www.repubblica.it/esteri/2018/04/2...uana-194894118/Uruguay, caos per la marijuana legale: poca produzione e troppa richiesta, lunghe code e aziende in tilt
Prezzo basso e sostanze "adatte a tutti", lo Stato non riesce a far fronte all'aumento dell'80% degli iscritti alle liste che consentono di accedere alle farmacie autorizzate alla vendita. Ma il mercato nero continua a prosperare
di DANIELE MASTROGIACOMO
26 aprile 2018
Uruguay, caos per la marijuana legale: poca produzione e troppa richiesta, lunghe code e aziende in tilt
RIO DE JANEIRO – Poca produzione, troppa richiesta. A meno di nove mesi dall’entrata in vigore della legge che liberalizza la marijuana, l’Uruguay si accorge di essere in difficoltà. È aumentato dell’80 per cento il numero degli iscritti alle liste speciali che consentono di accedere alle 12 farmacie (5 a Montevideo) che hanno accettato di vendere l’erba prodotta, gestita e distribuita direttamente dallo Stato. Si calcola che ogni 100 abitanti del piccolo paese sudamericano 1 faccia uso di marijuana anche per scopi terapeutici. Stando ai registri ufficiali il numero degli iscritti avrebbe superato i 23.000 autorizzati all’acquisto.
Da settimane si vedono lunghe file davanti alle farmacie formate da uomini e donne, di ogni età, comunque maggiorenni, che attendono il proprio turno per comprare i 5 grammi stabiliti dalla legge. L’attesa è dovuta alla penuria delle produzioni previste (4 tonnellate l’anno per soddisfare 8.333 clienti) che si esauriscono troppo presto. Capita spesso che chi arriva al bancone si sente rispondere che l’erba è finita. Si è così cominciato a distribuire dei numeretti con i quali si prenota la propria bustina e si salta la fila il giorno stabilito. I turni di distribuzione sono saliti a due: alle 9 del mattino e alle 4 del pomeriggio. In quegli orari si assistono alle lunghe file che possono snodarsi fino a quattro palazzi.
Una delle grandi preoccupazioni, quando è stata varata la legge, era legata alla sicurezza. Si temevano assalti o rappresaglie dei narcos spiazzati dalla liberalizzazione. In realtà, confessano molti titolari delle farmacie, il problema è il mancato rifornimento. La domanda ha superato quasi del doppio l’offerta e la produzione delle piccole industrie non regge il ritmo.
Unico paese al mondo in cui lo Stato gestisce la vendita dell’erba e dove i telegiornali indicano, tra i valori borsistici, anche le variazioni del prezzo della marijuana, l’Uruguay sembra aver superato indenne una delle prove più difficili. Studi del settore, come le inchieste di Monitor Cannabis, dell’Università Cattolica, dell’Otr dell’Uruguay e della California o dell’impresa Factum, sostengono che cala anche la sfiducia verso la liberalizzazione: nel 2002, quando si iniziò a parlare del progetto, il 70 per cento era contrario; oggi un 44 per cento è favorevole e un 41 resta critico.
Il successo è dovuto anche ai paletti disposti dalla legge. Gli stranieri non residenti non possono accedere all’erba legale; si è evitato così di trasformare Montevideo nella Amsterdam del Sudamerica con i coffee shop invasi ogni weekend da migliaia di turisti alla ricerca dello sballo. Ma ad influire è anche il tasso di THC, la sostanza psicoattiva della cannabis, che nelle farmacie non supera il 9 per cento. Un’erba dolce, non violenta, adatta a tutti e in ogni circostanza, dicono gli assuntori in fila.
C’è infine il prezzo che fa la sua parte: 200 pesos, 6 euro, per cinque grammi. Tutto questo, secondo la polizia, non ha disarmato il mercato nero. Restano attive le “bocche da fumo” dove si può comprare l’erba illegale, con un tetraidrocannabinolo che raggiunge il 30 per cento. Arriva dal Paraguay. Costa anche tre volte meno ma è cattiva.
https://it.euronews.com/2018/01/10/uruguay...-primo-bilancioIn Uruguay la legalizzazione della cannabis ha già dimezzato il mercato nero
in Cannabis / High times — 26 luglio 2018
Era il 19 luglio 2017 quando in Uruguay entrava in vigore la vendita al dettaglio di cannabis nelle farmacie. Un anno dopo il governo annuncia che il 55% dei consumi di droghe leggere è gestito dal mercato legale, sottraendo così oltre la metà degli introiti alle organizzazioni criminali.
L’Istituto per la regolamentazione e il controllo della cannabis ha pubblicato un rapporto che fa il punto sui risultati raggiunti dal primo stato al mondo ad aver messo fine al proibizionismo per volere dell’ex presidente Jose Mujica. Secondo l’ente statale 24.324 persone si sono registrate per poter acquistare la cannabis in farmacia. A queste vanno aggiunte le 8.583 che praticano l’autoproduzione (anch’essa ammessa con l’iscrizione a un albo) e i 2.339 membri dei 91 cannabis social club presenti nel paese.
La legalizzazione uruguayana è fortemente controllata dalla Stato che si fa garante attraverso dei concessionari della produzione della cannabis con cui rifornire le farmacie, per la coltivazione ad uso personale invece basta un’autodichiarazione, così come per i cannabis social club che hanno alcune regole semplici da rispettare oltre che l’obbligo di sottoporsi a verifiche ogni volta le forze dell’ordine lo richiedano.
La cannabis nelle farmacie viene venduta a poco più di un euro al grammo, un prezzo di costo che ha l’unico obiettivo di sottrare terreno al mercato criminale. Le differenze con le legalizzazione capitalistica di stampo Usa sono evidenti ma i risultati dal punto di vista della riduzione dei reati legati alla droga molto simili.
