http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/10...italiana/58592/Da Roma fino a Bruxelles, l’esercito rosa
delle “Papi girl” conquista la politica italianaIlfattoquoidiano.it vi propone l'elenco di tutte le amiche del Cavaliere, premiate in questi anni con un seggio a Montecitorio, all’Europarlamento o negli enti locali
“Non escludo che con questa legge elettorale qualche senatrice o deputata si sia prostituita per il seggio”: le parole di Angela Napoli – la coraggiosa parlamentare che da anni denuncia gli affari e le collusioni della ‘ndrangheta, – hanno fatto gridare allo scandalo il Popolo delle Libertà. Le parlamentari del Pdl sono insorte, hanno minacciato di querelare la deputata finiana, che alla fine è stata costretta a chiedere scusa. Peccato, perché sarebbe davvero un bel vedere ascoltare una ad una, in un aula di Tribunale, le deposizioni giurate di alcune sue “colleghe”.
A chi si riferisse la Napoli non è comunque dato saperlo. Ma il fattoquotidiano.it vi propone qui di seguito un elenco (che sarà continuamente aggiornato) delle amiche del Cavaliere, premiate in questi anni con un seggio a Montecitorio, all’Europarlamento o negli enti locali. Accanto ai nomi troverete le loro storie e la loro attività politica.
Licia Ronzulli
Ha smentito di essere la fisioterapista personale di Berlusconi e di aver partecipato alla scuola di Brunetta & Co. Ha smentito pure di essere una delle ragazze fotografate a prendere il sole sullo yacht di Berlusconi nell’estate 2008, in quegli scatti pubblicati in esclusiva da L’espresso. Poi, però, dopo le dichiarazioni di una testimone di eccezione, Licia Ronzulli ha dovuto ammettere di essere una frequentatrice di Villa Certosa. Era stata Barbara Montereale, la escort che ha accompagnato Patrizia D’Addario agli incontri con il Premier, a tirarla in ballo. “È lei che organizza la logistica dei viaggi delle ragazze. Che decide chi arriva e chi parte. E smista nelle varie stanze” (Repubblica, 20 giugno 2009 – Paolo Berizzi e Gabriella De Matteis). Così, all’eurodeputata non è rimasto altro che metterci un toppa: “In occasione di vacanze, sono stata ospite a Villa Certosa con mio marito e ho avuto modo di collaborare con il presidente Silvio Berlusconi nell’accoglienza degli invitati: politici, imprenditori, amici”. “Quel giorno il marito non c’era. Però so chi è. Dopo averci fatto vedere il video della festa di Capodanno, con il presidente e tutte le ragazze vestite da Babbo Nataline, sul maxi schermo trasmisero anche il matrimonio della Ronzulli…” replicò a stretto giro la Montereale (Repubblica Bari, 26 settembre 2009 – Gabriella De Matteis e Giuliano Foschini).
Candidata senza successo alle politiche 2008 nelle Marche, la caposala dell’ospedale Galeazzi di Milano che il Premier e i suoi house organ presentano come una top manager della sanità meneghina, è stata nel 2009 una delle tre superstiti all’ira funesta di Veronica Lario che, con le sue dichiarazioni, aveva stroncato sul nascere decine di candidature. Con quasi 40 mila preferenze è stata eletta a Strasburgo, mentre suo marito, Renato Cerioli, sposato nell’estate 2008 con Berlusconi a fare da testimone, pochi giorni dopo veniva designato alla Presidenza di Assindustria Monza e Brianza.
Per Berlusconi “Licia Ronzulli è la nostra deputata ideale, una personalità come la sua nel Parlamento europeo ci sarebbe utilissima” (intervento telefonico alla cena elettorale per presentare la candidatura della Ronzulli, Il Giornale, 27 maggio 2009). Lei, risponde coi fatti: “Nessuno potrà mai impedirci di fare colazione con pane e Nutella, come stiamo leggendo sulle cronache di questi giorni. Il solo rischio che corrono la Nutella e gli altri prodotti dolciari sarà legato alla pubblicità. In futuro potremmo non vedere più il cuoco della Nazionale raccontarci che i nostri atleti fanno una sana ed equilibrata colazione a base di Nutella. Nonostante ciò, noi potremmo continuare a preparare la colazione ai nostri bambini, controllandone la quantità ed evitandone gli eccessi” (Panorama, 25 giugno 2010).
Nel 2010 ha preso la parola 7 volte in aula, l’ultima volta lo scorso 7 luglio durante il dibattito su “nuovi prodotti alimentari”: “Signor Presidente, onorevoli colleghi, chiedo semplicemente di verificare elettronicamente l’emendamento 5″. In compenso, appena può segue il suo Presidente ovunque. Persino all’ultimo incontro con Confindustria a Parma, durante il pranzo con la Marcegaglia, oltre allo staff ristretto del Premier c’era anche lei. Sempre pronta a prenderne le parti: Ma un difetto ce lo avrà? “Sì: non sbaglia mai. Con me non ha certo sbagliato” (Repubblica, 10 giugno 2009).
