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I cimiteri dei feti abortiti. Benedetta dal vescovo la "Madonna dei bimbi mai nati", All'insaputa delle donne gli ospedali permettono ad enti cattolici di inumarli in piccole tombe

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view post Posted on 12/7/2017, 16:39

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IL "cimitero" dei bimbi mai nati di Brescia


http://www.canale7.tv/news/monopoli-la-mad...ml#.WWY_doTyiUk

MONOPOLI: LA MADONNA DEI BAMBINI MAI NATI NEL CIMITERO DELLA CITTÀ
Autore Antonella Leoci | mar, 11 lug 2017 | 1413 viste | MADONNA-BAMBINI-MAI-NATI


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E stata benedetta dal Vescovo.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/27...onsenso/611464/


Aborto, riti religiosi “per bimbi mai nati”. Anche senza il consenso dei genitori
CRONACA
Dal 1999 'Difendere la vita con Maria' stringe accordi con ospedali, aziende sanitarie e Comuni per occuparsi della sepoltura di quelli che la legge definisce tecnicamente "prodotti abortivi", intendendo con il termine “bambino” ogni forma di vita intrauterina successiva all’atto del concepimento. Con lapidi e funerali, spesso senza l’esplicito assenso di mamma e papà che ignorano un dato: a 24 ore dall'interruzione di gravidanza, se nessuno reclama, cessa ogni diritto di proprietà
di Alessandro Madron | 27 giugno 2013

Più informazioni su: Aborto, Bambini, Chiesa Cattolica, Interruzione Volontaria di Gravidanza, Religione
“Sepoltura dei bambini mai nati”. Si chiama così la pratica, diffusa in tutta Italia, portata avanti da “Difendere la vita con Maria“ (Advm). L’associazione, fondata e presieduta da don Maurizio Gagliardini, dal 1999 stringe accordi con ospedali, aziende sanitarie e Comuni per occuparsi della sepoltura di quelli che la legge definisce testualmente “prodotti abortivi”. Occuparsi in che modo? Con lapide e rito funebre, in molti casi senza l’esplicito assenso dei genitori o degli aventi diritto. Perché a 24 ore dall’aborto, se mamma e papà non reclamano per l’appunto il “prodotto abortivo”, perdono ogni diritto di proprietà. Per legge.

In tema di polizia mortuaria la normativa italiana prevede che i feti di presunta età intrauterina superiore alle 20 settimane vengano seppelliti, al pari di tutte le parti anatomiche riconoscibili (solitamente arti oggetto di amputazione). Le parti anatomiche non riconoscibili (quindi anche i prodotti del concepimento di età inferiore alle 20 settimane di vita intrauterina) devono essere smaltiti come rifiuto speciale ospedaliero e avviati alla termodistruzione (non in forno crematorio) ai sensi del Decreto del presidente della Repubblica (Dpr) 254/03.


Un'immagine del rito funebre ai "bambini mai nati"
Ed è su questo terreno che si innesta l’attività dell’associazione “Difendere la vita con Maria” che si propone di dare una sepoltura “dignitosa” a tutti quelli che chiama “bambini mai nati”, intendendo come “bambino” ogni forma intrauterina successiva all’atto del concepimento. Advm supera quindi la distinzione fissata dalla legge italiana, che discerne (ai fini della sepoltura) i cosiddetti “prodotti abortivi di età inferiore e superiore alle 20 settimane di vita intrauterina. Per l’associazione religiosa non esiste quindi nemmeno la distinzione tra embrione o feto, in quanto la vita umana viene considerata tale per tutte le fasi del suo sviluppo, fin dai primi istanti successivi al concepimento. Quindi, ai fini della sepoltura e del relativo rito di accompagnamento all’inumazione, poco importa se quello che la legge chiama in maniera distaccata “prodotto abortivo” abbia o meno tratti antropomorfi.

