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Assolto padre Secondo Bongiovanni: "non si masturbava davanti a 12enne", Cassazione annulla condanne a prete gesuita teologo

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view post Posted on 22/10/2010, 08:56
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Cassazione annulla condanne a prete gesuita teologo

Secondo-Bongiovanni

Sondrio, condannato un sacerdote
per molestie sessuali su un 12enne

Al religioso di 56 anni, giudicato con rito abbreviato, sono stati inflitti dieci mesi di reclusione
I fatti contestati sono avvenuti due anni fa a Bormio, nei locali dello stabilimento termale


Un sacerdote di 56 anni, Secondo Bongiovanni, originario di Alba (Cuneo) e residente a Padova, è stato condannato a Sondrio con rito abbreviato per abusi sessuali ai danni di un minore di 14 anni. Il giudice Carlo Camnasio gli ha inflitto 10 mesi di reclusione perché il 2 agosto 2008, durante una sua vacanza a Bormio all'interno del locale stabilimento termale, aveva compiuto atti sessuali in presenza di un dodicenne al fine di farlo assistere.

Il prete continuò nelle molestie nella piscina, dove aveva chiesto al ragazzino di toccarlo nelle parti intime, ma il minorenne spaventato si era rifiutato raccontando subito dopo ai genitori l'accaduto e questi avevano denunciato l'episodio ai carabinieri. Il giudice ha valutato l'aggravante di aver commesso i fatti in violazione dei doveri derivanti dalla qualità di religioso, decidendo per l'interdizione in perpetuo da qualsiasi ufficio attinente alla tutela e alla curatela e, inoltre, l'interdizione perenne da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché da qualsiasi ufficio o servizio in istituzioni o in altre strutture pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori.





http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/1...12enne-8315919/

Edited by GalileoGalilei - 22/12/2016, 08:24
 
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perlanaturale
view post Posted on 22/10/2010, 12:06




Che mostruosità, ma almeno per questo episodio, c'è stata una denuncia seguita dall' interdizione da scuole etc. !
 
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view post Posted on 22/10/2010, 12:49
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http://www.crimeblog.it/post/5644/sondrio-...suali-su-12enne

Sondrio: sacerdote Secondo Bongiovanni condannato per abusi sessuali su 12enne
pubblicato: venerdì 22 ottobre 2010 da Renato Marino

Secondo Bongiovanni, sacerdote 56enne originario di Alba (Cuneo) e residente a Padova, è stato condannato a Sondrio per abusi sessuali ai danni di un minore di 12 anni. Il processo si è svolto con rito abbreviato.

Al religioso sono stati inflitti 10 mesi di reclusione perché ritenuto colpevole di aver compiuto atti sessuali in presenza di un dodicenne ad agosto 2008, durante una vacanza a Bormio all’interno del locale stabilimento termale. Il prete - secondo le accuse che gli venivano mosse - aveva poi tentato di proseguire nelle molestie nella piscina dello stabilemento chiedendo al minorenne di toccarlo nelle parti intime. Il ragazzo si era rifiutato e subito dopo aveva raccontato ai genitori l’accaduto facendo scattare la denuncia ai carabinieri.

Il giudice ha valutato l’aggravante di aver commesso i fatti in violazione dei doveri derivanti dalla qualità di religioso, decidendo per l’interdizione in perpetuo da qualsiasi ufficio attinente alla tutela e alla curatela e, inoltre, l’interdizione perenne da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado e da qualsiasi ufficio o servizio in istituzioni o altre strutture pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori.
 
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view post Posted on 22/10/2010, 14:39
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C'è uno scrittore che si occupa di teologia dal nome Secondo Bongiovanni:

1) Un libro sulla filosodfia dei Gesuiti....
http://www.ibs.it/code/9788889241332/bongi...riginalita.html



Bongiovanni Secondo; Fava Ferdinando -

La formazione nelle organizzazioni complesse
Autore Bongiovanni Secondo; Fava Ferdinando
Prezzo € 13,00
Prezzi in altre valute
Dati 2007, 184 p., brossura
Editore Pardes Edizioni (collana Cortocircuiti)

Descrizione
Nell'attuale società occidentale si è spesso orientati verso un utilizzo inconsapevole di se stessi, delle proprie capacità e possibilità, si vive sovente in maniera quasi automatica, saturati dalle troppe possibilità di appagamento che ci circondano: il desiderio autentico è soffocato, come il fuoco sotto un sovraccarico di legna che gli impedisce di bruciare e di scaldare. A tali tendenze si contrappone la proposta formativa formulata in questo scritto, proposta che nasce da un'alleanza tra la sapienza proveniente dalla tradizione filosofica e la sensibilità educativa della Compagnia di Gesù. Una proposta controcorrente quindi, affidata alla ricerca dell' autenticità personale.


2) Studi di teologia filofosica...

http://www.ibs.it/code/9788861240001/bongi...filosofica.html

Studi di teologia filosofica. Vol. 1: Lasciar-essere: riconoscere Dio nel pensare. Titolo Studi di teologia filosofica. Vol. 1: Lasciar-essere: riconoscere Dio nel pensare.
Autore Bongiovanni Secondo
Prezzo € 17,00
Prezzi in altre valute
Dati 2007, 176 p., brossura
Editore Il Pozzo di Giacobbe (collana Ai crocevia)


Descrizione
Questo libro presenta l'avvio di un itinerario sulla questione di Dio nel pensiero filosofico in dialogo con autori della tradizione mistica e fenomenologica e nel libero confronto con la tradizione metafisica.