Barbara Matera
Nella sua biografia on line scrive “Nel 2008 rinuncia alla candidatura, in posizione utile, alla Camera dei Deputati nelle Liste elettorali del Popolo della Libertà, così da terminare gli studi universitari”. Ma dopo due anni la laurea non è ancora arrivata. A far saltare la sua candidatura, in realtà, fu la scelta del Premier di puntare su un’altra giovane promettente, Elvira Savino. Non importa: Barbara si prenderà la sua rivincita nel 2009, e con gli interessi. Candidata nonostante tutto, nonostante Veronica e il “ciarpame senza pudore”, stavolta con tutto il partito schierato per lei nella circoscrizione sud dove ha raccolto 130 mila voti. Da letteronza per la Gialappa’s Band e valletta di Mengacci (che, giustamente, rivendica un ruolo da selezionatore della classe dirigente nel Partito del Premier, “Con Carfagna e Matera sono io il vero talent scout del Pdl” dice) a vicepresidente della Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere del Parlamento Europeo, dopo la parentesi da annunciatrice Rai insieme a Virginia San Just, altra prediletta del Sultano.
Fu uno dei tre nomi su cui Berlusconi si impuntò, “Barbara Matera sarà la nuova Carfagna“. Un’investitura e un investimento, di risorse e di uomini per far crescere un nuovo “cavallo di razza”. Così, nel suo primo anno a Strasburgo la Matera si è distinta per il suo iperattivismo: interviene su tutto, con puntualità. L’ultimo intervento in aula è dello scorso 7 luglio, nel corso del dibattito sulle emissioni industriali: “Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’approccio integrato dell’Unione europea al problema dell’inquinamento ci permette di essere istituzionalmente sempre più presenti e concreti nel controllo delle emissioni industriali”. Non male per una che nella sua prima uscita, all’Alfonso Signorini Show in onda su Radiomontecarlo, steccò più di un congiuntivo.
Elvira Savino
Il giorno dell’insediamento si presentò a Montecitorio con ai piedi due sandali Gucci tacco 14: difficile passare inosservata. Da quel giorno, Elvira Savino, deputata di Conversano a Bari, è per tutti la “Topolona”, soprannome affibbiatole da Dagospia. Arrivava in parlamento dopo un’esperienza all’ufficio stampa e comunicazione dell’Udc, e una collaborazione con la rivista Formiche. Ma, soprattutto, per lo stretto rapporto che aveva cementato con Silvio Berlusconi, grazie all’amica con cui divideva l’appartamento romano, Sabina Began, l’Ape regina dell’Harem di Silvio. Berlusconi le ha fatto da testimone di nozze, nel settembre 2008 nella chiesa di San Lorenzo in Lucina a Roma, per il suo matrimonio con il napoletano Ivan Campili. C’era pure Gianpaolo Tarantini, l’imprenditore barese che introdurrà donne a Palazzo Grazioli e Villa Certosa, amico della sposa. Ed è lì che Berlusconi conoscerà pure Carolina Marconi, l’ex gieffina tra le frequentatrici delle feste del Premier. Tutto, insomma, ruota intorno alla Topolona. Pure gli affari della criminalità barese, tanto da trascinare la parlamentare in una brutta storia di mafia e appalti. Da allora, era il 3 dicembre dello scorso anno, la Topolona è scomparsa dalla circolazione.
Gabriella Giammanco
Deputata palermitana, Gabriella Giammanco è giornalista professionista: prima inviata per una trasmissione di costume su un’emittente siciliana, poi è entrata nella redazione del Tg4 di Emilio Fede. Quando viene candidata nella circoscrizione Sicilia per la Camera dei Deputati nelle elezioni politiche del 2008, l’Ansa parla di un colpo di scena: “Confermato l’inserimento a sorpresa della giovane giornalista del Tg4 Gabriella Giammanco, originaria di Palermo, il cui nome sarebbe stato caldeggiato personalmente da Berlusconi”. Così, la nipote di Michelangelo Alfano, definitivamente condannato come boss di Bagheria legato a Bernardo Provenzano, è balzata agli onori della cronaca. Ma l’Italia si accorgerà di lei solo per il pizzino sdolcinato di Berlusconi destinata a lei e alla collega Nunzia De Girolamo durante un dibattito alla Camera: “Gabri, Nunzia, state molto bene insieme! Grazie per restare qui, ma non è necessario. Se avete qualche invito galante per colazione, Vi autorizzo (sottolineato) ad andarvene! Molti baci. Il Vostro Presidente”. La risposta: “Caro…(dolce presidente?) gli inviti galanti li accettiamo solo da lei”.
Sempre presente in aula (solo il 10 per cento le assenze alle votazioni elettroniche, ndr), il suo impegno è diviso tra la difesa degli animali (“Grazie al mio intervento, e alla collaborazione dell’onorevole Carlucci, sono state introdotte agevolazioni fiscali a favore dei circhi senza animali”) e l’esaltazione del capo: “Berlusconi, ancora una volta, ha saputo mettersi in gioco dimostrando di amare profondamente il suo Paese. Prestando la sua voce allo spot del Ministero per il Turismo si è impegnato in prima persona a sostenere il capitale storico, culturale e paesaggistico dell’Italia. Chi meglio del Presidente del Consiglio può sponsorizzare il nostro straordinario Paese?”. Infatti, i primi dati ufficiali parlano di un crollo della presenza di turisti stranieri per l’estate che va concludendo. Ultimamente l’onorevole Giammanco si fa spesso vedere in giro con il direttore del Tg1, Augusto Minzolini.
