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Ior, gli scandali della banca del Vaticano

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view post Posted on 20/2/2007, 14:02
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20 febbraio 2007
I crimini della Banca del Vaticano
"Il Regno di Dio non è negli edifici di pietra e cemento".

"Disfate voi questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere". Gli replicarono allora i Giudei: "Quarantasei anni ci sono voluti per fabbricare questo tempio e tu lo farai risorgere in tre giorni?" (Vangelo Secondo Tommaso)

Eugenio Pacelli, poi Papa Paolo XII, e Hitler


I mercanti continuano a dimorare nel tempio di Dio, avendo ormai preso possesso della sua sacralità per proteggere le loro ricchezze. Hanno trasformato il loro potere temporale in un impero finanziario, che si muove al di sopra degli Stati e di qualsiasi entità sovranazionale: non ha leggi e non rispetta alcuna legge degli altri Stati, non può essere giudicato dall'uomo e ha il potere di interferire e di decidere dei destini dei popoli in nome di un Dio che non è dell'umanità. Il Vaticano non è un'entità spirituale, ma è uno Stato a tutti gli effetti dotato di un centro finanziario costituito dal Patrimonio Apostolico della Santa Sede (APSA), il Ministero dell'Economia e l'Istituto per le Opere Religiose (IOR), la Banca del Vaticano che svolge anche funzioni di una Banca Centrale. Lo Ior non si trova nel cuore della Città del Vaticano, è oggi un'entità invisibile che si pone assolutamente sciolta rispetto alle leggi dell'uomo, e svolge la funzione di gestire la ricchezza di uno Stato di pochi acri di terreno, ma che ha una struttura burocratica e amministrativa di una vera Holding, dovendo infatti finanziare un'attività economica pari ad una multinazionale.

Per stessa ammissione della Commissione Europea (Interrogazione E-1914/02) secondo cui lo Stato della Città del Vaticano, essendo uno stato indipendente, non può essere soggetta alla legislazione comunitaria, non ha leggi sue e né può essere soggetta alle leggi antiriciclaggio. Rappresenta dunque l'Istituzione intoccabile per antonomasia, essendo la Banca di Dio.
Lo IOR svolge comunque le funzioni di una Banca privata, investe le sue ricchezze e lucra con esse, detiene importanti partecipazioni, come ad esempio il Casino di Montecarlo, e dipende direttamente dal Papa, il quale ha un potere decisionale assoluto sulla politica bancaria dello IOR, come stabilito dalle leggi del Vaticano.

Nata come Commissione delle Opere Pie nel 1887, lo IOR è stata trasformata nel 1941 in un'entità a scopo lucro da Eugenio Pacelli, divenuto intanto Papa Pio XII, al cui interno far confluire il denaro della Santa Sede, a quell'epoca costituita per lo più dai trasferimenti effettuati dallo Stato Italiano con la conclusione dei Patti Lateranensi.
Con la legge del 27 maggio 1929, n. 810 L'Italia si obbligava a versare alla Santa Sede la somma di lire 750.000.000 ed a consegnare titoli di debito pubblico consolidato per un valore nominale si 1.000.000.000 di lire. Nasce così una grande Banca che pian piano crescerà grazie ai rapporti e alle collaborazioni concluse con le più grandi Banche Svizzere e Americane, e il governo di Mussolini. Non dimentichiamo che il suo fondatore è Eugenio Pacelli, nunzio apostolico della Chiesa Cattolica presso la Germania di Hitler, divenuto Papa Pio XII, ha condotto una politica di assenteismo, senza mai condannare apertamente i crimini di Hitler e siedendo più volte accanto ai gerarchi nazisti, come lo stesso Hitler il croato Pavelic, che stava facendo del suo esercito di ustasha, una macchina di morte e ferocia distruzione nei Balcani. Seguendo le tracce dello IOR è possibile così scoprire e risalire al più scellerato patto che si sia mai concluso durante la storia, un legame indissolubile tra Banchieri, Nazismo e Vaticano che è divenuto il motore finanziario della Seconda Guerra Mondiale, e poi della Guerra Fredda, della Gladio e delle rivoluzioni anti-comuniste che hanno portato alla fine del comunismo, nonché alle sanguinose guerre dei Balcani.


Cardinale Eugenio Pacelli firma il Concordato
del Vaticano con il Nazismo , 20 luglio 1933



Nel corso dei processi che chiedevano la restituzione del denaro alle vittime del nazismo, lo Ior ha semplicemente sviato l'inchiesta, dichiarando di non avere documenti risalenti alla Seconda Guerra Mondiale avendoli distrutti con una cadenza di 10 anni, nonostante questo sia assolutamente contrario ad ogni prassi bancaria internazionale. Tuttavia nel corso di questi anni le indagini delle intelligences e delle Associazioni delle vittime dell'Olocausto hanno portato alla scoperta di archivi in Germania e in America che dimostrano i trasferimenti di fondi dallo IOR alle Banche controllate dai Nazisti in Svizzera, utilizzando il normale sistema italiano di scambio dell'oro. La Banca del Vaticano era anche la partner indissolubile della Tesoreria del Regime della Croazia Indipendente, di Pavelic. Al momento della fuga degli ustasha all'interno dei monasteri e dei palazzi dei vescovi furono ritrovate casse l'oro, di monete, denti, e gioielli, pronte per essere trasferite al governo in esilio dei nazisti croati in Argentina mediante l'intermediazione del Vaticano, che riciclava l'oro e lo trasferiva in Svizzera. Inoltre, esistono documenti incontrovertibili dell' OSS (Office Strategics Services, precursore della CIA) provenienti dal controspionaggio dell'esercito Americano che attestano che negli ultimi giorni della guerra, il tesoro di Pavelic è stato rintracciato al confine con l'Austria diretto in Svizzera, per essere cambiato e riciclato a Roma e poi partire per l'America: di quel tesoro sono state però completamente smarrite le tracce, è andato totalmente perso, e le richieste di restituzione risalenti al 1950 sono state archiviate. Dopo le pressioni del Vaticano presso il Dipartimento di Stato Americano, il caso è stato chiuso e la commissione di inchiesta del Vaticano Cattolica-Ebrea è stata sciolta, mentre coloro che si opposero furono denunciati per calunnia. Esse erano infatti in possesso di documenti della Intelligence Americana che dimostravano i rapporti tra Papa Pio VII e Montini, divenuto Papa Paolo VI, e in Banchieri, i Gerarchi e criminali di Guerra come Pavelic, Eichman, Stengel, Barbie e Arthukovic, probabilmente fuggiti e rimasti impuniti proprio grazie all'intermediazione del Vaticano che li ha protetti nella loro fuga.

Il silenzio del dopoguerra ha però un prosieguo, perché l'oro non smette di viaggiare e arriva alla Federal Reserve, per essere riciclato e custodito, e ritornare in Europa dove andrà a finanziare le logge massoniche che hanno gestito la Guerra Fredda e gli scandali per rovesciare i governi. Oltre ai ben noti rapporti con la Mafia, quando era Presidente Marcinkus, come lo dimostra le pratiche di riciclaggio e di racket internazionale, lo Ior ha derubato il Banco Ambrosiano, creando un buco finanziario di 1,5 bilioni di dollari, scomparso nelle controllate dello IOR panamensi e lusserburghesi. Parte di questi fondi fluirono alla P2 di Gelli e all'Opus Dei, con transazioni di 90 milioni di dollari ciascuna, in una spirale di corruzione politica e di Mafia che ha portato al "suicidio" di Calvi e quello del suo personale segretario, probabilmente dovuto al rifiuto del Banchiere a continuare in questa spirale di riciclaggio che aveva ridotto al collasso la sua Banca. In quei bui anni settanta, molti dei personaggi implicati morirono, tra cui anche Sindona che ebbe tuttavia poco tempo per lasciare le sue memorie di 27 volumi all'FBI. Il Vescovo Paolo Hnilica viene arrestato dopo il tentativo di comprare il contenuto della valigia di Calvi, che è misteriosamente scomparsa dopo la sua morte: secondo molti testimoni quella valigia conteneva le sconvolgenti prove che più di 1 bilione di dollari del banco Ambrosiano erano stati risucchiati dallo IOR.
Occorre riflettere su questi eventi: perché il Vaticano aveva bisogno di così tanti soldi, nonostante riceva sovvenzioni e donazioni per l'opera apostolica della Chiesa, e le sue parrocchie tirano a campare con lo stipendio dei suoi preti?
Lo IOR dunque è uno strumento, una macchina per trovare i soldi e poi finanziare le logge massoniche che hanno corrotto e distrutto la politica italiana, sino all'organizzazione della resistenza di matrice occidentale al Comunismo nell'Europa dell'Est. Il vescovo Hnilica aveva infatti fondato nella Repubblica Ceca la "Pro Fratribus" che veniva utilizzata dalle intelligence occidentali per trasferire i fondi alle organizzazioni e alla resistenza massonica anti-comunista e promuovere le apparizioni di Medjugorje in Croazia. Pubblichiamo dunque un importante documento ricostruito dalla guardia di Finanza Italiana che mostra l'intreccio di finanziamento dei Banchieri ai politici, ai massoni e agli istituti religiosi.



Conti correnti Bancari da milioni di lire destinati a quello che è stato definito l'eroica vittoria dell'occidente verso il regime comunista, al massacro dei Balcani, alla rivoluzione della Polonia, alle Repubbliche Sovietiche.
Occorreva creare quel fuoco cattolico che avrebbe portato alla Indipendenza della Croazia, rispettando così gli antichi patti con Pavelic che voleva la Croazia sovrana.
Questo schema di potere che vi descriviamo è quello che la disinformazione ha descritto come la vittoria della democrazia sulla dittatura, sui popoli macellai, sui criminali di guerra. La visione degli eventi non deve tuttavia fermarsi, perché occorre immaginare alle gravi implicazioni della collusione dello IOR con la Federal Reserve, cosa che implica comunque una partecipazione del Vaticano nelle decisioni dei Banchieri e del governo statunitense, che ha democratizzato non solo la Jugoslavia e l'Europa ma anche il Medioriente e la Palestina.
La gerarchia è lunga, se si pensa che i Bush, famiglia cresciuta all'interno della Cia, aveva stretti rapporti con il Nazismo proprio in virtù dei rapporti con il Vaticano, che faceva sempre da intermediario. I crimini dei Banchieri che hanno portato alla morte di Kennedy, all'usura e alla distruzione dei popoli sono anche del Vaticano che non ha proferito parola e si è messo alla destra del nazismo.

Molte persone sono state umiliate, arrestate, gli Italiani di Istria sono morti perché traditi dallo Stato Italiano e dal Vaticano. Noi oggi siamo qui a narrare una storia come mai nessuno ha fatto, e per questo la gente ci ammira e ci detesta. Se volete la verità cercatela in voi stessi, perché è dentro di voi, e intorno a voi vi è tutto il vostro mondo, la storia della nostra vita è questa. Quando chiederete, vi sarà negata una risposta, sarete additati, ed è per questo che si lascia la propria nazione, per poter stare tra gente che può capire perché ha sofferto ciò che gli Italiani hanno dimenticato. Se oggi un kamikaze si fa esplodere è perchè ha un senso di impotenza, mentre noi in occidente ci suicidiamo perchè non conosciamo il nemico e lo vediamo in noi stessi, ma se un giorno le nostre coscienze capiranno, sarà il giorno della nostra indipendenza.
 
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view post Posted on 29/7/2007, 07:18
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http://www.crimelist.it/index.php?option=c...id=418&Itemid=2

La Banca di Dio: Lo IOR
1 2 3 4 5 (29 voti) Scritto da Bernardo Ferro
mercoledì 02 maggio 2007
«E Gesù entrò nel Tempio di Dio, e scacciò tutti coloro che compravano e vendevano nel tempio, rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie di coloro che vendevano le colombe» [ Matteo 21:12, versione di Re Giacomo ]

Lo IOR , meglio conosciuto come “La Banca di Dio” è la banca della Città del Vaticano. Dopo le vicende legate al banco Ambrosiano, al crac e al cardinale Marcinkus, nel 1990 papa Giovanni Paolo II lo ha riformato. Non è soggetta a controlli internazionali, come il meccanismo di trasferimento di denaro e fondi, non è soggetta a nessuna legge anti-riciclaggio e non incorre in nessuna sanzione, né penale né amministrativa, questo gli consente di movimentare somme di denaro sconosciute agli uffici tributari di tutto il mondo... A norma degli statuti entrati in vigore nel 1990 lo IOR, Istituto per le Opere di Religione, è retto da un consiglio di sovrintendenza e da una commissione cardinalizia di vigilanza.
Compongono il consiglio di sovrintendenza:
Angelo Caloia, presidente;
Virgil C. Dechant, americano, dei Cavalieri di Colombo, vicepresidente;
Theodor E. Pietzcker, tedesco, della Deutsche Bank;
José Angel Sánchez Aslain, spagnolo, del Banco Bilbao-Vizcaya;
Robert Studer, svizzero, dell’Union de Banques Suisse.
La commissione cardinalizia di vigilanza è presieduta dal segretario di stato Angelo Sodano ed è composta dai cardinali Jozef Tomko, Eduardo Martínez Somalo, Adam Joseph Maida e Juan Sandoval Íñiguez.
Direttore generale è Lelio Scaletti, con Dario Sabbioni come vice.

