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"Padre, lei mente". Pedofilia: vittima di don Rassello lo accusa e poi diventa prete, Napoli, l'ex parroco del Rione Sanità condannato a 2 anni e 1 mesi e spedito a fare il prete a Procida

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view post Posted on 17/6/2015, 11:30
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Napoli, l'ex parroco del Rione Sanità condannato a 2 anni e 1 mesi e spedito a fare il prete a Procida

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IL POPOLO DELLA SANITA' DIFENDE IL SUO PARROCO 'IL RAGAZZO E' UN INFAM
NAPOLI Infame, mostro, giuda. Insulti come stilettate per Tonino, il popolo della Sanità non gli dà tregua, non lo perdona per il suo clamoroso atto d' accusa contro padre Giuseppe Rassello, il parroco simbolo del rione più degradato di Napoli, il prete dei disperati, dei tossicomani, delle sfide alla camorra. Da ieri alla sbarra per violenza carnale e atti di libidine nei confronti di Antonio B., quattordici anni appena compiuti. Inizia così, in un clima di apertà ostilità verso il ragazzino, il processo al sacerdote. E' quasi mezzogiorno nell' aula sotto i porticati del vecchio palazzo di giustizia partenopeo quando il cancelliere legge le accuse. La gente della Sanità, oltre duecento persone, ha un sussulto. In rapida successione il cancelliere riepiloga: ...per aver toccato in parti intime e masturbato il ragazzo, facendosi masturbare, tentando rapporti anali, inducendolo a commettere atti di libidine sulla sua persona, dal novembre ' 89 al 23 marzo ' 90. Don Rassello sembra una statua di marmo. Impassibile, completo grigio, cravatta allentata, occhiali scuri, il religioso tradisce il nervosismo fumando una sigaretta dopo l' altra. E' stato in silenzio per tutta la fase iniziale del processo, ricca di richieste di rinvio, sospensioni, riprese. Poi, improvvisamente, Rassello chiede la parola. E legge una clamorosa memoria, due pagine scritte a mano. Ho aperto le porte a tutti Dopo la prima fase di smarrimento, seguita all' arresto, ho riflettuto. Particolari che avevo dimenticato acquistano ora nuova evidenza... ho aperto le porte della mia chiesa a tutti, anche ad Antonio. Se alcune circostanze del mio interrogatorio sono state oggetto di equivoco, questo è dovuto al fatto che parte di esse erano legate al sigillo sacramentale. La gente rumoreggia: il sacerdote, dopo aver parlato nel primo interrogatorio di un complotto contro di lui, ordito da politici e camorra per le sue denunce a tutto campo, nel secondo interrogatorio aveva corretto il tiro. Mai, però, aveva affermato come ieri di conoscere altre verità scottanti sulla torbida vicenda che lo vede protagonista. Notizie fondamentali per il processo, ma che non può rivelare perchè apprese nel segreto della confessione. Di più: Tengo a precisare che alcune frasi verbalizzate nell' interrogatorio e a me attribuite non sono mie. Il parroco, con una sibillina dichiarazione, lancia ombre sulle prime battute dell' inchiesta condotta dal pm Aldo Policastro. Continua di getto: Ripeto, all' inizio ero in stato confusionale. E in quelle condizioni il prete aveva accusato di congiura persino tre frati francescani, suoi predecessori nella chiesa di Santa Maria, con i quali Tonino viveva prima del suo arrivo alla Sanità. In quel momento avevo formulato al pm tutte le ipotesi che potevo immaginare. Oggi non mi sento di escluderle, ma passano in secondo piano di fronte alle accuse precise che mi ha lanciato il ragazzo. E conclude quasi urlando, gli occhi lucidi per la commozione: Mi sento addolorato, signori giudici, colpito al cuore in ciò che avevo di più caro e che ha sempre ispirato la mia vita: la promozione e la santificazione dei più piccoli e indifesi. Rassello lascia l' aula, la gente gli si stringe attorno, i ragazzi lo abbracciano, le donne gli baciano la mano. E qualcuno ripete: Quel guaglione infame, che mostro. Sono le stesse persone che hanno affollato Castelcapuano dalle otto di ieri mattina. Un tribunale assediato: Tonino raggiunge l' aula alle nove e mezza protetto da una nutrita scorta di agenti. Gli occhi sbarrati, saluta le uniche persone che gli sono vicine, due professoresse che lo conoscono da sempre. Anche loro saranno insultate. Antonio ha fatto una scelta coraggiosa: si è costituito parte civile tramite un' anziana zia. Adesso ha un avvocato, Salvatore Pane. Ma la sua scelta lo ha allontanato ancora di più dalla sua famiglia, dove non vuole tornare, dalla madre Maria, che ripete ossessivamente: Non conosco i fatti, ma rivoglio Tonino, che gli abbiamo fatto?. Il processo si fa subito difficile. Ci si mette anche il cronico sfascio della macchina giudiziaria napoletana: non si trova un perito per trascrivere la registrazione dell' udienza. Per due ore il dibattimento rischia di saltare. Soltanto intorno alle dodici il presidente Pietro Lignola apre ufficialmente il processo. L' inchiesta giudiziaria Il pubblico ministero Domenico Zeuli espone le tesi accusatorie, l' indagine della squadra mobile scattata nel maggio scorso sulla base di una soffiata: Un prete in jeans si fa un ragazzo. Gli agenti rintracciano Antonio nella scuola Benedetto Croce, nel cuore della Sanità. Tonino è reticente, confessa soltanto dopo alcune ore. Si apre l' inchiesta giudiziaria, il ragazzino conferma davanti al pm, e rivela di avere già raccontato tutto all' anziano frate Michele. Le sue accuse, nel corso di successivi interrogatori, si fanno sempre più precise, Tonino descrive addirittura un particolare intimo del corpo di don Rassello, un anomalo rigonfiamento inguinale. Tocca alla difesa. Il penalista Enrico Tuccillo parla di contraddizioni nel racconto di Antonio. Il ragazzo ha vissuto in stato di abbandono, poi era diventato il pupillo degli anziani frati della Sanità. Ma questi dovevano andar via per far posto a Rassello. Il ragazzino non l' aveva presa bene, arrivò addirittura a raccogliere firme contro il nuovo parroco. Il risentimento ha prodotto tutto il resto. E poi c' è stato un matrimonio tra consanguinei nella famiglia di Tonino. Il nonno, gli zii e il padre sono in manicomio. Oggi, a porte chiuse, la deposizione di Tonino.
di GIOVANNI MARINO e PIERO MELATI
18 luglio 1990 sez.

