Laici Libertari Anticlericali Forum

Ior, gli scandali della banca del Vaticano

« Older   Newer »
  Share  
GalileoGalilei
view post Posted on 15/6/2009, 16:19 by: GalileoGalilei
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,961

Status:


http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1338861

Tutti i denari di Pietro. Vizi e virtù della banca del Vaticano

Duecento milioni di dollari per la "carità del papa". Da dove arrivano? A chi vanno? Nuove rivelazioni sulle malefatte dell'Istituto per le Opere di Religione. E sugli ostacoli opposti al suo risanamento

di Sandro Magister




ROMA, 15 giugno 2009 – Ai primi di luglio il Vaticano renderà pubblici i propri bilanci del 2008, come fa ogni anno, in due capitoli più un'appendice.

Il primo capitolo elencherà le entrate e le uscite dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, APSA, che si occupa dei beni mobili e immobili di sua proprietà, della curia, dell'apparato diplomatico, dell'editoria, della radio, della tv.

Il secondo capitolo elencherà le entrate e le uscite del governatorato dello Stato della Città del Vaticano: territorio, servizi, musei, francobolli, monete.

L'appendice darà l'ammontare dell'Obolo di San Pietro, cioè della colletta che si fa ogni anno in tutto il mondo per il papa il 29 giugno, festa dei Santi Pietro e Paolo, più le offerte direttamente fatte al papa nel corso dell'anno.

Nel 2007, ad esempio, la colletta e le offerte sono ammontate a 94,1 milioni di dollari, di cui 14,3 sono arrivati da un solo donatore che ha voluto restare anonimo.

Fin qui ciò che viene reso noto ogni anno.

Nient'altro. Non una riga sulle altre entrate, oltre all'Obolo, che alimentano la "carità del papa". E non una riga su come questa somma viene impiegata.

In segreteria di Stato c'è un ufficio che si occupa precisamente di questo. L'ha diretto per molti anni monsignor Gianfranco Piovano e da pochi mesi ha preso il suo posto monsignor Alberto Perlasca, l'uno e l'altro diplomatici di carriera. Affluiscono in questa cassa, oltre all'Obolo, i contributi che le diocesi di tutto il mondo sono tenute a versare al successore di Pietro, a norma del canone 1271 del codice di diritto canonico. Inviano somme anche le congregazioni religiose e le fondazioni. Nel 2007, stando a un rapporto riservato trasmesso dal Vaticano alle diocesi, questi contributi sono ammontati a 29,5 milioni di dollari, che sommati all'Obolo fanno 123,6 milioni di dollari.

Questi denari hanno come finalità, appunto, la "carità del papa". In una lezione a diplomatici di vari paesi del Medio Oriente e del Nordafrica, tenuta a Roma alla Pontificia Università Gregoriana nel maggio del 2007, il banchiere Angelo Caloia, presidente dell'Istituto per le Opere di Religione, IOR, la "banca del Vaticano", descrisse così l'utilizzo di tali denari:

"Sono diretti soprattutto ai bisogni materiali di diocesi povere, a istituti religiosi e comunità di fedeli in gravi difficoltà: poveri, bambini, vecchi, emarginati, vittime di guerre e disastri naturali, rifugiati, eccetera".

In quella stessa lezione, inoltre, Caloia fece cenno a un ulteriore cespite della "carità del papa": i profitti dello IOR. Nel marzo di ogni anno, infatti, lo IOR mette a completa disposizione del papa la differenza fra le proprie entrate ed uscite dell'anno precedente. L'ammontare di questa somma è segreto. Si ritiene però che sia vicino a quello dell'Obolo di San Pietro. Così almeno avvenne nei quattro anni di cui sono trapelate le cifre: il 1992 con 60,7 miliardi di lire italiane dell'epoca, il 1993 con 72,5 miliardi, il 1994 con 75 miliardi e il 1995 con 78,3 miliardi. In quegli stessi anni, l'Obolo di San Pietro era di poco superiore a queste somme.