I clienti dello IOR possono essere solo esponenti del mondo ecclesiastico: ordini religiosi, diocesi, parrocchie, istituzioni e organismi cattolici, cardinali, vescovi e monsignori, laici con cittadinanza vaticana, diplomatici accreditati alla Santa Sede. A questi si aggiungono i dipendenti del Vaticano e pochissime eccezioni, selezionate con criteri non conosciuti. Il conto può essere aperto in euro o in valuta straniera: circostanza, questa, inedita rispetto alle altre banche. Aperto il conto, il cliente può ricevere o trasferire i soldi in qualsiasi momento da e verso qualsiasi banca estera. Senza alcun controllo. Per questo, negli ambienti finanziari, si dice che lo IOR è l'ideale per chi ha capitali che vuole far passare inosservati. I suoi bilanci sono noti a una cerchia ristrettissima di cardinali, qualsiasi passaggio di denaro avviene nella massima riservatezza, senza vincoli né limiti...La Congregazione per la dottrina della fede-Congregatio pro Doctrina Fidei- finalmente si e' tolta la maschera e sotto quella maschera e' apparso il volto di frate Tomás de Torquemada.(1)
Il segretario della congregazione tale Angelo Amato esperto di terrorismo psicologico, in vero e proprio stile mafioso, contornato di angeli e demoni e fiamme e fuoco, ha voluto avvertirci che a minacciare la vita di ognuno e delle società, non ci sono solo i kamikaze, ma anche: "Il cosiddetto terrorismo dal volto umano".
Cos'e il "terrorismo dal volto umano"?, Per gente che s' intende di nazismo dal volto umano trovare una definizione bella tonda tonda da dare in pasto ai mezzi di comunicazione di massa non e' stato difficile...
Il "terrorismo dal volto umano" e' propagandato, proprio come la "santa inquisizione dal volto umano", dice questo prete ottuso, "dai mezzi di comunicazione" "manipolando ad arte il linguaggio con espressioni che nascondono la tragica realtà dei fatti, come quando l’aborto viene chiamato interruzione volontaria della gravidanza e non uccisione di un essere umano indifeso o quando l’eutanasia viene chiamata più blandamente morte con dignità"
Lui e' il suo capo, quel tedesco prestato al vaticano, avrebbero potuto ben dire la stessa cosa delle "guerre dal volto umano" ma tranne qualche timido belato si sono limitati a mandare i propri impiegati a benedire i contingenti in partenza per i fronti di guerra.
Del resto lo IOR, la banca vaticana, molto probabilmente beneficia dei profitti di guerra per poter elargire carità alle popolazioni colpite dalla guerra e dalla fame!!!
La Congregazione per la Dottrina della Fede (l’ex Sant’Uffizio), l' organismo più importante del vaticano e' il garante dell’ortodossia, ma manipolando le parole si può anche dire "garante della purezza della fede"...
"Il male oggi non è solo azione di singoli o di gruppi ben individuabili, ma proviene da centrali oscure, da laboratori di opinioni false, da potenze anonime che martellano le nostre menti con messaggi falsi, giudicando ridicolo e retrogrado un comportamento conforme al Vangelo": ecco alcuni passi del presunto teologo Amato che per non mettersi sullo stesso piano delle "centrali oscure...che martellano le nostre menti, con falsi messaggi..." ha voluto essere molto chiaro e diretto...e ha scomunicato a mezzo stampa e tv:
"le cliniche abortiste", "autentici mattatoi di esseri umani in boccio"; i laboratori dove si "fabbrica l’Ru 486", o dove si manipolano gli embrioni umani"...-e infine "i parlamenti dove si promulgano leggi contrarie all’essere umano" (ovviamente queste leggi, le leggi buone e cattive, le stabilisce Amato parlando al cellulare con Dio che prima si e' sentito con Ratzinger).
Amato sarà ricordato come il vescovo che scomunicò l'intero pianeta e in particolare quelli che leggono i giornali, utilizzano internet, guardano la tv o ascoltano la radio e che non si sa come mai vengono associati in direttissima al "culto sacrilego del male".
Ratzinger per bocca del suo tirapiedi porporato e le sue agenzie stampa scomunica i parlamenti ed interviene ai congressi dei partiti politici invitandoli a non farsi affascinare da "una vecchia concezione laicista di ispirazione ottocentesca"...non contenti scomunicano un intero parlamento espressione, sia pure solo formale, di un popolo quello del bel paese...
Questo teologo fascista ha attaccato e demonizzato gli organismi democratici e laici dello Stato che promulgano leggi per l'interruzione di gravidanza...e scomunicato anche il linguaggio, non quello di Bush e delle guerre umanitarie, ma quello "politicamente corretto"...laico...progressista...il linguaggio dei diritti civili...
Ma visto che il monsignor filonazista s'e messo a fare prediche sul male allora parliamo di denaro ad esempio dello IOR...
«Non si governa la Chiesa con un'Ave Maria» così disse una volta Marcinkus (2), il banchiere di Dio, l'uomo che è stato per 17 anni (dal 1971 all'89) il padrone assoluto delle finanze vaticane e che è stato accusato di crimini terribili...:
"coinvolto, in Italia, negli scandali politico-finanziari degli anni ‘70 e ‘80, alleato di personaggi come Michele Sindona e Roberto Calvi, il presidente dell' “Istituto Opere di religione” la banca del Vaticano (3) , al centro del crac del Banco Ambrosiano", non ha mai risposto all'accusa di aver «svuotato» le casse dell'Istituto. Fondi che sarebbero serviti per finanziare, tra l'altro, la resistenza di Solidarnosc contro il regime comunista polacco e la lotta dei «contras» nel Nicaragua finito nelle mani dei rivoluzionari sandinisti.
"Ma lo IOR emerge anche in altre inchieste giudiziarie, come quella, più recente, della Procura di Torre Annunziata su un traffico internazionale d'armi che vide coinvolti il leader nazionalista russo Vladimir Zhirinovski e l'arcivescovo di Barcellona Ricard Maria Charles."(4)
"Giovanni Paolo II ha riformato lo IOR nel 1990, affidandone la responsabilità a «laici cattolici competenti» e riservando ai prelati una funzione di vigilanza. Dal 1989 alla guida dell’istituto siede Angelo Caloia, professore dell’università Cattolica di Milano, ex presidente del Mediocredito Lombardo e oggi a capo di due società di Banca Intesa, una delle quali costituita in Lussemburgo.
Per operare in Europa si avvale di due grandi banche, una tedesca e una italiana. Si fa il nome di Banca Intesa, della quale lo IOR possiede il 3,37% insieme con la Banca Lombarda e la Mittel (il cosiddetto Gruppo bresciano dei soci), e di Deutsche Bank; ma nessuno lo conferma con certezza. E non aderisce alle norme antiriciclaggio sulla trasparenza dei conti. Una banca strana, regolata dalla consegna del silenzio in nome del segreto di Stato.
Al suo arrivo allo IOR, 13 anni fa, Caloia trovò nei forzieri 5 mila miliardi di lire e titoli soprattutto esteri. Oggi lo IOR amministra un patrimonio stimato di 5 miliardi di Euro e funziona come un fondo chiuso, come ha spiegato sempre Caloia. In pratica, ha rendimenti da hedge fund, visto che ai suoi clienti garantisce interessi medi annui superiori al 12%. Anche per depositi di lieve consistenza. Un esempio? La Jcma, un’associazione di medici cattolici giapponesi, nel 1998 ha depositato 35mila dollari presso la banca vaticana. A 4 anni di distanza si è ritrovata sul conto quasi 55mila dollari: il 56% in più. E se i clienti guadagnano il 12% medio annuo, vuol dire che i fondi dell’Istituto rendono ancora di più. Quanto, però, non è dato saperlo.
Quindi lo IOR investe bene. Secondo un rapporto del giugno 2002 del Dipartimento del Tesoro americano, basato su stime della Fed, solo in titoli Usa il Vaticano ha 298milioni di dollari: 195 in azioni, 102 in obbligazioni a lungo termine (49milioni in bond societari, 36milioni in emissioni delle agenzie governative e 17milioni in titoli governativi) più 1milione di euro in obbligazioni a breve del Tesoro. E l’advisor inglese The Guthrie Group nei suoi tabulati segnala una joint venture da 273,6milioni di euro tra IOR e partner Usa. Di più è impossibile sapere. Soprattutto sulle società partecipate all’estero dall’istituto presieduto da Caloia.
Basta un esempio per capire dove i segreti vengono conservati: le Isole Cayman, il paradiso fiscale caraibico, spiritualmente guidato dal cardinale Adam Joseph Maida che, tra l’altro, siede nel collegio di vigilanza dello IOR. Le Cayman sono state sottratte al controllo della diocesi giamaicana di Kingston per essere proclamate Missio sui iuris, alle dipendenze dirette del Vaticano."
( http://www.homolaicus.com/storia/contemporanea/ior/ior.htm )
http://www.radioradicale.it/anticlericalis...tinazionale.php )
Il male finanziario targato IOR offriva ed offre possibilità di un investimento finanziario a tassi astronomici, almeno il 12%, senza alcun rischio per il capitale, le percentuali nell'anno del Giubileo erano arrivate perfino a 18%...
Quest'estate il Cardinale Sebastiani ha dichiarato che, nonostante le notevoli spese di effettuate per i funerali di papa Giovanni Paolo II e la transizione a papa Benedetto, il Vaticano ha chiuso il bilancio 2005 con un surplus in positivo.
Secondo Paolo Trombetta, principale contabile del Vaticano, i milioni di visitatori che sono arrivati a Roma in quel periodo e che continuano ad arrivare da tutto il mondo, hanno avuto un impatto positivo sulle vendite di stampe, monete, libri ed altri souvenir, bilanciando le spese...
I contabili del Vaticano possono anche vantare un profitto del settore investimenti, che nel 2005 ha raggiunto i 55 milioni di dollari, una crescita molto considerevole rispetto ai 7,7 milioni del 2004.
L'aumento dei tassi d'interesse e del tasso ci cambio hanno dato al Vaticano la condizione economica migliore negli ultimi 8 anni, dichiara il Cardinale Sebastiani. I redditi provenienti dai 30 edifici e ai 1.700 appartamenti del Vaticano a Roma sono stati di 65 milioni di dollari.
La Città del Vaticano, uno degli stati sovrani più piccoli del mondo, la cui amministrazione costa 250 milioni di dollari all'anno, ha chiuso il 2005 con un surplus di diverse decine di milioni di dollari.
Il portafoglio degli investimenti rimane un segreto ben custodito, eccetto il fatto che esso è diviso in un 80% di bond a bassa rendita e un 20% di azioni. Il Cardinal Sebastiani lo definisce un investimento prudente.
Ma veniamo a Marcinkus: il sacerdote rude e spregiudicato che entrò nella Curia romana nel '69 e fu nominato vescovo nel 1981, è stato però sempre protetto da Giovanni Paolo II. Il crollo dell'Ambrosiano e l'assassinio di Roberto Calvi risalgono all'estate del 1982. Emerse subito che gran parte dei 1.800 miliardi di lire sottratti alle finanze della banca erano finiti direttamente o indirettamente allo IOR o a organizzazioni indicate dalla banca vaticana. In un memorabile intervento alla Camera, l'allora ministro del Tesoro Nino Andreatta chiese alla Chiesa e allo stesso Pontefice di riconoscere le colpe dello IOR e di correre ai ripari. Il cattolico Andreatta pagò questo atto di lealtà agli interessi della Repubblica con una lunga emarginazione: per molti anni la Democrazia cristiana gli negò ruoli di partito e di governo."
In Italia il nome di Marcinkus resta legato alla stagione più torbida della storia politica del Dopoguerra: il tentativo della loggia massonica P2 e di alcuni ambienti finanziari di occupare varie istituzioni del nostro Paese. Una stagione macchiata dal sangue di molti delitti di mafia intrecciati con queste vicende politico-finanziarie, segnata dalle gesta della Banda della Magliana e sulla quale non si è mai riusciti a fare pienamente luce: molti dei protagonisti, a partire proprio da Calvi e Sindona, sono stati infatti «eliminati», mentre chi conosceva pezzi della realtà ha preferito tacere, lasciando campo libero alle accuse formulate (ma mai verificate) da «faccendieri» come Francesco Pazienza e Flavio Carboni. La figura di Marcinkus ha continuato così a galleggiare per anni in un mare di accuse mai provate: non solo quelle della magistratura, prevalentemente a sfondo finanziario, ma anche le ricostruzioni di saggisti che lo hanno dipinto addirittura come il mandante dell'assassinio di papa Luciani. Il pontificato di Giovanni Paolo I durò appena 33 giorni: fu trovato morto all'alba del 29 settembre del 1978."(La morte di Paul Marcinkus, “banchiere di Dio” in esilio di Massimo Gaggi-IL GAZZETTINO)
L' Istituto per le Opere di Religione (IOR) opera in tutto il mondo da un'unica sede, situata in Vaticano nel torrione di Niccolò V addossato al palazzo del Papa.
Lo IOR non fa prestiti e non emette assegni propri. Il suo scopo essenziale è far fruttare i patrimoni perché siano impiegati in opere di bene. Una parte cospicua delle rendite è devoluta al pontefice.
L'Istituto è un organismo finanziario vaticano , secondo una definizione data dal cardinale Agostino Casaroli - ma non è una banca nel senso comune del termine. Lo Ior utilizza i servizi bancari, però l'utile non va, come nelle banche normali, agli azionisti (che nel caso dello IOR non ci sono) ma risulta a favore delle "opere di religione".
A ogni cliente viene fornita una tessera di credito con un numero codificato: né nome né foto. Con questa si viene identificati: alle operazioni non si rilasciano ricevute, nessun documento contabile. Non ci sono libretti di assegni intestati allo IOR: chi li vuole dovrà appoggiarsi alla Banca di Roma, convenzionata con l'istituto vaticano. I suoi bilanci sono noti a una cerchia ristrettissima di cardinali, qualsiasi passaggio di denaro avviene nella massima riservatezza, senza vincoli né limiti. Si racconta, tra leggenda e realtà, che quando Giovanni Paolo II, dopo lo scandalo Calvi, chiese l'elenco di tutti i correntisti dello IOR, si sentì rispondere: "spiacenti, santità, ma la riservatezza dei clienti è sacra". (http://www.lavocedellacampania.it/ )
Ma la banca di DIO fa affari in ogni settore: "Fondi neri della Gea World” e conti bancari segreti in Vaticano. Milioni di euro provenienti da operazioni di calcio-mercato, spariti poi dai bilanci della società di collocamento calciatori presieduta da Alessandro Moggi e amministrata da Franco Zavaglia. I PM romani Luca Palamara e Maria Cristina Palaia stanno concentrando la loro inchiesta sul denaro che da vicolo Barberini, sede della Gea a Roma, porterebbe direttamente allo IOR. Secondo gli inquirenti molti capitali sarebbero stati depositati proprio nella banca di Dio.
S'apre, così, uno scenario da alta finanza che potrebbe spingere i magistrati romani a ipotizzare nuovi reati come falso in bilancio e riciclaggio. Per la Procura esisterebbe una contabilità occulta ma solo a carico della Gea World, società di cui Chiara Geronzi, figlia del presidente di Capitalia, è maggiore azionista con il 32,4%.
Per lo IOR sono solo sospetti ...
Dimenticavo, nel sito web del Vaticano lo IOR non c’è. In compenso, c’è una sezione speciale in più lingue dedicata all’Obolo di San Pietro, visitatelo.