3) Ancora un altro libro sul fondatore ei Gesuiti Ignazio di Loyola...

http://www.ibs.it/code/9788871788821/bongi...-relazione.html


Bongiovanni Secondo - Viversi nella relazione. Passare dal re temporale al re eterno....
Viversi nella relazione. Passare dal re temporale al re eterno. Una riflessione teologale e filosofica sugli Esercizi spirituali di s. Ignazio
Zoom della copertina Titolo Viversi nella relazione. Passare dal re temporale al re eterno. Una riflessione teologale e filosofica sugli Esercizi spirituali di s. Ignazio
Autore Bongiovanni Secondo
Prezzo € 12,00
Prezzi in altre valute
Dati 2006, 96 p., brossura
Editore CLEUP (collana Varia)


Descrizione
Questo lavoro presenta una lettura dell'esercizio del re temporale e del Re Eterno ispirata da due disposizioni di fondo: filosofica e teologale. Parlando di disposizione filosofica mi riferisco ad un certo modo di rendersi disponibile all'ascolto degli Esercizi e alla loro pratica, anche attraverso il ricorso ad alcune argomentazioni propriamente filosofiche che aiutano ad esplicitare le problematiche suscitate dal testo. L'altra disposizione che ispira questo studio è di ordine teologale, che si esprime unitamente a quella filosofica, è anzi prioritaria rispetto a questa, ed è per tale ragione che parlo insieme di una riflessione teologale e filosofica. Il teologale non si compie attraverso un'elaborazione sistematica dei problemi, com'è invece legittimo supporre nel teologico. Nel teologale la determinazione del logico non s'impone quale senso direttore dell'indagine: certamente non è escluso ma non ne costituisce l'unica preoccupazione e neppure quella prioritaria. Ciò che si afferma nella ricerca è l'esperienza umana personale di chi si mette a gioco negli Esercizi e la comprensione spirituale che da qui si origina.

http://corrieredelveneto.corriere.it/venet...006054410.shtml

LA SENTENZA
Sacerdote condannato per abusi
Aveva molestato 12enne in piscina
A Secondo Bongiovanni, residente a Padova, dieci mesi di reclusione
Un prete davanti alla chiesa (archivio)

Un prete davanti alla chiesa (archivio)

PADOVA - Un sacerdote di 56 anni, Secondo Bongiovanni, originario di Alba (Cuneo) e residente a Padova, è stato condannato a Sondrio con rito abbreviato per abusi sessuali ai danni di un minore di 12 anni. Il giudice Carlo Camnasio gli ha inflitto 10 mesi di reclusione perchè il 2 agosto 2008, durante una sua vacanza a Bormio all’interno del locale stabilimento termale aveva compiuto atti sessuali in presenza di un dodicenne al fine di farlo assistere. Il prete continuò nelle molestie nella piscina dove aveva chiesto al ragazzino di toccarlo nelle parti intime, ma il minorenne spaventato si era rifiutato raccontando subito dopo ai genitori l’accaduto e questi avevano denunciato l’episodio ai carabinieri. Il giudice ha valutato l’aggravante di aver commesso i fatti in violazione dei doveri derivanti dalla qualità di religioso, decidendo per l’interdizione in perpetuo da qualsiasi ufficio attinente alla tutela e alla curatela e, inoltre, l’interdizione perenne da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché da qualsiasi ufficio o servizio in istituzioni o in altre strutture pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori. (Ansa)
 
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view post Posted on 22/10/2010, 15:46
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http://www.laprovinciadisondrio.it/stories...nnato_a_bormio/

Molestie su bimbo: prete
condannato a Bormio

* 22 ottobre 2010
* Cronaca
* Commenta

Il prete ha patteggiato ieri in Tribunale (Foto by Gianatti)

BORMIO Violenza sessuale nei confronti di un bambino di 12 anni. Questa l'accusa costata la condanna a 10 mesi con la condizionale a un prete di 56 anni.
Il religioso finito ieri mattina davanti al giudice per le udienze preliminari Carlo Camnasio è Secondo Bongiovanni, nato ad Alba, in provincia di Cuneo e residente a Padova.
Il fatto risale al 2 agosto 2008. Il piccolo, che abita in Bassa Valle, si trovava nelle docce delle Terme di Bormio. È qui che, secondo quanto indica il capo di imputazione, ha visto quell'uomo che avrebbe potuto quasi essere suo nonno intento a toccarsi i genitali mentre lo guardava con insistenza. Attirata l'attenzione sua vittima, l'adulto è andato oltre, invitando il bambino a toccarlo per un atto sessuale.
Nonostante il turbamento e lo shock, quest'ultimo ha avuto non soltanto la prontezza di rifiutare la proposta oscena, ma anche l'intelligenza di dare subito l'allarme raccontando quanto era appena accaduto nelle docce. Una verità scomoda, scomodissima, visto che il protagonista dell'episodio, una volta ricompostosi, vestiva l'abito talare.
Inevitabilmente a carico del prete è scattata la denuncia per violenza sessuale. Assistito dall'avvocato milanese Marco Facchetti, Bongiovanni ha chiesto di essere giudicato con la formula del rito abbreviato ottenendo il vantaggio dello sconto di un terzo sulla pena. Il gup Camnasio gli ha concesso l'attenuante della violenza sessuale di minore gravità, come previsto dall'articolo 609 quinquies del codice penale. In pratica, non si è trattato di violenza fisica, ma di quelle che comunemente e con un linguaggio non tecnico vengono definite "semplici" molestie sessuali.
Oltre ai 10 mesi con la condizionale, la sentenza prevede anche che il sacerdote non possa mai più avere alcun incarico che comporti un contatto con i bambini, come l'insegnamento nelle scuole, il ruolo di educatore nei collegi o negli oratori e, in genere, ogni funzione che possa metterlo a stretto contatto con dei minorenni.
 
