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Suor Marisa Galli torna a farsi suora, Ex deputata radicale aveva lasciato l'abito per i diritti civili

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view post Posted on 26/4/2011, 17:01
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Il giornalista de L'Avvenire entusiasta di averla strappata a Pannella

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La suora di Pannella. E il silenzio ritrovato

di Andrea Galli | 07 aprile 2011
Andrea Galli, classe 1975, milanese di adozione, è giornalista di Avvenire dal 2005.



Dov'è finita veramente suor Marisa Galli, ex religiosa delle Minime Oblate, divenuta negli anni Settanta una bandiera del Partito radicale

Con il solito gusto per gli arcaismi politici, Pannella ritirò fuori il suo nome nel 2008, al comitato nazionale dei Radicali che sancì l'accordo con il Pd guidato da Veltroni, in risposta ai veti della componente cattolica del partito: "Noi siamo stati i primi a candidare una suora, Marisa Galli!". Un nome ormai dimenticato dai più, certamente sconosciuto ai più giovani.

Nata a Inverigo (Como) nel 1930, laureata in pedagogia, entrata nel 1952 nelle Minime Oblate - l'ordine per l'assistenza all'infanzia abbandonata fondato nel 1949 a Monza, in quello che oggi è il Centro Mamma Rita - Marisa Galli è stata una protagonista del dissenso cattolico "estremo". Aveva cominciato a creare scompiglio nel 1973, quando, direttrice di una casa delle Minime Oblate a Igea Marina, aveva preso come educatori cinque obiettori di coscienza. L'anno dopo, nel 1974, ruppe gli indugi e si schierò per il "no" al referendum sul divorzio. Lo fece con un articolo clamoroso sul laicissimo Mondo fondato da Pannunzio. "Dov'è il rispetto per le minoranze religiose sancito dalla costituzione, per i diritti inalienabili della coscienza?", scriveva la suora in ebollizione, "ma che libertà religiosa è mai questa se io che, per ipotesi, seguo il Corano, mi trovo poi lo Stato italiano che mi obbliga, per i patti lateranensi o per altra sua legge, a seguire una morale cattolica? E quei cattolici, tali solo per imposizione e per acritica passività, che vivono la religione a livello di rito e non di esperienza di fede, saremo noi a costringerli ad essere a tal punto farisaici? Io mi ribello e non per questo stimerò meno una donna, un uomo che mi dicano che non riuscendo più a fare del loro matrimonio un continuo atto d'amore - per i motivi più vari e accettabili - dopo cinque anni di separazione legale chiedono il divorzio. È un loro diritto, un diritto civile ed è per questo che faccio sentire la mia voce di donna e di religiosa".

Da lì alla rottura con i superiori e all'abbandono del velo il passo fu breve.

Nel febbraio del 1975 Pannella, Ada Rossi, la teologa Adriana Zarri, la ormai ex suora Marisa Galli e altre tre donne romane che avevano abortito presentarono la richiesta di referendum sull'"interruzione volontaria della gravidanza".

Nello stesso anno, sempre sul Mondo, la Galli annunciava: "Il mio impegno per i diritti civili è di lunga data, avendo io iniziato con le battaglie per far rispettare 'la carta dei diritti del fanciullo' nei miei vent'anni di esperienza pedagogica in istituti assistenziali. Con il partito radicale, che è il movimento più autenticamente cristiano che abbia mai conosciuto, mi ci ritrovo semplicemente perché è totalmente in accordo con la mia pedagogia, che vuole sempre partire dall'uomo".

E nell'avventura politica la ex religiosa si buttò con anima e corpo. Nel settembre del 1976, a Palermo, chiuse con un comizio la manifestazione anticlericale del FUORI, il Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario. I Radicali l'avevano candidata alle elezioni nel giugno dello stesso anno. Non era stata eletta, ma era diventata con Roberto Cicciomessere, Angelo Pezzana e Franco De Cataldo "deputata supplente" (a un certo punto della legislatura i parlamentari radicali si dimettevano e venivano sostituiti da chi li seguiva come numero di preferenze). Così si leggeva in un articolo di Panorama dell'aprile 1977: "In otto mesi i quattro deputati radicali spalleggiati da quattro deputati supplenti hanno presentato 10 mozioni e 80 tra interpellanze e interrogazioni, tenendo continuamente sotto pressione il governo che è stato costretto a dargli il 54% di risposte contro il 35% date alla Democrazia cristiana. Nei primi tre mesi della legislatura i deputati radicali hanno parlato per un numero di ore superiore a quello di qualsiasi altro gruppo, battendosi soprattutto contro il Concordato, contro i codici militari, per la piena e totale legalizzazione dell'aborto, senza mai perdere l'occasione di inserirsi come un cuneo tra Dc e Pci, allo scopo di evitare il compromesso storico e di favorire l'alternativa di sinistra".

Da suora a Radicale dura e pura, insomma, abbracciando tutto l'arco delle cause pannelliane. Nel gennaio del 1977 si unì al digiuno di gruppo per richiamare l'attenzione sulle condizioni di vita nelle carceri. Nel giugno del 1979 venne eletta alla Camera. In autunno si aprì un dibattito all'interno del gruppo parlamentare radicale su come agire politicamente sul tema della droga. Ovvero se continuare a chiedere la liberalizzazione non solo di hascisc e marijuana, le droghe cosiddette leggere, ma anche dell'ultimo e devastante prodotto arrivato sul mercato: l'eroina. Marisa Galli, insieme ad Adelaide Aglietta, fu tra i più decisi nel richiamare il valore dell'autodeterminazione e ad opporsi a qualsiasi tipo di "controllo".

Non mancò l'impegno per l'ennesima campagna, quella contro la fame nel mondo. Fino al dicembre del 1980, quando, dopo essere stata divorzista, abortista, anti-militarista, per i diritti di gay e lesbiche, per la liberalizzazione totale della droga, donna immagine per le denunce contro l'oscurantismo vaticano ecc., terminò il suo viaggio come tanti figli politici del Cronos Pannella: fagocitata. "È un capo violento e autoritario, un dittatore" lo accusò. Seguì il passaggio al gruppo parlamentare della Sinistra indipendente. Alle elezioni successive si candidò senza esito con Democrazia proletaria. Continuò a sostenere le proprie istanze, partecipò a convegni insieme ad altri cattolici del dissenso, ma lentamente, dopo anni di esposizione pubblica incandescente, scivolò nell'ombra. Fin che nessuno la vide più. Di lei si persero le tracce. Nel 2006 Antonio Socci, nel libro Aborto, il genocidio censurato, riportò le parole riferite a terzi di Carlo Casini, secondo cui Marisa Galli era finita in Romania, dove collaborava con un Centro di Aiuto alla Vita. Il tutto sempre avvolto nella nebbia.

Volevo intervistarla Marisa Galli, in questo 2011, a 30 anni dalla sua rottura con i Radicali, incuriosito dalla sua eclissi. Così ho cercato di rintracciarla. Trovarla non è stato facile, ma alla fine ci sono riuscito. E la sua lettera mi è arrivata pochi giorni fa, dall'abbazia benedettina "Mater Eclesiae" dell'Isola di san Giulio, nel Lago D'Orta. "Nessuna intervista né orale né scritta - è stata la risposta alla mia richiesta, vergata con una calligrafia giovanile nonostante gli 81 anni - è una linea che ho preso, in accordo con la Madre Annamaria Canopi, all'entrata in monastero... so che non se ne stupirà perché ha già ben capito il mistero della Grazia nel cuore dell'uomo". Firmato, suor Maria Simona osb. Il nome nuovo di una vita ritrovata.

 
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