 
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ulisse62
view post Posted on 29/7/2007, 07:23




Se lo facesse adesso le chiese sarebbero vuote a partire da San Pietro.
 
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pippo777
view post Posted on 29/7/2007, 13:34




ci scommetto che il vescovo o cardinale amato è parente del nostro cosiddetto dottor sottile :woot:
figuriamoci se i nostri giornalisti ruffiani non perdevano occasione di ingraziarsi il potere :woot:
quanto agli alti tassi di interesse corrisposti dallo ior è facile capirne la provenienza........ tempo fa lessi che una organizzazione vaticana era l'organismo che facevano più utili nel trading di borsa...... dove tutti ci lasciano le penne compresi i gestori dei fondi comuni e prossimamente del fondi pensione...
come ci riescono??
a pensar male si fa peccato dice andreotti....... ma sapere che la chiesa ha i suoi uomini nelle stanze dei bottoni più importanti è facile intuire come possa essere a conoscenza, meglio e prima di tutti, di tutti i segreti che bollono in pentola nella finanza nazionale e mondiale....... :woot:
e il parco buoi paga :alienff:
 
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view post Posted on 28/4/2008, 13:57
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http://www.repubblica.it/supplementi/af/20.../004pioppo.html

ultimo aggiornamento 28 Aprile 2008
PRIMO PIANO

E allo Ior del dopoMarcinkus Caloia prepara la successione Prelati al vertice I candidati




ORAZIO LA ROCCA




Città del Vaticano
Spira aria di cambiamento al vertice dello Ior (Istituto Opere di Religione), la banca vaticana. Dopo il rinnovamento della Commissione cardinalizia di vigilanza deciso da papa Ratzinger due mesi fa, Oltretevere sembra iniziato il conto alla rovescia pure per la nomina del nuovo presidente dell’istituto bancario pontificio. Stando a voci che da qualche tempo circolano con una certa insistenza nei sacri palazzi e rimbalzati sulla stampa finanziaria specializzata nazionale e internazionale , all’attuale presidente Angelo Caloia, 70 anni ben portati, in un futuro più o meno prossimo dovrebbe subentrare un’altra personalità di grande esperienza in grado di continuare quell’opera di risanamento avviata dal 1990 da Giovanni Paolo II proprio con la nomina di Caloia dopo il licenziamento dell’allora presidente, l’arcivescovo Paul Marcinkus, coinvolto nel crack del vecchio Banco Ambrosiano.
La presidenza dello Ior è una carica quinquennale. Caloia è al quarto mandato. Benedetto XVI gli ha rinnovato l’incarico due anni fa, d’intesa con il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, che ha preso le redini della commissione cardinalizia di controllo al posto del predecessore, l’ex cardinale segretario di Stato Angelo Sodano. Caloia dovrebbe, quindi, continuare a guidare la banca pontificia per altri tre anni. Ma in Vaticano il totopresidente Ior è già iniziato in maniera riservata, anche se le autorità pontificie non confermano. Tra i nomi che circolano con una certa insistenza, c’è quello di Ettore Gotti Tedeschi, 63 anni, professore di economia all’Università Cattolica di Milano e banchiere di lungo corso con esperienze maturate nella McKinsey, nella Akros e, attualmente, punto di riferimento per il nostro Paese con la carica di presidente per l’Italia della banca spagnola Banco Santander Central Hispano. In passato è stato anche membro dei consigli di amministrazione SanpaoloImi e Cassa Depositi e Prestiti. Ma non è la prima volta che si parla della successione di Caloia al vertice dello Ior. Prima del nome di Gotti Tedeschi, nel 1999 fu dato quasi per certo l’arrivo alla presidenza della banca vaticana di Hans Tietmeyer, presidente uscente della Bundesbank, la banca federale tedesca, sponsorizzato dal cardinal Sodano. Furono solo voci, e infatti Caloia rimase al suo posto. Dopo Tietmeyer, un altro potenziale condidato alla guida dello Ior è stato nei mesi passati anche l’ex governatore della Banca D’Italia Antonio Fazio. Ma è un nome che Oltretrevere sembra che abbia perso ormai molto «fascino» presso l’entourage papale, a partire dal segretario di Stato Bertone, malgrado l’appoggio più o meno aperto di qualche influente cardinale di curia. Fazio, comunque, ci spera: non a caso domenica 24 febbraio, quando l’Osservatore pubblicò i nomi della nuova commissione cardinalizia si fece accompagnare dall’autista in piazza S. Pietro per acquistare una copia del giornale nell’edicola vicina al colonnato...
Da qualche giorno, le voci sul nuovo presidente Ior sono ritornate alla ribalta, ma con un «indizio» in più: Gotti Tedeschi, su invito del nuovo direttore Giovanni Maria Vian, collabora con l’Osservatore Romano firmando editoriali dedicati al mondo delle imprese, dell’economia e della finanza, con particolare attenzione agli aspetti etici. In uno degli ultimi articoli, dal titolo «Ritorno al reale per superare la crisi finanziaria» pubblicato mercoledì scorso il banchiere lancia una proposta controcorrente, «organizzare «ritiri spirituali per manager come quelli pensati da Sant’Ignazio di Loyola, il fondatore dei gesuiti». «E’ vero, il professore Gotti Tedeschi è nostro autorevole collaboratore, ma questo non significa che sarà il nuovo presidente dello Ior», si vocifera con una certa prudenza nella redazione dell’Osservatore, dove in verità nessuno sembra disposto a scommettere su una immediata sostituzione di Caloia. E’ stato il cardinale Bertone una ventina di giorni fa, durante un pranzo, a far capire di non volersi privare dell’apporto dell’attuale presidente Ior con una frase che ha avuto tutto il sapore di una ulteriore investitura: «Presidente non sono mica vere queste voci che dicono che lei vorrebbe andarsene? Vero?». «Certamente no!», è stata la risposta di Caloia che si è così sentito nuovamente incoraggiato dal primo collaboratore di papa Ratzinger a continuare l’impresa da lui avviata nel 1988 quando, proveniente dalla guida del Mediocredito Lombardo, fu chiamato da Giovanni Paolo II a risollevare le sorti e la credibilità dello Ior, che per volontà del Papa e dell’allora cardinale segretario di Stato Agostino Casaroli versò alle vittime del crack Ambrosiano ben 406 milioni di dollari a titolo di «contributo volontario». Il nuovo presidente, liberato dalla ingombrante presenza di Marcinkus «esiliato» in una parrocchia di Phoenix, in Arizona (Usa) dove morirà il 22 febbraio 2006 a 84 anni come primo atto varò il nuovo Statuto della banca che Wojtyla promulgò nel 1990 e che ebbe nell’istituzione della commissione cardinalizia di controllo presieduta dal cardinale segretario di Stato la novità più importante.
In circa 20 anni di lavoro, Caloia ha operato per ridare soprattutto una nuova credibilità internazionale allo Ior. In Vaticano, nell’unica sede della banca, ubicata nella cinquecentesca torre Niccolò V, presso il portone di S. Anna, assicurano che sono state annullate tutte le compartecipazioni societarie. Qualche anno fa, era rimasta solo una quota a Banca Intesa (circa il 2 per cento), ma è stata ceduta anche quella. Vi possono accedere solo dipendenti del Vaticano, vescovi e congregazioni religiose. Ma, altro elemento di novità e di rottura rispetto al passato, i depositi possono essere fatti solo se la provenienza del danaro è chiara e senza ombre. Qualche tempo fa ha dovuto fare marcia indietro persino un cardinale che voleva depositare una somma considerevole senza riuscire a spiegarne «esaurientemente» l’origine perché frutto di più donazioni. Difficile, comunque, stabilire l’esatta consistenza economica della banca perché lo Ior non pubblica i suoi bilanci. Sembra che Caloia al suo arrivo abbia trovato in cassaforte circa 5 mila miliardi di lire ed una consistente presenza di titoli, soprattutto esteri. Oggi, il patrimonio della banca papalina dovrebbe aggirarsi intorno ai 5 miliardi di euro. Ma sono solo supposizioni, perché le vere cifre sono sotto chiave nella torre Niccolo V e c’è da credere che mai saranno portate a conoscenza dell’opinione pubblica.


