Laici Libertari Anticlericali Forum

Ior, gli scandali della banca del Vaticano

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view post Posted on 20/9/2013, 15:33
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www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/laz...o-il-3-12.shtml

20.9.2013

Mons. Scarano a processo il 3/12
Ior, con lui altre due persone imputate

11:26 - Il processo sullo scandalo Ior a carico di monsignor Nunzio Scarano (ex responsabile della contabilità vaticana), dell'ex agente dei servizi Giovanni Zito e del broker Giovanni Carenzio, imputati nell'inchiesta sul mancato rientro dalla Svizzera di 20 milioni di euro, è stato fissato per il 3 dicembre. I reati contestati vanno dal concorso in corruzione all'esportazione all'estero di valuta e alla violazione delle leggi fiscali.
 
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view post Posted on 2/10/2013, 14:17
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http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/...409076345.shtml

Scandalo Ior, il vescovo Moretti:
Scarano per ora resta un sacerdote
Si aspetta una sentenza per far partire il procedimento
anche al Tribunale ecclesiastico per la sospensione

SALERNO - C'è un altro tribunale che dovrà giudicare l'operato di monsignor Nunzio Scarano, il prelato salernitano arrestato nello scandalo Ior per il tentativo di riportare in Italia 20 milioni dei cugini D'Amico. E' il tribunale ecclesiastico che dovrà emettere una sentenza che potrebbe anche espellerlo dalla chiesa. Così non sarebbe più un sacerdote. Ma il percorso è lungo, come ha rivelato lo stesso arcivescovo di Salerno, monsignor Luigi Moretti. «E' partito un iter - ha detto il vescovo - ma senza una sentenza (della giustizia penale; ndr) il procedimento di diritto canonino non può avere luogo». Questo vuol dire che, almeno al momento, Scarano resta un sacerdote.

02 ottobre 2013
 
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view post Posted on 5/10/2013, 15:51
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http://www.lettera43.it/cronaca/l-apsa-agi...43675109969.htm

L'INCHIESTA
«L'Apsa agiva come una banca»
Mons. Scarano: regali a funzionari e prelati.
Monsignor Nunzio Scarano.

Monsignor Nunzio Scarano.

Ha parlato monsignor Nunzio Scarano. Ha raccontato al procuratore aggiunto Nello Rossi e al sostituto Stefano Fava retroscena sugli affari che si svolgevano nella Santa Sede.
In un interrogatorio del 24 luglio scorso, Scarano - arrestato il 28 giugno scorso - ha parlato di viaggi, regali, massaggi e crociere offerti a prelati e funzionari vaticani per favorire i rapporti con l'Apsa, l'amministrazione del patrimonio della Sede apostolica. E di appalti truccati in favore della Edil Ars di Angelo Proietti, lo stesso accusato di aver pagato l'affitto dell'appartamento di via Campo Marzio di Giulio Tremonti. «Siamo stati banca in maniera sporca», ha detto.
L'ESISTENZA DI CONTI LAICI. Scarano ha in sostanza confermato l'esistenza di «conti laici» e il trasferimento di denaro e documenti gestiti dall'Apsa e dallo Ior grazie all'immunità di cui godono i residenti in Vaticano. «Plichi diplomatici», ha spiegato Scarano, che partivano dalla segreteria di Stato. I magistrati hanno incaricato gli specialisti Nucleo valutario della Guardia di Finanza di effettuare nuove verifiche e accertamenti.
«AGIVAMO COME UNA BANCA». «L'Apsa», ha aggiunto il prelato, «non dovrebbe essere una banca, ma tante volte ha fatto operazioni bancarie appoggiandosi su altre banche. Avevo notato che si faceva questo tipo di lavoro bancario e ovviamente questo mio disappunto non fu approvato all'epoca dai miei superiori, in particolare dal dottor Giorgio Stoppa, il quale guardava molto male la mia presenza nell'amministrazione perché non avrebbe mai voluto la presenza del prete perché il prete era una persona scomoda».
«Compravamo azioni», ha aggiunto Scarano, «obbligazioni, titoli. L'Apsa aveva anche dei clienti esterni, laici. Erano investimenti sicuri, tranquilli, non c'erano tassazioni particolari».
LA DENUNCIA A BERTONE. Scarano ha anche ricordato come avesse denunciato l'esistenza di una banca aparallela a monsignor Tarcisio Bertone che però ha smentito di averlo mai incontrato. «Gli ho confidato la mia situazione», ha denunciato il prelato, «perché non volevo ci fosse uno scandalo all'interno dell'Apsa». Scarano si rivolse anche al cardinal Angelo Sodano chiedendo un'udienza senza però ottenere risposta. Dopo qualche giorno, è la ricostruzione di Scarano, fu chiamato dal suo superiore Giorgio Stoppa che gli chiese perché voleva essere ricevuto. «Non sapevo», ha detto Scarano, «che Sodano fosse un nostro cliente particolare».
I RAPPORTI CON LA POLITICA. Infine il prelato nell'interrogatorio ha parlato anche dei rapporti con la politica. In particolare tra il broker Giovanni Carenzio - che sarà a processo con Scarano e Giovanni Maria Zito il 3 dicembre - con Clemente Mastella e Antonio Di Pietro. Per il prelato, all'ex leader dell'Udeur furono pagate le spese per il matrimonio di un figlio. Mentre per quel che riguarda Di Pietro, Scarano ha ricordato di avere ricevuto una telefonata di Carenzio che gli disse che il leader Idv lo voleva salutare.

Giovedì, 03 Ottobre 2013
 
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http://www.ilquotidianoweb.it/news/potenza...conti-allo.html

Don Uva e i conti allo Ior
La Procura scopre un tesoretto di 27 milioni

Nella banca vaticana depositi miliardari. Ecco i rapporti tra il lucano don Donato De Bonis e il commendatore Lorenzo Leone

di ALESSIA GIAMMARIA
Don Uva e i conti allo Ior La Procura scopre un tesoretto di 27 milioni

I lavoratori del Don Uva in protesta sul tetto della struttura

«NON si può dirigere la Chiesa con le Avemarie». Così diceva monsignor Paul Marcinkus ai tempi in cui era presidente dello Ior, ovvero la banca del Vaticano.

Una frase che non poteva ovviamente non fare presa sulla “Casa della Divina Provvidenza”. Se è notizia di oggi il “tesoretto” di 27 milioni e mezzo di euro, sottratto ai bilanci del “Don Uva” e messo al sicuro - almeno fino a quando non l’ha scovato la Procura di Trani - dirottandolo su un nuovo soggetto - non dovrebbero essere trascurati quei conti aperti, in tempi non sospetti, proprio allo Ior ai tempi in cui Marcinkus e il suo braccio destro, il lucano don Donato De Bonis, la facevano da padroni.

Il nuovo soggetto, apparso miracolosamente sulla scena, è la “Casa di procura istituto suore Ancelle della Divina Provvidenza” amministrato da una suora: Assunta Pezzullo che sarebbe già stata interrogata.