Stando così le cose, il 2007 avrebbe fruttato a Benedetto XVI, per la sua "carità", una somma complessiva vicina ai duecento milioni di dollari.

Mentre nello stesso anno i bilanci registravano per l'APSA un passivo di 9,1 milioni di euro e per il governatorato un attivo di 6,7 milioni di euro. Briciole, al confronto.

***

Sullo IOR, nella sua lezione ai diplomatici Caloia disse poche cose. Sottolineò che esso "non ha una relazione funzionale" con la Santa Sede. E affermò che sono autorizzati a depositarvi delle somme esclusivamente "individui o persone giuridiche dotate di legittimità canonica: cardinali, vescovi, sacerdoti, suore, frati, congregazioni religiose, diocesi, capitoli, parrocchie, fondazioni, eccetera".

Non sempre, però, la realtà corrisponde a questo profilo. Quando nel 1990 Caloia assunse la presidenza della banca vaticana, questa era da poco uscita da un terribile dissesto, legato al nome del suo predecessore, l'arcivescovo Paul Marcinkus, e alle spericolate operazioni da lui compiute con i finanzieri Michele Sindona e Roberto Calvi, entrambi poi periti di morte violenta, in circostanze misteriose.

Il cardinale Agostino Casaroli, segretario di Stato dell'epoca, aveva sanato il contenzioso ordinando di versare ai creditori 242 milioni di dollari a titolo di "contributo volontario". A investigare sull'operato della banca vaticana, d'intesa col governo italiano, Casaroli aveva delegato due specialisti in finanza e diritto amministrativo, Pellegrino Capaldo e Agostino Gambino, e un prelato curiale di sua assoluta fiducia, monsignor Renato Dardozzi, nato nel 1922, divenuto sacerdote a 51 anni, laureato in ingegneria, matematica, filosofia e teologia, una carriera di manager in telecomunicazioni, infine direttore e cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze.

Da allora e fino a pochi anni prima della morte, nel 2003, Dardozzi ha continuato a svolgere un ruolo di vigilanza sull'operato dello IOR, per conto della segreteria di Stato vaticana, con Casaroli e con il successore, il cardinale Angelo Sodano.

Del suo lavoro di vigilanza, Dardozzi ha tenuto documentazione. E questa documentazione è ora divenuta pubblica in un libro uscito da poco in Italia, scritto da Gianluigi Nuzzi ed edito da Chiarelettere.

I documenti citati e riprodotti nel libro sono assolutamente attendibili. Essi mostrano che l'allontanamento di Marcinkus e la sua sostituzione con Caloia nel 1990 non fu sufficiente per ripulire subito lo IOR dal malaffare.

Nel ruolo chiave di "prelato" della banca vaticana restò infatti al suo posto fino al 1993 monsignor Donato De Bonis. E questi mise in opera, in quegli anni, una specie di banca occulta parallela, sotto il suo esclusivo comando, che di nuovo rischiò di travolgere lo IOR nel dissesto.

A Caloia, il sospetto che vi fossero delle irregolarità sorse nella primavera del 1992. Ordinò un'indagine interna e appurò che in effetti facevano capo a De Bonis dei conti intestati a fondazioni fittizie, che mascheravano operazioni finanziarie illegali, per decine di miliardi di lire dell'epoca.

In agosto, un dettagliato rapporto su questi conti fittizi arrivò sul tavolo del segretario di Giovanni Paolo II, monsignor Stanislaw Dziwisz.

Nel marzo del 1993, De Bonis fu estromesso dallo IOR. Nessuno prese il suo posto nella carica di "prelato" della banca, che rimase vacante. E lui, consacrato vescovo, fu nominato cappellano del Sovrano Militare Ordine di Malta, ruolo che gode delle protezioni diplomatiche.