http://www.repubblica.it/supplementi/af/20.../001kimera.html

Da Fazio a Gotti Tedeschi dove va la finanza cattolica IL CASO




ANDREA GRECO




Tutti cattolici, nessun cattolico. Che è come dire: tutti laici, nessun laico. La finanza italiana due anni dopo l’uscita dall’era delle poltrone perpetue di Antonio Fazio è scossa dalle contaminazioni. Al posto del cattolicissimo governatore amico di Fiorani c’è Mario Draghi, il tecnico che fa del cosmopolitismo capitalistico il suo Vangelo. Mediobanca, secolare bastione del laicismo finanziario nel solco della tradizione azionistaliberale, la presiede Cesare Geronzi, banchiere curiale nei modi e sensibile alle voci d’Oltretevere (tanto che ha appena assunto Marco Simeon, giovane avvocato ligure che seguirà i rapporti con la Santa Sede per la merchant a Roma). Gli altri banchieri che la vulgata bolla come "cattolici" sono in discreta forma. Solamente che la finanza tricolore è talmente cambiata che oggi è difficile ridurre all’unità il network della finanza bianca, ruggente in diverse fasi passate in cui alle banche toccava la "missione sociale". Restano influenze e persistenze di figure dirigenti di matrice cattolica, come Giovanni Bazoli, Corrado Passera e Giuseppe Guzzetti in Intesa Sanpaolo, Fabrizio Palenzona e Paolo Biasi in Unicredit, Emilio Zanetti in Ubi Banca, Carlo Fratta Pasini nel Banco Popolare, Roberto Mazzotta in Bpm, per non parlare degli istituti minori, popolari, casse di risparmio e Bcc. Restano, poi, le reti dei movimenti su tutte Cl con un ruolo crescente e ricadute economiche in grado di puntellare l’agire cattolico nazionale.
La verità, però, è che il vincitore si chiama Dio denaro, in questo tempo tardo capitalistico. «Il vero cattolico vive integralmente, eroicamente la fede spiega Ettore Gotti Tedeschi, banchiere molto cattolico e veri cattolici nelle istituzioni finanziarie ne vedo pochi e non in grandi posizioni di responsabilità. Né ho mai conosciuto istituzioni private che in quanto tali si connotassero come cattoliche». Certo, se il mondo si secolarizza il cattolicesimo diventa un’etica sociale utile: «Oggi molti si dicono cattolici perché questo significa essere onesti, leali, tolleranti. Valori in cui tutti si riconoscono facilmente. L’importante è che poi il cattolicesimo non ci si limiti a dichiararlo ma lo si viva», aggiunge. Secondo ipotesi di stampa, Gotti Tedeschi sarebbe tra i candidati alla presidenza dello Ior al posto di Angelo Caloia un altro candidato forte, risulta essere proprio Fazio, stretto da trentennali rapporti con l’ex segretario vaticano Sodano e oggi sostenuto dalla "sua" gerarchia. La carenza di un’etica concreta, cattolica o anche laica, per Gotti Tedeschi ha contribuito alla crisi bancaria attuale: «Se l’etica dichiarata fosse stata anche vissuta, non ci sarebbero stati questi eccessi». In effetti la crisi dei subprime ha fatto emergere lo stile gestionale di diversi banchieri, che hanno preferito spingere sul pedale dei profitti (magari per massimizzare le proprie stock option), eccedere nei mutui casa e usare strumenti derivati per anticipare ricavi e utili spostando in là costi e perdite. Il problema, per l’autore dell’eloquente Denaro e paradiso (2004) è il senso che si dà al profitto: «Per il vero cattolico il profitto è un mezzo, ma è un mezzo indispensabile. Per molti altri è un fine. Ma ciò non è in contraddizione col fatto che le banche siano società orientate al profitto, poste in uno scenario competitivo. Mentre fino a 10 anni fa, almeno in Italia, avevano un ruolo più sociale».
Le banche ormai sono gestite con criteri piuttosto omologhi, dettati da analisti e gestori (di altre banche) che poi s’incaricano di sommergere o salvare quegli stessi titoli azionari. Un mondo ormai piccolo e nevrotico, lontano dalla "foresta pietrificata" tricolore che fu. Le privatizzazioni, gli appetiti del capitale straniero e la professionalizzazione del ceto bancario hanno fatto a pezzi l’idea di banca come di morbido ricetto tra poteri amministrativi e tessuto economico, di credito come dispensa liquida per sodali (anche di parrocchia) più o meno meritevoli. Laddove la finanza cattolica meglio, l’influenza cattolica in finanza fioriva con vigore, approfittando della rete di casse di risparmio e banche popolari, altrettanto fitta che l’associazionismo cattolico e le diocesi. Oggi quella trama è ardua da leggere: molto estesa, poco "decisiva" e quasi carsica e sfuggente, talora appiattita su principi e istanze molto secolari. E comunque viva e presente, ai vertici dei maggiori gruppi finanziari così come alla base dell’utenza. Alla base della piramide rimane, come indizio fenomenico, il denaro che banche e Fondazioni (ancora tra le loro principali azioniste) rimettono in circolo come liberalità o erogazioni a quelle utenze che richiamano valori cattolici.
È difficile quantificarli: sono un rivolo dei volumi d’affari del sistema, ma si tratta pur sempre di centinaia di milioni ogni anno.Nel 2006 le Fondazioni hanno erogato 1,6 miliardi, e si può stimare che una quota significativa sia finita a beneficiati "cattolici". In parallelo, nei bilanci bancari si trova qualche analoga operazione: sostegni al patrimonio ecclesiastico, interventi a favore di istituti, ospedali e pie opere, talvolta stabiliti in aliquota fissa sugli utili. Tradizionalmente le istituzioni cattoliche hanno avuto un ruolo importante nella benevolenza di enti come Cariplo, Cariverona, Caritorino e di lì a scendere di taglia. Nell’ambiente delle fondazioni si rileva che ciò è avvenuto anche fatalmente, per l’inevitabile incontro tra istituzioni forti sui territori. E che, oramai, i richiedenti sono più compositi, e nelle Fondazioni c’è graduale assimilazione di costumi di mercato che rendono problematiche destinazioni "preferenziali". Un paletto è il venture philantropy, i cui interventi devono autosostenersi nel tempo massimizzando le ricadute sociali senza intaccare il capitale. Con tale criterio Fondazione Crt ha investito 110 milioni in un fondo immobiliare. «È un approccio che potrebbe consentire di aumentare ulteriormente il livello di efficienza, efficacia e trasparenza delle erogazioni» dice Angelo Miglietta, segretario generale dell’ente socio di Unicredit.
L’esponente di punta delle Fondazioni bancarie, che presiede l’associazione Acri e la Cariplo, rivendica il ruolo degli enti a sostegno dei cattolici, all’insegna del principio evangelico della sussidiarietà, che regola il rapporto tra stato mercato individui. «Bisogna respingere la classificazione tra finanza cattolica e laica dice Giuseppe Guzzetti che aveva senso all’inizio del ‘900, quando furono fondate le banche cattoliche in risposta a un contesto capitalistico primordiale. Oggi di quel mondo non rimane nulla. Le Fondazioni recuperano la cultura della beneficenza sotto altri nomi, hanno una missione legata in parte ai vecchi valori, compresi quelli cattolici. Il principio di sussidiarietà, valore tipico della cultura cattolica che nasce col Vangelo, compare per la prima volta nell’enciclica di Pio XI Quadragesimo Anno, e oggi trova posto nei protocolli di Maastricht».
Della sussidiarietà ne ha fatto un mantra la Compagnia delle Opere, braccio imprenditoriale di Comunione e liberazione, che schiera 34mila aziende e mille associazioni non profit. Un cursus raggiunto in soli 12 anni dall’intuizione di Don Giussani, attraverso un dinamismo espansivo temuto da molti rivali, dentro e fuori la Chiesa. È bastato vedere come il governo Berlusconi abbia tenuto a distanza Roberto Formigoni, presidente della Lombardia e leader politico di quell’area che al Nord appare l’unico pilastro alternativo alla Lega. «Cl è il movimento più militante dice un banchiere che non vuole comparire fa votare per il centrodestra in modo laico fintanto che il Pdl collima coi suoi interessi, lobbizza le istituzioni economiche per raccogliere i fondi necessari ai suoi progetti, alligna negli organi sociali delle grandi aziende». Specie in Lombardia, ci sono testimonianze cielline rilevanti a partire da A2a (il consigliere Alberto Sciumè), Bpm (il consigliere e manager Graziano Tarantini), Fondazione Fiera (il presidente Luigi Roth, e nella spa operativa l’ad Claudio Artusi, Fnm (il direttore generale Marco Piuri). Ma l’oggetto del desiderio ciellino restano Cariplo e Intesa Sanpaolo, di cui la Fondazione è il socioperno. Per ora la presenza ai piani alti è limitata e trasversale, ma la fine del governo Prodi e l’affermazione di Pdl e Lega al Nord indicano un futuro ibrido. Dove si vedrà se l’asse portante di ispirazione cattolicoliberale che regge Ca’ de Sass può spostarsi verso destra. L’abilità di Cl di giocare su tre tavoli spirituale, politico, economico è una chiave del suo successo. Potrebbe però rivelarsi un limite: «Con Cl non sai mai con quale delle tre anime ti confronti prosegue il banchiere e questo può creare qualche ambiguità». Più schiettamente teologico l’approccio dell’Opus Dei e dei Legionari di Cristo. Che comunque non lesinano ad andare per il mondo (del denaro) quando ci sono da finanziare le loro opere: il Campus Biomedico, struttura fiore all’occhiello dell’Obra a Roma, o le università Europea e Regina Apostolorum, dove i Legionari formano le élites della capitale
 
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Ior parallelo. Conti segreti in Vaticano

* gianluigi.nuzzi
* Domenica 17 Maggio 2009

Vaticano

Per la prima volta nella storia del Vaticano dalle Mura leonine filtrano migliaia di documenti sugli affari finanziari dell’Istituto per le opere di religione (Ior), l’impenetrabile banca della Santa sede che ogni anno offre i suoi utili alla gestione diretta del Papa. Lettere, relazioni, bilanci, verbali, note contabili, bonifici, missive tra le più alte autorità d’Oltretevere su come il denaro sia talvolta gestito in modo spregiudicato da prelati, presuli e cardinali.

Oltre 4 mila documenti che costituiscono l’archivio di un testimone privilegiato: monsignor Renato Dardozzi, parmense nato nel 1922, cancelliere della Pontificia accademia delle scienze e, soprattutto, per vent’anni uno dei pochissimi consiglieri dei cardinali che si sono succeduti alla segreteria di Stato, da Agostino Casaroli ad Angelo Sodano.
Dardozzi ha voluto che dopo la morte, avvenuta nel 2003, il suo sterminato archivio diventasse pubblico. Così, dopo anni di ricerche, è ora in libreria il mio libro-inchiesta (Vaticano spa, Chiarelettere, 15 euro) che rilegge dalle carte del Vaticano alcuni passaggi cruciali di quegli anni: dalle tangenti della Prima repubblica ai soldi per Bernardo Provenzano e Totò Riina (è Massimo Ciancimino, figlio di Vito, ex sindaco di Palermo, a indicare in un’intervista pubblicata in Vaticano spa l’esistenza presso lo Ior di un sistema di conti intestati a prestanome del padre e dai quali partivano somme destinate ai due boss della mafia).

Dall’Ambrosiano all’Enimont, dalle tangenti alle minacce: per ogni questione Dardozzi raccoglieva documentazione e appunti, li custodiva in cartelline gialle classificate nell’archivio. Si è così costituita una vasta memoria storica che ora svela come una sorta di “ufficio affari riservati” all’interno del Vaticano abbia operato per raddrizzare o mettere a tacere le vicende finanziarie più imbarazzanti e tormentate negli anni di Karol Wojtyla, appena sopite le trame dell’arcivescovo Paul Casimir Marcinkus e dell’Ambrosiano di Roberto Calvi.
Dall’archivio Dardozzi emerge che un fiume di denaro, fra contanti e titoli di Stato, veniva veicolato in una specie di Ior parallelo, una ragnatela off-shore di depositi paravento intestati a fondazioni benefiche inesistenti e dai nomi cinici (”Fondazione per i bambini poveri”, “Lotta alla leucemia”), una ragnatela costruita in segreto per anni da monsignor Donato De Bonis, ex segretario e successore di Marcinkus, nominato da Casaroli prelato dello Ior.
Il sistema viene avviato nel 1987 per assicurare un discreto passaggio del testimone da un Marcinkus ormai sulla via del tramonto a De Bonis, che doveva mettere d’accordo le esperienze passate con le esigenze più riservate della clientela degli anni Novanta. E così lo Ior occulto ha continuato a prosperare per anni sfuggendo anche all’attuale presidente dello Ior, Angelo Caloia, espressione della finanza bianca del Nord.
Sono 17 i conti principali sui quali De Bonis “opera sia per formale delega”, si legge nel rapporto inviato da Caloia a Wojtyla nell’agosto 1992, quando la banca parallela inizia a emergere, “sia per prassi inveterata”. Tra il 1989 e il 1993 vengono condotte operazioni su questi depositi per oltre 310 miliardi di lire, circa 275,2 milioni di euro a valori attualizzati. Ma sono i movimenti in contanti a sorprendere: secondo una stima prudenziale, superano 110 miliardi (97,6 milioni di euro a valori attualizzati).

Bisogna aggiungere l’intensissima compravendita di titoli di Stato: in appena un biennio su questi conti riservati transitano tra 135 e 200 miliardi di cct. E si tratta solo di stime compiute dalla dirigenza della banca. Ancora oggi non si ha certezza alcuna su quanto De Bonis sia riuscito a movimentare realmente, visto che spesso ricorreva alla gestione extracontabile che non lasciava tracce.
Lo Ior parallelo ha così gestito non solo risparmi ma anche tangenti per conto terzi negli anni Novanta, assegni per i palazzi del Vaticano finiti al cardinale José Rosalio Castillo Lara, plenipotenziario economico di Wojtyla, soldi sottratti dalle somme che i fedeli lasciavano per le messe per i defunti, depositi per 30-40 miliardi delle suore che lavoravano nei manicomi, sino ai conti correnti criptati di imprenditori come i Ferruzzi, segretari dei papi come monsignor Pasquale Macchi e, soprattutto, di politici, a cominciare dall’allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti e dal primo politico condannato in Italia per associazione mafiosa, Vito Ciancimino.