I magistrati tranesi, infatti, ipotizzano che questa “Casa di procura” è di fatto un ente che esiste solo su carta e che, invece, sarebbe la “cassaforte” della “Divina Provvidenza”. Una “Casa” dove - secondo il procuratore aggiunto di Trani, Francesco Giannella - l’ente ecclesiastico avrebbe dirottato circa 27 milioni e mezzo di euro per sottrarli ai creditori falsando così di fatto i bilanci - da qui le anomalie riscontrate dai tre commissari giudiziari - presentati alla sezione fallimentare per ottenere il via libera definitivo al concordato preventivo e scongiurando il fallimento.

Operazione che, invece, non è andata a buon fine: il tesoretto è stato sequestrato con un decreto del gip Rossella Volpe e poi dissequestrato per decisione della stessa Procura di Trani e avvisi di garanzia nei confronti di Antonio Battiate, uno dei tre professionisti designati per il concordato preventivo e del commercialista Augusto Toscani. I due sarebbero stati iscritti nel registro degli indagati in quanto destinatari di pagamenti ritenuti illeciti.

Intanto il prossimo 5 novembre il Tribunale di Trani dovrà decidere se dire sì al concordato preventivo o dichiarare il fallimento della “Casa Divina Provvidenza” che oggi ha un nuovo direttore, Giuseppe De Bari, che ha subito revocato il mandato all’avvocato Battiate e al commercialista Toscani.

Meno di un mese, insomma, destinato a cambiare la storia della “Casa Divina Provvidenza” di Bisceglie, di Potenza e di Foggia. Dallo scorso anno, infatti, la Procura di Trani, guidata da Carlo Maria Capristo chiede il fallimento dell’ente ecclesiastico.

Ma oltre ai 27 milioni e mezzo di euro scoperti oggi, facendo un passo indietro nel tempo e tornando quindi allo Ior viene fuori un conto denominato “Fondo san Martino”, aperto nel marzo del 1987 da tale “Roma”. Un conto utilizzato per versare somme che «gli provengono - come scrive Gianluigi Nuzzi in “Vaticano Spa” - a vario titolo».

Qual è il legame tra “Roma” e la “Casa della Divina Provvidenza”? Presto detto: il commendatore Luigi Leone, di Bisceglie, in quegli anni dominus del “Don Uva”.

Come se non bastasse il conto “Fondo san Martino” - su cui Leone nell’aprile del 1991 versa 100 milioni di lire - allo Ior, feudo di Marcinkus e del suo braccio destro, il lucano don Donato De Bonis, vengono aperti altri due conti.

Uno denominato proprio “Suore Ancelle della Divina Provvidenza-Bisceglie” e un altro “Comm. Lorenzo Leone-Bisceglie”.

Tutto questo sempre in “Vaticano Spa”.

Sul conto intestato alle “Suore Ancelle della Divina Provvidenza” si trovano depositati poco più di 55 miliardi di lire. A fare da tramite tra Ior e “Divina Provvidenza” il commendatore Luigi Leone che grazie a conti variamente “intestati” - prosegue Nuzzi - si trova 16 miliardi di lire che in base alle disposizioni testamentarie andranno alla figlia e ai nipoti.

Insomma tanti soldi messi al riparo nella Banca vaticana. Intorno al 1988, però, il “Don Uva” finisce nel mirino della magistratura per presunti maltrattamenti, truffe, clientele e appalti chiacchierati.

A chiudere l’inchiesta per frode e abuso d’atti d’ufficio Cinzia Mondatore, all’epoca sostituto procuratore a Potenza, che ottiene il rinvio a giudizio per «i vertici della regione - sempre Gianluigi Nuzzi - e gli amministratori del centro: monsignore Eligio Lelli e il commendatore Lorenzo Leone». Proprio l’uomo che faceva da tramite tra la Congregazione e lo Ior.

Leone, definito da Nuzzi “un pupillo di De Bonis”, è legato al prelato lucano da una lunga amicizia. Non a caso sarà proprio De Bonis a celebrare le nozze di un nipote del commendatore.

Ma non è tutto. Il conto “Suore Ancelle della Divina Provvidenza” coincidenza vuole che sia gestito da Leone e da don De Bonis. Come sia stato possibile mettere da parte oltre 55 miliardi di lire - circa 44 milioni di euro - difficile dirlo come ancora più difficile è comprendere da dove vengano fuori tutti quei soldi.

Conti alla mano “la Congregazione - si legge ancora in “Vaticano Spa” - incassa dallo Stato (attraverso le Regioni Basilicata e Puglia n.d.r.) circa 100 euro al giorno per ogni paziente. Per un totale di una trentina di milioni di euro all’anno.

In Vaticano, alla luce dell’inchiesta dell’ex sostituto procuratore della Repubblica di Potenza, Cinzia Mondatore, qualcuno comincia a temere per il peggio. Si ipotizza addirittura che una parte delle somme depositate sul conto delle “Ancelle” possa avere origini illecite e che «magari - scrive ancora Nuzzi - sia stata sottratta ai malati o dirottata dai finanziamenti pubblici che le strutture (Potenza, Foggia e Bisceglie n.d.r.) ricevono».

Non viene neanche eclusa l’ipotesi che il conto nella Banca vaticana sia stato utilizzato «per parcheggiare soldi di altri» ovvero di «persone che fiduciariamente non potevano apparire tra i clienti dello Ior».

Se l’inchiesta di Potenza, alla fine, per Leone si concluse nel 1996 con l’assoluzione in Appello, il caso rimase aperto.

O meglio fu riaperto. Nel 1999, infatti, la Procura di Trani avvia un’indagine: si va dal riciclaggio, all’appropriazione indebita, all’associazione per delinquere. Parenti e collaboratori di Leone finiscono ai domiciliari. L’accusa è di avere “gonfiato i prezzi degli appalti” in modo tale da distrarre somme di denaro: in totale 11 miliari di lire. L’allora sostituto procuratore della Repubblica di Trani, Domenico Secchia, chiede “l’arresto di Leone” che improvvisamente muore. La sua posizione verrà archiviata. Con la scomparsa di Leone viene messa anche una pietra tombale sulle dichiarazioni messe a verbale da una suora che aveva raccontato di «avere visto il commendatore Leone» caricare la sua autovettura di «scatole da scarpe piene zeppe di soldi». Soldi che sarebbero giunti allo Ior.

