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Abusi su 9 ragazzini. Condannato a 20 anni don Giovanni Trotta, Foggia. Spretato ma non denunciato, continuò a violentare grazie al Vaticano.

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pincopallino2
view post Posted on 4/7/2017, 13:25 by: pincopallino2

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"Bisogna evitare lo scandalo; non siamo obbligati a denunciare; non sapevo nulla". Ed il criminale violentava decine di bimbi foggiani


Mons Ladaria

L'indegno scaricabarile di Vaticano e Diocesi, protettori del pedofilo don Trotta

www.farodiroma.it/2017/07/04/pedofi...are-don-trotta/

Pedofilia. Le accuse di Repubblica a Ladaria e la risposta di TV 2000: vescovo e provinciale dovevano denunciare don Trotta

04 Lug 2017Ladaria, pedofilia by redazione
La sua nomina soltanto sabato scorso. Oggi finisce già nelle polemiche. Torniamo a occuparci del nuovo numero uno alla congregazione per la dottrina della fede, il gesuita spagnolo monsignor Luis Francisco Ladaria Ferrer. L’articolo di Repubblica lo accusa di non aver denunciato nel 2009, quando era segretario e non prefetto del medesimo dicastero, un caso di pedofilia. Ma per quella vicenda il prete in questione fu sanzionato e ridotto allo stato laicale proprio da monsignor Ladaria. Inoltre dalla stessa ricostruzione di Repubblica emerge chiaramente che i due ordinari ai quali Gianni Trotta era soggetto, ovvero il vescovo locale (che tra l’altro a quanto sembra ospitava il sacerdote) e il superiore degli orionini, non hanno messo in atto nessun tipo di condotta per prevenire altri possibili episodi delittuosi, come sarebbe stato loro dovere fare. In questo caso non si comprende l’accusa al dicastero vaticano. Mentre ci sono altri episodi poco chiari, per esempio sentenze di riduzione allo stato laicale ancora non emesse nonostante, ad esempio, una condanna inflitta a un sacerdote dalla Giustizia italiana. Ecco il servizio di TV2000 in risposta alle accuse a Ladaria.

www.immediato.net/2017/02/14/distin...ere-la-nazione/
“Distinto, colto”… e pedofilo. Il caso di “don Gianni” fa discutere la nazione
14 febbraio 2017 ·
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Giovanni Trotta
È approdato su La7 il caso di Giovanni Trotta, ex parroco dei Monti Dauni (Pietramontecorvino e Casalnuovo Monterotaro) condannato a 8 anni per violenza sessuale verso un 11enne. Durante la trasmissione “Bianco e Nero” incentrata sulle cronache italiane, conduttore e ospiti hanno cercato di rispondere alla domanda: “Chi ha coperto don Giovanni?”. Eh già, perchè è emersa solo pochi giorni fa la notizia della mancata denuncia da parte della Chiesa che nel 2012 si limitò a togliere l’abito talare al 56enne non divulgando i motivi del suo allontanamento “per evitare scandalo” scrisse la Congregazione per la Dottrina della fede, l’ex Santo Uffizio, nel provvedimento di dimissione dello stato clericale. Peccato però che sottacendo l’informazione, l’uomo sia tornato a colpire. Infatti, nonostante una condanna già in capo a “don Gianni”, l’ex parroco sarà nuovamente processato per presunti altri 9 casi di abusi. Nell’udienza preliminare del 7 febbraio scorso dinanzi al gup del Tribunale di Bari Roberto Oliveri del Castillo, l’imputato ha chiesto ed ottenuto di essere processato con il rito abbreviato. Trotta è ancora accusato di abusi su minorenni tra i 12 e i 13 anni che facevano parte dello stesso gruppo di giovani calciatori del primo ragazzino.

“Bianco e Nero” ha strappato una battuta a Raimondo Giallella, sindaco di Pietramontecorvino: “Chi è stato in silenzio è complice – ha detto il primo cittadino -. Ora attendiamo che le indagini facciano piena luce”.



Angelo Delle Donne, invece, dirigente della squadra di calcio per la quale “don Gianni” aveva lavorato, ha lasciato tutti perplessi con le sue dichiarazioni: “Una persona distinta e colta. Un amico. Certo non lo posso giustificare, assolutamente ma l’amicizia è un’altra cosa”. Inutili i tentativi di contattare l’avvocato da parte della trasmissione. Il legale di Trotta ha insistito sulla presunzione di innocenza del suo assistito evitando altre domande: “È possibile che l’avvocato di un uomo ridotto allo stato laicale e ritratto in foto hard con dei bambini possa invocare la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio?” il quesito posto dal programma di La7 in chiusura di servizio.

Ricordiamo, infine, che la Congregazione, all’epoca guidata dal cardinale Joseph Levada, impose al vescovo che “la nuova condizione di sacerdote dimesso non doveva provocare scandalo nei fedeli. Tuttavia – aggiunse – se sussiste il pericolo di abuso per i minori l’Ordinario può divulgare il fatto”. Silenzio, quindi. In pochi in paese sapevano, in realtà, che Trotta non era più un prete. “Al funerale del padre aveva il collarino ecclesiastico” raccontano oggi. “Frequentava la chiesa, ci aveva detto che era in attesa di una nuova destinazione”. Cominciò così ad allenare la squadra giovanile. I ragazzini furono bombardati dalle sue avance eppure nessuno denunciò. Poi la dirigenza della squadra lo allontanò per “motivi etici”, senza avvisare la polizia che arriverà qualche giorno dopo su delega della pm di Bari, Filoni. È a quel punto che si aprì uno scenario definito “agghiacciante” dagli inquirenti.