Questa attività, pienamente legale, trova spazio nelle pieghe della legislazione italiana. In particolare richiamando l’articolo 7 comma 2 del capitolo di Polizia mortuaria contenuto nel Dpr (10 settembre 1990, n. 285), che prevede l’inumazione dei “prodotti abortivi di presunta età di gestazione dalle 20 alle 28 settimane complete e dei feti che abbiano presumibilmente compiuto 28 settimane di età intrauterina”. La stessa norma stabilisce anche che “a richiesta dei genitori, nel cimitero possono essere raccolti con la stessa procedura anche prodotti del concepimento di presunta età inferiore alle 20 settimane”.

La lettura del decreto viene poi completata in chiave restrittiva da una circolare ministeriale del 16 marzo 1988, firmata dall’allora ministro della Salute Carlo Donat Cattin: “Il seppellimento – si legge – deve di regola avvenire anche in assenza di richiesta dei genitori, posto che lo smaltimento attraverso la linea dei rifiuti speciali urta contro i principi dell’etica comune”.

Così l’associazione, proprio grazie alla lettura restrittiva delle norme, ha potuto seppellire e dare una benedizione ai “prodotti abortivi”, anche quelli di età presunta inferiore alle 20 settimane, andando ben oltre la distinzione fissata dalla legge italiana e superando il diritto alla libertà di scelta dei genitori. Secondo l’associazione tutti i “prodotti abortivi”, anche quelli di presunta età inferiore alle 20 settimane, vanno infatti seppelliti, anche quando i genitori non lo richiedano esplicitamente (la legge offre già la possibilità della sepoltura su richiesta). Dal 2007 lo stesso orientamento è stato adottato dalla Regione Lombardia, mentre dal 2012 anche dalla Regione Campania, che hanno approvato specifici regolamenti che danno ai feti di età inferiore alle 20 settimane lo stesso trattamento che la normativa nazionale garantisce a quelli di età intrauterina superiore alle 20 settimane.

Nello spirito dell’associazione conta poco (o niente) la volontà del genitore. Che si pratichi una interruzione volontaria di gravidanza (che rappresenta la maggioranza dei casi), che si patisca un aborto spontaneo o si programmi un aborto terapeutico, entro 24 ore dall’espulsione o dal raschiamento, i genitori o gli aventi diritto possono reclamare il feto (o l’embrione) per occuparsene in prima persona. Decorso questo termine sarà l’ospedale a farsene carico (ed è questa la circostanza più frequente). Di norma, gli ospedali che non hanno stretto accordi con Advm procedono secondo la legge. Ovvero in tutta Italia i prodotti abortivi di età presunta inferiore alle 20 settimane vengono avviati allo smaltimento per termodistruzione, quelli di età superiore vengono avviati all’interramento in campo comune assieme alle parti anatomiche riconoscibili. Uniche eccezioni la Lombardia e la Campania, dove tutti i prodotti del concepimento, anche quelli di età inferiore alle 20 settimane, vengono avviati all’interramento. Dove la struttura sanitaria abbia siglato accordi con Advm, tutti i feti e gli embrioni non reclamati dalle famiglie vengono avviati all’interramento in cimitero accompagnati da un rito funebre.

Secondo don Gagliardini e i rappresentanti dell’associazione, una volta trascorsi i termini di legge entro i quali i genitori avrebbero avuto la possibilità di reclamare il “bambino mai nato”, l’associazione difendere la vita con Maria non deve chiedere altra autorizzazione per procedere con la propria attività, delineandosi unicamente un rapporto tra l’associazione e la struttura sanitaria (che dispone del “rifiuto ospedaliero” a norma di legge), un rapporto in cui gli aventi diritto hanno scelto liberamente di non essere parte.

La pratica trova una sempre maggiore applicazione grazie a una rete capillare di strutture sanitarie e amministrazioni comunali che siglano protocolli d’intesa e accordi di gestione con l’associazione religiosa che, appunto, fa della sepoltura dei “bambini non nati” la propria missione fondante. Presente in un centinaio di Comuni, “Difendere la vita con Maria” ha stretto convenzioni con le aziende ospedaliere del territorio in città come Roma, Napoli, Torino, Caserta e Genova. Non solo. Advm opera anche a Perugia, Agrigento, Novara, Busto Arsizio, Gallarate, Biella, Bolzano, Bergamo, Varese, Verbania, Cremona, Avellino, Foggia, Caltanissetta, Legnano, Lecco e Foligno, oltre a tanti Comuni più piccoli. In oltre 10 anni di attività (fondata nel 1998, riconosciuta dalla curia di Novara nel 2003) ha dato sepoltura a 52mila “bambini non nati” in tutta Italia, secondo quanto dichiara lo stesso presidente di Advm.

