http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/28...biliare/640117/Scarano, “il monsignor 500″ con reggia da favola e passione per l’immobiliare
La Procura di Salerno indaga per riciclaggio: l'alto prelato scambiava i contanti con assegni circolari da 5mila e 10mila euro. E, oltre a una casa da sogno, aveva anche un conto allo Ior
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 28 giugno 2013
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Più informazioni su: Ior, Jorge Mario Bergoglio, Nunzio Scarano, Papa Francesco, Riciclaggio, Salerno, Vaticano, Vincenzo De Luca.
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Per qualche giorno hanno abitato sotto lo stesso tetto, ma non c’è un prelato più lontano dall’ideale di povertà di Papa Francesco di monsignore Nunzio Scarano, indagato per riciclaggio dalla Procura di Salerno. Il monsignore è nato nel 1952 a Salerno in una famiglia che occupava una casa dell’Istituto Case Popolari ma ora vive in una magione di lusso piena di mobili e quadri di valore. A Roma è conosciuto nel jet set ed è stimato anche da show girl come Michelle Hunziker. Da tempo vive a Roma nella Domus Internationalis Paulus VI, nella centralissima via della Scrofa, tra il Tevere e piazza Navona. In quella pensione da 85 euro a notte, a due passi dal Parlamento, ha alloggiato prima di essere nominato dal Conclave anche Papa Bergoglio.
Chissà se il Papa povero ha mai scambiato due chiacchiere con questo monsignore che anni fa aveva chiesto di cambiare ufficio per avvicinarsi allo Ior, la banca del Vaticano. Scarano, prima di prendere i voti 26 anni fa era un funzionario di banca, ma in Vaticano non lavorava nel mondo della finanza bensì in quello immobiliare. Rivestiva (o meglio riveste) l’importante carica di responsabile del servizio di contabilità analitica dell’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, l’ente della Santa Sede – meno noto ma non meno potente dello Ior – che possiede migliaia di immobili di grande pregio concentrati a Roma e depositi per centinaia di milioni di euro in contante. Questo monsignore indagato con l’accusa di riciclaggio, era il capo del servizio contabilità dell’Apsa. Non proprio l’uomo giusto al posto giusto nella Chiesa di Francesco.
Le accuse che gli sono costate la sospensione dall’incarico in Vaticano
Lo chiamavano ‘monsignor 500‘. Nunzio Scarano infatti aveva una grande disponibilità di banconote da 500 euro. Il prelato salernitano proponeva agli imprenditori amici, tutti della sua zona, di scambiare blocchi di dieci-venti banconote da 500 con assegni circolari da 5mila-10mila euro. Nelle carte della Procura di Salerno per ora la contestazione totale del presunto riciclaggio si ferma a 580 mila euro di provenienza poco chiara che avevano seguito questo strano itinerario. Scarano disponeva di un conto allo Ior e al Fatto risulta che gli investigatori si stiano interessando di questo versante della sua attività finanziaria. Anche perché le somme movimentate dal monsignore sono superiori a quelle finora contestate, si parla di milioni di euro.
Per ironia della sorte l’indagine parte da una denuncia del prelato. Scarano subisce un furto nella sua magione salernitana. Spariscono quadri e gioielli, denaro e mobili per alcuni milioni di euro. L’appartamento da fuori non desta sospetti su tanta opulenza. Ma non bisogna farsi ingannare dall’aspetto dimesso e trascurato del portone d’ingresso. Siamo nel centro storico di Salerno. L’appartamento si compone di due unità per complessivi 25 vani catastali e un’estensione che dovrebbe superare i 400 metri quadrati. In città si dice che Scarano abbia messo in vendita il tutto per quattro milioni di euro. Il complesso ha una storia interessante: apparteneva alle Suore piccole operaie dei Sacri Cuori, un istituto di religiose con sede centrale a Roma che nel 2001 ha venduto al monsignore i suoi appartamenti nel centro di Salerno per poi aprire una nuova sede in zona più periferica, a Pastena il 7 maggio 2011. Quel giorno era presente all’inaugurazione anche il sindaco Vincenzo De Luca, in ottimi rapporti con monsignor Scarano. Gli appartamenti nel centro con terrazza sul Duomo sono stati riuniti e ristrutturati qualche anno fa e abbelliti con quadri antichi alle pareti in tinte pastello, gessolini, parquet, filodiffusione.
