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Balle vaticane: "Anche i preti hanno fatto l'Unità d'Italia", Ma si scordano Porta Pia

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view post Posted on 18/3/2011, 08:57
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Home > Cultura e Società > notizia del 17/03/2011 13.13.47
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"Anche i preti hanno fatto l'Unità", lo documenta un saggio di don Spartà



Un contributo alle celebrazioni del 150.esimo anniversario dell’Unità d’Italia accendendo i riflettori su un aspetto finora poco noto e poco documentato. Questo vuol essere il saggio: “Anche i preti hanno fatto l’Unità” scritto da don Santino Spartà e pubblicato da Bastogi. Il volume, frutto di oltre due anni di studio e di ricerche, traccia la mappa completa della partecipazione attiva dei preti al Risorgimento. Il servizio di Adriana Masotti. RealAudioMP3

Dai moti del 1821 a Napoli fino all’unificazione, uomini di tutte le regioni d’Italia, pur indossando la tonaca, si schierarono accanto ai patrioti in nome di una Patria libera e unita. Di questi uomini, sacerdoti, religiosi e anche alcuni vescovi, parla nel suo libro don Spartà sulla scorta di ciò che diceva papa Leone XIII: “La prima legge della storia è di non mentire, la seconda è di avere il coraggio di dire la verità”. Sentiamo l’autore:

“La cosa mi affascinava moltissimo, perché questi sacerdoti erano messi un po’ come dietro la lavagna. Quindi, bisognava dare un giusto merito a questi sacerdoti che si sono immolati per l’Unità d’Italia. Diversi tra loro hanno impugnato il fucile - c’è stato anche questo – perché pensavano che quello fosse il loro dovere. Altri erano vicini ai patrioti, rincuorandoli e spingendoli sempre sotto il segno della fede. Purtroppo, qualche sacerdote ha lasciato l’abito, non essendo riuscito a fondere questi due ideali, l’amore per il Papa e l’amore per la Patria, qualcun altro invece si è santificato”.

Per la sua ricerca meticolosa e appassionata, don Spartà ha letto tutti i discorsi e gli scritti dei padri della patria, Mazzini, Garibaldi, Cavour. Ha consultato archivi statali e curie religiose scoprendo documenti inediti, epistolari, ha visitato biblioteche e musei risorgimentali. Ancora don Spartà:

“Sono stati tutti veramente fantastici! Mi hanno aiutato perfino gli Archivi di Stato, perché nessuno aveva parlato di questo argomento. Quindi sono stati felicissimi: mi facevano trovare sul tavolo tutti i documenti, gli inediti e addirittura i manoscritti”.

Capitoli a parte del suo volume don Spartà li dedica al sacerdote patriota Vincenzo Gioberti e al sacerdote filosofo Antonio Rosmini, beatificato nel 2007, tra le intelligenze più incisive del Risorgimento. A conclusione,un’attenta ricostruzione della cosiddetta “questione romana” oggi definitivamente superata nel segno dell’amicizia tra comunità civile e comunità ecclesiale.


www.oecumene.radiovaticana.org/it1/articolo.asp?c=470649
 
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Mattialeccese
view post Posted on 18/3/2011, 14:39




Oh, Signore! Falli tacere! Naturalmente hanno contribuito all'unità anche le scomuniche di Vittorio Emanuele II e Cavour, nonchè il Non expedit di Pio IX. Ma come si fa a sperare cazzate del genere? La Chiesa ufficiale era contraria all'unificazione degli Stati, anzi Pio IX era al massimo disposto ad uno Stato federale, il chè gli avrebbe garnatito di mantenere il proprio Stato autonomo, come al solito però i pochi sparuti pretini di campagna che hanno disobbedito vengono utilizzati per salvare la baracca e buttarli sul tavolo alla giusta occasione per dire al popolo italiano "guardate anche noi siamo stati buoni e vi abbiamo aiutato...ADESSO RICAMBIATE IL FAVORE!!!!".
Il solito insomma, nella Chiesa c'è sempre quello che serve per salvare la faccia alle gerarchie e mantenere il potere intatto.

CITAZIONE
la cosiddetta “questione romana” oggi definitivamente superata nel segno dell’amicizia tra comunità civile e comunità ecclesiale.

Più che semplice amicizia direi meglio che gli ospiti son diventati padroni di casa con un trasferimento, di fatto, della politica sociale dello Stato italiano nei sacri palazzi, spogliando il Parlamento del potere di decidere nei campi cosidetti "sensibili".
 
