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Il nuovo caso Galilei. Il ritorno dell'Inquisizione, Il processo a Nuzzi e Fittipaldi contro la libertà di pensiero

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view post Posted on 15/4/2016, 08:16
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http://www.huffingtonpost.it/2016/04/14/va..._n_9690372.html

Vatileaks, come gli storici guarderanno e giudicheranno il processo a Nuzzi e Fittipaldi: un nuovo caso Galileo
L'Huffington Post | Di Piero Schiavazzi
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Pubblicato: 14/04/2016 15:03 CEST Aggiornato: 14/04/2016 15:03 CEST NUZZI FITTIPALDI
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C’era una volta l’anatroccolo che evolve in cigno. Ma un corvo che diventa cicogna costituisce una novità ornitologica, un assoluto inedito, anche in un habitat di per sé predisposto ai miracoli, come la voliera vaticana, dove dall’arrivo di Francesco molti falchi si sono “convertiti” in colombe. A leggerlo così sembrerebbe il lieto fine di una favola, se non fosse che a mancare, o allontanarsi, è proprio il finale, a prescindere dalla sentenza dei giudici, nei meandri di un processo che introduce ad ogni udienza nuovi scenari e produce spin-off in serie, schiudendo altrettanti filoni d’indagine. A riprova del fatto che le vie del Signore sono infinite, specie dall’orizzonte del Vaticano.

Gli show-down di Francesca Chaouqui, che in caso di verdetto sfavorevole respinge la grazia, come ha dichiarato a suo tempo alla Zanzara, ed esige di scontare la pena, da puerpera e “prigioniera politica”, costituiscono soltanto una delle svolte impreviste dal copione: suscitando l’imbarazzo dei prelati, che cresce in proporzione allo stato imbarazzante dell’imputata. La quale mostra peraltro una tenacia degna delle cicogne, notoriamente avvezze a vivere pericolosamente, come insegnano i manuali di zoologia, nidificando sui tralicci ad alta tensione, ingoiando rospi e calpestando serpenti.

Commedia all’italiana più che Codice da Vinci, dunque, sostanzialmente innocua, capace però di fagocitare l’interesse del pubblico e offuscare i profili geopolitici della vicenda, potenzialmente forieri, questi sì, di conseguenze gravi.

Sebbene accompagnata dal perdono, l’eventuale condanna dei due giornalisti, Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, autori dei best seller “Avarizia” e “Via Crucis”, marcherebbe infatti una prima, significativa incrinatura, e forse una profonda, incisiva frattura nel sostegno che la stampa liberal, italiana e internazionale, ha offerto unanime al pontificato di Francesco, dal momento dell’elezione alla tenzone del sinodo, privando il Papa di un alleato strategico e rendendolo più debole al cospetto dei suoi avversari, esterni e interni.

Dall’attimo in cui Bergoglio apparve sul balcone, all’ora dei telegiornali, e conquistò l’umanità con un “buonasera”, il vento dei mass media si è misteriosamente congiunto al soffio dello Spirito e ha spinto avanti la barca di Pietro, fino a gettare l’ancora nel fondale più scosceso dell’immaginario ecclesiastico: quello della morale sessuale. Se con l’Esortazione "Amoris Laetitia" e l’affermazione che il sesso è un dono di Dio la Chiesa di Francesco ha raggiunto il massimo di avvicinamento al mondo contemporaneo, il processo a Vatileaks II ne sancisce al contrario, in singolare coincidenza, il punto di maggiore distanza.

Nessuno si sarebbe mai aspettato che un nuovo caso Galileo potesse insorgere, quattro secoli dopo, sulla rotta luminosa e progressiva di un papato riformatore, amato come nessun altro da un estremo all’altro della terra.

Poiché di questo si tratta e a stretto rigor di logica. Nel “sistema solare” del villaggio globale, dove la gente gravita quotidianamente nell’orbita della notizia e la narrazione influisce sul reale, lo permea e lo plasma, lo definisce di continuo e si sostituisce ad esso, il processo a due giornalisti trasmette inesorabilmente la percezione di un pianeta fuori dal tempo: una cittadella che resta immobile e si attende, o pretende, che l’universo le ruoti attorno, adeguandosi ai suoi dogmi e ai suoi paradigmi, alle sue concezioni e contraddizioni. Proprio come all’epoca di Galileo.

Nonostante la loro competenza e buona fede, che non sono in discussione, gli sforzi dei pm vaticani non riescono a rimuovere la convinzione, radicata nell’opinione pubblica, che a trovarsi sotto processo sia la libertà di stampa tout court, confondendo e sovrapponendo peccati e reati, tribunali e confessionali.

Difficilmente gli storici asseconderanno le argomentazioni dei giudici, nel perseguire i divulgatori di un improbabile segreto di stato, sfuggito in vero all’occhio vigile dei lettori. Ma indagheranno piuttosto chi e come, tra i consiglieri del Pontefice, abbia pensato che un procedimento penale, all’alba del Terzo Millennio, si potesse celebrare in pochi giorni, giusto in tempo per l’inizio del Giubileo, con una irrealizzabile sincronizzazione dei riti, giudiziario e liturgico. E un inevitabile prolungamento dell’iter, a garanzia dei diritti della difesa.

Soprattutto, si chiederanno come sia stato possibile sottovalutare le ricadute mediatiche, nonché geopolitiche, nei territori della comunicazione di massa, moderna versione, tutt’altro che virtuale, dell’impero temporale di un papa. Una distesa sconfinata ove Francesco, al pari di Wojtyla, esercita la più alta leadership della nostra epoca e rischia di conoscere un improvviso contraccolpo di popolarità e di consenso, a cominciare dagli USA, epicentro e avanguardia del media system.

L’America del Watergate e di Spotlight, dei Pulitzer e degli Oscar è pronta a supportare Bergoglio nel suo coraggioso assalto ai muri, texani e mediterranei, asburgici e balcanici, aprendo un varco ai profughi che corrono verso la libertà, ma non potrebbe sopportare che le mura del Vaticano risultassero a loro volta punitive, oltreché proibitive, agli assalti dei cronisti e alla fuga di notizie che scorrono verso la verità. Nella evangelica consapevolezza che quest’ultima “vi farà liberi”, non prigionieri.

“Eppur si muove”. Il detto proverbiale attribuito a Galileo esprime, quattrocento anni dopo la tensione di una Chiesa che allarga come non mai orizzonti e prospettive, ma porta con sé il peso di antiche zavorre comunicative. Da un lato la facilità con cui Francesco sale in quota, slaccia le cinture e tiene conferenze al volo, senza paracadute, facendo del suo “Air Force One” la fonte primaria del magistero e modificando il firmamento della morale cattolica. Dall’altra le difficoltà di una istituzione che, tornati a terra, s’infila nel vicolo scivoloso e cieco di un processo d’altri tempi, senza riuscire a provare il dolo e senza provare a smentire un rigo dei libri sotto accusa.

Mentre il mondo, dal canto suo, insegue l’onda gravitazionale della notizia, oscillando dai tralicci dei tribunali, dove covano le cicogne, agli attici dei cardinali, dove nidificano i falchi, fermamente intenzionati a non mollare la presa.
 
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