| Io sono cristiano di confessione cattolica. Credo nella Chiesa come corpo mistico di Cristo, ma mantengo indipendente il mio pensiero su tutto ciò che è scibile e perciò, talvolta, ora concordo ora discordo con questo e quello.
Non mi interessa se a dire la verità è un laicista, un ateo, un cristiano, un buddhista o chichessia: l'importante è che ne si vada alla ricerca e ne si faccia partecipi gli altri qualora si fosse convinti di averne conosciuta una parte.
La verità completa non ce l'ha in tasca nessuno. Io cerco di limitarmi ad ascoltare, cercando di non avere forme di pregiudizio, e di valutare volta per volta la posizione del mio interlocutore, sperando di ricevere lo stesso trattamento.
Tutti sbagliano così come tutti hanno la potenzialità di incarnare ciò che la mia persona necessita, al di là di qualunque facile incasellamento.
E' facile ragionare per sommi capi. Più difficile è sapere riconoscere la verità in uomini con un altro linguaggio, un'altra impostazione, un'altro modo di argomentare, ecc.
Saper vedere uomini e non le ideologie di cui essi si fanno portatori e/o di cui vogliamo farne portatori, è, a parer mio, l'inizio di una più sincera relazione e di un più vero confronto.
Questa introduzione per dire che già autodefinirsi con un termine (anticlericale, tradizionalista, progressista, ecc...) è porre un limite comunicativo notevole. Alla fine si cade per essere vincolati dagli schemi rigidi della ragione e non si riesce più a discernere con coerenza, certo, ma anche con la comprensione del cuore, celebre sconosciuto di cui tutti parlano, ma di cui nessuno fa mostra.
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