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Ora di religione

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view post Posted on 16/5/2008, 13:33
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http://www.uaar.it/news/2008/05/15/ora-rel...iti-scolastici/

Ora di religione: ricorso al TAR contro i crediti scolastici
Secondo un’ordinanza del Ministero della Pubblica Istruzione relativa agli esami di Stato, la n. 30, prot. 2724, del 10 marzo 2008, gli insegnanti di religione cattolica in sede di scrutinio finale, “partecipano a pieno titolo alle deliberazioni del consiglio di classe concernenti l’attribuzione del credito scolastico agli alunni che si avvalgono di tale insegnamento”.
Contro tale ordinanza hanno fatto ricorso, lo scorso 9 maggio, numerose associazioni laiche e confessioni religiose, alle quali si sono aggiunti studenti che non si sono avvalsi dell’IRC, chiedendo la soppressione dell’art. 8, punti 13, 14, relativi all’attribuzione del credito scolastico agli insegnanti di r.c.
I ricorrenti denunciano che l’ordinanza riconosce solo agli studenti che hanno frequentato un’attività alternativa un credito paragonabile a quello di chi segue la religione cattolica (attività peraltro assai raramente resa possibile nelle scuole!); gli studenti che scelgono altre modalità per trascorrere “l’ora di religione” si trovano ad essere discriminati pur esercitando il diritto allo stato di assoluto non obbligo loro riconosciuto dalla Corte Costituzionale. Si lede in tal modo il principio di laicità della scuola pubblica e si crea una discriminazione tra gli allievi.
Ecco l’elenco delle realtà che si sono viste unite nel ricorso: CRIDES (Centro romano d’iniziativa per la difesa dei diritti nella scuola), MCE (Movimento di Cooperazione Educativa), Associazione “31 ottobre per una scuola laica e pluralista” - promossa dagli evangelici italiani, Tavola valdese, Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI), Chiesa luterana in Italia (CELI), Unione delle Comunità ebraiche italiane (UCEI), Unione italiana delle chiese cristiane avventiste (UICCA), Federazione delle chiese pentecostali (FCP), Alleanza evangelica italiana (AEI), Consulta romana per la laicità delle istituzioni, Comitato torinese per la laicità della scuola, Associazione democrazia laica, Associazione Comitato bolognese scuola e costituzione, Associazione nazionale del libero pensiero “Giordano Bruno”, Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (UAAR), Federazione nazionale insegnanti (FNISM); Centro di iniziativa democratica insegnanti (CIDI), Consulta torinese per la laicità delle istituzioni, Comitato insegnanti evangelici italiani (CIEI), Associazione scuola università ricerca “As.SUR”, Associazione nazionale “Per la scuola della Repubblica”, e Coordinamento genitori democratici (CGD).
 
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view post Posted on 9/6/2008, 23:09
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http://notizie.alice.it/notizie/politica/2...e,15075811.html

SCUOLA/ CEI DENUNCIA "EROSIONE" SCELTA ORA DI RELIGIONE
Non spariscano insegnanti preti. Serve "pieno inserimento"

Roma, 9 giu. (Apcom) - La conferenza episcopale italiana è preoccupata per la "lenta, ma costante erosione delle percentuali di adesione" all'insegnamento della religione cattolica (Irc) nella scuola pubblica e chiede, di conseguenza, che esso sia "pienamente inserito nella scuola".

"L'insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica, ridisegnato dagli accordi concordatari del 1984, ha brillantemente superato la prova del tempo e goda la fiducia della gran parte delle famiglie e degli studenti italiani", afferma un passaggio del comunicato finale dell'assemblea generale dei vescovi (26-30 maggio) pubblicato oggi. "Ciò nonostante, si assiste a una lenta, ma costante erosione delle percentuali di adesione, specialmente per quel che riguarda le grandi città e la scuola secondaria superiore".

"La consapevolezza di questo dato induce a promuovere l'Irc nella sua piena collocazione scolastica e come approccio in chiave culturale alla fede, senza snaturarne la portata religiosa". L'ora di religione sconta, per i vescovi italiani, "due difficoltà oggettive: la sostanziale irrilevanza delle attività alternative e le penalizzanti modalità di valutazione, che di fatto collocano questo insegnamento in una condizione di debolezza e marginalità. La crescita dei laici nel corpo docente - aggiunge la Cei - se da un lato ne ha accresciuto il livello professionale, non deve dall'altro condurre alla totale scomparsa di sacerdoti insegnanti, soprattutto all'interno della scuola secondaria superiore".

