http://www.uaar.it/news/2011/02/13/present...le-dei-gentili/La presentazione del “Cortile dei gentili”
E’ stato inaugurato ieri all’Università di Bologna il “Cortile dei gentili”, la fondazione vaticana ideata da Benedetto XVI e guidata dal card. Gianfranco Ravasi destinata al dialogo con i non credenti. All’esterno dell’edificio, davanti alle tante camionette dei carabinieri pronte alla bisogna, ha avuto luogo il volantinaggio dei volontari del circolo UAAR di Bologna. All’interno, presenza in pompa magna del presidente della Regione Vasco Errani (PD), del cardinale Carlo Caffarra, della presidente della Provincia Beatrice Draghetti (PD), del presidente della Fiera di Bologna Fabio Roversi Monaco e del prefetto Angelo Tranfagli.
Nell’introduzione, il rettore dell’Università Ivano Dionigi ha parlato dell’iniziativa come di un “dono a Bologna”, sottolineando come “parlare di Dio sia parlare dell’uomo, e viceversa”, perché si è uomini se ci pongono “le domande ultime”.
Ha quindi preso la parola il card. Ravasi, il quale ha sottolineato come il Cortile dei gentili sia “per ora” precluso alla maggioranza dei non credenti: l’iniziativa odierna era intesa come un collocarsi “su un’altura” per contemplare il mondo dei “troppo poco atei”, molto più esteso di quello invitato all’evento, caratterizzato da “superficialità, amoralità, indifferenza, ovvietà, luoghi comuni, secolarismo banale”. “Un ateismo dello sberleffo” che sconfina “nelle nebbie della stupidità”, un orizzonte che a suo dire è diventato “un ambito che si estende, come una sorta di sudario dobbiamo dire, non soltanto sulla cultura, pensavo sulla politica, dove per molti versi è diventato ormai il vessillo”. L’intervento del cardinale, secondo cui “la teologia è sorella dell’arte, dell’innamoramento”, è stato incentrato su “Dio nell’ateismo” e sulla figura di Emil Cioran, per chiudere poi con una poesia di David Maria Turoldo dedicata agli atei.
Dopo la lettura del brano di Blaise Pascal sulla “scommessa” da parte di Anna Buonaiuto, ha preso la parola il chimico Vincenzo Balzani, dichiaratamente credente, il quale, aiutato da slide, ha sottolineato come scienza e religione siano compatibili, portando a esempio la teoria del Big bang e il racconto della Creazione in Genesi. Balzani ha proposto un’alleanza tra credenti e non credenti in favore delle energie sostenibili, in particolare l’energia solare.
Ha quindi preso la parola il costituzionalista Augusto Barbera, già deputato PCI-PDS, che dopo aver illustrato i significati storici della parola ‘laicità’ è intervenuto sul tema La laicità come metodo. Secondo Barbera, la contrapposizione tra mondo liberale e mondo cattolico, che sembrava finalmente superata con il Concilio Vaticano II, ha purtroppo ripreso vigore con l’emergere dei nuovi diritti. Secondo Barbera, una politica laica deve saper salvaguardare il pluralismo, conciliando le posizioni di credenti e non credenti: a tal fine, lo strumento più idoneo sarebbe il principio di maggioranza. Il giusista ha fatto due esempi di fondamentalismo cattolico e fondamentalismo laico: per il primo, la posizione della Chiesa sul condom; per il secondo, il figlio che Elton John e il suo partner hanno avuto grazie alla maternità surrogata, un tipo di decisione che non terrebbe in alcun conto la dignità delle donne che affittano l’utero, che sono spesso povere indiane bisognose. Barbera ha quindi attaccato il Trattato di biodiritto curato da Stefano Rodotà, che esalterebbe l’autodeterminazione andando oltre il dettato costituzionale: ha inoltre ricordato l’esistenza del “diritto alla vita del nascituro” e ha affermato che “la libertà non è un diritto: la libertà di sterilizzarsi è cosa diversa dal diritto a sterilizzarsi”.
Dopo la lettura di un brano dello Zarathustra di Nietzsche, ha preso la parola il filosofo cattolico Sergio Givone. La sua opinione è che l’ateismo è tale solo quando tiene fermo Dio, anche se per negarlo, mentre chi lo accantona è in realtà soltanto un nichilista. Dopo aver ricordato le parole del Karamazov, Givone ha lamentato il fatto che oggi il nichilismo stia ormai soppiantando l’ateismo, perché il male, per molti, non sembra rappresentare più un problema: “occorre invece continuare a pensare e discutere dello scandalo del male”, come fecero nel Settecento i cristiani Bayle e Leibnitz.
L’ultimo intervento è stato di Massimo Cacciari, che ha parlato di Ateismo nella cristianità. Secondo l’ex sindaco di Venezia, l’ateismo è consustanziale al monoteismo, e non può essere concepibile al di fuori delle civiltà monoteiste. “La nientità divina, il suo non-essere un ente, è immanente al monoteismo puro, quello che sostiene che Dio non è determinabile”, e che “conduce a una forma popriamente intesa di ateismo”. Cacciari ha sostenuto inoltre che “non c’è nulla di più morto di una contrapposizione tra fede e ragione”: anzi, “l’ateismo positivo è benefico per le posizioni dei credenti”, perché li spinge a rafforzare la loro fede. Ma, si è chiesto il filosofo, tale ateismo “ha ancora un’effettualità? Abita ancora la nostra cultura?” Cacciari ne dubita, e concorda con Givone che sia stato rimpiazzato da un ateismo pratico sfociante nel nichilismo “che pensa che il niente sia il nulla”: un atteggiamento con cui la Chiesa dovrebbe ben guardarsi dal dialogare.