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view post Posted on 22/10/2010, 16:55
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www.agi.it/milano/notizie/201010221...nnato_a_10_mesi

PEDOFILIA: MOLESTA 12ENNE, SACERDOTE CONDANNATO A 10 MESI


16:51 22 OTT 2010

(AGI) - Sondrio, 22 ott. - Dieci mesi per aver commesso 'atti sessuali' alla presenza di un minorenne. E' la condanna inflitta dal Giudice preliminare del Tribunale di Sondrio, Carlo Camnasio, a don Secondo Bongiovanni, sacerdote 56enne originario di Alba (Piemonte) ma residente a Padova. Secondo le ricostruzioni processuali, il due agosto 2008 si trovava in vacanza presso uno stabilimento termale di Bormio quando avrebbe approcciato un 12enne masturbandosi in sua presenza mentre entrambi si trovavano nella piscina. Il prete avrebbe chiesto poi al ragazzino di 'aiutarlo'. L'adolescente, spaventato, e' schizzato fuori dalla piscina per correre piangente dai genitori raccontando loro l'accaduto. Scatto' cosi' la denuncia ai carabinieri. A oltre due anni di distanza il sacerdote e' stato processato con rito abbreviato. Il giudice nel pronunciare la sentenza ha tenuto conto dell'aggravante di aver commesso i fatti in violazione dei doveri derivanti dalla qualita' di religioso. La condanna prevede anche l'interdizione da qualsiasi ufficio attinente la tutela e curatela di minori, e da qualunque incarico in qualsiasi tipo di scuola, da ogni genere di servizio in istituzioni o strutture pubbliche e private prevalentemente caratterizzate dalla presenza di minorenni. (AGI) Cli/Car
 
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view post Posted on 26/10/2010, 16:30
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http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/20...dannato-2604556

Pedofilia, gesuita-teologo condannato

Padre Secondo Bongiovanni, 56 anni, è stato condannato a 10 mesi con rito abbreviato per violenza sessuale alle terme di Bormio

L'Aloisianum di via Manin
image

PADOVA. Uno dei più prestigiosi docenti dell'Aloisianum, l'Istituto di studi filosofici della Compagnia di Gesù, con sede in via Manin, affiliato alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. E ancora un intellettuale nonché un filosofo e teologo autore di importanti saggi. Si sprecano aggettivi e parole per raccontare l'attività di padre Secondo Bongiovanni, 56 anni, per la legge solo un imputato condannato per violenza sessuale nei confronti di un dodicenne.

Originario di Alba (Cuneo) e da anni residente a Padova dove è membro della comunità Aloisianum che offre un programma di studi superiori di filosofia ai giovani gesuiti in formazione, padre Bongiovanni è stato condannato con rito abbreviato (rito che consente lo sconto di un terzo della pena) a dieci mesi di reclusione per violenza sessuale - con l'aggravante di aver commesso i fatti in violazione dei doveri derivanti dalla qualità di religioso - e per atti osceni in luogo pubblico.

Particolarmente dura la sentenza comminata dal giudice del tribunale di Sondrio, Carlo Camnasio, che ha inflitto al prelato pure le pene accessorie dell'interdizione in perpetuo da qualsiasi ufficio attinente alla tutela e alla curatela nonché l'interdizione perpetua da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado e da ogni ufficio o servizio in istituzioni o altre strutture pubbliche o private frequentate da minori. Concessa la sospensione condizionale della pena poiché il sacerdote è incensurato.

Palcoscenico della violenza lo stabilimento termale di Bormio, la località valtellinese dove il gesuita si trovava in vacanza. È il 2 agosto 2008 e don Secondo Bongiovanni, nelle docce, si masturba di fronte al ragazzino che vive in Bassa Valle e, con gli amichetti, è andato a farsi un bagno. Sconvolto da quella scena il dodicenne s'allontana. Ma nell'area della piscina quello sconosciuto si fa di nuovo avanti, chiedendo al ragazzino di toccarlo «compiendo così - si legge nel capo d'imputazione - atti idonei diretti in modo non equivoco a compiere atti sessuali con minore degli anni 14».