Rilevando che "contrariamente a un'opinione largamente diffusa, l'insegnamento della religione costituisce in Europa la regola e non l'eccezione", la Cei sottolinea, quindi, che "il contesto europeo rafforza pertanto l'immagine di un Irc pienamente inserito nella scuola".

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Statistiche sull'ora di religione (ferme a 2 anni fa)

http://www.chiesacattolica.it/cci_new_v3/a...%2020072008.pdf

Anno scolastico Totale Sc.dell'infanzia Primarie Sec.I grado Sec.II grado


07/08 91,1 94,1 94,6 92,7 84,5
06/07 91,2 94,5 94,6 92,9 84,6
05/06 91,6 94,7 95,2 93,1 85,0
04/05 91,8 95,1 95,5 93,2 85,3
03/04 92,7 96,4 95,8 94,1 86,5
02/03 93,0 95,8 96,0 94,3 87,5
01/02 93,2 96,3 96,4 94,7 87,6
00/01 93,6 96,8 96,8 95,1 88,1
99/00 92,9 96,7 96,5 94,9 86,7
98/99 93,4 96,7 96,9 95,1 87,5
97/98 93,6 96,7 97,0 95,6 88,2
96/97 93,7 96,5 96,8 95,7 88,1
95/96 93,9 97,0 97,3 95,6 88,8
94/95 94,4 96,5 97,2 96,0 90,3
93/94 93,5 96,6 96,3 95,4 88,6


Edited by GalileoGalilei - 12/8/2009, 09:33
 
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view post Posted on 6/9/2008, 09:46
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http://espresso.repubblica.it/dettaglio-lo...tutti/2040026/6