È il 15 luglio 1987 quando De Bonis firma regolare richiesta e apre il primo conto corrente del neonato sistema off-shore, numero 001-3-14774-C, con un deposito in contanti di 494.400.000 lire e un elevato tasso d’interesse garantito, il 9 per cento annuo. Per tenere lontana anche l’ombra dei sospetti il monsignore intesta il deposito alla Fondazione cardinale Francis Spellman. La scelta del nome non è casuale: si tratta del potente e temuto cardinale, ordinario militare per gli Stati Uniti, che nel dopoguerra dagli Usa finanziava la Dc anche con soldi che potrebbero essere stati trafugati agli ebrei dai nazisti. E fu Spellman ad accreditare Marcinkus presso l’allora Papa Paolo VI.
Se un funzionario dello Ior avesse voluto curiosare nel fascicolo del conto Spellman, avrebbe scoperto che agli atti non c’è traccia documentale della fondazione, né un atto costitutivo, né una lettera su carta intestata. Avrebbe dedotto che la scelta della fondazione era un semplice ma efficace artificio. Ma nello Ior nessun funzionario nutriva simili curiosità. Il prelato della banca vaticana era troppo potente e protetto dai cardinali perché qualcuno desse un’occhiata ai suoi affari. E allora perché tanto riserbo? Se si gira il classico cartellino di deposito delle firme indicate per l’operatività del conto, oltre a De Bonis è segnato il nome di Andreotti. “Non mi ricordo di questo conto” fa sapere oggi Andreotti, interpellato da Panorama.

Un conto per Andreotti. Alle persone (quasi tutti prelati e porporati) che aprono un conto allo Ior viene chiesto di lasciare in busta chiusa le volontà testamentarie. Nel fascicolo del conto Fondazione Spellman, fotocopiato da monsignor Renato Dardozzi e custodito nel suo archivio, sono indicate quelle del “gestore”, appunto De Bonis. Che con il pennarello nero a punta media che prediligeva aveva scritto su carta a righe le illuminanti disposizioni: “Quanto risulterà alla mia morte, a credito del conto 001-3-14774-C, sia messo a disposizione di S.E. Giulio Andreotti per opere di carità e di assistenza secondo la sua discrezione. Ringrazio nel nome di Dio benedetto. Donato De Bonis, Vaticano 15.7.87″.
Che si tratti di un conto segreto di Andreotti gestito da De Bonis non lo dicono solo i documenti. Ne era convinto anche l’attuale presidente dello Ior Angelo Caloia. In una serie di lettere riservate sugli affari del prelato inviate periodicamente al segretario di Stato cardinale Angelo Sodano, e riprodotte nel libro Vaticano spa, Caloia si dice certo. In quella del 21 giugno 1994, a 7 anni dall’apertura del deposito Fondazione Spellman, Caloia dà ormai per scontato che “il conto della Fondazione cardinal Spellman che l’ ex prelato ha gestito per conto di Omissis contiene cifre…”.
“Omissis” come emerge chiaramente dalla convergente documentazione conservata nell’archivio di monsignor Dardozzi, era la parola convenzionale utilizzata da Caloia e altri manager dello Ior per criptare il nome di Andreotti. Per De Bonis, invece, era stato scelto il nome in codice “Roma”. Per altri correntisti, rimasti ancor oggi nell’ombra, venivano concordati altri nomi di città, come “Ancona” o “Siena”, da usare nelle comunicazioni scritte. In pochi dovevano capire. Ancora oggi rimane sconosciuta, per esempio, l’identità di Ancona. Interpellato da Panorama, Angelo Caloia preferisce non rilasciare dichiarazioni sull’argomento.

Sul conto gestito dal prelato dello Ior per conto di Andreotti affluisce un fiume di denaro. Milioni di banconote, miliardi in contanti. Le note contabili conservate nell’archivio di Dardozzi ricostruiscono nel dettaglio tutte le movimentazioni. Il conto ha goduto di accrediti in cct e in contanti. Dal 1987 al 1992 De Bonis introduce fisicamente in Vaticano oltre 26 miliardi e li deposita tutti sul conto Fondazione Spellman. A valori rivalutati la somma corrisponde a 26,4 milioni di euro di oggi. Importo che bisogna sommare all’enorme quantità di titoli di Stato depositati e ritirati, per complessivi 42 miliardi di lire, pari ad altri 32,5 milioni di euro. In tutto sul conto in una manciata di anni entrano 46 miliardi di lire.
Ma da dove arrivano tutti questi soldi e a chi erano destinati? In Vaticano spa vengono elencati tutti i beneficiari che si dividono in due categorie: religiosi e laici. I primi sono una moltitudine. Se “la carità copre una moltitudine di peccati”, come si legge nella prima lettera di San Pietro (capitolo 4.8), è vero che dal conto Spellman vengono periodicamente distribuite centinaia tra elemosine e donazioni a suore, monache, badesse, frati e abati, enti, ordini e missioni. L’elenco dei beneficiari è sterminato: suore ospedaliere della Misericordia, adoratrici dell’Eucarestia, orsoline di Cortina d’Ampezzo, oblate benedettine di Priscilla, carmelitane d’Arezzo.
Beneficenza quindi, ma non solo. L’apparente gestione caritatevole del patrimonio rimane marginale. Per il cassiere della Dc Severino Citaristi, pluricondannato in Tangentopoli, compare un assegno da 60 milioni. Tra il 1990 e il 1991 dal conto Spellman dello Ior escono 400 milioni per l’avvocato Odoardo Ascari, difensore di Andreotti nei procedimenti aperti a Palermo per concorso in associazione mafiosa. Poi 1,563 miliardi vanno a un fantomatico Comitato Spellman con prelievi in contanti o con il ritiro di pacchi di assegni circolari di taglio diverso (da 1, 2, 5, 10, 20 milioni).

Tanti beneficiari. Un milione di dollari al cardinale brasiliano Lucas Moreira Neves, sino al 2000 prefetto della Congregazione dei vescovi, mentre altri bonifici sono destinati all’allora arcivescovo di New York, cardinale John O’Connor, al cardinale croato Franjo Kuharic dell’arcidiocesi di Zagabria, sino all’ausiliare di Skopje Prizren monsignor Nike Prela “per i fedeli di lingua albanese”.
Presenti anche diplomatici come Marino Fleri, quando era a Gerusalemme (30 mila dollari), l’ambasciatore Stefano Falez, che nel 1992 riceve somme per “la stampa cattolica slovena”, e il viceconsole onorario di New York Armando Tancredi.
Dal fondo si prelevano anche i soldi per i congressi, come quello che si tenne a New York per gli studi su Cicerone nell’aprile del 1991. Dal “memorandum presidente Andreotti” allegato alle disposizioni dei bonifici e dalla contabilità dello Ior si deduce che dal conto vennero pagati 100 mila dollari per le 182 camere degli ospiti al Plaza e allo Sheraton hotel, 225 milioni per i biglietti aerei, le visite guidate e i trasferimenti. Vengono depositati anche libretti al portatore con liquidazione del lavoro e risparmi personali. Né mancano i riferimenti alla politica.

A un versamento da 40 milioni è allegata l’indicazione, su carta intestata Palazzo di Montecitorio, “trasferire in Spellman”. Su un altro foglio viene appuntato “Sen. Lavezzari” in concomitanza con il deposito di assegni per 590 milioni di lire. Carlo Lavezzari, imprenditore siderurgico lombardo, era un amico personale di Andreotti. Ex senatore democristiano, a Roma aveva il suo ufficio sullo stesso pianerottolo di quello dell’ex presidente del Consiglio, in piazza San Lorenzo in Lucina.
Difficile, invece, individuare le identità dei beneficiari delle somme ritirate in contanti con una frenetica attività quasi quotidiana. Le valigette zeppe di denaro portate da De Bonis erano una consuetudine per gli impiegati dello Ior. Il monsignore ogni settimana consegnava migliaia di fascette delle banconote da 100 mila lire con depositi che arrivano anche a mezzo miliardo in contanti per volta.
Non disdegnava gli assegni circolari (da 4-500 milioni), né i bonifici esteri, soprattutto dalla Svizzera. I rapporti sono a Ginevra con l’Union bancaire privée, a Lugano con la Banca di credito e commercio sa e la Banque Indosuez, mentre per le operazioni con la Banca di Lugano si utilizza per comodità il conto 101-7-13907 aperto dallo Ior in quell’istituto elvetico.

La svolta del 1992. Dall’archivio Dardozzi raccontato nel libro Vaticano spa emerge che Caloia, arrivato nel 1989, comincia a sospettare dell’esistenza di questa struttura parallela solo nella primavera del 1992. Istituisce una commissione segreta, dispone controlli dai risultati allarmanti che inoltra al segretario particolare di Giovanni Paolo II, il fedelissimo don Stanislao Dziwisz, oggi arcivescovo di Cracovia, perché il Papa provveda. Ma non accade nulla.
La svolta arriverà solo nell’ottobre 1993 con l’esplosione della vicenda Enimont, la maxitangente pagata ai leader della Prima repubblica perché si rompesse il matrimonio della chimica italiana fra Eni e Montedison. Il pool di Mani pulite busserà al portone di bronzo ottenendo risposte parziali e fuorvianti. Lo scrive proprio Dardozzi all’avvocato Franzo Grande Stevens, legale di fiducia dello Ior: “Non bisogna indurre in tentazione” i giudici che vogliono far luce sui soldi transitati in Vaticano per i politici. Metà dei cct dello Ior parallelo rimarranno così fuori dallo spettro degli investigatori. Di certo senza remore anche perché, come ripeteva Marcinkus, “la Chiesa non si amministra con le Ave Maria”.


( gianluigi.nuzzi at mondadori.it)


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Tutti i denari di Pietro. Vizi e virtù della banca del Vaticano

Duecento milioni di dollari per la "carità del papa". Da dove arrivano? A chi vanno? Nuove rivelazioni sulle malefatte dell'Istituto per le Opere di Religione. E sugli ostacoli opposti al suo risanamento

di Sandro Magister




ROMA, 15 giugno 2009 – Ai primi di luglio il Vaticano renderà pubblici i propri bilanci del 2008, come fa ogni anno, in due capitoli più un'appendice.

Il primo capitolo elencherà le entrate e le uscite dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, APSA, che si occupa dei beni mobili e immobili di sua proprietà, della curia, dell'apparato diplomatico, dell'editoria, della radio, della tv.

Il secondo capitolo elencherà le entrate e le uscite del governatorato dello Stato della Città del Vaticano: territorio, servizi, musei, francobolli, monete.

L'appendice darà l'ammontare dell'Obolo di San Pietro, cioè della colletta che si fa ogni anno in tutto il mondo per il papa il 29 giugno, festa dei Santi Pietro e Paolo, più le offerte direttamente fatte al papa nel corso dell'anno.

Nel 2007, ad esempio, la colletta e le offerte sono ammontate a 94,1 milioni di dollari, di cui 14,3 sono arrivati da un solo donatore che ha voluto restare anonimo.

Fin qui ciò che viene reso noto ogni anno.

Nient'altro. Non una riga sulle altre entrate, oltre all'Obolo, che alimentano la "carità del papa". E non una riga su come questa somma viene impiegata.

In segreteria di Stato c'è un ufficio che si occupa precisamente di questo. L'ha diretto per molti anni monsignor Gianfranco Piovano e da pochi mesi ha preso il suo posto monsignor Alberto Perlasca, l'uno e l'altro diplomatici di carriera. Affluiscono in questa cassa, oltre all'Obolo, i contributi che le diocesi di tutto il mondo sono tenute a versare al successore di Pietro, a norma del canone 1271 del codice di diritto canonico. Inviano somme anche le congregazioni religiose e le fondazioni. Nel 2007, stando a un rapporto riservato trasmesso dal Vaticano alle diocesi, questi contributi sono ammontati a 29,5 milioni di dollari, che sommati all'Obolo fanno 123,6 milioni di dollari.

Questi denari hanno come finalità, appunto, la "carità del papa". In una lezione a diplomatici di vari paesi del Medio Oriente e del Nordafrica, tenuta a Roma alla Pontificia Università Gregoriana nel maggio del 2007, il banchiere Angelo Caloia, presidente dell'Istituto per le Opere di Religione, IOR, la "banca del Vaticano", descrisse così l'utilizzo di tali denari:

"Sono diretti soprattutto ai bisogni materiali di diocesi povere, a istituti religiosi e comunità di fedeli in gravi difficoltà: poveri, bambini, vecchi, emarginati, vittime di guerre e disastri naturali, rifugiati, eccetera".