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'PADRE, LEI MENTE...'
NAPOLI Padre Michele, ricorda? Le dissi tante volte di Rassello, di quello che mi faceva... Nega? Sono mortificato, padre, ma lei non sta parlando secondo coscienza. Antonio Borgo, quattordici anni, non fa una piega davanti a giudici, avvocati, alla gente della Sanità che lo guarda con sospetto; nel drammatico confronto in tribunale che lo oppone al suo confessore e padre spirituale, il francescano Michele, accusa apertamente il religioso di mentire. E' l' ultimo colpo di scena, a sette mesi dall' inizio del processo a don Giuseppe Rassello, parroco della Sanità. Un dibattimento attesissimo. Rassello è qualcosa di più di un semplice parroco. Un prete anticamorra, amato per le sue omelie contro la delinquenza e il malaffare. Un simbolo, insomma, per il rione Sanità, trascinato adesso in un' aula giudiziaria per una torbida storia di sesso consumata nel segreto della parrocchia. Ad accusare don Rassello di violenza carnale, nell' estate scorsa, fu proprio Tonino, un ragazzino che nella chiesa di Santa Maria aveva trovato un punto d' appoggio. Lo hanno soprannominato processo-spettacolo per i continui colpi di scena, le furibonde liti in aula, la grande partecipazione di pubblico alle udienze. Anche ieri il dibattimento non ha deluso. Anzi, ha raggiunto toni altamente drammatici durante l' inaspettato confronto tra il minorenne e il francescano padre Michele. Un faccia a faccia risolto in netto favore del ragazzino, sicuramente più deciso e incisivo del suo confessore e padre spirituale. Per la prima volta Antonio Borgo ha parlato pubblicamente. Stavolta niente porte chiuse, come avvenne in luglio, durante la deposizione fiume del minorenne. Tonino e il francescano si trovano uno di fronte all' altro intorno alle tredici. E' un giorno importante per il processo, padre Michele, al secolo Fiorenzo Settimio De Luca, è chiamato a testimoniare dall' accusa. Nella fase delle indagini, infatti, aveva ricordato le angosce e i timori di Tonino, si era detto disposto ad aiutarlo. Ma in un dibattimento che udienza dopo udienza appassiona e divide sempre più la città, non si può dar nulla per scontato. E padre Michele si rivela un insospettabile asso nella manica della difesa, smentendo completamente le affermazioni rilasciate durante l' inchiesta. Il presidente della settima sezione, Pietro Lignola, però, è piuttosto dubbioso davanti alla ritrattazione e alle successive spiegazioni del francescano: lo ammonisce due volte a dire il vero. Poi accetta la richiesta del pubblico ministero Domenico Zeuli: la trasmissione degli atti in Procura. L' ufficio della pubblica accusa inizierà al più presto un' inchiesta sul francescano per falsa testimonianza. Davanti alle dichiarazioni di padre Michele, il pm gioca la carta del confronto. Il primo, con la professoressa di Tonino, Concetta Canale Fazio, il secondo con il minorenne. La difesa non si oppone. Per una volta, dopo le consuete schermaglie procedurali (il presidente Lignola è dovuto intervenire spesso per ricomporre i continui screzi tra il pm Zeuli e il penalista Enrico Tuccillo), le parti si trovano d' accordo. Nuovo codice applicato alla lettera, i testimoni si affrontano direttamente, senza che accusa e difesa possano interferire. Concetta Canale Fazio e il francescano si attaccano ripetutamente. Poi è la volta di Tonino, opposto a padre Michele. Sono attimi molto intensi. Il pubblico rumoreggia ma tace appena il ragazzino prende il microfono. Grinta, determinazione, un linguaggio chiaro, sciolto, senza alcuna inflessione dialettale: Tonino stupisce davvero tutti, e, forse, conquista una fetta del pubblico che lo ha sempre definito un poco di buono. Il minorenne: Padre Michele, io le confidai tutto più volte, la domenica, quando venivo a pranzare al convento del Vomero. Le dissi chiaramente che don Rassello abusava di me: la ricordo turbato, perplesso. Mi consigliò di andare via dalla parrocchia della Sanità appena possibile. Sì, non può negare, le parlai dei dispetti di Rassello e del sesso. Il francescano, rosso in volto, sudato, nervosissimo: Falso! Che stai dicendo... quando ti chiedevo dei rapporti, intendevo dire rapporti personali, non certo sessuali. Di questo mi hai parlato soltanto una volta, in novembre, e io non ti ho mai creduto, mai. Non è finita, il quattordicenne ribatte: Non posso crederci, ma come... lei disse di sopportare, mi suggerì di non rimanere più da solo con lui, di fargli capire che doveva smettere, che erano atti contro natura. Padre Michele è irritato, stupito da questa insistenza: Io... io sono il tuo padre spirituale... e poi, non ho mai parlato di queste cose, abbiamo discusso soltanto dei tuoi contrasti personali con Rassello, e basta. Di Tonino l' ultima parola: E' tutto falso, lo sa bene. Padre, mi spiace, ma voi non state parlando secondo coscienza. Sono le quattordici quando il minorenne lascia l' aula. Nessun affanno, nessuna avventurosa fuga per sfuggire ai parrocchiani di Rassello, come accadde in luglio. No, ieri Tonino non è stato insultato, inseguito. E per la prima volta, qualcuno, tra la gente della Sanità, gli ha sorriso. Prossima udienza il 28 gennaio.
di GIOVANNI MARINO
22 gennaio 1991 sez.