LA RIFORMA VENETA DELL’ISTRUZIONE
La materia diventerà obbligatoria
Religione per tutti
Simonetta Zanetti
Donazzan: «Strumento di integrazione». «Il cattolicesimo che si insegna sui banchi non è catechesi ma umanesimo». «Modificheremo il calendario scolastico con il tempo lungo Lasceremo il week end alle famiglie» VENEZIA. «Quando sono diventata assessore non ho dormito per due mesi: io sapevo di caccia e di agricoltura. Ma quest’ultima era andata alla Lega e a me erano toccate istruzione e lavoro. Credevo di andare via di testa». A questo punto Elena Donazzan, assessore multidelega di An spalanca gli occhi e un po’ di quello smarrimento riesce ancora a trovare la strada. Facile credere che all’altezza di due anni fa fosse terrore puro: «Poi ho studiato. E qui abbiamo dei dirigenti bravissimi, che non si risparmiano: si parla troppo male dei dipendenti pubblici». Ora sta lavorando alla legge regionale sull’istruzione. E quando comincia a parlare non si ferma più. «Mi succede se sono preparata. Sennò sto zitta, perché le figuracce sono indelebili».
Assessore, due anni fa ha anche detto di no a Fini.
«Ero una giovane donna, credevo semplicemente di essere stata inserita per dare un po’ di “colore” alle liste, anche se ero piazzata bene. Ma io amo la mia terra, così, quando sono stata eletta ho deciso di restare, ripagando la fiducia di quei 13.651 elettori che avevano creduto in me. La fiducia è come il cristallo, se si rompe è da buttare, non si aggiusta più».
Lui come l’ha presa?
«In realtà è rimasto un po’ stupito. Insomma, bisogna essere delle mentecatte, non fare niente, per non essere riconfermate. Era una strada facile, ma io credo che la nostra regione abbia i titoli per fare da traino all’Italia. Di conseguenza credo sia giusto non depauperare il territorio delle sue intelligenze. Per questo ho apprezzato la scelta di Galan di rimanere. Il nostro è un ambiente sano, ma non cammina da solo spontaneamente, servono forti riferimenti nella cosa pubblica».
Non le sembra che le polemiche tra la Lega e il governatore stiano agendo da freno?
«A me interessa poco chi sarà il presidente dopo il 2010, anche se credo che Galan abbia un diritto di prelazione per quanto fatto in questi anni. Il Veneto dovrà essere guidato da un leader con una visione complessiva, non può essere una repubblica autarchica. Ecco perché ritengo la Lega troppo isolazionista e localista. Ricordiamo che l’Italia nasce nelle trincee del Veneto, che qui i dialetti hanno lasciato il posto all’italiano perché la gente potesse capirsi. Ora va tracciata una nuova “italianità”. Si comincia a scuola a conoscere il nostro patrimonio di valori: è il mio cognome che mi rende “una storia” e io mi comporto bene perché così facendo rispetto la mia storia, la mia famiglia. Lo stesso vale, in una scala più grande, all’interno della società».
Lei sembra appartenere ad una società molto diversa da quella dei bulli e delle bravate su You tube.
«Non è un’altra epoca, ma un altro modo di fare le cose. Siamo stati preda del nichilismo, della distruzione dei valori: il ’68 è stato una grave condanna per l’Italia, poiché ha insegnato la destrutturazione delle istituzioni. Qualche giorno fa guardavo i 5000 volontari di al meeting di Rimini e pensavo che quella maggioranza silenziosa finalmente ha alzato lo testa, si è ribellata. I valori tornano, come un fiume carsico. E allora ben vengano i grembiuli a scuola, il rigore: pensare che la stessa proposta la feci io sette anni fa, per sentirmi dare della fascista».
Il ministro Gelmini ha bocciato la sua proposta di introdurre le “quote” di immigrati nelle classi. Voi avete un appuntamento in sospeso, cosa le dirà?
«Credo che non volesse buttare troppa benzina sul fuoco. Quando ci vedremo, il 16, le dirò che abbiamo bisogno di competenze e le porrò un problema pratico: la necessità di mantenere l’eccellenza nella scuola primaria. Se vogliamo evitare che le scuole diventino dei ghetti, dobbiamo gestire la babele di lingue e culture che abbiamo di fronte. Insisterò sulla necessità di accogliere a scuola solo gli immigrati regolari e di inserirli nelle classi per fasce di età. Ancora, si potrebbero studiare delle classi di apprendimento in cui “testare” la preparazione degli studenti dando loro tempo per imparare l’italiano, prima di destinarli alla classe giusta. Bisogna essere più realisti e meno buonisti. I bambini stranieri sono frustrati quando non capiscono la lingua, si sentono emarginati: qualcuno reagisce piangendo, altri diventano arroganti».
Come riuscirà a far rispettare le quote nelle scuole a maggioranza straniera?
«Supportandole con maggiori servizi, ad esempio pulmini per accompagnare i bambini nelle scuole vicine, mantenendo l’equilibrio. Cosa succederebbe se di fronte a un sistema ormai ingovernabile gli insegnanti si rifiutassero di andare ad insegnare? O se i genitori si rifiutassero di parlare con una docente perché è donna? Non voglio che si creino i problemi delle banlieues francesi, con immigrati di terza generazione. Se poi illustri tecnici hanno risposte migliori me le diano. Non è secondario che nella legge regionale sull’istruzione cui sto lavorando sia previsto l’obbligo dello studio della religione cattolica, per tutti, italiani e stranieri».
Non teme le polemiche?
«La religione insegnata sui banchi non è basata sulla catechesi, ma sulla conoscenza dell’uomo. E’ l’approccio all’umanesimo di cui è intrisa la nostra esistenza: i nostri principi non sono un dettaglio e vengono da qui, mica da Marte».
Cos’altro ci sarà nella nuova legge?
«E’ un progetto educativo che si innerva nel dna veneto e si fonda su scuola, famiglia e formazione. Quindi partiremo con la riforma del calendario scolastico: nella nostra regione famiglie e imprese coincidono, per cui vanno rivisti i tempi e razionalizzati i costi. La famiglia deve avere del tempo per stare insieme. Quindi proporrò il tempo lungo dal lunedì al venerdì, lasciando il sabato e la domenica alla famiglia. E ancora, meno ore di materie che alla fine ti lasciano solo un’infarinatura, e più ore di studio vero, di approfondimento, nel pomeriggio. Tra le novità del progetto c’è anche il passaggio dell’Ufficio scolastico regionale da Roma al Veneto».
Metterete mano anche alle materie?
«Faremo leva su almeno un 20% di autonomia scolastica per introdurre materie ragionali
, tra cui la cultura del lavoro: il lavoro deve essere un’opportunità di vita, non una grande illusione in cui tutti vogliono fare gli avvocati. Insegneremo anche storia della regione. Per questo abbiamo realizzato “Le radici del ricordo” una sorta di libro in un cofanetto di cartone che ricorda le valige dei migranti, con dentro le “pagine strappate”, ovvero quella parte di storia locale di cui non c’è traccia nei nostri libri, la storia dell’Istria e della Dalmazia italiane, le Foibe. Dentro ciascun cofanetto la bandiera dell’Italia e del Veneto. Perché se non sai chi sei, non sai nemmeno dove andare».
Riuscirete ad approvarle prima della fine della legislatura?
«Lo spero. Non dipende solo da me: la legge sul lavoro è ferma il consiglio regionale da un anno e mezzo».
Tra le sue deleghe c’è anche la caccia. Quantomeno insolito.
«So che all’inizio lo stesso Galan era scettico, aveva dei dubbi su di me. Ma quando mi diede l’incarico, mi disse che mi dava queste deleghe - che volevano in tanti - proprio perché non avevo interessi particolari e avrei fatto bene».
Ma lei “pratica”?
«Ho iniziato aderendo politicamente alla caccia perché subiva lo stesso pregiudizio ideologico di odio e accanimento della destra. Non sopporto la distorsione con cui viene affrontato il tema. I cacciatori sono i primi ambientalisti. Non ho mai visto un cacciatore uccidere e buttare via la preda. Credo anche che bisognerebbe rivedere il rapporto distorto tra la vita e la morte. Inoltre non sopporto l’aggressività di certa sinistra che ha materializzato la natura, quasi la vita di un animale valesse più di quella di un bambino. Ora caccio e ho anche una buona mira».
Cosa le piacerebbe fare da grande?
«Il presidente della Regione Veneto. E’ la cosa più bella che possa capitare a un politico».(05 settembre 2008)Torna indietro
 