Il senso del monsignore per il mercato immobiliare
D’altro canto Scarano è un monsignore con il pallino dell’immobiliare. E’ intestatario del 90 per cento del capitale della NUEN srl, una società con sede a Salerno che dall’ottobre del 2012 esercita l’attività di costruzione di edifici residenziali. L’altro socio, con il 10 per cento, è l’amministratore Enrico Vallese, un costruttore di Alba Adriatica. Lo abbiamo contattato telefonicamente per chiedergli cosa facesse in società con un monsignore in una immobiliare a Salerno, ma Vallese non ha risposto. La questione si fa ancora più misteriosa se si dà un’occhiata alle vecchie partecipazioni societarie di Scarano. Il monsignore è stato intestatario di quote in altre due immobiliari, la Prima Luce Srl e la Effegi Gnm, create nel 2006-2007 con Giovanni Fiorillo di Baronissi, in provincia di Salerno, nelle quali ora è socio Domenico Scarano, 46 anni, probabilmente un parente del monsignore. Gli uomini della Guardia di finanza, guidati dal Comandante del Nucleo Tributario Antonio Mancazzo, stano ricostruendo gli affari immobiliari di Scarano. Il pm Elena Guarino, titolare dell’indagine, ha ascoltato nei giorni scorsi gli imprenditori che hanno scambiato assegni con banconote.
Il monsignore, difeso dall’avvocato Silverio Sica, ha rivendicato la provenienza lecita di quei soldi. Secondo lui sarebbero serviti per uscire da una società immobiliare estinguendo un’ipoteca. E le finte donazioni che servivano a coprire lo scambio di assegni da 10mila euro subito rimborsati in contanti? Scarano, intervistato dal quotidiano La Città di Salerno, si è difeso così: “Io non ho rubato niente e non ho mai riciclato denaro sporco. La mia ex commercialista mi ha consigliato malissimo. Quel denaro era tutto pulito”.
di Vincenzo Iurillo e Marco Lillo
da Il Fatto Quotidiano del 16 giugno 2013
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/28...vasione/640131/Soldi a pioggia sui conti del “monsignor 500 euro”. D’Amico indagato per evasione
Nunzio Scarano, addetto contabile dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, è da tempo sospettato di riciclaggio: nel 2009 ha chiesto a decine di persone di scambiare contante con assegni circolari di pari importo che venivano poi versati in banca come donazioni
di Marco Lillo | 28 giugno 2013
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Conferenza Episcopale Italiana
Più informazioni su: Confindustria, Evasione Fiscale, Ior, Nunzio Scarano, Salerno, Vaticano.
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Il presidente della Confitarma, la Confederazione degli armatori di Confindustria, Paolo D’Amico è indagato, insieme al cugino Cesare D’amico nel procedimento penale relativo a monsignor Nunzio Scarano per evasione fiscale. L’incredibile storia di “monsignor 500 euro” si arricchisce di un nuovo capitolo. L’addetto contabile dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, l’APSA, nato 61 anni fa a Salerno è da tempo indagato per riciclaggio: nel 2009 ha chiesto a decine di persone di scambiare contante con assegni circolari di pari importo che venivano poi versati in banca come donazioni. L’indagine della Procura guidata da Franco Roberti, coordinata dal pm Elena Guarino, è più vasta di quello che sembrava inizialmente.
Gli uomini del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza di Salerno coordinati dal colonnello Antonio Mancazzo, dopo avere sentito i finti donatori, si sono chiesti da dove provenissero le banconote da 500 euro che Scarano cambiava in assegni. Si è scoperto così che Scarano oltre ad effettuare una rigogliosa attività immobiliare, dispone di conti correnti all’Unicredit di Roma e anche allo IOR. Proprio su questi conti piovevano bonifici consistenti da parte della famiglia D’Amico e in particolare da Paolo (presidente di D’Amico International Shipping) e dal cugino-socio Cesare. Più scorrevano gli estratti conto di Scarano e più gli investigatori si incuriosivano: gli armatori romani (originari della Campania) dispongono numerosi bonifici sui conti di Scarano.