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mercoledì 09 ottobre 2013 11:00
 
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Nello Ior un sistema organizzato per sfuggire alle Autorità di vigilanza

ROMA - Un sistema che sfugge al controllo di qualsiasi autorità di vigilanza. La procura di Roma, negli atti allegati alla richiesta di giudizio immediato per monsignor Nunzio Scarano, è categorica nel descrivere i meccanismi che regolano lo Ior. Ovvero: «Una confusione globale delle disponibilità di denaro di diversa provenienza e natura. Infatti, nel momento in cui determinate somme vengono messe a disposizione dell' istituto da terzi o dalla propria clientela istituzionale, esse si confondono con l' insieme delle disponibilità dello Ior, con la conseguenza che un' ipotetica origine delle somme si svincola completamente dalla sua destinazione». Meccanismi che, spiegano il procuratore aggiunto Nello Rossi e i pm Stefano Fava e Stefano Pesci, hanno una sola conseguenza: «Le somme depositate su un conto Ior ben possono venire prelevate da un qualsiasi altro rapporto di conto corrente intrattenuto dal medesimo istituto e, soprattutto, con le più disparate modalità esecutive. Pertanto, emerge non solo un' incertezza sulla destinazione delle somme - che di per sé è già motivo di allarme ai fini antiriciclaggio - ma, soprattutto, l' esistenza di un meccanismo per cui anche i passaggi intermedi non possono essere monitorati dalle Autorità di Vigilanza». Le parole dei magistrati trovano conferma nelle tante intercettazioni che descrivono l' attività di Scarano, accusato di aver tentato di rimpatriare dalla Svizzera 20 milioni di euro con l' aiuto dell' ex 007 Giovanni Maria Zito e del broker Giovanni Carenzio. Il sacerdote sapeva bene come funzionava lo Ior, frequentava quel mondo, millantava conoscenze, diceva di aver fatto aprire conti a clienti laici (come l' oculista romano Andrea Cusumano) che «non ce li ha manco il Papa». In una conversazione intercettata dai finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria l' 11 maggio 2012, Scarano tranquillizza Zito, preoccupato perché la Banca del Fucino ha chiesto chiarimenti su un conto del sacerdote: «Ho domandato al direttore (dello Ior, ndr) e dice: "Nunzio, no, guarda, noi di queste lettere ne abbiamo avute a centinaia e a tutte abbiamo dato risposta e la tua sarà una risposta come le altre. È normale che noi non andiamo a dire quello che è l' importo sul conto corrente o altro». Chiosano i pm che, va registrato, scrivono nel 2012 ovvero prima della riforma voluta da Papa Francesco: «Le conversazioni intrattenute da Scarano possono essere interpretate come una delle cause delle "reticenze" dei vertici dello Ior di dotarsi di un efficiente e incisivo organo di controllo. È evidente che il sacerdote sia attivo quale intermediario nella gestione di risorse finanziarie anche di soggetti residenti all' estero e di dubbia provenienza, attività che esula dalle competenze dell' Apsa (per cui Scarano formalmente lavorava, ndr )».
DOMENICO LUSI MARIA ELENA VINCENZI 09 ottobre 2013 19 sez. CRONACA

http://www.ilmattino.it/SALERNO/scarano-in...ie/337400.shtml

Scarano, spuntano otto nuovi indagati
mazzette dietro prestazioni professionali
PER APPROFONDIRE: Scarano ; mazzette ; Ior ; indagati
di Petronilla Carillo
A+ A- Stampa
Sono otto i nuovi nomi sui quali si concentra ora l’attenzione della procura di Salerno che indaga sul giro di denaro che transitava sui conti correnti di monsignor Nunzio Scarano. Il sostituto procuratore Elena Guarino e i militari del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza sono arrivati a chiudere il cerchio intorno ad altri «finanziatori» del prelato salernitano partendo proprio dagli estratti conto dei suoi rapporti bancari. Quelli che è stato lo stesso Scarano a consegnare tramite i suoi legali, gli avvocati Francesco Caroleo Grimaldi e Silverio Sica. Sulla scrivania del sostituto procuratore Guarino ci sarebbe un fascicolo all’interno del quale sono custodite anche nuove matrici di assegni bancari «anomali» che sarebbero stati fatti al prelato da professionisti salernitani. Un giro di denaro abbastanza cospicuo versato sotto quella che ormai è ritenuta una falsa causale: donazione. Donazioni alle quali il sostituto procuratore Guarino non crede più ma che hanno rappresentato il punto di partenza di una approfondita verifica eseguita negli ultimi mesi anche sui conti correnti dei nuovi indagati che spuntano nell’inchiesta.
Man mano che i finanzieri spulciano tra le carte bancarie verrebbero fuori sempre più elementi a conferma dell’originaria ipotesi accusatoria della procura: riciclaggio di denaro. E non solo. Potrebbe esservi anche un giro di mazzette che il sacerdote avrebbe fatto transitare sotto forma di prestazioni professionali nell’ambito di una fitta rete di relazioni che intratteneva tra Roma e Salerno. Le due inchieste, dunque, per certi aspetti si intrecciano ancora anche se, stando ad alcune indiscrezioni, il giro d’affari movimentato dal prelato sul quale indagano gli inquirenti salernitani sarebbe abbastanza elevato. E si tratterebbe di soldi che, in un modo o nell’altro, sarebbero transitati tutti sui conti correnti dello Ior.
In attesa di poter interrogare don Nunzio, al momento ancora ricoverato presso il reparto detentivo dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, gli inquirenti continuano a mettere insieme i pezzi di un puzzle che sembrerebbe essere quasi completato. Un puzzle nel quale rientrano tutti gli «affari» privati di don Nunzio: dal suo personale patrimonio immobiliare alla partecipazione in società di costruzione per finire alla realizzazione dei suoi progetti caritatevoli. Riflettori puntati anche sugli «affari immobiliari» che don Nunzio avrebbe consentito ad amici potenti di fare acquistando a prezzi ridotti case nella disponibilità dell’Apsa. In virtù del suo incarico presso l’amministrazione patrimoniale dello Stato Vaticano, Scarano era a conoscenza di tutti gli immobili che dovevano essere venduti per fare cassa ed impiegare il ricavato in opere di bene. Una vera e propria mappatura immobiliare grazie alla cui disponibilità diversi salernitani hanno potuto acquistare a prezzi spesso non di mercato, inferiori rispetto alle quotazioni ufficiali, case di più vani.
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mercoledì 9 ottobre 2013 - 22:52 Ultimo aggiornamento: giovedì 10 ottobre 2013 08:11
 
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L'esposto anonimo inviato a Telediocesi sui guadagni di don Nunzio Scarano


Era il 27 gennaio del 2011 quando l’ufficio corrispondenza della Procura della Repubblica recepì uno strano esposto anonimo su don Nunzio Scarano, inviato al Comune di Salerno e a tre emittenti televisive salernitane tra le quali proprio Tele-Diocesi Salerno. Un titolo simbolico in quello scritto anonimo redatto con un computer ‘Ma quanto guadagna un sacerdote!!!’. Iniziava così l’esposto che ha aperto una voragine nella vita del prelato salernitano: “Don Nunzio Scarano (classe 1952) un sacerdote di Salerno distaccato a Roma con incarico presso lo Ior o qualcosa del genere. In pochi anni miliardario’. Nella lettera si ripercorre il patrimonio del monsignore, che vive ‘abitualmnte in un appartamento stupendo del Vaticano a Roma, in via della Scrofa, e compra un appartamento a 10 metri dal Duomo con un piano di circa 800 metri’.