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NAPOLI, IL PRETE E IL MINORENNE BATTAGLIA AL PROCESSO PER STUPRO
NAPOLI Scuro in volto, sudato, teso, padre Giuseppe Rassello siede per la prima volta dall' inizio del dibattimento sul banco degli imputati per essere interrogato. Non era previsto. Quella di ieri doveva essere un' udienza interlocutoria nel processo al prete anticamorra accusato di avere violentato il quattordicenne Antonio Borgo. Ma il pubblico ministero Domenico Zeuli gioca la sua carta a sorpresa: sentire immediatamente il religioso. Il sacerdote sembra in palese difficoltà: si trincera dietro il segreto confessionale, poi cambia registro e racconta di essere stato ascoltato subito dopo l' arresto, in estate, in precarie condizioni fisiche e psicologiche. Le donne pregano e si agitano Sono da poco scoccate le undici quando comincia l' interrogatorio, a porte chiuse. Fuori dall' aula del vecchio tribunale napoletano preme il consueto folto pubblico, i parrocchiani della Sanità. Le donne non nascondono il nervosismo: pregano, si agitano, parlano in continuazione. Per lui, per don Rassello, hanno sfilato per la città, hanno organizzato lunghe veglie di preghiera. La Sanità non si arrende, continua la sua battaglia per l' assoluzione del prete in jeans' ' , come è chiamato Rassello. Intanto il sacerdote gioca in difesa. Durante l' udienza vietata al pubblico si chiude a riccio, tenta di evitare le domande più insidiose. Parla poco. Per tutti i quesiti ha una stessa risposta: Signori giudici, non posso dire molto, c' è il segreto confessionale. Ma il pm non molla, cerca di ottenere una reazione, di cogliere un errore, una contraddizione. Lo provoca. Afferma Zeuli: A fine maggio lei e Tonino, vi siete rivisti dopo la denuncia del minorenne. Padre, lei cercò di intimidirlo, usò espressioni forti, potevano sembrare minacce.... Il prete, simbolo della Sanità, dribbla l' interrogativo: C' è il segreto della confessione. La pubblica accusa ribatte: Strano, in precedenza, in estate, al magistrato che condusse l' inchiesta rispose, al gip anche, eccome. Confermò in parte l' episodio prima ricordato, ne diede una sua versione, e adesso spunta il segreto confessionale?. Tensione a mille, Rassello sceglie di raccontare la sua verità: Sì, forse ho detto qualcosa a quel magistrato. Ma ero prostrato, confuso. Una pausa, davanti al prete anticamorra siede il suo giovanissimo accusatore, Tonino. Gli sguardi si incrociano spesso. Il sacerdote riprende: Voglio dire... quando fui sentito per la prima volta ero in una situazione particolare... la polizia mi aveva prelevato, soltanto poi ho capito di essere in stato d' arresto. Per qualcosa come trentasei ore sono rimasto senza mangiare, letteralmente a digiuno. Improvvisamente mi sono ritrovato davanti ad un giovane che batteva a macchina: chi poteva immaginarsi che era un giudice? Io non capisco molto di legge, non so neppure cosa sia un gip. Padre Rassello conclude il suo sfogo con una frase sibillina: Ecco, soltanto ora mi rendo conto di cosa mi hanno fatto. Sembra essersi liberato da un peso, si asciuga la fronte sudata. Ma il pubblico ministero e la parte civile, avvocato Salvatore Pane, continuano a interrogare il prete. Lui concede pochissimo, il minimo necessario. Su Tonino: Ha un brutto carattere, è neghittoso, dispettoso, indisponente. Gli screzi non mancavano. Gli chiedono di una sua anomalia ai genitali: Sì, è frutto di un' operazione riuscita a metà. Zeuli: Come mai Antonio ha descritto l' anomalia con dovizia di particolari?. Il religioso: Non so, forse ne ho parlato con adulti e lui era presente. Per quaranta minuti si va avanti così. Al termine il pm consegna al presidente Pietro Lignola i verbali dei precedenti interrogatori di Rassello per evidenziare eventuali difformità. Non mancano aspre battaglie tra le parti, opposizioni a raffica dei difensori dell' imputato, i penalisti Adriano Reale ed Enrico Tuccillo. La coppia di legali chiede l' audizione di due donne cui Tonino a fine maggio avrebbe confessato di avere denunciato Rassello. A mezzogiorno si riapre l' aula al pubblico, finisce l' udienza a porte chiuse. E il quartiere vuole sapere Il popolo della Sanità è avido di notizie, vuol sapere come si è difeso Rassello. Voci contraddittorie: Gliele ha cantate, dice qualcuno; ma altri replicano: Era imbarazzato, non ha convinto. L' attenzione è tutta sul prete anticamorra finito alla sbarra con un' accusa infamante. Il pubblico non ascolta neppure le deposizioni degli altri tre testi, dichiarazioni in gran parte differenti, Tonino era buono e diligente, No, era dispettoso e insolente. L' insegnante Maria Rosaria Di Filippo, l' ex tossicodipendente Lele Arollo e Vittorio Riccardi, assiduo frequentatore della parrocchia alla Sanità, contribuiscono ad infittire il mistero sul tormentato e controverso rapporto tra il ragazzino e il sacerdote. Tempi lunghi per la prosecuzione del dibattimento. La prossima puntata del caso Rassello è prevista soltanto per il ventidue marzo.
di GIOVANNI MARINO
29 gennaio 1991 sez.

