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La Brigata 48, milizia libica che fa il lavoro sporco per l'Italia in Libia, Come abbiamo bloccato gli immigrati e facciamo imprigionare chi fugge per fame

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view post Posted on 23/8/2017, 05:32

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Come abbiamo bloccato gli immigrati e facciamo imprigionare chi fugge per fame




http://www.corriere.it/esteri/17_agosto_23...8cab5b37c.shtml

TRAFFICO UMANO
Libia, una brigata libica blocca i migranti nella «capitale degli scafisti»
Sulla costa di Sabratha, a 70 chilometri da Tripoli, impedite con la forza le partenze dei barconi. Il no comment del governo di Sarraj
di Lorenzo Cremonesi
Il centro detenzione migranti di Zawiya, a 30 km da Tripoli Il centro detenzione migranti di Zawiya, a 30 km da Tripoli shadow
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Sulle spiagge di Sabratha e gli altri punti caldi della costa occidentale libica sono noti come «Brigata 48». Il vero terrore dei migranti, che dopo mesi e mesi (se non anni) di sofferenze sul calvario delle rotte verso l’Italia, si vedono bloccare la strada da uomini armati proprio a ridosso delle spiagge: li rinchiudono nei campi di detenzione, requisiscono le barche, impediscono la via del mare con le armi in mano. Secondo i corrispondenti a Tripoli della Reuters, che hanno condotto l’inchiesta a Sabratha considerata la capitale degli scafisti e dei trafficanti di esseri umani, questo «gruppo armato» si sarebbe riconvertito abbastanza di recente. Alcune centinaia tra miliziani, militari e agenti di vario tipo oltre a non meglio identificati «civili», si sarebbero uniti proprio in questa cittadina a 70 chilometri a ovest di Tripoli con l’obiettivo specifico di «lavorare sul territorio, lungo le spiagge, per impedire ai migranti di imbarcarsi per l’Italia».
Pattugliamento «forte e determinato»
Per chiunque abbia famigliarità con quei luoghi appare comunque evidente che il loro compito non è troppo complicato. Le masse di poveracci addossate alla costa sono concentrate in casupole e capanne ben note e visibili a tutti i libici residenti nella zona. Il mattino presto da anni ormai si affollano lungo le strade e in luoghi prestabiliti dei centri urbani, dove si offrono per cifre irrisorie come lavoratori giornalieri. Le fonti locali citate dalla Reuters parlano di un’attività di pattugliamento da parte della «Brigata 48» molto «forte e determinata», che sta riportando «notevoli successi nel ripulire l’intera area». Sembra che a lanciarla sia stato «un ex capo mafioso», che in passato era pienamente coinvolto nelle attività degli scafisti e adesso starebbe organizzando un centro di detenzione per i migranti respinti o comunque rimasti intrappolati.
La ricerca di sostegno
Il dato rilevante dell’intera vicenda pare essere il fenomeno della nuova collaborazione tra coloro che sino a ieri partecipavano (arricchendosi) al grande business dell’emigrazione con i guardiacoste e le autorità legate al governo di Fajez Sarraj, che invece oggi proprio quell’emigrazione vogliono bloccare con l’aiuto e i finanziamenti italiani e dell’Unione Europea. I respingimenti che negli ultimi tempi venivano fatti in mare adesso sono effettuati anche sulla terra. E infatti pare che il gruppo stia cercando sostegno proprio dalle autorità di Tripoli. I dati del resto parlano chiaro. Quella che stava diventando l’attività più redditizia del Paese, tanto da competere persino con l’indotto generato dall’export di petrolio e gas, oggi è in piena crisi.
I dati di Frontex
Le ultime cifre fornite da Frontex (l’agenzia europea per il controllo delle frontiere) registrano il calo del 57 per cento dei migranti dalla Libia all’Italia nel luglio 2017 rispetto a quello del 2016. Con una diminuzione ulteriore negli ultimi giorni: nell’agosto 2016 furono 21.294, contro i 2.080 sbarcati dal primo al 14 di questo mese. Sulla spiagge attorno a Sabratha sono adesso parcheggiate centinaia di migliaia di persone, in maggioranza uomini giovani, arrivati per lo più da Nigeria, Sudan, Mali, Guinea ed Eritrea. In alcuni casi anche le organizzazioni non governative occidentali hanno consigliato i migranti a non prendere il mare per evitare che venissero ricacciati in malo modo.
Il no comment di Tripoli
A Tripoli per il momento le autorità non commentano. E così neppure dall’ambasciata italiana. Il tema resta delicato: quale sarà adesso la sorte dei migranti imbottigliati nel limbo libico? Ma negli uffici dei guardiacoste libici apertamente sostenuti dall’Italia c’è atmosfera di festa. «Le nostre operazioni sono evidentemente un successo. Siamo riusciti in poche settimane a frenare le migrazioni», ci dice tra gli altri Massud Abdel Samat, responsabile anche delle operazioni dei quattro guardiacoste consegnati dall’Italia a inizio estate. «Le nostre navi controllano ormai notte e giorno il mare di Sabratha e lo faranno sempre meglio».
22 agosto 2017 (modifica il 22 agosto 2017 | 22:25)
 
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