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Varazze, 1907: Preti pedofili al collegio dei salesiani. I moti anticlericali, 2014: Crisi di vocazioni, i preti vanno via. Restano i laici

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view post Posted on 26/12/2007, 18:01
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2014: Crisi di vocazioni, i preti vanno via. Restano i laici

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Varazze, 1907: lo scandalo del collegio dei salesiani e i moti anticlericali
.
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La scena politica italiana degli inizi del Novecento fu caratterizzata da un’opinione pubblica divisa sostanzialmente fra clericali ed anticlericali, questi ultimi quasi sempre di ispirazione socialista.
Già poco prima dell’Unificazione vi erano state leggi molto discusse volte alla laicizzazione dello Stato, come la Siccardi del 1850 che prevedeva la riorganizzazione dei beni della Chiesa, l’abolizione del Foro ecclesiastico e di diversi diritti riservati al clero, e la legge Rattazzi di qualche anno dopo, volta, tra l’altro, a chiudere le istituzioni religiose prive di utilità pubblica (furono soppressi circa 334 conventi)[1].
Gli scandali legati a suore, preti e prelati rappresentavano per la stampa di area socialista una vera e propria ghiottoneria e così faceva notizia tutto ciò che poteva riguardare la corruzione morale e materiale del clero.
In un periodo di soli pochi giorni dell’estate del 1907 si poteva leggere, ad esempio, di “Atti nefandi in un asilo di pseudomonache – cinque donne e un prete arrestati”[2], de “L’arresto di don Riva a Torino”, coinvolto in uno scandalo di abusi sessuali verso una fanciulla, fatto noto come “lo scandalo Fumagalli”[3], de “Gli scandali nell’educatorio di Alassio”[4], dove don Bretoni venne accusato di sevizie sessuali verso un ragazzo tredicenne, di “Suore denunciate al Procuratore del Re per maltrattamenti e inganni”[5] a Trani.
Fra i tanti scandali di quell’epoca, spicca il fattaccio che coinvolse il collegio dei Padri salesiani di Varazze, un cattivo affare frutto di un’”epidemia nera”[6] che ebbe conseguenze di dimensioni a dir poco colossali.
Nella bellissima cittadina ligure sorgeva un collegio costruito nel 1871 a spese della comunità per la ragguardevole cifra di 110.000 lire, il quale venne visitato dal “Santo dei Fanciulli” e quindi venduto ai padri salesiani; si trattava evidentemente di una manovra amministrativa poco pulita, dal momento che l’edificio fu ceduto allo scontatissimo prezzo di 40.000 lire. Non solo: la comunità di Varazze era tenuta a pagare prima 12.000 e poi 6.000 lire ai confratelli di don Bosco quale contributo per le attività scolastiche.
Il 31 luglio il quotidiano “Il Caffaro” riportava in un articolo a piena pagina il quale informava che “mentre l’intera nazione è tutt’ora sotto la più penosa impressione per i turpi fatti accaduti nel collegio Greco-Milanese (abusi verso fanciulle, ndr.), giungono oggi notizie di altri scandali scoperti nel Collegio dei Salesiani della vicina Varazze. La notizia grave giunge fra noi inattesa come un fulmine, aumentando negli animi l’impressione dolorosa”[7].
Era accaduto che la signora Besson, figlia di quello che fu fino a qualche anno prima il console francese presso il Regno di Sardegna, aveva ottenuto dal figlio Alessandro delicate confessioni circa abusi sessuali subiti nel collegio di Varazze, dov’era ospitato. La madre aveva incaricato il figlio di redigere un diario dettagliato sulle giornate trascorse presso il collegio dei padri salesiani: in quello che presto sarà il famigerato “Diario Besson” (ne parlerà a lungo il poeta e scrittore Gian Pietro Lucini, grande amico di Paolo Valera)[8], il ragazzo aveva riportato di effigi del re distrutte, di messe nere tenute in “costume adamitico” e di atti sessuali fra i frati, le suore del vicino collegio di Santa Caterina da Siena e gli alunni convittori.
Subito era partita un’inchiesta ed il 30 luglio il sottoprefetto cavalier Silva si presentò al collegio di Varazze con otto agenti, separò gli alunni dagli insegnanti ed iniziò gli interrogatori.
Dalle prime indagini risultò che cinque ragazzi avevano subito violenze comprovate da certificazione medica, anche se però non era del tutto chiara la causa.
Verso sera il procuratore del re, il cavalier Polito de Rosa spiccò un mandato d’arresto per il sacerdote trentenne don Giulio Disperati, insegnante presso il ginnasio e per il guardarobiere del collegio, Giovanni Lattuada, “incaricato della pulizia dei convittori”[9].
Nel frattempo si era sparsa la notizia dei gravi fatti e una folla inferocita si recò sotto le finestre del collegio fischiando ed urlando invettive contro i padri salesiani. Anche a Savona e a Spezia il mormorio popolare, aggravando fantasiosamente l’accaduto, aveva dato il via a dimostrazioni anticlericali, sobillate molto probabilmente dalle forze socialiste radicate nelle due città portuali.
Giunse poi a Varazze la signora Besson per ritirare il figlio dall’istituto e per cooperare nelle indagini, ma venne riconosciuta da alcuni abitanti e quindi insultata e minacciata al punto da dover essere messa sotto la scorta di due carabinieri reali.
Poco dopo fu emanato l’ordine di chiusura provvisoria del collegio.
L’interrogatorio dei ragazzi aveva innescato un’aspra polemica fra il direttore dell’istituto, il sacerdote don Carlo Maria Viglietti ed il cavalier Zaglia: il primo incolpava il secondo di pressioni psicologiche e di confessioni estorte, l’altro sosteneva ovviamente il contrario.
Il giorno successivo “Il Corriere della Sera” riportava una lunga nota in cui dal Vaticano partivano gli strali contro gli inquirenti, accusati di aver sottoposto i giovani “a una vera tortura morale da insidiosi interrogatori”[10] ed ancora di aver dato “forti tirate d’orecchi, schiaffi e percosse, finché qualche alunno impaurito o suggestionato disse che le accuse erano vere”[11].
Non solo: “Un infame equivoco fu creato sulla messa nera. Gli alunni dissero che spesso l’avevano vista celebrare dai salesiani, intendendo parlare delle messe da morto che vengono celebrate con le pianete nere. Allora gli interroganti spiegarono con ributtante linguaggio che la messa nera era una schifosa orgia e i poveri giovanetti, che non avevano nemmeno inteso parlare di tali nefandezze, ne ebbero per la prima volta cognizione dai vindici della moralità”[12].
La Segreteria di Stato Vaticano protestava anche contro la “vergognosa visita fatta da un medico scelto dagli interroganti”[13] e sempre “Il Corriere della Sera” riportava una nota a dir poco incandescente del papa apparsa su “La Corrispondenza romana”: “Pio X è rimasto profondamente colpito dalla benevola inerzia e dal mal celato appoggio del Governo e della sua stampa verso la campagna anticlericale organizzata dalla massoneria e dal socialismo e rafforzata dalla teppa. Mentre ormai tutti comprendono che lo sfruttamento in senso anticlericale dello scandalo Fumagalli è favorito dalla stampa ministeriale, come paravento alla realtà tutt’altro che clericale dello scandalo stesso, è sopravvenuta l’enormità di Varazze, ove i rappresentanti del Governo hanno tenuto un comportamento ributtante di settari”[14].
Il diario di Alessandro Besson era il motore immobile che faceva girare sempre più vorticosamente la catena degli eventi; riportava tuttavia la verità o i fatti erano frutto di chissà quali fantasie? Gli abusi sessuali dei padri salesiani nei confronti degli alunni erano accaduti realmente oppure erano il prodotto dell’immaginazione di un quattordicenne sognatore?