http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/hi...inni%20Andriolo
Tre anni e sei mesi la sentenza. l e e la à della gente e della a
Condannato il parroco del rione Sanità
per aver violentato un ragazzo di 13 anni

Don Giuseppe Rassello, il parroco del rione Sanità
accusato di aver violentato un quattordicenne, è stato
condannato dai giudici del tribunale di Napoli a 3
anni e sei mesi di reclusione. Dopo la sentenza il sacerdote,
che ha sempre sostenuto la sua innocenza,
ha celebrato assieme al vescovo di Acerra, Antonio
Riboldi, una messa davanti a centinaia di parrocchiani
che gli hanno espresso solidarietà

DALLA NOSTRA REDAZIONE
MARIO RICCIO

NAPOLI. Per i giudici del
tribunale don Giuseppe Rassello,
il parroco del rione Sanità,
merita tre anni e sei mesi di
reclusione perchè responsabile
di violenza carnale e atti di
libidine nel confronti di Antonio
Borgo, 14 anni. Ma per la
chiesa napoletana il parroco è
innocente: «Abbiamo sempre
creduto nella sua onestà. Comunque
aspettiamo la sentenza
definitiva». Insomma, per la
diocesi del capoluogo campano
il sacerdote può tranquillamente
continuare a celebrare
messa. E lui, don Rassello, non
ha atteso più di tanto: appena
sci ore dopo la lettura della
sentenza, insieme al vescovo
di Acerra, monsignor Antonio
Riboldi, ha celebrato una funzione
religiosa nella chiesa di
santa Maria alla Sanità, gremita
di parrocchiani.
Si è concluso cosi il primo
grado di giudizio di questa
brutta storia durata quindici
mesi e quattordici udienze, e
che ha diviso i napoletani dividersi
in innocentisti e colpevollsti.
Il sacerdote non era in aula
quando Pietro Lignota, il
presidente della settima sezione
penale del tribunale di Napoli,
ha emesso la pesante
condanna. Si trovava nella sacrestia
della chiesa quando il
suo avvocato gli ha comunicato
la sentenza. Il parroco, apparentemente
calmo, non ha
voluto commentare la decisione
dei giudici. Si è limitato invece
a esprimere il proprio stato
d'animo: «Credo nella verità
e credo ancora nella giustizia.
L'importante è che io sia in pace
con me stesso e con Dio.
Continuerò a fare il sacerdote
come sempre: non cambia
niente nella mia vita».
Ma perchè, allora, quel ragazzino,
che all'epoca dei fatti
aveva solo tiedlcl anni, l'ha accusata?
«Non mi interessa sapere
perchè l'ha fatto. Escludo
l'idea del complotto. Di sicuro
posso dire che tutto quello che
il pubblico ministero ha detto
contro di me, non è vero. È un
dovere preciso per un sacerdote
lottare contro il male e allevare
i bambini al bene». Cosa
vorrebbe dire a Tonino? «Se
potessi, gli dirci: ti perdono. SI.
nei suol confronti provo sentimenti
di perdono, comprensione
e umanità».
La chiesa di Napoli difende
a spada tratta il prete. Monsignor
Luigi Pignatiello, stretto
collaboratore e portavoce del
cardinale Michele Giordano, è
stato esplicito: «Fino alla sentenza
definitiva nessuno può
essere giudicato colpevole. Se
la legge ritiene un Imputato
presunto innocente fino al giudizio
definitivo, tanto più deve .
farlo la diocesi». Insomma, le
massime autorità della chiesa
non sospenderanno «a divinis»
don Rassello.
«Resta a fui valutare se vuole
continuare a fare il sacerdote -
spiega Pignatiello -. Per la chiesa
questo problema verrà esaminato
solo quando ci sarà la
sentenza definitiva. Le valutazioni
saranno due: il sentimento
dei fedeli e le convinzioni
che nel frattempo avrà maturato
la diocesi», Pignatiello ha
inoltre definito la sentenza «ingiusta»,
anche se «nessuno deve
mettere in dubbio la buona
fede dei giudici».
Ieri pomeriggio, poco dopo
le 18, i parrocchiani di don
Giuseppe Rassello hanno presidiato
in massa la chiesa di
Santa Maria della Sanità, dove
il sacerdote ha celebrato messa
insieme a don Riboldi. Circa
cinquecento fedeli, fra cui
moltissimi studenti del Liceo
Genovesi, alunni del sacerdote,
gli hanno voluto esprimere
solidarietà. "C'6 una differenza
tra il giudizio della gente e
quello del tribunale - ha osservato
don Rassello - Non sempre,
infatti, c'ò uniformità tra
chi ha l'ufficio pubblico di giudicare
e chi può farlo perchè
conosce i fatti». Al termine della
funzione religiosa, ha parlato
anche il vescovo di Acerra:
n Rassello è sempre stalo
un prete esemplare e corretto.
Oggi sono venuto qui innanzitutto
perchè avevo preso questo
impegno due mesi fa, ma
anche per chiedere perdono
per tutti i peccati commessi qui
e altrove, e in nome della giustizia».