L’anonimo indica la casa di via Romualdo Guarna come abitazione ‘saltuaria’ e poi rivela che quell’immobile è costato circa 2milioni di euro oltre alla ristrutturazione. Una lettera dai toni sarcastici, nella quale si fa riferimento alle guarigioni miracolose, alle promesse di Paradiso in cambio di soldi da devolvere in opere di bene. “Qualche fetente - dice l’anonimo - addirittura dice che nelle banche vaticane ci siano nascosti i soldi salernitani, ma di chi e in cambio di cosa?”. E poi la storia della società immobiliare e dell’attività nell’impresa di costruzioni e poi la conclusione: “Ma quanto guadagna un prete. Mah mistero della fede”. Quella lettera anonima è solo l’incipit di una storia che dal 2011 è arrivata ai nostri giorni e che il 28 giugno del 2013 ha portato all’arresto di monsignor Nunzio Scarano per corruzione e calunnia. Una storia che ha aperto due inchieste per riciclaggio sia alla Procura di Salerno che a Roma tuttora in corso. (ro.fe.) 13/10/2013
 
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http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/...736905048.shtml

LO SCANDALO IN VATICANO
Comincia il processo per Scarano,
ma il sacerdote a Roma in aula non c'è
Ha preferito restare a casa ai domiciliari e ha scelto
il rito immediato per avere uno sconto della pena

Chiesa
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ALTRI 6 ARGOMENTI

SALERNO - Comincia oggi a Roma il processo a carico di don Nunzio Scarano. Ma "monsignor 500" non sarà in aula al fianco dei suoi difensori Silverio Sica e Francesco Caroleo Grimaldi. Il sacerdote salernitano, accusato di corruzione e calunnia, ha preferito infatti restare nella sua casa-museo di Salerno, dove si trova ai domiciliari da qualche settimane e da dove, in realtà, è partita - prendendo una piega diversa da quanto si aspettasse anche lui - l'inchiesta della procura di Salerno su un presunto giro di riciclaggio gestito dallo stesso Scarano a favore di amici e imprenditori facoltosi i cui nomi sono ancora top secret. Per difendersi, invece, dalle accuse romane, l'ex funzionario dell'Apsa ha scelto di essere giudicato con il rito immediato: un rito alternativo che, in caso di condanna, gli consentirà lo sconto di un terzo sulla pena che i giudici decideranno di infliggergli. Nel processo della Capitale, Scarano non è l'unico imputato.

GLI ALTRI - Con il prete, sospeso dall'Apsa ma non dal suo ruolo sacerdotale, ci sono anche l'ex agente dei servizi segreti, Giovanni Zito, e il broker finanziario Giovanni Carenzio, già finito nelle indagini della magistratura spagnola per movimenti di denaro - ritenuti sospetti - alle Canarie, dove Carenzio ha sposato una nobildonna spagnola. I tre sono accusati di aver pianificato il rientro in Italia di venti milioni di euro. Denaro che, secondo la procura di Roma e le dichiarazioni dello stesso sacerdote, sarebbe appartenuto ai cugini D'Amico. Gli armatori napoletani però hanno sempre rinnegato la paternità dei milioni intercettati dai magistrati e che, a leggere le carte di inchiesta, sarebbero stati portati all'estero per eludere il fisco in Italia. Il ruolo di "monsignor 500" sarebbe stato quello di far transitare i soldi su uno dei due conti correnti aperti presso lo Ior, denominato "fondi per anziani". Stesso fondo su cui, secondo gli investigatori salernitani, sarebbero stati movimentati tanti altri milioni di euro nel giro di pochi anni. Proprio per fare chiarezza sulle movimentazioni economiche dell'alto prelato, sia la procura di Salerno (per prima) che quella di Roma (a seguire) hanno chiesto una rogatoria al Vaticano sui conti congelati, qualche giorno dopo lo scandalo giudiziario, proprio dalla Santa Sede. Il Vaticano, di recente, ha fatto sapere di aver risposto all'istanza di rogatoria di entrambe le procure. In attesa che le indagini salernitane facciano il loro corso - non si sono ancora chiuse - a Roma, oggi, comincia il processo con alcuni testimoni d'eccezione come il cardinale Jorge Medina Estevez, lo psichiatra Antonio Zarrillo, che ha in cura Scarano, e i cugini D'Amico.
03 dicembre 2013
 
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http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/...769062007.shtml

L'INTERVISTA
Le accuse di Monsignor Scarano:
«Usato e abbandonato da tanti»
Il sacerdote finito nello scandalo per i soldi all'estero

Inchiesta Ior
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ALTRI 7 ARGOMENTI

SALERNO — Da quando è tornato a vivere nella sua bella casa-museo, nel centro storico di Salerno, in regime di arresti domiciliari, don Nunzio Scarano trascorre le sue giornate a pregare e a piangere. La bufera giudiziaria che si è abbattuto su di lui lo ha molto provato psicologicamente. Fino ad un anno fa, benchè già chiacchierato, era un potente e rispettato monsignore del Vaticano: contabile dell'amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), faceva operazioni bancarie in concorrenza con lo Ior, la banca del Vaticano. «Compravamo azioni, obbligazioni, titoli, pur non potendo l'Apsa avere clienti esterni, facevamo banca, offrendo tassi più vantaggiosi rispetto allo Ior», ha ammesso l'alto prelato, già impiegato di banca prima di prendere i voti, ai pm di Roma che indagano sul fallito tentativo di far rientrare illecitamente in Italia venti milioni di euro, riconducibili, secondo l'accusa, agli imprenditori D'Amico. Il processo, in cui è accusato di corruzione e calunnia e dove sarà giudicato con il rito immediato (in caso di condanna otterrà lo sconto di un terzo sulla pena) è appena iniziato. Ma don Nunzio deve anche difendersi dall'inchiesta della procura di Salerno su un presunto giro di riciclaggio gestito a favore di amici e imprenditori facoltosi. La sua vicenda, ben lontana dall'essere definita, è decisamente quella che, per coinvolgimenti e commistioni, più di altre ha caratterizzato a Salerno l'anno che volge al termine: il sacerdote che all'improvviso è diventato il male assoluto sconvolge e intriga. Ma don Nunzio è anche un uomo che sta già scontando la pena della condanna agli occhi dell'opinione pubblica. E ciò lo addolora profondamente. Gli abbiamo fatto pervenire undici domande alle quali ha scelto di rispondere in assoluta serenità.
Come sta?
«Molto male, mi sento morire dentro. È come se Nunzio fosse morto e se veramente lo fossi sarei più contento, perché subire queste ingiustizie, lo trovo molto disumano. Tutti mi hanno giudicato e condannato ma nessuno si è chiesto don Nunzio come sta».
Con quale spirito un sacerdote affronta l'esperienza del carcere?
«Quando sono entrato in cella, mi si è legata la lingua al palato. L'unica forza è stata la mia coroncina del rosario. Ho sofferto soprattutto per l'isolamento e l'abbandono da parte della Chiesa. La cella è una punizione non una correzione e senza fede si arriva anche al suicidio».
In che cosa ha sbagliato?
«Ho avuto troppa fiducia negli altri anche verso chi non lo merita perché hanno ingannato e abusato delle mia bontà».
Teme più il giudizio degli uomini o quello divino?
«Quello divino sicuramente no, Dio è buono e immensamente giusto. Quello degli uomini lo temo perché da quando è accaduto tutto, ricevo ingiurie dappertutto, anche dalla stessa città di Salerno».
Papa Francesco ha avuto parole molto dure nei suoi confronti. Se potesse incontrarlo cosa vorrebbe dirgli?
«Avrei tanto desiderio di parlargli (finora il prete salernitano ha inviato tre lettere al Santo Padre, ndr) perché è difficile dare un giudizio su di una persona che non si conosce. Io non mai creduto a quello che dicono gli altri degli altri, ma credo a ciò che vedo e tocco con le mie mani».
È giusto che un prete viva nel lusso?
«Non ho mai avuto un legame terreno con le cose. Ho dormito a terra a Lourdes con i malati e ho condiviso la sorte dei bisognosi. Tutto quello che conta ed è sempre contato per me, è la "ricchezza spirituale" dell'anima».
Chi le è stato vicino in questi mesi?
«Il Signore, la preghiera, l'affetto intenso della mia famiglia e di pochi amici che non hanno avuto paura di condividere con me questo momento difficile e particolare della mia vita».
Cosa le ha detto l'arcivescovo di Salerno, monsignor Luigi Moretti, quando è venuto a trovarla in carcere?
«L'arcivescovo ha avuto per me parole d'incoraggiamento e la spontaneità del suo gesto è stato per me un dono. Mi ha dato la gioia di sentirmi vicino la Chiesa e incoraggiato a sopportare il peso della croce perché sicuramente il Signore mi aiuterà».
Ciò che lei ha messo assieme nella sua vita è «pane sporco»?
«No è pane donatomi dalla Divina Provvidenza in abbondanza e che ho sempre condiviso con tutti. Forse ho avuto tanto dalla Provvidenza perché ho dato tanto».
Qual è stato il suo Natale più bello?
«Il Natale più bello è quello che trascorro in Chiesa, proprio quella Chiesa che oggi mi manca».
Cosa si augura per il 2014?
«Quello che il Signore vorrà e che la giustizia percorra con onesta correttezza la ricerca della verità».