Il bimbo corre a casa e si confida con la madre, fornendole una dettagliata descrizione del pedofilo. E la donna avvisa subito il 112. In pochi minuti arriva una gazzella dei carabinieri nell'impianto termale dove i militari identificano un uomo che corrisponde alla descrizione: è il gesuita padovano.



http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/20...persona-2604567

La difesa dei gesuiti: "Mancano testimoni, un errore di persona"

Impossibile parlare con padre Bongiovanni. Per lui prendono le difese i gesuiti dell'Aloisiuanum


PADOVA. Impossibile parlare con padre Secondo Bongiovanni. «Non c'è, è fuori Padova - rispondono all'Istituto Aloisianum - E non sappiamo quando rientrerà». I confratelli lo difendono con una nota diramata sul sito della Compagnia di Gesù e firmata da padre Gianfranco Matarazzo, delegato per i casi di abuso sui minori: «... Un ragazzo di 12 anni ha denunciato di essere stato vittima di alcuni atti osceni e frasi di contenuto sessuale... Il fatto, come da lui dichiarato, è avvenuto senza alcun contatto fisico e in assenza di testimoni. Il minorenne... ha identificato il molestatore in Secondo Bongiovanni che ha sempre sostenuto di essere estraneo alla vicenda e di trattarsi di un caso di errore di persona. Egli ha tenuto informati i Superiori sullo sviluppo della situazione - si legge - Ci aspettavamo un esito diverso del processo, soprattutto per le modalità equivoche con cui è avvenuto il riconoscimento. Rispettando la sentenza e mantenendo le misure cautelative predisposte... confermiamo la nostra fiducia nella magistratura, ma restiamo convinti dell'estraneità di padre Bongiovanni...».

Un pensiero va alla vittima: «Portiamo nella preghiera il ragazzo e la sua famiglia, così come il nostro confratello...». Poi la Compagnia conferma di voler assumersi ogni eventuale responsabilità con l'impegno «alla massima trasparenza e collaborazione nei confronti delle persone coinvolte e degli organi della giustizia civile». Infine una nota della Diocesi di Padova per precisare che il prete in questione «non appartiene al clero padovano... Pertanto il suo diretto superiore non è il vescovo di Padova, inoltre non svolge il ministero né ha compiti pastorali nelle parrocchie locali».
 
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view post Posted on 20/12/2016, 21:16
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http://news.gesuiti.it/padova-lodissea-di-...-mi-ha-salvato/

L’odissea di p. Secondo Bongiovanni: “La mia vita in frantumi. Ma il Signore mi ha salvato”
Padova
20 Dic 2016
P. Secondo Bongiovanni, Padova, pedofilia
Nel 2008 padre Secondo Bongiovanni riceve un avviso di garanzia in cui gli venivano contestati i reati di corruzione di minorenne e di atti osceni in luogo pubblico. Inizia un calvario durato otto anni per vedere riconosciuta la sua completa estraneità ai fatti. Ora, anche grazie alla competenza e al prezioso lavoro dell'avv. Mario Zanchetti, la giustizia ha fatto il suo corso e lo ha riconosciuto innocente. Ma davvero tutto torna come prima? Riportiamo qui l'intervista che p. Bongiovanni ha rilasciato a Guglielmo Frezza del quotidiano "La difesa del popolo" di Padova, dove racconta come ha vissuto questa drammatica vicenda che gli ha cambiato la vita.
LA MIA VITA IN FRANTUMI. MA IL SIGNORE MI HA SALVATO»

Se vivessimo in un mondo giusto e onesto, chi cercasse su internet informazioni su padre Secondo Bongiovanni dovrebbe trovare notizie di un intellettuale di buon profilo: studi in teologia e dottorato in filosofia, direttore dell’istituto filosofico Aloisianum dei gesuiti, abituato a tenere corsi e seminari in diverse istituzioni. Oppure dovrebbe imbattersi nella recensione di uno dei suoi tanti libri, buon ultimo Il principio compassione edito a Padova lo scorso marzo.

Siccome purtroppo in un mondo giusto e onesto non viviamo – e internet spesso finisce per amplificarne con la sua potenza limiti e difetti – a digitare il suo nome Google restituisce per prima cosa il profilo inquietante di un prete pedofilo, condannato dal tribunale di Sondrio per atti osceni e corruzione di minore. Peccato che sia tutto falso. O meglio, peccato che le fonti reperibili su internet si fermino a metà della storia. E, come sappiamo, spesso le mezze verità finiscono per essere le peggiori bugie.

Perché da quelle accuse – in cui i giudici hanno ritenuto di individuare prove sufficienti per condannarlo sia in primo sia in secondo grado – padre Secondo è uscito innocente. Lo scorso 13 gennaio la Corte di cassazione ha annullato le sentenze con parole molto chiare: «la Corte territoriale è pervenuta all’identificazione dell’autore dei fatti attraverso un percorso motivazionale che si rivela in larga misura insufficiente e, in parte, contraddittorio». Peggio ancora, «il Giudice di primo grado è pervenuto ad affermare la responsabilità penale con un percorso logico argomentativo ancor più carente sull’identificazione del Bongiovanni».