Raffaele Carcano
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http://www.uaar.it/news/2011/02/13/comment...le-dei-gentili/Il commento UAAR al “Cortile dei gentili”
Anche se non invitata, anzi, anche se Ravasi, in passato, ha non molto gentilmente definito l’associazione “folkloristica” e “pittoresca”, anche “nazionalpopolare”, le sue iniziative “carnevalate”, i suoi soci “bigotti” e “talebani”, l’UAAR ha ritenuto indispensabile assistere alla prima mondiale del Cortile dei gentili, precisando poi alla stampa le proprie osservazioni.
Ravasi aveva inizialmente dichiarato di voler dialogare con le associazioni di non credenti e con quei non credenti che “vogliono avvicinarsi a Dio” e che credono che la teologia abbia “dignità scientifica e statuto epistemologico”. Sottolineammo subito che sarebbe stato difficile trovarne. L”evento di ieri mostra in questo il fallimento di Ravasi, che è in pratica dovuto ricorrere al solo Cacciari, l’unico relatore esplicitamente ateo presente al convegno: il filosofo era già l’unico punto di riferimento di Ravasi quattro anni fa (cfr. Ultimissima del 19 ottobre 2007), ed è del resto noto per aver fondato l’Università Vita-Salute al San Raffaele, presentato in Vaticano il Gesù di Nazaret di Benedetto XVI e aver partecipato al convegno Dio oggi della CEI, in cui peraltro espose le stesse tesi di ieri (cfr. Ultimissima del 12 dicembre 2009).
La presentazione del progetto ha quindi confermato le premesse: di fronte alla secolarizzazione avanzante e alla continua crescita del numero degli atei, il Vaticano, conscio che non è possibile fermarne la crescita sul “libero mercato religioso” (anzi), cerca di rappresentare gli atei e i non credenti come comunque subalterni al cattolicesimo: esaltatori delle radici cristiane e dell’autorità morale della Chiesa, allineati o quasi alla stessa sul testamento biologico, il crocifisso, l’insegnamento della religione a scuola.
Purtroppo per Ravasi, i non credenti, stimati (non da noi) in quasi dieci milioni di italiani, non si riconoscono in queste posizioni. E questo emerge da tutti i sondaggi disponibili. Ed è per questo che l’impresa vaticana di creare una sorta di “sindacato giallo” era perdente in partenza. Va anche detto che Ravasi ha finalmente ammesso che le posizioni atee da lui giustificate sono fortemente minoritarie: ma l’ha fatto dopo aver denigrato ancora una volta la maggioranza di non credenti. L’ateismo che piace a Ravasi non è mai esistito: quanto a sberleffi, i rimpianti Cioran e Nietzsche andavano ben oltre un’associazione come l’UAAR. Non è un caso che tutti i riferimenti citati ieri siano filosofi morti: un tempo l’ateismo era praticabile soltanto a una élite. E’ l’odierno ateismo di massa che fa paura al Vaticano, e il fatto che esistano realtà organizzate che difendono i diritti di milioni di non credenti.
Di fronte a una situazione così preoccupante per le sorti future del cattolicesimo, è semmai proprio Ravasi a ricorrere, come ultima risorsa disponibile, allo sberleffo, caricaturizzando atei e agnostici, attribuendo loro caratteristiche negative che ricorrono, secondo le inchieste disponibili, più frequentemente tra i credenti. Persino nella conoscenza della religione i non credenti risultano essere più preparati di coloro che si dichiarano credenti.
Il problema, per la Chiesa cattolica, è proprio questo: la maggioranza delle popolazioni occidentali non va più a messa se non per celebrarvi riti di passaggio, non conosce quasi più nulla della dottrina, non sa più nemmeno bene in cosa crede, ma continua a dichiararsi cristiana. Ravasi sarebbe molto più onesto, con chi non crede e con se stesso, se definisse “ateismo pratico” quello ‘praticato’ da costoro, e non dagli atei e dagli agnostici che si autodefiniscono per quello che sono, e che non costituiscono alcuna minaccia per gli autentici credenti (anche se non, ovviamente, per i privilegi di cui dispongono le confessioni religiose di cui fanno parte).
Certo, una massa così enorme di sedicenti cattolici è probabilmente l’unica e ultima residua motivazione usata per giustificare il confessionalismo di Stato. E’ un problema anche per chi non crede, e occorrerebbe sgombrare il campo da certi equivoci. Da questo punto di vista, è fastidioso rilevare come un’istituzione pubblica, l’Università di Bologna, si sia fatta complice del progetto vaticano. Per di più il 12 febbraio, Darwin day, giornata in cui in tutto il mondo le istituzioni culturali e associazioni come l’UAAR celebrano la scienza. Il rettore ha preferito promuovere un evento che, nel terzo millennio, aveva la finalità dichiarata di riportare nelle università la teologia cercando di assicurarle quello statuto di scienza che persino lo stesso Ravasi ha poi (involontariamente?) negato, paragonandola all’innamoramento. Una circostanza che conferma come il Cortile dei gentili non può funzionare, senza l’aiuto dell’establishment. Altro che “ateismo che avvolge la politica”, come sostiene Ravasi.
Raffaele Carcano