09 dicembre 2013
 
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VATICANO
Ior, la trasparenza funziona a metà
La banca vaticana ha replicato con due scatoloni di documenti alla rogatoria inoltrata dai magistrati di Roma. Tutto bene? No, perché ci sono solo una parte delle carte richieste. E sulle altre è silenzio


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Ior, la trasparenza funziona a metà
La risposta del Vaticano è arrivata il mese scorso. I magistrati di Roma che indagano sullo Ior e sull’Apsa, l’ente che amministra lo sterminato patrimonio della Santa Sede, si sono visti recapitare due scatoloni colmi di documenti. In apparenza tutto il necessario per replicare alla rogatoria inoltrata Oltretevere la scorsa estate.

Ma in realtà le autorità finanziarie della Santa Sede si sono limitate a fornire solo il materiale richiesto per fare luce sugli affari di Nunzio Scarano, il monsignore noto anche come “don 500 euro”, accusato di aver tentato di far rientrare clandestinamente dalla Svizzera 20 milioni. Sul resto, silenzio. A partire dall’elenco di tutti i rapporti, di cui aveva parlato ai pm lo stesso Scarano in una serie di interrogatori, intrattenuti presso lo Ior e l’Apsa dalla famiglia Nattino, azionista di riferimento di banca Finnat.

Allegata all’incartamento inviato ai magistrati, c’era infatti anche una lettera in cui le autorità vaticane non solo spiegavano di non aver potuto evadere in modo esaustivo la rogatoria, ma chiedevano a loro volta maggiori dettagli sull’inchiesta della Procura di Roma e, in particolare, su Nattino. Insomma, per ora, la tanto annunciata trasparenza vaticana sembra funzionare solo a metà.

D.L.
20 dicembre 2013
 
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Milioni di finte donazioni, arresto per mons Scarano
E' accusato di riciclaggio e falso, è ai domiciliari. Presentata a Vaticano richiesta di rogatoria
21 gennaio, 13:46
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Monsignor Scarano durante l'arresto del giugno scorso
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Monsignor Scarano durante l'arresto del giugno scorso
Milioni di finte donazioni, arresto per mons Scarano
ROMA - Nuovo arresto per monsignor Scarano, l'ex contabile dell'Apsa (Amministrazione patrimonio Sede Apostolica). La Guardia di Finanza gli ha notificato un'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari che riguarda anche un altro sacerdote e un professionista.

Gli investigatori avrebbero accertato finte donazioni per milioni di euro. Le accuse ipotizzate nei confronti di monsignor Nunzio Scarano, che era già stato arrestato lo scorso giugno e poi messo ai domiciliari, sono concorso in riciclaggio e falso. Avanzata tramite il ministero della giustizia una richiesta di rogatoria al Vaticano che è ora in attesa di risposta.L'ordinanza di custodia cautelare dispone infatti il sequestro dei conti correnti a lui riferibili giacenti presso lo Ior.

"I conti di monsignor Nunzio Scarano - riferisce all'ANSA un portavoce dello Ior - sono stati congelati fin dal luglio scorso e tutte le informazioni riguardanti gli ultimi dieci anni di attività su questi conti sono state sottoposte alle autorità".

Le accuse di riciclaggio che hanno portato mons. Nunzio Scarano agli arresti domiciliari, a Salerno, sono state formulate dalla Procura della Repubblica di Salerno in un'inchiesta su riciclaggio di ingenti somme di denaro. Ai domiciliari è stato posto anche un altro sacerdote, mentre per un notaio è stato adottata la misura del divieto dell'esercizio dell'attività professionale. I provvedimenti sono del Gip di Salerno e sono stati eseguiti dalla Guardia di Finanza del Nucleo di Polizia Giudiziaria di Salerno. Nell'inchiesta della Procura di Salerno, mons. Nunzio Scarano è accusato di riciclaggio per presunte donazioni ritenute dagli inquirenti fittizie. Secondo l'ipotesi investigativa le donazioni sarebbero servite a coprire un grosso riciclaggio di denaro. Il prelato avrebbe contattato una sessantina di persone chiedendo ad ognuno di loro la compilazione di un assegno circolare con somme intorno ai diecimila euro, spiegando di dover ripianare i debiti di una società immobiliare titolare di alcune abitazioni nel centro storico di Salerno. Sempre secondo l'accusa formulata dopo mesi di indagini avviate all'inizio del 2013 e condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, coordinate dal colonnello Antonello Mancazzo, gli assegni sarebbero stati soltanto una partita di giro, in quanto al momento della consegna i donatori avrebbero ricevuto l'equivalente in denaro contante. Monsignor Scarano era stato già arrestato lo scorso 28 giugno in un'inchiesta della Procura di Roma, insieme all'operatore finanziario Giovanni Carenzio e all'ex agente dei Servizi Giovanni Maria Zito. Era stato successivamente posto agli arresti domiciliari, dopo essere stato ricoverato per un periodo nell'ospedale Ruggi d'Aragona di Salerno.