Nunzia De Girolamo
Galeotta fu la “pigotta”. Nunzia De Girolamo, 35 anni a ottobre, avvocato coordinatrice di Forza Italia per la città di Benevento, incontrò Silvio Berlusconi al termine di un comizio nel 2007. Erano gli anni in cui i pretoriani campani del Cesare di Arcore facevano a gara per presentare giovani e procaci militanti al capo. A quell’incontro Nunzia arrivò con una di quelle bambole di pezza che l’Unicef utilizza per raccogliere fondi: “Questa è per Lei, si chiama Libertà”, disse porgendola al Capo. Un anno dopo, con la caduta del Governo Prodi, era seduta accanto a Gabriella Giammanco tra i banchi della Camera dei Deputati. Fu subito ribattezzata la “Carfagna del Sannio”.
Nelle ultime settimane il nome della De Girolamo è stato il più gettonato come sostituta alla guida del partito campano di Nicola Cosentino. C’era anche lei – insieme a Verdini, Cicchitto, Gasparri, Quagliariello e La Russa – al vertice di Palazzo Chigi che ha portato alle dimissioni da sottosegretario di Nick ‘O mericano. “Anch’io ho sentito questa notizia – si è schermita al termine dell’incontro la Carfagna del Sannio- ma oggi Berlusconi ha all’ordine del giorno questioni di governo e non di partito”. E intanto si fa promotrice di un progetto autonomista della sua provincia, il Molisannio.
Francesca Pascale
Napoletana di Fuorigrotta, 25 anni lo scorso 15 luglio: Francesca Pascale ne aveva 21 quando conobbe Silvio Berlusconi, durante una cena con gli europarlamentari azzurri. Era il 2006 e Francesca, insieme con Emanuela Romano aveva da poco dato vita a Napoli al comitato “Silvio ci manchi”. Fino a pochi giorni prima, aveva fatto la “velina” su un’emittente locale, “TeleCafone”. Poi, prese il volo. Nel vero senso della parola: a novembre 2006, sale con le sue avvenenti compagne (oltre alla Romano c’era Virna Bello, ndr) sull’aereo privato del Premier che le porta a Villa Certosa. Di aereo in aereo: il 13 luglio 2007, al termine di una manifestazione di Forza Italia a piazza del Plebiscito, la Pascale torna sullo stesso aereo per una cenetta riservatissima sulla pista di Capodichino. Con lei, oltre alla Romano e alla Bello, quella volta c’erano pure le gemelle De Vivo (più volte, poi, avvistate ai summit napoletani del Premier sulla munnezza, ndr). Di lì a poco la Pascale sarà chiamata a Roma, prima come collaboratrice all’ufficio stampa di Forza Italia a stretto contatto col Capo, poi nello staff del sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro. Diventa la pupilla del Presidente. Lei capisce e passa all’incasso. Così, proprio mentre scoppiava il “caso Noemi”, arriva la candidatura blindata alla Provincia di Napoli. Per lei si mobilita tutto il partito. A gestire la macchina elettorale sarà il coordinatore cittadino degli azzurri, Maurizio Iapicca. Una campagna elettorale costosa, quella della Pascale, che per un mese e mezzo ha avuto il suo quartier generale proprio all’Hotel Vesuvio, alloggio incluso. Era lì anche la sera della festa di Noemi a Casoria ad attendere il Premier fino a notte inoltrata solo per mostrargli “le bozze dei manifesti elettorali”.
Alla fine verrà eletta consigliera provinciale con quasi 7.500 voti di preferenza, un terzo di quelli espressi dagli elettori nel suo collegio. Tre anni prima, alle Comunali, ne aveva raccolto appena 83 nella stessa zona della città. Un plebiscito che non le varrà l’agognata poltrona di assessore. Nemmeno con l’ultimo rimpasto, che pure la vedeva in pole-position: “Non me lo aspettavo, ma alcuni colleghi hanno proposto davvero il mio nome come assessore al Turismo, il documento sarà presentato a breve, sono felicissima”. Alla fine, però, le è stata preferita la “meteorina” Del Giudice e Francesca l’ha presa proprio male. La notizia, l’ha raggiunta ad Antigua, dove era stata invitata, insieme con la deputata Maria Rosaria Rossi e l’architetto Garamondi, nella tenuta del Premier. Una vacanza programmata in coda al G20 in Brasile, alla quale Berlusconi ha dovuto rinunciare dopo che è iniziata a circolare la notizia.
