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Parcheggi? No, furti legalizzati!

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Alessandro Baoli
view post Posted on 15/9/2011, 20:20




PARCHEGGI? NO, FURTI LEGALIZZATI!

Quelli gratuiti sono una specie estinta. Le città sono colorate di strisce blu, a pagamento, e arancioni, per residenti e privilegiati. Non si tratta solo di (altri) soldi sfilati dalle tasche degli automobilisti, ma di spazio pubblico regalato – o quasi – agli “amici di partito”
di Enrico De Vita

Gli automobilisti italiani si dividono in due categorie: quelli che la ricoverano in un luogo chiuso, coperto, privato; e quelli che l’abbandonano in strada.
O meglio, quelli che alla sera, tutte le sere dell’anno, devono cercarsi uno spazio urbano ove far valere la legge della compenetrazione dei corpi (badando bene a non incappare nella trappola del “lavaggio strade”). I secondi sono la maggioranza assoluta, non meno di 25 milioni di disperati. A Rio de Janeiro, già nel 1980, c’era un regolamento edilizio che imponeva, agli appartamenti di nuova costruzione, un box auto per ogni camera da letto. Camera da letto, non abitazione: che vuol dire due box per un appartamento da 100 metri quadri.
Poteva sembrare prematura ed esagerata, una norma del genere, in un Paese con scarsa motorizzazione, com’era il Brasile trent’anni fa. Ma mi dissero: servirà in futuro perché non vogliamo auto parcheggiate downtown. Preveggenti.
In Italia, ancor oggi, abbiamo città che destinano ad usi commerciali il piano terra e non prevedono garage sottoterra. Era così a Milano negli anni Ottanta. Me ne rammaricavo con un sindaco meneghino, di allora. Mi obbiettò, seccato: “Ma chi poteva prevedere un tale sviluppo della motorizzazione in Italia?” “Bastava chiederlo alle Case, – risposi – se hanno venduto tante macchine vuol dire che le hanno prodotte, prima ancora le hanno progettate e qualche anno prima hanno costruito gli stabilimenti… Loro lo sapevano”.
Compito del politico sarebbe quello di prevedere ciò che noi, comuni mortali, non riusciamo a immaginare. Ma la miopia è malattia diffusa fra i nostri amministratori. Così, oggi le strade (e i marciapiedi) scoppiano di macchine: non c’è più posto.
Colpo di genio degli assessori alla viabilità: se i parcheggi sono merce rara, perché non farli pagare al cittadino? Anzi, sfruttiamo la legge della domanda e dell’offerta, così in centro saranno molto più cari. Così sono nati i parchimetri, con tariffa differenziata a seconda delle zone e degli orari.
Poi i gratta-gratta, che sono meno vulnerabili (a furti e manomissioni) e portano a casa i soldi in anticipo. La fame vien mangiando, si sa… in molti Comuni, come Bologna, ove la sosta oraria era di 1,50 euro, ora siamo passati a 2,40; in altri, dove era di 1 euro, è salita a 2, sino ad arrivare a 2,50 e, addirittura, la seconda ora costa più della prima.

Il territorio è mio e lo gestisco io
La prima trovata per incrementare gli incassi è stata quella di far sparire i parcheggi gratuiti, cioè quelli delimitati da strisce bianche. Strisce blu dappertutto, perfino vicino agli incroci. E, come vedremo dopo, c’è una seconda, amara spiegazione a ciò.
La legge stava dalla parte dei cittadini: “Accanto ai parcheggi a pagamento vanno predisposte adeguate aree di parcheggi gratuiti” recita il Codice della Strada, e anche una sentenza della Cassazione aveva ribadito tale norma.
Ma invano, la protervia delle Giunte è tale da sbeffeggiare anche la legge. Quel sostantivo “adeguate” – che in italiano significa alla pari o quasi – è andato di traverso agli assessori della viabilità. Quasi tutti lo hanno snobbato. E hanno eliminato le strisce bianche. Quanti sono i parcheggi con le strisce bianche rispetto a quelli con le strisce blu? Quando va bene sono il 5%, ma in troppi centri urbani sono assenti del tutto. Specie estinta.
La gran trovata, riprovevole dal punto di vista etico, ma redditizia per quanto riguarda la tasca e i voti, è stata quella di affidare la gestione delle aree blu ad apposite società a capitale misto pubblico-privato: alcune delle quali create con privati cittadini, che formalmente detengono la minoranza della partecipazione azionaria, ma in pratica dirigono l’azienda, altre con la partecipazione degli ACI provinciali. Andate a vedere quanti soldi versano nelle casse dei Comuni: scoprirete che gran parte dei ricavi è svanita nei megastipendi dei dirigenti.
Nelle casse municipali finisce ben poca roba. Abbiamo i dettagli per un paio di aziende. Potete controllare anche voi giacché i loro bilanci sono pubblici, anzi dovrebbero apparire sui siti comunali. Da un paio d’anni, infatti, è in vigore una legge che impone a ogni amministrazione di rendere nota online una serie di informazioni, tra le quali i bilanci delle partecipate.
Non solo, ma mentre in passato il privato aveva accesso a certi documenti solo se ne era direttamente interessato, ora la trasparenza è intesa come «accessibilità totale alla pubblica amministrazione» (articolo 4, legge 15/2009). Gli spazi regalati in gestione a queste società aumentano di giorno in giorno, ma – ricordiamolo – si tratta di terreno pubblico destinato – quasi sempre - a lucro privato. I controlli ufficiali sono inesistenti o all’acqua di rose, gli impiegati (ausiliari del traffico) vengono assunti a tempo determinato, con incentivi statali, e licenziati a fine contratto. I costi sono (o dovrebbero essere) irrisori, i ricavi, sostanziosi: potete contarli voi stessi, strada per strada, ora per ora, moltiplicando le auto parcheggiate per il costo orario.
La rivolta sul sito