Non era lui, insomma, il colpevole. E a scrivere la parola fine su questa paradossale vicenda è stata, dopo la Cassazione, una nuova Corte d’appello, che lo scorso 19 settembre lo ha assolto per non avere commesso il fatto. Ci sono voluti otto anni, cosa non inusuale nel nostro paese, ma almeno giustizia è fatta. Agli occhi della legge, certo, ma a quelli dell’opinione pubblica? Dei giornali, anche padovani, che all’epoca se ne occuparono con un fiorire di articoli e titoloni? E che dire di internet, dove nulla si cancella e nessuno però si occupa di raccontare come vanno a finire certi processi?

Per quanto possibile, proviamo allora noi a riparare al torto subito. Incontro padre Secondo all’Antonianum di Prato della Valle, dove i gesuiti sono stati per decenni un solido punto di riferimento per migliaia di giovani padovani. Ci sediamo in cucina per un caffè. È alla vigilia della partenza, diretto a Napoli dove proprio in queste settimane è iniziata la sua seconda vita. Di prete, di studioso, di insegnante di filosofia alla facoltà teologica. La prima vita, quella che ricorda con nostalgia, si è bruscamente fermata quel 2 agosto del 2008, mentre era in vacanza a Sondrio, appena uscito da una nuotata in piscina.

«Vengo circondato da una decina di persone, che inscenano sul posto un processo in piena regola accusandomi di aver molestato un ragazzo. Lui, per la verità, all’inizio nemmeno mi riconosce, dice che l’uomo che lo ha avvicinato si chiama Mario. Allora, di mia spontanea iniziativa vado a prendere un documento d’identità… ingenuamente, senza nemmeno capire cosa sarebbe potuto succedere. Senza venirne informato viene fotocopiato il documento, minacciano di chiamare i carabinieri.. e io resto traumatizzato, come paralizzato e senza riuscire a parlare. In quel momento mi è caduto il mondo addosso. Eppure, nelle settimane successive, pensavo che la cosa fosse finita lì».

Invece?

«Il 14 novembre ricevo un avviso di garanzia e inizia il mio calvario. Vado dal mio provinciale a Roma, padre Casalone, parlo col superiore di Padova, padre Bizzeti, entrambi mi sono sempre stati vicini così come l’intera famiglia gesuita. Mi tranquillizzano, decidiamo di tenere un profilo basso sperando ancora che le indagini appurino la mia totale estraneità ai fatti. E invece nel settembre del 2010 vengo condannato in primo grado».

Prete pedofilo…

«Non si può capire cosa significhi finché non ci passi. È uno stigma, una sorta di lebbra contemporanea che ti si attacca addosso e contro la quale sei impotente. L’anno prima avevo terminato il mio servizio come direttore dell’Istituto continuando però a insegnare… basta, da quel momento finisce tutto. Niente più conferenze, basta lezioni in Francia o in altre istituzioni ecclesiastiche, tante iniziative sono stato io stesso a disdirle sapendo che la mia presenza sarebbe stata motivo di scandalo. Mi sono limitato allo studio, alla scrittura, alla direzione e agli esercizi spirituali: se non fosse stato per la cura del Provinciale che mi ha assegnato incarichi interni che potevo svolgere senza problemi la mia vita si sarebbe completamente bloccata».

Hai mai incontrato il ragazzo che ti ha accusato di molestie?

«No. L’ho ritenuto inappropriato temendo di rischiare di peggiorare la situazione. Ma non è solo questo: sinceramente, non so se avrei avuto la forza. Quel che posso fare è portarlo ogni giorno nella preghiera, ricordare il suo nome davanti a Dio. Perché ancora oggi non riesco a pensare che si sia inventato tutto, senza una ragione. Qualcosa dev’essere successo, ma chi ne porta la colpa non lo sapremo mai».

Novembre 2008, il primo avviso di garanzia. Poi due condanne. Infine, otto anni dopo, la piena assoluzione. Cosa pensi oggi della giustizia italiana?

«Anzitutto ringrazio di cuore l’avvocato Zanchetti di Milano che mi ha assistito con grande perizia e umanità nel percorso giudiziario. Entrando più nel merito della domanda, premetto che non ho mai criticato un magistrato o la magistratura nel suo complesso, e ritengo che sia grave mancare di rispetto a una istituzione che rappresenta un cardine della vita democratica. E tuttavia mi pongo alcune domande, come cittadino prima ancora che come parte in causa. È possibile aspettare otto anni per arrivare in fondo a una vicenda così delicata? Si è consapevoli di cosa può significare per la vita di una persona? E poi, come è possibile accusare un uomo di pedofilia senza tener conto della sua vita, delle sue abitudini, delle sue relazioni? Un legame tra quell’atto sotto inchiesta e la sua intera esistenza ci dovrà pur essere…Nessuno ha mai pensato di sequestrare il mio telefono, il computer, di frugare nella mia stanza: ma davvero non si doveva cercare qualche appiglio, qualche ulteriore elemento prima di gettarmi addosso un’accusa così infamante?».

Conserverai una bella collezione di articoli sul tuo caso…

«No, ma ricordo bene i titoli a tutta pagina sul gesuita pedofilo. Quando sono stato assolto, invece, nemmeno una riga. Si parla tanto di etica dell’informazione, ma poi la stampa ti considera alla stregua di un oggetto. L’importante è che tu faccia notizia, che faccia vendere. Il resto, a chi importa? Non ci si prende la briga nemmeno di correggere le informazioni sbagliate».