Emanuela Romano
La sua storia si intreccia con quella di Francesca Pascale: insieme fondano il comitato “Silvio ci manchi”; insieme frequentano Palazzo Grazioli e Villa Certosa, cene pubbliche o riservatissime a bordo pista. Laureata in Psicologia, master in marketing e comunicazione in Publitalia ‘80, Berlusconi stravede da subito per lei: la vuole prima deputato, poi europarlamentare. Agli inizi del 2008, ai genitori della ragazza in visita a Palazzo Grazioli, Berlusconi dice “mi date l’onore di fare di vostra figlia un deputato della Repubblica?”. E la fa accomodare al suo posto dietro la scrivania di Palazzo Grazioli. Una scena da “mille e una notte” ma il finale è amaro: la candidatura naufraga miseramente. Sarà così anche nel 2009 per il Parlamento Europeo, dopo essersi dovuta sorbire la scuola di partito con Denis Verdini e Renato Brunetta. Papà Cesare, artigiano dei presepi, per protesta tenterà di darsi fuoco proprio davanti alla residenza romana del Premier. Toccherà a Nicola Cosentino trovare a Emanuela una sistemazione. L’ex sottosegretario, propone la ragazza a diversi imprenditori campani ma le proposte sono per lei “irricevibili”: sognava uno scranno in Parlamento, le offrono una comoda poltroncina da segretaria d’azienda. A marzo 2010, per la Romano arriva la candidatura alle regionali, con la promessa di un posto nella giunta del Presidente Caldoro. Il claim della sua campagna elettorale sembra più un avvertimento al suo Pigmalione che agli elettori: “Mo’ basta! Arap l’uocchie”. Contrariamente a quanto era stato per la Pascale, però, il partito al suo fianco non c’è ed Emanuela sarà la meno votata in assoluto del Pdl. Poco male: un mese dopo sarà nominata assessore al Comune di Castellammare di Stabia, la ex Leningrado del Sud appena espugnata dal centrodestra. Deleghe pesanti per lei, lavoro e politiche sociali in una delle aree del Paese più colpite sul fronte occupazionale: “Sono stata chiamata come tecnico”, dichiara decisa appena nominata. Ora, sembra aver trovato la sua dimensione: “La pace interiore è una grande forma di energia!!!” ha scritto alle ore 8,19 del 4 giugno sulla sua pagina Facebook. E a chi le chiede come trovare il giusto equilibrio, risponde: “Continua a cercare, a volte basta solo vedere meglio ed è già lì dentro di noi…”. Un po’ Freud, un po’ Quelo.
Virna Bello
Era la terza del gruppo “Silvio ci manchi”. Più che alla politica amava dedicarsi alle feste mondane di provincia: faceva la pr, per tutti era la “braciulona”. Sarà la prima a ottenere un incarico: assessore comunale all’Istruzione a Torre del Greco, la sua città di origine. E anche la prima a confermare la propria presenza a Villa Certosa nell’ottobre 2006 con le amiche Francesca ed Emanuela: “Ricordo ogni particolare perché in quell’occasione mi resi conto che il paradiso esiste pure sulla Terra… Il viaggio a Villa Certosa rappresentò una spinta decisiva, in termini di entusiasmo e passione, per intraprendere diciamo così la carriera politica” ha dichiarato al portale napoletano
www.metropolisweb.it. Sarà anche la prima a rimanere senza incarico: un anno dopo la nomina le è stata revocata.
Giovanna Del Giudice
Ventisei anni, iscritta alla facoltà di giurisprudenza, un passato da ragazza immagine al Billionaire e da meteorina nel tg4 di Emilio Fede: tanto è a Giovanna Del Giudice bastato per finire tra le “Papi Girl” della scuola di formazione azzurra in cui nella primavera 2009 si allevavano veline per Bruxelles. Le parole di Veronica Lario, il “ciarpame senza pudore” denunciato dopo la festa per i 18 anni di Noemi Letizia a Casoria, ostacolarono la sua candidatura: “Non protesto, ma un po’ ci resto male. Avevo anche firmato dal notaio” dichiarò all’indomani della sua esclusione tornando a fare da assistente parlamentare (ha lavorato con i senatori Ghigo, Rizzotti e Picchetto). Anche per lei, ci sarà un posto alle regionali in Campania ma, con 4000 voti, Giovanna risulterà la penultima dello schieramento azzurro. Peggio di lei farà solo Emanuela Romano, nominata poi assessore comunale a Castellammare di Stabia. Un posto a Giovanna lo troverà, invece, Luigi Cesaro, che agli inizi di luglio la nomina nella sua giunta provinciale a Napoli: assessore alle pari opportunità e alle politiche giovanili. “Giovane ed ex meteorina: e allora? L’ho premiata e non me ne pento affatto” ha dichiarato al Corriere del Mezzogiorno il Presidente amico prima di don Raffaele Cutolo poi di Silvio Berlusconi.