L’attività di “Difendere la vita con Maria” si è sviluppata a partire dal nord Italia, da Novara, ed ha poi trovato terreno fertile nella vicina Lombardia fin dai primi anni dello scorso decennio. La macchina è stata messa a punto nei minimi dettagli, tanto che le modalità operative sono state standardizzate e le convenzioni in essere si contano ormai a decine: sono 60 quelle firmate dall’inizio dell’attività dell’associazione, 40 quelle attive attualmente, una decina quelle in discussione in questi mesi).

Formalmente l’associazione sgrava l’ospedale del costo dello smaltimento di quelli che la legge definisce “rifiuti abortivi” (ecco il vantaggio per la struttura pubblica) e si fa carico di tutti gli oneri di inumazione dei “bambini non nati”, dall’acquisto dei contenitori biodegradabili al trasporto verso il cimitero. Una volta stretto l’accordo con le strutture sanitarie, l’associazione cerca qualche “amministrazione comunale compassionevole”, ottiene in uso gratuito uno spazio cimiteriale (restano in carico ai comuni anche gli oneri di interramento) e lì, di norma una volta al mese, si reca con i propri volontari a compiere il rito di sepoltura dei resti abortivi.

Un rito che è a sua volta codificato nei minimi dettagli nel decalogo dell’attivista mariano: “Al cimitero si raduneranno tutti coloro che vorranno esprimere un gesto di amore e di pietà a questi piccoli e si avvierà la preghiera con il rosario durante l’attesa e accompagnando fino al luogo della sepoltura in processione il carro funebre”. Mentre, giunti al luogo della sepoltura “il sacerdote inizierà il rito”.

In attesa di un rito specifico per i bambini non nati, i volontari suggeriscono di applicare quello previsto dalla Cei per i bambini non battezzati. Completata la funzione avviene poi il seppellimento delle piccole bare (approvate dalle autorità sanitarie competenti) accompagnato da un canto.

L’associazione, per sostenere la propria attività, ha pensato anche a una singolare raccolta fondi. Sul sito advm.org si possono donare 16 euro per il seppellimento di un bambino non nato, 6 euro per un cofanetto, 5 euro per una piccola sindone, 3 euro per un fiore e 2 euro per un lume.

A nulla sono valse le interrogazioni parlamentari che negli anni sono state presentate da Maria Antonietta Farina Coscioni e altri deputati radicali. A più riprese e riferendosi a diversi casi, hanno fatto notare che affidare i feti e gli embrioni abortiti nelle mani di un’associazione religiosa che li seppellisce in un cimitero con un vero e proprio rito funebre, senza il consenso esplicito degli interessati, rappresenta una stortura “fortemente lesiva del diritto di libertà di scelta dei cittadini e della laicità dell’istituzione comune”.

di Alessandro Madron | 27 giugno 2013

http://www.corriere.it/cronache/12_gennaio...e59d99677.shtml
Esplora il significato del termine: DENTRO AL LAURENTINO
Inaugurato a Roma il cimitero
per i bambini mai nati
Il vicesindaco Belviso: «Così i feti potranno non
essere trattati come rifiuti ospedalieri»


(Benvegnù-Guaitoli)
ROMA - Polemiche e dubbi intorno alle lapidi degli «angeli». È stato inaugurato a Roma un cimitero per i bambini mai nati. All’interno del camposanto del Laurentino è nato il «Giardino degli angeli», un’area di 600 metri quadri dedicata alla sepoltura di chi non è mai venuto alla luce a causa di un’interruzione di gravidanza.
RIFIUTI - Il vicesindaco della Capitale, Sveva Belviso, ha piantato nel giardino una pianta di camelie, accanto a due statue di angeli. «Questo progetto - ha spiegato Belviso - risponde alle richieste di chi vuole assicurare al proprio bambino non nato un luogo di sepoltura». In mancanza di richieste esplicite, infatti, il feto viene smaltito come un normale «rifiuto ospedaliero».