Lo stato uruguaiano sta anche monitorando attentamente gli effetti della legalizzazione sui consumi e sulla salute pubblica. I primi risultati – diffusi durante l’Expocannabis Uruguay svoltosi lo scorso mese di dicembre – hanno testimoniato che nessun aumento dei consumi di cannabis è stato rilevato, così come non si sono verificati problemi per la sicurezza e la salute pubblica, mentre il moltiplicarsi delle informazioni e di dibattiti pubblici sul tema delle droghe in generale, ha aumentando la consapevolezza dei cittadini sull’argomento.
www.lastampa.it/2018/09/17/esteri/...aN/premium.htmll’Uruguay ha battuto i narcos
Emiliano Guanella
MONTEVIDEO | 17 Settembre 2018
AP
Due ragazze si fanno un selfie in uno stand della fiera della cannabis a Montevideo
Cinque anni fa entrava in vigore la legge sul consumo di cannabis. Lo Stato controlla la distribuzione e i prezzi, ridotta la vendita illegale
REPORTAGE
Il giorno più affollato della settimana nella farmacia Camano, nel tranquillo quartiere di Pocitos, è il giovedì, subito dopo mezzogiorno. La "marijuana di Stato" arriva la notte prima, uno stock di trecento bustine che vanno a ruba in poche ore.
Il primo a comprare è un ragazzo con lo skate, poi una giovane che viene con borse della spesa e la figlia in braccio, l'impiegato di banca che esce in pausa pranzo e così via. Per tutti vale lo stesso procedimento; si mette l'indice su una macchina che riconosce l'utente autorizzato a comprare fino a due buste di 5 grammi ciascuna di marijuana, di tipo normale o "indica". Costano 240 pesos uruguaiani, poco più di 6 euro, l'anonimato è garantito.
La vendita di cannabis in farmacia è stata l'ultima tappa d'attuazione della legge promulgata nel 2013 sotto il governo di Pepe Mujica, che ha trasformato il piccolo Uruguay nell'unico Paese al mondo dove lo Stato assume il controllo del commercio di marijuana. Qualsiasi maggiorenne ha tre forme di procurarsi l'erba; in farmacia, associandosi ad un club di amanti della cannabis o coltivandola in casa, fino a sei piante. Solo una trentina delle mille farmacie uruguaiane hanno accettato di vendere il nuovo prodotto.
Martin, della Camano, ammette di aver perso vecchi clienti scandalizzati nel vedere le cartine per gli spinelli a fianco di aspirine e antibiotici. "Ho voluto provare a vedere cosa succedeva e dopo un anno non mi posso lamentare. All'inizio ci sono stati dei problemi, la domanda superava l'offerta, ma adesso il sistema funziona". Anche i consumatori sono soddisfatti. "Oggi - spiega uno di loro - è molto più sicuro di prima, quando dovevi rivolgerti ad uno spacciatore; lui poteva essere armato o poteva arrivare la polizia e finivi nei guai".
All'Ircca, l'Istituto statale creato ad hoc per regolare la vendita e distribuzione mantengono aggiornati i numeri degli utenti: oggi oltre 26.000 persone comprano in farmacia, quasi 7.000 coltivano in casa, i club di aficionados sono 104, con una media di trenta soci ciascuno. "Precisiamo - spiega il direttore Martin Rodriguez - che non è lo Stato a produrre, ma delle imprese private che hanno ottenuto la licenza per farlo. Noi controlliamo la qualità, la distribuzione e puniamo eventuali abusi".
Due mesi fa è stato chiuso un club a Punta dell'Este che offriva degustazioni a estranei, come se fosse un coffe shop. La legge è nata per spezzare la catena del narcotraffico. Secondo il governo almeno il 30% del totale della vendita di marijuana è stato assorbito dalla via legale. "Il nostro obbiettivo - spiega il Segretario nazionale sulla droga Diego Olivera - è arrivare al 100%, non lasciare più spazio alla vendita illegale".
Ci sono, però, degli effetti collaterali che iniziano a preoccupare la popolazione. Nel primo semestre di quest'anno gli omicidi sono aumentati del 66%, quasi la metà sono da attribuire a conflitti fra gang di delinquenti per il controllo del territorio di fronte alla diminuzione della richiesta. Su questo l'opposizione di destra attacca il presidente socialista Tabaré Vasquez, che si rifiuta di adottare misure straordinarie come l'impiego delle Forze Armate.
Sulla marijuana, comunque, non si torna indietro. L'opinione pubblica, all'inizio scettica sulla legge è oggi sostanzialmente favorevole ed esiste anche un discreto indotto fatto di negozi specializzati per i cultori della materia, corsi per la coltivazione fai da te e così via. La consegna a domicilio Uno dei club più rinomati di Montevideo è il "Golden Leaf".
La loro sede è in uno scantinato davanti al palazzo del Municipio, i soci pagano 120 euro al mese per avere un prodotto che, assicurano i due fondatori poco più che ventenni, è di primissima qualità. "Molti di loro sono avvocati, medici, liberi professionisti che non hanno tempo di coltivare né voglia di andare in farmacia; gli portiamo l'erba a casa, 40 grammi al mese, e ci teniamo alla loro opinione, soddisfatti o rimborsati".
A fine giornata, i fiori secchi tenuti in fiaschetti di vetro vengono pesati e poi rinchiusi in una gabbia di ferro con un sistema d'allarme per evitare furti. Un caveau pieno d'erba nel paese-laboratorio di quello che potrebbe essere, se la marijuana fosse legalizzata a livello globale, uno dei grandi business del futuro.
Edited by pincopallino2 - 7/11/2018, 09:58