Antonia Ruggiero
“Ho salvato la Giunta Provinciale di Avellino da un destino come quello di Taranto” (giunta annullata dal Tar per mancato rispetto delle quote rosa) raccontava appena pochi mesi fa Antonia Ruggiero, la prediletta irpina del premier. Perché era l’unica donna nella Giunta di Cosimo Sibilia, il presidente senatore (doppio incarico), anche se imposta direttamente Berlusconi. Figlia di imprenditori, sposata con un giornalista Rai, bruna con gli occhi di ghiaccio che hanno stregato il premier: nel 2008 il nome della Ruggiero era stato cassato all’ultimo momento dalla posizione numero cinque della lista di Forza Italia alla Camera. “Ero in quota Rotondi, ma la mia era una candidatura del presidente Berlusconi e, purtroppo, sono stata inspiegabilmente silurata all’ultimo minuto. Ci sono rimasta di gesso”. Un anno dopo, stesso refrain per le Europee. Il rimedio è quel posto da assessore provinciale alle politiche giovanili e alle pari opportunità. Ma non basta, Berlusconi impone nuovamente il suo nome in lista alle regionali. Come per la Del Giudice e la Romano. Per lei, però, il premier ha preteso l’impegno dell’intero partito e alla fine la Ruggiero è risultata la prima eletta nella provincia di Avellino, mandando su tutte le furie l’ex capo dell’opposizione in Consiglio, il finiano Franco D’Ercole, che non ce l’ha fatta a essere riconfermato. Ora guida la commissione cultura, con auto blu e indennità aggiuntiva.
Nicole Minetti
“Sono adeguata al ruolo”. La giovane e bella Nicole Minetti al suo primo giorno da consigliere regionale si è mostrata decisa e spavalda. Purtroppo ai giornalisti non è stato consentito porgerle domande perché dalle sue spalle è spuntata una signora di mezza età che con piglio preciso ha agguantato e allontanato i microfoni. “La dottoressa Minetti non parla, io son la sua pierre”. Abbandonati i microvestiti con i quali ha tentato di sfondare nel dorato mondo televisivo (fra cui i casting per Colorado Cafè di Italia 1 e i passaggi in Scorie su un’altalena), la 25enne Minetti si è presentata in aula con un abito monacale grigio chiaro. Su di lei si erano scatenate polemiche furibonde perché Berlusconi aveva imposto la sua candidatura nel listino blindato di Roberto Formigoni. Scalzando volti e nomi più noti, come Paolo Cagnoni, l’assistente del ministro Sandro Bondi. Ma l’ordine arrivato da Arcore non poteva cadere nel vuoto.
Silvio Berlusconi e Nicole Minetti si sono incrociati un anno fa. Quando la giovane di Rimini, arrivata a Milano per la specializzazione di Igiene dentale al San Raffaele, venne reclutata per fare la hostess allo stand di Publitalia da Luigi Ciardello. Accomodata su uno sgabello, con tacchi 12, tailleur bleu scuro con doverosi spacchi e adeguate scollature, il Cavaliere rimase folgorato. Questo almeno raccontano i soliti maligni, gli invidiosi retroscenisti. Lei, pur non avendo mai fatto mistero dell’amicizia nata con il premier, ha sempre tenuto a precisare di essere “adeguata”. Io, ha detto in una (rarissima) intervista al Corriere della Sera rilasciata prima di essere eletta, “ho il mio curriculum, mi sono preparata e credo di essere adeguata al ruolo”. Certo “sono consapevole di essere giovane e di avere ancora molto da imparare. Ma non mi piacciono i giudizi affrettati e credo che le persone vadano misurate sul campo”. E poi fa una richiesta: “Potreste smettere di pubblicare le foto di quando ho lavorato in tv? Il mio mestiere è un altro”. Ovviamente il Corriere della Sera pubblica l’intervista corredata da due foto. Una che ritrae Minetti ai tempi della tv con abiti a dir poco succinti e l’altra nella nuova veste: niente più scollature audaci né lunghi capelli al vento ma una casta camicia bianca e capelli raccolti. Al primo giorno tra i banchi del consiglio regionale si è conquistata l’interesse dell’altra matricola: Renzo Bossi. Il trota, in appena due ore, ha colto l’adeguatezza in aula di Nicole Minetti.
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/09...ine-di-b/58367/Berlusconi padrone di casa della consigliera Pascale e della ‘raccomandata’ RaiFrancesca Pascale, assieme a un seggio a Napoli ha trovato pure un tetto (di lusso) a Roma. Sistemata anche Adriana Verdirosi, 'raccomandata' Rai
Magari potessi, magari”, gridava a Gad Lerner la giovane Francesca Pascale nella trasmissione L’Infedele incentrata sullo svilimento del corpo delle donne. La ragazza difendeva Papi-Silvio di fronte alle critiche per lo stile di vita poco morigerato. “Tutta invidia” secondo la giovane napoletana. “Magari potessi farlo anche io”, diceva allora ammiccando ai telespettatori. Finalmente quell’antico desiderio, almeno in parte, si è realizzato. Un frammento dello specchio delle brame berlusconiano, Francesca lo ha agguantato.
Dopo l’ingresso nel partito di Berlusconi, dopo l’ingresso nella villa sarda di Berlusconi, è riuscita finalmente a insediarsi in pianta stabile in una casa del Cavaliere. Il Fatto Quotidiano ha scoperto che la ragazza napoletana eletta consigliere provinciale a Napoli nel 2009, abita in un appartamento di Silvio Berlusconi.
