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Papa Francesco: "Mai graziato preti pedofili", E allora perché ha perdonato il pedofilo don Inzoli, salvandolo dallo spretamento?

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E allora perché ha perdonato il pedofilo don Inzoli, salvandolo dallo spretamento?


Papa Francesco: "Mai graziato preti pedofili"

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http://www.repubblica.it/vaticano/2017/05/...tima-165371871/

Papa Francesco sull'aereo da Fatima: "Sulla pedofilia fatti progressi".

dal nostro inviato PAOLO RODARI
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13 maggio 201

dice la sua sugli abusi sessuali commessi dai preti rivendicando il lavoro fatto, ma svelando di non aver mai «firmato la grazia» ai preti ridotti allo stato laicale che l’hanno richiesta.

www.diocesidicrema.it/leggi_news.asp?id_news=962
COMUNICATO STAMPA



In data 9 dicembre 2012 il Vescovo di Crema ha emesso un decreto, su mandato della Congregazione per la Dottrina della Fede (Santa Sede), che dispone la dimissione dallo stato clericale del rev.do Monsignor Mauro Inzoli al termine di un procedimento canonico a norma del canone 1720 del Codice di Diritto Canonico.
La pena è sospesa in attesa del secondo grado di giudizio.
Ogni altra informazione in merito al provvedimento di cui sopra è riservata all’autorità della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Crema, 11 dicembre 2012



Diocesi di Crema
Cancelleria Vescovile

www.diocesidicrema.it/leggi_news.asp?id_news=1168
VERITÀ E MISERICORDIA: DECRETO DEFINITIVO PER DON MAURO INZOLI


Si è conclusa oggi la vicenda di don Mauro Inzoli, con la sentenza definitiva della Congregazione per la Dottrina della Fede, firmata dal prefetto card. Müller, che recepisce quanto Papa Francesco ha deciso in merito.
La prima sentenza della Congregazione, resa nota nel dicembre del 2012, prevedeva che don Mauro Inzoli venisse dismesso dallo stato clericale. Don Mauro ha fatto ricorso alla Congregazione la quale, recependo quanto Papa Francesco ha stabilito accogliendo il suo ricorso, ha emanato il decreto definitivo.
Pubblichiamo in merito la lettera del vescovo mons. Oscar Cantoni a tutta la diocesi e il comunicato ufficiale.


LA LETTERA DEL VESCOVO
MONS. OSCAR CANTONI

Crema, 26 giugno 2014
Cari Fratelli e Sorelle:
la Congregazione della Dottrina della fede, su incarico di Papa Francesco, mi ha fatto pervenire un decreto con il quale infligge una “pena medicinale perpetua” nei confronti di don Mauro Inzoli.
Molti, e da tempo, si attendevano un pronunciamento definitivo e chiarificatore. Da parte mia, in questo momento in cui la nostra Chiesa è di nuovo provata, condividendo i sentimenti delle persone ferite, sento il dovere di intervenire perché la voce del Pastore aiuti a interpretare nella giusta prospettiva il pronunciamento ecclesiale che viene ora diffuso in forma di “comunicato”.
Come cristiani siamo invitati ad accogliere sempre con un atteggiamento di fede le indicazioni che ci vengono offerte dalla santa madre Chiesa e a tradurle subito in preghiera, così da evitare inutili, quanto dannosi giudizi, che certo non contribuirebbero a creare un clima di distensione e di pace.
L’invito che rivolgo è dunque di considerare il giudizio nei confronti di don Mauro alla luce di un binomio inscindibile: quello della verità e della misericordia insieme. Senza queste due componenti, a cui la Chiesa si rifà nella sua azione pedagogica, ci ridurremmo a classificazioni di parte, tipiche di una “mentalità mondana”, ma ben lontane da quello spirito ecclesiale, la cui finalità è sempre di accompagnare maternamente i suoi figli, anche quando sbagliano, piuttosto che far prevalere giudizi di condanna.
In nome della verità, in questi anni, sono state eseguite rigorose ricerche, che hanno comportato pazienti e sofferti confronti con le persone che hanno riferito i fatti. La Chiesa ha preso atto della situazione, ha condiviso le sofferenze riportate, ha aiutato le vittime a ritrovare serenità e speranza, e ha concluso che don Mauro potesse riparare responsabilmente le ferite causate dal suo comportamento attraverso “una vita di preghiera e di umile riservatezza come segni di conversione e di penitenza”.
La pena inflitta dalla Chiesa, che doverosamente ha fatto verità, va coniugata, però, insieme alla misericordia, dal momento che Dio vuole la salvezza di tutti e non esclude mai nessuno dal suo amore. “Nessuna miseria è troppo profonda, nessun peccato terribile, perché non vi si applichi misericordia”1.
Questa è la prospettiva a cui invito ciascuno a fare riferimento perché anche questo momento, doloroso e triste, che il Signore permette nei confronti della nostra Chiesa, sia considerato come un passaggio purificatore, ma insieme benefico e fecondo, dello Spirito di Dio.
+ Oscar Cantoni, vescovo

