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Bondi e l’attrice “Deve vincere il Leone d’oro”

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perlanaturale
view post Posted on 24/11/2010, 20:47






Bondi e l’attrice del Caimano:
“Deve vincere il Leone d’oro”

Il ministro per i Beni e le attività culturali inventa un premio per Michelle Bonev. Le telefonate, la targa premio del dicastero, la claque in sala per la starlette sponsorizzata dal premier


Dragomira Bonev, in arte Michelle

La telefonata arriva durante l’estate. Nella città deserta, un uomo lavora. Da una parte del filo il ministro Bondi, dall’altra Nicola Borrelli, direttore generale del ministero dei Beni culturali, sezione cinema. “Dottore, allarme rosso. Un’emergenza terrificante. C’è un’amica molto cara al primo ministro bulgaro e al premier, una brava ragazza, si chiama Michelle Bonev. Dice che vuole andare al Festival di Venezia e che partecipare non le basta più. Il nostro presidente Berlusconi le ha promesso che lo vincerà e che sarà una bellissima serata, piena di luci e colori. Una serata di libertà. Lei, con il tempo, se n’è convinta e non c’è verso di farle cambiare idea”. Borrelli, ex vice di Blandini precipitato al comando nel biennio più difficile della recente storia culturale italiana, balbetta qualcosa. “Ministro, proviamo, non so se sarà possibile”. Alla prima richiesta ne seguono però altre, sempre più insistenti e una storia che sembra inventata da Age e Scarpelli diventa un frammento di realtà italiana. Passano le settimane e “l’allarme rosso” cambia di sede.

Venezia, il Festival, la celebrità. Le promesse vanno mantenute. La messa in scena è da Oscar. Una targa fasulla con il logo della comunità europea e con quello del ministero (che i ben informati raccontano ordinata in tutta fretta in una bottega romana nei giorni precedenti alla partenza della delegazione ministeriale), un premio inventato dal nulla, una gag istituzionalizzata che ha come palcoscenico il Lido e una serie di figuranti più o meno consapevoli. Ministri, parlamentari europei, claque assortite. Nel regno di Sandro Bondi, che pur avendo giurato “nell’esclusivo interesse della Repubblica”, ne ha creata una autonoma, è la normalità.

Fabrizio Indaco, il figlio della sua compagna e deputata Manuela Repetti, può avere una scrivania ministeriale vanagloriando parentele come in occasione della premiazione dell’ultimo festival di Roma al quale, nell’imbarazzo dei presenti, pretendeva di assistere senza avere gli accrediti necessari: “Bondi è mio padre, adesso lo chiamo e vi faccio vedere”. E il suo genitore naturale, Roberto Indaco ottenere invece una consulenza da 25.000 euro registrata a bilancio nelle spese del Fus 2009, per la non meglio precisata competenza specifica in “Arte e moda”.

A Venezia, l’allegro gruppo in trasferta si è superato. Michelle Bonev (all’anagrafe Dragomira) non ha vinto il Leone d’oro ma ha avuto, l’impressione (alla fine ciò che conta), di farlo. L’organizzazione è diabolica. Approfittando dell’evento “Action for women”, coccarda vera per cortometraggi con giuria di alto livello (tra gli altri Tornatore, Francesca Comencini, Roberta Torre) e della confusione tematica, il piano Bonev scatta nel tardo pomeriggio. Una location defilata, la Sala Pasinetti, ed ecco uscire fuori la targa incriminata, per il film prodotto dalla Bonev “Goodbye Mama”, e coprodotto da Rai Cinema con il patrocinio del Mibac. Storia di emarginazione piena di bellone da esportazione che si trasforma in opera “dall’alto valore sociale”. L’epigrafe, solenne, a dare una parvenza di credibilità: “Premio speciale della Biennale assegnato in occasione del 60° anniversario della Convenzione europea per la Salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle Libertà fondamentali, il Ministro per i Beni e le Attività culturali”.

Avrebbero potuto darle anche l’altro perché, è innegabile, la ragazza è estremamente attiva. I primi vagiti di notorietà a Sanremo, quando al povero Baudo la affiancano in veste di opinionista nel Dopofestival edizione 2003. Pippo si incazza, ma si piega ai desideri di Agostino Saccà, sponsor ammaliato dal fascino erinnico di una bruna fanciulla di un metro e ottanta, fisico da maggiorata anni ’50. La scalata non conosce ostacoli. Una fiction con il cantore dei Barbarossa leghisti, Renzo Martinelli (La bambina dalle mani sporche) un libro pubblicato con Mondadori e una recensione (estorta) a Giampiero Mughini che per Panorama di Carlo Rossella vergò un’ironica stroncatura e si ritrovò in pagina un pezzo che paragonava la ragazza a Marguerite Yourcenar. Anni dopo, il ricordo è ancora vivo: “Mi ritrovai pubblicato un foglio ampiamente emendato in senso ruffianoide nei confronti della Bonev”.

