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La fabbrica delle bufale su Facebook Un «grande vecchio» muove il network?

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Felipe-bis
view post Posted on 29/7/2010, 09:54




http://www.unita.it/news/tecnologia/101798...uove_il_network

La fabbrica delle bufale su Facebook Un «grande vecchio» muove il network?

di Davide Notatutti gli articoli dell'autore Nelle ore in cui sto scrivendo questo articolo inizia a prendere piede tra le lande del più famoso social network della rete un nuovo gruppo di violenta provocazione fine a sé stessa, condito con i soliti ingredienti di goliardia e intolleranza. Dopo la bufala sbugiardata del gruppo omofobo anti-Vendola, stavolta la vittima designata da questa vera e propria “fabbrica dei gruppi-shock” è il mondo del tifo calcistico, con un occhio di riguardo per la tifoseria laziale.

L’immagine sgradevolmente prescelta come icona del neonato gruppo “I tifosi di calcio? Bambocci inutili, repressi e gay” è infatti il manifesto funebre di Gabriele Sandri, il tifoso tragicamente morto nel 2007 dopo essere stato colpito da un proiettile sparato da un agente della Polizia. Lo spirito del gruppo, che nel giro di pochi minuti ha già raggiunto la quota di duecento utenti, è evidente. Se non lo fosse, basterebbe leggere alcune delle orrende frasi inaugurali poste da alcuni dei suoi principali partecipanti, come ad esempio: “I tifosi di calcio sono buoni solo a prendere pallottole di rimbalzo”. Attualmente, dopo la solita auto-promozione del gruppo presso siti e gruppi Facebook attinenti al tema prescelto per la campagna di provocazione, la pagina in questione si è già trasformata, come potete immaginare, in un campo di battaglia verbale ai limiti della sopportabilità.

Ci sarebbe da scommetterci che un gruppo del genere potrebbe con molta facilità essere preso ad esempio da qualche noto esponente o portavoce del nostro Governo a dimostrazione della necessità di porre un bavaglio alla Rete; e qualche tele-direttore fedele alla linea si starà già sfregando le mani per il nuovo servizio tagliato su misura da inserire tra l’orsetto Knut e le coattelle d’Ostia. Ma la foga, si sa, è cattiva consigliera; e molto spesso non agisce in buona fede. Dunque, prima che il pretesto sia servito su un piatto d’argento, andiamo a svelare questa nuova bufala del web ed iniziamo anche a porci qualche definitiva domanda.

Innanzitutto: il fondatore del gruppo (il classico profilo falso, in gergo “troll”) è lo stesso Andrej Ustascija che amministrava anche il gruppo-bufala contro i “comunisti gay”. La destra e la sinistra qui non c’entrano più di tanto, perché il fine ultimo del fenomeno pare semplicemente la destabilizzazione completa del mezzo Internet. Avevo già preso contatti nei giorni passati con alcuni dei profili che si muovono dietro le quinte di queste pagine, e che sono poi i principali partecipanti (per non dire i diretti fondatori ed amministratori) dei gruppi-vergogna contro Falcone e Borsellino o dell’ancor più celebre campagna a favore della violenza sui cani, su cui molte dita redazionali in Italia si son spese (ma forse non altrettante volontà critiche).

Gli amministratori della pagina “I comunisti sono tutti omosessuali, rimandiamoli al loro paese” ci hanno già rivelato come dietro la costruzione sistematica (e direi, anche, a tempo pieno) di questi gruppi non ci siano affatto baby-gang di adolescenti razzisti o omofobi ma un anonimo e ben istruito collettivo di ricerca sociologica il cui intento è lo studio dell’impatto emotivo che possono avere determinati contenuti di nuova comunicazione sulla massa virtuale.

Riesco, dopo un fitto scambio di messaggi e proposte di colloquio che debbono passare anche attraverso il vaglio del gruppo, a parlare direttamente con due dei troll più anziani, e cioè esperti e seguiti, del collettivo che ho qui rinominato “la fabbrica dei gruppi-shock”, Gioseppe Altasquola e Otto Weininger.