1 - W. KASPER, Misericordia, concetto fondamentale del Vangelo, chiave della vita cristiana, Queriniana, 2013, pag. 208


COMUNICATO UFFICIALE A CONCLUSIONE
DELLA CAUSA DI MONS. MAURO INZOLI

In data 12 Giugno 2014 è giunto al Vescovo di Crema, Mons. Oscar Cantoni, da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Decreto recante le disposizioni del Santo Padre a conclusione del caso del Rev. Mauro Inzoli, che diventano vincolanti a partire dal giorno di notifica del Decreto all’interessato (25 giugno 2014).
Tale Decreto recepisce quanto Papa Francesco, accogliendo il ricorso di don Mauro, ha stabilito.
In considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza.
Gli è inoltre prescritto di sottostare ad alcune restrizioni, la cui inosservanza comporterà la dimissione dallo stato clericale. Don Mauro non potrà celebrare e concelebrare in pubblico l’Eucaristia e gli altri Sacramenti, né predicare, ma solo celebrare l’Eucaristia privatamente. Non potrà svolgere accompagnamento spirituale nei confronti dei minori o altre attività pastorali, ricreative o culturali che li coinvolgano. Non potrà assumere ruoli di responsabilità e operare in enti a scopo educativo. Non potrà dimorare nella Diocesi di Crema, entrarvi e svolgere in essa qualsiasi atto ministeriale. Dovrà inoltre intraprendere, per almeno cinque anni, un’adeguata psicoterapia.
Crema 26 giugno 2014

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11/24...stigio/3215863/
Don Inzoli condannato, gup: “Abusò della propria posizione di forza e prestigio”
Don Inzoli condannato, gup: “Abusò della propria posizione di forza e prestigio”
GIUSTIZIA & IMPUNITÀ
Otto gli episodi di violenza sessuali contestati al prete, sempre assente alle udienze durante il processo per cui il procuratore capo di Cremona Roberto di Martino aveva chiesto sei anni di reclusione
di F. Q. | 24 novembre 2016
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Più informazioni su: Preti Pedofili
Il 29 giugno scorso era stato condannato a 4 anni e nove mesi per violenza sessuale su minori. Oggi il giudice per le indagini preliminari ha depositato le motivazioni della sentenza per don Mauro Inzoli, sacerdote e capo spirituale di Comunione e Liberazione . Secondo il giudice, come riportano il Corriere.it e la Provincia di Crema, “il contesto evidenzia come l’imputato abbia negli anni approfittato con spregiudicatezza della propria posizione di forza e prestigio per ottenere soddisfazione sessuale, tradendo al fiducia in lui riposta dai giovani nei momenti di confidenza delle proprie problematiche personali ed anche nel corso del sacramento della Confessione. Otto gli episodi di violenza sessuali contestati al prete, sempre assente alle udienze durante il processo per cui il procuratore capo di Cremona Roberto di Martino aveva chiesto sei anni di reclusione.