Il “Corriere della Sera” del 2 agosto riportava una descrizione abbastanza pittoresca del ragazzo: “Egli ha circa 14 anni ed è un tipo speciale, degno dello studio di qualche scienziato. Ha tutte le caratteristiche esteriori del rachitico e dell’isterico: molto sviluppato di statura ha, come tutti i rachitici, le gambe eccessivamente lunghe, il busto corto ed esile, il torace pochissimo sviluppato, ha capelli biondi e alquanto lunghi, occhi non molto vivi, naso aquilino, quasi privo di setto nasale, terminante a punta e alquanto aguzzo. Parla a scatti e pare sotto l’impressione continua di una grande agitazione non giustificata”[15]. Un tentativo forse di screditarlo e quindi di rendere inattendibili le sue dichiarazioni? La stessa madre, si mormorava, avrebbe avuto interesse a screditare i salesiani per via di un torto subito in passato.
Il diario del giovane riportava di fantasmi, considerati anime dei trapassati, che apparivano nella notte ai convittori, i quali li invitavano ad asportare dalle proprie case oggetti preziosi e denaro e quindi di dare il tutto ai padri del collegio; ed ancora indicavano ai ragazzi di compiere sacrifici, come prestare il proprio corpo o svegliarsi nella notte per pregare, al fine di placare l’ira del Padre Eterno dovuta alla “cacciata dei preti dalla Francia”[16]; vi era poi l’obbligo di assistere a messe tenute in strani abiti e dai riti curiosi, in cui le predice erano centrate sul fatto che il Governo dell’Italia sarebbe dovuto essere consegnato al Papa e all’Austria; ed ancora i convittori erano stati costretti a vedere l’impiccagione da parte dei padri salesiani e delle monache del convento di santa Caterina di un fantoccio raffigurante il re e la distruzione di un ritratto raffigurante Garibaldi.
Sempre secondo il Besson, vi sarebbero state minacce di castighi e di pene fino alla morte volute da di Dio nel caso i giovani non avessero prestato fede al giuramento di omertà.
Il giorno successivo gli inquirenti interrogarono separatamente gli alunni del collegio ed emerse che alcuni di essi avevano confermato gli abusi denunciati dal giovane Besson; sul corpo dei ragazzi vennero riscontrate dai medici lesioni da sevizie.
Fu spiccato un mandato d’arresto nei confronti di un padre salesiano, don Musso, fino a qualche tempo prima insegnate presso il collegio di Varazze, il quale però non fu trovato in casa in quanto ormai si era dato frettolosamente alla fuga, o meglio a una “misteriosa scomparsa”, come asseriva il filoclericale "Secolo XIX"[17]. Lo stesso quotidiano dovette tuttavia correggere il suo atteggiamento di prudenza quando, qualche giorno dopo, un altro padre salesiano inquisito, tal don Rolla, fece perdere le sue tracce.
Nel frattempo le autorità di pubblica sicurezza fecero affluire in Liguria truppe dell’esercito di rinforzo ai carabinieri, dal momento che i disordini ed i moti anticlericali stavano assumendo proporzioni preoccupanti.
Alla Spezia in particolare vi erano stati diversi casi di religiosi aggrediti e di chiese saccheggiate. In più occasioni i manifestanti ingaggiarono scontri violenti con le Forze dell’ordine: “Davanti alla chiesa dei Salesiani (di Spezia, ndr.) vennero lanciati dai soliti ignoti sassi contro le truppe. Dopo i segnali venne fatta una prima scarica. Seguitando la sassaiola, seguì una seconda scarica a salve. Rimasero feriti vari carabinieri e guardie. Nel frattempo essendo stato ferito pittosto gravemente un carabiniere vennero sparati alcuni colpi di rivoltella. All’angolo di via Napoli un individuo non ancora identificato[18] venne ferito all’addome cadendo morto al colpo”[19].
A Roma furono appesi manifesti dai filoclericali con i quali si dava sostegno alla tesi secondo cui i fatti di Varazze altro non erano che manovre massoniche e socialiste atte a screditare l’Italia nei confronti dei Paesi esteri e da lì a trasformare il fattaccio del collegio dei Salesiani in una bagarre parlamentare il passo fu breve.
Ci furono invettive di deputati di una parte contro quelli dell’altra, comizi nelle piazze di tutt’Italia dove gli esponenti dell’ala filoclericale attaccavano duramente tutti i politici che non apparivano devoti a Santa Romana Chiesa.
Mentre il presidente del Consiglio Giovanni Giolitti si dava da fare per smentire un articolo apparso su “La vita pubblica” nel quale veniva riportata una sua idea circa legge atta a ridurre la punibilità delle congregazioni religiose, i tumulti continuavano ed aumentavano di numero e di gravità in tutto il Paese. Dalla Spezia giungevano in continuazione notizie allarmanti di scontri di inaudita violenza, con carabinieri e dimostranti gravemente feriti; in uno scontro con le Forze dell’ordine cadde un secondo giovane operaio, tal Angelo Micchi.
Per i religiosi del Belpaese le cose non andavano certo meglio, dal momento che vi furono numerose aggressioni fisiche e verbali, come quelle rivolte a Firenze al noto astronomo padre Guido Alfani e a Milano don Guido Gondangelo; a Roma l’abate dei cistercensi, don Amedeo de Bie, fu oggetto di una sassaiola, stessa sorte toccò al vescovo di Faenza, mentre a Palermo un tal Padre Pasta venne soccorso da un giovane operaio filoclericale armato di rivoltella, il quale salvò il sacerdote da un gruppo di socialisti inferociti che lo insultavano al grido di “abbasso i preti, viva la scuola laica”.
Da ogni città erano segnalate agitazioni e cortei di protesta, cariche dei carabinieri sui dimostranti, vetri delle chiese infranti, conventi imbrattati; a Sampierdarena una folla inferocita si diresse al convento dei padri salesiani con l’intento di appiccarvi fuoco: i dimostranti resero inoffensivi i due carabinieri di guardia e sfondarono il portone. Furono gli stessi frati a sparare sette colpi a vuoto e quindi ad allontanare i manifestanti, ma ci vollero un battaglione di alpini ed uno di finanzieri per disperdere i rivoltosi. La paura era molta e motivata, tanto che diversi collegi dei salesiani furono prudentemente chiusi ed i preti andavano armandosi: “E’ ormai dimostrato che nelle manifestazioni pubbliche di questi giorni predomina la teppa, per cui moltissimi preti fecero domanda per ottenere il porto d’armi allo scopo di poter difendersi se aggrediti”[20].
La Chiesa sospese i pellegrinaggi previsti per il giubileo sacerdotale, la Camera del Lavoro ligure indisse uno sciopero generale, le donne di Varazze organizzarono una marcia di sostegno ai padri salesiani e il circolo “Giordano Bruno”, un’organizzazione laicista ampiamente diffusa, pubblicò un nuovo manifesto: “Non una reale giustificazione, non una smentita sulla gravità terribile delle accuse, ma la vacua bestialità delle ingiurie ed il grottesco appello all’intervento delle potenze straniere e la minaccia di sopprimere il misero beneficio di pellegrinaggi di cui hanno usufruito poche congregazioni religiose costrette dalla civiltà degli altri paesi a sfruttare il nostro”[21].
Il 5 agosto una nota dal Vaticano informava: “Da ottima fonte documentata possiamo affermare quanto segue: la presente campagna anticlericale in Italia è sostenuta anche col denaro della massoneria francese. Tra la recente campagna elettorale e quella attuale del teppismo di penna e di piazza contro le case religiose, la massoneria francese ha speso in Italia circa 150.000 lire - giova rammentare che i Besson, fabbricanti del fantastico romanzo di Varazze, sono francesi”[22].
E così nell’estate del 1907 avvenne che un semplice ed quasi insignificante ragazzo di quattordici anni scosse la giovane Italia da cima a fondo; per alcuni si trattava di un sognatore, per altri di un diffamatore, per altri ancora di uno strumento in mano alle logge massoniche. Più probabilmente fu solo un giovane stanco di essere vittima di abusi sessuali da parte dei padri salesiani del collegio di Varazze in cui era ospitato.
Una curiosità: nello stesso anno in cui si svolsero i fatti, era ospitato presso il collegio di Varazze l’allora undicenne Sandro Pertini, futuro Presidente della Repubblica italiana.