In quella stessa lezione, inoltre, Caloia fece cenno a un ulteriore cespite della "carità del papa": i profitti dello IOR. Nel marzo di ogni anno, infatti, lo IOR mette a completa disposizione del papa la differenza fra le proprie entrate ed uscite dell'anno precedente. L'ammontare di questa somma è segreto. Si ritiene però che sia vicino a quello dell'Obolo di San Pietro. Così almeno avvenne nei quattro anni di cui sono trapelate le cifre: il 1992 con 60,7 miliardi di lire italiane dell'epoca, il 1993 con 72,5 miliardi, il 1994 con 75 miliardi e il 1995 con 78,3 miliardi. In quegli stessi anni, l'Obolo di San Pietro era di poco superiore a queste somme.

Stando così le cose, il 2007 avrebbe fruttato a Benedetto XVI, per la sua "carità", una somma complessiva vicina ai duecento milioni di dollari.

Mentre nello stesso anno i bilanci registravano per l'APSA un passivo di 9,1 milioni di euro e per il governatorato un attivo di 6,7 milioni di euro. Briciole, al confronto.

***

Sullo IOR, nella sua lezione ai diplomatici Caloia disse poche cose. Sottolineò che esso "non ha una relazione funzionale" con la Santa Sede. E affermò che sono autorizzati a depositarvi delle somme esclusivamente "individui o persone giuridiche dotate di legittimità canonica: cardinali, vescovi, sacerdoti, suore, frati, congregazioni religiose, diocesi, capitoli, parrocchie, fondazioni, eccetera".

Non sempre, però, la realtà corrisponde a questo profilo. Quando nel 1990 Caloia assunse la presidenza della banca vaticana, questa era da poco uscita da un terribile dissesto, legato al nome del suo predecessore, l'arcivescovo Paul Marcinkus, e alle spericolate operazioni da lui compiute con i finanzieri Michele Sindona e Roberto Calvi, entrambi poi periti di morte violenta, in circostanze misteriose.

Il cardinale Agostino Casaroli, segretario di Stato dell'epoca, aveva sanato il contenzioso ordinando di versare ai creditori 242 milioni di dollari a titolo di "contributo volontario". A investigare sull'operato della banca vaticana, d'intesa col governo italiano, Casaroli aveva delegato due specialisti in finanza e diritto amministrativo, Pellegrino Capaldo e Agostino Gambino, e un prelato curiale di sua assoluta fiducia, monsignor Renato Dardozzi, nato nel 1922, divenuto sacerdote a 51 anni, laureato in ingegneria, matematica, filosofia e teologia, una carriera di manager in telecomunicazioni, infine direttore e cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze.

Da allora e fino a pochi anni prima della morte, nel 2003, Dardozzi ha continuato a svolgere un ruolo di vigilanza sull'operato dello IOR, per conto della segreteria di Stato vaticana, con Casaroli e con il successore, il cardinale Angelo Sodano.

Del suo lavoro di vigilanza, Dardozzi ha tenuto documentazione. E questa documentazione è ora divenuta pubblica in un libro uscito da poco in Italia, scritto da Gianluigi Nuzzi ed edito da Chiarelettere.

I documenti citati e riprodotti nel libro sono assolutamente attendibili. Essi mostrano che l'allontanamento di Marcinkus e la sua sostituzione con Caloia nel 1990 non fu sufficiente per ripulire subito lo IOR dal malaffare.

Nel ruolo chiave di "prelato" della banca vaticana restò infatti al suo posto fino al 1993 monsignor Donato De Bonis. E questi mise in opera, in quegli anni, una specie di banca occulta parallela, sotto il suo esclusivo comando, che di nuovo rischiò di travolgere lo IOR nel dissesto.

A Caloia, il sospetto che vi fossero delle irregolarità sorse nella primavera del 1992. Ordinò un'indagine interna e appurò che in effetti facevano capo a De Bonis dei conti intestati a fondazioni fittizie, che mascheravano operazioni finanziarie illegali, per decine di miliardi di lire dell'epoca.

In agosto, un dettagliato rapporto su questi conti fittizi arrivò sul tavolo del segretario di Giovanni Paolo II, monsignor Stanislaw Dziwisz.

Nel marzo del 1993, De Bonis fu estromesso dallo IOR. Nessuno prese il suo posto nella carica di "prelato" della banca, che rimase vacante. E lui, consacrato vescovo, fu nominato cappellano del Sovrano Militare Ordine di Malta, ruolo che gode delle protezioni diplomatiche.

Ma ancora dopo la sua uscita dallo IOR De Bonis continuò ad operare, grazie a funzionari a lui legati. Allarmato, a fine luglio Caloia scrisse al segretario di Stato cardinale Sodano:

"... Appaiono sempre più chiari i contorni di netta e criminosa attività consapevolmente condotta da chi per scelta di vita e ruolo ricoperto doveva al contrario costituire severa coscienza critica. Risulta sempre più incomprensibile il permanere di una situazione tale per cui il nominato [De Bonis] continua, da ubicazione non meno privilegiata, a gestire indirettamente l'attività dello IOR...".

Il rischio era tanto più grave in quanto, proprio in quei mesi, la magistratura italiana stava indagando su una colossale "tangente" illegalmente pagata dalla società Enimont ai politici che l'avevano favorita. E le indagini portavano anche allo IOR, come tramite occulto di questi pagamenti, attraverso i conti fittizi manovrati da De Bonis.

Nell'autunno del 1993 i magistrati di Milano chiesero al Vaticano, per rogatoria, di fornire i dati delle operazioni contestate. Il Vaticano se la cavò fornendo il minimo indispensabile, meno di quanto avesse accertato con indagini proprie. Alcuni funzionari furono sostituiti, i conti fittizi furono bloccati e De Bonis non ricuperò neppure una lira delle somme ivi depositate.

Con De Bonis uscì di scena anche il cardinale che in Vaticano più l'aveva appoggiato, José Rosalio Castillo Lara, presidente sia dell'APSA che del governatorato.

Caloia fu riconfermato nel 1995 presidente dello IOR per un altro quinquennio. E così nel 2000. E così ancora nel 2006, dopo un anno di proroga "ad interim" con voci insistenti di una sua imminente sostituzione. Nell'estate del 2006, prima di lasciare la segreteria di Stato al suo successore Tarcisio Bertone, il cardinale Sodano ripristinò tuttavia la carica di "prelato" dello IOR, assegnandovi un proprio segretario, monsignor Piero Pioppo.

Anche oggi di tanto in tanto ritornano le voci di un cambio, alla presidenza dello IOR. Ma Caloia, 69 anni, moglie inglese e quattro figli, ha in mano una nomina che vale fino al 14 marzo del 2011.

Di certo, grazie a lui lo IOR oggi si avvicina di più – come mai era accaduto in passato – all'immagine di banca virtuosa descritta in quella lezione di due anni fa ai diplomatici del Medio Oriente e del Nordafrica.

__________


La relazione sulle finanze vaticane tenuta dal presidente dello IOR alla scuola per diplomatici della Pontificia Università Gregoriana nel 2007 è nel volume degli atti:

Angelo Caloia, "The financial structures of the Holy See", in Franco Imoda, Roberto Papini (eds.), "The Catholic Church and the International Policy of the Holy See / L'Eglise Catholique et la Politique Internationale du Saint-Siège", Nagard, Milano, 2008, pp. 148-151.

__________


Il libro con i documenti conservati da monsignor Renato Dardozzi:

Gianluigi Nuzzi, "Vaticano SpA", Chiarelettere, Milano, 2009, pp. 282, euro 15,00.

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In www.chiesa, un recente servizio sui bilanci del Vaticano e l'ammontare dell'Obolo di San Pietro negli ultimi cinque anni:

> Per i denari di Pietro è quiete nella tempesta (30.1.2009)

E ancora in www.chiesa, sullo IOR e la presidenza di Angelo Caloia:

> Il banchiere del papa racconta: "Ecco come ho risanato lo IOR" (18.6.2004)

__________


Per altre notizie e commenti vedi il blog SETTIMO CIELO che Sandro Magister cura per i lettori italiani. Ultimi titoli:

Priorità. Anche nella classifica della CEI Dio è salito in testa

Tienanmen, le orchestre cinesi e i silenzi vaticani

Movimenti musicali. Il coro di Colonia scalza quello della Cappella Sistina

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15.6.2009
 
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http://www.nuovasocieta.it/attualita/2407-mab.html

Un uomo dell'Opus Dei al vertice dello Ior
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«Denaro e Paradiso». È il titolo di un suo libro del 2004, ma anche una sorta di motto sotto il quale riassumere la sua vita e il suo lavoro: Ettore Gotti Tedeschi, neo-presidente dello Ior. Da sempre si muove con la stessa naturalezza nei salotti della finanza e nelle sale affrescate della Curia romana, nelle stanze del ministero dell'Economia (è ascoltatissimo consigliere di Tremonti) e nelle aule delle università, coniugando capitalismo e morale cristiana o, come recita il sottotitolo del suo volume, «economia globale e mondo cattolico».

Sessantaquattro anni, cinque figli, professore di Etica della finanzà all'università Cattolica di Milano, editorialista dell'Osservatore Romano, Gotti Tedeschi muove i suoi primi passi nel mondo della finanza a Parigi, come consulente della Metra-Sena, per poi passare in quella vera e propria 'nave scuola' della grande economia internazionale che è l'americana McKinsey, dove conosce Gianemilio Osculati, storico numero uno della società in Italia, e Gianmario Roveraro, ucciso due anni fa nel parmense, protagonista negli anni '70 -' 80 della finanza cattolica, membro dell'Opus Dei, con cui Gotti Tedeschi fonda all'inizio degli anni '80 la banca d'investimenti Akros. Nel 1992 l'economista piacentino lascia la banca che ha contribuito a fondare per rispondere alla chiamata di Emilio Botin, presidente e azionista del gruppo bancario spagnolo Santander. Con Botin, anche lui molto vicino all'Opus Dei, il rapporto è stretto e basato su grandissima fiducia: Gotti Tedeschi diventa il vero e proprio ambasciatore del gruppo spagnolo in Italia.

In tempi più recenti Gotti Tedeschi si divide tra la cattedra a Milano, gli articoli per l'Osservatore Romano' e i numerosi altri incarichi: presidente in Italia di Santander Consumer Finance, presidente del Board of Trustees e membro dell'Advisory Board del Centro Studi Tocqueville-Acton, consigliere d'amministrazione di San Paolo Imi Da poco più di un anno, complici le vedute sempre più coincidenti sulla crisi economica, è vicinissimo al ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che lo ha nominato consigliere per «i problemi economico-finanziari ed etici nei sistemi internazionali», oltre che consigliere della Cassa Depositi e prestiti. Ottimi e ramificati, ovviamente, anche i rapporti con la Santa Sede: Gotti Tedeschi è considerato molto vicino a Benedetto XVI (del Santo Padre il neo-presidente Ior ha detto: «merita il premio Nobel per l'economia per la sua enciclica 'Caritas in Veritate'»), del segretario di Stato, Tarcisio Bertone e del prefetto della congregazione dei vescovi, Giovan Battista Re, che ha anche firmato le prefazioni ad alcuni dei suoi libri.

Fautore di una visione etica dell'economia, Gotti Tedeschi ha spiegato più volte che a suo parere non è il capitalismo in sè ad aver portato agli eccessi e ai guasti della crisi, ma la «crescita drogata dal debito» portata avanti dagli Stati Uniti. Le vere radici della crisi, ha avvertito più volte, vanno cercate nel tema del crollo delle nascite e del sostegno alla famiglia. Teorico di una «good bank» internazionale che investa centinaia di miliardi nei Paesi poveri in modo da innescare un boom economico a vantaggio non solo delle popolazioni locali ma anche di tutti i Paesi più sviluppati, da mesi mette in guardia dalle colonne dell'Osservatore Romano' dai rischi dei fondi sovrani (potrebbe trattarsi di nuove forme di nazionalizzazione, esterne al Paese). E invita a non 'spararè sui banchieri: non sono i derivati o i bonus il male del mercato, ma solo l'uso che se ne fa.
Gotti Tedeschi potrà contare sulla cooperazione del fedelissimo di Bertone, il genovese Giuseppe Profiti, direttore amministrativo del Bambin Gesù, e a suo tempo indicato come possibile candidato, e su quella dell'uomo di fiducia del cardinale Angelo Bagnasco, Marco Simeon, il giovane sanremese da tempo «ambasciatore» di Cesare Geronzi in Vaticano.
Marco Simeon, soprannumerario dell'Opus Dei, tra l'altro, componente del C.d.A. della Fondazione Carige, sponsorizzato, si dice, anche dal Ministro Claudio Scajola.
 