I destinatari delle ordinanze cautelari, oltre a mons. Scarano, sono il sacerdote Luigi Noli, anch'egli agli arresti domiciliari, e il notaio Bruno Frauenfelder, per il quale è stato disposto il divieto temporaneo di esercitare l'attività professionale. Si indaga su versamenti di somme illecite per milioni su conti presso lo Ior e reimpiegate per l'acquisto di beni, costituzione di società e estinzione di un mutuo. Le persone indagate sono 52. Nel corso delle indagini è emersa la riconducibilità a Scarano di numerosi conti bancari presso lo Ior da uno dei quali veniva prelevata la somma di oltre 588 mila euro utilizzata per l'estinzione, con modalità dissimulatorie, attraverso il ricorso a falsi certificazioni di donazione da parte di 50 persone individuate dal monsignore e da una sua commercialista, di un mutuo ipotecario intestato a una società immobiliare di cui Scarano è socio. Gli investigatori hanno accertato che le notevoli somme di denaro nella disponibilità di Scarano per un importo superiore ai 5 milioni di euro derivavano dai componenti della famiglia di armatori romani D'Amico, anche mediante il ricorso a società offshore in paradisi fiscali. Tali somme che all'apparenza erano destinate a finalità assistenziali e benefiche sarebbero invece state utilizzate dal monsignore per investimenti immobiliari tra cui un appartamento di 17 vani a Salerno e la costituzione di società immobiliari.
 
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COINVOLTO UN NOTAIO
Riciclaggio, arrestato monsignor Scarano
Sequestrati immobili e conti correnti
Salerno, finte donazioni alla chiesa per far sparire
denaro contante. Ai domiciliari anche un altro sacerdote

Chiesa cattolica 56
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SALERNO - Nuovo arresto per monsignor Nunzio Scarano, l’ex funzionario dell’Apsa – l’agenzia per la gestione dei beni della Santa Sede - già coinvolto nello scandalo Ior-Vaticano. Insieme a lui è finito ai domiciliari anche un altro sacerdote - don Luigi Noli - mentre per il notaio Bruno Fraunfelder è stata adottata la misura di divieto dell'esercizio dell'attività professionale. La Finanza ha anche sequestrato beni immobili e conti correnti - alcuni dei quali allo Ior - per circa sei milioni di euro (Ma non è entrata negli uffici dell'Istituto opere religiose).
RICICLAGGIO - Ancora una volta Scarano è finito agli arresti, su richiesta della Procura di Salerno, per un giro di soldi e di riciclaggio. Anzi di finte donazioni per i poveri che diventavano contanti da gestire sui conti correnti della banca vaticana. «Monsignor 500», chiamato così per la passione delle auto d’epoca della Fiat, aveva elaborato insieme al suo commercialista e a qualche altro amico fidato uno stratagemma efficace. Il sacerdote consegnava, a chi voleva “far sparire denaro”, delle buste che contenevano contanti prelevati direttamente dallo Ior (l'ultimo incasso verificato dalla Finanza era di oltre mezzo milione). Le stesse «custodie» dovevano essergli restituite con assegni circolari di pari importo, che avevano quale causale “donazione per i poveri”, e una dichiarazione firmata di elargizione alla chiesa. I suoi “clienti” erano soprattutto imprenditori, medici, ingegneri e architetti, avvocati e addirittura qualche politico che poi si ritrovavano il frutto di quelle donazioni su conti off shore.

IL DENARO - Nel corso delle indagini è emersa la riconducibilità a Scarano di numerosi conti bancari presso lo Ior da uno dei quali veniva prelevata la somma di oltre 588 mila euro utilizzata per l'estinzione, con modalità dissimulatorie, attraverso il ricorso a falsi certificazioni di donazione da parte di 50 persone individuate dal monsignore e da una sua commercialista, di un mutuo ipotecario intestato a una società immobiliare di cui Scarano è socio. Gli investigatori hanno accertato che le notevoli somme di denaro nella disponibilità di Scarano per un importo superiore ai 5 milioni di euro derivavano dai componenti della famiglia di armatori romani D'Amico, anche mediante il ricorso a società offshore in paradisi fiscali. Tali somme che all'apparenza erano destinate a finalità assistenziali e benefiche sarebbero invece state utilizzate dal monsignore per investimenti immobiliari tra cui un appartamento di 17 vani a Salerno e la costituzione di società immobiliari.

LA SANTA SEDE - «Il Vaticano, come ha risposto in precedenza a tutte le altre richieste di rogatoria internazionale, risponderà tempestivamente anche questa volta». E' quanto fa sapere la sala stampa della Santa Sede in merito alla richiesta inoltrata dal ministero della Giustizia sul nuovo troncone d'indagine che ha portato al nuovo arresto di monsignor Scarano.

MALORE PER DON NUNZIO - Alla notifica di una nuova misura cautelare con l'accusa di riciclaggio. Il suo legale, Silverio Sica, ha già chiesto al gip in maniera urgente la visita psichiatrica del suo assistito, a causa del «profondo turbamento psicologico» generato dalle nuove accuse. L'altro sacerdote destinatario di provvedimento restrittivo, don Luigi Noli, è un collaboratore del presule. mentre per il notaio Bruno Frauenfelder è stato disposto il divieto temporaneo di esercitare l'attività professionale. Secondo quanto si è appreso i beni oggetto di sequestro hanno un valore stimato di 2 milioni di euro tra immobili e conti correnti intestati a don Scarano.

IL PRECEDENTE - Scarano era già stato arrestato a giugno dello scorso anno, insieme al broker finanziario Giovanni Carenzio e all'ex 007 Mario Zito per aver tentato di riportare in Italia venti milioni di euro degli imprenditori D'Amico. Da qualche mese il sacerdote era tornato a casa.

21 gennaio 2014
 
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21 gennaio 2014

Scandalo Ior, monsignor Scarano riciclava con la complicità dell'amante

Dalle intercettazioni trapelano dettagli sull'intimità con il collaboratore arrestato. La natura del rapporto tra Scarano e don Noli ha secondo gli inquirenti rilevanza dal punto di vista investigativo


Ior 3
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Amanti. Tutti e due sacerdoti. Entrambi riciclatori di denaro attraverso lo Ior, la banca Vaticana. Don Luigi Noli, il prete di 55 anni arrestato oggi a Salerno insieme all’ex responsabile dell’Apsa, il 62enne monsignor Nunzio Scarano, di quest’ultimo era da trent’anni il compagno.

Questo dettaglio sulla vita privata di monsignor Scarano era emersa negli atti giudiziari già un anno fa, quando la Guardia di Finanza di Roma iniziò ad ascoltare le telefonate del monsignore poi finito in carcere su ordine del gip di piazzale Clodio, per corruzione. Era l'alba del 28 giugno scorso, quando Scarano fu ammanettato la prima volta dai finanzieri di Roma nella casa canonica di don Noli, presso la parrocchia di San Filippo e Giacomo, a Fiumicino.

I due sacerdoti avevano pernottato insieme così come hanno dormito insieme questo lunedì sera, nella lussuosa residenza salernitana di 700mq di Scarano, alla vigilia dell’arresto avvenuto anche stavolta all’alba. Don Noli, da quando il monsignore ha ottenuto i domiciliari per motivi di salute, risulta essersi trasferito in pianta stabile a casa del compagno, ufficialmente per poter accudire il recluso. Ed effettivamente emerge dagli atti un sentimento di affetto e un rapporto di mutua assistenza tra i due preti.