L. 194 - Le lapidi, tutte bianche, potranno anche essere anonime. «L’iniziativa - ha spiegato il vicesindaco - non vuole intaccare assolutamente i principi sanciti dalla legge 194 sull’aborto, ma vuole dare una risposta alle richieste di coloro che intendono seppellire il loro figlio mai nato». Il Cimitero degli Angeli sorge proprio di fronte all’area del cimitero dei bambini.

Redazione Online
4 gennaio 2012 (modifica il 6 gennaio 2012)DENTRO AL LAURENTINO
Inaugurato a Roma il cimitero
per i bambini mai nati
Il vicesindaco Belviso: «Così i feti potranno non
essere trattati come rifiuti ospedalieri»

(Benvegnù-Guaitoli)
(Benvegnù-Guaitoli)
ROMA - Polemiche e dubbi intorno alle lapidi degli «angeli». È stato inaugurato a Roma un cimitero per i bambini mai nati. All'interno del camposanto del Laurentino è nato il «Giardino degli angeli», un'area di 600 metri quadri dedicata alla sepoltura di chi non è mai venuto alla luce a causa di un'interruzione di gravidanza.
RIFIUTI - Il vicesindaco della Capitale, Sveva Belviso, ha piantato nel giardino una pianta di camelie, accanto a due statue di angeli. «Questo progetto - ha spiegato Belviso - risponde alle richieste di chi vuole assicurare al proprio bambino non nato un luogo di sepoltura». In mancanza di richieste esplicite, infatti, il feto viene smaltito come un normale «rifiuto ospedaliero».

L. 194 - Le lapidi, tutte bianche, potranno anche essere anonime. «L'iniziativa - ha spiegato il vicesindaco - non vuole intaccare assolutamente i principi sanciti dalla legge 194 sull'aborto, ma vuole dare una risposta alle richieste di coloro che intendono seppellire il loro figlio mai nato». Il Cimitero degli Angeli sorge proprio di fronte all'area del cimitero dei bambini.

Redazione Online
4 gennaio 2012 (modifica il 6 gennaio 2012)