Per l’esattezza è inquilina della Immobiliare Dueville Srl, partecipata al 40 per cento dalla Dolcedrago di Berlusconi e per il restante 60 per cento dalla Holding Prima e dalla Holding Ottava, due delle 22 società omonime che controllano la Fininvest. Non basta: sempre mediante la Dueville, nello stesso periodo, il presidente del Consiglio ha comprato un secondo appartamento a Roma in zona Cassia. Sul citofono si legge da pochi mesi il cognome di Adriana Verdirosi, un’altra valletta che compariva nelle liste dei nomi delle candidate per le elezioni europee del 2009, poi depennate grazie all’intervento pubblico di Veronica Lario.
Berlusconi non è nuovo ad acquisti immobiliari a Roma. Nel 2004 comprò mediante un’altra società un attico alla Balduina dove la conduttrice della RAI Sonia Grey abitava in affitto da anni. Per la sua vecchia fiamma Virginia Sanjust nel 2006 spese 2 milioni e 250 mila euro per un appartamento in piazza Campo dei Fiori. La storia di Francesca Pascale, rispetto alle altre, assume anche un risvolto di interesse pubbblico. L’amica napoletana del presidente del consiglio è stata candidata alle elezioni provinciali del 2009 e gratificata con una consulenza al ministero dei beni culturali. Ora si scopre che il Cavaliere e la giovane promessa del Pdl di Posillipo sono legati oltre che dalla passione politica anche da quella per le belle case. L‘appartamento in questione è inserito in un comprensorio signorile in cima a via Cortina d’Ampezzo, in zona Trionfale, è composto di una sola camera, servizi e terrazzo ed è costato al Cavaliere ben 470 mila euro. Un prezzo molto elevato ma che si giustifica per la presenza del box e soprattutto per il contesto. Il palazzo è videosorvegliato e presidiato all’ingresso da un portiere ed è dotato di una bella piscina condominiale circondata dal verde e dai lettini prendisole.
Al citofono risponde Catiuscia Pascale: “Francesca non c’è”, dice con grande disponibilità, “io sono sua sorella e sono venuta a trovarla. Ogni tanto, visto che vivo a Latina, mi appoggio qui”. Quando il cronista chiede perché la sorella abita in una casa del presidente del consiglio, lei cade dalle nuvole: “ma cosa dice? La casa non è di Berlusconi, mia sorella è in affitto qui da circa un anno e non mi ha mai detto nulla del genere. Mi viene da ridere solo all’idea”. Le visure della conservatoria dei registri ipotecari di Roma raccontano un’altra storia: il 19 ottobre del 2009 la società Immobiliare Dueville Srl con sede in Segrate, rappresentata da Marco Sirtori, compra dalla Alef Immobiliare pagando 370 mila euro in contanti e estinguendo il mutuo di 99 mila euro che ancora gravava sull’immobile. Una somma alla quale bisogna aggiungere i 24 mila euro incassati dal mediatore immobiliare e le tasse pari a 47 mila euro. L’esborso di oltre 540 mila euro è solo un investimento immobiliare del Cavaliere o anche un bel gesto verso la giovane collega di partito? La sorella dice che Francesca Pascale è in affitto e che in famiglia nessuno sapeva dell’insigne locatore. Per capire se si tratta dell’ennesimo caso di un politico ben accasato “a sua insaputa”, Il Fatto Quotidiano ha cercato di ottenere la versione di Francesca Pascale, ma la consigliera provinciale non si è fatta viva.
Il rapporto tra la giovane napoletana e il Cavaliere nasce nel 2006. A quel tempo questa giovane laureata è famosa più per i suoi balletti ancheggianti che per le sue idee. In una trasmissione cult sulla tv locale Telecapri (“Il Telecafone”) balla e canta insieme a tre colleghe: “se mostri un po’ la coscia si alza l’auditelle, se muovi il mandolino si alza l’auditelle, se abbassi la mutanda si alza l’auditelle”. A Napoli il ritornello inventato dal cabarettista Oscar Di Maio lascia il segno. Su Youtube i video dell’attuale consigliere provinciale di Napoli che struscia il suo top mozzafiato sul compiaciuto comico Di Maio restano tra i più cliccati. Il telecafone pelato sorride vestito come un camorrista e canta il suo inno ironico al “cafunciello”. Francesca Pascale e le colleghe improvvisano un merengue sull’erba mentre il lui sventola un tubo di gomma con pose alla Merola (Mario, beninteso, non Valerio) e schizza acqua sulla telecamera.
Purtroppo per i patiti del genere, al culmine di questa fulminante parabola nello show biz partenopeo, che lascia una scia generosa di immagini sulla rete, Francesca Pascale abbandona una strada segnata per scendere (o meglio salire) in campo. La sua ascesa dal sifone di Telecapri alla piscina di Roma, dal Telecafone al Telepadrone, è una tratettoria istruttiva della selezione della classe politica nel mondo berlusconiano. Nel 2006 Francesca Pascale fonda con un paio di amiche il circolo “Silvio ci manchi” ispirato dalla nostalgia che attanagliava il Vesuvio per la dipartita del premier da Palazzo Chigi.
