viene dalla Sicilia, ci siamo conosciuti su internet. Commentava il mio blog, abbiamo iniziato a scriverci. Le ho raccontato di tutto. È salita dalla Sicilia per conoscermi, ed è stato amore a prima vista. Dopo sei mesi ci siamo sposati, bum!». Prima di trasferirsi nel capoluogo emiliano, Max ha vissuto a Campiglia Marittima, nella provincia livornese. 13320 abitanti.«Il paese non è una terra per disabili. La gente mi fissava, a volte con sguardi pieni di pietà, altre volte mi sorridevano. Perché mi sorridevano? Si comportavano come se guardassero un bambino. I bambini, poi, mi guardavano come se fossi E.T. Io, poi, odio le persone che mi danno dei colpetti sulla testa, come si fa ai bambini, che dovrebbero equivalere a delle pacche sulle spalle. A Bologna le cose sono un po' migliorate: di Bologna amo i portici, li trovo fighissimi, ti senti protetto, riparato, specialmente quando piove. Però episodi anomali capitano anche qui. Quando la gente mi vede passeggiare con mia moglie, dà per scontato che sia la mia assistente. Se ci baciamo, bisbigliano: "Ah, l'assistente lo sta baciando". Quel contatto intimo non cambia la loro visione. Se andiamo a fare spese, la commessa parla solo con mia moglie. Danno per scontato che la mia disabilità fisica comporti anche una disabilità cognitiva. Allora provo a creare io un contatto. Un giorno, ad esempio, chiesi un'informazione a due ragazze sull'apertura di un negozio. Loro mi guardarono, fecero una faccia così (simula il tipico sguardo spaventato di chi viene colto alle spalle) e scapparono via. Chiedo "Scusi, mi può indicare via Indipendenza? E girano lo sguardo dall'altra parte. Quando sono andato a Parigi, o a Londra, nessuno mi guardava. Mi mischiavo tra la folla. Ah, poi sono interessanti i commenti su mia moglie. Dicono "ma com'è bella", "ah però tua moglie è una bella donna". Restano stupiti. Ma perché mi dovrei accontentare?».