Questa brutta storia iniziò
nel novembre dell'89. Antonio
Borgo, allora tredicenne, e cri i
una diffìcile situazione familiare
alle spalle (viveva con una
zia), confidò ad una delle sue
insegnanti che più volte il prete
della parrocchia di santa
Maria della Sanità lo aveva costretto
a subire particolari rapporti
sessuali. Solo sette mesi
dopo, in seguito alla denuncia
anonima fatta alla polizia da
una donna, cominciarono le
indagini che si conclusero con
l'arresto del sacerdote. Qualche
settimana prima di finire in
carcere, il prete aveva denunciato
con forza i camorristi della
Sanità che smerciavano la
droga persino davanti alia sua
parrocchia. Qualcuno parlò di
complotto architettato dalla
malavita organizzata, con l'intento
di colpire il sacerdote
che aveva osato denunciare
pubblicamente gli spacciatori.

http://archiviostorico.corriere.it/1996/gi...606059662.shtml
Esplora il significato del termine: Stupro’ ragazzo 25 mesi a prete
------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ TITOLO: Stupro’ ragazzo 25 mesi a prete - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - NAPOLI . Un parroco del rione Sanita’ , accusato di violenza carnale e atti di libidine verso un parrocchiano minorenne, e’ stato condannato in appello a Napoli a due anni e un mese di reclusione (tre anni e mezzo in primo grado). Il religioso e’ don Giuseppe Rassello, la sua vittima Antonio B: i fatti risalgono al 1989, e nel frattempo Antonio ha Stupro' ragazzo 25 mesi a prete
------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ TITOLO: Stupro' ragazzo 25 mesi a prete - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - NAPOLI . Un parroco del rione Sanita' , accusato di violenza carnale e atti di libidine verso un parrocchiano minorenne, e' stato condannato in appello a Napoli a due anni e un mese di reclusione (tre anni e mezzo in primo grado). Il religioso e' don Giuseppe Rassello, la sua vittima Antonio B: i fatti risalgono al 1989, e nel frattempo Antonio ha "perdonato" il parroco.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...vittima-di.html
Don Rassello, applausi e ira 'Fu vittima di un complotto'
"SIGNORE, ho difeso te, innocente e calunniato, in padre Giuseppe Rassello, fanne ora il tutore invincibile dei giovani, dei deboli, dei suoi amatissimi figli del Rione Sanità...". Avvocato di padre Rassello in tribunale, quando il sacerdote fu condannato a due anni di carcere per pedofilia, Enrico Tuccillo sale sull' altare per difenderlo anche ora che è lì, in una bara di legno chiaro, morto a nemmeno cinquant' anni per un tumore. Adesso il feretro viene portato fuori, a spalla, sotto la pioggia di una gelida domenica. La folla applaude, tre volte. Qualcuno piange. L' avvocato Tuccillo è diacono, indossa i paramenti sacri, partecipa alla messa celebrata dal cardinale Michele Giordano nella basilica di Santa Maria della Sanità. Nulla è lasciato al caso, in questa cerimonia officiata da ben trenta sacerdoti, simbolico dispiegamento di forze religiose, oltre al vescovo ausiliare Enzo Pelvi. Innanzitutto la scelta del tempio. Lo stesso in cui don Rassello esercitò il sacerdozio di prete impegnato contro la droga e la camorra. Lo stesso in cui, secondo il verdetto del tribunale confermato in appello, abusò di Antonio, un ragazzo di quattordici anni, rinchiudendosi con lui in sacrestia. Così la Chiesa, e i quattrocento fedeli raccolti intorno alla bara, proclamano l' innocenza del parroco nonostante il giudizio di colpevolezza degli uomini. Non c' è il "popolo della Sanità", semplificazione retorica che vorrebbe un intero quartiere mobilitato a difesa di un prete. Ma quanti conobbero padre Giuseppe, e lo amarono nonostante tutto, sono qui, attorno alle spoglie di un uomo che trasfigurano in martire e vittima innocente di un oscuro complotto. Qualcuno, su un cartello, lo paragona al beato Modestino sepolto proprio nella chiesa di Santa Maria. Altri perdono il controllo, spintonano un fotoreporter, lo scacciano dalla cattedrale con la stessa veemenza con cui vorrebbero cancellare la sentenza del tribunale. Quel giudizio pesa, incombe, sebbene il cardinale non ne faccia cenno, soffermandosi invece sulla "maturità spirituale e cristiana" del sacerdote: "Don Giuseppe parlava della morte con umorismo e fede". L' avvocato Tuccillo pronuncia il verdetto della chiesa mentre il corteo accompagna il carro funebre nel Rione Sanità.
24 gennaio 2000 sez.