Ora torni a insegnare. Ma cosa ti rimane dentro di questi anni?

«Non cammino più come prima. Mi sento zoppo, come Giacobbe. Chi mi conosce bene, mi ha sempre fatto l’onore di un giudizio onesto, di un’amicizia fedele, tanto più preziosa nel momento in cui non potevo pretendere nulla: non un invito, non un incoraggiamento, nemmeno uno sguardo. Ma mi metto nei panni di chi non sa chi sia padre Secondo, di chi mi ha conosciuto attraverso i giornali e internet: onestamente, di fronte alla tristezza della pedofilia, capisco che per alcuni possa rimanere un dubbio. Anche una volta assolto».

Le accuse di pedofilia sono un macigno sulla credibilità della Chiesa.

«E noi abbiamo qualche responsabilità. Ci sono stati casi in cui abbiamo coperto situazioni che andavano affrontate, spostando da un luogo all’altro i preti e i religiosi invece di favorire il corso della giustizia. Poi i nodi vengono al pettine, il clima si infiamma, inizia la caccia alle streghe e a chi tocca tocca».

Ti senti un martire?

«No affatto: la bibbia ci ricorda che “nessuno è giusto”, e certamente non lo sono io. Ma tutti gli uomini hanno diritto all’onorabilità. Si dice che siamo innocenti fino all’ultimo grado di giudizio. Ma è davvero così?».

La tua fede non ha mai vacillato?

«Ho avuto turbamenti e angosce, ma non ho mai gridato contro Dio. Come dice Giobbe, “Il Signore dà, il Signore toglie. Sia benedetto il nome del Signore”. Grazie a papà Matteo ho sempre avuto un forte senso della Provvidenza: sono certo, inoltre, che l’incontro con Dio avviene in modi imprevisti e sconosciuti. Basta ricordarsi che da Lui si può solo ricevere, senza pretendere nulla».

Avrai detto “Signore, aiutami. Sono innocente…”

«Nel mio intimo ero sicuro che il Signore mi avrebbe soccorso. Invece così non è stato, o meglio così non è stato all’apparenza. Poi, pian piano, ho capito come il Signore agisce nella storia».

In che modo?

«Penso all’episodio del Getsemani, a Gesù che chiede di essere liberato. La Lettera agli Ebrei non afferma forse che fu esaudito per la sua pietà? In che senso fu esaudito, se è morto in croce, come un delinquente? Il Signore lo sostiene nell’attraversare la storia così com’è e come doveva essere, non lo libera magicamente dalla storia. Ecco, ho capito che questo valeva anche per me, che dovevo stare ben saldo nella storia, nella mia storia, sapendo che il Signore era lì accanto a me. Lui si stava occupando di me. Ho ripreso con maggior profondità il mio rapporto con lui, senza trascuratezze, e ho ricevuto una consapevolezza più profonda della Sua presenza nella mia vita. Benché io ne sia indegno, forse anche per me “era necessario” che questo accadesse…».

Fatalismo?

«No, affidamento: io so in chi ho posto la mia fiducia. Il fatalismo è passivo, l’affidamento è una presa di posizione attiva nei confronti della realtà. Prima ero stimato e rispettato: poi, all’improvviso mi è stato tolto tutto. Sono diventato una presenza scomoda, ho sperimentato sulla mia pelle cosa significhi sentirsi esclusi, messi al bando, rifiutati. Poteva diventare un’esperienza tragica di confusione, di smarrimento. Per la grazia di Dio è stata un’esperienza spirituale profonda, che cercherò di porre a servizio di altri. Questa è la vita che ho liberamente scelto nel Nome del Signore e a cui desidero restare fedele».

di Guglielmo Frezza (La difesa del popolo, Padova, 18 dicembre 2016)

www.difesapopolo.it/Attualita/La-mi...e-mi-ha-salvato



www.difesapopolo.it/Attualita/La-mi...e-mi-ha-salvato

«La mia vita in frantumi. Ma il Signore mi ha salvato»
Accusato di pedofilia, condannato in primo e secondo grado, padre Secondo Bongiovanni è stato definitivamente assolto lo scorso settembre per non avere commesso il fatto, dopo che la Corte di Cassazione aveva annullato le precedenti sentenze con dure parole di critica ai giudici. Per il gesuita, a lungo direttore dell'istituto filosofico Aloisianum di Padova, può ora iniziare una seconda vita. Da qualche settimana è a Napoli, per insegnare filosofia alla facoltà teologica dei gesuiti. La prima vita, quella che ricorda con nostalgia, si è bruscamente fermata quel 2 agosto del 2008, mentre era in vacanza a Sondrio, appena uscito da una nuotata in piscina.
E questa è la storia, paradossale ma vera, di un uomo e di un prete che per otto anni ha cercato un perché alla tragedia che lo ha colpito.

Campagna abbonamenti 2017
«La mia vita in frantumi. Ma il Signore mi ha salvato»
19/12/2016
Se vivessimo in un mondo giusto e onesto, chi cercasse su internet informazioni su padre Secondo Bongiovanni dovrebbe trovare notizie di un intellettuale di buon profilo: studi in teologia e dottorato in filosofia, direttore dell’istituto filosofico Aloisianum dei gesuiti, abituato a tenere corsi e seminari in diverse istituzioni. Oppure dovrebbe imbattersi nella recensione di uno dei suoi tanti libri, buon ultimo Il principio compassione edito a Padova lo scorso marzo.