Altasquola tiene a smentire la dichiarazione che avevo raccolto precedentemente dal suo collega Ustascija secondo cui “sotto questi gruppi vi sono fili mossi dall’alto” e cerca di ricondurre l’intero fenomeno nell’alveo dello spontaneismo del movimento culturale: “Siamo Troll che hanno scelto di dare un senso alle loro provocazioni. Il nostro non è un collettivo che prende di mira omosessuali e comunisti, o almeno non soltanto queste categorie, anche se ultimamente sono i nostri bersagli preferiti.”. Molto cortesemente mi spiega che il collettivo è formato da un centinaio di profili, rigorosamente anonimi e la cui vera identità non è rivelata neppure al suo interno (metodo molto simile a quello dei Black Bloc, con tutte le ovvie differenze del caso).

I troll si incontrano e discutono di nuove strategie o campagne da affrontare attraverso forum riservati e amministrati dai più anziani, una struttura che a dire il vero non mi pare particolarmente solida o impermeabile a infiltrazioni e deviazioni strumentali. Uno degli esperimenti di cui va più fiero è quello in cui, dopo aver costituito il gruppo “Difendiamo Emergency” e aver raggiunto gli oltre trecentomila utenti, fu deciso di rinominare lo stesso “Togliamo la scorta a Saviano” per iniziare una violenta campagna contro lo scrittore di Gomorra (e a questo punto dell’articolo, il lettore leghista sogghignerà compiaciuto). Qualcosa di molto simile, mi par di ricordare, fu messo in atto anche da uno spontaneo gruppo di sostegno al Pdl durante una recente campagna elettorale.

Ma è con Otto Weininger, a quanto pare il troll principale del collettivo (o qualcosa del genere), che il discorso si fa più compiuto. Andiamo al dunque, dico: siete collegati in qualche modo con facoltà di sociologia, comunicazione o con agenzie di marketing politico?
“Non mi risulta. So però, che vi sono troll estranei alla nostra famiglia, dichiaratamente fascisti e vicini alla Destra. Ma con loro, almeno noi personalmente non intratteniamo rapporti.”.

Quale è la vostra struttura e quali sono le vostre finalità?
“La nostra struttura è una rete informale non gerarchica di individui, parzialmente chiusa al mondo esterno. Prima di essere dei “nostri”, si deve fare un breve periodo di apprendistato, interiorizzare l’ethos, le modalità relazionali, il linguaggio. La nostra finalità principale è gettare scompiglio in rete”.

Non crede che gruppi esterni, agenzie di mercato o addirittura intelligence possano essere particolarmente interessati alle vostre ricerche sulle reazioni di massa a determinati input immessi nella comunicazione virtuale?
“Non solo lo credo ma è chiaramente così. Io stesso, nel corso del tempo, verifico le modalità di risposta delle masse ai miei messaggi.”.

Sarò sincero: pur volendole concedere la più completa buona fede, io credo che non valga la coscienza che un gruppo abbia o creda di avere di sé stesso rispetto all’utilizzo che un determinato Potere possa farne. Non crede che spingere sul pedale della provocazione violenta, proprio nei giorni in cui la politica discute del bavaglio da mettere al web, sia solo un ottimo strumento dato in mano a forze liberticide?
“La sua osservazione è condivisibile, senza dubbio. Non mi nascondo dietro il dito del: "Sarà la Storia a dirlo". Mi chiedo piuttosto se, nel contingente, il nostro movimento non possa invece avere fini progressivi. Un gruppo troll si distingue per la natura scherzosa e poco credibile, che deve essere sempre riconoscibile da un osservatore non superficiale. Gli individui devono abituarsi a non cadere vittime del senso comune, spacciato a piene mani in Facebook: a guardare con distacco critico la realtà dei fatti. Le pare possibile che ci sia chi prende sul serio questo gruppo, confondendo realtà ed esercizio di fantasia?”.

Purtroppo sì, mi pare possibile. Non condivido quasi nulla del suo metodo e discorso; né credo che possa mai essere il “terrorismo culturale” una funzione della democrazia. Comunque sia la ringrazio per averci aiutato (nel contingente, come dice anche lei) a svelare pubblicamente il funzionamento di questa fabbrica di bufale online, prima che siano ben altri cavalieri a cavalcarle.
28 luglio 2010
 
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