Il sacerdote aveva risarcito cinque minori con la somma di 25mila euro a testa. Gli abusi, secondo l’accusa, sono stati commessi tra il 2004 e il 2008 non solo nell’ufficio del religioso ma anche nei luoghi di villeggiatura durante le vacanze estive. Tra le persone offese figura un ragazzino che all’epoca dei fatti aveva solo 12 anni. Le altre vittime avevano tra i 13 e i 16 anni. L’aggravante dell’abuso di autorità si deve ai ruoli ricoperti da don Inzoli: a Crema, rettore del liceo linguistico Shakespeare e parroco della chiesa della Santissima Trinità. Tutti minorenni vittime di una “forte sottomissione psicologica”. Contro don Inzoli era già intervenuta la Santa sede, sotto Benedetto XVI, punendolo con la riduzione allo stato laicale. Francesco, in seguito, ammorbidì la sanzione e invitò il prete a condurre una vita di “preghiera e di umile riservatezza come segni di conversione e di penitenza.

L’inchiesta era arrivata in porto nonostante il Vaticano abbia sempre negato la rogatoria che la procura aveva chiesto per poter conoscere atti inerenti i casi di abusi sui minori. L’inchiesta era partita dopo un esposto presentato da Franco Bordo, parlamentare cremasco di Sinistra Ecologia Libertà, e da una denuncia del presidente di un istituto religioso. Lo scandalo era infine deflagrato a fine 2012, quando il sito della curia cremasca ha pubblicato la decisione del Vaticano di ridurre don Mauro allo stato laicale.

di F. Q. | 24 novembre 2016

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/19...ofilia/1350102/
Convegno anti-gay in Regione Lombardia, “c’è prete accusato di pedofilia”
Convegno anti-gay in Regione Lombardia, “c’è prete accusato di pedofilia”
CRONACA
A denunciare la presenza del sacerdote sono stati il senatore di “Sinistra Ecologia e Libertà” Franco Bordo e il sindaco di Crema Stefania Bonaldi che nel pomeriggio ha smentito per poi lasciare a tarda sera il dubbio ai lettori della sua pagina Facebook, ripostando le foto che proverebbero la presenza del sacerdote al convegno
di Alex Corlazzoli | 19 gennaio 2015
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Più informazioni su: Pedofilia, Preti Pedofili, Regione Lombardia, Roberto Formigoni, Roberto Maroni
Seduti in prima fila il presidente della Regione Roberto Maroni, l’ex numero uno del Pirellone, Roberto Formigoni, l’assessore alla cultura Cristina Cappellini e il presidente del consiglio regionale Raffaele Cattaneo. Dietro di loro, in seconda fila, al convegno sulla famiglia naturale organizzato dalla Regione Lombardia (già al centro di molte polemiche), don Mauro Inzoli, il prete cremasco accusato di pedofilia e obbligato dal Vaticano ad una “vita di preghiera e umile riservatezza”.

Ieri a denunciare la presenza di “don Mercedes”, così era chiamato l’ex presidente del Banco Alimentare per la sua passione per le auto di grossa cilindrata, sono stati il senatore di “Sinistra Ecologia e Libertà” Franco Bordo e il sindaco di Crema Stefania Bonaldi che nel pomeriggio ha smentito per poi lasciare a tarda sera il dubbio ai lettori della sua pagina Facebook, ripostando le foto che proverebbero la presenza del sacerdote al convegno.

Le fotografie pubblicate hanno sollevato una vera e propria bufera sui social network e una sorta di “caccia alle streghe” che per tutta la giornata ha coinvolto il primo cittadino della città dove il prete era stato parroco della chiesa della Santissima Trinità. Nel pomeriggio Stefania Bonaldi aveva scritto: “Mentre i rappresentati locali di Ncd mi accusano di arrendevolezza, perché con la maggioranza intendiamo garantire il diritto di pregare a tutti i cittadini cremaschi, di qualsiasi religione, ecco il guru, don Mauro Inzoli, dietro a Maroni e circondato dall’establishment del loro partito al convegno omofobo sulla famiglia a Milano”.