A Venezia, oltre al ministro della cultura bulgaro, a far festa a Dragomira (Michelle), mezzo governo italiano. Giancarlo Galan, giulivo: “Il presidente Berlusconi mi ha pregato di portarle personalmente i suoi saluti più calorosi e io lo faccio volentieri con tutto l’affetto di cui sono capace”, Mara Carfagna: “Sono orgogliosa di poter omaggiare una ragazza così coraggiosa” e gli sconvolti Marco Muller e Paolo Baratta, direttore della Mostra e presidente della Biennale, chiamati in tutta fretta dalle stanze del ministero di Bondi per trovare adeguato palcoscenico al desiderio del premier e terrorizzati dalla presenza della stampa. Unici assenti, infatti, i giornalisti. Con il fantasma del malcapitato Enrico Magrelli (Film tv) dato per presente, scambiato per un turbine fonetico con Mereghetti del Corriere della Sera e vanamente atteso da Dragomira Bonev che tra un inchino e l’altro continuava a ripetere: “Dov’è famoso Magrelli de corriere de Milano?, Presidente mi ha promesso c’era, io voglio tanto abbracciare lui”. In sala, un pubblico finto, sgomento, lo stesso di certi programmi del pomeriggio tv, ravvivato da Deborah Bergamini (patrocinante del vero premio “Action for woman”), quel giorno a Venezia suo malgrado con una pletora di europarlamentari diligentemente seduti in platea. A fine serata, telefonata complimentosa di B. e nuovi, mirabolanti scenari futuri da disegnare insieme.

A chiudere degnamente l’imitazione felliniana, una lettera della Ue, anch’essa fittizia, offerta a Dragomira-Michelle, abito lilla, scollatura choc, collana di perle, colta da estasi mistica e pronta ad aggiungere la sua testimonianza al libro nero del comunismo: “Arrivai in Italia nel 1990 con solo un paio di scarpe gialle e 20 dollari in tasca. Devo molto all’Italia: la Bulgaria mi ha dato la vita ma l’Italia la libertà”. Dalle parti di Arcore, sentitamente, confermano.

Da Il Fatto Quotidiano del 23 novembre 2010

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/24...te-nella/78466/
 
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perlanaturale
view post Posted on 27/11/2010, 15:21





L'attrice bulgara Bonev a Venezia
Bondi paga le spese: 400mila euro
Due lettere del ministro di Sofia per autorizzare il viaggio. In Italia per ritirare un premio con una delegazione di 40 connazionali. Tutto a carico dell'erario

dal nostro inviato PAOLO BERIZZI

L'attrice bulgara Bonev a Venezia Bondi paga le spese: 400mila euro
NOVI LIGURE - L'attrice-imprenditrice bulgara Michelle Bonev viaggiò dalla Bulgaria all'Italia con un volo pagato dal governo italiano. Poi, arrivata al festival del cinema di Venezia dove il ministro della Cultura Sandro Bondi si era adoperato per farle assegnare un premio - premio effettivamente ritirato dalla Bonev per la non indimenticabile opera prima "Goodbye Mama" - alloggiò e cenò lussuosamente, assieme a una delegazione di 40 connazionali. Sempre e tutto a spese del "paese ricevente". L'Italia. A confermarlo, con tanto di lettere ufficiali, è il ministro della Cultura bulgaro, Vejdi Rashidov. Intervistato dall'emittente Btv-mediagroup, il collega di Bondi racconta che all'attrice - "un'amica molto cara al primo ministro bulgaro e a Berlusconi", già coinvolta nel caso intercettazioni Saccà, con l'ex direttore generale della Rai che la impone al Dopofestival di Sanremo - l'invito per la gita veneziana arrivò con una lettera spedita dal nostro titolare della Cultura al suo omologo di Sofia: la missiva è del 25 agosto 2010.