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view post Posted on 25/11/2009, 18:00
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http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/to...1621154297.html

Ior:violazione dell'antiriciclaggio
Inchiesta su conti all'Unicredit, con transito di 60 mln l'anno
25 novembre, 17:31

Ior:violazione dell'antiriciclaggio (ANSA) -

ROMA, 25 NOV - Inchiesta del pm di Roma sui conti dello Ior in Unicredit, per violazione delle norme antiriciclaggio.L'indagine ipotizza fra l'altro la violazione di alcune norme fra le quali quella sulla trasparenza della titolarita' dei conti correnti. E' coperta dal massimo riserbo e riguarda uno o piu' conti correnti, nella titolarita' dello Ior, aperti in una filiale Unicredit di Roma. Depositi su cui sarebbero transitati negli ultimi 3 anni 60 mln di euro all'anno

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cr...1621153456.html


Pm Roma indaga sullo Ior Conto non trasparente
Alcuni rapporti con la banca Unicredit violerebbero norme antiriciclaggio
25 novembre, 17:23

Indagine su Ior-Unicredit

Pm Roma indaga sullo Ior Conto non trasparente

ROMA - Violazione della legge 231 del 2007 che disciplina, per gli istituti di credito, una serie di norme antiriciclaggio, tra cui la trasparenza della titolarita', sul deposito di conti correnti. Questa l'ipotesi di reato formulata dalla procura di Roma che ha aperto una indagine che coinvolge i rapporti tra l'Istituto Opere di religione (Ior), la Banca del Vaticano, e Unicredit. Si tratta di una inchiesta, coperta dal massimo riserbo, che riguarda secondo quanto si e' appreso uno o piu' conti correnti, nella titolarita' dello Ior, aperti in una filiale Unicredit di Roma. Depositi su cui sarebbero transitati almeno negli ultimi tre anni somme di circa 60 milioni di euro all'anno. La segnalazione della ''non trasparenza'' della titolarita' dei conti correnti e' stata fatta dall'Unita' di informazione finanziaria, la struttura di ''Financial intelligence'' italiana della Banca d'Italia al Nucleo speciale di Polizia valutaria della Guardia di finanza che indaga su delega del procuratore aggiunto della Capitale Nello Rossi e del pm Stefano Rocco Fava.

L'indagine della procura di Roma, per il momento senza indagati, mira a svelare la effettiva titolarità del conto aperto sulla filiale Unicredit di Roma e intestato all'Istituto opere di religione. Il sospetto di chi indaga è che dietro la sigla Ior, che costituisce secondo gli investigatori "uno schermo opaco", si possano celare persone fisiche o società che tramite il conto presso la ex Banca di Roma - il periodo preso in esame risale appunto a quando la filiale che si trova in via della Conciliazione era ancora della Banca di Roma - abbiano costituito un canale per il flusso di risorse tra la banca del Vaticano e l'Italia. Secondo quanto si è appreso, per l'indagine non sarà necessario attivare richiesta di rogatoria con lo Stato Vaticano per indagare sulla titolarità dei conti correnti. Lo Ior, secondo le indagini, ha emesso assegni e bonifici intestati sempre all'Istituto di opere di religione. Anche su questo aspetto sono in corso indagini del nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza per risalire ai beneficiari dei titoli bancari e anche a chi ha emesso sia bonifici, sia assegni.
 
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Felipe-bis
view post Posted on 26/11/2009, 11:13




http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezion...49759girata.asp

26/11/2009 (7:36) - RETROSCENA
Vaticano, spy story
da 180 milioni di euro

Dal 2003 al 2006 un passaggio di 60 milioni l'anno


I soldi fatti transitare in modo anonimo su Unicredit. Bankitalia e Procura aprono un’inchiesta: riciclaggio
GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO
Un fiume di denaro gestito dalla banca vaticana, operazioni finanziarie «anomale», fondi intestati allo Ior e privi di proprietari dichiarati. Ora la procura di Roma vuol conoscere chi si cela sotto l’acronimo «Istituto per le opere di religione» che dal 2003 ha aperto alcuni conti nella filiale Unicredit di via della Conciliazione, al confine con le Mura Leonine. Depositi creati quando la filiale era ancora della Banca di Roma, prima del passaggio a Unicredit.

Il mistero è racchiuso soprattutto in un tesoro da 180 milioni di euro i cui veri titolari sono per ora sconosciuti e «protetti» dallo «schermo opaco», come lo hanno definito gli investigatori, costituito dallo Ior. Per statuto la banca d’Oltretevere, che si è sempre ritagliata un ruolo autonomo al punto da non figurare nemmeno nei bilanci della Santa Sede, può avere come clienti enti ecclesiastici, sacerdoti e laici residenti in Vaticano, stranieri purché destinino parte dei fondi a opere di bene. L’incognita, però, è a monte: la titolarità dei conti Ior, «top secret» e non sottoposti a tassazione.

Gli accordi con lo Stato italiano consentono all’Istituto vaticano (in passato protagonista di scandali clamorosi come la maxitangente Enimont ed il crack dell’Ambrosiano), un’operatività da banca offshore. La clientela riceve discrezione totale nelle operazioni utilizzando una banca che gestisce transazioni finanziarie fuori dagli accordi interbancari e dai filtri internazionali. Con il rischio che diventi una «lavanderia», un paradiso fiscale che non risponde a nessuna legislazione. Dietro il conto all’Unicredit può esserci chiunque, osservano in procura.

Quella provvista poteva servire a coprire qualunque tipo di attività: una sorta di bacino finanziario che assicurava flussi di denaro da e per i correntisti protetti dalla discrezione propria della finanza d’Oltretevere. Lì sono transitati dal 2003 circa 60 milioni di euro all’anno. Per ora i magistrati hanno aperto un fascicolo ipotizzando la violazione della legge 231 del 2007 che disciplina, per gli istituti di credito, una serie di norme antiriciclaggio, tra cui la trasparenza della titolarità, sul deposito di conti correnti.

L’indagine è appena agli inizi e per il momento è focalizzata sui rapporti tra Ior e Unicredit. Ma l’inchiesta, che ha creato non pochi imbarazzi in Vaticano, riguarderebbe anche altri conti correnti, nella titolarità dello Ior, aperti nella stessa filiale. Depositi di differente importanza: sia di grande entità sia di valore più contenuto. La segnalazione alla Procura della «non trasparenza» della titolarità dei conti è stata fatta dalla «Unità di informazione finanziaria» (la struttura di «financial intelligence» della Banca d’Italia) al Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza che indaga su delega del procuratore aggiunto della Capitale Nello Rossi e del pubblico ministero Stefano Rocco Fava.

Il sospetto di chi indaga è che dietro la sigla Ior si possano celare persone fisiche o società che abbiano costituito un canale per il flusso di risorse tra la banca del Papa e l’Italia. Per l’indagine non sarà necessario attivare richiesta di rogatoria con lo Stato vaticano. Del resto, il nuovo presidente dell’Istituto, l’economista Ettore Gotti Tedeschi, intende assicurare trasparenza e collaborazione con la magistratura rispetto ad operazione riconducibili alla precedente gestione. Unicredit, secondo le indagini, ha emesso assegni e bonifici intestati sempre e solo alla banca vaticana. Anche su questo sono in corso indagini della Finanza per risalire ai beneficiari delle operazioni: il gruppo milanese fa sapere di essersi adeguato da tempo alle normative collaborando con le autorità di vigilanza.

 
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Felipe-bis
view post Posted on 30/12/2009, 19:04




http://www.uaar.it/news/2009/12/30/san-fra...o-salva-lo-ior/

San Francisco: la Corte d’Appello salva lo IOR

Un gruppo di superstiti della shoah aveva intentato causa alla banca vaticana presso un tribunale USA. Il gruppo sostiene che la banca continua illegittimamente a gestire i fondi sottratti dai nazisti a ebrei, serbi e zingari. La Corte d’Appello di San Francisco, riporta il Washington Post*, ha tuttavia stabilito che lo IOR non può essere processato, perché protetto dal Foreign Sovereign Immunities Act del 1976, che impedisce agli Stati Uniti di giudicare stati stranieri. Un altro processo, avviato contro i francescani, sta invece andando avanti. La fonte normativa citata è la stessa che permise a Benedetto XVI di evitare, anni fa, di essere ascoltato nel corso di un processo concernente abusi sessuali commessi da un sacerdote.
* http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/conte...id=sec-religion
 
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Felipe-bis
view post Posted on 3/9/2010, 20:18




http://archiviostorico.corriere.it/2010/ag...100828017.shtml

Il presidente dello Ior
Gotti Tedeschi: ripartire dalla famiglia

MILANO - La via per uscire dalla crisi? «Riprendere a fare figli, ma in una famiglia vera, fatta di papà e mamma, fondata sul matrimonio. Non lo dico da moralista, ma da economista». Così il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, ieri al Meeting di Rimini è tornato su un tema più volte trattato dalle colonne dell' «Osservatore Romano». L' Italia, ha detto il banchiere, «deve affrontare i tre principali peccati originali della sua economia: statalismo inefficiente, privatizzazioni malfatte, i problemi creati per entrare nell' euro», e tuttavia per riequilibrare le dinamiche economiche e sociali è necessario che nascano più bambini. «Nel corso degli ultimi 30 anni è diminuita la popolazione giovane, mentre è aumentata quella anziana - ha spiegato Gotti Tedeschi -: questo vuol dire che c' è meno gente che entra nel ciclo produttivo e più persone che ne sono uscite, cosa che comporta l' aumento dei costi fissi». Prima di «pensare a mettere a posto» regole e gli strumenti della finanza, per Gotti Tedeschi «bisogna rimettere a posto l' uomo, ridandogli un vero ruolo nell' universo e nella natura».
(28 agosto 2010) - Corriere della Sera

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www.famigliearcobaleno.org/Comunicati.asp?id=92


31/08/2010 - Replica a Ettore Gotti Tedeschi



Leggo sul Corriere della Sera di sabato 28 agosto un intervento fatto da Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior (banca vaticana), in occasione del meeting di Rimini organizzato da CL.
Per il signor Gotti Tedeschi, la via per uscire dalla crisi è "riprendere a fare figli". E fin qui possiamo anche condividere, sempre che lo Stato metta finalmente a disposizione delle famiglie, tutte, gli strumenti per potere crescere più serenamente questi figli: asili nido, aiuti economici per lo studio, gratuità totale delle cure, aiuti sostanziali alle mamme singole, e in generale ai nuclei monogenitoriali o svantaggiati, ecc.... Non vorrei dilungarmi su questi aspetti che altri trattano molto meglio e più approfonditamente di me.
Ma l'intervento prosegue con queste parole: "fare figli, ma in una famiglia vera, fatta di papà e mamma, fondata sul matrimonio. Non lo dico da moralista, ma da economista".
Vorrei rispondere all'economista e non al moralista con una serie di domande e osservazioni.
Lei sa che oggi, in Italia, più del 20 per cento delle nascite avviene fuori del matrimonio ?
Lei sa che, nel 2020, in Italia, la metà dei figli nasceranno fuori dal matrimonio (1)?
Il 2020 è domani, non fra tre secoli !
Lei sa che, in Italia, oggi ci sono ALMENO 100.000 bambini e ragazzi che crescono con uno o anche tutti i due genitori omosessuali? fuori dal matrimonio dunque (anche se qualcuno di questi omosessuali si sposerebbe volentieri se potesse)?
A questi milioni di bambini di oggi e di domani, Lei che cosa dice? Che non parteciperanno alla vita economica del nostro paese? Magari saranno dispensati dal pagare le tasse? Vivranno di sussidi dello Stato? come parassiti? Oppure pensa di portarli al "confine", fuori dallo Stato?
O parteciperanno invece come ogni cittadino sano e adulto alla ripresa e al mantenimento delle condizioni socio economiche della nazione, insieme a tutti gli altri? quelli con un papà e una mamma, quelli con due padri o con una mamma sola, quelli nati da genitori sposati in Comune o in Chiesa, separati o divorziati, singoli o in unione stabile o no con chi gli pare, quelli cresciuti da 4 genitori (due mamme e due papà)??
TUTTI e TUTTE questi figli saranno cittadini italiani e parteciperanno alla costruzione della nostra economia. Che Le piaccia o no.
E meno male. Anche per la nostra economia.
Le sue parole sono discriminatorie e offensive per milioni di cittadini che già oggi pagano le tasse e i contributi, lavorano e producono, mettono su imprese o sono dipendenti pubblici o privati.
Offendono tutti quegli adulti che scelgono di fare figli al di fuori del matrimonio e tutti quegli adulti che non possono scegliere per mancanza di legge. Offendono tutti i figli nati, e quelli che nasceranno, al di fuori del matrimonio o che hanno una configurazione familiare diversa da quella da lei proposta a modello unico.
Signor Gotti Tedeschi, Le voglio rammentare soltanto, parafrasando la grande Gertude Stein, che "Un figlio è un figlio è un figlio. Un cittadino è un cittadino è un cittadino."
Tutto il resto non è economia, è soltanto moralismo.
Giuseppina La Delfa
[email protected]
associazione genitori omosessuali
www.famigliearcobaleno.org
334 3798912


(*) statistica realizzata da Alessandro Rosina, docente di Demografia all'università Cattolica di Milano. Nei prossimi dieci anni un bambino su due nascerà da genitori non sposati. Oggi il numero di figli naturali, per distinguerli da quelli legittimi (nati all'interno del matrimonio) supera il 20% di tutte le nascite.