Dopo il primo arresto di Scarano in quelle circostanze imbarazzanti, don Noli è stato allontanato da Fiumicino su decisione della Curia. Provvedimento motivato, presumibilmente, proprio dal diffondersi in ambienti vaticani delle voci sulla relazione tra i due visto che su Noli, nell’inchiesta romana, non erano emersi in quel periodo elementi che potessero farlo ritenere coinvolto.

Ora invece si sa che Luigi Noli avrebbe partecipato a pieno titolo nelle spregiudicate manovre finanziare del monsignore mettendogli in pratica a disposizione il suo conto corrente presso la Banca Popolare di Rieti e coinvolgendo in queste operazioni anche alcuni suoi familiari.

In particolare don Noli, ogni mese, in corrispondenza degli accrediti mensili del suo stipendio, versava sistematicamente assegni di pari importo a favore di Scarano il quale poi li versava su conti Ior facendo così, sostanzialmente, perdere a quel denaro tracciabilità. “Scarano dispone liberamente del mio conto corrente… Anche del libretto degli assegni…Abbiamo deciso di avere tutto in comune”, si è giustificato don Noli il 29 maggio 2013 nel corso di un suo interrogatorio citato nell’ordinanza. D’altra parte, scorrendo le pagine del documento cautelare notificato ieri, si leggono alcuni passaggi che spiegano non solo la natura del rapporto tra i due, ma anche come di quella relazione fossero a conoscenza in tanti. Ad esempio Massimiliano Marcianò, amico intimo e accompagnatore di Scarano durante le sue trasferte salernitane, ha dichiarato: “Tra Nunzio e don Luigi Noli c’è un rapporto particolare che a mio avviso va ben oltre un normale rapporto di amicizia, sono di fatto la stessa persona e condividono praticamente tutto”.

Viene citato nell’ordinanza anche uno stralcio di un’intercettazione telefonica tra Noli e Scarano che ha per oggetto argomenti di natura erotica che fanno riferimento a relazioni di natura omosessuale in cui sarebbero coinvolti in situazioni promiscue altri uomini di cui l’identità è coperta dagli omissis. Annotano i finanzieri a margine dell’informativa su una telefonata intercorsa alle dieci di sera tra Scarano e don Noli, il 9 febbraio del 2013: «Scarano e Noli ricordano di un’esperienza particolare vissuta laddove Scarano parla della relazione di …omissis.. che gli diceva: “A bello allora vuol dire che quello che ti ho dato quella sera non ti basta, ti devo dare il resto?’” E Luigi risponde: “…. Mamma mia, quella sera indimenticabile, un animale è diventato!” E ad un certo punto Nunzio definisce …omissis.. possessivo nei suoi confronti e Noli risponde: “Ti vuole tutto per sé. Immaginati se sapesse che con me…».

Proprio la natura del rapporto tra Scarano e don Noli ha secondo gli inquirenti rilevanza dal punto di vista investigativo: “Dunque – scrive la finanza - questo particolare rapporto tra Nunzio Scarano e Luigi Noli, che porta quest’ultimo a sentirsi un tutt’uno con il primo, superiore pertanto ad un mero rapporto di fraterna spiritualità e affettuosa amicizia, non può che implicare, a ragione, la piena consapevolezza, da parte di costui, degli affari illeciti in cui Scarano è versato”.

21 gennaio 2014
 
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Mons. Scarano, affari col prete amante
e i milioni in Liberia e Isole Vergini
Dichiarava 20mila euro ma aveva case e conti correnti
Un giro di incontri omosessuali con persone importanti

Ior 3
Chiesa cattolica 56
Omosessualità 12
Truffe 3
Salerno 3
Cronache 164
CorrieredelMezzogiorno 21
NASCONDI
SALERNO - Dichiarava ventimila euro al mese don Nunzio Scarano, il monsignore arrestato per riciclaggio e coinvolto nello scandalo che ha tirato in ballo anche lo Ior e il Vaticano (clicca qui per leggere l'articolo). Ma i suoi conti correnti erano pieni. Di milioni di euro. I soldi transitavano attraverso lo Ior ma avevano collegamenti attraverso società off shore, per questo non controllabili dall'Italia, e banche dei paradisi fiscali. I rapporti principali erano con società di intermediazione finanziaria in Liberia e alle Isole Vergini britanniche. Con i loro emissari Scarano si incontrava tranquillamente, e puntualmente, a Milano o all'estero. E da queste banche i soli bonifici verificati ammontano a circa due milioni e mezzo di euro.
FEELING - Con monsignor Scarano finisce ai domiciliari don Luigi Noli, parroco a Fiumicino, che avrebbe permesso al sacerdote di disporre del suo conto in banca. Qualcosa in più di un amico, “una cosa sola” per la Procura che anche attraverso intercettazioni ambientali ha scoperto che i due erano amanti. Tant’è che ieri mattina don Noli era a casa di Scarano quando sono arrivati i finanzieri. Un rapporto omosessuale, tra loro, allargato anche ad altre persone. Come testimonia un dialogo intercettato dagli inquirenti che presenta molti omissis, sia per qualche frase spinta che per i nomi degli altri uomini coinvolti: dice Scarano “A bello allora vuol dire che quello che ti ho dato quella sera non ti basta, ti devo dare il resto?’” E Luigi risponde: “…. Mamma mia, quella sera indimenticabile, un animale è diventato!” E ad un certo punto Nunzio definisce …omissis.. possessivo nei suoi confronti e Noli risponde: “Ti vuole tutto per sé. Immaginati se sapesse che con me…».

IL JET SET- Sacro e profano. Di sacro monsignor Scarano ha l’abito talare e una vocazione arrivata a 35 anni dopo un passato da funzionario all’ex banca d’America e d’Italia. Di profano don Nunzio ha la passione per i soldi e gli immobili, per il jet set e le opere d’arte. Per i vestiti griffati, per le lampade abbronzanti e per quei rapporti che chi lo conosce ritiene strani. Il gip scrive che solo una “personalità inquietante” come la sua poteva ideare quel “piano contorto e quasi diabolico che coinvolge troppe persone e troppi soldi”. Il primo ad attribuirgli una “doppia personalità” è uno degli indagati morto di recente. Le sue amicizie altolocate, con principesse, contesse e donne dello spettacolo (come Michelle Hunziker), Scarano le ha utilizzate per giustificare le opere d’arte possedute. Ma è Maria Cristina D’Amico a smentire che alcune di quelle opere siano state donate al sacerdote. Avvia numerose operazioni immobiliari che gli permettono un elevatissimo tenore di vita proporzionato alle sue entrature economiche. Costituisce società, compra appartamenti, prende box e mira di andare a vivere al Crescent. Utilizza i suoi nipoti nelle compravendite immobiliari e dice chiaramente di farlo perché non vuole comparire. Ama viaggiare don Nunzio. Va a New York a casa di un’amica del nipote del cardinale Renato Raffaele Martino. E con uno dei tanti depositi da ventimila euro di Cesare d’Amico sogna di andare a fare un “viaggetto” da solo.