Le animatrici del comitato fanno tutte carriera: Francesca Pascale è consigliere in provincia dal 2009; Emanuela Romano è assessore a Castellamare di Stabia dal 2010, ma diventa celebre il 28 aprile 2008 quando il padre si cosparge di benzina come un bonzo sotto Palazzo Grazioli minacciando di darsi fuoco se Silvio non provvede a sistemare la figlia. Mentre Virna Bello, bionda pienotta che si autodefinisce la Braciolona, è oggi assessore a Torre del Greco. Quando le tre ragazze vengono fotografate mentre scendono dall’aereo privato del Cavaliere a Olbia, è Francesca Pascale quella più decisa del terzetto che si incammina con piglio da leader verso Villa Certosa. E, mentre la Romano con i giornali nega di essere lei, Francesca rivendica la sua deliberata scelta politica: “Ma che scherziamo, certo che siamo noi! A ottobre del 2006 ci siamo presentate e appena qualche settimana dopo siamo partite in aereo per Villa Certosa”. A Repubblica proclamava: “non c’è niente di cui vergognarsi, era una convention politica”.
Da allora, quando il Cavaliere scende a Napoli, Francesca lo aspetta all’hotel Vesuvio e Silvio trova sempre un momento per parlare con lei. Politicamente all’inizio è un disastro: raccoglie solo 88 voti nel 2006 nel suo quartiere Posillipo alle municipali. Il Cavaliere però stravede comunque per lei. Nel 2008 il suo nome spunta tra le papabili per il Parlamento europeo ma Veronica guasta tutto. Nel giugno 2009 arriva il risarcimento: Francesca Pascale ottiene 7600 consensi nelle elezioni che decretano il successo di Luigi Cesaro e vola in consiglio provinciale. Si segnala subito per una verve insolita per una debuttante. Quando Nicola Cosentino insiste sulla candidatura a presidente della Campania nonostante la richiesta di arresto, è una delle poche nel Pdl che ha la forza per dirgli a brutto muso: “Berlusconi non punta su di te”. In un’intervista a Conchita Sannino di Repubblica si autocandida addirittura a coordinatrice del Pdl in provincia. Eppure, a sentire la capogruppo dell’Italia dei Valori, Maria Caterina Pace, a questa effervescenza mediatica non si accompagna un’attività istituzionale nelle sedi deputate. “Partecipa ai consigli provinciali che si riuniscono in media una volta al mese ma per il resto non saprei cosa dire di lei. Farebbe parte della commissione pari opportunità”, spiega la consigliera Idv, “che ha portato avanti dei progetti importanti come lo sportello anti-violenza in ogni pronto soccorso per tutelare le donne. Ma lei non si è mai vista. Mi dicono stia spesso a Roma”. Nessuno pensa alla creazione di un comitato “Francesca mi manchi” ma in molti si chiedono cosa faccia nella capitale. “Anche io non la vedo quasi mai. Dicono che avrebbe una consulenza al ministero dei beni culturali”, dice il capogruppo in provincia del Pd, Giuseppe Capasso. Ma al ministero precisano: “Francesca Pascale da un anno non lavora più qui”.
L’altra casa romana appartenente alla società Dueville di Berlusconi si trova sulla Cassia e oggi è disabitata. È stata comprata il 14 settembre del 2009 (dopo un preliminare siglato ad aprile) per un prezzo di 380 mila euro. Il Cavaliere si è aggiudicato un quinto piano che affaccia sul parco dell’Insughereta, composto di salone, due stanze, doppi servizi e ampia terrazza per un prezzo davvero buono, visto che al piano terra si vende a 250 mila euro un appartamento composto di due stanze e servizi. La società di Berlusconi ha appena finito i lavori di ristrutturazione e l’appartamento non è ancora abitato. Un ragazzo che abita lì vicino dice che la nuova inquilina è una ragazza. Sul citofono c’è scritto Verdirosi. Adriana Verdirosi è un’altra valletta che era apparsa nella lista delle candidate di Papi nel 2009. Nell’articolo di Libero che parlava dei corsi di politica per selezionare le nuove europarlamentari, e che ha favorito l’arrabbiatura di Veronica Lario sul ciarpame senza pudore, il suo nome c’era.
Mario Prignano ricordava la sua esperienza di cantante in Giappone con il singolo Sunny Day. Ma in realtà Adriana Verdirosi divenne famosa nel 2007 quando Luca Telese la portò in tv nella trasmissione Tetris (allora trasmessa da Raisat) come modello di valletta raccomandata. Era stata segnalata ironicamente (o almeno così si credeva) dall’allora presidente di Raisat come raccomandata da un politico. “Io lo chiamo Cicci ed è giovane dentro”, diceva allora Adriana Verdirosi ridendo in tv. Tutti pensavano a uno scherzo. Il duetto tra la ragazza che si ostinava a non svelare chi si celava dietro quel nomignolo e il conduttore che la incalzava era un tormentone fisso della trasmissione. Tre anni dopo il suo cognome compare sul citofono della casa di Silvio Berlusconi. Da allora di lei si son perse le tracce ma non è detta l’ultima parola. Le elezioni sono alle porte.