Ma, quando il monsignore deve restituire la somma di 600 mila euro relativa a un mutuo, invece di disporre un bonifico dal suo conto preferisce versare gli assegni ottenuti cambiando contante per nascondere la provenienza dei fondi. Ad accrescere la curiosità degli investigatori c’è poi un’altra circostanza: talvolta i bonifici dei D’Amico non vanno a finire sul conto Unicredit intestato a Scarano ma su quello, sempre Unicredit, intestato allo IOR, l’Istituto Opere di Religione al centro di un’indagine dei pm Nello Rossi e Stefano Fava della Procura di Roma. Il direttore generale Paolo Cipriani, da tre anni ormai è indagato per violazione degli obblighi formali della normativa antiriciclaggio. Anche il vicedirettore dello IOR, Massimo Tulli, in buoni rapporti con Scarano, è indagato.
La cosiddetta banca del Vaticano è accusata di comportarsi nel territorio italiano come una sorta di fiduciaria bancaria che scherma l’intestatario dei fondi giacenti sui suoi conti. E proprio questo sarebbe accaduto anche per i fondi presso lo IOR di Scarano. Ai magistrati che gli hanno chiesto perché non avesse versato in banca direttamente (senza il finto giro di assegni) i suoi 580 mila euro provenienti dal conto IOR, Scarano ha risposto che non voleva mostrare le sue ricchezze a occhi indiscreti. Il monsignore aveva comprato un immobile bellissimo nel centro di Salerno che – stando a quanto si dice in città – misura più di 500 metri quadrati e vale, dopo la ristrutturazione, circa 4 milioni di euro. Inoltre, insieme al cugino Domenico Scarano e a un terzo socio, Giovanni Fiorillo, si era dato alle costruzioni.
Mediante due società aveva edificato alcuni appartamenti su un suolo vicino al mare di Capaccio e aveva acquistato una casa anche a Pontecagnano, sempre in provincia di Salerno. Tra i cugini però erano sorte delle incomprensioni e Scarano sostiene di aver cercato di celare la provenienza dei soldi proprio per evitare sguardi indiscreti sul suo ricco conto allo IOR. Non certo per nascondere i flussi provenienti dai cugini armatori. Paolo e Cesare D’amico sono indagati per violazione dell’articolo 4 della legge 74 che punisce l’infedele dichiarazione, un reato di scarsa entità. Alcuni flussi diretti ai conti di Scarano partono da conti esteri e gli investigatori stanno probabilmente verificando se su queste somme siano stati assolti tutti gli obblighi tributari.
Scarano ha giustificato quelle somme con l’amicizia che lo lega da sempre ai D’Amico, originari di Salerno. Scarano, prima di seguire la sua vocazione 26 anni fa, lavorava in banca. E sostiene di essere quasi uno di famiglia. I versamenti, ancorché ingenti per un comune mortale, andrebbero interpretati alla luce della ricchezza enorme dei donatori, che figurano tra i principali contribuenti italiani. Anche la provenienza dei bonifici dall’estero, per esempio da Montecarlo, potrebbe spiegarsi con la dimensione multinazionale dei D’amico. I cugini guidano un gruppo fondato nel 1936 che fattura circa 600 milioni di dollari in tutto il mondo. Una parte del business, quello relativo al settore tanker, cioè al trasporto di prodotti petroliferi raffinati, è quotato in borsa dal 2007. D’Amico International Shipping ha uffici a Roma, Genova, Montecarlo, Dublino, Londra, Singapore, Mumbai, Vancouver e sedi di rappresentanza a New York e Tokyo. La società gestisce ben 39 navi.
Nel primo trimestre del 2013, dopo un periodo nero, la società quotata in borsa ha incassato 50,1 milioni di dollari anche se l’indebitamento netto e’ stato di 225 milioni di dollari. Scarano, quando gli hanno contestato i bonifici ricevuti dai cugini D’Amico, ha avuto buon gioco nel sostenere che si tratta solo di atti di generosità e beneficenza da parte di persone che gli vogliono bene e che hanno avuto tanta fortuna. Il monsignore salernitano ha comprato gli appartamenti in centro che concorrono a formare la sua splendida magione dalle suore piccole operaie dei Sacri Cuori ma da tempo sostiene di voler creare a Salerno un centro di assistenza per malati terminali. Inoltre ha già creato una casa di riposo per anziani. E sostiene che è solo questa la ragione per la quale non solo i D’Amico ma anche altri imprenditori e nobili lo hanno aiutato generosamente. Finanziere spericolato o benefattore? I magistrati dovranno sciogliere l’enigma.