Ed è quello, di fatto, il trampolino di lancio tanto atteso da Michelle, desiderosa di vedere il suo film consacrato alla Biennale del cinema (riconoscimento assegnato da "Action for Women" della deputata Pdl Debora Bergamini) . Prima di confermare la presenza al Lido della delegazione bulgara, Rashidov, come prevede la prassi istituzionale, chiede l'autorizzazione al primo ministro, Boyko Borisov. Che ovviamente non ha
nulla in contrario, anzi. Purché a sostenere le spese di viaggio sia il "paese ricevente". E infatti andrà così. Tra voli privati, cene al ristorate Cipriani, pernottamento in hotel pluristellato, trasferimenti e spese varie, il tour veneziano della compagnia partita da Sofia sarebbe costato non meno di 400mila euro. Una cifra ragguardevole.

Bondi, già travolto dalle vicende del crollo di Pompei e della parentopoli di famiglia, l'altro giorno ha smentito: "Nessun viaggio pagato". Ma ora a metterlo in fuori gioco è la versione del collega bulgaro. "Pagò l'Italia, certo, ma non ho chiesto lo scontrino", dice Rashidov.

Tira un vento decisamente contrario in questi giorni sul ministro della Cultura. La rivolta del mondo del cinema e del teatro. La figuraccia mondiale dei resti pompeiani venuti giù per l'incuria. L'imbarazzo derivato dalla disinvoltura con cui ha risolto i suoi affanni familiari (un posto al ministero per il figlio della compagna, la deputata pidiellina Emanuela Repetti, e 25 mila euro di fondi Fus per l'ex marito, Roberto Indaco).

Uno tsunami di cui si avverte la forza anche qui, a Novi Ligure. Il paese della fidanzata dove Bondi ha trasferito la sua residenza e che tanto vorrebbe (o avrebbe voluto) trasformare se non in feudo elettorale (la giunta eletta lo scorso anno è saldamente di centrosinistra) almeno in un suo piccolo regno. Sul modello Scajola-Imperia.

Del clan Bondi, in queste ore, almeno ufficialmente, non vi è traccia. Manuela Repetti è a Roma. Suo padre, il potente immobiliarista Giovanni, ex panettiere detto "Panetto" (e sua figlia "Panetta"), sponsor del Pdl, di questa storia non ne vuole nemmeno sapere. Come fantasmi sono i due parenti - per estensione - beneficiati da "Sandro", il generoso ministro che qui molti considerano una specie di Santo Patrono. Di Fabrizio Indaco, laureando in architettura e figlio di Manuela, essendo stato piazzato alla Direzione generale del cinema in Piazza S. Croce in Gerusalemme, a Roma, si dice sia giustamente nella capitale. Non pervenuto nemmeno il padre, Roberto, che conobbe la Repetti quando da Viterbo venne qui in servizio militare (quando nasce Fabrizio lei ha solo 17 anni). Per lui il buon cuore di Bondi ha prodotto un incarico di consulente dell'Osservatorio dello Spettacolo nell'anno 2009. Per occuparsi genericamente di "Teatro e Moda" gli vengono riconosciuti 25 mila euro.

Sarebbero loro, gli Indaco padre e figlio, i "due casi umani" per i quali Bondi dichiara di essersi speso. Il secondo in particolare sarebbe il protagonista di una "vicenda molto dolorosa, una storia privata", spiega il ministro. Già, risolta però con soldi pubblici. Dai microfoni della Zanzara su Radio 24 Manuela Repetti difende il compagno. "Solo una combinazione", dice a proposito del posticino ricavato da Bondi per il figliastro. "Non è mica vietato, è giovane, è uno studente come tanti altri che ha fatto la sua piccola esperienza di lavoro".

Da quando Bondi è arrivato a Novi, il paese è molto cambiato. I soldi del ministero arrivano a getto continuo. Un decreto dei Beni culturali ha appena stanziato 670 mila euro per i lavori di due chiese (il Duomo, 500 mila, e San Pietro, 170 mila). Prima c'era stata la promessa dei fondi necessari per il restauro del teatro Marenco. E i soldi (550 euro) per la banda del paese. Nel frattempo Bondi aveva già fatto felice la compagnia teatrale di Mariano Anagni, vicina a Fivizzano, il suo paese: 285 mila euro di finanziamenti. Se fosse una commedia s'intitolerebbe lui lei il figlio e l'ex. Tutti insieme a Novi Ligure. Ma la battuta più graffiante è di un anziano all'ora dell'aperitivo: "Bondi prendendosi la Panetta (Repetti, ndr) si è dovuto prendere tutto il pacchetto".

http://www.repubblica.it/politica/2010/11/..._bonev-9557701/
 
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