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view post Posted on 25/9/2008, 13:15
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Dopo un anno esatto dal thread che preannunciava la causa c'è stata l'importante sentenza che equipara gli insegnanti delle restanti materie a quelli di religione: https://laici.forumcommunity.net/?t=9578733

http://www.flcgil.it/notizie/rassegna_stam...causa_risarcita

Corriere: Aumenti solo ai docenti di religione Collega di diritto fa causa: risarcita 25-09-2008 Il caso

ROMA — Un professore di religione guadagna più di un professore di italiano. E anche di uno di matematica, oppure di storia, di inglese, insomma di una delle qualsiasi materie obbligatorie nella scuola italiana. Lo dice la legge, anzi l'interpretazione della legge che per anni è arrivata dal ministero della Pubblica istruzione. Solo agli insegnanti di religione, durante il precariato, è riservato un aumento dello stipendio del 2,5 per cento ogni due anni. Non un patrimonio, certo. Ma dopo otto anni, rispetto ai loro colleghi di altre materie, guadagnano 130 euro netti al mese in più. Stesso lavoro, stipendio diverso: una differenza ingiustificata e dal «profilo di tutta evidenza discriminatorio» secondo una sentenza del tribunale di Roma che potrebbe aprire la strada ad un risarcimento danni di massa. E creare qualche problemino alle casse pubbliche che già di loro non sono messe benissimo.
A fare causa è stata Alessandra Rizzuto, insegnante di diritto con incarico annuale in una scuola superiore della Capitale. Il suo avvocato, Claudio Zaza, sosteneva il carattere discriminatorio proprio di quello scatto automatico previsto solo per i professori di religione. E il giudice del lavoro gli ha dato ragione, condannando il ministero della Pubblica istruzione a risarcire la professoressa con 2.611 euro e 36 centesimi, cifra calcolata sommando gli aumenti che avrebbe avuto insegnando religione. La condanna riguarda solo questo caso specifico ma a poter presentare un ricorso simile sono più di 200 mila: tutti i precari che hanno avuto almeno due incarichi annuali più quelli che sono passati di ruolo dal 2003 in poi, perché nelle cause di lavoro dopo cinque anni arriva la prescrizione.
La professoressa Rizzuto non è una testa calda che un bel giorno ha deciso di fare la guerra al ministero della Pubblica istruzione. La sua è una causa pilota promossa dai Radicali, e in particolare dal deputato Maurizio Turco e dal fiscalista Carlo Pontesilli, una coppia che da tempo va alla caccia dei «privilegi della Chiesa». Ed è proprio di «diritto per tutti trasformato in privilegio per pochi» che loro parlano.
L'aumento biennale del 2,5 per cento è stato introdotto con una legge del 1961 che in realtà riguardava tutti gli insegnanti precari, a prescindere dalla materia. Ma nel corso degli anni una serie di circolari ministeriali ha ristretto lo scatto automatico solo a quelli di religione. All'epoca una logica ci poteva anche essere. Fino a pochi anni fa gli insegnanti di religione erano precari a vita, non passavano mai di ruolo e ogni anno, oltre al nulla osta del vescovo, dovevano aspettare la chiamata del preside. Ma nel 2003, con legge ed apposito concorso, sono stati assunti a tempo indeterminato. E si sono portati dietro gli scatti accumulati, conservando il distacco in busta paga sugli altri colleghi.
Carlo Pontesilli, il fiscalista radicale, ha calcolato che se tutti quei 200 mila insegnanti facessero causa e vincessero, lo Stato dovrebbe tirar fuori 2 miliardi e mezzo di euro. Maurizio Turco, il deputato, se la ride: «Li invitiamo tutti a seguire questa strada. Vorrà dire che quei soldi li metteremo sul bilancio dei rapporti fra Stato e Chiesa».
Lorenzo Salvia