Ecco cosa scrivono i lettori sul nostro sito auto.it a proposito dei parcheggi-furto. Dice il primo: “Nel centro storico di Firenze c’è un solo parcheggio, carissimo ma incustodito. Ti fa risparmiare un paio di km a piedi e se ne approfittano. L’ultima volta - era il 20 dicembre – ho sostato dalle 15.00 alle 17.30, e ho dovuto pagare ben 15 euro”.
Gli fa eco un lettore di Arezzo: “Nella mia città, 90.000 abitanti, il parcheggio a pagamento è stato esteso ben oltre il centro, si arriva quasi in periferia, non c’è possibilità di scelta... il costo in centro è di 2 euro l’ora, quasi ovunque, fuori non è possibile pagare meno di 1,10 euro. Se contiamo i dieci ausiliari per ogni vigile urbano si capisce che business c’è dietro... uno scandalo italiano.”
Didattico, il lettore milanese che si firma V8Passion: “Strisce che ieri erano bianche oggi sono blu (a pagamento), altre diventano arancione per i residenti, ma sono un decimo di quelle necessarie, anche solo volendo considerare una macchina ogni venti citofoni... Ausiliari del traffico, figure penose rubate all’ufficio di collocamento, prese a caso tra i disoccupati, messe a multare senza ritegno, incuranti delle carenze di una città che obbliga all’uso dell’auto, ma che ogni giorno proclama qualche nuovo regolamento per non farla circolare, sostare o muovere. Nel frattempo, sindaco e assessori dichiarano vie intere a pagamento nel volgere di una notte. Insomma, una città dove parcheggiare senza multe, o gratis, è praticamente impossibile. In compenso è una città efficientissima sotto il profilo della riscossione multe, con un introito che se non vado errato ha sfondato di gran lunga il tetto dei 22/23 milioni di euro annui. Qualcuno citava i prezzi dei garage a tempo: Via Pace, parcheggio del tribunale, 4 ore 20 euro. Via Camperio, parcheggio vicino la Borsa e la Camera di Commercio, 2 ore e dieci minuti 19 euro.”
Patrizio da Genova racconta: “ Tutta la città è contraddistinta da due tipologie di parcheggi, “Bluarea” e “Isole azzurre”. Le prime sono per i residenti, divisi in 8 zone di appartenenza, le seconde sono a pagamento per tutti, a 2 euro l’ora. Per le “Bluarea” il residente paga 25 euro l’anno, per la prima vettura, e 300 dalla seconda in poi. Il non residente paga sempre 2 euro l’ora. Nelle “Isole azzurre” puoi pagare a fine sosta, metti 20 centesimi per i primi 20 minuti, poi passa il controllore ti fa lo scontrino e quando hai finito lo vai a cercare e paghi la differenza. Nel caso di sosta nelle “Bluarea” devi pagare subito per tutto il tempo, perché se sbagli ti trovi una multa di 33 euro. Ciliegina sulla torta: le “Bluarea” hanno le righe blu, le altre sono azzurre, ma con tonalità così simile al blu che è facile sbagliarsi”.
Salasso scandaloso
Il costo del pass per la seconda auto dei residenti è davvero un salasso scandaloso: 300 euro all’anno equivalgono a un secondo bollo di circolazione. Totalmente ingiustificato, se non per lo sbandieramento ideologico di chi vuol colpire chi possiede una seconda vettura. Riteniamo che si tratti di un errore madornale dell’amministrazione genovese, perché, come detto prima, le tasse per circolare sono già troppe. Se aggiungiamo quelle per star fermi… Ma non è l’unica.
Tanto per rimanere in Liguria, a Lerici (SP) hanno pensato bene di imporre un balzello di 100 euro all’anno, a chi possiede un box o una casa (e non è residente), semplicemente per transitare nel territorio (ZTL) e parcheggiare nel garage. È chiaro che si tratta di un sopruso perché la proprietà privata è ancora un diritto nel mondo civile e le strade appartengono a tutti e non ad alcuni, ma se uno non può accedere al suo box – se non pagando - vengono lesi i suoi diritti naturali. E forse quelli costituzionali. Di questo passo finirà che qualche sindaco, per far cassa, deciderà di tassare i pedoni che entrano nella loro abitazione. A porre un freno all’espansione delle strisce blu, sono intervenute le mire elettorali: diamine, i residenti vanno privilegiati rispetto a tutti gli altri, altrimenti si perdono voti alle prossime elezioni. Così sono nate le strisce arancioni, con conseguenti lotte alla conquista del prezioso pass per residenti. Con annessi favoritismi. Poi, a contenere gli spazi per residenti (o presunti tali) sono comparse le strisce gialle riservate ai disabili e quelle riservate allo scarico merci. Un pass disabili non si nega a nessuno, neppure ai finti invalidi che vanno a usurpare lo spazio dei veri disabili. Così come uno spazietto per carico-scarico non si può negare al commerciante amico che poi ci lascia l’auto tutto il giorno. In cambio del voto. Infine ci sono i favori di circostanza: poste italiane, dogane, polizia penitenziaria, magistrati, capitaneria di porto, provincia, regione, perfino i carabinieri si vedono gratificati dal sindaco di turno con uno spazio di parcheggio su suolo pubblico. Non riservato alle macchine di servizio (quelle parcheggiano dentro le caserme), ma destinato alle auto private del personale.
Sottrazione di bene pubblico
Alcuni Comuni si chiudono a riccio dentro le ZTL e grazie alle tecnologie moderne (leggi telecamere) erigono mura elettroniche mediante le quali riscuotono laute prebende dagli ignari forestieri. Dopo lo scandalo degli autovelox per rimpinguare le casse comunali, installati dappertutto, gratis, con compenso a provvigione, si passò allo scandalo dei T-Red, i semafori col vizietto di passare troppo rapidamente dal giallo al rosso. Ora è la volta delle telecamere (Ecopass e ZTL sono la stessa cosa) che ti immortalano quando cadi nella trappola di non sapere più dove andare. Ormai certi sindaci applicano senza alcun pudore tutti gli strumenti che giustificano la riscossione di tasse improprie dai cittadini. Anche se l’etica va a farsi benedire e la legge è villaneggiata nell’interpretazione.
Altri utilizzano il suolo pubblico ad uso privato come nella foto qui sotto. L’immagine è indicativa di come certe amministrazioni intendono il bene pubblico. Si tratta di una strada comunale a due sensi di marcia, ma una corsia è sparita. Qualcuno ha pensato di delimitarla con strisce gialle, numerarla, proteggerla con lucchetto e cavallotti, e cederla come parcheggio privato ad alcuni privilegiati. Non sappiamo se lo spazio sia stato regalato, affittato, venduto o di peggio (ceduto per fini elettorali). In ogni caso, trattandosi di strada comunale, non poteva essere destinata ad uso di singoli o di privati, in barba alle norme costruttive delle strade e allo stesso Codice stradale.