Foto:
- Il collegio dei salesiani di Varazze, inizio secolo XX;
- Don Carlo Viglietti, direttore del collegio nel 1907
- L'edificio del collegio, che oggi ospita una casa di riposo
- Foto del 1908 degli alunni della V elementare del collegio di Varazze, fra i quali vi è Sandro Pertini
[1] Michele Ruggiero, Cavour, Rusconi 1997.
[2] Cfr. Il Corriere della Sera, 20 luglio 1907.
[3] Idem.
[4] Cfr. Il Corriere della Sera, 28 luglio 1907.
[5] Idem.
[6] Cfr. Il Popolo, 31.7.1907.
[7] Cfr. Il Caffaro, 31.7.1907
[8] Giornalista e scrittore, scrisse “I gentiluomini invertiti. Echi dello scandalo di Milano”, cfr sito web di Enrico Oliari, trascrizione documenti.
[9] Cfr Il Secolo XIX, 31 luglio 1907
[10] Cfr. Il Corriere della Sera, 1.8.1907.
[11] Idem.
[12] Idem.
[13] Idem.
[14] Idem.
[15] Cfr. Il Corriere della Sera, 2.8.1907.
[16] Idem.
[17] Cfr. Il Secolo XIX, 2.8.1907.
[18] Si trattava di Domenico Rugi, "saricatore di carbone“ e membro della "Fratellanza dei Facchini“ di Spezia - Cfr. Il Secolo XIX, 3.8.1907.
[19] Cfr. Il Caffaro, 2.8.1907.
[20] Cfr. Il Secolo XIX, 4.8.1907.
[21] Cfr. Alto Adige, 7.8.1907.
[22] Cfr. La Corrispondenza Romana, 6.8.1907.