22 gennaio 2014
 
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http://www.giornaledibergamo.com/cronaca/2...ciano-9208.html

Sesso & soldi, nei guai prete bresciano
Anche un parroco di Orzinuovi ai domiciliari con monsignor Scarano
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Monsignor Nunzio Scarano, primo porporato a finire in manette nella storia repubblicana, sarebbe legato sentimentalmente al parroco don Luigi Noli, classe 1959, di Orzinuovi, ordinato nel 1985, a sua volta indagato per il caso delle false donazioni milionarie. Scarano, quando venne arrestato dal nucleo valutario della Finanza guidato dal generale Giuseppe Bottillo, era appunto ospite del prete bresciano, oggi parroco del paesino di Palidoro, vicino a Fiumicino, nella periferia romana; don Noli, dopo lo scoppio dello scandalo, lo scorso 2 luglio ha rassegnato le dimissioni. Secondo fonti investigative, ormai da diversi anni i due facevano coppia fissa, vivevano assieme, viaggiavano assieme, dormivano nelle stesse stanza d'albergo (secondo la confessione del loro autista) e assieme riciclavano denaro sporco sfruttando la banca vaticana, lo Ior.

Nell'ordinanza di custodia cautelare il gip di Salerno Dolores Zarone definisce monsignor Scarano "una persona inquietante. Alto prelato e formale uomo di chiesa del Vaticano eppure soggetto dedito alla vita mondana in grado di ricorrere a ingannevoli e spregiudicati artifizi per non figurare nelle operazioni finanziarie". Gli artifizi sarebbero giri di ingenti somme di denaro depositate nello Ior e dunque ripulite, prive di tracciabilità, depositate come "donazioni ai poveri" per poi essere ritirate dopo un po' e dirottate su conti off-shore in paradisi fiscali. Le somme circolanti sarebbero quelle derivanti da presunte evasioni fiscali milionarie. 52 le persone indagate, tra cui il notaio Bruno Frauenfelder, per il quale è stato disposto il divieto temporaneo di esercitare l'attività professionale, amico e collaboratore speciale di Scarano. Con i soldi incassati il monsignore, che la scorsa estate stava per ricevere una importante nomina, acquistava beni di lusso, quadri soprattutto, e anche immobili come un palazzo nel centro di Salerno. Don Luigi Noli, nato e cresciuto a Orzinuovi, era praticamente tutt'uno con Scarano, col quale condivideva i conti bancari, il libretto degli assegni e anche la vita sentimentale. I due sarebbero legati sentimentalmente da anni, da intercettazioni parzialmente diffuse dalla Procura lo si intuisce chiaramente.
 
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Caso Scarano, l'arcivescovo Moretti:
«Pena per ciò che ha fatto, ma prego per lui»
La guida della Diocesi di Salerno: «Aspettiamo i giudici,
poi se necessario interverremo anche noi come Curia»

SALERNO — «Vivo con grande pena e sofferenza la vicenda di don Nunzio Scarano ma sono anche fermamente convinto che proprio questa vicenda non può diventare oggetto nè di dispute nè di polemiche». Pacato, com'è nel suo stile, ma al tempo stesso fermo e deciso, l'arcivescovo di Salerno, monsignor Luigi Moretti, accetta di intervenire apertis verbis non solo sul caso giudiziario che sta sollevando sdegno e riprovazione in tutt'Italia ma anche sul dibattito che ha innescato. A cominciare dalle parole di fuoco dell'intellettuale cattolico Giuseppe Acocella che proprio sul Corriere del Mezzogiorno ha detto che «don Nunzio Scarano non merita misericordia» e che «nessuno dopo monsignor Grimaldi ha avuto il coraggio di dire in modo diretto e franco che bisognava tenere alta la guardia».
Il nuovo arresto di don Nunzio Scarano è senz'altro una notizia inquietante...
«Credo che non spetti a me giudicare, per quel che riguarda ciò che è reato se ne sta occupando giustamente la magistratura e la Chiesa ha dato il suo contributo perchè tutto venga chiarito. Tenendo presente che anche la Santa Sede sta facendo le sue indagini».
Potrebbe scattare quanto prima un provvedimento disciplinare?
«Una volta che si sono definite le questioni inerenti la giustizia, se si chiede di intervenire a livello disciplinare, si interverrà».
Da cosa dipende?
«Quando io posso parlare di cose non lette ma accertate, quando ci sono elementi certi si fa la valutazione di merito».
Allora don Nunzio rischia la riduzione allo stato laicale, di non essere più sacerdote?
«Guardi che le sanzioni vanno dall'ammonizione alla sospensione a divinis e alla riduzione allo stato laicale, è scritto nelle leggi. La Chiesa di fronte alla ricerca della verità si fa carico e se c'è da intervenire a livello disciplinare interviene. Siccome ora c'è un'indagine in corso, se anzichè oggi aspettiamo dopodomani il mondo non cambia».
Cosa prova oggi per don Nunzio Scarano?
«Pena, sicuramente è una persona sofferente ed è la conseguenza di quanto gli è scoppiato in mano. E pena per le sofferenze che ha creato a tanti nella chiesa».
Lei lo conosceva bene?
«L'ho incontrato alcune volte, veniva a salutarmi, a farmi gli auguri a Natale e a Pasqua, non sapevo nè la sua specificità di impegno in Vaticano nè la sua collocazione ecclesiale».
Don Nunzio ha detto che faceva molta beneficenza. Anche alla curia salernitana?
«Da quando ci sono io non è arrivato niente per queste vie».
L'ha incontrato in carcere, quest'estate. Cosa le ha detto?
«Non quello che ha scritto qualche giornale. Veda, visitare i carcerati è una delle opere di misericordia, io ci vado almeno 2-3 volte all'anno».
Il professore Acocella ha parlato di un inganno di don Nunzio verso se stesso e Dio e ha detto che non merita misericordia.
«Ma il peccato è sempre inganno, tradimento, tradimento dell'amore. E riguarda tutti, anche il Papa ha detto di essere peccatore. Chi è senza peccato scagli la prima pietra, bisogna stare attenti ai giudizi facili».
Nelle intercettazioni emerge addirittura un rapporto molto confidenziale e privato di don Nunzio con un altro sacerdote...
«Se fosse così, non sono i primi. Certamente non fa piacere. Ma credo anche che la grazia e la risposta al Signore o la viviamo pienamente oppure se non la viviamo pienamente può succedere di tutto. Però, la prego, non mi appassiona andarmi a cercare l'ultima notizia... io prego per don Nunzio e per chi rimane scandalizzato di queste cose».
Possibile che di fronte a un quadro accusatorio simile qualcuno pensasse che don Nunzio potesse diventare vescovo?
«Guardi che era solo un suo desiderio, per diventare vescovo non si fa domanda, nella chiesa si è scelti e se c'è qualcuno che briga resta al palo».
Come si supera questo momento difficile?
«Con il bene, la santità. Non bisogna prendere solo il male se no l'attenzione alla chiesa diventa patologica, è povera. A luglio sono arrivati a Salerno tremila giovani per pregare, peccato che nessuno ne abbia parlato».
24 gennaio 2014
 
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