La tassa per... stare fermi
A Tokyo, già nel lontano 1980 — quindi la bellezza di 31 anni fa! — per poter acquistare una automobile di taglia media, bisognava dimostrare, con una documentazione dettagliata, di possedere un garage. Per questo, nella capitale giapponese, hanno costruito parcheggi in cima ai palazzi e perfino sui grattacieli. Oggi è così in tante metropoli, ma le province italiane non sono metropoli, basterebbe decidere la costruzione di parcheggi sotterranei. Da noi, a Milano, come dice V8Passion: “Erano state autorizzare decine di delibere per i box sotterranei, ma gli ambientalisti e i comitati di quartiere hanno bloccato la metà degli scavi per il rumore, per i reperti storici, per l’albero da abbattere o la panchina da spostare...”
Gli automobilisti già pagano un bollo di circolazione annuo (come tassa di proprietà), che dovrebbe coprire l’uso delle strade, anche se si sta fermi. Poi pagano le accise sulla benzina (quasi 80 centesimi al litro), che rappresentano una forma di tassazione sui chilometri che vengono percorsi. All’atto dell’acquisto pagano anche l’IPT che è un’imposta provinciale, proporzionale alla potenza, quindi una sorta di tassa sulla velocità potenziale. Ora i Comuni italiani hanno scoperto anche un altra strada, e cioé come far soldi con la tassa per stare fermi.

http://www.auto.it/news/2011/09/15-9285/Pa...+legalizzati%21
 
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