http://holycrossbugs.blogspot.it/2006/01/n...-sacerdote.html

23 GENNAIO 2006
Napoli: funerali del sacerdote condannato per pedofilia
NAPOLI, 23 GENNAIO - Saranno celebrati questo pomeriggio dal cardinale Michele Giordano i funerali di don Giuseppe Rassello, il parroco napoletano condannato nel 1991 a tre anni e sei mesi di reclusione per violenza sessuale su Antonio B., un minorenne che frequentava la sua chiesa. Rassello, 49 anni, era affetto da un tumore: dopo la condanna, confermata nel '96 dalla corte d'Appello (che ridusse la pena a due anni e un mese), il prete si era trasferito nell'isola di Procida, dove era nato, continuando a svolgere attività pastorale e culturale.
La notizia della morte di Rassello ha suscitato profondo dolore nel clero napoletano (l'arcivescovo Giordano e decine di preti avevano più volte ribadito, anche dopo la condanna, di credere all'innocenza del sacerdote), e soprattutto nel rione Sanità, la zona del centro cittadino dove per molti anni il parroco guidò la chiesa di S. Maria della Sanità. Qui si svolgeranno oggi le esequie, e proprio in una sala di questa sacrestia - secondo il verdetto dei giudici - si svolsero gli atti di violenza nei confronti di Antonio B.: alle accuse del minorenne però gli abitanti della Sanità - così come i tantissimi ragazzi che furono allievi di Rassello nel liceo Genovesi di Napoli - non hanno mai creduto, parlando persino di un complotto della camorra per cacciare dal rione un prete scomodo, noto per i suoi energici interventi contro i clan.
Alla figura di don Rassello si ispirò nel '96 il regista Antonio Capuano per il film "Pianese Nunzio", dove Fabrizio Bentivoglio vestiva i panni di un coraggioso prete anticamorra del rione Sanità. Un altro regista, Vincenzo Terracciano, scelse per il suo film d'esordio "Per tutto il tempo che ci resta" di raccontare la storia di un parroco accusato di pedofilia, traendo spunto dal caso Rassello.
Nella parrocchia della Sanità è stata allestita la camera ardente, dove da ieri pomeriggio e fin dopo la mezzanotte una folla di amici e fedeli ha voluto rendere l'estremo saluto a don Rassello. Tra gli altri il noto teologo napoletano Bruno Forte, per sei anni preside della Facoltà teologica dell'Italia meridionale, il quale, visibilmente commosso, ha ricordato l'impegno ecclesiale e sociale dell'amico sacerdote a favore dei giovani, in particolare di quelli a rischio e dei tossicodipendenti.
Ai funerali è prevista la presenza di un folto numero di sacerdoti e dell'avvocato Enrico Tuccillo, che fu legale di Rassello nel processo per pedofilia e che oggi è uno dei difensori del card. Michele Giordano nell'ambito dell'inchiesta sul presunto giro d'usura in val d'Agri. Tuccillo ricorda il parroco come "un innocente e santo sacerdote, strenuo difensore dei giovani e dei deboli di Napoli".