Ma ancora dopo la sua uscita dallo IOR De Bonis continuò ad operare, grazie a funzionari a lui legati. Allarmato, a fine luglio Caloia scrisse al segretario di Stato cardinale Sodano:

"... Appaiono sempre più chiari i contorni di netta e criminosa attività consapevolmente condotta da chi per scelta di vita e ruolo ricoperto doveva al contrario costituire severa coscienza critica. Risulta sempre più incomprensibile il permanere di una situazione tale per cui il nominato [De Bonis] continua, da ubicazione non meno privilegiata, a gestire indirettamente l'attività dello IOR...".

Il rischio era tanto più grave in quanto, proprio in quei mesi, la magistratura italiana stava indagando su una colossale "tangente" illegalmente pagata dalla società Enimont ai politici che l'avevano favorita. E le indagini portavano anche allo IOR, come tramite occulto di questi pagamenti, attraverso i conti fittizi manovrati da De Bonis.

Nell'autunno del 1993 i magistrati di Milano chiesero al Vaticano, per rogatoria, di fornire i dati delle operazioni contestate. Il Vaticano se la cavò fornendo il minimo indispensabile, meno di quanto avesse accertato con indagini proprie. Alcuni funzionari furono sostituiti, i conti fittizi furono bloccati e De Bonis non ricuperò neppure una lira delle somme ivi depositate.

Con De Bonis uscì di scena anche il cardinale che in Vaticano più l'aveva appoggiato, José Rosalio Castillo Lara, presidente sia dell'APSA che del governatorato.

Caloia fu riconfermato nel 1995 presidente dello IOR per un altro quinquennio. E così nel 2000. E così ancora nel 2006, dopo un anno di proroga "ad interim" con voci insistenti di una sua imminente sostituzione. Nell'estate del 2006, prima di lasciare la segreteria di Stato al suo successore Tarcisio Bertone, il cardinale Sodano ripristinò tuttavia la carica di "prelato" dello IOR, assegnandovi un proprio segretario, monsignor Piero Pioppo.

Anche oggi di tanto in tanto ritornano le voci di un cambio, alla presidenza dello IOR. Ma Caloia, 69 anni, moglie inglese e quattro figli, ha in mano una nomina che vale fino al 14 marzo del 2011.

Di certo, grazie a lui lo IOR oggi si avvicina di più – come mai era accaduto in passato – all'immagine di banca virtuosa descritta in quella lezione di due anni fa ai diplomatici del Medio Oriente e del Nordafrica.

__________


La relazione sulle finanze vaticane tenuta dal presidente dello IOR alla scuola per diplomatici della Pontificia Università Gregoriana nel 2007 è nel volume degli atti:

Angelo Caloia, "The financial structures of the Holy See", in Franco Imoda, Roberto Papini (eds.), "The Catholic Church and the International Policy of the Holy See / L'Eglise Catholique et la Politique Internationale du Saint-Siège", Nagard, Milano, 2008, pp. 148-151.

__________


Il libro con i documenti conservati da monsignor Renato Dardozzi:

Gianluigi Nuzzi, "Vaticano SpA", Chiarelettere, Milano, 2009, pp. 282, euro 15,00.

__________


In www.chiesa, un recente servizio sui bilanci del Vaticano e l'ammontare dell'Obolo di San Pietro negli ultimi cinque anni:

> Per i denari di Pietro è quiete nella tempesta (30.1.2009)

E ancora in www.chiesa, sullo IOR e la presidenza di Angelo Caloia:

> Il banchiere del papa racconta: "Ecco come ho risanato lo IOR" (18.6.2004)

__________


Per altre notizie e commenti vedi il blog SETTIMO CIELO che Sandro Magister cura per i lettori italiani. Ultimi titoli:

Priorità. Anche nella classifica della CEI Dio è salito in testa

Tienanmen, le orchestre cinesi e i silenzi vaticani

Movimenti musicali. Il coro di Colonia scalza quello della Cappella Sistina

__________
15.6.2009
 
Web  Top
107 replies since 20/2/2007, 14:02   3719 views
  Share