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La bufala della suora scomunicata per aver fermato i preti pedofilipubblicato il 18 ottobre 2010 alle 09:00
Ieri Benedetto XVI ne ha fatta un’altra delle sue: ha proclamato l’australiana Mary MacKillop prima santa del quinto continente, mentre le agenzie di stampa dicevano che la suora, vissuta nella seconda metà dell’800, fu scomunicata dopo aver denunciato un sacerdote pedofilo.
Scrive Luigi Castaldi che a luglio di quest’anno, intervistata da Zenit, la postulatrice della causa di canonizzazione, suor Mary Casey, non faceva alcun cenno alla faccenda: “Il padre fondatore, Julian Tenison Woods, aveva lavorato come direttore per l’Istruzione Cattolica ad Adelaide e non era molto popolare tra i suoi fedeli. Istituendo nuove scuole, aumentarono i debiti.Il problema finale fu che uno dei consiglieri del Vescovo disse a Mary che il presule voleva che tornasse immediatamente nella zona rurale. Mary rispose che aveva bisogno di vederlo prima di tornare lì. La sua risposta fu comunicata al Vescovo come un rifiuto alla sua richiesta. I suoi consiglieri gli raccomandarono di scomunicarla, e così fece”.
Una bufala bella e buona quindi, che nasce da un documentario di ABC Compass del 25 settembre scorso (dove, a dire il vero, padre Paul Gardiner azzardava solo ipotesi al riguardo), e portata in Italia da Marco Tosatti sulla Stampa il 7 ottobre scorso (in febbraio lo stesso autore alla vicenda non faceva nemmeno accenno). Però adesso la Chiesa la butta nell’arena della comunicazione come segnale da dare al popolo. Se non è essere disperati questo…
http://www.giornalettismo.com/archives/889...mary-mackillop/Asia e Oceaniadi Luigi Castaldi
Mary MacKillop: anatomia di una bufala
pubblicato il 18 ottobre 2010 alle 06:48 dallo stesso autore - torna alla home
“Scomunicata per aver denunciato un sacerdote che abusava di minori”, ma adesso fatta santa ed eletta a “pioniera della lotta ai preti pedofili”. Tutto falso, naturalmente.
r225739 894738 Mary MacKillop: anatomia di una bufala Prima di spiegare perché è una bufala, sia consentita una sintetica carrellata delle testate che l’hanno sistemata nei titoli e nei sottotitoli di quella che hanno spacciato come notizia di peso. Basterà limitarsi a quelle maggiori, perché tutte le altre si sono messe a traino. Corriere della Sera: “Il papa ha canonizzato Mary MacKillop, pioniera della lotta agli abusi sui bambini”; la Repubblica: “Pioniera della lotta ai preti pedofili, fu scomunicata per aver denunciato un sacerdote che abusava di minori”; La Stampa: “Suora-coraggio contro gli abusi”; AdnKronos e quindi Il Secolo XIX, Quotidiano.net, Libero, ecc.: “Diventa santa una suora che denunciò un prete pedofilo”. Notevole eccezione: i media cattolici (L’Osservatore Romano, Avvenire, Radio Vaticana, ecc.) non confermano e non smentiscono. Fanno eccezione, come vedremo, alcuni blog d’area cattolica. Contasse niente, Benedetto XVI non fa alcun cenno al pionierismo della neosanta. E tuttavia la bufala si tiene.
Prima del 25 settembre, su Google, non risulta che la santa abbia denunciato un prete pedofilo. Su Wikipedia, invece, la cosa è aggiunta a una precedente versione del 18 settembre, nella quale non se ne faceva alcun cenno. Idem a cercare su BlogBabel: prima del 25 settembre, non c’è traccia di notizia che la MacKillop abbia denunciato un prete pedofilo, tanto meno c’è chi la dia per “pioniera” della lotta alla “sporcizia”; da quella data in poi, invece, La Vigna del Signore e Oltretevere ne parlano in più occasioni, e come di cosa certa, mentre Uaar ultimissime cita una fonte (un documentario mandato in onda da un’emittente televisiva australiana, l’ABC Compass), ma senza verificarne l’attendibilità; bisogna arrivare al 17 ottobre per tre post (in ordine cronologico: Malvino, Quadernetto di appunti e Sacri Palazzi) che finalmente la mettano in discussione (i primi due con elementi che attingono a quel documentario, ricostruendo la gestazione della bufala, il terzo da tarda e parziale rettifica venuta con l’edizione serale del tg2, ma con opinabili considerazioni a margine).
Bene, la bufala dovrebbe sgonfiarsi? No, ancora regge. E c’è già chi propone di eleggere la MacKillop a ispiratrice delle grandi pulizie alle quali la Chiesa è stata costretta, di scandalo in scandalo, negli Usa, in Irlanda, in Germania, un po’ dappertutto e anche in Australia, patria della canonizzata di fresco.
