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Pordenone. In municipio col niqab. Multa da 30.000 €, Albanese rifiuta di toglierlo. Pagherà lei o gli uomini a cui è sottomessa?

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view post Posted on 11/11/2016, 21:45
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Albanese rifiuta di toglierlo. Pagherà lei o gli uomini a cui è sottomessa?

Tolleranza con gli intolleranti?

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http://www.repubblica.it/cronaca/2016/11/1...euro-151807564/

Pordenone, in municipio col niqab: condannata a multa di 30mila euro
A San Vito al Tagliamento. La donna si è rifiutata di toglierlo nonostante le richieste del sindaco

11 novembre 2016
5,9mila
Pordenone, in municipio col niqab: condannata a multa di 30mila euro
(ansa)
PORDENONE - Quattro mesi di arresto, convertiti in 30 mila euro di multa: è quanto disposto nel decreto penale di condanna, firmato oggi dal Gip di Pordenone Alberto Rossi, nei riguardi di una donna di origini albanesi, di 40 anni. Venti giorni fa, durante una seduta del Consiglio comunale dei ragazzi di San Vito al Tagliamento (Pordenone), la donna aveva rifiutato di farsi riconoscere, avendo il volto interamente coperto dal "niqab", il velo islamico che lascia intravvedere solo gli occhi di chi lo indossa.

Nonostante le richieste reiterate del sindaco Antonio Di Bisceglie (Pd) di togliere il velo integrale legato alla tradizione religiosa musulmana, che le lasciava scoperti solo gli occhi, la donna - che vive a San Vito al Tagliamento dal 2000 e da qualche anno ha acquisito la cittadinanza italiana - era rimasta sulle proprie posizioni, fino a quando è stata fatta allontanare dall'aula consiliare da personale della Polizia Locale, che aveva anche proceduto all'identificazione in una saletta attigua.

Il Gip Rossi, su richiesta del sostituto procuratore Federico Facchin, ha ritenuto che contro la donna si possa configurare la violazione della legge 152 del 1975, che disciplina il comportamento delle persone nei luoghi pubblici e l'obbligo di riconoscimento del volto, che per ragioni di sicurezza non può essere nascosto o travisato. (ANSA)

http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/por...7-201602a.shtml
Col velo a una seduta pubblica in municipio: maximulta
San Vito al Tagliamento, mamma musulmana col volto coperto dal niqab al consiglio comunale dei ragazzi: decreto penale di condanna. L'avvocato dalla donna: faremo opposizione
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11 novembre 2016


SAN VITO AL TAGLIAMENTO. Era entrata in municipio, durante il consiglio comunale dei ragazzi, col volto coperto dal niqab, velo che lascia scoperti solo gli occhi.
Il sindaco di San Vito al Tagliamento Antonio Di Bisceglie l’aveva fatta accompagnare fuori dalla polizia locale per procedere all’identificazione.
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La donna, musulmana di nazionalità albanese, da anni residente in paese, s’era però divincolata ed era rientrata in aula, anche perchè ai lavori stava partecipando suo figlio, risultato fra gli eletti nel parlamentino dei bambini.
A quel punto il sindaco aveva scelto di interrompere definitivamente la seduta, per evitare che il contenzioso degenerasse davanti a minorenni.
Il caso era approdato in tribunale, dove la donna era stata indagata dal pm Federico Facchin, non per motivi religiosi ma esclusivamente per ragioni legate al travisamento del volto.

queste ore la notizia del decreto penale di condanna, emesso dallo stesso pn Facchin: 4 mesi di reclusione e 600 euro di multa, pena convertita dal gip Alberto Rossi in una sanzione pecuniaria complessiva da 30 mila 600 euro e non menzione.
La contestazione è stata di aver violato l’articolo 5 della legge 22 maggio 1975, secondo cui «è vietato l’uso di caschi protettivi o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo».
«Faremo opposizione al decreto penale di condanna e siamo persuasi di poter dimostrare di essere nel giusto»: lo ha detto l'avvocato Silvio Albanese, difensore della donna di fede musulmana di San Vito al Tagliamento.
«Il giudice fa riferimento al secondo comma - ha specificato il legale - quello in cui la legge 22 del 1975 afferma che è in ogni caso vietato l'uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in occasione di manifestazioni che si svolgano in luogo pubblico o aperto al pubblico, tranne quelle di carattere sportivo.
Con questa scelta, si esclude il giustificato motivo, quello che può essere rappresentato dalla religione, che è invece al centro del primo comma».
«Di fatto - ha concluso l'avvocato Albanese - si definisce il Consiglio comunale dei ragazzi una manifestazione pubblica, mentre noi pensiamo si tratti di un'encomiabile iniziativa che tuttavia non può avere alcun carattere di ufficialità. Per questo, siamo convinti che l'opposizione sarà accolta».

11 novembre 2016
 
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