Edited by GalileoGalilei - 25/9/2008, 15:30
 
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view post Posted on 8/10/2008, 12:25
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http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/s...igione.html?rss

IL CASO/La Commissione di Bruxelles accoglie un esposto
che ritiene violato il principio di uguaglianza dei cittadini
Dubbi Ue sui docenti di religione
"Assunti per fede, l'Italia spieghi"
di ALBERTO D'ARGENIO


Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini
BRUXELLES - In Italia per diventare insegnante di religione, anche in una scuola pubblica, bisogna ottenere il via libera del vescovo. Una prassi in vigore dai Patti lateranensi del 1929 ma entrata in collisione con le regole europee che vietano qualsiasi forma di discriminazione in ragione del credo religioso di un lavoratore. E per vederci chiaro Bruxelles ha aperto un dossier e inviato una richiesta di informazioni al governo Berlusconi.

Il caso nasce da una denuncia alla Commissione europea promossa dal deputato radicale Maurizio Turco, dall'avvocato Alessandro Nucara e dal fiscalista Carlo Pontesilli. Le accuse del pool radicale sono molto precise e si fondano sulle regole cardine dell'Unione europea. Afferma infatti la direttiva comunitaria del 2000 contro la discriminazione che un lavoratore non può essere discriminato per ragioni "fondate sulla religione".

Ma c'è di più, visto che la parità di trattamento a prescindere dalla confessione è garantita anche dalla Dichiarazione universale dell'Onu, richiamata dal Trattato di Maastricht, e dalla Convenzione europea sui diritti dell'uomo. E, a quanto sembra, la regola in vigore da ottant'anni e confermata nel 1985 in seguito al rinnovo dei Patti firmato da Bettino Craxi va in un'altra direzione.

L'avallo vescovile, è la tesi radicale, rappresenta infatti una violazione delle regole comunitarie. A non andare è soprattutto la diversità di trattamento tra i professori di religione e quelli delle altre materie: chi vuole insegnare, infatti, deve svolgere un corso di abilitazione di due anni e poi sperare di diventare precario, prima tappa della sua incerta carriera. Chi insegna religione, sottolinea la denuncia recapitata a Bruxelles, invece deve solo ottenere la nomina vescovile (fatti salvi alcuni requisiti professionali) godendo dunque di un trattamento privilegiato vietato dalla Ue. E se anche i corsi sono stati per ora sospesi dal ministro Gelmini, la disparità resta, perché va da sé che un ateo o un non cattolico non può diventare docente di religione, con palese discriminazione rispetto a chi è credente.

Ma non finisce qui, visto che c'è anche una disparità di trattamento retributivo tra i circa 23 mila insegnanti di religione e gli altri, con i primi che prendono più soldi dei secondi. Prassi bocciata a luglio dalla giustizia italiana, che ha condannato il ministero dell'Istruzione a parificare lo stipendio di un professore che ha fatto ricorso aprendo la strada a nuove singole denunce (in Italia non esiste il ricorso collettivo). Argomentazioni che hanno fatto breccia a Bruxelles, con la direzione generale Affari sociali e pari opportunità della Commissione europea che a cavallo dell'estate ha chiesto una serie di informazioni al governo riservandosi di decidere sul caso solo quando avrà letto la risposta, attesa a breve.