www.culturagay.it/cg/saggio.php?id=220#_ftn22

Edited by GalileoGalilei - 4/10/2014, 07:13
 
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http://www.savonaeponente.com/2010/10/15/m...ione-del-libro/

Messe nere a Savona, oggi alla Ubik presentazione del libro

* 15 ottobre 2010 08:59

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Cento anni fa nel savonese un’impressionante ed esemplare vicenda anticipa il clamore attuale sul fenomeno della pedofilia nel clero cattolico.
Varazze, luglio 1907. Le pagine della cronaca locale di Savona annunciano uno scandalo dalle tinte fosche, destinato a divenire drammaticamente noto in tutta Italia e all’estero.
Un quotidiano savonese parla della scoperta di “turpitudini” nel Collegio Salesiano di Varazze, dove frati e monache risulterebbero coinvolti in atti osceni e di corruzione sui giovani studenti minorenni ospitati nel convitto, sede dell’ unica scuola cittadina. Al centro dello scandalo è il clamoroso diario di Alessandro Besson, uno studente quattordicenne che descrive messe nere e riti orgiastici tra monache, preti e giovani convittori. In due giorni il caso Besson passa dalle gazzette locali ai quotidiani nazionali e fa scoppiare in tutto il Regno d’Italia manifestazioni di piazza, disordini, violenti scontri che a La Spezia provocano l’incendio di alcune chiese, un morto e un centinaio di arresti. E’ crisi fra il governo Giolitti e la Santa Sede, la Massoneria viene accusata di aver architettato segretamente lo scandalo. Il fronte democratico dei blocchi popolari cavalca lo sdegno collettivo per affermare la necessità di una scuola pubblica e laica, mentre quello cattolico si compatta e trova sostegno tra i moderati interessati a contenere l’avanzata socialista.
Attraverso questa vicenda, scatenata dall’inquietante diario Besson, ritrovato e reso pubblico per la prima volta da Pier Luigi Ferro, emerge un quadro avvincente e torbido dell’Italia giolittiana che vede coinvolti in primo piano il poeta Lucini, ma anche famosi psichiatri e criminologi come Cesare Lombroso e Enrico Morselli. Una storia ricostruita e raccontata con minuzia di particolari, attraverso epistolari, documenti d’archivio e la vivace, faziosa pubblicistica dell’epoca.
La Prefazione è del compianto saggista e poeta Edoardo Sanguineti.

Venerdì 15 ottobre Ore 17,30 SALA ROSSA DEL COMUNE:
Presentazione del libro
“Messe nere sulla Riviera”
Incontro con l’autore
PIER LUIGI FERRO
Tavola rotonda con PIER LUIGI FERRO, SILVANO GODANI,
SILVIO RIOLFO MARENGO, STEFANO VERDINO.
 
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http://wildgreta.wordpress.com/scandali-ecclesiastici/

Varazze, 1907: lo scandalo del collegio dei salesiani e i moti anticlericali

UN BELLISSIMO ARTICOLO CHE RACCONTA VECCHI SCANDALI ECCLESIASTICI. SONO FATTI AVVENUTI UN SECOLO FA….ANCHE SE NON SEMBRA.