http://iltirreno.gelocal.it/regione/2013/1...-nati-1.8033139

n quel prato spoglio il cimitero dei bimbi mai nati
Ora c’è chi chiede una Madonna. Il Comune dà l’ok, ma molti sono perplessi
di Mario Lancisi
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CIMITERI
RELIGIONE
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01 novembre 2013
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In quel prato spoglio il cimitero dei bimbi mai nati
PONTEDERA. Il terzino crossa dalla sinistra e Luca C. irrompe sul pallone e segna tra l’esultanza dei tifosi. È il sogno segreto di molti ragazzi: fare gol. Un sogno che Luca non ha potuto realizzare perché è morto il giorno della sua nascita, diciannove anni fa.Una piccola lapide ricorda la sua vita recisa al primo vagito come la rosa sciupata dal tempo che segnala affetti divorati dal dolore senza fine. Chissà cosa avrebbe studiato, che sogni avrebbe coltivato, le ragazze, le canzoni, gli scherzi...
Ci troviamo nel cimitero comunale di Pontedera dove sono stati ritagliati rettangoli di terra per seppellirvi i feti degli aborti praticati all’ospedale e i corpicini dei nati e subito morti. Una sorta di Spoon river dei respinti dalla vita. Degli angeli o angioletti, come li chiamano qui, senza storia e senza peccato.Anche se la distinzione tra i due terreni è netta. Da una parte i nati e subito morti o nati già senza l’alito della vita. Dall’altra invece i feti abortiti per le più varie ragioni e nel rispetto della legge sull’interruzione di gravidanza.
Il mio fratello nato morto. «L’Eterno riposo dona loro o Signore e splenda ad essi la Luce Perpetua, riposino in pace. Amen», prega Donatella C., una signora di 56 anni, davanti alla tomba della mamma, dopo averla pulita con una spugna e deposto un mazzo di crisantemi gialli e un cero rosso.E’ una mattina di fine ottobre, caldo e umido, e nel cimitero di Pontedera è un vivai di persone con fiori e candele perché bussa alle porte la festa dei morti.«Anch’io ho un fratello nato morto, nel 1963, oggi avrebbe 50 anni, ma non è seppellito qui, in terra con gli altri angeli più giovani. Lui è là, lo vede, nella parete dei piccoli ossari. Non l’ho mai conosciuto, ma in questi anni me lo sono sentito sempre accanto. E ho immaginato la sua vita. Se c’era Carlo avrebbe detto, se c’era Carlo avrebbe fatto, se c’era...», e piange Donatella per il suo angelo che non c’è. Per il fratello venuto meno senza una carezza, un cenno di riconoscimento.
Orsacchiotti, colombe, conchiglie. Contiamo ventuno croci. Nicole S., 2006. Andrea F., 2004. Matilde G., 2002. E poi Ginevra, Marianna, Sophie, Mattia... Nella tomba di Vittorio, morto il 25 settembre scorso, sono stati deposti fiori azzurri, una colomba colorata, orsacchiotti, un ricordino del fratellino Nicola che mai potrà abbracciarlo, giocarci insieme, litigare. Sulla tomba di Ginevra, morta invece il giugno scorso, sono stati posati una grande conchiglia, striata di marrone, e poi due vasi di fiori ciclamini. Una corona invece avvolge la lapide di Marianna, nata e morta nell’aprile scorso, sulla cui tomba troneggiano fiori rossi, rosa e bianchi e un angelo di terracotta.Ma ci sono anche croci scolorite dal tempo. Tombe senza fiori. Lapidi senza memoria. E senza abbracci. «Il tempo passa, ci si abitua al dolore, si tende a rimuovere, o magari alcuni di questi angeli hanno genitori immigrati che sono tornati nei loro Paesi di origine», spiega Marta L., 65 anni, che abbellisce a festa le tombe dei suoi genitori, proprio difronte allo spazio degli angioletti.
Il cimitero dei feti. Sul lato opposto, il rettangolo verde dei Non Nati è senza lapidi e fiori. Da quasi trent’anni a Pontedera i feti non vengono inceneriti ma sepolti e il Movimento per la vita, che si batte contro l’aborto, ha chiesto all’amministrazione comunale di sinistra di poter installare nel terreno dei Non Nati una Madonna alta mezzo metro. E una targa «che ricordi l’aborto, olocausto silenzioso», come lo definisce Patrizia Forte, volontaria dell’associazione cattolica. «Per noi cattolici quei feti sono vite uccise e sarebbe giusto non solo seppellirle ma ricordarle come quelle degli altri morti: con la croce, la lapide e i fiori», aggiunge Patrizia.«Noi non abbiamo problemi a mettere la Madonna. Finora solo problemi tecnici hanno impedito di accogliere la richiesta del movimento per la vita», spiega il sindaco di Pontedera Simone Millozzi.Altrove, a Firenze, ad esempio la richiesta del cimitero per i feti ha fatto discutere, suscitato polemiche, non qui, a Pontedera, dove i toni sono morbidi. «Capisco che la vita possa nascere prima del suo sbocciare ma la richiesta di installare una Madonna mi sembra un forzatura. E i genitori non cattolici cosa dovrebbero dire?», chiede don Armando Zappolini, parroco di Lari.
Li considero nostri fratelli. Anche Alberto Bartalini, architetto molto conosciuto a Pontedera, che si dichiara cattolico, mette le mani avanti: «A me la Madonna da credente non disturba, tutt’altro. Però a queste creature non nate io vorrei riconoscere non un’identità religiosa, ma umana. Non li vorrei ingabbiare in un credo, ma ritenerli semplicemente nostri fratelli. Umani. Come noi», spiega l’architetto. Bartalini ricorda che per la dottrina cattolica i bambini morti prima di essere battezzati finivano nel limbo. Dal 2007 papa Ratzinger li ha affidati alla misericordia di Dio e così per fortuna anche il limbo è scomparso. Sì, perché condannare alla sospensione eterna i Non Nati e i Nati Morti è parsa una inutile crudeltà dottrinaria. «Macché limbo, questi sono angeli. Ci proteggono ogni giorno, senza di loro non saprei andare avanti», sostiene Paola B., 65 anni, mentre piange genuflessa davanti alla tomba del nipotino nato morto: «Era tanto desiderato il mio piccolo Andrea...».
Facciamo silenzio. E i feti? Che fare? La domanda quasi brutale non accende crociate. Risponde ad esempio Franca S., 45 anni: «Io ho rischiato di dover abortire, poi però ho deciso che mio figlio dovesse nascere, ed è nato. Non saprei giudicare, bisogna trovarsi in una determinata situazione. Comunque nessuna condanna.
Solo pietà, misericordia. E al posto di croci e madonne per i feti io preferirei il silenzio. La vita non la si celebra con una lapide».Non crociate, ma silenzio. Ecco cosa si respira in questo cimitero pontederese: voglia di sentirsi umani tra gli umani. Voglia di baciare la vita in bocca.