Insomma, non si tratta ancora di una procedura formale contro l'Italia, ma l'invio di un questionario significa che la Ue nutre seri dubbi sulla legalità della nostra legge. Esattamente come avvenuto nel 2007, quando Bruxelles ha chiesto una serie di informazioni sui colossali sgravi fiscali accordati alla Chiesa. Un dossier, questo, ancora al vaglio della Commissione che, secondo diversi interlocutori, prende tempo viste le ingombranti pressioni politiche che spingono per un'archiviazione.

(8 ottobre 2008)
 
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Ragionatore
view post Posted on 14/11/2008, 20:54




Questa donna è delirante...
 
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view post Posted on 27/11/2008, 10:23
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http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Di...050468&ref=hpsp

Dio non si taglia
di Roberta Carlini
La scure della Gelmini risparmia gli insegnanti di religione. Che sono 25 mila. E costano 800 milioni l'anno

Zona protetta, qui non si taglia. E neanche si riordina. I 25.694 insegnanti di religione nella scuola pubblica italiana sono al riparo dallo tsunami di tagli e proteste che l'ha investita. Anzi, sono destinati ad assumere un peso crescente, essendo le loro ore intoccabili nella generale riduzione dell'orario delle lezioni in classe. Lo dice anche la Gelmini: macché maestro unico, c'è anche l'insegnante di religione. Che alle elementari e alle materne fa due ore a settimana per classe. Solo che adesso sono due su 30 (o 40, se c'è il tempo pieno), dall'anno prossimo saranno 2 su 24: l'8,3 per cento dell'orario curricolare.

Quadro orario a parte, a fare i conti in tasca alla spesa della scuola pubblica per gli insegnanti di religione si trova qualche sorpresa. A partire dal numero complessivo: in aumento costante, per le massicce immissioni in ruolo fatte negli ultimi anni. Tra il 2004 e il 2007 sono stati assunti oltre 15mila tra maestri e professori di religione. Adesso superano i 25mila, e cifra più cifra meno costano 800 milioni all'anno. Ottocento milioni pagati da tutti, incomprimibili e insindacabili. E non solo perché oggetto di un accordo sottoscritto con uno Stato estero: non è che nei patti col Vaticano siano stati scritti anche i dettagli organizzativi e burocratici, e spesso sono questi a fare la differenza. Un esempio: mentre da tutte le parti ci si affanna per razionalizzare, accorpare, risparmiare, l'insegnante di religione è attribuito rigidamente per classe. Questo vuol dire che c'è sempre, anche se solo uno studente di quella classe opta per l'insegnamento della religione. Ma anche senza arrivare al caso estremo, facciamo un'ipotesi vicina alla realtà di molti quartieri delle grandi città: se ci sono due classi con dieci studenti ciascuna che scelgono la religione, queste non si possono accorpare per quell'ora. Un meccanismo che moltiplica le ore e le cattedre. Diventa interessante, a questo punto, sapere quanti studenti scelgono l'ora di religione, per capire perché il numero degli insegnanti è cresciuto e se potrebbero essere utilizzati meglio: senonché la Pubblica istruzione questa informazione non la fornisce. È un dato che gli uffici statistici del ministero hanno, ma non è a disposizione del pubblico.


Allora bisogna andare alla fonte direttamente interessata, la Cei, per sapere qualcosa. E la Cei ci dice che nella media italiana il 91,2 per cento degli studenti si avvale dell'ora di religione: si va dal 94,6 delle elementari all'84,6 delle superiori. Sembrano tantissimi. E però sono in calo dal 2000 (allora erano sul 94 per cento). Il che segnala un primo paradosso: mentre diminuiva il numero degli studenti 'avvalentisi', aumentava quello dei maestri e prof di religione. I quali sono per la maggioranza donne, quasi sempre non ecclesiastici, mediamente un po' più giovani degli altri insegnanti. Quello che la Cei non dice (e il ministero si guarda bene dal far sapere) è come sono distribuiti: si sa che nelle scuole delle grandi città e nei quartieri con maggiore presenza di stranieri le percentuali scendono molto, ma nel dettaglio non si può andare. Anche perché, qualunque numero venga fuori, vale la rassicurazione del ministro Gelmini: "Gli insegnanti di religione non si toccano". Può toccarli solo la stessa Curia che ha dato loro l'idoneità all'insegnamento, revocandogliela, anche per motivi morali o personali, come una convivenza fuori dal matrimonio o cose simili. In quel caso, si è stabilito qualche anno fa, l'insegnante di religione immesso in ruolo non perde il posto, ma può far valere i suoi titoli per insegnare altre materie: scavalcando altri precari con meno santi in paradiso.
(26 novembre 2008)
 