“La scena politica italiana degli inizi del Novecento fu caratterizzata da un’opinione pubblica divisa sostanzialmente fra clericali ed anticlericali, questi ultimi quasi sempre di ispirazione socialista.Già poco prima dell’Unificazione vi erano state leggi molto discusse volte alla laicizzazione dello Stato, come la Siccardi del 1850 che prevedeva la riorganizzazione dei beni della Chiesa, l’abolizione del Foro ecclesiastico e di diversi diritti riservati al clero, e la legge Rattazzi di qualche anno dopo, volta, tra l’altro, a chiudere le istituzioni religiose prive di utilità pubblica (furono soppressi circa 334 conventi).Gli scandali legati a suore, preti e prelati rappresentavano per la stampa di area socialista una vera e propria ghiottoneria e così faceva notizia tutto ciò che poteva riguardare la corruzione morale e materiale del clero.In un periodo di soli pochi giorni dell’estate del 1907 si poteva leggere, ad esempio, di “Atti nefandi in un asilo di pseudomonache – cinque donne e un prete arrestati”, de “L’arresto di don Riva a Torino”, coinvolto in uno scandalo di abusi sessuali verso una fanciulla, fatto noto come “lo scandalo Fumagalli”, de “Gli scandali nell’educatorio di Alassio”, dove don Bretoni venne accusato di sevizie sessuali verso un ragazzo tredicenne, di “Suore denunciate al Procuratore del Re per maltrattamenti e inganni”[5] a Trani.Fra i tanti scandali di quell’epoca, spicca il fattaccio che coinvolse il collegio dei Padri salesiani di Varazze, un cattivo affare frutto di un’”epidemia nera”che ebbe conseguenze di dimensioni a dir poco colossali.Nella bellissima cittadina ligure sorgeva un collegio costruito nel 1871 a spese della comunità per la ragguardevole cifra di 110.000 lire, il quale venne visitato dal “Santo dei Fanciulli” e quindi venduto ai padri salesiani; si trattava evidentemente di una manovra amministrativa poco pulita, dal momento che l’edificio fu ceduto allo scontatissimo prezzo di 40.000 lire. Non solo: la comunità di Varazze era tenuta a pagare prima 12.000 e poi 6.000 lire ai confratelli di don Bosco quale contributo per le attività scolastiche. Il 31 luglio il quotidiano “Il Caffaro” riportava in un articolo a piena pagina il quale informava che “mentre l’intera nazione è tutt’ora sotto la più penosa impressione per i turpi fatti accaduti nel collegio Greco-Milanese (abusi verso fanciulle, ndr.), giungono oggi notizie di altri scandali scoperti nel Collegio dei Salesiani della vicina Varazze. La notizia grave giunge fra noi inattesa come un fulmine, aumentando negli animi l’impressione dolorosa”.Era accaduto che la signora Besson, figlia di quello che fu fino a qualche anno prima il console francese presso il Regno di Sardegna, aveva ottenuto dal figlio Alessandro delicate confessioni circa abusi sessuali subiti nel collegio di Varazze, dov’era ospitato. La madre aveva incaricato il figlio di redigere un diario dettagliato sulle giornate trascorse presso il collegio dei padri salesiani: in quello che presto sarà il famigerato “Diario Besson” (ne parlerà a lungo il poeta e scrittore Gian Pietro Lucini, grande amico di Paolo Valera), il ragazzo aveva riportato di effigi del re distrutte, di messe nere tenute in “costume adamitico” e di atti sessuali fra i frati, le suore del vicino collegio di Santa Caterina da Siena e gli alunni convittori.Subito era partita un’inchiesta ed il 30 luglio il sottoprefetto cavalier Silva si presentò al collegio di Varazze con otto agenti, separò gli alunni dagli insegnanti ed iniziò gli interrogatori.Dalle prime indagini risultò che cinque ragazzi avevano subito violenze comprovate da certificazione medica, anche se però non era del tutto chiara la causa. Verso sera il procuratore del re, il cavalier Polito de Rosa spiccò un mandato d’arresto per il sacerdote trentenne don Giulio Disperati, insegnante presso il ginnasio e per il guardarobiere del collegio, Giovanni Lattuada, “incaricato della pulizia dei convittori”.Nel frattempo si era sparsa la notizia dei gravi fatti e una folla inferocita si recò sotto le finestre del collegio fischiando ed urlando invettive contro i padri salesiani. Anche a Savona e a Spezia il mormorio popolare, aggravando fantasiosamente l’accaduto, aveva dato il via a dimostrazioni anticlericali, sobillate molto probabilmente dalle forze socialiste radicate nelle due città portuali.Giunse poi a Varazze la signora Besson per ritirare il figlio dall’istituto e per cooperare nelle indagini, ma venne riconosciuta da alcuni abitanti e quindi insultata e minacciata al punto da dover essere messa sotto la scorta di due carabinieri reali. Poco dopo fu emanato l’ordine di chiusura provvisoria del collegio.L’interrogatorio dei ragazzi aveva innescato un’aspra polemica fra il direttore dell’istituto, il sacerdote don Carlo Maria Viglietti ed il cavalier Zaglia: il primo incolpava il secondo di pressioni psicologiche e di confessioni estorte, l’altro sosteneva ovviamente il contrario.Il giorno successivo “Il Corriere della Sera” riportava una lunga nota in cui dal Vaticano partivano gli strali contro gli inquirenti, accusati di aver sottoposto i giovani “a una vera tortura morale da insidiosi interrogatori” ed ancora di aver dato “forti tirate d’orecchi, schiaffi e percosse, finché qualche alunno impaurito o suggestionato disse che le accuse erano vere”.Non solo: “Un infame equivoco fu creato sulla messa nera. Gli alunni dissero che spesso l’avevano vista celebrare dai salesiani, intendendo parlare delle messe da morto che vengono celebrate con le pianete nere. Allora gli interroganti spiegarono con ributtante linguaggio che la messa nera era una schifosa orgia e i poveri giovanetti, che non avevano nemmeno inteso parlare di tali nefandezze, ne ebbero per la prima volta cognizione dai vindici della moralità”.La Segreteria di Stato Vaticano protestava anche contro la “vergognosa visita fatta da un medico scelto dagli interroganti”e sempre “Il Corriere della Sera” riportava una nota a dir poco incandescente del papa apparsa su “La Corrispondenza romana”: “Pio X è rimasto profondamente colpito dalla benevola inerzia e dal mal celato appoggio del Governo e della sua stampa verso la campagna anticlericale organizzata dalla massoneria e dal socialismo e rafforzata dalla teppa. Mentre ormai tutti comprendono che lo sfruttamento in senso anticlericale dello scandalo Fumagalli è favorito dalla stampa ministeriale, come paravento alla realtà tutt’altro che clericale dello scandalo stesso, è sopravvenuta l’enormità di Varazze, ove i rappresentanti del Governo hanno tenuto un comportamento ributtante di settari”. Il diario di Alessandro Besson era il motore immobile che faceva girare sempre più vorticosamente la catena degli eventi; riportava tuttavia la verità o i fatti erano frutto di chissà quali fantasie? Gli abusi sessuali dei padri salesiani nei confronti degli alunni erano accaduti realmente oppure erano il prodotto dell’immaginazione di un quattordicenne sognatore? Il “Corriere della Sera” del 2 agosto riportava una descrizione abbastanza pittoresca del ragazzo: “Egli ha circa 14 anni ed è un tipo speciale, degno dello studio di qualche scienziato. Ha tutte le caratteristiche esteriori del rachitico e dell’isterico: molto sviluppato di statura ha, come tutti i rachitici, le gambe eccessivamente lunghe, il busto corto ed esile, il torace pochissimo sviluppato, ha capelli biondi e alquanto lunghi, occhi non molto vivi, naso aquilino, quasi privo di setto