Siccome purtroppo in un mondo giusto e onesto non viviamo – e internet spesso finisce per amplificarne con la sua potenza limiti e difetti – a digitare il suo nome Google restituisce per prima cosa il profilo inquietante di un prete pedofilo, condannato dal tribunale di Sondrio per atti osceni e corruzione di minore. Peccato che sia tutto falso. O meglio, peccato che le fonti reperibili su internet si fermino a metà della storia. E, come sappiamo, spesso le mezze verità finiscono per essere le peggiori bugie.
Perché da quelle accuse – in cui i giudici hanno ritenuto di individuare prove sufficienti per condannarlo sia in primo sia in secondo grado – padre Secondo è uscito innocente.
Lo scorso 13 gennaio la Corte di cassazione ha annullato le sentenze con parole molto chiare
“La Corte territoriale è pervenuta all’identificazione dell’autore dei fatti attraverso un percorso motivazionale che si rivela in larga misura insufficiente e, in parte, contraddittorio”. Peggio ancora, “il Giudice di primo grado è pervenuto ad affermare la responsabilità penale con un percorso logico argomentativo ancor più carente sull’identificazione del Bongiovanni”.

Non era lui, insomma, il colpevole. E a scrivere la parola fine su questa paradossale vicenda è stata, dopo la Cassazione, una nuova Corte d’appello, che lo scorso 19 settembre lo ha assolto per non avere commesso il fatto.
Ci sono voluti 8 anni, cosa non inusuale nel nostro paese, ma almeno giustizia è fatta. Agli occhi della legge, certo, ma a quelli dell’opinione pubblica? Dei giornali, anche padovani, che all’epoca se ne occuparono con un fiorire di articoli e titoloni? E che dire di internet, dove nulla si cancella e nessuno però si occupa di raccontare come vanno a finire certi processi?
Per quanto possibile, proviamo allora noi a riparare al torto subito.

Incontro padre Secondo all’Antonianum di Prato della Valle, dove i gesuiti sono stati per decenni un solido punto di riferimento per migliaia di giovani padovani.
Ci sediamo in cucina per un caffè. È alla vigilia della partenza, diretto a Napoli dove proprio in queste settimane è iniziata la sua seconda vita. Di prete, di studioso, di insegnante di filosofia alla facoltà teologica. La prima vita, quella che ricorda con nostalgia, si è bruscamente fermata quel 2 agosto del 2008, mentre era in vacanza a Sondrio, appena uscito da una nuotata in piscina.

«Vengo circondato da una decina di persone, che inscenano sul posto un processo in piena regola accusandomi di aver molestato un ragazzo. Lui, per la verità, all’inizio nemmeno mi riconosce, dice che l’uomo che lo ha avvicinato si chiama Mario. Allora, di mia spontanea iniziativa vado a prendere un documento d’identità... ingenuamente, senza nemmeno capire cosa sarebbe potuto succedere. Senza venirne informato viene fotocopiato il documento, minacciano di chiamare i carabinieri... e io resto traumatizzato, come paralizzato e senza riuscire a parlare. In quel momento mi è caduto il mondo addosso. Eppure, nelle settimane successive, pensavo che la cosa fosse finita lì».

Invece?
«Il 14 novembre ricevo un avviso di garanzia e inizia il mio calvario. Vado dal mio provinciale a Roma, padre Casalone, parlo col superiore di Padova, padre Bizzeti, entrambi mi sono sempre stati vicini così come l’intera famiglia gesuita. Mi tranquillizzano, decidiamo di tenere un profilo basso sperando ancora che le indagini appurino la mia totale estraneità ai fatti. E invece nel settembre del 2010 vengo condannato in primo grado».

Prete pedofilo...
«Non si può capire cosa significhi finché non ci passi. È uno stigma, una sorta di lebbra contemporanea che ti si attacca addosso e contro la quale sei impotente. L’anno prima avevo terminato il mio servizio come direttore dell’Istituto continuando però a insegnare... basta, da quel momento finisce tutto. Niente più conferenze, basta lezioni in Francia o in altre istituzioni ecclesiastiche, tante iniziative sono stato io stesso a disdirle sapendo che la mia presenza sarebbe stata motivo di scandalo. Mi sono limitato allo studio, alla scrittura, alla direzione e agli esercizi spirituali: se non fosse stato per la cura del Provinciale che mi ha assegnato incarichi interni che potevo svolgere senza problemi la mia vita si sarebbe completamente bloccata».

Hai mai incontrato il ragazzo che ti ha accusato di molestie?
«No. L’ho ritenuto inappropriato temendo di rischiare di peggiorare la situazione. Ma non è solo questo: sinceramente, non so se avrei avuto la forza. Quel che posso fare è portarlo ogni giorno nella preghiera, ricordare il suo nome davanti a Dio. Perché ancora oggi non riesco a pensare che si sia inventato tutto, senza una ragione. Qualcosa dev’essere successo, ma chi ne porta la colpa non lo sapremo mai».

