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Una spia per «amico»su Facebook

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perlanaturale
view post Posted on 11/5/2010, 17:51




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Una spia per «amico»su Facebook

Fa discutere negli Stati Uniti la scoperta di un documento riservato da cui emerge che gli agenti dell'FBI utilizzano i social network nello svolgimento delle loro indagini

I luoghi sociali più popolari della rete sono l’ultima arma dell’intelligence statunitense. Proprio così: Facebook e Twitter, ma anche MySpace e LinkedIn, vengono regolarmente utilizzati dagli uomini dell’FBI per portare avanti le indagini. È quanto emerso da un documento interno del Dipartimento di giustizia Usa ottenuto dall’Electronic Frontier Foundation (EFF) grazie alla legge statunitense sulla libertà di informazione – il Freedom of Information Act.

L’AMICO CHE SPIA – Così, veniamo a sapere che spesso gli agenti creano profili falsi all’interno dei network in questione, con lo scopo di ingannare individui sospetti e riuscire a entrare in contatto con loro al fine di carpire informazioni sui loro traffici e spostamenti. In pratica, quindi, l’FBI si traveste da utente comune, insospettabile, offre amicizia a chi è nel suo mirino, sfoglia i profili per analizzare la rete di persone che circondano il sospettato e fruga nella marea di informazioni pubblicate dagli internauti, che siano messaggi, foto o video. Così, per esempio, i cinguettii postati su Twitter potrebbero confermare o smentire alibi e storie raccontate alla polizia, e una foto pubblicata su Facebook potrebbe smascherare l’incauto autore di un furto nel caso in cui il soggetto in questione abbia posato per lo scatto indossando gioielli rubati o quant’altro.

REAZIONI – La notizia di questa caccia al potenziale criminale «in salsa social» chiaramente non è piaciuta a quanti si battono in difesa della privacy, e ha portato all’insurrezione di alcune tra le principali associazioni per la tutela delle libertà civili. Ma gli ufficiali del Dipartimento hanno fatto sapere che investigare in incognito all’interno dei social network è una pratica legale governata da regolamenti interni, dei quali però non vengono specificati i dettagli. Le 35 pagine che compongono il documento incriminato sono state pubblicate anche sul sito dell’EFF, che promette di raccogliere ulteriore documentazione a testimonianza dell’uso che forze di polizia e intelligence fanno dei social network ai fini dell’attività investigativa.

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