nasale, terminante a punta e alquanto aguzzo. Parla a scatti e pare sotto l’impressione continua di una grande agitazione non giustificata”. Un tentativo forse di screditarlo e quindi di rendere inattendibili le sue dichiarazioni? La stessa madre, si mormorava, avrebbe avuto interesse a screditare i salesiani per via di un torto subito in passato.Il diario del giovane riportava di fantasmi, considerati anime dei trapassati, che apparivano nella notte ai convittori, i quali li invitavano ad asportare dalle proprie case oggetti preziosi e denaro e quindi di dare il tutto ai padri del collegio; ed ancora indicavano ai ragazzi di compiere sacrifici, come prestare il proprio corpo o svegliarsi nella notte per pregare, al fine di placare l’ira del Padre Eterno dovuta alla “cacciata dei preti dalla Francia”[16]; vi era poi l’obbligo di assistere a messe tenute in strani abiti e dai riti curiosi, in cui le predice erano centrate sul fatto che il Governo dell’Italia sarebbe dovuto essere consegnato al Papa e all’Austria; ed ancora i convittori erano stati costretti a vedere l’impiccagione da parte dei padri salesiani e delle monache del convento di santa Caterina di un fantoccio raffigurante il re e la distruzione di un ritratto raffigurante Garibaldi.Sempre secondo il Besson, vi sarebbero state minacce di castighi e di pene fino alla morte volute da di Dio nel caso i giovani non avessero prestato fede al giuramento di omertà.Il giorno successivo gli inquirenti interrogarono separatamente gli alunni del collegio ed emerse che alcuni di essi avevano confermato gli abusi denunciati dal giovane Besson; sul corpo dei ragazzi vennero riscontrate dai medici lesioni da sevizie.Fu spiccato un mandato d’arresto nei confronti di un padre salesiano, don Musso, fino a qualche tempo prima insegnate presso il collegio di Varazze, il quale però non fu trovato in casa in quanto ormai si era dato frettolosamente alla fuga, o meglio a una “misteriosa scomparsa”, come asseriva il filoclericale “Secolo XIX”. Lo stesso quotidiano dovette tuttavia correggere il suo atteggiamento di prudenza quando, qualche giorno dopo, un altro padre salesiano inquisito, tal don Rolla, fece perdere le sue tracce.Nel frattempo le autorità di pubblica sicurezza fecero affluire in Liguria truppe dell’esercito di rinforzo ai carabinieri, dal momento che i disordini ed i moti anticlericali stavano assumendo proporzioni preoccupanti.Alla Spezia in particolare vi erano stati diversi casi di religiosi aggrediti e di chiese saccheggiate. In più occasioni i manifestanti ingaggiarono scontri violenti con le Forze dell’ordine: “Davanti alla chiesa dei Salesiani (di Spezia, ndr.) vennero lanciati dai soliti ignoti sassi contro le truppe. Dopo i segnali venne fatta una prima scarica. Seguitando la sassaiola, seguì una seconda scarica a salve. Rimasero feriti vari carabinieri e guardie. Nel frattempo essendo stato ferito pittosto gravemente un carabiniere vennero sparati alcuni colpi di rivoltella. All’angolo di via Napoli un individuo non ancora identificato venne ferito all’addome cadendo morto al colpo”.A Roma furono appesi manifesti dai filoclericali con i quali si dava sostegno alla tesi secondo cui i fatti di Varazze altro non erano che manovre massoniche e socialiste atte a screditare l’Italia nei confronti dei Paesi esteri e da lì a trasformare il fattaccio del collegio dei Salesiani in una bagarre parlamentare il passo fu breve.Ci furono invettive di deputati di una parte contro quelli dell’altra, comizi nelle piazze di tutt’Italia dove gli esponenti dell’ala filoclericale attaccavano duramente tutti i politici che non apparivano devoti a Santa Romana Chiesa. Mentre il presidente del Consiglio Giovanni Giolitti si dava da fare per smentire un articolo apparso su “La vita pubblica” nel quale veniva riportata una sua idea circa legge atta a ridurre la punibilità delle congregazioni religiose, i tumulti continuavano ed aumentavano di numero e di gravità in tutto il Paese. Dalla Spezia giungevano in continuazione notizie allarmanti di scontri di inaudita violenza, con carabinieri e dimostranti gravemente feriti; in uno scontro con le Forze dell’ordine cadde un secondo giovane operaio, tal Angelo Micchi.Per i religiosi del Belpaese le cose non andavano certo meglio, dal momento che vi furono numerose aggressioni fisiche e verbali, come quelle rivolte a Firenze al noto astronomo padre Guido Alfani e a Milano don Guido Gondangelo; a Roma l’abate dei cistercensi, don Amedeo de Bie, fu oggetto di una sassaiola, stessa sorte toccò al vescovo di Faenza, mentre a Palermo un tal Padre Pasta venne soccorso da un giovane operaio filoclericale armato di rivoltella, il quale salvò il sacerdote da un gruppo di socialisti inferociti che lo insultavano al grido di “abbasso i preti, viva la scuola laica”.Da ogni città erano segnalate agitazioni e cortei di protesta, cariche dei carabinieri sui dimostranti, vetri delle chiese infranti, conventi imbrattati; a Sampierdarena una folla inferocita si diresse al convento dei padri salesiani con l’intento di appiccarvi fuoco: i dimostranti resero inoffensivi i due carabinieri di guardia e sfondarono il portone. Furono gli stessi frati a sparare sette colpi a vuoto e quindi ad allontanare i manifestanti, ma ci vollero un battaglione di alpini ed uno di finanzieri per disperdere i rivoltosi. La paura era molta e motivata, tanto che diversi collegi dei salesiani furono prudentemente chiusi ed i preti andavano armandosi: “E’ ormai dimostrato che nelle manifestazioni pubbliche di questi giorni predomina la teppa, per cui moltissimi preti fecero domanda per ottenere il porto d’armi allo scopo di poter difendersi se aggrediti”.La Chiesa sospese i pellegrinaggi previsti per il giubileo sacerdotale, la Camera del Lavoro ligure indisse uno sciopero generale, le donne di Varazze organizzarono una marcia di sostegno ai padri salesiani e il circolo “Giordano Bruno”, un’organizzazione laicista ampiamente diffusa, pubblicò un nuovo manifesto: “Non una reale giustificazione, non una smentita sulla gravità terribile delle accuse, ma la vacua bestialità delle ingiurie ed il grottesco appello all’intervento delle potenze straniere e la minaccia di sopprimere il misero beneficio di pellegrinaggi di cui hanno usufruito poche congregazioni religiose costrette dalla civiltà degli altri paesi a sfruttare il nostro”. Il 5 agosto una nota dal Vaticano informava: “Da ottima fonte documentata possiamo affermare quanto segue: la presente campagna anticlericale in Italia è sostenuta anche col denaro della massoneria francese. Tra la recente campagna elettorale e quella attuale del teppismo di penna e di piazza contro le case religiose, la massoneria francese ha speso in Italia circa 150.000 lire – giova rammentare che i Besson, fabbricanti del fantastico romanzo di Varazze, sono francesi”.E così nell’estate del 1907 avvenne che un semplice ed quasi insignificante ragazzo di quattordici anni scosse la giovane Italia da cima a fondo; per alcuni si trattava di un sognatore, per altri di un diffamatore, per altri ancora di uno strumento in mano alle logge massoniche. Più probabilmente fu solo un giovane stanco di essere vittima di abusi sessuali da parte dei padri salesiani del collegio di Varazze in cui era ospitato.Una curiosità: nello stesso anno in cui si svolsero i fatti, era ospitato presso il collegio di Varazze l’allora undicenne Sandro Pertini, futuro Presidente della Repubblica italiana.