 
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Felipe-bis
view post Posted on 21/9/2010, 14:17






Al centro della vicenda trasferimenti per 23 milioni di euro da parte della banca vaticana
Riciclaggio, indagato presidente Ior
Sotto inchiesta Ettore Gotti Tedeschi e un altro dirigente. Il Vaticano: «Stupisce iniziativa procura»


MILANO - Ettore Gotti Tedeschi, presidente dell'Istituto per le Opere di Religione (Ior) e un altro importante dirigente della stessa banca vaticana sono indagati dalla procura di Roma per violazione del decreto legislativo 231 del 2007 che è la normativa di attuazione della direttiva Ue sulla prevenzione del riciclaggio. La loro iscrizione è legata al sequestro preventivo, firmato dal gip Maria Teresa Covatta su richiesta del procuratore aggiunto Nello Rossi e del pm Stefano Rocco Fava ed eseguito ieri, di 23 milioni di euro (su 28 complessivi) che si trovavano su un conto corrente aperto presso la sede romana del Credito Artigiano spa.

L'INCHIESTA - Nel mirino dell'autorità giudiziaria, sono finite due operazioni che prevedevano il trasferimento di 20 milioni alla JP Morgan Frankfurt e di altri tre alla Banca del Fucino. L'inchiesta della procura prende il via dalla segnalazione di una operazione sospetta da parte dell'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia con sospensione della stessa operazione per cinque giorni lavorativi. Ciò ha consentito al nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza e alla procura di attivarsi.

LA NORMA - Il sequestro - è bene precisarlo - non è stato disposto perchè c'è una prova di riciclaggio ma perchè, secondo chi indaga, è già stato commesso, da parte dei vertici dello Ior, il reato omissivo della norma antiriciclaggio. L'articolo 55 del decreto 231 del 2007, infatti, punisce con la reclusione da sei mesi a un anno e con la multa da 500 a 5000 euro «l'esecutore dell'operazione che omette di indicare le generalità del soggetto per conto del quale eventualmente esegue l'operazione o le indica false». E ancora, lo stesso articolo prevede l'arresto da sei mesi a tre anni con l'ammenda da 5000 a 50mila euro «dell'esecutore dell'operazione che non fornisce informazioni sullo scopo e sulla natura prevista dal rapporto continuativo o dalla prestazione professionale o le fornisce false». Questa indagine è la prima iniziativa assoluta (da quando, nel 2003, la Cassazione ha attribuito alla giurisdizione italiana la competenza sullo Ior) che chiama in causa la banca vaticana e i suoi vertici.

CONTROLLI RAFFORZATI - In una circolare del 9 settembre scorso Bankitalia fornisce agli istituti di credito indicazioni sui rapporti da tenere con lo Ior da considerare istituto di credito extracomunitario. Ciò impone per palazzo Koch obblighi di verifiche non semplificati ma rafforzati. È anche per questo motivo che l'Unità informazioni finanziarie ha attivato i controlli che hanno portato al sequestro dei 23 milioni e all'iscrizione sul registro degli indagati anche del presidente della banca vaticana. Altre operazioni dello Ior presso la filiale romana di via della Conciliazione sono da tempo nel mirino degli inquirenti di piazzale Clodio.

LA REPLICA DELLO IOR - Non si è fatta attendere la replica dello Ior che ha espresso perplessità sugli atti della procura e ribadito piena fiducia nell'operato di Gotti Tedeschi. «La Santa Sede manifesta perplessità e meraviglia per l'iniziativa della Procura di Roma» e conferma «la massima fiducia nel presidente e nel direttore generale dello Ior» si legge in una nota della segreteria di Stato diffusa dalla sala stampa della Santa Sede. «È nota la chiara volontà, più volte manifestata da parte delle autorità della Santa Sede - si legge ancora nella nota - di piena trasparenza per quanto riguarda le operazioni finanziarie dell’Istituto per le Opere di Religione (Ior). Ciò richiede che siano messe in atto tutte le procedure finalizzate a prevenire terrorismo e riciclaggio di capitali. Per questo - prosegue la nota vaticana - le autorità dello Ior da tempo si stanno adoperando nei necessari contatti e incontri, sia con la Banca d’Italia sia con gli organismi internazionali competenti - Organisation for Economic Co-operation and Development (Oecd) e Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale contro il riciclaggio di capitali (Gafi) - per l’inserimento della Santa Sede nella cosiddetta White List. La Santa Sede - sottolinea il Vaticano - manifesta perciò perplessità e meraviglia per l’iniziativa della procura di Roma, tenendo conto che i dati informativi necessari sono già disponibili presso l’ufficio competente della Banca d’Italia, e operazioni analoghe hanno luogo correntemente con altri istituti di credito italiani. Quanto poi agli importi citati si fa presente che si tratta di operazioni di giroconto per tesoreria presso istituti di credito non italiani il cui destinatario è il medesimo Ior. La Santa Sede - conclude - tiene perciò a esprimere la massima fiducia nel presidente e nel direttore generale dello Ior».

Redazione online
21 settembre 2010

www.corriere.it/cronache/10_settemb...44f02aabe.shtml

Edited by GalileoGalilei - 21/10/2010, 08:45
 
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Felipe-bis
view post Posted on 21/9/2010, 14:42




http://liberazione.it/news-file/Ior--la-Ba...ERAZIONE-IT.htm

POLITICA
Ior, la Banca vaticana degli scandali negli anni'80

Ior è un acronimo per Istituto Opere di Religione ma è più comunemente conosciuto come Banca Vaticana. Ed è tornato più volte agli onori della cronaca per i scandali, finanziari e non, in cui è stato coinvolto in passato: tra questi, l«affare Sindonà e il crac del Banco Ambrosiano.
Lo Ior ha sede nel torrione di Niccolò V, addossato al palazzo di Sisto V, e conta 130 dipendenti, un patrimonio stimato di 5 miliardi di euro, e 44 mila conti correnti riservati solo ai dipendenti vaticani. Gli interessi medi annui arrivano fino al 12% e, non esistendo tasse all’interno dello Stato vaticano, si tratta di rendimenti netti. C’è da dire che il conto può essere aperto sia in euro che in valuta straniera, i clienti sono riconosciuti solo attraverso un codice, non si rilasciano ricevute, non esistono libretti di assegni intestati allo Ior e tutti i passaggi di denaro avvengono tramite bonifici. Non solo, ma una rete di contatti con banche sparse nel mondo rende possibile l’esportazione di denaro in riservatezza, questo perchè Città del Vaticano non aderisce alle regole internazionali contro il riciclaggio.
Entro il 31 dicembre di quest’anno, si è però ora impegnato a far proprie le norme Ue in materia di lotta al riciclaggio.
Proprio per questi sostanziosi privilegi e per le varie esenzioni di cui lo Ior gode, è stato profondamente criticato nei decenni scorsi per la sua attività (spesso) orientata alla speculazione sul mercato azionario mondiale e su quello immobiliare. Lo scandalo più clamoroso resta quello del crac del Banco Ambrosiano, che si apre nel giugno 1982 e che vede coinvolti i vertici dello Ior (il monsignor Paul Marcinkus, presidente dal 1971), Calvi, Sindona e Licio Gelli.
Lo Ior era tra il 1946 e il 1971 il maggior azionista del Banco Ambrosiano di cui l’allora ministro del Tesoro Andreatta impose la liquidazione dichiarando che aveva un buco di due miliardi di dollari (di cui oltre 1 mld garantito dallo Ior).
Marcinkus venne indagato nel 1987 per concorso in bancarotta fraudolenta. Non solo, ma grazie alle dichiarazioni di un pentito di Cosa Nostra, emerse che il Banco era coinvolto in una vicenda di riciclaggio di denaro della mafia in connessione con la Loggia P2, di Licio Gelli. Nel 1987 il giudice istruttore di Milano emise un amndato di cattura contro Marcinkus ma lui godeva di un passaporto diplomatico vaticano.
E alla fine la Cassazione non convalidò il provvedimento.
Negli anni, la Banca Vaticana non ammise alcuna responsabilità per il fallimento del Banco Ambrosiano ma fu creata una commissione mista con il compito di approfondire la questione.
Alla fine, non venne riconosciuta alcuna responsabilità giuridica, ma morale: e quindi, nel 1984 lo Ior pur ribadendo la propria estraneità, siglò un accordo con le banche creditrici versando 406 milioni di dollari come contributo volontario.

in data:21/09/2010
 
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perlanaturale
view post Posted on 21/9/2010, 16:07




Ior, indagato Gotti Tedeschi
Sequestrati 23 milioni di euro
Ettore Gotti Tedeschi
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Guai per la banca Vaticana.
Il presidente e un altro
dirigente sotto inchiesta
per omissioni legate
alla violazione delle norme
antiriciclaggio
ROMA
Maxi sequestro in un conto dello Ior, l’istituto di credito del Vaticano. Il gip del tribunale di Roma, Maria Teresa Covatta, ha accolto la richiesta della Procura capitolina e messo in sicurezza 23 milioni di euro che erano depositati presso una filiale del Credito Artigiano Spa. La maggior parte della somma, 20 milioni, era diretta, alla JP Morgan di Frankfurt e il resto alla Banca del Fucino.

Lo Ior - secondo gli inquirenti - avrebbe omesso di comunicare gli estremi del soggetto , fisico o giuridico, che voleva originare il movimento finanziario. Per questo, nel fascicolo del pm Stefano Rocco Fava risulta indagato il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi insieme ad un altro dirigente dell’istituto per le opere di religione. Il magistrato contesta la violazione della normativa antiriciclaggio, così come prevista dal decreto 231 del 2007.

L’accertamento degli inquirenti e della Guardia di finanza, nucleo speciale di polizia valutaria, è partito allorquando l’Unità informazione finanziaria della Banca d’Italia il 15 settembre scorso ha segnalato la movimentazione di denaro e ordinato la sospensione dell’operazione per cinque giorni lavorativi.

Poi è arrivata la decisione del gip Covatta, e ieri è stato disposto il sequestro preventivo. A Gotti Tedeschi e all’alto dirigente dello Ior vengono contestati due commi dell’articolo 55 del decreto 231 del 2007. Nel primo si legge: «Salvo che il fatto costituisca più grave reato, l’esecutore dell’operazione che omette di indicare le generalità del soggetto per conto del quale eventualmente esegue l’operazione o le indica false è punito con la reclusione da sei mesi a un anno e con la multa da 500 a 5mila euro».

La seconda fattispecie ipotizzata è quella prevista dal terzo comma. «L’esecutore dell’operazione che non fornisce informazioni sullo scopo e sulla natura prevista dal rapporto continuativo o dalla prestazione professionale o le fornisce false è punito con l’arresto da sei mesi a tre anni e con l’ammenda da 5mila a 50mila euro». La Città del Vaticano, secondo quanto comunicato dalla Banca d’Italia, fa parte dei paesi extracomunitari e pertanto nei rapporti con lo Ior vanno applicati obblighi ’rafforzatì (e non semplificati) di ’adeguata verificà, previsti dall’articolo 28 del decreto 231/07.

In pratica l’istituto delle opere di religione deve impegnarsi a identificare i propri clienti e a comunicare, su richiesta, dati e informazioni sui conti che gestisce per consentire la segnalazione di operazioni sospette e deve poi comunicare periodicamente le informazioni necessarie ad associare alla clientela la movimentazione degli assegni. L’iscrizione del presidente Gotti Tedeschi e dell’altro dirigente, quali rappresentanti legali della banca del Vaticano, sono un «atto dovuto». Dopo che la Cassazione nel 2003 ha restituito all’autorità giudiziaria italiana la competenza sullo Ior, quello disposto dal gip Covatta è il primo provvedimento.

Il Credito valtellinese, che è maggiore azionista del Credito Artigiano, aveva comunicato alla Banca d’Italia di aver deciso di interrompere da aprile 2010 l’operatività del conto intestato allo Ior. Ma quest’ultimo, il 6 settembre aveva chiesto di eseguire i due bonifici di 3 e 20 milioni di euro. Così è partita l’informativa dell’Uif di qui la sospensione delle operazioni richieste e poi il sequestro preventivo. Ora la vicenda, quasi certamente, arriverà al tribunale del riesame.


http://lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cr...58732girata.asp
 
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