da Il Fatto Quotidiano del 28 giugno 2013
Due settimane fa, prima dell'arrestohttp://lacittadisalerno.gelocal.it/cronaca...porco-1.7267803La verità di monsignor Scarano «Mai riciclato denaro sporco»
Il prelato salernitano è stato sospeso dall’Amministrazione del patrimonio della Santa Sede L’indagine è partita da un furto nella sua abitazione, inquirenti insospettiti dal valore delle opere
di Clemy De Maio
La sua verità monsignor Nunzio Scarano l’ha già raccontata al sostituto procuratore Elena Guarino, che l’ha iscritto sul registro degli indagati, insieme ad altre 56 persone, per il reato di riciclaggio. Accompagnato dall’avvocato Silverio Sica, ha rivendicato la provenienza lecita di quei soldi, serviti per uscire da una società immobiliare (costituita con alcuni familiari) estinguendo un’ipoteca su un appartamento che aveva dato in garanzia. A insospettire gli inquirenti è stata la modalità dell’operazione, compiuta tramite finte donazioni di terzi, con assegni da 10mila euro subito rimborsati in contanti per un totale di 560mila euro. La Procura vuole capire da dove siano arrivati i soldi liquidi e se esiste un collegamento tra la disponibilità finanziaria del prelato e il suo ruolo nell’Apsa, l’organismo vaticano che gestisce le proprietà della Chiesa.
Monsignor Scarano, qual è la sua versione dei fatti?
Io non ho rubato niente, non ho mai riciclato denaro sporco e sono una persona corretta, che in vita sua ha fatto sempre e solo del bene. Ho avuto la benedizione di incontrare sulla mia strada persone facoltose, che mi hanno sempre sostenuto nelle mie opere di carità. Lo dico davanti a Dio, non ho mai fatto nulla di male.
La Procura però le contesta quegli assegni fittizi...
La verità è che ho avuto pessimi consiglieri. Avrei potuto fare quel versamento alla luce del sole, non avevo bisogno di sotterfugi perché non avevo niente da nascondere. Ma io ragiono di diritto canonico non di quello finanziario, mi sono affidato alla mia ex commercialista che però mi ha consigliato malissimo.
Si è chiesto perché?
Non lo so, mi ha fatto commettere tanti errori.
Lo ha detto al magistrato?
Certo. Ho chiesto io di essere ascoltato, ho spiegato che quel denaro era tutto pulito e ho pure invitato ad acquisire tutte le carte, a chiedere anche in Vaticano, dove sono talmente attenti che nessuna anomalia sarebbe potuta sfuggire. La mia coscienza è a posto, credo che il Tribunale di Dio sarà più clemente.
L’indagine è partita da un furto che lei ha subìto in casa lo scorso dicembre...
Sì, sono passato dalla condizione di vittima a quello di presunto carnefice.
Gli investigatori sono stati insospettiti dal valore elevato delle opere in suo possesso. Lei come lo spiega?
Tante cose mi sono state donate. Inoltre prima di essere sacerdote ero un funzionario di banca, avevo conservato dei soldi, poi ho venduto una casa e una parte del ricavato mi è rimasta. In tanti anni di lavoro e di sacerdozio non si può mettere da parte qualcosa? Io sono una persona perbene, servo la Chiesa da 26 anni e ho sempre fatto del bene a tutti. L’ultimo progetto a cui sto lavorando è una casa per malati terminali.
Come ha convinto 56 persone a firmare quegli assegni?
Molte sono persone care, professionisti con cui mi legano rapporti di amicizia, anche perché il mio cuore è stato sempre aperto a tutti. Mi amareggia che il mio nome venga adesso infangato per una cosa che non ho commesso volutamente. Io ho sempre combattuto la disonestà, non farei mai nulla di illecito. E poi lavoro nell’organismo per il patrimonio della Santa Sede, come avrei mai potuto?
Però adesso l’Apsa l’ha sospesa, non è vero?
Sono stato io a informarli dell’inchiesta e a chiedere di essere sospeso dall’incarico, perché si facesse completa chiarezza.
Cosa c’entra in questa storia l’Amministrazione per il patrimonio della sede apostolica?
Assolutamente nulla. È una vicenda personale.
Adesso che farà?
In queste ore il mio impegno è tutto volto a tutelare mia madre, che ha 88 anni e non deve avere dispiaceri. Spero di riuscire a non farle sapere nulla di tutto questo fango. Se dovesse accaderle qualcosa, chi è responsabile di questa storia ne risponderà davanti a Dio.
15 giugno 2013