http://www.lastampa.it/2010/08/11/cultura/...UKI/pagina.html

Cultura
11/08/2010 - LA STORIA
1907, guerra civile per i preti pedofili

Una vignetta di Galantara dalla rivista l'Asino del 1904

Uno scandalo a Varazze infiamma d'anticlericalismo l'Italia giolittiana
mario baudino

Ci furono moti di piazza, assalti alle chiese, portoni date alle fiamme, altari saccheggiati, l'esercito per le strade a Milano alla Liguria, e persino un morto, a la Spezia. Nell'Italia giolittiana d'inizio Novecento uno scandalo di preti pedofili scoppiato a Varazze e dilagato per tutto il Nord Ovest evocò spettri di guerra civile. Scatenò addirittura la corsa al porto d'armi da parte di sacerdoti che non si sentivano troppo sicuri, e uno di loro, a Savona, sparò per disperdere un gruppo di giovanotti che sembravano volerlo schernire. I giornali cattolici usarono toni violentissimi contro il «complotto massonico» e le presunte vittime, quelli liberali non furono da meno quanto a fair play. Tutti pubblicarono dettagli quanto meno scabrosi, approfittando della loquacità degli inquirenti e delle parti in causa.

Furono i torridi mesi della orge in Riviera, anzi «orgie» come scrivevano preferibilmente allora, prima che il processo più importante venisse cautamente insabbiato e la grande indignazione collettiva scivolasse verso l'oblio. Di quanto avvenne nell'estate del 1907 non si è serbata memoria, anche perché i documenti chiave sono spariti. Ora uno studioso, Pier Luigi Ferro, ha ritrovato il memoriale che fu al centro dello scandalo, scritto da Alessandro Besson, un convittore dei salesiani di Varazze, e ricostruisce la vicenda in Messe nere sulla Riviera (Utet), con prefazione in forma di intervista a Edoardo Sanguineti, il critico e poeta scomparso di recente. Al centro, il diario che accusa: è una sorta di racconto gotico, morboso e fantastico, dove la verità è coperta e resa obiettivamente incredibile dalla furia visionaria. L'aspetto più romanzesco dell'intera vicenda è che questo scritto è tornato alla luce tra le carte di un poeta molto caro a Sanguineti, Gian Pietro Lucini, che all'epoca frequentava Varazze e voleva trarre un libro dallo scandalo.

Anche lui non ne fece poi nulla, come se gravasse una sorta di maledizione, o una coazione a lasciar perdere. Lucini era un animo critico e ribelle (Revolverate si intitola significativamente la sua raccolta di versi più nota) e ne voleva ricavare un fremente atto d'accusa, forse alla Zola. La denuncia del ragazzo Besson (o meglio della madre) era del resto molto grave, e toccava un tema che era insieme tabù e attualissimo. Perché i fatti di Varazze non erano un fenomeno isolato. Lanciò la notizia il quotidiano savonese Il Cittadino, edizione del 30 luglio 1907. Strillava il titolo: La scoperta di turpitudini nel Collegio Salesiano di Varazze, e il catenaccio completava: Frati e monache compromessi. Il giorno prima un nutrito gruppo di carabinieri, col «sottoprefetto» Domenico Silva, erano infatti piombati nel collegio, «a seguito d'una denuncia anonima», avevano interrogato tutti, sottoposto alcuni adolescenti a visita medica e arrestati sei «reverendi, che negarono naturalmente ogni cosa». Il giornale sembrava specificava gli addebiti: «atti di corruzione su allievi minorenni» commessi «sulla spiaggia del mare, nella camerate, ovunque», ma anche «fatti osceni» che «si consumavano fra i reverendi istitutori colla partecipazione delle reverende suore di un convento vicino», messe nere «con scene conseguenti, degne del più turpe lupanare».

La scintilla divenne subito un incendio: non solo volò lontano, fino al New York Times, ma deflagrò in Liguria. Nella socialista Savona un migliaio di persone scesero in piazza minacciose, dirigendosi verso il locale oratorio salesiano. All'inizio di agosto a La Spezia, dove socialisti e anarchici erano ovviamente ben radicati, la folla assalì una Chiesa, venne respinta, tornò il giorno dopo e la saccheggiò. Venne incendiato un oratorio dei cappuccini, mentre a Genova sfilavano 25 mila persone. E ancora a La Spezia, alla fine, un carabiniere perse la testa e sparò sui manifestanti che, dopo aver liberato a sassate alcuni compagni arrestati, assediavano una chiesa salesiana; un giovane operaio fu colpito a morte. La situazione pareva ingovernabile, mentre i cattolici reagivano con altrettanta energia. A Varazze, considerata città «clericale», mille donne sfilarono in segno di solidarietà con i preti accusati e contro madre e figlio Besson. Un giornale cattolico, scoperto che il ragazzo era in realtà stato adottato, si chiese a caratteri cubitali come si potesse dar credito «a un bastardo».