La storia – ricostruita da Repubblica il 7 febbraio scorso – è quella di Gianni Trotta, poi don Gianni, infine Gianni e basta. Comunque un pedofilo, in ogni momento della sua vita. L’uomo oggi è in carcere, condannato a ottobre del 2015 a otto anni di reclusione per violenza sessuale aggravata nei confronti di un 11enne e di produzione di materiale pedopornografico. Con le stesse accuse per le quali è già stato condannato, Trotta sarà processato per reati commessi nei confronti di un’altra decina di bambini tra gli 11 e 12 anni.

Secondo la Procura di Bari li ha adescati, in alcuni casi ha abusato di loro e potrebbero non essere i soli, i casi sospetti sono una trentina. “Tutti bambini – ragiona il padre di uno di loro – che si sarebbero potuti salvare se soltanto la Chiesa avesse fatto quello che doveva: denunciare quel mostro”. Se Trotta è stato fermato, lo si deve soltanto alla determinazione di una giovane sostituta procuratrice di Bari, Simona Filoni, che un giorno vede sulla sua scrivania la denuncia di un genitore: “C’è un signore che ha chiesto a mia figlia di 11 anni, su Internet, le sue foto nuda”. Basta una piccola ricerca ed ecco Trotta, sul quale tra l’altro già indagavano altre due Procure.

L’uomo in quel momento allena una squadra di calcio del paese. Nel giro di pochi giorni scatta una perquisizione: è il 15 novembre del 2014. “La cosa più orribile che mi era mai capitata di vedere”, scuote ancora oggi la testa un investigatore. Filmati, dvd, foto, chat a ogni ora, soltanto con bambini. “Conservava tutto nel soppalco a casa della madre novantenne”. Gli investigatori ascoltano il primo bambino, poi il secondo, i racconti sono precisi, tremendi, “le foto delle bambine servivano per dimostrarci che non fosse gay”, in paese lo chiamano tutti “don Gianni”.

Trotta era un prete? “Non lo è più dal 2012”, si affretta a spiegare la Curia ndi Lucera, esibendo il documento della Congregazione per la dottrina della fede con il quale l’uomo era ridotto allo stato laicale, la più severa delle pene. In quel documento, in realtà, c’è però la prova che la Chiesa sapeva tutto da tempo. Le prime denunce all’ex Sant’Uffizio sono del 2009, tre anni dopo arriva la pena “in patrando delicta contra sextum Decalogi praeceptum cum minoribus”, cioè per “essere colpevole di delitti con minori contro il sesto precetto del decalogo” (“non commettere adulterio”). Trotta perde però soltanto l’abito.

Nessuno lo denuncia in Procura. E in più la Congregazione, all’epoca guidata dal cardinale Joseph Levada, impone al vescovo che “la nuova condizione di sacerdote dimesso non dia scandalo ai fedeli”. “Tuttavia – aggiunge – se sussiste il pericolo di abuso per i minori l’Ordinario può divulgare il fatto”. Silenzio, quindi. Seppur in caso di pericolo, si può raccontare quello che è successo. In pochi in paese sanno, in realtà, che Trotta non sia più un prete. “Al funerale del padre aveva il collarino ecclesiastico” raccontano oggi. “Frequentava la chiesa, ci aveva detto che era in attesa di una nuova destinazione”. Comincia così ad allenare la squadra giovanile. I ragazzini sono bombardati dalle sue avance eppure nessuno denuncia. Il 15 novembre la dirigenza della squadra lo allontana per “motivi etici”, senza avvisare la polizia che arriverà qualche giorno dopo su delega della pm Filoni. È a quel punto che si apre il vaso degli orrori.

Ma perché nessuno lo ha fermato? Perché gli è stato consentito di frequentare bambini nonostante i suoi precedenti? “Da un punto di vista del diritto canonico il provvedimento della Congregazione è inattaccabile: è stato inflitto il massimo della pena e la legge italiano non impone la denuncia” dicono i tecnici. Ma quella decina di bambini violati avrebbero potuto avere un futuro, se il vescovo dell’epoca, monsignor Domenico Cornacchia, lo avesse denunciato anche soltanto quando Trotta ha cominciato ad allenare, come d’altronde imponeva la direttiva del Vaticano.
Perché non lo ha fatto? “Ma io non sapevo nulla di Trotta – risponde ora Cornacchia – Non era un presbitero diocesano, avrebbero dovuto controllare il suo superiore generale e provinciale “. Monsignor Giuseppe Giuliano è il nuovo vescovo di Lucera. È arrivato lo scorso febbraio. Ha la voce provata: “Non sapevo nulla. Tremo a pensare a quei bambini – dice – È troppo tutto questo male”.
 
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18 replies since 23/4/2015, 10:42   4666 views
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