http://qn.quotidiano.net/art/2000/01/23/476941

Edited by pincopallino2 - 31/7/2019, 16:58
 
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2018/06/17

Racconti: Don Giuseppe Rassello. Il prete in jeans e le molestie
Bruno De Stefano
Era un uomo colto, don Giuseppe: appassionato di storia e di archeologia, insegnava al liceo Genovesi, ma il suo nome era legato soprattutto alle battaglie al fianco dei meno fortunati e dei disperati. Banalizzando, molti lo definivano un “prete anticamorra”; ad ogni modo lui ai camorristi provocava non pochi fastidi sia durante le sue omelie sia dedicando gran parte del suo tempo ai giovani del quartiere. Poi un giorno il prete venne travolto dall’infamia: al termine di una indagine avviata dalla polizia sulla base di una soffiata, don Rassello venne accusato di aver abusato sessualmente di un ragazzino di 14 anni, mentalmente non proprio stabile e con alle spalle una famiglia decisamente problematica. Il 2 giugno del 1990 fu arrestato tra lo stupore generale e ben presto la Sanità si spaccò in due tra innocentisti e colpevolisti. La prima fazione era quella assai più numerosa, in tanti misero la mano sul fuoco sul “prete in jeans”: troppo buono e generoso per poter pensare che si fosse improvvisamente trasformato in un mostro. Chi lo difendeva avanzò il sospetto che contro don Giuseppe fosse stato orchestrato un micidiale complotto: la camorra, dunque, avrebbe utilizzato un ragazzino instabile per infangare il prete accusandolo di uno dei peggiori reati e costringerlo ad abbandonare la Sanità. Una tesi non peregrina, considerando che le mafie non si liberano dei nemici solo uccidendoli, ma spesso ricorrono ad un’arma assai silenziosa ma ugualmente efficace: la calunnia.Il fronte dei colpevolisti, invece, sosteneva che la vittima degli abusi aveva rivolto al parroco delle accuse circostanziate, per cui non avrebbe mai potuto inventarsi di sana pianta la storia delle molestie. Tre giorni dopo l’arresto, quando era ai domiciliari a Procida, don Rassello dichiarò: «Quel fango che mi hanno buttato addosso è più pesante del piombo di una P38. Sì, avrei preferito essere ucciso piuttosto che passare per un violentatore di bambini. È una macchinazione. Temevo che prima o poi qualcosa del genere sarebbe accaduta».Il capo d’accusa era pesantissi- mo. Secondo i giudici, “il prete in jeans” doveva essere processato «per aver toccato in parti intime e masturbato il ragazzo, facendosi masturbare, tentando rapporti anali, inducendolo a commettere atti di libidine sulla sua persona, dal novembre ’89 al 23 marzo ’90».Nel corso della prima udienza del processo don Rassello chiese la parola e lesse una breve memoria difensiva: «Ho aperto le porte a tutti. Dopo la prima fase di smarrimento, seguita all’arresto, ho riflettuto. Particolari che avevo dimenticato acquistano ora nuova evidenza. Ho aperto le porte della mia chiesa a tutti, anche ad Antonio. Se alcune circostanze del mio interrogatorio sono state oggetto di equivoco, questo è dovuto al fatto che parte di esse erano legate al sigillo sacramentale. Tengo a precisare che alcune frasi verbalizzate nell’interrogatorio e a me attribuite non sono mie. Ripeto, all’inizio ero in stato confusionale. In quel momento avevo formulato al pm tutte le ipotesi che potevo immaginare. Oggi non mi sento di escluderle, ma passano in secondo piano di fronte alle accuse precise che mi ha lanciato il ragazzo. Mi sento addolorato, signori giudici, colpito al cuore in ciò che avevo di più caro e che ha sempre ispirato la mia vita: la promozione e la santificazione dei più piccoli e indifesi». Nel corso del dibattimento un funzionario di polizia, rispondendo a una domanda del pubblico ministero Domenico Zeuli, spiegò com’era partita l’indagine: «Arrivò una notizia da fonte confidenziale: il prete in jeans si fa il ragazzino.Riconoscere Tonino fu molto difficile. Andammo in giro per il quartiere, ci misero sulla buona strada due assistenti sociali. Arrivammo allascuola del ragazzo, parlammo con professori e preside, la professoressa Canale Fazio ci indicò Tonino. Lui non voleva parlare, pianse, si disperò. Poi ammise». Momenti di altissima tensione si registrarono durante la testimonianza resa dal 14enne. I difensori dell’imputato provarono a dimostrare la sua inaffidabilità, ma il ragazzino raccontò con dovizia di particolari le molestie subite e ai giudici disse: «Ero molto turbato, ma padre Giuseppe inizialmente era tanto affettuoso. E i rapporti si fecero quotidiani, nella sua stanza, di pomeriggio, anche nel refettorio, di sera. Persino in una camera blindata. Erano atti sporchi, contro natura. Ne presi coscienza. Glielo dissi apertamente a padre Giuseppe, cominciammo a litigare sempre più spesso. Lui finì per minacciarmi. Non potevo andare avanti così».Incalzato dalle domande degli avvocati, il ragazzino inciampò in qualche contraddizione alimentando il sospetto che qualcuno lo avesse utilizzato per demolire don Rassello. Molti fedeli si scagliarono contro di lui, durante le udienza qualcuno lo chiamò “Giuda”, altri “infame”, altri ancora “mostro”. Va detto che a rendere la vicenda a tratti poco comprensibile fu lo stesso don Rassello, le cui affermazioni non furono prive di qualche incertezza; inoltre in alcune fasi del dibattimento si difese in maniera molto blanda, mentre tutti si aspettavano che reagisse a quelle devastanti accuse con un atteggiamento più energico. Il processo di primo grado si concluse malissimo per il “prete anticamorra”: la settima sezione del tribunale, presieduta da Pietro Lignola, lo condannò a tre anni e sei mesi, più dieci milioni di lire di provvisionale. Alla lettura del verdetto, un gruppo di sostenitori del parroco inscenò una contestazione.Pochi minuti dopo la sentenza, don Rassello dichiarò: «Continuerò a fare il sacerdote. Perdono Tonino, non provo rancore, non voglio neppure sapere perché mi ha trascinato in questa storia. Certo, una condanna così pesante lascia il segno, fa male. Ma sono innocente e vado avanti per la mia strada, nutro ancora fiducia nella giustizia e nella verità».L’avvocato difensore Enrico Tuccillo si dichiarò ottimista circa la possibilità di ribaltare l’esito del processo: «Il cielo benedica il legislatore che ha inventato il secondo grado di giudizio, presenteremo appello, non finisce qui, siamo curiosi di leggere la motivazione del verdetto». Una speranza mal riposta perché la sentenza non fu ribaltata. Nel 1996 i giudici di secondo grado confermarono la condanna, riducendola a due anni e un mese. Don Rassello tornò a vivere a Procida, dove morì nel 2000, a soli 49 anni. Ai suoi funerali, celebrati nella chiesa di Santa Maria alla Sanità, partecipò una folla in lacrime. L’avvocato Tuccillo, presente sull’altare nelle vesti di diacono, pronunciò poche parole accolte da un grande applauso: «Signore, ho difeso te innocente e calunniato in padre Rassello. Ora fa di lui il difensore dei giovani, dei deboli, dei suoi figli amatissimi del rione Sanità». Molti anni dopo, in un’intervista a Marina Salvadore, il fratello del parroco definirà «ingiusto e ignobile» il processo per violenza carnale, e riferendosi agli autori del presunto complotto dirà: «Giuseppe li ha perdonati, io no. Si porteranno dentro il rimorso finché vivranno».
 