I medici avevano diagnosticato lesioni inequivocabili su alcuni convittori, ma nel corso delle indagini i genitori, per i più svariati motivi, cominciarono a ritirare le querele. Il codice Zanardelli prevedeva che per i reati sessuali si potesse procedere solo su querela di parte. L'indignazione nasceva dal fatto che scandali simili erano già emersi: ora sembravano tutti confluire in un solo affresco. Un anno prima ad Alassio, ancora in un convitto salesiano, un sacerdote era stato accusato dai ragazzi perché «si dilettava di produrre godimento manuale», ma venne subito allontanato. A Milano, dove una suora torinese - in dissidio col vescovo sabaudo - aveva trasferito la sua comunità di assistenza, l'Asilo della Consolata, si erano scoperte ogni genere di violenze e maltrattamenti sulle bambine lì accolte. Il terreno era pronto, le «orgie» della Riviera scatenarono gli animi: l'intero sistema educativo religioso sembrava ormai in discussione.

Alessandro Besson scriveva nel suo memoriale che preti e suore, a Varazze, non solo si davano al sesso ma celebravano messe nere punzecchiando simulacri del Re, di Cavour e di Garibaldi; narrava di ragazze svestite in presenza dei loro compagni, per premiarli dei buoni risultati scolastici; e dell'annuncio piuttosto esilarante che il parroco di Altare, «se staremo buoni», «si spoglierà nudo». Nei convitti le fantasie - e non solo quelle - dovevano andare a mille, aiutate dalla frustrazione sessuale e certo da romanzetti che evidentemente circolavano alla grande. Il memoriale era buffo, pornografico e grottesco; poco credibile, e infatti non venne creduto. Nel giro di pochi mesi tutti furono prosciolti, salvo due sacerdoti troppo compromessi che però erano spariti dalla circolazione. Il sottoprefetto Silva venne trasferito, Besson e la madre, accusati di calunnia - ma prosciolti anche loro - fuggirono all'estero. E il poeta Lucini si ritrovò messo fuori gioco dai velocissimi tempi italici. Il suo lavoro era ancora lontano dall'essere concluso, e già lo scandalo che aveva fatto tremare il Paese non sembrava più interessare nessuno.
 
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view post Posted on 4/10/2014, 05:48
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venerdì 3 ottobre 2014
Varazze - A causa della crisi di vocazioni i Salesiani sono costretti a fare un passo indietro, in un progetto pilota, così l'Oratorio del Don Bosco passa nelle mani di laici, ma don Mancini rassicura: " L'impegno sarà sempre al massimo "



Da www.ilSecoloxix.it del 03 Ottobre 2014

http://www.lastampa.it/2014/06/10/edizioni...hHK/pagina.html

I Salesiani lasciano Varazze dopo 140 anni
A settembre verranno trasferiti gli ultimi sacerdoti. L’oratorio verrà gestito da laici

Una cerimonia con il vescovo Lupi e l’ex sindaco Delfino



10/06/2014
MASSIMO PICONE
VARAZZE
Entro settembre i padri salesiani dell’Istituto di Varazze lasceranno la struttura. Al loro posto subentreranno, in assoluta continuità, i laici della Fondazione Don Bosco. Questa sarà quindi l’ultima estate che le centinaia di bambini e ragazzi trascorreranno con i sacerdoti. Si chiuderà così una lunga pagina di storia che ha coinvolto migliaia di varazzini dal 1872. Il Comune aveva fatto costruire l’edificio due anni prima per aprire una scuola elementare, in tempi in cui l’analfabetismo era la missione principale. Il centro aveva funzioni didattiche, fino al 1974 le aule della scuola media pullulavano di diligenti allievi, tra questi anche un giovanissimo Sandro Pertini. Nel 1981 fu trasformata in casa di riposo per i salesiani anziani. La scuola riprese in seguito, per chiudere definitivamente nel 1991. Dopo l’addio di don Daniele Pusti che lasciò la direzione pochi anni fa, don Giancarlo Maiani è divenuto vicario assumendo la direzione dell’opera, mentre l’oratorio è seguito da don Luciano Ziraldo e quindi don Giuseppe Casti. Sono rimasti solo loro tre. L’Ispettoria di Roma, quindi, ha deciso di passare la mano. «Ci vediamo all’oratorio» il passaparola di intere generazioni di varazzini per trascorrere pomeriggi spensierati coinvolti nelle mille attività che si «inventavano» i padri salesiani succeduti in oltre 140 anni di storia. Negli interni del palazzo, sale gioco, cappella, camere da sette-dieci posti per ospitare fino a cinquanta persone, cucine, bar, sala ristorante, cinema-teatro, campetto da calcio oggi divenuto in manto sintetico, pallacanestro, parco giochi per i piccoli, spiaggia attrezzata e sorvegliata. Numerose le attività: gruppi di catechismo, Scout Agesci, corso di chitarra, i cori Arcobaleno, Chicchi di Riso, Tieni Viva Gospel Voices, la banda cittadina Cardinal Cagliero quindi il Gruppo sportivo. «A settembre saremo trasferiti altrove – conferma don Ziraldo - . Il passaggio a un gruppo laico salesiano derivante dalla nostra Fondazione, non avrà alcuna conseguenza sia sulle attività pastorali sia su tutte le altre. Siamo stati sempre noi a gestire l’Istituto, perciò non è stato affidato alla Diocesi».
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view post Posted on 6/10/2014, 08:22
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2014: Crisi di vocazioni, i preti vanno via. Restano i laici
 
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