Nel tardo pomeriggio il sindaco ha smentito e affidato ad un nuovo post le scuse: “A distanza di qualche ora, una foto postata proprio sotto il mio intervento e presa da un’altra angolazione rivela che la persona non è, con una ragionevole certezza, il sacerdote da me indicato.
 Pure prendendo le distanze da quel convegno e ritenendo molto gravi i fatti che vengono attribuiti al sacerdote secondo i provvedimenti ecclesiastici già resi noti, ho il dovere di smentire la notizia precedentemente data e di scusarmi con l’interessato”. (Foto da profilo Facebook di Stefania Bonaldi)

In serata un nuovo dietrofront del sindaco con la pubblicazione di nuove foto che confermano la presenza di don Inzoli: “Dopo la mia smentita ricevo queste. Che egualmente ho il dovere di pubblicare. Ognuno si faccia la sua idea”. Una bagarre che non ha trovato pace fino a tarda notte. Marco Schicchitano, psicoterapeuta tra i relatori del convegno, interpellato dal “Fatto Quotidiano” nelle tarda giornata ha detto di non saperne nulla della presenza di don Inzoli.

Il prete di Comunione e Liberazione, indagato per pedofilia, l’estate scorsa era stato destinatario di un provvedimento emanato da Papa Francesco: “In considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, – si leggeva nel decreto emanato dalla Congregazione per la dottrina della fede – don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza. Gli è inoltre prescritto di sottostare ad alcune restrizioni, la cui inosservanza comporterà la dimissione dallo stato clericale. Don Mauro – proseguiva la condanna dell’ex Sant’Uffizio – non potrà celebrare e concelebrare in pubblico l’Eucaristia e gli altri sacramenti, né predicare, ma solo celebrare l’Eucaristia privatamente. Non potrà svolgere accompagnamento spirituale nei confronti dei minori o altre attività pastorali, ricreative o culturali che li coinvolgono. Non potrà assumere ruoli di responsabilità e operare in enti a scopo educativo. Non potrà dimorare nella diocesi di Crema, entrarvi e svolgere in essa qualsiasi atto ministeriale. Dovrà inoltre intraprendere, per almeno cinque anni, un’adeguata psicoterapia”. Ora la vicenda è nelle mani anche della Procura di Cremona che secondo il senatore Bordo avrebbe già fatto la richiesta di rogatoria al Vaticano.

di Alex Corlazzoli | 19 gennaio 2015
 
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view post Posted on 14/5/2017, 05:14
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http://www.lanuovabq.it/mobile/articoli-da...tm#.WRfWJVXyiUk


14-05-2017
Da Fatima a Medjugorie: i ’dubia‘ del Papa

PROBLEMI CON LA COMMISSIONE PER LA TUTELA DEI MINORI

E' stato chiesto al Santo Padre delle dimissioni di Marie Collins, un caso che recentemente ha sollevato molte discussioni (vedi QUI). Questa la risposta del Papa: «Marie Collins mi ha spiegato bene la cosa, ho parlato con lei, è una brava donna. E continuerà a lavorare nella formazione con sacerdoti su questo punto. Ha rivolto questa accusa e un po’ di ragione ce l’ha perché ci sono tanti casi in ritardo. In ritardo perché si ammucchiavano lì. In questo tempo si è dovuto fare la legislazione, oggi in quasi tutte le diocesi c’è un protocollo da seguire, i dossier vengono fatti bene, è un progresso grande. C’è poca gente, c’è bisogno di più personale capace di seguire questo, il Segretario di Stato e il cardinale Mueller stanno cercando più personale. Si è cambiato il direttore dell’ufficio disciplinare della Congregazione per la dottrina della fede, che era bravissimo ma un po’ stanco ed è tornato in patria per fare lo stesso lavoro lì. Il nuovo è un irlandese, monsignor Kennedy, molto bravo ed efficiente, e questo aiuterà abbastanza. Poi c’è un problema: a volte i vescovi inviano i casi, se il protocollo va bene, passa subito alla riunione della Feria IV, altrimenti deve tornare indietro e per questo si pensa ad aiuti continentali, uno o due per continente: dei pre-tribunali o tribunali continentali. Quando la Feria IV riduceva un sacerdote allo stato clericale, se lui faceva ricorso, il caso veniva studiato dalla stessa Feria IV. Ho creato un altro tribunale e ho messo a capo di questo una persona indiscutibile, l’arcivescovo di Malta Scicluna, tra i più forti contro gli abusi. Se viene approvata la prima sentenza, è finito il caso, il sacerdote ha solo la possibilità di appellarsi al Papa per chiedere la grazia: mai ho firmato una grazia. Marie Collins ha ragione ma noi eravamo sulla strada, ci sono duemila casi ammucchiati in attesa».
 
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