Invertito il flusso delle aspiranti mamme dalla Svizzera "grazie ad una legge liberale in Italia"
Spermatozoo feconda ovulo
https://tioggi.ch/ticino/io-mamma-ticinese...dazione-a-como/«Io, mamma ticinese, costretta alla fecondazione a Como»
tioggiadmin 13/12/2016 Ticino Comments Off on «Io, mamma ticinese, costretta alla fecondazione a Como» 2 Views
LUGANO – COMO. C’era una volta il turismo riproduttivo. Coppie che dall’Italia venivano a Lugano – al ritmo di 2700 l’anno (Osa 2005) – per accedere alla fecondazione eterologa, vietata oltre confine. Cliniche che spuntavano come funghi: Endomed, Iirm, Procrea, senza contare il Centro cantonale di fertilità dell’Eoc. Una dozzina i professionisti autorizzati dal Dss a operare nel nostro Cantone. Ora però «le cose sono cambiate, negli ultimi due anni il trend si è invertito» spiega il medico cantonale aggiunto Danuta Reinholz. Non solo l’esodo da oltre confine è cessato, ma sono le coppie ticinesi a recarsi in Italia per beneficiare delle donazioni di ovuli.
Settore in crisi – Il motivo? «È il cambiamento della legge italiana, che da estremamente restrittiva è diventata molto liberale» continua Reinholz. Risultato: «La domanda in Ticino è calata del 30-40 per cento generando una crisi nel settore» avverte il dottor Luca Gianaroli dell’Iirm.
Turismo al contrario – La struttura di Noranco ha subito «un forte ridimensionamento» nei mesi scorsi, continua Gianaroli: di fatto «la totalità dei casi di sterlità femminile viene ora trattata nelle nostre sedi d’oltre confine» mentre per quanto riguarda i maschi ticinesi il centro si appoggia alla Procrea di Lugano. Quest’ultima ha a sua volta aperto uno sportello a Milano a inizio dicembre, come riferito domenica dal quotidiano La Repubblica.
«Non chiudiamo in Ticino» – L’azienda, contattata da tio.ch-20minuti, fuga però ogni dubbio su una possibile “fuga” dal Ticino. «Si tratta semmai di un ampliamento del servizio» spiega il direttore Michael Jemec: «Vogliamo andare incontro ai pazienti stranieri, e offrire agli svizzeri e ticinesi la possibilità di un trattamento vicino a casa».
70-80 casi l’anno – La donazione (e trapianto) di ovuli femminili, infatti, resta fuori legge alle nostre latitudini, mentre è ora praticabile in Lombardia nelle cliniche private. Stime non ufficiali parlano di 70-80 donne ticinesi “costrette” a sottoporsi all’operazione, ogni anno, fuori dalla Svizzera. In Spagna, Repubblica Ceca, Grecia e Italia.
La storia di Chiasa – Tra di loro c’è anche Chiara*, 40enne luganese, che ha partorito un anno fa grazie a un ovulo donato. «All’inizio non volevo sentirne parlare» racconta. «Continuavo a provare senza avere una reale possibilità di risolvere la situazione, con la complicità di medici ticinesi che mi tenevano in un limbo di false speranze». Il problema, secondo la neo-mamma, «è anche la mancanza di informazione. In Ticino se ne parla poco, ma sono molte le donne in carriera che, come me, non hanno altra scelta».
«Ora sono felicissima» – Alla fine, l’operazione in una clinica nel Comasco, ad Appiano Gentile, con i medici di Procrea. «Ora sono felicissima – continua Chiara – e dire che prima temevo di non sentirlo come un figlio mio». La possibilità di rivolgersi a una struttura “di frontiera”, per lei, è stata «una condizione imprescindibile» conclude. «Fino in Spagna o Portogallo non potevo andare: è un’odissea. In Ticino? Sarebbe bello. Ma serve un cambio di cultura».
* nome di fantasia