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Arammigu
view post Posted on 27/11/2008, 16:39




chi mi da i dati per rispondere a questo tizio di un'altro forum?

Interessante.

Ma quale è la legge, articolo e comma in cui è prevista questa cosa?
Quali sono i Decreti Ministerali di attuazione che sanciscono quella che dice la Carlini?

Perchè sennò, senza dati concreti in mano, qualsiasi persona si può alzare la mattina e può dire qualsiasi cosa gli passi per la mente: è questo il bello delle fonti.

Se la Carlini ha scritto queste cose, sicuramente le ha lette su qualche testo normativo - che è l'unico che ha un valore - e quindi mi farebbe piacere quale è questa legge/decreto da cui ha attinto per affrontare il problema.

Altrimenti stiamo parlando di aria fritta.
 
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Felipe-bis
view post Posted on 27/11/2008, 17:46




Io non lo so, immagino che si possa mandare una mail a questa Carlini.
Intanto, ecco un altra 'perla' a soggetto:

http://www.uaar.it/news/2008/11/27/regione...uole-clericali/

Regione Veneto: tre milioni di euro alle scuole clericali

Ci era sfuggita la notizia trionfalistica apparsa sull’Arena del 7/11 e ringraziamo il lettore che ce l’ha segnalata. Trionfalistica per l’assessore regionale (e veronese) Massimo Giorgetti, che ha visto l’accoglimento da parte della giunta regionale della sua proposta di stanziare 3 milioni di euro. A favore di chi? “Si tratta del secondo riparto di questo tipo attuato nel 2008, e riguarda strutture scolastiche gestite da privati, perlopiù istituzioni di ambito religioso”. Le finanze pubbliche sono in difficoltà, soprattutto quando ci sono da erogare servizi essenziali a tutti i cittadini, ma non quando si sono da foraggiare istituzioni di preti, suore e frati. Anzi, bisognerebbe ringraziare: “La presenza di un privato serio, tradizionale, attivo e attento ai veri valori da trasferire ai giovanissimi allievi è da considerarsi un prezioso aiuto nell’espletamento di una fondamentale funzione sociale.” A Verona sono 19 le opere beneficiate per un totale di 349.556 euro. Non ci sono scuole materne pubbliche a sufficienza e la Regione dà, per esempio, 34.000 euro per la materna Castiglione di via Sasse a San Michele, 8.200 euro per la materna di Santa Maria Assunta di Santa Maria in Stelle (santa nella santa), 15.400 euro per la materna Nori Princivalle di via San Marco, oltre 21.000 euro per le scuole aportiane (vescovili) di piazza Broilo e di Borgo Venezia, quasi 15.000 euro per le materne San Gaetano di Rizza. Il reclutamento religioso infantile è assicurato.

Il circolo UAAR di Verona ([email protected])

:sick:
 
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view post Posted on 20/2/2009, 17:07
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http://www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=107546

Cuneo | 20 febbraio 2009
Insegnante di religione investe due ex alunni
In aula
In aula

Un insegnante di religione di un istituto cuneese ha investito due suoi ex allievi.

L'uomo e' entrato nel cortile della scuola in cui lavora alla guida della sua auto e, alla vista di due ex ragazzi con cui non aveva avuto in passato buoni rapporti, li ha investiti.

Soccorsi e trasportati in ospedale, i due giovani se la caveranno con cinque giorni di prognosi. L'uomo e' stato denunciato per lesioni aggravate ed omissione di soccorso.

Gli insegnanti di religione anche per le scuole pubbliche, secondo i Patti Lateranensi dell'29, sono scelti dal vescovo locale ma pagati con i soldi dello stato.
 