Da Il Fatto Quotidiano del 9 settembre 2010
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/10...politica/58952/Le case del Capo? Per le parlamentari: “Colpa della legge elettorale”Dalla Bonino alla Turco nessun commento sugli appartamenti dati dal Caimano alle sue "preferite". Al centro della polemica la dichiarazione della Napoli sulla prostituzione tra le onorevoli
“Il suo era un estremo logico, una potenzialità di una situazione: non ha detto che c’è stata prostituzione ma che in un sistema elettorale come questo può succedere”, dice Sofia Ventura, politologa e mente di FareFuturo.
Eppure Angela Napoli, per quell’estremo logico, per quella potenzialità messa a verbale, ha dovuto scusarsi, spiegare che era la risposta alla domanda di un giornalista, sottolineare la banalità per cui ci sono tante “meritoriamente” sedute sui seggi parlamentari.
E nemmeno quando qualche potenzialità diventa concreta – prendete la casa dove vive la consigliera provinciale del Pdl Francesca Pascale, di proprietà di Silvio Berlusconi - difficile trovare qualcuno disposto a dire che sì, forse Angela Napoli qualche ragione ce l’aveva. “No!” risponde Emma Bonino quando le chiedi se puoi farle qualche domanda sulla casa del Capo, e si scioglie solo quando le sottolinei l’assurdità di questa legge elettorale, che però, aggiunge, “favorisce anche lo scambio con amici, cognati, affaristi”. Guai a parlare solo delle amiche di Papi anche con la sua collega Radicale, Rita Bernardini: “Perché la Napoli se l’è presa con le donne e non con gli uomini? – si domanda Rita Bernardini – In Parlamento siamo tutti nominati- Noi donne siamo poche, non possiamo azzuffarci tra di noi”.
Non vuole scendere “su questo terreno, che non considero politico” nemmeno Livia Turco, mentre Sofia Ventura sostiene che “Berlusconi può mettere i suoi appartamenti a disposizione di chi preferisce, non è un reato, ma di certo è una mossa poco elegante”.
Ma se si esce dal caso concreto, se si chiude la porta delle case di Berlusconi, qualche “legittimo sospetto” sui metodi di reclutamento prediletti dal fondatore del Pdl, ci sono eccome. Tanto che il dietrofront della Napoli, subissata dallo sdegno delle parlamentari di centrodestra, viene letto quasi come un segnale di superiorità: “Ha fatto bene a scusarsi, a sbrigarsela così – riflette ancora la Ventura – Ha chiuso in fretta una discussione pretestuosa, ha cose più importanti di cui occuparsi”. “È inutile che le donne di centrodestra si arrabbino – aggiunge Livia Turco – Angela Napoli ha colto un punto: questa pessima legge elettorale è pessima soprattutto per le donne”, spiega la deputata Pd. E visto che il problema esiste, propone la parlamentare Pd, è giusto cominciare a dare una “lettura sessuata” della politica.
Il porcellum – parliamo della legge elettorale, sia chiaro – “nega il merito” e “legittima il sospetto che tu non sei lì per le tue competenze ma per il tuo rapporto con il Capo, di qualsiasi natura sia. Certo, è un po’ difficile che lo dicano a me, ma soprattutto alle giovani può succedere che si mormori che sono state messe lì da qualcuno”. In questo senso, ammette la Turco, la Napoli “ha totalmente ragione, basta con l’ipocrisia”. E un’idea su come chiudere ogni spazio alle illazioni ce l’avrebbe: “Bisognerebbe aprire una battaglia all’insegna del ‘Siamo tutte sospettate’. È un’onta da cui dobbiamo liberarci. Anche perché l’autonomia delle donne ha sempre coinciso con la forza delle istituzioni: non è un caso che si ami tanto questa legge elettorale, è perché è funzionale a una visione padronale della democrazia”.
Non la pensa così la corazzata femminile del Pdl, pronta a scattare ogni volta che qualcuno osa ricordare cosa ha prodotto Papi. “Ho trovato la loro replica molto inutile e banale – osserva la Ventura – non erano chiamate in causa direttamente, perchè sono sempre loro che protestano?”. Una spiegazione lei ce l’ha. “È il principio per cui il Capo ha sempre ragione. Il problema è che non hanno avuto il coraggio di affrontare il tema del reclutamento nel partito”. In compenso non si scomodano se il premier “recluta” ragazze per Gheddafi. “Il principio è sempre lo stesso: quello che fa Berlusconi va bene, punto”.
Speranze per il futuro? La Turco qualcuna ne ha: “Credo che nel loro animo questa inquietudine che ogni tanto esplode ce l’abbiamo”, immagina Livia Turco. “Penso a una come Stefania Prestigiacomo, non credo che possa essere indifferente a questo scempio. Abbiamo tutte il problema di essere libere dai sospetti”. Ma la Pascale può stare tranquilla. Si indignano solo per i sospetti.
Da Il Fatto Quotidiano del 10 settembre 2010