In realtà, nel documentario che è all’origine di tutto, un tal padre Paul Gardiner insinua – chissà quanto involontariamente – che la MacKillop possa essere stata scomunicata (se non solo, anche) per quella denuncia. Il fatto è che quella denuncia non fu fatta dalla MacKillop, ma da alcune sue consorelle, e fu inoltrata solo alle autorità ecclesiastiche, senza congrua correlazione cronologica per poterla credere causale della scomunica. Nella migliore delle ipotesi, insomma, padre Gardiner non si è spiegato bene; nella peggiore, ha voluto buttar lì una suggestione. La suggestione è raccolta da un quotidiano australiano, The Sidney Morning Herald, che sulla suggestione costruisce affermazioni così impegnative che il poveretto s’affretta a smentire dalle pagine di The Australian. Troppo tardi: la bufala è più potente della smentita e ha già lasciato la terra dei canguri, è arrivata nelle redazioni del Corriere della Sera, de la Repubblica, de La Stampa, è arrivata in tv: i cattolici hanno una nuova santa, “scomunicata per aver denunciato un sacerdote che abusava di minori”, ma adesso eletta a “pioniera della lotta ai preti pedofili”.
In luglio, su New Scientist, è stato pubblicato un articolo di Jim Giles dal titolo Come si diffonde una bufala: “Prima di tutto, una bufala deve avere almeno un minimo di credibilità… Le bufale che sembrano plausibili possono entrare nelle coscienze senza che nessuno le metta in discussione… Una volta che comincia a circolare, una bufala può diffondersi in modo capillare… Si può arrivare a credere a certe bufale semplicemente perché altri ci credono…”. Non è credibile, non è plausibile che in mezzo a tanti preti pedofili ci sia una suorina coraggiosa che ne denuncia uno, e allora la scomunicano, ma poi, tornando utile, la canonizzano? Per i cattolici è il segno di una superiore provvidenza che fa la Chiesa santa nonostante tutto, per i non cattolici è il segno della superiore ipocrisia del clero cattolico che riesce a confezionare perfetti marchingegni retorici: la bufala entra nelle coscienze di tutti con grande facilità, cattolici e non cattolici. È così facile crederci, tutti ci credono, perché il povero lettore dovrebbe rendersi la vita difficile col dubbio?
http://malvinodue.blogspot.com/2010/10/la-...u-pioniera.htmldomenica 17 ottobre 2010
La bufala della santa che fu “pioniera della lotta ai preti pedofili”
Suor Mary MacKillop, oggi santa, fu “pioniera della lotta agli abusi sui bambini” (Corriere della Sera) o “pioniera della lotta ai preti pedofili” (la Repubblica)? No, questo è quanto si vorrebbe far credere e non è difficile immaginare chi e perché. “Fu scomunicata per aver denunciato un prete pedofilo” (La Stampa)? Nemmeno, fu scomunicata per non aver obbedito al suo vescovo su tutt’altra questione (la gestione economica degli istituti scolastici gestiti dall’ordine al quale apparteneva). “Denunciò un prete pedofilo” (il Giornale)? Questo può darsi, ma in ogni caso la denuncia fu fatta solo presso le autorità ecclesiastiche, secondo l’uso che era in vigore fino all’altrieri, prima che alla fogna saltassero i tombini negli Stati Uniti, in Irlanda, in Germania, ecc.
Il prete che avrebbe commesso abuso sui bambini, in questo caso, si chiamava Patrick Keating e fino al settembre di quest’anno non si aveva notizia che suor Mac Killop l’avesse denunciato ai suoi superiori perché pedofilo, anzi, neppure si sapeva della denuncia: è cosa messa in giro da una tv australiana, non più di tre settimane fa. C’è da dire, inoltre, che la scomunica della suora avvenne ben quattro anni dopo che padre Keating fu rimosso dalla sua parrocchia, per essere mandato in Irlanda, dove peraltro continuò ad occuparsi di bambini, non ci è noto se compiendo altri abusi.
Ancora a luglio di quest’anno, intervistata da Zenit, la postulatrice della causa di canonizzazione, suor Mary Casey, non faceva alcun cenno alla faccenda: “I motivi della scomunica sono complessi. Il padre fondatore, Julian Tenison Woods, aveva lavorato come direttore per l’Istruzione Cattolica ad Adelaide e non era molto popolare tra i suoi fedeli. Istituendo nuove scuole, aumentarono i debiti. Alcune sorelle non erano poi educate come avrebbero dovuto essere, ma Mary insisteva sul fatto che non potevano esserci divisioni. Il problema finale fu che uno dei consiglieri del Vescovo disse a Mary che il presule voleva che tornasse immediatamente nella zona rurale. Mary rispose che aveva bisogno di vederlo prima di tornare lì. La sua risposta fu comunicata al Vescovo come un rifiuto alla sua richiesta. I suoi consiglieri gli raccomandarono di scomunicarla, e così fece”.
E allora come nasce questa bufala della santa “pioniera della lotta ai preti pedofili”? Con un documentario andato in onda su ABC Compass il 25 settembre scorso, dopo che era stato dato l’annuncio della prossima canonizzazione, e ritrasmesso il 10 ottobre: padre Paul Gardiner azzardava solo ipotesi al riguardo, ma il tutto tornava a fagiolo per bilanciare lo scandalo che si era sollevato negli ultimi mesi per la scoperta di innumerevoli abusi sessuali commessi da preti cattolici in diverse parrocchie australiane. E infatti le sue affermazioni venivano opportunamente cucinate da The Sydney Morning Herald, con una mezza pezza d’appoggio dell’arcivescovo di Adelaide, monsignor Philip Wilson, e di lì rilanciate a chiunque le volesse utilizzare per dare alla santa un lustro in più.
Ci sarà un solo vaticanista italiano che si premurerà di andare a controllare e precisarci la faccenda?