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Rinascimento
view post Posted on 19/3/2011, 22:16




La chiesa cattolica ha impedito per almeno tre volte l'unificazione dell'Italia.
La prima quanto i Longobardi, ormai completamente latinizzati ed italianizzati, avevano preso possesso di quasi tutta l'Italia. Il pontefice, per impedire che giungessero a Roma, fece arrivare nella penisola Carlo Magno. Il risultato fu la frammentazione dell'Italia sino al 1870.
La seconda è stata con Federico II di Svevia, scomunicato, che controllava tutta l'Italia meridionale ed aveva fortissimi alleati in quella settentrionale e centrale. Il suo principale antagonista fu sempre il papato, che di fatto si rivelò l'ostacolo decisivo. Dopo la morte di Federico II (lo stupor mundi), il papato fece arrivare in Italia un esercito francese, che sconfisse ed uccise l'erede Manfredi. Il risultato fu un tracollo politico, economico e sociale di tutto il meridione d'Italia, sottomesso agli esosissimi ed incapaci angioni.
La terza è stata durante il Rinascimento. La repubblica di Venezia, all'epoca una grande potenza economica e militare, capace d'affrontare da sola l'immenso impero turco, ambiva ad unificare l'Italia ed a cacciare gli stranieri, già insediati nel regno di Napoli, caduto sotto il dominio spagnolo, e nel ducato di Milano, finito in mano francese. Giulio II della Rovere, spaventato, costruì una lega comprendente Spagna, Francia, impero asburgico, stato pontificio ed altri stati. Venezia fu, naturalmente, sconfitta e non potè più tornare a coltivare sogni d'unificazione nazionale. Il risultato della sconfitta dell'unica grande potenza militare italiana dell'epoca fu che l'Italia, allora al vertice della civiltà mondiale per la cultura, l'arte e l'economia stessa, finì sottomessa agli Spagnoli, con ciò segnando l'inizio di un secolare declino.

Già il grande Machiavelli, autentico genio del pensiero politico, nei suoi Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, I, cap. XII osservava che la disunione dell'Italia era dovuta alla presenza del governo papale:
"Abbiamo adunque con la Chiesa e con i preti noi Italiani questo primo obligo: di essere diventati sanza religione e cattivi: ma ne abbiamo ancora uno maggiore, il quale è la seconda cagione della rovina nostra: questo è che la Chiesa ha tenuto e tiene questo provincia divisa. E veramente alcuna provincia non fu mai unita o felice, se la non viene tutta alla ubbidienza d’una republica o d’uno principe, come è avvenuto alla Francia ed alla Spagna. E la cagione che la Italia non sia in quel medesimo termine, né abbia anch’ella o una republica o uno principe che la governi, è solamente la Chiesa: perché avendovi quella abitato e tenuto imperio temporale, non è stata sí potente né di tanta virtú che l’abbia potuto occupare la tirannide d’Italia e farsene principe, e non è stata, dall’altra parte, sí debole che per paura di non perdere il dominio delle sue cose temporali la non abbia potuto convocare uno potente che la difenda contro a quello che in Italia fusse diventato troppo potente: come si è veduto anticamente per assai esperienze, quando mediante Carlo Magno la ne cacciò i Longobardi ch’erano già quasi re di tutta Italia; e quando ne’ tempi nostri ella tolse la potenza a’ Viniziani con l’aiuto di Francia; dipoi ne cacciò i Franciosi con l’aiuto de’ Svizzeri. Non essendo adunque stata la Chiesa potente da potere occupare la Italia, né avendo permesso che un altro la occupi, è stata cagione che la non è potuta venire sotto uno capo, ma è stata sotto piú príncipi e signori, da’ quali è nata tanta disunione e tanta debolezza che la si è condotta a essere stata preda, non solamente de’ barbari potenti, ma di qualunque l’assalta. "

Dopo essere riuscita in passato ad impedire per ben tre volte l'unificazione dell'Italia, la chiesa ci provò una quarta nel periodo risorgimentale, facendo ancora una volta ricorso allo straniero, alla Francia, all'Austria e (ci provò) alla Prussia. Ma questa volta non ebbe successo. Ma ancora oggi i cattolici fondamentalisti si lamentano di porta Pia e dello stato laico creato e dicono di rimpiangere Pio IX, il peggior nemico dell'Italia unita.
 
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