http://www.bresciatoday.it/cronaca/incuria...no-brescia.html
Le tombe degli “angioletti mai nati” sono in pessime condizioni, lo sfogo di una mamma

Una giovane mamma lamenta le cattive condizioni della zona di cimitero Vantiniano, in città, dove sono sepolti i bambini mai nati.

Le tombe degli “angioletti mai nati” sono in pessime condizioni, lo sfogo di una mamma

Una zona del cimitero monumentale Vantiniano di Brescia è dedicata alle tombe dei bambini mai nati, quelli che sono arrivati almeno alle 20 settimane di gestazione. I piccoli corpi rimangono qui per almeno 5 anni prima di essere spostati nella fossa comune. In alcuni casi però, per esigenze di spazio, vengono estumulati prima. Capita anche che i genitori non lo vengano a sapere, perché i responsabili del cimitero non hanno i loro contatti telefonici.

Le piccole tombe, raggruppate in lunghe file, sono fornite gratuitamente dal Comune, e sono di plastica gialla. Anonime, se non per il nome dei piccoli “angioletti mai nati”, spesso chiamati “Celeste”, un nome neutro, che può andare bene sia per i maschietti che per le femminucce. Abbandonate a sé stesse, in moltissimi casi non sono per nulla curate dagli stessi genitori, non solo per disinteresse però: per molti mancati genitori ricordare è doloroso, tanto da non recarsi mai al cimitero. Altri genitori invece non sanno nemmeno che i propri figlioletti sono stati tumulati lì.

Il Comune? Fa molto poco per preservare la dignità del luogo, almeno secondo una giovane mamma, Barbara, che negli ultimi giorni ha lamentato il profondo stato di incuria (testimoniata dalla fotografia dell'articolo, scattata dalla stessa madre). Addolorata per le condizioni di questa sezione del cimitero monumentale della città, Barbara si è rivolta al Comune per chiedere che venisse quantomeno falciata l’erba alta, cresciuta senza ostacoli tra le tombe. Dopo una risposta gentile da parte di un tecnico del Comune, che si è scusato con la madre per l’accaduto, l’erba è stata effettivamente tagliata, ma la situazione non è certo migliorata.

Le erbacce infatti durante lo sfalcio sarebbero finite sulle tombe, senza che nessuno si sia preoccupato di toglierle. La giovane mamma, che spera che grazie alla sua segnalazione la situazione possa migliorare una volta per tutte, si dice addolorata di dover vedere la tomba del proprio figlioletto in un cattivo stato, circondata da erbacce ingiallite e rami secchi.


Redazione
16 aprile 2017 10:25
 
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tanaca
view post Posted on 12/7/2017, 17:01




non cil credo che per far tutto questo non ci siano esborsi pubblici... i preti non perdono occasione per bussare a denari...
sarebbe bene che qualcuno chiarisse... questo spreco quando c'è gente che ha fame ,. in italia e nel mondo
 
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view post Posted on 12/7/2017, 17:47

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Bisogna vedere se queste associazioni ricevono fondi. Possibile.
 
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2 replies since 12/7/2017, 16:39   7165 views
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