Laici Libertari Anticlericali Forum

Berkeley 1968: Diffidate di chi supera i 34 anni

« Older   Newer »
  Share  
Alessandro Baoli
view post Posted on 16/12/2010, 10:00




Diffidate di chi supera i 34 anni


Si chiamava Jerry Rubin il militante (ma negli Usa si diceva “attivista dei diritti civili”) che invitò poco prima del '68 gli studenti di Berkeley a non fidarsi di chi aveva più di 30 anni, aggiustando il tiro nel ‘68 con l’articolo-appello Non fidarti di nessuno che abbia più di 34 anni. Il suo libro Do it! (Fallo!) fu un incitamento alla rivolta giovanile nei comportamenti e non solo nelle idee, un invito a mettere le idee subito in pratica, “paradise now” diceva Julian Beck, e ha avuto il suo peso nella storia di una generazione; e Rubin fu uno degli “otto di Chicago” processati per le loro lotte contro la guerra nel Vietnam come i rivoluzionari di una volta e di sempre, ma finì poi fiaccamente, accettando le regole del gioco capitalista, facendo soldi e mettendo su pancia, un’altra delle tante vittime del tempo della cenere. Così è la vita, diceva Vonnegut, uno che certamente lo lesse e che altrettanto certamente ne venne letto.
Questa storia dei 34 anni mi è tornata in mente in queste settimane assistendo con qualcosa di più che una viva simpatia alle manifestazioni degli studenti, e con qualcosa di più che un abituale disgusto allo scialo di geremiadi, consigli e panzane elargiti agli studenti dalla “classe dirigente”, compreso qualche ex sessantottino che, come Jerry Rubin, rientrò al galoppo nell’ordine.
Del '68 e degli anni successivi ho molti bei ricordi, ma anche ricordi brutti, e non solo quelli della repressione. Ricordo per esempio che tanti sessantottini, benché giovani, entravano nel movimento per conformismo, più per seguire una voga che per convinzione (e ricordo, a costo di scandalizzare qualcuno, che alle affollatissime assemblee del Parini di Milano, il liceo bene del centro, mi capitò perfino di provare simpatia per un gruppetto di studenti fascisti iper-minoritari che osavano disturbare, buscandole di brutto, le adunate di masse di ragazzi che gridavano lo slogan degli studenti della Statale, «Viva/ Stalin,/ terrore dei fascisti,/ e/ terrore/ dei falsi comunisti»).
Torniamo però allo slogan di Rubin, che peraltro, nel testo dove parlava dei 34 anni, diceva che non sempre era una questione di età e citava l’esempio del vecchio Bertrand Russell (gli studenti di questi giorni hanno giustamente omaggiato allo stesso modo il grande Monicelli, loro degno coetaneo...). 34 è una bella cifra, anche se, si dice, i giovani di oggi sono giovani fino ai 40 e oltre - ma è una falsità di comodo, o una costrizione, e in ogni caso una delle grandi truffe di questi anni dopati. La domanda che gli studenti in lotta si dovrebbero porre è di nuovo questa: possono essi fidarsi degli “adulti”, e di quali adulti, ammesso che meritino il nome di adulti i rimbamboccioni che li hanno messi al mondo, quelli che gli insegnano a scuola una quantità di cose inutili e, nei casi migliori, di scarsa utilizzabilità, quelli che sfruttano in tanti modi la santa voglia di vivere della loro età convogliandola verso il consumo di cose idiote e un tempo libero manipolato, e infine, più grave, che gli mentono pressoché su tutto, che gli dicono che questo è l'unico mondo possibile, che questa è l’unica minestra potabile sapendo bene che è avvelenata e che questo mondo sta correndo verso la fine grazie al cinismo degli adulti ricchi beneamati dal cinismo degli adulti vigliacchi.
Nella logica degli oltre 34 di cui non fidarsi figurano anche i fratelli maggiori che, diventati “adulti” (e significa automaticamente votanti, ma non per questo pensanti) al tempo di Berlusconi e di Veltroni e delle vacche grasse, si sono fatti un’idea del mondo facile facile e tranquilla tranquilla, e faranno un gran fatica a liberarsi dalle dolci scemenze di cui si sono lasciati impinzare.
Che cosa hanno da imparare dagli adulti gli studenti di oggi? Le cose e i modelli che è opportuno evitare per non diventare come loro. «La guerra è tra il giovane e il vecchio», scriveva Rubin, «e non si tratta di un conflitto psicologico alla Freud ma di un conflitto storico-generazionale». E aggiungeva: «I giovani che hanno ereditato questo mondo non si sentono responsabili di difendere la sua irrazionalità e la sua pazzia. Noi vogliamo creare una pazzia che sia autenticamente nostra!» Parlava in nome «dei giovani della classe media bianca» che si consideravano con entusiasmo fratelli dei neri in rivolta o dei vietnamiti in guerra. E aggiungeva: «La riforma delle università è impossibile. Bisogna abbandonarle o chiuderle, oppure usarle come base d’azione contro la società. Ma non bisogna mai prenderle sul serio».

11 dicembre 2010

http://www.unita.it/commenti/goffredofofi/...4-anni-1.259801
 
Top
0 replies since 16/12/2010, 10:00   89 views
  Share