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view post Posted on 23/3/2009, 16:47
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http://notizie.virgilio.it/notizie/cronaca...u,18442962.html

Scuola/ Radicali denunciano: insegnanti religione guadagnano di più
"Dal 1961 solo loro ottengono benefici previsti per i precari"
postato 3 giorni fa da APCOM
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Roma, 20 mar. (Apcom) - Gli insegnanti di religione sono gli unici a godere dei benefici previsti per i docenti precari. Tutti gli altri, invece, sono discriminati. E' la denuncia avanzata questa mattina dai Radicali e dall'associazione Anticlericale.net in un incontro con la stampa a Montecitorio.

Nel 1961, spiega Maurizio Turco, deputato radicale, era stato introdotto per legge un aumento periodico di stipendio del 2,5 per cento ogni due anni per gli insegnanti precari. Il beneficio era stato poi confermato da una successiva legge del 1980 che introduceva anche il diritto agli scatti di anzianità. Il problema, continua Turco, è che questi benefici sono stati applicati unicamente agli insegnanti precari di religione. Per tutti gli altri lo stipendio è rimasto lo stesso anno dopo anno.

Sono cinque i professori che hanno già fatto causa al ministero dell'Istruzione. Per due di loro il processo si è già concluso con la condanna della Pubblica amministrazione al risarcimento degli scatti dovuti ma non riconosciuti. "Ormai le sentenze pilota hanno aperto la strada", spiega Carlo Pontesilli, segretario di Anticlericale.net. Occorre però, sottolinea, che ciascun professore interessato faccia causa personalmente, perché i benefici ottenuti da chi ha vinto la causa non saranno estesi automaticamente agli altri. E bisogna fare in fretta, aggiunge, perché il diritto decade dopo cinque anni, per cui è possibile richiedere il risarcimento soltanto per l'ultimo quinquennio. Perciò "ogni mese che passa è perso".

Sono già decine i professori che hanno contattato Pontesilli per avviare la causa e numerosi sono gli avvocati coinvolti. L'effetto, sottolinea, potrebbe essere dirompente perché attualmente, secondo i dati forniti ieri dal ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, sono 130mila i precari che lavorano nella scuola italiana. "Noi accusiamo i sindacalisti - ha detto Turco - di aver visto questa violazione compiuta per anni nei confronti dei precari che rappresentavano e di non aver fatto niente. Ora - aggiunge - vogliamo sapere cosa intende fare il Governo".
 
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view post Posted on 23/3/2009, 17:51
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La sentenza che accoglie le richieste di una insegnante in materie diverse dalla cattolica:

http://www.claudiozaza.it/download/Tribuna...03.20090001.pdf
 
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pippo777
view post Posted on 23/3/2009, 20:02




era ora che qualcuno cercasse di mettere fine a questo obrobrio. ... poi ci parlano di etica sti pretacci..
 
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Kulkulcan
view post Posted on 2/6/2009, 14:59




CESENA (1 giugno) - Un insegnante di Matematica e Fisica del Liceo scientifico “Righi” di Cesena è stato sospeso per due mesi dal lavoro (a stipendio dimezzato) dall'Ufficio scolastico provinciale, dopo aver distribuito ai suoi alunni un questionario sull'ora di religione. Lo riferisce il Corriere di Romagna, precisando che, secondo il docente, l'80% dei 70 alunni di tre classi a cui era stato sottoposto il questionario preferirebbe materie alternative alla Religione (questo il quesito posto), qualora fossero comprese nell' offerta formativa.

Un collega dell'insegnante, però non ha gradito l'iniziativa e ha presentato un esposto in seguito al quale è partita l ispezione, finita con la sospensione dal 20 maggio scorso.

Il sondaggio infatti, sarebbe stato ritenuto invasivo di un terreno estraneo alle competenze del docente. All'insegnante - che fa parte dei Cobas - sarebbe poi stata attribuita anche un'iniziativa ritenuta «estranea ai suoi compiti professionali», come l'impiego di materiale della scuola per affiggere in bacheca vignette solidali con i Palestinesi durante i bombardamenti a Gaza, nello scorso gennaio. Contro il provvedimento disciplinare l'insegnante farà ricorso al giudice del Lavoro.




:blink: Se questa storia è vera come viene descritta .. peggio dei bambini, spero che ci siano altre vere motivazioni...
 
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Fulmo
view post Posted on 2/6/2009, 16:22




ma è incredibile ._.
 
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202 replies since 18/1/2007, 12:18   2800 views
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