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view post Posted on 19/6/2018, 05:27
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rassello accuse o complotto?
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Pubblicato da +blogger / 19.1.09 /
Il 22 Gennaio le ceneri di don Giuseppe Rassello saranno portate da Procida alla Sanità. Centinaia di persone accompagneranno i resti del parroco che per circa 20 anni è vissuto nel rione combattendo la droga, le camorra, le ingiustizie. Attualmente il nome del prete è associato a quello di reato infimo e vergognoso: la pedofilia. Infatti don Rassello fu accusato e condannato per aver “violentato” un minorenne. Le virgolette sono state messe apposta non per accusare o assolvere ma per argomentare ulteriormente una sentenza che, per chi lo ha conosciuto, è assurda e inverosimile. Dalle interviste girate per un documentario che sarà proiettato nei giorni della commemorazione, gli interrogati tracciano un profilo di un uomo e di un prete integerrimo, colto, amante di Dante, dell’Arte e del quartiere. Niente di nuovo per una corretta analisi della sua vicenda giudiziaria. Tutti però nel rione ricordano che il Parroco cacciava via dalla chiesa i camorristi, i venditori di droga, i politici corrotti e tutti quelli che cercavano le “bustarelle”. Ricordano che non volle ricevere un importante uomo politico, non voleva parlare con i consiglieri di quartiere né con i commercianti truffaldini. Tutti ricordano che negli anni Ottanta e Novanta il rione Sanità era al c'entro di una disputa Chiesa – Politica. Nella Basilica di San Severo, quando Padre Giuseppe era viceparroco e il cugino, Don Michele Del Prete, era invece Parroco, entrambi vennero minacciati e accusati di essere i “disturbatori del quartiere”. Il coraggio di don Rassello, sfumato invece quello di Del Prete chiusosi in un silenzio tombale anche in relazione alla vicenda giudiziaria del cugino, sfiorò l’apice quando Michele Santoro con la sua troupe televisiva dedicò un’intera puntata al quartiere Sanità e ad un uomo che dissacrava le ingiustizie in nome di un Dio trafitto da un potere manipolatore. In quegli anni il rione (come oggi d’altronde) era un crocevia di intrecci di voti circoscrizionali e comunali, provinciali e regionali. Il caso volle che subito dopo quella trasmissione di denuncia il Parroco, che da San Severo era stato trasferito alla Basilica di S. M. della Sanità, venne accusato da un quattordicenne, Antonio B.: “ogni tanto faccio i pompini al Parroco”. Inverosimile per centinaia di ragazzi che avevano frequentato don Giuseppe e la sua parrocchia, per quei ragazzi che avevano dormito e passato interi giorni e settimane con lui; assurdo per chi aveva dialogato con un uomo che aveva un’intelligenza al di sopra della media. Ma allora perché fu condannato? E per di più, su quali prove visto che, Antonio B. non aveva subìto violenza fisica? E ancora, perché il ragazzo che accusava Don Rassello dopo poco l’accaduto diventò prete? Certo la difesa fu un po’ scialba visto che un testimone del parroco dimenticò di dire all’avvocato difensore che in passato aveva avuto problemi con la giustizia. Dopo la sentenza don Giuseppe Rassello venne affiancato da don Bruno Forte (oggi vescovo di Vasto, Chieti), uno dei teologi più illustri e importanti d’Italia. Perché un teologo che aspirava alla carica di vescovo di Napoli celebrava la santa messa alla Sanità? Don Bruno Forte non era viceparroco, né frequentava stabilmente il quartiere, ma allora perché affiancò padre Giuseppe? Se da una parte è vero che le sentenze non si commentano (le condanne si basano tutte su prove certe!) altrimenti un potere fondamentale della Costituzione verrebbe meno ai principi cardini, dall’altra parte è altrettanto vero che non sarà stato difficile accusare un uomo di pedofilia in un quartiere ghetto dove l’ignoranza della gente è la causa ultima di centinaia di giornalisti. Non la morte, per chi rompe certi schemi clientelari, ma il marchio mette fine alle illusioni. Se le illusioni di Don Giuseppe Rassello erano di impronta politica, una politica genuina fatta di vangelo e di “allucchi” (grida), di processioni e di indignazione verso chi sfruttava la gente del rione, di dialogo con la persone oneste e di anatemi contro gli ignavi, per dirla in un solo termine, di Teologia della Liberazione, allora era pur vero che il fastidioso prete prendeva le distanze dai piani alti denunciando le ingiustizie attraverso la sua povertà. Un esempio per il purgatorio Sanità ma che non doveva arrivare a vedere la luce bensì doveva fare marcia indietro e riscendere nell’Inferno. E in effetti all’inferno è arrivato, è arrivato perché dopo poco Antonio B. prese i voti di castità, povertà e obbedienza. Questo, cosa avrebbe potuto significare? Che in parte la chiesa era contro di lui? E se sì, perché? Forse perché alcuni religiosi sapevano che il parroco del rione sanità era pedofilo? Forse perché il parroco non faceva distribuire volantini elettorali in basilica? Forse perché dal pulpito Don Rassello faceva nomi e cognomi? [+Blogger]
 
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La vittima è stata ordinata sacerdote nel 2004
 
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