Novembre 2008, il primo avviso di garanzia. Poi due condanne. Infine, otto anni dopo, la piena assoluzione. Cosa pensi oggi della giustizia italiana?
« Anzitutto ringrazio di cuore l’avvocato Zanchetti di Milano che mi ha assistito con grande perizia e umanità nel percorso giudiziario. Entrando più nel merito della domanda, premetto che non ho mai criticato un magistrato o la magistratura nel suo complesso, e ritengo che sia grave mancare di rispetto a una istituzione che rappresenta un cardine della vita democratica. E tuttavia mi pongo alcune domande, come cittadino prima ancora che come parte in causa. È possibile aspettare otto anni per arrivare in fondo a una vicenda così delicata? Si è consapevoli di cosa può significare per la vita di una persona? E poi, come è possibile accusare un uomo di pedofilia senza tener conto della sua vita, delle sue abitudini, delle sue relazioni? Un legame tra quell’atto sotto inchiesta e la sua intera esistenza ci dovrà pur essere... Nessuno ha mai pensato di sequestrare il mio telefono, il computer, di frugare nella mia stanza: ma davvero non si doveva cercare qualche appiglio, qualche ulteriore elemento prima di gettarmi addosso un’accusa così infamante?».

Conserverai una bella collezione di articoli sul tuo caso...
«No, ma ricordo bene i titoli a tutta pagina sul gesuita pedofilo. Quando sono stato assolto, invece, nemmeno una riga. Si parla tanto di etica dell’informazione, ma poi la stampa ti considera alla stregua di un oggetto. L’importante è che tu faccia notizia, che faccia vendere. Il resto, a chi importa? Non ci si prende la briga nemmeno di correggere le informazioni sbagliate».

Ora torni a insegnare. Ma cosa ti rimane dentro di questi anni?

«Non cammino più come prima. Mi sento zoppo, come Giacobbe. Chi mi conosce bene, mi ha sempre fatto l’onore di un giudizio onesto, di un’amicizia fedele, tanto più preziosa nel momento in cui non potevo pretendere nulla: non un invito, non un incoraggiamento, nemmeno uno sguardo. Ma mi metto nei panni di chi non sa chi sia padre Secondo, di chi mi ha conosciuto attraverso i giornali e internet: onestamente, di fronte alla tristezza della pedofilia, capisco che per alcuni possa rimanere un dubbio. Anche una volta assolto».
Le accuse di pedofilia sono un macigno sulla credibilità della chiesa.
«E noi abbiamo qualche responsabilità. Ci sono stati casi in cui abbiamo coperto situazioni che andavano affrontate, spostando da un luogo all’altro i preti e i religiosi invece di favorire il corso della giustizia. Poi i nodi vengono al pettine, il clima si infiamma, inizia la caccia alle streghe e a chi tocca tocca».

Ti senti un martire?
«No affatto: la bibbia ci ricorda che “nessuno è giusto”, e certamente non lo sono io. Ma tutti gli uomini hanno diritto all’onorabilità. Si dice che siamo innocenti fino all’ultimo grado di giudizio. Ma è davvero così?».

La tua fede non ha mai vacillato?
«Ho avuto turbamenti e angosce, ma non ho mai gridato contro Dio. Come dice Giobbe, “Il Signore dà, il Signore toglie. Sia benedetto il nome del Signore”. Grazie a papà Matteo ho sempre avuto un forte senso della Provvidenza: sono certo, inoltre, che l’incontro con Dio avviene in modi imprevisti e sconosciuti. Basta ricordarsi che da Lui si può solo ricevere, senza pretendere nulla».

Avrai detto “Signore, aiutami. Sono innocente...”
«Nel mio intimo ero sicuro che il Signore mi avrebbe soccorso. Invece così non è stato, o meglio così non è stato all’apparenza. Poi, pian piano, ho capito come il Signore agisce nella storia».

In che modo?
«Penso all’episodio del Getsemani, a Gesù che chiede di essere liberato. La Lettera agli Ebrei non afferma forse che fu esaudito per la sua pietà? In che senso fu esaudito, se è morto in croce, come un delinquente? Il Signore lo sostiene nell’attraversare la storia così com’è e come doveva essere, non lo libera magicamente dalla storia. Ecco, ho capito che questo valeva anche per me, che dovevo stare ben saldo nella storia, nella mia storia, sapendo che il Signore era lì accanto a me. Lui si stava occupando di me. Ho ripreso con maggior profondità il mio rapporto con lui, senza trascuratezze, e ho ricevuto una consapevolezza più profonda della Sua presenza nella mia vita. Benché io ne sia indegno, forse anche per me “era necessario” che questo accadesse…».

Fatalismo?
«No, affidamento: io so in chi ho posto la mia fiducia. Il fatalismo è passivo, l’affidamento è una presa di posizione attiva nei confronti della realtà. Prima ero stimato e rispettato: poi, all’improvviso mi è stato tolto tutto. Sono diventato una presenza scomoda, ho sperimentato sulla mia pelle cosa significhi sentirsi esclusi, messi al bando, rifiutati. Poteva diventare un’esperienza tragica di confusione, di smarrimento. Per la grazia di Dio è stata un’esperienza spirituale profonda, che cercherò di porre a servizio di altri. Questa è la vita che ho liberamente scelto nel Nome del Signore e a cui desidero restare fedele».

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